Atto secondo

 

Scena prima

Padiglione d'Agamennone in diverso aspetto.
Erifile, ed Arcade.

 Q 

Erifile, Arcade

 

ARCADE

È vana ogni tua cura, ed a Calcante  

favellar non ti lice

infino al nuovo dì.

ERIFILE

Per qual cagione

vietato è in questo giorno a lui l'ingresso?

ARCADE

Chiuso nel tempio adesso

è co' seguaci suoi. Non so qual debba

sacrificio compir, che il ciel dimanda

nella notte vicina.

ERIFILE

È strano il rito

sacrificar fra l'ombre.

Ma il fia, per favellargli

la nuova aurora attenderò. Vorrei

veder intanto Ifigenia. Poc'anzi,

che d'Argo giunse appresi.

ARCADE

Il tuo desío

seconderò. Che a' passi tuoi sia scorta

m'impose Achille. Sei tu nota a lei?

ERIFILE

Com'esserlo potrei? La terra argiva

io mai non vidi, ella mai Lesbo.

ARCADE

Paga

a momenti sarai. Già de' suoi merti

più volte udito ragionare avrai,

ma sono, e in breve giudicar ne puoi,

maggiori della fama i merti suoi.

 

Amor quel volto inspira,  

desta virtù quel core,

ma sempre in lei d'amore

trionfa la virtù.

Se a un bel sembiante è unita

alma più bella ancora,

dolce è l'amore allora,

cara è la servitù.

(parte)

Arcade ->

 

Scena seconda

Erifile, indi Ifigenia.

 

ERIFILE

È poco ciò ch'io soffro,  

deggio per mio tormento

ascoltar le altrui lodi ogni momento.

Questa vedrem fra poco

sovrumana beltà, che ognun ammira,

che seppe (ah questo è il vanto suo maggiore!)

che seppe soggiogar d'Achille il core.

 

<- Ifigenia

IFIGENIA

(senza veder Erifile)  

(Che appresi, e sarà ver? Qual piaga aperse

Ulisse in questo sen? Bramato avrei

prima perder la vita.

Achille m'è infedele? Io son tradita?)

ERIFILE

Deh accetta, o principessa,

(ché il grado tuo nel tuo sembiante io leggo)

i voti del mio cor, gli omaggi miei,

sdegnarli non potrai...

IFIGENIA

(scuotendosi dai suoi pensieri)

Che vuoi? chi sei?

ERIFILE

Erifile m'appello, e quando Achille

Lesbo distrusse...

IFIGENIA

Oh stelle!

Quell'Erifile sei, che prigioniera

in Lesbo ei fe'?

ERIFILE

Per sorte mia funesta.

IFIGENIA

(Fremo. È la mia rival.)

ERIFILE

(Sdegno mi desta.

Qual accoglienza! Ma fingiam.) Fra poco

so ch'esser déi consorte

del mio signore, e cerco

nelle miserie mie

implorare la tua pietà.

IFIGENIA

(L'indegna

vuol deridermi ancor.)

(con ironia)

Misero tanto

non è il tuo stato, e ti quereli invano.

Dolce è la tua catena, e Achille è umano.

ERIFILE

È ver, di sua pietade

lagnarmi non poss'io. S'è un nume in campo,

in pace al suo valore

la clemenza non cede. Il pianto mio

mosse quel cor. Dopo l'eccidio orrendo...

IFIGENIA

Basta; altro udir non voglio.

ERIFILE

E in che t'offendo?

I pregi suoi rammento,

e che a te fosser cari, immaginai.

IFIGENIA

Lodo il tuo zel, li rammentasti assai.

Parti.

ERIFILE

Da te mi scacci? e qual cagione

desta quell'ire, e a' danni

mover ti può d'un'infelice oppressa?

IFIGENIA

Déi, per saperla, esaminar te stessa.

 

ERIFILE

M'accusi, e non errai,  

e a torto sei sdegnata,

se l'esser sventurata

non è delitto in me.

(Paventa, e ben l'intendo,

perder l'amato oggetto,

perché quel suo sospetto

verace almen non è?)

(parte)

Erifile ->

 

Scena terza

Ifigenia, poi Agamennone, ed Arcade.

 

IFIGENIA

E che dubito più? Nel volto io lessi  

della rival superba

l'infedeltade altrui, la mia sventura.

Ecco per qual cagione

di fuggir dal crudele il padre impose.

Seppe il mio torto, e me 'l celò pietoso

del mio dolor. Qual astro

avverso mi condusse in questo lido!

Ed è vero, e non moro? Achille è infido?

 

<- Agamennone, Arcade

AGAMENNONE
(a parte ad Arcade)

Questo fatale arcano  

si celi a ognuno. Alla mia figlia istessa

sia la cagion di sua partenza ascosa,

sinché in Argo non giunga.

ARCADE
(a parte ad Agamennone)

In me riposa.

(Che intesi mai!)

AGAMENNONE
(ad Ifigenia)

Del mio paterno affetto

la maggior prova a darti io vengo. È d'uopo

che tu ritorni alle materne braccia.

In solitaria parte un picciol legno

te solo attende, e della notte all'ombra

che già s'avanza, scioglierà dal lido.

Arcade fia tua scorta. Il soffri in pace,

né il tuo partir t'affanni.

In Argo apprenderai

quanto per te, diletta figlia, oprai.

IFIGENIA

Ah padre mio, quai grazie a te non deve

la sventurata Ifigenia? Sospiro

di lasciar queste piagge a me funeste.

Dividermi da te solo mi duole.

Ma che far deggio? È forza

ubbidire al destino, a al ciel che il vuole.

AGAMENNONE

Taci, non avvilirmi. Ah se sapessi...

IFIGENIA

Tutto già so. Qual sorte a me si serba

io non ignoro.

AGAMENNONE
(con la maggior sorpresa)

Oh ciel! Chi mai te 'l disse?

Chi svelotti l'arcano?

IFIGENIA

Ulisse.

AGAMENNONE

Ulisse?

IFIGENIA

Sì, l'appresi da lui.

AGAMENNONE

(Sleal!)

IFIGENIA

Creduto

avresti, o genitore,

Achille traditore?

AGAMENNONE

Achille?

IFIGENIA

Acceso

è il perfido, tu il sai, della straniera

che da Lesbo condusse. Allor ch'io credo

col più tenace nodo all'are in faccia

d'unirmi a lui, l'infedeltà ne apprendo.

Qual mercé mi si rende!

AGAMENNONE

(Or tutto intendo.

Nell'inganno si lasci.) E ben tu il vedi,

ragione avea di quanto imposi. Ancora

però non disperar, cangiare il tempo

la tua sorte potria. Per or t'affretta,

di partire è il momento. In lei me stesso,

Arcade, a te confido;

non v'arrestate. Ogni più breve indugio

è un affanno per me.

IFIGENIA

Tutti al destino

i mali miei perdono

quando cara ti sono. I mesti giorni

io vado a trar da te lontana, e solo

il conforto m'avanza

di rivederti, e in sorte così dura

pianger vicino a te la mia sventura.

 

Se mi condanna il fato  

a piangere, e penar,

consola, o padre amato,

il povero mio cor.

Sorte crudel tiranna,

appaga il tuo furor,

ma contro il tuo rigor

saprò penando ancora

l'affetto mio serbar.

Sfondo schermo () ()

(parte)

Ifigenia, Arcade ->

 

Scena quarta

Agamennone, indi Ulisse accompagnato da Principi confederati, e Duci dell'armata.

 

AGAMENNONE

Quel duol si calmerà quando palese  

le fia qual rischio superò. D'Ulisse

l'artificio comprendo. Allontanarla

ei da Achille pretese. Anela il crudo

di veder, che il suo sangue...

Ma no 'l vedrà. Saprò involarla a morte

a dispetto del campo, e della sorte.

 

<- Ulisse, principi, duci

ULISSE

Delle adunate schiere i prenci, i duci  

qui Agamennone vedi. Ognun ti parla

col labbro mio. Ciò, che giurasti, adempi,

dell'incarco funesto

duolmi, niegar no 'l so, ma il campo il chiede,

né tu accusar mi puoi,

ché mia colpa non sono i mali tuoi.

AGAMENNONE

Sì franco favellar non t'udirei

quando fossero in rischio

di Telemaco i dì. Non gli esporresti

tu, che d'ognun ti fai

e guida, e consiglier.

ULISSE

Nulla io giurai;

ma di te sarei forse

più generoso nel comun periglio.

AGAMENNONE

Serba a chi non è padre il tuo consiglio.

ULISSE

Signor, dal comun voto

tu di duce supremo il grado avesti,

te stesso devi a noi. Se questo oblii

necessario dover, poi non lagnarti

s'anche il nostro obliam. Cedi al destino,

ubbidisci agli dèi.

Né conceder costretto

ciò, che sol volontario offrir tu déi.

AGAMENNONE

Che ascolto! Oh ciel! Son io?

Agamennone sono? e il soffro? a forza

obbligarmi si vuol...

ULISSE

No. A questo estremo

ridotti non sarem, se tu rammenti

che Agamennone sei... Pensa qual grado

occupi sulla terra, eguale il core

al tuo grado aver déi. Da noi si volle

abbandonar l'impresa, e tu il vietasti

sinché parlasse il ciel. Che impon tu sai.

Spergiuro esser vorrai? Da te dipende

e l'onor della Grecia,

e in uno la gloria tua. La maggior prova

dar puoi d'alma virile.

È tua la scelta. esser vuoi grande, o vile?

AGAMENNONE

Che risponder poss'io? Co' numi, il veggo,

è vano il contrastar. Più non m'oppongo

a' vostri voti: e offrir all'are io stesso

la vittima prometto

all'apparir della novella aurora.

ULISSE
(al suo accompagnamento)

Oh generoso! al campo intero, amici,

sia questo eccesso di virtù palese.

Ogni discordia è estinta,

trionfa oggi la Grecia, ed Ilio è vinta.

(parte seguito da tutti)

Ulisse, principi, duci ->

 

Scena quinta

Agamennone solo.

 

 

Oh notte, oh amica notte,  

d'un genitor dolente ah tu seconda

i giusti voti. E se la figlia inciampo

quindi a partir trovasse? All'onde, ai venti

imperar non si può... Come salvarla?

Come potrei... qual nero

presagio mi tormenta,

e d'un segreto orror l'anima ingombra!

Mi dà spavento ogni ombra,

parmi in ogni momento

veder infausto messagger, che giunga

d'un evento sinistro apportatore;

e intanto il mio timore

alternando a vicenda il falso, e il vero

mille funeste idee pinge al pensiero.

 

Veggo la figlia amata  

pallida, esangue in volto,

vittima sventurata,

che chiede, oh dio! pietà.

E nel suo fatal periglio,

n'odo la voce, i gemiti,

e balenarmi al ciglio

veggo la scure istessa,

che ucciderla dovrà.

(parte)

Agamennone ->

 
 

Scena sesta

Luogo ristretto in mezzo ad orride rupi, che lascia vedere un angusto seno di mare, con piccola barca legata alla sponda. Notte con luna.
Achille solo.

 Q 

Achille

 

 

Lungi dall'importuno  

stuol degli amici, l'anima agitata

trova in parte sollievo, e sol di questi

solitari sentieri

accompagna l'orrore i miei pensieri.

Che feci a Ifigenia? Che creder debbo

del cangiamento suo? Forse un ascoso

rival mi venne a disturbar la pace?

A me rivali? E chi saria l'audace?

Qual temerario?... Esser non può. Ma intanto

perché m'affanno? Eh si punisca alfine

col disprezzo il disprezzo. Occupi tutto

la gloria questo cor. Scordiamo... oh dio!

lo tento invano. Quell'ingrata adoro,

e ad un solo girar di sue pupille

più coraggio non ho, né son più Achille.

(siede sopra un sasso)

 

Scena settima

Ifigenia, ed Arcade con poche Guardie, e detto.

<- Ifigenia, Arcade, guardie

 

ARCADE

(senza veder Achille)

Al destinato loco  

giungemmo alfine. È quello il legno.

(additando la barca)

IFIGENIA

Io seguo

i passi tuoi. Si vada

ove il perverso mio destin mi porta.

ACHILLE

Qual voce? Ifigenia?

(s'alza, e dopo fatti alcuni passi vede Ifigenia)

ARCADE

Numi!

IFIGENIA

(conoscendo Achille)

Son morta.

ACHILLE

Io mi confondo, e quasi

non credo agli occhi miei. Tu in questo loco?

A che venisti? E qual cagion fra l'ombre

lasciar ti fece il tuo real soggiorno?

IFIGENIA

I tuoi voti secondo, in Argo io torno.

ACHILLE

In Argo?

ARCADE

(Ah qual prevedo

sventura inaspettata!)

ACHILLE

Che intesi! In Argo? E m'abbandoni, ingrata?

IFIGENIA

In ver, l'ingrata io son. Che più vorresti?

Mi tradisti, il sopporto, e non mi lagno.

ACHILLE

Io tradirti?

IFIGENIA

S'io parto, alfin che nuoce?

Più tranquillo potrai

alla bella straniera a te sì cara,

alla vaga Erifile...

ACHILLE

Erifile! Quai sogni!

IFIGENIA

A te che giova

niegarmi che l'adori? Essere infido

Achille può, non lo credei, ma il vedo.

Ch'egli sia menzogner però non credo.

ACHILLE

Io scuso l'ire tue, ma chi tal frode,

chi menzogna sì nera

immaginò fallace a danno mio?

IFIGENIA

Di mentir incapace

è chi a me il palesò. Come pretendi...

ACHILLE
(con calore)

Sì, che mente chi il disse, e tu m'offendi.

A velar non son uso i sensi miei,

e se più non t'amassi, io te 'l direi.

Ma torna al campo. L'innocenza mia

innanzi a te giustificar vogl'io,

ivi vedrai se un mancator son io.

ARCADE

Impossibile, o prence, è il suo ritorno,

d'Agamennone è cenno...

ACHILLE

Il cenno suo

uopo è per or che si sospenda.

IFIGENIA

Ah come

del genitor dovrei...

ACHILLE

La colpa è mia

se tu non l'ubbidisci. Egli ingannato

fu al par di te. Dell'onor tuo si tratta,

dell'onor mio, che vendicare io bramo.

Tremi chi ordì sì rea calunnia. Andiamo.

(prende per mano Ifigenia, e partendo)

ARCADE

Signor...

ACHILLE

Non odo.

ARCADE

(Ah qual riparo opporre?

Se gli sveli l'arcan.) M'ascolta...

ACHILLE

(come sopra)

È vano

ARCADE

T'arresta, abbi pietà della sua sorte,

di propria man tu la conduci a morte.

ACHILLE

(sorpreso lascia la mano di Ifigenia)

Oh ciel! Che dici mai?

IFIGENIA

Nuovi disastri

vi son per me?

ARCADE

L'oracolo dimanda

il sangue suo. Calcante il fe' palese.

Deluso il sacrificio egli prepara,

e la vittima attende a piè dell'ara.

IFIGENIA

Che ascolto, oh dio!

ACHILLE

Gelo d'orror.

ARCADE

Se tarda

potrebbe... ohimè! gente s'avanza. Oh colpo!

Oh fatale dimora!

IFIGENIA

Che m'avvien?

ACHILLE
(con risoluzione)

Non temer, ch'io vivo ancora.

 

Scena ottava

Ulisse con numeroso séguito di Soldati greci con fiaccole accese, e detti.

<- Ulisse, soldati greci

 

ULISSE

(Eccola. Non mentì chi la sua fuga  

mi fe' palese. Oh ciel! qui Achille?)

ARCADE

(Io tremo.)

ACHILLE
(fieramente ad Ulisse)

A che vieni? che vuoi?

ULISSE

Calma quell'ira,

offenderti non credo...

ACHILLE
(come sopra)

Non soffro indugi. A che qui vieni, io chiedo.

ULISSE

De' greci tutti a nome

che al campo rieda Ifigenia dimando.

ACHILLE

Con qual fronte tu fai

la richiesta orgogliosa?

Qual dritto hanno su lei? San ch'è mia sposa?

ULISSE

Ancora il sacro rito

non l'unì teco. Dal sovrano impero

d'un genitor dipende, ed ha egli stesso

giurato al cielo, e d'ubbidir promesso.

ACHILLE

Agamennone?

IFIGENIA

Il padre!

ACHILLE

A' detti tuoi

fé non deggio prestar. Sin ch'io vi sono

ella al campo non riede.

ULISSE

Al tuo volere

s'opporran quanti vedi. Il mio rispetto

qual sia per te già sai, ma qui si tratta

della comun salvezza, e di costoro

all'impeto non posso oppor riparo.

ACHILLE

Io frenarlo saprò con questo acciaro.

(Achille vuol impugnar la spada. Ifigenia lo trattiene prendendolo per un braccio)

IFIGENIA

Ah fermati, che tenti?

ACHILLE

Difenderti.

IFIGENIA

Non voglio. Incontro a mille

spade vuoi solo esporti?

ACHILLE

È meco Achille.

IFIGENIA

Contro i greci impugnar l'armi pretendi,

che destinasti alla vendetta achea?

ACHILLE

Di salvarti io sol bramo.

IFIGENIA

E mi fai rea?

Deh, se tu m'ami, frena

l'intempestivo ardir. Calmati, lascia

ch'io parli al genitor.

ACHILLE

No.

IFIGENIA
(tenera)

Tu mi festi

arbitra del tuo volere, e quando

a' miei prieghi resisti, io te 'l comando.

ACHILLE

A danno tuo t'ostini. E ben al campo

io ti precedo. Ivi a raccoglier vado

tutti i tessali miei; parlar io stesso

con atride vogl'io.

(ad Ulisse con sdegno)

Dell'opra indegna

tu barbaro trionfa,

ma fin che Achille è in vita

compire i tuoi disegni invan presumi.

(ad Arcade)

Credimi: più sicuro

quest'oracolo fia, che quel de' numi.

 

(ad Ulisse)  

Conosci quest'acciaro?

Guardalo: è quel d'Achille.

(ad Arcade)

Parto; a te fido il caro,

il solo mio tesor.

(ad Ulisse)

Audace! al mio volere

è vano il contrastar.

(additando il ferro)

Farò tremar le schiere

di questo al fulminar.

(ad Ifigenia)

Tu rasserena i rai;

per te, ben mio, lo sai,

darò la vita ancor.

Ridotto al passo estremo

la terra, il ciel non temo:

è meco il mio valor.

(parte)

Achille ->

 

Scena nona

Ifigenia, Ulisse, Arcade, e Guardie.

 

ULISSE

Principessa, perdona  

se ad onta del mio core

il mio dover nemico tuo mi rende.

Compiangerti sol posso...

IFIGENIA

A te non chiedo

questa pietà, sia simulata, o vera.

Sì vile il cor non ho. Se i giorni miei

dimandano gli dèi,

se giovano alla patria, a esporli io vado,

e nel passo fatal non son smarrita,

né arrossir io farò chi mi diè vita.

(parte con Arcade)

Ifigenia, Arcade, guardie, soldati greci ->

 

Scena decima

Ulisse solo.

 

 

(alle sue guardie, che seguono Ifigenia)  

Si scorti, amici, alle sue tende. Achille

si calmerà. Contro d'un campo intero

che far ei può? L'affetto

ch'or la ragion gli oscura

ceder dovrà in quel core.

La sua gloria saprà vincere amore.

 

Adori un'alma imbelle  

le dolci sue catene,

solo per lei diviene

amor necessità.

Ma chi d'onor si pasce

a un amoroso affetto

o mai non dà ricetto,

o superar lo sa.

(parte)

Ulisse ->

 
 

Scena undicesima

Padiglione d'Agamennone aperto, che lascia vedere parte dell'accampamento greco.
Agamennone, ed Achille.

 Q 

Agamennone, Achille

 

AGAMENNONE

Che m'apprendesti: ah m'era il cor presago  

della sventura mia!

ACHILLE

Che pensi intanto?

Che far tu vuoi? D'inutili querele

questo il tempo non è.

AGAMENNONE

Che mai far deggio

se in ogni evento degli avversi numi

leggo il voler.

ACHILLE

Siano gli argivi uniti

con i tessali miei. Vedremo allora

chi ardirà contrastarci.

AGAMENNONE

Ah contro i greci

di cui son duce, io stesso

moverò l'armi? In faccia al mondo tutto

spergiuro apparirò?

ACHILLE

Non l'eri allora

che la figlia fuggìa?

AGAMENNONE

Potuto avrei

trovar pretesti, onde scolparmi. Or d'uopo

è usar la forza, e confessarmi reo.

Tal non sarò. Gli atridi

della Grecia al sostegno il ciel destina,

e non a procurar la sua ruina.

Ah del mio sangue a costo (in dirlo io moro)

trionfar la farò. Vuoi, che a' nemici

di scherno oggetto elle divenga? e mentre

in civil guerra qui s'impiega il brando

il Teucro rapitor rida di noi?

ACHILLE

E a me che fecer Priamo, e i figli suoi,

che debellarli io voglia

a costo d'una vita a me sì cara?

Qual armata troiana

venne nella Tessaglia

la consorte a involarmi, o la germana?

Di Menelao l'affronto, i torti tuoi

armar mi fero. Era dell'opra mia

mercede Ifigenia. Finor per lei

tutto fec'io. Di tanti

sudori miei l'unico premio è questo.

A tal prezzo vi seguo, o qui m'arresto.

AGAMENNONE

Di te, signor, fa' ciò, che vuoi; ma solo

ciò ch'io debbo, farò. Credi, che cara

men che a te, m'è la figlia? Io tutto feci

per poterla salvar. Di più non lice.

Morirà l'infelice. In seno premo

il mio dolor, ma che son padre io sento.

E il suo per tollerar fato inumano

la costanza che ho d'uopo io cerco invano.

 

Scena dodicesima

Ifigenia, e detti, poi Ulisse.

<- Ifigenia, soldati

 
(Ifigenia giunge in tempo di poter udire le ultime parole d'Agamennone. I Soldati, che la scortano restano all'ingresso del padiglione)
 

IFIGENIA

Se il destin così vuol, perché t'affanni  

caro mio genitor? La morte mia

non merta quel dolor, la temerei

s'io mi sentissi rea. Piego la fronte

al voler degli dèi; né m'udirai

proferir per lagnarmi, un solo accento.

AGAMENNONE

Ah figlia! ah dove vieni! e in qual momento!

ACHILLE
(ironicamente ad Ifigenia)

T'appressa pur. Puoi con ragione al tuo

tenero genitor render mercede.

Già t'è noto qual sorte

a te destini il suo paterno zelo.

IFIGENIA

Qual colpa egli ha? chi mi condanna è il cielo.

ACHILLE

No, ch'ei non ti condanna infin che al fianco

questo acciaro mi lascia.

AGAMENNONE

Oh potess'io

la vittima cangiar, e per suo scampo

me stesso offrir. Ma chi ravviso! oh stelle!

 

<- Ulisse

AGAMENNONE

(s'avvede d'Ulisse, che è sulla soglia del padiglione)  

T'avanza. Forse ad affrettar venisti

l'estremo fato suo? Saziati, o crudo;

e se l'indugio è ancora a te di pena

appaga i tuoi furori,

snuda, o barbaro, il ferro, e qui la svena.

ULISSE

Del sangue suo sete io non ho. Né sono

barbaro qual mi credi. Il dover mio...

ACHILLE

Il tuo dover qual sia, da questa spada

fra poch'istanti apprenderai.

ULISSE

Sopporto

in pace i detti tuoi, ma in te l'amante

favella, il padre in lui.

ACHILLE

(minaccioso ad Ulisse, indi ad Ifigenia, e va per partire)

Qual io mi sono

di mostrarti m'impegno in altro loco,

tu non temer, ritornerò tra poco.

 

IFIGENIA

Ferma, deh senti, oh dèi!    

S

ACHILLE

Più tollerar non voglio.

AGAMENNONE

Togliti agli occhi miei.

ULISSE

Ma quale ingiusto orgoglio...

IFIGENIA

Calmate quel furor.

AGAMENNONE E ACHILLE

Non odo, che il mio sdegno,

sento avvamparmi il cor.

IFIGENIA

Per me vi parli ancora

il primo affetto in seno,

d'una che muore almeno

movetevi a pietà.

AGAMENNONE, ACHILLE, ULISSE E IFIGENIA

Ah l'alma a quelle lagrime

resistere non sa.

Se vane son le lagrime,

chi mai li placherà!

AGAMENNONE

Il pianto d'una figlia

ULISSE

D'un infelice il fato

IFIGENIA

Lo sdegno, che li accende

ACHILLE

Il duol dell'idol mio

AGAMENNONE, ACHILLE, ULISSE E IFIGENIA

È affanno così rio,

che palpitar mi fa...

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Padiglione d'Agamennone in diverso aspetto

Erifile, Arcade
 

È vana ogni tua cura, ed a Calcante

Erifile
Arcade ->

È poco ciò ch'io soffro

Erifile
<- Ifigenia

Che appresi, e sarà ver? Qual piaga aperse

Ifigenia
Erifile ->

E che dubito più? Nel volto io lessi

Ifigenia
<- Agamennone, Arcade

Questo fatale arcano

Agamennone
Ifigenia, Arcade ->

Quel duol si calmerà quando palese

Agamennone
<- Ulisse, principi, duci

Delle adunate schiere i prenci, i duci

Agamennone
Ulisse, principi, duci ->

Oh notte, oh amica notte

Agamennone ->

Luogo ristretto in mezzo ad orride rupi, che lascia vedere un angusto seno di mare, con piccola barca legata alla sponda. Notte con luna.

Achille
 

Lungi dall'importuno

Achille
<- Ifigenia, Arcade, guardie

Al destinato loco

Achille, Ifigenia, Arcade, guardie
<- Ulisse, soldati greci

Eccola. Non mentì chi la sua fuga

Ifigenia, Arcade, guardie, Ulisse, soldati greci
Achille ->

Principessa, perdona

Ulisse
Ifigenia, Arcade, guardie, soldati greci ->

Si scorti, amici, alle sue tende. Achille

Ulisse ->

Padiglione d'Agamennone aperto, che lascia vedere parte dell'accampamento greco.

Agamennone, Achille
 

Che m'apprendesti: ah m'era il cor presago

Agamennone, Achille
<- Ifigenia, soldati

Se il destin così vuol, perché t'affanni

Agamennone, Achille, Ifigenia, soldati
<- Ulisse

T'avanza. Forse ad affrettar venisti

Ifigenia, Achille, Agamennone e Ulisse
Ferma, deh senti, oh dèi!
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima
Recinto di palme, e cipressi, con tempio in mezzo consacrato a Diana, le cui porte sono chiuse. Accampamento de' greci sulla riva del mare con flotta greca ancorata. Gran padiglione d'Agamennone Padiglione d'Agamennone in diverso aspetto Luogo ristretto in mezzo ad orride rupi, che lascia vedere un angusto seno di mare, con piccola barca legata... Padiglione d'Agamennone aperto, che lascia vedere parte dell'accampamento greco. Tenda greca Oscuro fondo di antica, e rovinata torre, dove è custodita Ifigenia Gran piazza nel centro del campo greco. Statua di Diana nel mezzo con ara accesa innanzi alla medesima.
Atto primo Atto terzo

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