Atto secondo

 

Scena prima

Anastasio seguìto da Squadre armate, Eufemia, Giustino, Andronico, Brillo, coro di Dame, e Cavalieri, e Guardie, Amanzio, che sopraggiunge.

(nessuno)

<- Anastasio, soldati, Eufemia, Giustino, Andronico, Brillo, dame, cavalieri, guardie

 

ANASTASIO

Così mentre distrutta  

fra incendi militari,

Europa avvampa

e del latino impero

traballante è la fede

tra vaghe danze or

qui si gira il piede?

Già di barbara turba

fatta è preda Arianna, e in vil catena

vedrassi al piè del vincitor superbo

chinar l'augusta fronte, e di lei privi

trarrem fra lieti balli i dì festivi?

 

Vada l'Asia a ferro, e foco  

tra ruine il mondo cada

dia il tiranno

con suo danno

di mia spada

acerbo gioco

vada l'Asia a ferro e foco.

 

<- Amanzio

AMANZIO

Frena l'impeto vano, ah che purtroppo  

or di latina strage

fuman le tracie arene: abbiamo a fronte

d'esercito infinito oste possente

miglior tempo s'attenda, Erasto il forte

già a tuoi cenni reali

di velata falange ingombra i mari.

Sulle rostrate navi al fier tiranno

porta guerra improvvisa:

là nell'Egeo spumoso

proverà miglior sorte il valor greco

temer non puoi se la mia spada è teco.

ANASTASIO

Il tuo consiglio approvo.

EUFEMIA

Al piede augusto

s'inchina quest'eroe, ch'in mio soccorso

lottando co' le belve

sbranò i mostri più crudi entro le selve.

ANASTASIO

Sarai il mio cavalier di fino usbergo,

tosto s'armi quel forte.

GIUSTINO

In sua difesa incontrerò la morte.

ANASTASIO

Olà miei prodi campion da voi richiedo

l'usate prove; itene omai sciogliete

Arianna da ceppi, al vostro ferro

precorrerà 'l mio brando.

 

Se non miro il sol ch'adoro  

l'alma in seno mi sento languir

pur ch'un guardo mi doni ristoro

qual fenice entro gli ardori

mi contento d'incenerir.

Se non miro il sol ch'adoro

l'alma in seno mi sento languir.

(parte con i cavalieri, e dame)

Anastasio, Amanzio, cavalieri, dame, soldati, guardie ->

 

EUFEMIA

Tu volgi altrove il passo.  

(verso di Giustino che vuol partire)

GIUSTINO

Nel sentier della gloria io drizzo il piede,

a te sacro 'l mio core, e la mia fede.

 

Beltà Circe vezzosa  

non m'incatena il cor,

né per guancia di rosa

piagommi il seno Amor.

Beltà Circe vezzosa

non m'incatena il cor.

(parte)

Giustino ->

 

Scena seconda

Eufemia, Andronico, Brillo.

 

ANDRONICO

Dimmi come esser può, ch'il sen t'infiammi  

un'imago sì rustica, e negletta?

EUFEMIA

Quanto più fier si mostra ei più m'alletta.

ANDRONICO

Che dirà augusto, e Roma?

S'Eufemia il di cui merto il mondo

d'un rozzo, e vil bifolco

anco al fumo s'abbaglia?

Ogni disuguaglianza Amore agguaglia.

 

EUFEMIA

È un foco Amore  

ch'il core

accende.

È un genio dolce, che l'alme sforza

è certa forza

che non s'intende

è un foco amore,

ch'il core

accende.

Egli è bambino

che ad un istante

divien gigante.

È un dolce strale che l'alma impiaga,

e pur appaga

benché c'offende.

È un foco amore,

ch'il core

accende.

È un genio dolce, che l'alme sforza,

è certa forza

che non s'intende.

È un foco amore,

ch'il core

accende.

(parte)

Eufemia ->

 

BRILLO

Quante volte diletta  

più che talamo d'or rustica face.

Non è bel quel ch'è bel, ma quel che piace.

Brillo ->

 

Scena terza

Andronico.

 

 

Cinzia non sei più sola!  

A portar il tuo raggio

colà del Larmo entro l'ombrose piante

se la mia bella dèa,

benché rozzo e selvaggio

d'un novo Endimion s'è resa amante.

 

Amor consigliami  

che deggio far?

Se non spero alcun ristoro

l'empia ch'adoro

deggio lasciar;

Amor consigliami

che deggio far?

 

 

Sì vo' seguirla amando  

vo' adorarla penando, e se crudele

repugnerà a miei voti

rapirò l'infedele.

 

Non v'è peggio in amor,  

che dover piangere

lice ogni froda,

pur che si goda.

Può un guardo un vezzo, un bacio

ogn'alma frangere.

Non v'è peggio in amor,

che dover piangere.

 
 

Scena quarta

Scogli dirupati con mare agitato da venti. Vedrassi tra l'onde una grande armata poscia una gran nave, che si rompe allo scoglio restando gettati sopra il lido
Anastasio, e Giustino ambo in abito guerriero con dardi alla mano.

 Q 

(nessuno)

<- Anastasio, Giustino

 

ANASTASIO

E quando cesserete astri spietati  

di tormentarmi più

sempre di sdegno armati

in comete cangianti

vedrovvi a danni miei splender lassù?

E quando cesserete astri spietati

di tormentarmi più.

GIUSTINO

Al dispetto dell'onde

pur calchiam queste arene, e invan tu sgridi

il destino, e la sorte

vince Fato e Fortuna un'alma forte.

ANASTASIO

Dunque de' pini achei, naufraghi, e rotti

il fellon Vitaliano andrà festante?

GIUSTINO

Confida in questa destra

forse un giorno vedrà chi ti fa guerra

in mar di sangue i suoi naufraghi in terra.

ANASTASIO

Quanto invitto è costui! Col suo valore

mi risveglia l'ardir.

GIUSTINO

Quinci non lunge

mira fumar un pastorale albergo,

colà affrettiamo il passo.

ANASTASIO

Darà solingo speco

forse lieve conforto al cor già lasso.

 

Ovunque il passo giri  

mi segue il dio d'Amor.

Parli, dorma, respiri

sempre lo sento al cor.

Ovunque il passo giri

mi segue il dio d'Amor.

Anastasio ->

 

Scena quinta

Giustino.

 

 

Quanto è l'uom forsennato, a che dolersi  

or del fato, or de gl'astri?

Cote della virtù sono i disastri.

Ai soffi d'Euro esposta

s'avvalora la fiamma, e perch'il Nilo

tra voragini immense

co' le rupi s'affronta,

s'inabissa cadendo, indi risorto

l'egizie campagne

il flutto vincitor volge fastoso?

Questo liquido Anteo reso, e famoso.

Quanto più 'l ciel tra fulmini divampa

tanto più innalza il volo

aquila generosa:

e quando più contraria

la fortuna s'aggira

un'alma invitta a maggior gloria aspira.

 

Io mi rido di quel bendato  

cieco alato

che nudo va

dell'ozio figlio

ch'eterno esilio

da questo core avrà.

Io mi rido di quel bendato

cieco alato

che nudo va.

Giustino ->

 

Scena sesta

Polimante, Arianna incatenata. Coro di Soldati.

<- Polimante, Arianna, soldati

 

POLIMANTE

Questo è il loco fatale,  

ove mostro vorace

farà nel seno tuo piaga letale.

Ah pria, che fiero dente

sbrani membra sì belle

del monarca bitino

cedi agl'amori, e 'l tuo rigor ammorza

la legge non condanna un ch'opri a forza.

ARIANNA

Pria, che tradir augusto

di mia costanza al nume

cadrò vittima esangue

godrò su queste selci

i trofei di mia fé scriver col sangue.

POLIMANTE

Costei ch'ha un cor di marmo

s'incateni a quel sasso?

È giusto alfin, che pera

lacerata da un mostro alma di fiera.

Polimante, soldati ->

 

Scena settima

Arianna incatenata allo scoglio.
Vedrassi a poco a poco sorger dal mare spaventoso mostro nuotando verso terra; Giustino, che sopravviene.

 

ARIANNA

Numi o voi, ch'il ciel reggete  

con la destra onnipotente

voi, che gl'astri rivolgete

soccorrete

un'innocente.

Fate almen, che mentre spiro

fra i martir l'alma, costante

io ritorni all'idol mio

nudo spirto ombra vagante.

 
Qui il mostro si rampa sopra lo scoglio.

<- Giustino

 

GIUSTINO

Quai dolorose strida, o quai lamenti  

fra queste orrende balze

mi feriro l'udito.

 

ARIANNA

Per me dunque il ciel non ha

una stilla di pietà.

in tre diverse parti della scena

ECO

Una stilla di pietà.

 
IIº

Stilla di pietà.

 
IIIº

Pietà.

 

GIUSTINO

Ch'ascolto, queste selci  

con iterate voci

or mi chieggon soccorso!

Ma qual orrendo, e spaventoso mostro

or con guizzo improvviso esce dall'onde!

 

ARIANNA

Cavalier donami aita.

in tre diverse parti della scena

ECO

Cavalier donami aita.

 
IIº

Donami aita.

 
IIIº

Aita.

 

GIUSTINO

(ferisce il mostro col dardo)

In tua difesa  

esporrò a mille morti or la mia vita.

 
Qui principia la battaglia col mostro snodando improvvisamente il collo e spiegando l'ale.
 

GIUSTINO

Invan te stesso vibri  

non conosco timor, benché m'assalga,

il mostro d'Erimanto

o il piton di Tessaglia.

 
Cade il mostro col capo reciso.
 

ARIANNA

Ecco un novello Alcide  

mostro sì fier col forte braccio atterra!

O per sottrarmi a inesorabil parca

forse un novo Perseo discese in terra?

GIUSTINO

Lascia o donna i singulti, e più sereno,

lampeggi nel tuo volto

lo splendor sovrumano.

ARIANNA

Io respiro signor, per la tua mano.

GIUSTINO

E chi sei tu, ch'in sì romita parte

ove col flutto insano il mar vorace

non so s'il curvo lido, o baci, o morda,

ti destinò la sorte

d'un mostro a satollar la fame ingorda.

ARIANNA

D'Augusto la consorte

il tuo brando guerrier tolse alla morte.

GIUSTINO

Tu Arianna! Il cui piede

bacia l'orbe idolatra, o quanto degni

sono d'eccelsi allori i miei trofei!

Si rallegri il tuo cor salva tu sei.

 

ARIANNA

Se non torno a chi m'innamora,  

se non miro chi 'l cor mi ferì,

se non stringo chi l'alma adora

io non passo più lieto un dì.

 

GIUSTINO

Fuga dal seno il duol, che tra mortali  

vanno a vicenda, le venture, e i mali.

 

Scena ottava

Anastasio, gl'antedetti.

<- Anastasio

 

ANASTASIO

Traveggo, oppur la mente  

si fabbrica fantasmi è questo il volto

del bel idolo mio!

ARIANNA

Numi, che miro, o dio.

È questo del mio sposo

l'adorato sembiante!

 

 

Corri, vola tra queste braccia  

dammi un bacio stringimi al sen.

ANASTASIO

(abbracciando Arianna)

Caro nodo, ch'il cor m'allaccia,

fra gl'amplessi io vengo men.

ARIANNA

Dammi un guardo stringimi al sen.

Insieme

ANASTASIO

Dammi un bacio stringimi al sen.

 

ANASTASIO

Ma qual orrendo, e formidabil mostro  

qui col teschio reciso il suolo ingombra.

GIUSTINO

Fu trofeo di mia possa.

ARIANNA

Il tuo braccio guerriero

mi sottrasse all'affanno

ei s'oppose al furor d'empio tiranno.

ANASTASIO
(verso di Giustino)

Quanto deggio al tuo merto

chiedi pur, ciò che t'aggrada

quanto può questo scettro, o questa spada.

GIUSTINO

Basta per sommo onor ch'oggi in tuo nome

la stessa morte ad incontrar io vada:

ma chi è costui che su leggero abete,

ove il lido s'incurva e frange l'onda

frena il volante lin, l'ancore affonda.

 

Scena nona

Amanzio sbarcando da una feluca, gl'antedetti.

<- Amanzio

 

AMANZIO

Eolo invan fra nembi, e turbini  

contro me suoi sdegni armò:

dal furor de' flutti, e fulmini,

il mio pin già quasi absorto

dolce porto

alfin trovò,

solo invan tra nembi, e turbini

contro me suoi sdegni armò.

ANASTASIO

Amanzio è questi al cui valor commisi

di mie squadre l'impero, e qual fortuna

ti scorge alto guerriero a queste arene?

AMANZIO

In traccia di tue vele

del turbato Nettun le vie trascorsi

quando al cesareo aspetto

o miracolo novo

tra le procelle, ora le calme io trovo.

ANASTASIO

Fu decreto del ciel ch'a questi lidi

approdasse 'l tuo legno.

AMANZIO

Eccelsa augusta

quanto giubila il core

nel mirarti sottratta

in questo punto a barbare catene.

ARIANNA

Chi nel ciel confida

prova in mezzo al dolor, l'ore serene.

ANASTASIO

Ecco tranquillo il mar entro quel pino.

Varchiam l'onde spumanti.

 

Lascia le sponde  

che tardi più!

Teti nell'onde

a tua beltade pari non fu.

Lascia le sponde

che tardi più!

S'il tuo bel fra i flutti appare

sembrerà che dentro 'l mare

sia disceso il sol quaggiù.

Lascia le sponde

che tardi più!

 

AMANZIO

Morde l'ancora il lido impaziente  

di aver sì nobil salma.

ARIANNA

Eccomi al cenno augusto.

 

Perché tra le procelle  

trovi la calma il duol

tra l'onde inique, e folle

saran mie fide stelle

quegli occhi emuli al sol.

 

GIUSTINO
(dentro della feluca)

Sovra l'ali de' remi  

or si voli per l'onde.

 

Per le chiome ho la fortuna  

sulla rotta ho fisso il piè

perch'io varchi il mar fremente,

più ridente

si volge a me.

Nembi in ciel più non aduna

per le chiome ho la fortuna.

Giustino, Amanzio, Anastasio, Arianna ->

 

Scena decima

Vitaliano, Polimante, coro di Soldati.

<- Vitaliano, Polimante, soldati

 

VITALIANO

Troppo fosti o mio core  

precipitoso all'ire! A cruda morte

io dannar la mia vita! Ahi Polimante

scoprimi del mio bene

l'adorate reliquie, ai dolci avanzi

d'empie zanne voraci.

Darò pentito almen gl'ultimi baci.

POLIMANTE

Per le lacrime o sire

unqua non si ravviva estinta face:

e invan l'angue del Nilo

piange sull'uom dopo ch'estinto giace.

Ma che scorgo! Che miro!

Ecco trafitto al suol l'orribil mostro

gran portento de' mari.

VITALIANO

Mosso a pietà di due pupille accese

forse colà dal cielo

con l'egida fatal Marte discese,

ah se vive Arianna, io non dispero

con diluvi di pianto

ammollir sua fierezza.

Placan lagrime, e preghi ogni bellezza.

 

Sì vaghe luci adorerò.  

Siate pur crude, e spietate

del mio cor orse beate

a quei rai mi volgerò.

Sì vaghe luci adorerò.

 
 

Scena undicesima

Giardino con fontane.
Andronico, Eufemia, e Brillo, che sopraggiungono.

 Q 

Andronico

<- Eufemia

 

ANDRONICO

Aure dolci, e lusinghiere  

che leggere

sui vanni danzate

deh movetevi a pietate

fate voi della mia fé

al bell'idolo mio fede per me.

 

EUFEMIA

Dunque o bella hai d'amore il sen ferito!  

ANDRONICO

Io nel mio canto or le tue piaghe addito.

(Ah purtroppo il mio core è incenerito.)

EUFEMIA

Si' nemica a quel nume

che fe' a Giove talor piaghe fatali?

ANDRONICO

(Per me il cieco bambin rotti ha gli strali

sento purtroppo in sen fiamme letali.)

 

EUFEMIA

Pur sei vaga, leggiadra vezzosa  

che la stella più luminosa

ch'apre in ciel le porte al dì

quando spunta in oriente

sì lucente

non comparì.

 

ANDRONICO

Tu celebri il mio volto, e pur un guardo  

che splende in rozza fronte

l'anima ti rapì.

EUFEMIA

Ah ch'in rustiche spoglie

è un Ercole il mio amor, ma in breve ora?

Tu se' un Onfale imbelle.

ANDRONICO

E se tra questi arnesi

or s'occultasse un Marte,

l'amerebbe il tuo cuor?

EUFEMIA

Chissà?

Che per fiera beltà

non m'impiagasse Amor.

 

Se di strali v'armato Cupido,  

vo' un amante robusto, e guerrier.

Degl'adoni, e narcisi mi rido,

ch'in soavi, e molli sembianti,

formar credono gl'incanti

con un riso lusinghier.

Se di strali v'armato Cupido,

vo' un amante robusto, e guerrier.

 

<- Brillo

BRILLO

Signora, alta signora.  

ANDRONICO

E che ricerchi?

BRILLO

Ohimè stanco dal corso

m'abbandona il respiro.

EUFEMIA

Oh ciel che fia,

parla tosto.

BRILLO

Arianna.

EUFEMIA

Augusta?

BRILLO

Sì, tra l'onde.

ANDRONICO

Si scagliò?

BRILLO

No.

EUFEMIA

Fuggì?

BRILLO

Su picciol legno

naufrago, e quasi absorto.

ANDRONICO

Restò scherzo de' venti.

BRILLO

È giunta in porto.

 

Scena dodicesima

Arianna, gl'antedetti, coro di Damigelle e Paggi.

<- Arianna, damigelle, paggi

 

ARIANNA

Quanto vi deggio o stelle?  

Se lottando colla morte,

io spezzai l'aspre ritorte

più non sete ai miei voti empie, e rubelle.

Quanto vi deggio o stelle?

EUFEMIA

Lascia che per la gioia

baci l'augusta destra.

ARIANNA

Eccelsa principessa, io pur ti stringo

con queste braccia al seno.

ANDRONICO

E come il cielo

a noi salva ti rese?

ARIANNA

Amica sorte

per le vie del morir diemmi la vita.

Ad altro tempo

mi riserbo narrar le mie venture

(strane vicende) ora saper vi basti

che di Giustin nel brando oggi s'aduna

d'Arianna il destino, e la fortuna.

EUFEMIA

(S'amante, e del mio sole

l'alba d'ogni mia speme oggi s'imbruna.)

ARIANNA

Guari non è che cesare l'invitto

da tal eroe scortato

le più scelte falangi

guidò contro il tiranno

e 'l novel campione

s'offerse di portarmi a piè del trono

di quel fellon l'altero capo io dono.

 

Caderà    

chi mi fa guerra

fulminato a questo piè,

chi tentar osò mia fé.

Qual Tifeo n'andrà sotterra.

Caderà

chi mi fa guerra.

S

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Arianna, damigelle, paggi, Brillo ->

 

Scena tredicesima

Eufemia, Andronico.

 

EUFEMIA

Flavia non ho più core!  

Un sospetto amoroso

un pensiero geloso

sferza l'anima mia col suo rigore,

Flavia non ho più core!

ANDRONICO

(Animo or ti risveglia il tempo è questo

di rapir questa cruda, e usar la frode

il mentir per goder sempre fu lode.)

Ove l'Ebro famoso

con labbra di cristallo

bacia l'amiche sponde e in vari giri

forma con piè d'argento

gelidi labirinti all'erbe in seno

ti condurrò nel campo ove 'l tuo vago

dar potrà refrigerio alle tue faci

amor nume guerrier giova agli audaci.

EUFEMIA

E come unqua potrà vergine imbelle

ove serve Bellona, in mezzo all'armi

penetrar fra le squadre?

ANDRONICO

Io per lungo uso

sulle spartane arene

di Minerva trattai l'asta guerriera.

Ardisci pur basta, ch'amor sia teco

non vuol tanti riguardi un dio ch'è cieco.

EUFEMIA

Per mirar del mio sol le vaghe forme

del tuo piede fedel, seguirò l'orme.

 

Sull'ale d'un sospiro  

portami a volo amor

io più non vivo e spiro

se la beltà non miro

che già m'accese il cor.

Sull'ale d'un sospiro

portami a volo amor.

Eufemia ->

 

Scena quattordicesima

Andronico.

 

 

Or va' Andronico lascia  

questi mentiti arnesi:

su rivesti l'acciar getta la gonna,

sai che non sempre lice

ad un guerrier Achil fingersi donna.

 

Se la bella ch'adoro penando  

sola, e ignuda al sen stringerò,

non più lagrimando,

non più tormentando,

quel volto baciando

felice sarò.

Sia ritrosa,

sia sdegnosa,

userò l'arte, e l'inganno

se non saprò goder Amor mio danno.

 
 

Scena quindicesima

Campo di guerra, con esercito schierato dai lati. Vedrassi in lontananza l'esercito di Vitaliano.
Anastasio, Giustino, Amanzio seguiti da Squadre romane.
Carro falcato seguito da Battaglioni asiatici.

 Q 

<- Anastasio, Giustino, Amanzio, soldati romani

 

ANASTASIO

Mie indivise falangi eccoci a fronte  

di quel campo superbo

che nulla ha in sé di grande altro che 'l nome

a quelle turbe ignude

trema al par de' vessilli il cor nel petto.

 

Su struggete  

ferite pugnate

quegl'empi atterrate.

Resti 'l fellon tra ferrei ceppi avvinto

già ne' vostri sembianti

leggo le mie vittorie: avete vinto.

 
Qui vedrassi approssimarsi Vitaliano co' suoi Guerrieri.

<- Vitaliano, soldati asiatici

 

GIUSTINO

A guerra a battaglia  

all'armi su su;

s'incontri, ed assaglia

quel fiero

ch'altero

osò di por il mondo in servitù.

A guerra a battaglia

all'armi su su.

 

VITALIANO

A guerra a battaglia

all'armi su su.

GIUSTINO E ANASTASIO

All'armi su su.

GIUSTINO, AMANZIO E VITALIANO

A guerra a battaglia

all'armi su su.

 
Qui segue la battaglia con vari incontri in forma di ballo restando Vitaliano precipitato dal carro, e prigionier di Giustino.
 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo
 
<- Anastasio, soldati, Eufemia, Giustino, Andronico, Brillo, dame, cavalieri, guardie

Così mentre distrutta

Anastasio, soldati, Eufemia, Giustino, Andronico, Brillo, dame, cavalieri, guardie
<- Amanzio

Frena l'impeto vano, ah che purtroppo

Eufemia, Giustino, Andronico, Brillo
Anastasio, Amanzio, cavalieri, dame, soldati, guardie ->

Tu volgi altrove il passo

Eufemia, Andronico, Brillo
Giustino ->

Dimmi come esser può, ch'il sen t'infiammi

Andronico, Brillo
Eufemia ->

Quante volte diletta

Andronico
Brillo ->

Cinzia non sei più sola!

Sì vo' seguirla amando

Scogli dirupati con mare agitato da venti.

 

(tra l'onde una grande armata, e poscia una gran nave, che si rompe allo scoglio)

<- Anastasio, Giustino

E quando cesserete astri spietati

Giustino
Anastasio ->

Quanto è l'uom forsennato, a che dolersi

Giustino ->
<- Polimante, Arianna, soldati

(Arianna incatenata)

Questo è il loco fatale

(Arianna incatenata allo scoglio)

Arianna
Polimante, soldati ->

(vedrassi a poco a poco sorger dal mare spaventoso mostro nuotando verso terra)

(il mostro si rampa sopra lo scoglio)

Arianna
<- Giustino

Quai dolorose strida, o quai lamenti

 

Ch'ascolto, queste selci

 

In tua difesa

(battaglia di Giustino col mostro che snoda improvvisamente il collo e spiega l'ale.)

Invan te stesso vibri

(cade il mostro col capo reciso)

Ecco un novello Alcide

Fuga dal seno il duol, che tra mortali

Arianna, Giustino
<- Anastasio

Traveggo, oppur la mente

Ma qual orrendo, e formidabil mostro

Arianna, Giustino, Anastasio
<- Amanzio

(Amanzio sbarca da una feluca)

Eolo invan fra nembi, e turbini

Morde l'ancora il lido impaziente

Sovra l'ali de' remi

(salgono tutti sulla feluca, che parte)

Giustino, Amanzio, Anastasio, Arianna ->
<- Vitaliano, Polimante, soldati

Troppo fosti o mio core

Giardino con fontane.

Andronico
 
Andronico
<- Eufemia

Dunque o bella hai d'amore il sen ferito!

Tu celebri il mio volto, e pur un guardo

Andronico, Eufemia
<- Brillo

Signora, alta signora / E che ricerchi?

Andronico, Eufemia, Brillo
<- Arianna, damigelle, paggi

Quanto vi deggio o stelle?

Andronico, Eufemia
Arianna, damigelle, paggi, Brillo ->

Flavia non ho più core!

Andronico
Eufemia ->

Or va' Andronico lascia

Campo di guerra.

(vedrassi in lontananza l'esercito di Vitaliano)

Andronico
<- Anastasio, Giustino, Amanzio, soldati romani

Mie indivise falangi eccoci a fronte

Anastasio
Su struggete
Andronico, Anastasio, Giustino, Amanzio, soldati romani
<- Vitaliano, soldati asiatici

(carro falcato con i soldati asiatici)

Giustino, poi Vitaliano, Anastasio, Amanzio
A guerra a battaglia

(battaglia con vari incontri in forma di ballo restando Vitaliano precipitato dal carro, e prigionier di Giustino)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima
Piazza imperiale con macchine per l'incoronazione, maestoso trono. Qui si spezza il globo in più parti, comparendo la reggia di Venere. Campagna irrigata dal fiume Ismeno. Maestosa reggia tutta risplendente d'oro, e di gemme, di corone, di scettri, e tesori. Ritorna la campagna, spunta il sole, che nasce. Salone imperiale con appartamenti d'Eufemia. Scogli dirupati con mare agitato da venti. Giardino con fontane. Campo di guerra. Luogo delizioso suburbano a Costantinopoli. Deliziosa con torre da un lato; spoglie, ed insegne nemiche. Montuosa con tronchi d'alberi dai lati. Stanza imperiale. Anfiteatro, nel quale si apre l'Olimpo, col tempio dell'Eternità.
Atto primo Atto terzo

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