Atto primo

 

Scena prima

Piazza imperiale con macchine per l'incoronazione, e sponsali dell'imperatore Anastasio, e imperatrice Arianna, la quale sopra maestoso trono dona il diadema imperiale ad Anastasio.
Anastasio, Arianna, coro de' Principi, Capitani, e Guardie.

Immagine d'epoca ()

 Q 

Anastasio, Arianna, principi, capitani, guardie

 

ARIANNA

O sol che non mai stanco  

sull'infiammato carro

i secoli giranti a noi ritorni.

Gran monarca degl'astri, e re de' giorni,

spargi di miglior luce il crin, ch'è d'oro:

splenda per man dell'alba, oltre l'usato

ricomposta con ordine più vago

de' tuoi corsier la sfavillante chioma,

or, che di sacro allor l'augusta fronte

cinge a' cesari suoi la nova Roma.

 

Il diadema, ch'al crin ti stringo  

più che serto è un dono d'amor,

io d'allori le tempie ti cingo,

tu fra lacci annodi il mio cor.

Il diadema, ch'al crin ti stringo

più che serto è un dono d'amor.

 

ANASTASIO

Da questa man, ch'al mio destin dà legge  

prendo dell'orbe il freno

ma più vale un sol fil del tuo crin biondo,

che l'impero di Roma, anzi del mondo.

 

Sei sì bella, che non v'è  

astro in ciel eguale a te.

S'a quest'alma, che t'adora

tu comparti un guardo sol,

a quell'occhio, ch'innamora

cede l'alba, e cede 'l sol.

 
Uscirà in questo punto un vasto Gigante con un globo sul dorso in forma d'Atlante cantando in tal guisa.

<- Atlante

 

ATLANTE

Qui dal più adusto, ed abbronzato clima  

ove l'Africa vasta

tutta di brun colore al vicin raggio

del pianeta maggior si tinge il volto,

ecco 'l famoso Atlante,

che figlio della terra alto gigante

fa sostegno col dorso al ciel cadente.

Ed or perché sia noto

l'ossequio suo profondo

ei v'offre umile in vassallaggio il mondo.

 
Qui si spezza il globo in più parti, comparendo la reggia di Venere corteggiata dalle Grazie, dal Canto, dal Riso, dal Diletto, dal Giubilo, dal Brio, e da un coro d'Amori volanti; impone Venere ad Imeneo, che scenda a servir di pronubo agl'augusti sponsali, cantando ciò che segue.

Atlante ->

 Q 

<- Venere, le grazie, canto, riso, diletto, giubilo, brio, amori volanti, Imeneo

Venere, le grazie, canto, riso, diletto, giubilo, brio ->

 

IMENEO

Brilli 'l sol, rida ogni stella  

splenda in cielo il dì beato;

or, ch'a sposa così bella

grand'eroe t'unisce il fato.

Brilli 'l sol, rida ogni stella.

 

 

O della vaga Urania alato figlio,  

tu che di casta fiamma i cori accendi,

pronubo ai gran sponsali

scendi Imeneo, deh scendi.

 

Con catene di rose, e di gigli  

colti in seno all'indica Aurora,

lega l'alme, e 'l letto infiora.

 
Qui Imeneo portato a volo da quattro Amorini sparge 'l suolo di rose, indi spiegando l'ale spariscono.

Imeneo, amori volanti ->

 

Scena seconda

Amanzio con spada alla mano seguìto da Squadre. Gl'antedetti.

<- Amanzio, soldati

 

AMANZIO

Ah mio sovrano augusto, or, che di sangue  

fumano le campagne, e d'ossa sparse

va seminato il suol, che fai? Che pensi?

Già 'l Bosforo è in catena, e se più tardi

vedrai per man di Vitaliano audace

Bisanzio imprigionato, ah non sia vero,

che mentre langue il vacillante impero,

ad Anastasio 'l forte,

fra dolci guerre, ed amorose paci,

sia campo 'l letto, e sian le trombe i baci.

ARIANNA

(scendendo dal trono)

Qual furibonda erinni,

sparsa d'angui funesti

uscì di Stige a perturbar mie gioie?

ANASTASIO

Non torpe questo brando, e quel fellone

ch'ardì spiegare al vento

l'aquile contumaci

contro 'l Giove romano,

fulminato cadrà da questa mano.

 

Al girar di questa spada  

fia che l'empio estinto cada,

e del busto il capo scemo,

dia quest'Idra rinascente

sull'arene di Tracia il guizzo estremo.

 

ARIANNA

Idolo mio adorato  

dunque andrai fra le stragi?

E doverà delle mie nozze il giorno

funestarsi col sangue?

 

Non partirai no no  

vo' incatenarti al sen,

se mi lasci io vengo men,

se tu parti io morirò.

Vo' incatenarti al sen

non partirai no no.

 

ANASTASIO

Rasserena 'l bel ciglio  

il primo dì, che mi conduce al soglio

illustre far co' mie vittorie io voglio.

Ma chi è costui ch'in abito sì strano

comparisce d'augusto al regio aspetto?

AMANZIO

Alla discinta veste al portamento,

del barbaro nemico

rassembra un messaggero, olà? Che chiedi?

 

Scena terza

Polimante. Gl'antedetti.

<- Polimante

 

POLIMANTE

Vitaliano il di cui nome vola  

oltre gl'erculei segni, alla cui spada

treman dell'Asia, e dell'Europa i regni

offre l'armi depor, darti la pace,

se la bella Arianna

al suo letto regal ceder non sdegni.

ARIANNA

O dèi ch'ascolto!

ANASTASIO

Riedi tosto al fellon, e di' a quell'empio,

ch'un uom della Bitinia, un vil pirata

non è degno d'Augusta esangue al suolo

mirerò quel superbo, e sull'arena

mi pagherà del folle ardir la pena.

 

POLIMANTE

Il tuo fasto andrà sotterra,  

chi la pace ricusa avrà la guerra.

 

Polimante ->

ANASTASIO

Arianna mio nume,  

cinto di ferrea spoglia, allor, ch'il sole

poserà a Teti in seno

fra i silenzi notturni

uscirò con mie squadre armato in campo.

Degl'acciar latini

non soffriran l'avverse squadre il lampo.

 

Un tuo guardo  

più ch'il dardo

la vittoria mi può dar.

Se quegl'occhi sì vivaci

or m'apprestano le faci,

saprò il mondo fulminar.

Un tuo guardo

più ch'il dardo

la vittoria mi può dar.

(vuol partire)

Sfondo schermo () ()

 

ARIANNA

(trattenendo)

Ferma! Lascia, che teco  

cinta di fiero usbergo

io ti segua fra l'armi.

 

Senza te mio ben, mia vita  

il mio cor viver non sa;

già farfalla incenerita,

son ai rai di tua beltà.

Senza te mio ben, mia vita

il mio cor viver non sa.

 

ANASTASIO

T'arresta o cara, ah troppo,  

se de' tuoi vaghi lumi

folgorasse tra l'armi un guardo arciero,

quel superbo fellon n'andrebbe altero.

 

Ti lascio l'alma in pegno    

bella se parte il piè,

della mia fiamma in segno

ti sacro la mia fé.

Ti lascio l'alma in pegno

bella se parte il piè.

(parte)

S

Anastasio, principi, capitani, guardie ->

 

Scena quarta

Arianna, Amanzio, coro di Damigelle, e Soldati di guardia.

<- damigelle

 

ARIANNA

Amanzio.  

AMANZIO

Alta regina!

ARIANNA

Allor che d'atre bende

sparsa la nera fronte

vedrassi in ciel la notte

schierar d'intorno eserciti di stelle,

fra militari arnesi ascosa ad arte

voglio nel campo ostil se mi sei scorta

seguir Venere armata il mio bel Marte.

AMANZIO

Entro ad oscura nube

mal può celarsi 'l sole; e mal s'adatta

a sì tenero seno il duro incarco

dell'usbergo pesante.

ARIANNA

Sembran dolci le pene a un cor amante,

ma qual beltà di cielo

mi balena sugl'occhi!

AMANZIO

Entro a quei lumi

per far piaga maggiore

tutti gli strali suoi nascose Amore.

 

Scena quinta

Andronico in abito di donzella sotto nome di Flavia. Gl'antedetti.

<- Andronico

 

ANDRONICO

Bella Giuno terrena, il di cui scettro  

dà legge al mondo, or ch'il mio cor prostrato

bacia le regie piante,

preserva eccelsa augusta

una vergine afflitta, e lagrimante.

AMANZIO

Non vide il sol quaggiù più bel sembiante.

ARIANNA

Sorgi, chi sei! Che chiedi?

ANDRONICO

Flavia son io figlia a Costanzo il grande,

che lungo tempo di Cilicia il regno

per l'impero sostenne, egli s'oppose

di Vitaliano all'armi, e sull'Oronte

sul Sangario, sul Cidno, e sul Meandro

spesso fugò le ribellanti insegne.

Del perfido fellone

prevalse alfin la sorte, e fra mill'aste

cadé trafitto il genitor pugnando.

Io dell'empio tiranno

resto preda infelice, arde al mio volto,

egli prega, io l'aborro,

tenta l'inganno, usa la forza, io fuggo;

da una torre mi lancio, a questa reggia

volgo il piè, drizzo i voti,

ed or che umil la maestà latina

nel tuo bel volto adoro,

d'un regio cor l'alta pietade imploro.

ARIANNA

Sarà feudo al tuo onor l'augusto alloro

olà tosto si scorga all'alta, suora

del magnanimo augusto

questa nobil donzella!

ANDRONICO

Se bearmi in quel volto mi lice

aquila a quei bei lumi io son felice.

ARIANNA
(verso d'Andronico)

Allor, ch'uscita d'Espero la stella

farà la guardia in cielo al sol che dorme,

teco o duce sovrano

del mio sposo guerrier seguirò l'orme.

 

Cerco pace in mezzo all'armi,  

Marte invoco, e seguo Amor.

Tra le piaghe io vo a sanarmi,

fra le stragi a dar vita al cor.

Cerco pace in mezzo all'armi,

Marte invoco, e seguo Amor.

Arianna, Amanzio, soldati ->

 

Scena sesta

Andronico. Coro di Damigelle.

 

ANDRONICO

Nastri che raffrenate  

l'incomposta licenza al crin vagante,

fiori gemme d'Aprile astri del prato

odorosi tesor, che d'elmo invece

la mia fronte adornate

un portento d'amor tra voi celate.

Andronico son io di Vitaliano

il guerriero germano,

che d'Eufemia adorando

le due luci omicide,

chiudo tra finte spoglie

in sembianza di Iole alma d'Alcide.

Già m'arrise la sorte, al mio bel nume

spargerò voti, e preghi,

non sempre il ciel d'amor fulmini aduna,

chi coraggio non ha, non ha fortuna.

 

Beltà, ch'allo splendore  

è immagine del ciel,

non ha di smalto il core,

l'alma non ha di gel,

una lagrima d'amante

passa tempre d'adamante

ammollisce ogni crudel.

Beltà, ch'allo splendore

è immagine del ciel,

non ha di smalto il core,

l'alma non ha di gel.

 
 

Scena settima

Campagna irrigata dal fiume Ismeno.
Giustino con l'aratro tirato da bovi.

 Q 

Giustino

 

O del cielo ingiusta legge!  

Sollevar sovente al regno

chi di scettro è reso indegno,

e gettargli 'l mondo al piè,

puoi far nascer tra boschi alma da re.

 

 

Ove povero d'acque  

l'infeconde campagne

tinge con umil onda il lieve Ismeno,

con il vomere adunco io son costretto

a sviscerar della gran madre il seno.

Deh perché non poss'io destin crudele!

Or qual Cadmo novello, o qual Giasone

trar da ruvide glebe armata messe,

e cangiato in guerrier di vil bifolco,

mutar per fatal sorte

in usbergo l'aratro, in campo 'l solco?

Ma già Febo l'occaso

sferza l'aurea quadriga; è tempo omai

de' miei lassi giovenchi

toglier al grave giogo

la callosa cervice: ite disciolti!

(discioglie i bovi)

Io qui del curvo aratro

formerò duro letto a' miei riposi.

Ecco sorge la notte, e 'l ciel adombra,

o qual dolce sopore

mi lega i sensi, e le mie luci ingombra.

(siede sopra l'aratro)

 

O ristoro de' mortali  

stendi l'ali

dolce sonno vola a me.

Lascia 'l sen di Pasifea,

ch'all'amata, e vaga dèa

volgerai ben tosto 'l piè.

O ristoro de' mortali

stendi l'ali

dolce sonno, e vola a me.

(s'addormenta)

 

Scena ottava

Sorge la notte con la luna.
Giustino addormentato, la Fortuna sopra la ruota.

<- Fortuna

 

FORTUNA

Giustin lascia i riposi in ozio vile  

a che 'l fianco adagiar tra i fiori, e l'erba?

Su t'invita la sorte, e in campo ostile

palme, e trionfi alla tua man riserba.

Mira come al tuo merto or la Fortuna

regni, e tesori in questo punto aduna!

 
 
Qui si tramuta la scena in maestosa reggia tutta risplendente d'oro, e di gemme, di corone, di scettri, e tesori.

 Q 

 

FORTUNA

Ecco per te cangiarsi  

in reggia la capanna, in soglio il prato.

Sorgi; lascia 'l sopor; segui 'l tuo fato.

 

La Fortuna, ch'errando va  

dée afferrarsi ad un istante,

altrimenti 'l crin volante

incostante

rivolgerà,

che solo è felice, chi prender mi sa.

Fortuna ->

 
 
Qui sparisce con la scena, ritornando la campagna, mirandosi spuntare il sole, che nasce.

 Q 

 

GIUSTINO

(destatosi)

O chiunque tu sia, ch'ora m'inviti

fra le stragi ti seguo! E questo crine,

già mi cingo d'allor: spezzo l'aratro?

Ecco infranto nel solco io vo' lasciarlo:

ma con chi sogno? E dove son? Che parlo?

Pur sian vani i fantasmi

or più non vuol mia generosa mano

trattar rustiche marre.

Di fiera tromba ai strepitosi carmi

vo' nell'agon solo battaglie, ed armi.

 

Mi chiama nel campo  

un genio guerrier:

ove d'armi il mondo suona,

fra le stragi di Bellona

vo' seguir il dio più fier:

mi chiama nel campo

un genio guerrier.

Giustino ->

 

Scena nona

Eufemia in abito di cacciatrice. Brillo, che fugge, Giustino, che sopravviene.

<- Brillo

 

BRILLO

Ohimè! Son semivivo, un fiero mostro  

fulmine delle selve

semina 'l suol di stragi:

su quest'annosa quercia

tenterò di sottrarmi al fiero artiglio,

s'al piè non pongo l'ale, io sto in periglio.

(sale sopra una quercia)

 

<- Eufemia, uomo selvaggio

EUFEMIA

(inseguita da un uomo selvaggio)

Cieli! Numi! Soccorso!

Or d'un'orribil fera

qui son preda infelice.

 

<- Giustino

GIUSTINO
(rivolgendosi verso d'Eufemia)

Cessi 'l vano timor! Cessin le grida!

Salva sei tu, nel mio valor confida.

(s'affronta con l'uomo selvaggio)
 

Mostro orrendo invan ti scoti,  

l'ira accendi 'l dente arroti,

tua fierezza abbatterò.

E sbranato,

lacerato

sull'arena io ti vedrò.

Mostro orrendo invan ti scoti,

l'ira accendi 'l dente arroti,

tua fierezza io domerò.

(sbrana la fiera)

uomo selvaggio ->

 

EUFEMIA

Cade la bestia estinta.  

BRILLO

(scendendo dalla quercia)

Dall'Erebo profondo

oggi è per noi risorto Ercole al mondo.

EUFEMIA

(prostrata avanti di Giustino)

A te di questi boschi

ignota deità, nume selvaggio

questo mio cor divoto

sull'ara del mio sen ti sacro in voto.

GIUSTINO

Un uom son io vago d'eroiche imprese,

a sbranar l'empia fera

della gloria il desio solo m'accese.

EUFEMIA

Quanto a Brillo egl'è vago.

BRILLO

Non formò 'l ciel tra noi più bella imago.

EUFEMIA

Del cesare latino

io son l'augusta suora, all'alta reggia

tu meco volgi 'l passo;

là con sorte migliore

avrà degna mercede il tuo valore.

BRILLO

Di servir di foriere io vo' l'onore.

GIUSTINO

Verrò donna sublime, ove t'aggrada

benché de' re non curo

il favor incostante,

ch'a sé stessa è virtù premio bastante.

 

Non son vago  

di gemme, e d'ori,

né m'appago

de' tesori,

che tramanda il Gange o 'l Tago

chiudo in petto un cor tebano,

e risposta è mia sorte in questa mano.

Giustino, Brillo ->

 

Scena decima

Eufemia.

 

 

Luci mie, che miraste? E quando mai  

Tebe, o Sparta già vide

più adorabil fierezza! O Dio quel volto

quel piacer misto al terror lampeggia,

quel non so, che di barbaro, e di grande,

che spaventa, e innamora il cor m'accese,

una guancia mi vinse, un crin mi prese.

 

Va alla caccia l'arciero volante  

mille cori predando va,

e fra i lacci d'un crin, ch'è vagante

ei mi tolse la libertà.

Va alla caccia l'arciero volante

mille cori predando va.

Eufemia ->

 

Scena undicesima

Vitaliano sopra d'un elefante circondato da Capitani del suo esercito con squadre di cavalli, e Fanti.

<- Vitaliano, capitani, fanti

 

VITALIANO

Cadé 'l fasto latino, e al nostro serto  

cesse il Marte romano.

 

All'armi, o guerrieri  

indomiti, e fieri,

Bisanzio v'aspetta,

guerra, strage, ira, vendetta

porti 'l braccio furibondo,

vegga Europa, e vegga 'l mondo,

che nati sete a debellar gl'imperi.

All'armi, o guerrieri!

 

Scena dodicesima

Polimante, Arianna in abito guerriero con visiera, coro di Soldati, gl'antedetti.

<- Polimante, Arianna, soldati

 

POLIMANTE

Signor t'arrise il fato, il greco augusto,  

che rifiutò la pace,

guari non è, ch'al nostro campo invitto

diede notturno assalto, al fiero incontro

piegò l'oste nemica, e fra le stragi

restò mia preda alto campion feroce,

ch'in segno di mia fede

consacro umil di Vitaliano al piede.

 
(vien levato l'elmo ad Arianna)
 

VITALIANO

Amor! Cieli che miro! Ah son pur queste

le divine sembianze

d'Arianna, ch'adoro.

(smonta dall'elefante)

 

Si tronchino i lacci.  

Si spezzin quei nodi.

Ah che per fatal sorte

del mio cor sono i ceppi, e le ritorte.

 
(le vengono levate le catene)
 

ARIANNA

Non ti vantar superbo,  

ch'or sia base al tuo piè la mia sventura,

che d'un empio gioir passa, e non dura.

VITALIANO

Bella augusta, mio sol, mio nume in terra,

ecco al tuo piè prostrato

chi per tuo amor pose già l'orbe in guerra,

è tua l'Asia, e l'Europa;

pur che a me giri un sol guardo

di quegl'occhi lusinghieri

mille regni non curo, o mille imperi.

ARIANNA

Indarno aspiri

d'augusto alla consorte?

VITALIANO

Ch'augusto? Or mia tu sei.

 

ARIANNA

T'inganni se speri  

di stringermi al sen,

pria svenata

esanimata

fra le stragi io verrò men.

T'inganni se speri

di stringermi al sen.

 

VITALIANO

Così fiera o mia diva a chi t'adora?  

(tenta di baciarla)

ARIANNA

Scostati dal mio sen tiranno, indegno.

(gli dà una guanciata)

VITALIANO

Così tratti colui, ch'al mondo impera?

Chi ricusa l'amor provi lo sdegno:

olà costei s'esponga alle fauci infiammate

di quel mostro vorace

devastator delle campagne achive:

resti sui lidi nostri,

chi è un mostro in ferità cibo de' mostri.

 

Vanne ingrata  

crudele spietata

tua fierezza alfin caderà

stretta, e avvinta a duro scoglio

il tuo orgoglio perirà.

Vanne ingrata

crudele spietata

tua fierezza alfin caderà.

Vitaliano, capitani, fanti ->

 

Scena tredicesima

Arianna, Polimante, coro di Soldati.

 

ARIANNA

Tra le fauci de' mostri  

mi scagli iniqua sorte

più ch'i baci d'un empio amo la morte.

 

Così vago è quel sembiante  

per cui il seno acceso sta,

che quest'anima costante

mille pene incontrerà.

(viene condotta altrove)

Polimante, Arianna, soldati ->

 
 

Scena quattordicesima

Salone imperiale con appartamenti d'Eufemia.
Eufemia, Giustino, Brillo, e Andronico, che sopraggiungono.

 Q 

<- Eufemia, Giustino, Brillo, Andronico

 

EUFEMIA

Del famoso Bisanzio ecco la reggia.  

GIUSTINO

(Tale appunto fra sogni, e fosche larve

mole fastosa alla mia mente apparve.)

(va rimirando la reggia)

BRILLO

Questa gentil donzella

dell'invitto Costanzo unica prole

Arianna t'invia.

EUFEMIA

O quanto volentier ti stringo al seno

vergine eccelsa, e a qual sì stranio lido

di tua rara virtù non giunse 'l grido.

 

Baciami o bella bocca  

reggia del dio bambin,

mille dardi al cor mi scocca

da quell'arco di rubin.

Baciami o bella bocca

reggia del dio bambin.

Baciami o vago labbro

cuna del dio d'amor,

tu de' baci dolce fabbro

tra catene avvinci il cor.

Baciami o vago labbro

cuna del dio d'amor.

 

BRILLO

Per onorar signora il tuo ritorno  

di cavalieri, e dame

ecco schiera vezzosa

dotta a girar il vago piede intorno.

EUFEMIA
(verso di Giustino)

Venga il nobile stuolo,

siedi o della mia vita

forte preservator. Campion sovrano,

mira i leggiadri balli.

 

Scena quindicesima

L'Allegrezza in macchina guida il ballo de' Cavalieri, e Dame, gl'antedetti.

<- Allegrezza, dame, cavalieri

 

ALLEGREZZA

Si rida, si canti, si balli sì sì,  

anco le stelle

senz'alcun vel

col dio di Delo

leggiadre, e snelle

danzano in ciel.

Sacro è alla gioia un così lieto dì,

si rida, si canti, si balli sì sì.

 
Qui segue una gran sinfonia smontando dalla macchina le Dame, e Cavalieri ponendosi a' loro luoghi, la macchina parte, e una Dama invita Giustino al ballo.
 

GIUSTINO

Bella, ad altri comparti  

le tue grazie, e favori,

che non son per Giustin danze, ed amori.

 

Io non son nato o bella  

per darmi al dio d'Amor,

Marte, e Bellona apprezzo,

un guardo, un crine, un vezzo

non m'imprigiona il cor.

Io non son nato o bella

per darmi al dio d'Amor.

 
La Dama prende un altro Cavaliere per mano, e qui si dà principio al ballo.
 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Piazza imperiale con macchine per l'incoronazione, maestoso trono.

Anastasio, Arianna, principi, capitani, guardie
 

O sol che non mai stanco

Da questa man, ch'al mio destin dà legge

Anastasio, Arianna, principi, capitani, guardie
<- Atlante

Qui dal più adusto, ed abbronzato clima

Anastasio, Arianna, principi, capitani, guardie
Atlante ->

Qui si spezza il globo in più parti, comparendo la reggia di Venere.

Anastasio, Arianna, principi, capitani, guardie
<- Venere, le grazie, canto, riso, diletto, giubilo, brio, amori volanti, Imeneo

(Imeneo scende dalla reggia di venere, che scompare)

Anastasio, Arianna, principi, capitani, guardie, amori volanti, Imeneo
Venere, le grazie, canto, riso, diletto, giubilo, brio ->

O della vaga Urania alato figlio

Anastasio, Arianna, principi, capitani, guardie
Imeneo, amori volanti ->
Anastasio, Arianna, principi, capitani, guardie
<- Amanzio, soldati

Ah mio sovrano augusto, or, che di sangue

Idolo mio adorato

Rasserena 'l bel ciglio

Anastasio, Arianna, principi, capitani, guardie, Amanzio, soldati
<- Polimante

Vitaliano il di cui nome vola

Anastasio, Arianna, principi, capitani, guardie, Amanzio, soldati
Polimante ->

Arianna mio nume

Anastasio
Un tuo guardo

Ferma! Lascia, che teco

T'arresta o cara, ah troppo

Arianna, Amanzio, soldati
Anastasio, principi, capitani, guardie ->
Arianna, Amanzio, soldati
<- damigelle

Amanzio / Alta regina!

Arianna, Amanzio, soldati, damigelle
<- Andronico

(Andronico in abito di donzella)

Bella Giuno terrena, il di cui scettro

damigelle, Andronico
Arianna, Amanzio, soldati ->

Nastri che raffrenate

Campagna irrigata dal fiume Ismeno.

Giustino
 

Ove povero d'acque

(Giustino s'addormenta)

(Sorge la notte con la luna.)

Giustino
<- Fortuna

Giustin lascia i riposi in ozio vile

Maestosa reggia tutta risplendente d'oro, e di gemme, di corone, di scettri, e tesori.

Ecco per te cangiarsi

Giustino
Fortuna ->

Ritorna la campagna, spunta il sole, che nasce.

(Giustino si desta)

O chiunque tu sia, ch'ora m'inviti

Giustino ->
<- Brillo

Ohimè! Son semivivo, un fiero mostro

Brillo
<- Eufemia, uomo selvaggio

Brillo, Eufemia, uomo selvaggio
<- Giustino

(Giustino affronta l'uomo selvaggio)

(Giustino sbrana la fiera)

Brillo, Eufemia, Giustino
uomo selvaggio ->

Cade la bestia estinta

Giustino
Non son vago
Eufemia
Giustino, Brillo ->

Luci mie, che miraste? E quando mai

Eufemia ->
<- Vitaliano, capitani, fanti

(Vitaliano sopra d'un elefante circondato da squadre di cavalli)

Cadé 'l fasto latino, e al nostro serto

Vitaliano, capitani, fanti
<- Polimante, Arianna, soldati

(Arianna incatenata)

Signor t'arrise il fato, il greco augusto

(vengono levate le catene ad Arianna)

Non ti vantar superbo

Così fiera o mia diva a chi t'adora?

Vitaliano
Vanne ingrata
Polimante, Arianna, soldati
Vitaliano, capitani, fanti ->

Tra le fauci de' mostri

Polimante, Arianna, soldati ->

Salone imperiale con appartamenti d'Eufemia.

<- Eufemia, Giustino, Brillo, Andronico

Del famoso Bisanzio ecco la reggia

Per onorar signora il tuo ritorno

Eufemia, Giustino, Brillo, Andronico
<- Allegrezza, dame, cavalieri

(qui segue una gran sinfonia)

Bella, ad altri comparti

(qui si dà principio al ballo)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima
Piazza imperiale con macchine per l'incoronazione, maestoso trono. Qui si spezza il globo in più parti, comparendo la reggia di Venere. Campagna irrigata dal fiume Ismeno. Maestosa reggia tutta risplendente d'oro, e di gemme, di corone, di scettri, e tesori. Ritorna la campagna, spunta il sole, che nasce. Salone imperiale con appartamenti d'Eufemia. Scogli dirupati con mare agitato da venti. Giardino con fontane. Campo di guerra. Luogo delizioso suburbano a Costantinopoli. Deliziosa con torre da un lato; spoglie, ed insegne nemiche. Montuosa con tronchi d'alberi dai lati. Stanza imperiale. Anfiteatro, nel quale si apre l'Olimpo, col tempio dell'Eternità.
Atto secondo Atto terzo

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