Atto secondo

 

Scena prima

Città.
Ormondo, Filone.

 Q 

Ormondo, Filone

 

ORMONDO

Ben gli sta, ben gli sta,  

sed costupescere,

vel contimescere

molto mi fa.

ORMONDO E FILONE

Ben gli sta, ben gli sta

così succede a chi cervel non ha.

FILONE

Mi dà quid querere

l'enorme scelere

di Mustafà.

ORMONDO E FILONE

Ben gli sta, ben gli sta

così succede a chi cervel non ha.

 

ORMONDO

Del ritorno del re la lieta nuova  

diè non poco conforto,

ma fu finto il rapporto.

FILONE

L'inganno non fu mio

quel falso messaggero

decepit me che non mi disse il vero.

ORMONDO

E se già fosse giunto!

FILONE

Astra favent Ormunde, eccolo appunto.

 

Scena seconda

Girello, Filone, Ormondo.

<- Girello

 

GIRELLO

Buondì cari ministri,  

per la città di noi che si discorre.

FILONE

Con giocondo pensier ciascun precorre

del suo rege nativo

il desiato arrivo.

GIRELLO

Il cuoco come sta?

ORMONDO

Benissimo signore.

GIRELLO

Dove sarà?

ORMONDO

Suol esser in cucina.

GIRELLO

Or che viene la regina

più d'un cuoco a noi si deve

un per lei, ed un per me,

che faccia le minestre nella neve.

Così vuò, così sarà.

La mia panza

l'abbondanza

vuole ognor nella città,

per l'osterie, ch'ognuno magni a scrocco

né si paghi un baiocco.

ORMONDO

Generose proposte!

Ma che dirà per l'oste?

GIRELLO

Chi vorrà contraddir? Giuro ad Apollo

se ci sarà nessun così maligno

farò mettergli al collo

tre canne di fettuccia di Foligno,

vo' venire alla prova,

se senza il ferraiolo

conoscon ch'io mi sia

aspettatemi qui nessun si muova.

(parte)

Girello ->

 

FILONE

Molto mi pare cangiato  

da quel ch'egl' era pria.

ORMONDO

Forse l'aver passato tempestose procelle

sarà causa di ciò.

 
(Girello torna senza ferraiolo, e parte subito)

<- Girello

Girello ->

 

ORMONDO

Ladro ribelle,

pur qua rivolgi il piè?

FILONE

Girello, e come qua

cito pera l'iniquo

ch'al comando real non obbedì.

 

<- Girello

GIRELLO

(torna fuora col ferraiolo)

Fermate olà, olà

che bordello si fa.

FILONE

È un bandito signore.

GIRELLO

Tacete dico

se no quelle barbette

per il primo torneo

serviran di scoperta al Culiseo.

 

Scena terza

Tartaglia, Girello, Ormondo, Filone.

<- Tartaglia

 

GIRELLO

Dove si va Tartaglia?  

Scopri quella scodella.

TARTAGLIA

Non ci è roba, che vaglia,

che volete mangiar? Sarebbe bella?

GIRELLO

Di mangiar non pretendo, e sol mi basta

sentir con le mie mani

se sia fina la pasta.

 
(parte)

Tartaglia ->

 

FILONE

E qual fame esecranda

ti costringe a mangiar simil vivanda?

ORMONDO

Non è da re tuo pari.

GIRELLO

Voi sete i gran somari

io vorrei rinunciar mille corone

s'io mi credessi solo

di non poter mangiare un maccherone.

FILONE

Opra pure a tuo senno

togli se ben sei re la cena al reo

ego iam functus sum officio meo.

GIRELLO

Ancor sopporto di tua voce il tuono

sei forse il mio pedante?

FILONE

Al certo io sono.

GIRELLO

Carica sì gentil chi ti concesse?

FILONE

Il re tuo genitore,

qual è me solo elesse

acciò di tal governo

come d'un picciol mondo

novello Atlante sostenessi il mondo.

GIRELLO

Mio padre era mio padre, io son suo figlio,

e perché a governar regi, e regine

poc'atto riconosco il tuo consiglio,

ti fo governator delle galline.

FILONE

Obstupeo, admiror pape

sì sciocche note il mio cervel non cape.

 

Filone ->

ORMONDO

Ciò sol da noi si dice,

perché veder non lice

fatto preda gentile

di tua bocca real cibo sì vile.

GIRELLO

Ecco un altro pedante, e tu chi sei?

ORMONDO

Sono il tuo segretario.

GIRELLO

Quale quello che scrive

oppur quell'altro

che porta le scritture al necessario?

Tu sei messer infetta

segretario maggior della brachetta.

(parte)

Girello ->

 

ORMONDO

Alle fatiche mie questa mercede

sire donar pretendi?

Intendi, Ormondo, intendi,

ora, che dell'età sei giunto al verno

sono le nevi tue ludibrio, e scherno.

 

Ormondo ->

 
 

Scena quarta

Stanza di Pasquella.
Pasquella.

 Q 

Pasquella

 

È la forfora un pazzo male  

né guarir ciascun la può

s'il rimedio non è tale,

quale adesso vi mostrerò

se Girello mio non torna

con un pettine di corna

io cacciar me la farò.

Un bel crine una testa pulita

bella vita,

una grazia ch'eguale non ha

giovanetta parere mi fa;

un bell'occhio una bocca pietosa

vergognosa

che scherzando coi labbri se n' va

vince ogn'altra più ladra beltà.

Non vi voglio più pregare

creda ognun quel che le pare

quando fosse al vostro modo

gallina vecchia fa migliore il brodo.

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Scena quinta

Logge.
Doralba.

 Q 

Doralba

 

Incostante Mustafà  

bionde chiome, e bel sembiante

la fortuna, e il ciel ci dà

ma d'eleggersi un amante

lascia al cor la libertà

dunque forte è la beltà

che mutar tosto si mira

e qual ruota anch'ella gira

con il corso dell'età

ma se ruota è la bellezza,

lo sperar ch'abbia fermezza,

ciò che gira è vanità.

Incostante Mustafà

tu ne sei la cagione,

amor nume tremendo,

per castigare altrui me stessa

offerendo.

 
 

Scena sesta

Stanza reale.
Girello, Ormondo, Filone.

 Q 

Girello, Ormondo, Filone

 

GIRELLO

Che creanza è la vostra?  

Voler toglier d'addosso il ferraiolo

alle maestà nostra?

ORMONDO

Per baciarti la veste

inchinato mi sono

ti domando perdono.

GIRELLO

Ti perdono, e ti scuso

con un patto però, ch'in avvenire

simil saluto non si metta in uso.

Se non ero sì lesto

restavo brutto, e là finivo presto.

ORMONDO

Riverente saluto

è dell'obbligo mio picciol tributo.

GIRELLO

Venga s'alcun di voi

ha conti da mostrar note, e registri

diamo udienza ai ministri.

FILONE

La mia minace ferula

fe di Girello sol la mente querula

qual con empio facinore

dell'insolenza pervenuto al culmine

provò dell'ira mia l'acceso fulmine.

GIRELLO

Fu cagion di disturbo?

Già me l'immaginai, poh che gran furbo!

Perché non l'impiccasti?

FILONE

Dare ad un infelice

ch'in tua corte allevasti

morte sì vil non lice.

GIRELLO

Sopportare io non vo'

fila dritto Filon t'impiccherò.

FILONE

A me questo dedecore?

Di Roma, e di Cartagine

con il calamo mio marcai le pagine

e tu mi stimi un guardian di pecore!

ORMONDO

Et io qui mi ritrovo

suppliche di prigioni,

e gente fuoruscita

ch'alla pietade tua chiedon aita.

 

Scena settima

Pasquella, Girello, Ormondo, Filone.

<- Pasquella

 

PASQUELLA

Signore in questo foglio  

racchiusa ho la cagion del mio cordoglio.

GIRELLO

Congiungete l'insieme

ch'a questa vecchia il satisfar mi preme

ma di', dove ti duole?

PASQUELLA

Solo mi duol, che se Girel non torna

omai si guasta, e perde

del giardino d'amor frutto sì verde.

GIRELLO

Povera rimbambita!

Sei qual frutto maturo

dell'arbor della vita

ch'ad ogni lieve scossa

tiritombola fa dentro la fossa.

PASQUELLA

Che m'importa aver degl'anni?

Non son guercia, né son gobba

e son forse in rozzi panni

più dell'altre buona roba.

GIRELLO

Mi si porti la penna e 'l calamaro

sarà pur graziosa

s'io, che legger non so scriver imparo.

Questa penna non scrive,

o gente avvezza a maneggiar le pive

con tanta di cotenna

li passerò ben io senza la penna.

 

Scena ottava

Mustafà, Girello, Filone, Ormondo, Pasquella, Tartaglia.

<- Mustafà, Tartaglia, soldati

 

MUSTAFÀ

Io ch'in lacci mi vedo  

senza fallire avvolto

alla clemenza tua perdon qui chiedo.

GIRELLO

Non pianger Mustafà.

MUSTAFÀ

Il mio maligno fato

senza colpa m'indusse

a sì misero stato.

GIRELLO

Perché tante catene?

MUSTAFÀ

Ad Ormondo, e Filone

palese la cagion è.

GIRELLO

A dir la verità ciascun s'appresti.

FILONE

Il traditor con intenzion rubella

volea di tua sorella

por nella libreria codice, e testi.

GIRELLO

Male lingue che sete

presto, che Mustafà

si ponga in libertà,

e le catene sue

acciò non detur vacuum in prigione

leghino questi due.

TARTAGLIA

Altro che filosofica ragione

in questa oscura grotta

condannar non potea gente sì dotta.

ORMONDO

Che sentenza arrogante.

FILONE

Già che viver tu vuoi, benché regnante

del senso a beneplacito

fa' le vendette mie Cornelio Tacito.

 

Ormondo, Filone, Tartaglia, soldati ->

GIRELLO

Finché dura fa verdura  

bella cosa l'esser re,

chi penar un dì mi fe'

or tremar fu di paura.

Finché dura fa verdura

bella cosa l'esser re.

 

MUSTAFÀ

M'inchino alle tue piante, ove prostrate  

con silenzio loquace

esprime il cor ciò che la lingua tace.

GIRELLO

Alzati pur non mi guastar le piante

che se tal caso fosse

esser potrei chiamato

da tutti con ragione un re spiantato.

MUSTAFÀ

Se troppo audace fu la bocca mia

nel baciar i tuoi piedi

a un riverente cor colpa si dia.

GIRELLO

Or taci, e ti consola

punisci, chi t'offende

sotto la mia parola

e con il ferro accanto

riporta pur della bravura il vanto.

MUSTAFÀ

La tua mano reale

dispensar non potea grazie minori

che sono uguali al certo

alla grandezza tua non al mio merto.

GIRELLO

Godi pur, che sarai di nostra corte

il favorito eletto.

 

Mustafà ->

PASQUELLA

Et io, ch'è un'ora, e più che qui ti aspetto?

GIRELLO

O che peste che sei,

non vedesti passarti il memoriale

hai sempre tante chiacchiere

ch'io credo, ch'a quest'or nel tribunale

abbia tutti straccati.

Tu stordiresti un monaster di frati.

(poi torna)

Girello ->

 

PASQUELLA

Ti pappi la rovella

ve' razza di passare oh questa è bella.

 

<- Girello

O sperate se potete  

cortigiani d'oggi dì

s'una grazia gli chiedete

vi risponde allor di sì

con gioconda e lieta faccia

compatisce i vostri guai

ma rescritto, che vi piaccia

monsignor non venne mai

e nelle mani vostre è alfin spedita

la supplica passata con le dita.

 

Pasquella ->

 
 

Scena nona

Logge e prigioni.
Odoardo, Erminda.

 Q 

Odoardo, Erminda

 

ODOARDO

Quanto puote! E quanto fa  

di Cupido una chimera

ad un re ch'al tutto impera

dà le leggi una beltà.

ERMINDA

Chi prova nel cuore

i lacci d'amore

non vuol libertà.

ODOARDO

Chi vive nel mondo

sì lieto, e giocondo

bramar più non sa.

ERMINDA E ODOARDO

Quanto puote, e quanto fa

nell'impero d'amore una beltà.

 

ODOARDO

Pure alfin ti riveggio  

bella reggia gradita

fatta d'amor più che dai regi il faggio

e se l'assenza mia

alle grandezze tue tolse la luce

il mio ritorno un più bel sol conduce.

ERMINDA

Godete pur godete

care mura beate

ora che racchiudete

di legittimi amori

nel vostro seno immensità d'ardori.

ODOARDO

Nel suo liquido impero

d'assorbirmi tentò, Nettuno altero,

ma fu vana l'impresa

che l'amoroso foco

di quest'anima accesa

le tempeste del mar si prende a gioco.

ERMINDA

Chi d'amor il gran nume

ha per guida fedele,

non paventa del mar l'orride spume.

 

ODOARDO

Già ch'un astro cortese

dopo il marino sdegno

condusse il nostro legno

in pacifiche arene.

ERMINDA E ODOARDO

Lungi da noi tormenti e pene.

 

Scena decima

Odoardo, Erminda, Doralba.

<- Doralba

 

ODOARDO

Ma qui venir se l'occhio mio non erra  

veggio la mia sorella.

DORALBA

O mio german.

ODOARDO

Pur non m'inganno è quella.

DORALBA

Non è capace il core

d'esprimere il contento

e di formare accento

la confusa mia lingua

non ardisce, e non osa

in veder giunti in Tebe

il mio fratello, e del mio re la sposa.

ODOARDO

O di sangue reale alto germoglio

degno d'augusta sede

che più sperar degg'io?

In rivederti o dio!

Al tuo contento il mio gioir non cede.

DORALBA

Mia cognata, e regina

Doralba al tuo gran merto

riverente s'inchina.

ERMINDA

Erminda ai tuoi voleri

tributaria soggetta i suoi pensieri.

ODOARDO

Alle stanze reali

Erminda mia conduci

e di canori accensi

al suo gran merto eguali

fa' che la reggia nostra eco diventi.

DORALBA

Moviamo il piè moviamo

o mia cara diletta

ver le bramate soglie

ove il popolo ansioso ognor t'aspetta.

ERMINDA

Andiam dove ti piace

sarò dell'orme tue fida seguace

della mia vita brevi

lungi da te saranno i giorni, e l'ore,

perché viver non può, chi è senza core.

ERMINDA

Parti, parti ben mio,  

teco resta il mio cor.

Mia vita addio.

Insieme

ODOARDO

Parti, parti ben mio,

teco viene il mio cor.

Mia vita addio.

 

Doralba, Erminda ->

 

Scena undicesima

Odoardo, Ormondo, Filone alla ferrata.

<- Ormondo, Filone

 

ODOARDO

Oh che infelice giorno!  

FILONE

Oh che infausto ritorno!

FILONE E ORMONDO

Può ben nube insidiosa

tenebrosa

torre a Febo la beltà

ma con tutta la sua forza

non ammozza

lo splendor, che in sen gli sta,

dall'invidia si turba, e si scolora.

 

ODOARDO

Che meraviglia è questa?  

Che accidenti confusi

Filone con Ormondo

nella prigion richiusi!

Olà delle segrete?

 

Scena dodicesima

Odoardo, Filone, Ormondo, Tartaglia.

<- Tartaglia

 

ODOARDO

Con ordine di chi  

questi ministri miei là ritenete?

TARTAGLIA

La vostra maestà volse così.

ODOARDO

Di ciò non mi sovviene,

ma sia come si vuole

non son giuste le pene

né contra tai persone usar si suole

tanto rigor.

TARTAGLIA

S'io t'obbedisco or ora

domanderai, perché li messi fuora.

ODOARDO

Oh strana meraviglia, oh caso rio!

E chi piacer si piglia

di schernir i miei servi, e 'l voler mio?

FILONE

(fuora)

Ecco Filone, e sire

ch'ad offenderti mai dette principio

fatto dal folle ardire

dei satelliti tuoi turpe mancipio.

ORMONDO

(fuora)

Et io l'error non so

ma però pronto io sono

del mal non fatto a domandar perdono.

 

Tartaglia ->

ODOARDO

Nessun di voi mancò  

né il mio pensier comprende

onde scagliar si possa

contro chi non errò simil percossa.

ORMONDO

La tua sdegnata bocca

con sentenza crudele

dell'amarezze mie produsse il fiele.

ODOARDO

Deh sciogliete omai

così intrigati enigmi

Filon su presto dimmi.

FILONE

Quomodocumque fit ora ti dico

che Mustafà pretese

del regio onor nemico

con Doralba tentar lascive imprese.

Allor con voci altere

iussit la principessa

Mustafassum ligatum remanere

ma tu nel tuo regresso

dasti allo schiavo libertade, e poi

qui destinasti la prigion per noi.

ODOARDO

O prodigioso inaudito

qui la frode s'annida,

pria co' fulmini suoi Giove m'uccida.

ORMONDO

Ecco che a te ne viene

l'iniquo Mustafà.

 

Scena tredicesima

Mustafà, Ormondo, Filone, Odoardo.

<- Mustafà

 

MUSTAFÀ

Mio re tanto ti devo,  

Pasquella libertà

ch'in don da te ricevo

ch'il ringraziarti è poco

onde mi prostro, e in loco

di dovuta mercede

bacio la terra, ove tu posi il piede.

ODOARDO

Con qual fasto arrogante

viene alla mia presenza

il temerario amante.

Olà qual licenza

cingi tu questo ferro?

MUSTAFÀ

Sol la tua bocca o re

tal licenza mi diè se pur non erro.

ODOARDO

Ancor tu mi schernisci?

Quando ti feci mai grazie simile?

O temerario, o vile, e tanto ardisci.

FILONE

A che segno s'estende!

Fia penoso trilegno

picciol castigo a chi l'onor t'offende.

MUSTAFÀ

Taci frena la lingua

se quella voce ardita

non vuoi che questo ferro

insieme con la vita in sen t'estingua!

ODOARDO

Al mio real cospetto?

A gente a me sì cara,

vuoi trafiggere il petto

se morir tu non vuoi, viver impara.

MUSTAFÀ

Giacché così cangiato esser ti vedo

pria ch' alla crudeltà tu sciolga il volo

questo favor ti chiedo:

sentimi a solo, a solo.

ODOARDO

Ciascun da me se n' vada

e ver la regia corte il passo affretti

indi colà m'aspetti:

or produci se puoi le tue difese.

L'infideltade tua tropp'è palese.

 
(partono)

Filone, Ormondo ->

 

MUSTAFÀ

A me d'infido il nome!  

Come ciò dir mi puoi

dimmi ti prego come?

ODOARDO

Forse negar lo vuoi?

MUSTAFÀ

Lo nego sì, né mai signor s'intende

infedele colui, che i tuoi voleri

sempre schiavo si rende,

io lo confesso è vero,

che della fede mia

sol appannò il cristallo

picciola macchia d'amoroso fallo.

ODOARDO

Da te stesso il confessi

ti vanti ancor di così enormi eccessi?

Da me simil perdono?

No, che rege non sono.

MUSTAFÀ

Se manche di parola.

ODOARDO

Taci lingua sacrilega.

MUSTAFÀ

L'innocenza del cor la rende ardita.

ODOARDO

La pagherai.

MUSTAFÀ

Con che?

ODOARDO

Con la tua vita.

(parte)

Odoardo ->

 

MUSTAFÀ

Chiedo o numi a voi pietà.  

S'or benigno, ed or severo

tiranneggia il mio pensiero

e chi mai l'inrenderà.

Chiedo o numi a voi pietà.

O mio fato discortese,

se ti cangi in un baleno

quella fiamma estingui almeno

che Doralba in sen m'accese

sciogli un dì sì fiero incanto

chi sta sommerso in pianto arder non sa.

Chiedo o numi a voi pietà.

 

Scena quattordicesima

Doralba, Mustafà.

<- Doralba

 

DORALBA

Che miro! Fui tradita  

libero il prigioniero!

Dimmi con qual impero

fu mia voglia schernita.

 

MUSTAFÀ

Sol dalla regia lingua  

che benigna è crudel con varie note

or consola il mio cor, or lo percote.

DORALBA

Quando capace fia

del tuo delitto enorme

spero sarà del mio voler conforme.

MUSTAFÀ

Senti crudel, deh senti

d'un core innamorato

le meste voci, i lagrimosi accenti.

Dunque chi la sua fede

eterna ti giurò

tal guiderdon richiede?

DORALBA

Chi d'amante regina

sprezzò cortese offerta

altro premio non merta.

MUSTAFÀ

Perdonami ben mio, che sol lo feci

per veder se m'amavi, oppur se gioco

potea chiamarsi l'amoroso foco.

DORALBA

S'accettar lo volevi,

un sì prezioso istante

tralasciar non dovevi

tu cangiasti d'amata, ed io d'amante.

MUSTAFÀ

Quest'è dell'amor mio giusta mercede?

DORALBA

Amore è cieco, e i servi suoi non vede.

MUSTAFÀ

Morrò se neghi al mio dolor pietà.

DORALBA

Grave tormento il tuo morir mi dà.

MUSTAFÀ

Morir già non poss'io senza di te

perché morir tu déi

prima di me, se la mia vita sei.

DORALBA

Che fai mio cor, che fai d'amore abbrugi

eppur resisti ancora, e pur indugi?

 

MUSTAFÀ

In grembo al suolo  

languendo sto

preda del duolo

io morirò.

 

DORALBA

Ch'un disperato amante  

si mora di dolor, chi glielo crede?

Dice morir, né mai spirar si vede.

MUSTAFÀ

Morrò giacché t'aggrada

chi perde la sua vita a morte vada.

DORALBA

Ferma il piè, parti pur, resta, va' via.

MUSTAFÀ

Partirò sì cruda tiranna mia.

Lascerò il mio tesoro.

S'io sto non vivo, e s'io mi parto, io moro.

 

MUSTAFÀ

Non mi ami?  

DORALBA

No, no.

MUSTAFÀ

Che brami?

DORALBA

No 'l so.

MUSTAFÀ

T'adoro.

DORALBA

No 'l merto.

MUSTAFÀ

Son oro.

DORALBA

Coperto.

MUSTAFÀ

Di fede, ma di'

m'adori!

DORALBA
(in disparte)

(Sì sì.)

MUSTAFÀ

Sei troppo crudele

a finger così.

Insieme

DORALBA

Son troppo crudele

a finger così.

 

MUSTAFÀ

Son schiavo.

DORALBA

Lo so.

MUSTAFÀ

Comanda.

DORALBA

Sei qui.

MUSTAFÀ

Ti servo.

DORALBA

Sì sì.

MUSTAFÀ

D'amante.

DORALBA

No no.

MUSTAFÀ

M'adori infedele?

DORALBA
(in disparte)

Risposi (di' sì).

MUSTAFÀ

Sei troppo crudele

a finger così.

Insieme

DORALBA

Son troppo crudele

a finger così.

 

DORALBA

Io son vinta o Mustafà  

più resister non pretendo

prigioniera a te m'arrendo

né ti chiedo libertà

son vinta o Mustafà.

MUSTAFÀ

Deh mio cor prendi respiro

ch'ogni duolo finirà.

Né può darti alcun martiro

che rigore in sé non ha.

MUSTAFÀ

Da te vinto è Mustafà

più resister non pretendo

prigioniera a te m'arrendo,

né ti chiedo libertà.

Da te vinto è Mustafà

Insieme

DORALBA

Io son vinta o Mustafà

più resister non pretendo

prigioniero a te m'arrendo,

né ti chiedo libertà.

Io son vinta o Mustafà.

 

Scena quindicesima

Odoardo, Mustafà, Doralba, Tartaglia.

<- Odoardo, Tartaglia, soldati

 

ODOARDO

Per l'iniqua, il traditor s'opprima  

videro gl'occhi miei

l'error, che morte ad ambidue v'intima

Tartaglia a me ne venga

nei più stretti legami

si pongan quest'infami

d'onestà contumaci

vanne eseguisci.

TARTAGLIA

Bene ma adesso adesso

so che verrà qualche corrier espresso

a dirmi, ch'io li cavi.

ODOARDO

Non obbedire ad altri,

tieni in tua man le chiavi

perché seguendo frode

il castigo de' rei darò al custode.

(parte)

Odoardo ->

 

DORALBA

Uccidimi amore.  

MUSTAFÀ

Più viver non vuò.

A tanto rigore

resista chi può.

 

MUSTAFÀ

Cangia o cielo in gioir l'orride pene  

in dolce libertà l'aspre catene.

TARTAGLIA

Mi scusino signor, perché bisogna

ch'ad obbedir m'accinga

pria che venga la notte,

quello a spese di cui mangio pagnotte.

DORALBA

Si stringa ognor più forte.

MUSTAFÀ

Quest'amoroso laccio

te lo sciolga nel mondo altri che morte.

TARTAGLIA

Pian piano galantuomo.

Sai messer Mustafà lasciala stare

mentre che sei in prigione

non facessi il compare

e tu madonna infanta

guarda ch'il guard'infante non ti pesi,

se da quest'animal non stai lontana

in capo a nove mesi

bisogno ci sarà della mammana.

 
(partono e vanno in prigione)

Doralba, Mustafà, soldati ->

 

Come può testa che regna  

la sua frenesia mostrar

a una razza così indegna

impossibil mi par.

E che un servo di palazzo

con un capital misfatto

voglia prendersi sollazzo

non l'ho credo, e l'ho per matto.

Se Doralba per trastullo

mostro il cupo del suo cor

Mustafà io non t'adulo

fu sol burla, e non amor.

Ma se lei più t'incatena

e tu meglio ti consiglia

né voler con tanta pena

al tuo re formar famiglia.

 

Fine (Atto secondo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Città.

Ormondo, Filone
 
Ormondo e Filone
Ben gli sta, ben gli sta

Del ritorno del re la lieta nuova

Ormondo, Filone
<- Girello

Buondì cari ministri

Ormondo, Filone
Girello ->

Molto mi pare cangiato

Ormondo, Filone
<- Girello
Ormondo, Filone
Girello ->

Ormondo, Filone
<- Girello

Ormondo, Filone, Girello
<- Tartaglia

Dove si va Tartaglia?

Ormondo, Filone, Girello
Tartaglia ->

Ormondo, Girello
Filone ->

Ormondo
Girello ->

Ormondo ->

Stanza di Pasquella.

Pasquella
 

Logge.

Doralba
 

Stanza reale.

Girello, Ormondo, Filone
 

Che creanza è la vostra?

Girello, Ormondo, Filone
<- Pasquella

Signore in questo foglio

Girello, Ormondo, Filone, Pasquella
<- Mustafà, Tartaglia, soldati

Io ch'in lacci mi vedo

Girello, Pasquella, Mustafà
Ormondo, Filone, Tartaglia, soldati ->

M'inchino alle tue piante, ove prostrate

Girello, Pasquella
Mustafà ->

Pasquella
Girello ->

Pasquella
<- Girello
Girello
Pasquella ->

Logge e prigioni.

Odoardo, Erminda
 
Odoardo e Erminda
Quanto puote! E quanto fa

Pure alfin ti riveggio

 
Odoardo, Erminda
<- Doralba

Ma qui venir se l'occhio mio non erra

Erminda e Odoardo
Parti, parti ben mio
Odoardo
Doralba, Erminda ->
Odoardo
<- Ormondo, Filone
Odoardo e Filone
Oh che infelice giorno!

Che meraviglia è questa?

Odoardo, Ormondo, Filone
<- Tartaglia

Con ordine di chi

Odoardo, Ormondo, Filone
Tartaglia ->

Nessun di voi mancò

Odoardo, Ormondo, Filone
<- Mustafà

Mio re tanto ti devo

Odoardo, Mustafà
Filone, Ormondo ->

A me d'infido il nome!

Mustafà
Odoardo ->
Mustafà
<- Doralba

Sol dalla regia lingua

Ch'un disperato amante

Mustafà e Doralba
Non mi ami?
Doralba e Mustafà
Io son vinta o Mustafà
Mustafà, Doralba
<- Odoardo, Tartaglia, soldati

Per l'iniqua, il traditor s'opprima

Mustafà, Doralba, Tartaglia, soldati
Odoardo ->
Doralba e Mustafà
Uccidimi amore

Cangia o cielo in gioir l'orride pene

Tartaglia
Doralba, Mustafà, soldati ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima
Inferno. Cortile delle prigioni. Logge, prigioni. Bosco. Città. Stanza di Pasquella. Logge. Stanza reale. Logge e prigioni. Logge e prigioni. Alla ferrata. Giardino. Stanze reali. Giardino. Stanze reali. Logge e prigioni. Bosco, campagna aperta con la vista della città, e il patibolo.
Prologo Atto primo Atto terzo

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