Atto secondo

 

Scena prima

Giardino d'Armida in forma di labirinto con spelonca nel mezzo.
Rinaldo solo.

 Q 

Rinaldo

 

 

Voi ridete erbette, e fiori,    

ma non rido io già così;

nel mio volto

dove il brio stava raccolto

la mestizia oggi apparì.

Voi ridete erbette, e fiori,

ma non rido io già così.

S

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Scena seconda

Armida, e Rinaldo.

<- Armida

 

ARMIDA

O mio bel sole: appunto  

te sospiravo: e come

al popolo odoroso

giri torbidi i rai, svelami: forse

dell'effige sognata

ritrovasti in Tancredi

alcun vestigio?

RINALDO

No.

ARMIDA

Perché rimane

l'alma sì trista ancora?

RINALDO

Perché misera teme

di perdere colei, che tanto adora.

ARMIDA

Chimere.

RINALDO

Ah che ben spesso

de' vicini accidenti

son precursori i sonni.

ARMIDA

Orsù: di quanti

cavalieri latini

trovansi ne' miei tetti orrenda strage

io ne farò.

RINALDO

Non tanto sangue...

ARMIDA

Almeno

dal timor, che t'ingombra

vo' liberarti. Olà custodi: tosto

disserrato lo speco

gl'itali prigionieri

venghino al mio cospetto.

Meco intanto qui siedi

ch'una scena vedrai di gran diletto.

 
Dalle Guardie viene aperta la porta della spelonca; intanto Armida preso Rinaldo per la mano lo conduce seco a sedere sopra un cespo di fiori.

<- guardie

guardie ->

 

ARMIDA

Voglio per forza, o caro,  

che tu rallegri il cor.

L'occhio, la guancia, il labbro,

se di mestizia è fabbro

più non risveglia amor.

Voglio per forza, o caro,

che tu rallegri il cor.

 

Scena terza

Escono dalla spelonca Tancredi, Arideno, e tutti li Cavalieri imprigionati da Armida.

<- Tancredi, Arideno, Enrico, Guasco, Guglielmo, Artemidoro, Olderico, Eberardo, Ridolfo, Vincislao, Gherardo

 

TANCREDI

Eccoci in libertà: su via compagni  

tentisi, benché inermi

dar la morte ad Armida.

ARIDENO

Sì sì la rea con nostra man s'ancida.

 
Corrono per avventarsi ad Armida, e restano tutti immobili nel suolo.
 

TANCREDI

Ma come all'improvviso  

immobile rimango?

ARIDENO

E come, o dio,

perde qui l'uso il passo?

TANCREDI

Sembra un tronco ciascun.

ARIDENO

Ciascuno un sasso.

ARMIDA

(levandosi in piedi)

O temerari: e tanto

(con furia)

contro di me s'ardisce? ignoto forse

v'è 'l mio poter? in tronco, e sasso: appunto

trasformarvi vogl'io: tosto si cangi

in virtù de' miei carmi

altri in belve, altri in piante, ed altri in marmi.

RINALDO

Meritato castigo.

 

TANCREDI

Omai di lupo  

prese Enrico l'effige.

 
(si tramuta)
 

ARIDENO

Guasco è in tigre converso.

 
(fa il medesimo)
 

TANCREDI

In leone Guglielmo.

 
(fa il medesimo)
 

ARIDENO

Artemidoro in orsa.

 
(fa il medesimo)
 

TANCREDI

In cipresso Olderico.

 
(fa il medesimo)
 

ARIDENO

Eberardo in macigno.

 
(fa il medesimo)
 

TANCREDI

Ridolfo, e Vincislao

già divennero augei.

ARIDENO

Gherardo alfine

in altra specie ha tramutato il crine.

 
(fa il medesimo)
 

ARMIDA
(a Rinaldo)

Che dici?

RINALDO

Bizzarro.

TANCREDI

Io stesso in bruto

sento cangiarmi.

 
(diventa mezzo satiro)
 

ARIDENO

Io pure

prendo forma novella.

Almen cangiando sesso

divenisse Arideno una donzella.

 
(diventa mezzo cavallo)
 

TANCREDI

Perfida maga: queste

son l'opre tue? Della ragion al lume

simili oltraggi arrechi?

Nella mente dell'uomo

il ciel splender la fece, e tu l'acciechi?

RINALDO
(ad Armida)

Deh rendigli ti prego

la primiera sembianza.

ARMIDA

Volentieri.

RINALDO

E più tosto

mandali in ceppi altrove.

ARMIDA

Di mia possanza ora vedrai le prove.

 
(batte un piede per terra, e tutti ritornano nella prima sembianza)
 

RINALDO

O prodigiosa Armida!  

ARMIDA

Immantinenti

ver Gaza al re d'Egitto

siano condotti in dono.

ARIDENO

Vo' guardar in disparte

se da quello, che fui diverso io sono.

 

TANCREDI

Donna rea di me tu ridi,  

ma di te mi riderò.

Porgerò preci al tonante,

che con destra fulminante

arda un dì chi m'oltraggiò.

Donna rea di me tu ridi,

ma di te mi riderò.

 

Tancredi, Arideno, Enrico, Guasco, Guglielmo, Artemidoro, Olderico, Eberardo, Ridolfo, Vincislao, Gherardo ->

 

Scena quarta

Armida, e Rinaldo.

 

ARMIDA

Ora da tuoi sospetti  

libero pur sarai: meco di nuovo

siedi tra questi fiori;

qui scherzino, o Rinaldo i nostri amori.

 
(preso per una mano Rinaldo torna seco a sedere nel loco di prima)
 

ARMIDA

Quel labbro  

m'invita a goder.

Un sol de' tuoi baci,

contiene

immenso piacer.

Quel labbro

m'invita a goder.

Insieme

RINALDO

Quel seno

m'invita a goder.

Un semplice amplesso

rinchiude

immenso piacer.

Quel seno

m'invita a goder.

S

 
 
(Rinaldo si lascia cadere nel seno d'Armida, ed ella gli pone una corona di rose sul capo)
 

Scena quinta

Ubaldo colla verga, e scudo fatale nella destra, che spunta da una siepe di rose.

<- Ubaldo

 

UBALDO

Eccomi giunto alfine  

a discoprir Rinaldo: o vista e giace

seco la sua diletta:

egli in grembo alla donna: essa all'erbetta.

 
Levandosi in piedi Armida, Ubaldo si ritira.

Ubaldo ->

 

ARMIDA

Ai domestici affari  

per poco o mio tesoro

partir degg'io: quivi rimanti: or ora

verran mie luci a rivederti ancora.

RINALDO

Deh non far, o mio sol lunga dimora.

 

ARMIDA

Bel labbro m'offendi  

a dirmi così:

s'in petto a chi s'ama

più l'alma soggiorna,

per forza ritorna

con celere brama

da dove n'uscì.

Bel labbro m'offendi

a dirmi così.

 

Armida ->

 

Scena sesta

Rinaldo, e poi Ubaldo.

 

RINALDO

È tanta la gran fiamma,  

che per Armida io sento,

che lontano da lei

un secolo mi par ogni momento.

 

Mi piace amar davvero,  

e amar con fedeltà.

Così si deve far.

Amar per bene amar,

e non per vanità.

Mi piace amar davvero,

e amar con fedeltà.

 

<- Ubaldo

UBALDO

Agl'occhi di Rinaldo  

l'adamantino scudo

offrasi omai: già già rapito il guardo

viene dal fatal lampo

più non si tardi ad intimar lo scampo.

 
Rinaldo s'affissa nello scudo rappresentatogli agli occhi da Ubaldo
 

UBALDO

O grand' eroe pur vedi

qual sei: come nel terso

lucidissimo acciar: il manto: il crine

spira tutto lascivie? e come il ferro

da lusso effeminato

guarnito è sì, ch'inutile ornamento

sembra non militar ferro istrumento.

RINALDO

(Cieli! sogno! o son desto!)

UBALDO

Deh sorgi, o duce invitto:

va l'Asia tutta, va l'Europa in guerra,

te solo in ozio vile,

principe generoso

scioperato ne stai? dell'universo

te solo il moto, nulla

move egregio campion d'una fanciulla?

RINALDO

(O mia vergogna eterna!)

UBALDO

E qual letargo

tien l'anima sopita?

Su su fatal guerriero:

te 'l campo: te Gofredo:

te la sorte: il trionfo,

ansioso attende: vieni, e l'empia setta,

che già crollasti a terra estinta cada

sotto l'inestinguibile tua spada.

RINALDO

Non più: taci: a bastanza

tu mi festi arrossir: chiuso n'andrei

e sotto il mare: e dentro

il foco per celarmi, e giù nel centro.

UBALDO

Non ti smarrir hai tempo

di risarcir' il danno.

RINALDO

O dio! sin ora

in questa dimorai

stolida cecità? con questi arnesi

sciocco adornai me stesso? itene, o indegne

pompe di servitù, miserie indegne.

 
Si squarcia le spoglie d'intorno, e le getta a terra.
 

UBALDO

Generoso dispregio.

RINALDO

Ubaldo il cielo

qui ti condusse: ah sappi

ch'egli la tua venuta

femmi veder' in sonno.

UBALDO

Il cielo appunto

fu la mia guida, e volle

che meco ora t'accingi

a subita partenza.

RINALDO

Andiam: ma come

dall'incantato albergo

potrem fuggir?

UBALDO

Con la virtù di questa

verga fatal, ch'io stringo

vi penetrai: con la medesma ancora

ritroverem l'uscita.

RINALDO

Tu mi precorri, e intanto

e certa via nel laberinto addita.

 

UBALDO

Guarda non ti lasciar  

vincere da beltà se più la miri.

Tu sai come diletta,

ma come tien ristretta

l'anima fra martìri.

Guarda non ti lasciar

vincere da beltà se più la miri.

 

Ubaldo ->

 

Scena settima

Rinaldo.

 

 

No no: già son risolto  

d'abbandonar Armida

conobbi già ch'ogni bellezza è infida.

 

Esser non voglio più  

più schiavo o cor

d'amor

né star in servitù.

Non so se tu m'intendi

se pur m'intendi tu.

Esser non voglio più

più schiavo o cor

d'amor

né star in servitù.

 

Rinaldo ->

 

Scena ottava

Armida, che torna per ritrovar Rinaldo.

<- Armida

 

 

Misera me che veggio?  

Qui Rinaldo non trovo?

(lo va cercando per scena)

Rinaldo, anima mia, forse tra questi

laberinti frondosi

per ischerzo ti celi? esci: né lascia

di tua vista digiuni

i famelici rai: vieni: t'affretta:

ahi che quella partenza,

che poc'anzi sognasti ora è sospetta.

 

Se non trovo il mio sol son morta amore.  

Già sento, che la tema

viene con doglia estrema

ad assalirmi il core.

Se non trovo il mio sol son morta amore.

 

Armida ->

 

Scena nona

Altre colline nevicate coperte di stragi con breccia nelle mura di Gierusalemme.
Gofredo levandosi un gran scudo, che tiene nel braccio precorso da Sigiero suo scudiere, e seguìto da molte Milizie.

 Q 

Gofredo, Sigiero, Guelfo, soldati, due soldati

 

GOFREDO

Recami, o buon Sigiero  

l'altro scudo, che porti: ha d'uopo il brando

per trapassar sull'affollate stragi

di men gravoso incarco:

e tempo è ben ch'alcuna nobil'opra

della vostra virtude ormai si scopra.

 
Nell'andar verso la breccia, vien ferito da uno strale.
 

 

Ma qual invido telo  

spinto da man nemica

divien remora al passo? ah che non toglie

piaga benché mortale

dal mio petto il coraggio: amici andiamo

delle mura all'assalto:

meco s'armi ciascun d'un cor di smalto;

ma l'acerba ferita

più s'inaspra nel duol: né mi sostenta

la gamba offesa ahi troppo: olà subentra

Guelfo nelle mie veci: io vado, e torno,

tu generoso assisti

che forse egli è del gran trionfo il giorno.

 
(viene sostenuto da due soldati sotto le braccia)
 

Il dio delle battaglie  

invoca nel pugnar.

Nel ciel confida, e spera,

ch'ad umile preghiera

il ciel si suol piegar.

Il dio delle battaglie

invoca nel pugnar.

 

Gofredo, due soldati, Sigiero ->

 

Scena decima

Mentre Guelfo con i Soldati va per assalire la breccia esce Clorinda, ed Argante con sabla alla mano seguitati da un grosso de' Saraceni.

<- Clorinda, Argante, saraceni

 

CLORINDA

E dove, o folli  

ir presumete? a terminar la vita

l'empito vi conduce.

 
Guelfo con le milizie fugge intimorito.

Guelfo, soldati ->

 

ARGANTE

Da tue voci atterriti  

fuggono vili, e li soldati, e 'l duce.

 

CLORINDA

S'arresti  

s'ancida

la turba, ch'infida

s'invola da me.

Più d'un rapido stral veloce ho 'l piè.

 

ARGANTE

Ferma Clorinda mira  

come rimane aperto

qui l'arietato muro.

CLORINDA

Di vendicar un sì gran danno i' giuro.

ARGANTE

Vadasi a ripararlo.

CLORINDA

A miglior d'uopo

ho rivolto 'l pensier.

ARGANTE

Che tenti o bella?

CLORINDA

Arder in altra parte

torre, che fra nemici

co l'arti sue più la città flagella.

ARGANTE

Son teco all'alta impresa.

CLORINDA

Ama quest'alma

d'esser sola all'effetto.

ARGANTE

E in ozio vil me lascerai negletto?

CLORINDA

Abbondano gl'impieghi.

ARGANTE

No, no: se fui tra l'armi a te consorte,

esser vuo' nella gloria, e nella morte.

CLORINDA

Ciò, che tu vuoi.

ARGANTE

M'astringe

prima verso la dama

il debito comune.

CLORINDA

Sentimento cortese.

ARGANTE

L'obbligo, che privato

al merto di Clorinda

come amante professo.

CLORINDA

Maggior bontade.

ARGANTE

E poi

della città cadente

la ragione efficace

di salvarti al sostegno.

CLORINDA

Scusami Argante, e 'l difensor del regno.

ARGANTE

Orsù: tronchiam gl'indugi.

CLORINDA

Ascolta. In fretta

agl'alberghi d'Ismeno

rivolgi il piè: confida

l'opra imminente: digli,

ch'un misto egli componga

atto ai subiti incendi

tanto gli rappresenta, e là m'attendi.

 

ARGANTE

È pur dolce a chi ben ama  

il comando del suo ben,

l'ubbidir è sì soave,

che per lui non sembra grave

l'accettar la morte in sen.

È pur dolce a chi ben'ama

il comando del suo ben.

 

Argante, saraceni ->

 

Scena undicesima

Clorinda sola.

 

 

Che non fa? che non tenta  

per gradir a Clorinda

l'innamorato Argante?

Ma non giova che poco,

poiché so che nel mondo

degl'uomini l'amar, è amar per gioco.

 

Son tutti traditori    

gl'amanti d'oggidì.

Ognun vi dà speranza

di conservar costanza,

ma poi non è così.

Son tutti traditori

gl'amanti d'oggidì.

Son tutti menzogneri

gl'amanti d'oggidì,

vi giura ognuno in petto

d'aver un saldo affetto,

ma poi non è così.

Son tutti menzogneri

gl'amanti d'oggidì.

S

 

Clorinda ->

 

Scena dodicesima

Spiaggia di mare con molo, e la fortuna in nave dorata si trattiene al lido aspettando Rinaldo.
S'ode fierissimo combattimento dentro la scena poi esce Rinaldo, e Ubaldo con spada alla mano seguito da Tancredi, Arideno, e tutti li Cavalieri, che Armida mandava in Egitto.

 Q 

(nessuno)

<- Rinaldo, Ubaldo, Tancredi, Arideno, Enrico, Guasco, Guglielmo, Artemidoro, Olderico, Eberardo, Ridolfo, Vincislao, Gherardo

 

RINALDO

Vittoria alfin sortimmi  

liberarvi, o compagni

dalla turba, che schiavi

vi scortava in Egitto.

UBALDO

Cade nel suol ogni fellon trafitto.

 

RINALDO

Risvegliato il braccio mio  

torna fulmini a vibrar.

Più non torpe in ozio vile,

non v'è forza in petto ostile,

che gli possa contrastar.

Risvegliato il braccio mio

torna fulmini a vibrar.

 

TANCREDI

Della vita a Rinaldo  

son debitor due volte.

ARIDENO

Io non esprimo

gl'obblighi d'Arideno.

RINALDO

Te stringo amico, e te buon servo al seno.

TANCREDI

Scusami se d'Armida,

con tropp'ardir...

RINALDO

Taci: non più: di lei,

e dell'offesa insieme

la memoria svanì.

TANCREDI

Ma come il cielo

ti trasse in questa via.

RINALDO

Chiedilo a chi mi seppe

libero far'uscir di prigionia.

UBALDO

Or non è tempo è d'uopo

fugir da questa terra.

V'attende, o duci il pio Buglione in guerra.

TANCREDI

Andiamo.

UBALDO

A voi non lice

esser con noi; quella, che la mirate

è la Fortuna: e nel suo pin me solo

deve condur col buon Rinaldo a volo.

TANCREDI

(Ch'odo!)

ARIDENO

(Che sento!)

UBALDO

In campo

ite per altra parte:

né temete Armida;

poiché già della maga è vinta ogn'arte.

RINALDO

Per momenti, o Tancredi

ci divide il destin.

TANCREDI

Pazienza: in breve

ci rivedrem: prendi l'imbarco.

RINALDO

Prima

te movi alla partenza.

TANCREDI

È mio dover, ch'al lido

io t'accompagni.

RINALDO

È mia ragion, ch'io scorga

incamminato il passo.

TANCREDI

Eh via Rinaldo.

RINALDO

Eh via Tancredi.

ARIDENO

Ognuno

si divida in un punto.

TANCREDI

Prego.

RINALDO

Supplico.

UBALDO

Ubaldo

deciderà la lite:

parta prima Tancredi, e voi partite.

ARIDENO

Tutte le cerimonie

saran così finite.

 

TANCREDI

Partirò, ma teco resta  

questo cor incatenato.

Finché vivo,

finché spiro

coll'affetto

del tuo petto

starà sempre il mio legato.

Partirò, ma teco resta

questo cor incatenato.

 

Tancredi, Arideno, Enrico, Guasco, Guglielmo, Artemidoro, Olderico, Eberardo, Ridolfo, Vincislao, Gherardo ->

 

Scena tredicesima

Ubaldo e Rinaldo.

 

UBALDO

Noi pur senza dimora  

partiam Rinaldo, acciocché l'empia maga

non sopraggiunga al lido.

RINALDO

Meco non ha più forza il suo Cupido.

 

Mi trovo in libertà,  

e voglio starci affé.

Sarebbe una pazzia

condur quest'alma mia

in preda a una beltà,

che pene ognor mi diè.

Mi trovo in libertà,

e voglio starci affé.

 

Scena quattordicesima

Mentre Rinaldo s'incammina verso il lido sopraggiunge Armida.

<- Armida

 

ARMIDA

(Eccolo, che ver l'onda  

drizza fugaci i passi.)

UBALDO
(a Rinaldo)

Armida.

RINALDO

(Dove

spunta costei.)

ARMIDA

Ferma o crudel: e soffri

lasciar me sola? aspetta almen fin tanto

che l'ultime mie voci

sian porte a te: non dico i baci: questi

altro più degna avrassi:

che temi empio se resti

potrai negar poiché fuggir potesti?

UBALDO

Guarda della sirena

non t'arrestar' ai detti.

RINALDO

Ubaldo a me conviene

trasgredir per momenti i tuoi precetti.

ARMIDA

Non creder già, ch'io porga

suppliche ad un amante:

tal fummo un tempo: ascolta

come nemico: i preghi

d'un nemico talor l'altro riceve.

Ben quel, che chieggio è tal, che dar lo puoi,

e integri conservar gli sdegni tuoi.

UBALDO

Temo.

RINALDO

Non dubitar.

ARMIDA

Se m'odi, e sprezzi

odiami quanto sai: le vostre genti

odiai anch'io, odiai te stesso: aggiungi

a questa ogn'altra colpa, e siano tutti

stimoli alla partenza:

vattene: passa il mar: pugna: travaglia:

struggi la fede nostra, anch'io t'affretto.

Che dico nostra? ah non più mia: fedele

sono a te solo idolo mio crudele.

UBALDO

(vuol condurlo via)

Basta così.

RINALDO

Pazienza.

ARMIDA

Solo mi si conceda,

ch'io ti segua fra l'armi

ch'il nome di regina

cangi in vil serva: solo

questo mi si conceda:

animo ho ben: ho ben vigor, che basta

a condurti i cavalli: a portar l'aste.

UBALDO

(fa il modo di sopra)

Oh dio partiam.

RINALDO

Son teco or ora.

ARMIDA

In campo

sarò qual più vorrai

o tuo scudiero, o scudo:

passerà pe 'l mio seno

pria, ch'a te giunga il ferro: e forse forse

non oserà piagarti

per non ferir me stessa.

Condonando il piacer della vendetta

a questa qual si sia beltà negletta.

UBALDO

Partiamo dico.

RINALDO

Aspetta. Armida invero

assai di te mi pesa: oh potess'io

dal malconcetto ardore

l'alma sgombrarti: e che li miei non sono

odii, né sdegni, o bella:

né vo' vendetta, né rammento offesa:

né serva tu, né tu nemica sei:

errasti è ver: e trapassasti i modi

esercitando ora gli amori, o gl'odi.

Ma che? son colpe umane, e colpe usate.

Scuso la natia legge, il sesso: e gl'anni.

Anch'io fallii, né condannar te posso

se non condanno anco me stesso: ascolta

sarò tuo cavalier quanto richiede

la guerra d'Asia, e con l'onor la fede.

UBALDO

Che dici?

RINALDO

Il fine omai

pongasi a nostri errori: e fia sepolta

la memoria di tanti

vergognosi delitti:

deh non voler, che segni ignobil fregio,

tua beltà, tuo valor, tuo sangue regio.

UBALDO

Rinaldo io qui non voglio

più soffrir una dimora...

RINALDO

Armida a dio;

rimanti in pace: io vado: a te non lice

meco venir: chi mi conduce il vieta

rimanti.

UBALDO

E ancor non giunse

il discorso alla meta?

 

RINALDO

Ci vol pazienza  

convien partir.

La sofferenza

del mio dolore

non è minore

del tuo martir.

Ci vol pazienza

convien partir.

 

Scena quindicesima

Volendo correre Ubaldo ad imbarcarsi con Rinaldo viene arrestato da Armida.

 

ARMIDA

Contro di te: ch'affretti  

Rinaldo alla partenza

m'avventerò.

UBALDO

Cotanto ardisci?

ARMIDA

Imponi

che si trattenghi.

UBALDO

Impongo

con la forza di questa

verga, che ti percote;

che restino nel suolo

fin che partiam, qui le tue piante immote.

 
Armida resta immobile.
 

UBALDO

Dovreste amanti tutti  

le femmine lasciar.

Fuggir da tante pene,

ch'ognora vi conviene

per quelle in sen portar.

Dovreste amanti tutti

le femmine lasciar.

 

Rinaldo, Ubaldo ->

 

Scena sedicesima

Armida sola.

 

 

E si trovano incanti  

che vincono li miei? Ma già ritorna

il passo in libertà.

(si muove)

Che miro i dogmi

del precettor indegno

l'uomo spietato ascolta.

Già mi lascia: mi fugge: o nato solo

dell'Ircania fra mostri: hai cor in petto

d'abbandonar Armida?

Dillo: parla: ragiona anima infida.

Ah tropp'è ver: già sordo

l'iniquo al par dell'onda

non ode i miei lamenti,

e lascia, che disperse

vadino la querele in braccio ai venti,

misera, che far deggio?

Qui che risolvo afflitta? omai la doglia

per l'anima disusa

al vital spirto ogni vigor invola

e già già mi costringe

sola a cader, ed a mancar qui sola.

(cade sopra d'un sasso)

 

Sì dammi la morte  

o barbaro duol,

ch'a me più non lice

mirar infelice

i raggi del sol.

Sì dammi la morte

o barbaro duol.

 

 

Ma per maggior mia pena  

vol riserbarmi in vita. E chi 'l direbbe?

Ito se n'è pur l'empio: un breve aiuto

senza, ch'al caso estremo

il traditor porgesse.

Ed io pur anco l'amo? e in questo lido

invendicata ancor piango? e m'affido?

che fa più meco 'l pianto? altr'arte, altr'armi

contro costui s'adopri:

già il giungo: il prendo: il cor gli svello: e quivi

le membra appendo, e s'egli è ver, che sia,

mostro di ferità vo' superarlo

nell'arti sue: ma dove son? Che parlo?

O stolta allor dovevi,

che prigionier l'avesti, in quel crudele

incrudelir: ma nella mente or nasce

novo pensier di vendicarmi: uscite

da Stige, o squadre orrende: uscite e meco

nelle tende latine

portate il vostro sdegno,

vuo', che senza dimora

cada l'empio fellon: pera l'indegno.

 
Escono molti Spiriti da sotto terra, portando seco un gran globo di fumo acceso.

<- spiriti

 

I tuoi fulmini    

ciel apprestami

per trafiggere un traditor;

lacerato

trucidato

cada sì d'un empio il cor.

I tuoi fulmini

ciel apprestami

per trafiggere un traditor.

S

 
Corre nel mezzo al globo accennato, e formatosi il ballo dagli Spiriti suddetti insieme con quelli si dilegua per aria.

Armida, spiriti ->

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Giardino d'Armida in forma di labirinto con spelonca nel mezzo.

Rinaldo
 
Rinaldo
<- Armida

O mio bel sole: appunto

Rinaldo, Armida
<- guardie
Rinaldo, Armida
guardie ->
Rinaldo, Armida
<- Tancredi, Arideno, Enrico, Guasco, Guglielmo, Artemidoro, Olderico, Eberardo, Ridolfo, Vincislao, Gherardo

Eccoci in libertà: su via compagni

(corrono per avventarsi ad Armida, e restano tutti immobili nel suolo)

Ma come all'improvviso

(i cavalieri man mano si trasformano)

Omai di lupo

(Armida batte un piede per terra, e tutti ritornano nella prima sembianza)

O prodigiosa Armida!

Rinaldo, Armida
Tancredi, Arideno, Enrico, Guasco, Guglielmo, Artemidoro, Olderico, Eberardo, Ridolfo, Vincislao, Gherardo ->

Ora da tuoi sospetti

Rinaldo, Armida
<- Ubaldo

(Ubaldo colla verga, e scudo fatale nella destra, che spunta da una siepe di rose)

Eccomi giunto alfine

Rinaldo, Armida
Ubaldo ->

Ai domestici affari

Rinaldo
Armida ->

È tanta la gran fiamma

Rinaldo
<- Ubaldo

Agl'occhi di Rinaldo

Rinaldo
Ubaldo ->

No no: già son risolto

Rinaldo ->
<- Armida

Misera me che veggio?

Armida ->

Altre colline nevicate coperte di stragi con breccia nelle mura di Gierusalemme.

Gofredo, Sigiero, Guelfo, soldati, due soldati
 

Recami, o buon Sigiero

(Gofredo vien ferito da uno strale)

Ma qual invido telo

Guelfo, soldati
Gofredo, due soldati, Sigiero ->
Guelfo, soldati
<- Clorinda, Argante, saraceni

E dove, o folli

(Guelfo con le milizie fugge intimorito)

Clorinda, Argante, saraceni
Guelfo, soldati ->

Da tue voci atterriti

Clorinda
S'arresti

Ferma Clorinda mira

Clorinda
Argante, saraceni ->

Che non fa? che non tenta

Clorinda ->

Spiaggia di mare con molo, e la fortuna in nave dorata si trattiene al lido.

 

(s'ode fierissimo combattimento dentro la scena)

<- Rinaldo, Ubaldo, Tancredi, Arideno, Enrico, Guasco, Guglielmo, Artemidoro, Olderico, Eberardo, Ridolfo, Vincislao, Gherardo

Vittoria alfin sortimmi

Della vita a Rinaldo

Rinaldo, Ubaldo
Tancredi, Arideno, Enrico, Guasco, Guglielmo, Artemidoro, Olderico, Eberardo, Ridolfo, Vincislao, Gherardo ->

Noi pur senza dimora

Rinaldo, Ubaldo
<- Armida

Eccolo, che ver l'onda

Contro di te: ch'affretti

(Armida resta immobile)

Armida
Rinaldo, Ubaldo ->

E si trovano incanti

Ma per maggior mia pena

(escono molti spiriti da sotto terra, portando seco un gran globo di fumo acceso)

Armida
<- spiriti

(corre nel mezzo al globo accennato, e formatosi il ballo dagli spiriti suddetti insieme con quelli si dilegua per aria.)

Armida, spiriti ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima
Scena bipartita. Da una parte fuga di padiglioni cristiani, dall'altra fortificazione esteriore difesa da un... Finimento di selva sull'annottarsi che termina in un prato fiorito con il castello d'Armida. Camera d'Armida con trasparenti, e volo d'otto amorini, che formando un padiglione per aria chiudono... Colline nevicate sul far del giorno con padiglioni illuminati sopra di esse. Giardino d'Armida in forma di labirinto con spelonca nel mezzo. Altre colline nevicate coperte di stragi con breccia nelle mura di Gierusalemme. Spiaggia di mare con molo, e la fortuna in nave dorata si trattiene al lido. Di notte; macchine militari antiche nell'esercito di Gofredo con torre di legno nel mezzo, sopra di cui vi... Gerusalemme con porta nel mezzo, e alberi dai lati.
Atto primo Atto terzo

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