Atto primo

 

Scena prima

Bipartita.
Da una parte fuga di padiglioni cristiani, dall'altra fortificazione esteriore difesa da un ammasso di saraceni sopra della quale vedesi Argante, e Clorinda con un cannocchiale nella destra, che guardano nell'esercito nemico. In lontano le mura di Gierusalemme.
Gofredo in atto malinconico assiso in mezzo al di lui padiglione circondato da Principi, e Capitani.

Immagine d'epoca ()

 Q 

Gofredo, principi, capitani, Argante

 

GOFREDO

Un'acerba rimembranza,  

sforza l'alma a sospirar

perché scema la speranza

che tenea di trionfar.

Un'acerba rimembranza,

sforza l'alma a sospirar.

 

 

Duci, v'è noto come  

una beltà lasciva,

de' più forti campioni,

trionfò col sol guardo: o di nostre armi

perdita vergognosa: almeno voi,

nell'esempio d'Armida,

riflettete più cauti,

che la voce di donna è sempre infida.

 

Scena seconda

Ubaldo con verga, e scudo fatale nella destra. Gofredo

<- Ubaldo

 

UBALDO

Signor, ritorna al volto  

la perduta allegrezza: io so qual aure

spira Rinaldo, e la possanza ottenni

di renderlo a Gofredo.

GOFREDO

(leva in piedi)

Ciò, ch'udisti dal mago espor ti chiedo.

UBALDO

Egli, che dagl'abissi

non invoca poter, ma che dagl'astri

tutto gli vien, mi disse,

che prigionier d'Armida

era l'invitto eroe.

GOFREDO

(Numi che sento?)

UBALDO

Allettato da certa

amenità di sito, in dolce sonno,

per opra dell'infida,

s'abbandonò l'incanto; e fissa l'empia

nel suo vago sembiante,

il trasse dove, or lo vezzeggia amante.

GOFREDO

Forse maga è costei?

UBALDO

Sì; ma d'inferno

usa l'arte esecranda.

GOFREDO

E come puoi,

vincere Ubaldo tu gl'incanti suoi?

UBALDO

A questa verga: a questo

scudo fatal, che miri

l'autorità fu data.

GOFREDO

Movi dunque ver lei la destra armata.

UBALDO

Già m'accingo al partir.

GOFREDO

Sappi, che lungi

dalle tende latine

erra Tancredi anch'esso.

UBALDO

D'un sì prode guerriero, o grave eccesso.

GOFREDO

Per tal cagion languisce

l'impresa di Sion.

UBALDO

Fa' core, e spera

con trionfo sì degno

di coronarti il crine:

tua si farà l'alta conquista alfine.

 

Chi pugna per il ciel,  

in terra vincerà

combatta pur fedel,

che la vittoria avrà.

Chi pugna per il ciel,

in terra vincerà.

 

Ubaldo ->

 

Scena terza

Gofredo, e suddetti.

 

GOFREDO

Alle voci d'Ubaldo  

l'alma si riconsola, e quella speme,

che languida poc'anzi,

semiviva parea; cangiato aspetto,

torna il vigor a rinforzar nel petto.

 

Si cangia in ardire  

la tema del cor.

Lo spirto guerriero,

al grado primiero,

richiama il valor.

Si cangia in ardire

la tema del cor.

 

Gofredo, principi, capitani ->

 

Scena quarta

Argante, e Clorinda discesi a basso.

<- Clorinda

 

ARGANTE

Che ne dici?  

CLORINDA

Raccolsi

dell'esercito franco, in questo vetro

le distinte notizie.

ARGANTE

Io vidi pure

l'assedio tutto: vidi

l'ordine delle tende,

de' nemici il comparto; e quasi quasi

ogni guerrier.

CLORINDA

Ma non Tancredi.

ARGANTE

Il guardo

cercollo invano.

CLORINDA

Ebbene?

Mi permetti, che seco

del sesto dì m'accinga

in tua vece al cimento?

ARGANTE

Oh dio! Condona,

se di novo m'oppongo

alla richiesta: il patto

a pugnar col superbo

obbliga solo Argante.

CLORINDA

Egli fe' già del tuo valor la prova.

ARGANTE

Ma rimase fra noi,

per cagion della notte

indecisa la palma.

CLORINDA

Deh la nova tenzon cedi a quest'alma.

ARGANTE

Non ti posso ubbidir.

CLORINDA

Chiaro argomento

di non amarmi.

ARGANTE

E vuoi,

che per anima vile

mi giudichi costui?

CLORINDA

Diversamente

parlano in lui le piaghe.

ARGANTE

Non fui senza di quelle.

CLORINDA

Lascia al mio braccio il vendicarle.

ARGANTE

Al mio

serbasi tal ragione.

CLORINDA

Di Clorinda non sei tu più campione.

(gli volta le spalle)

ARGANTE

Un fulmine m'avventi.

CLORINDA

Provocato da te.

ARGANTE

Tempra lo sdegno.

CLORINDA

Non opporti a mie brame.

ARGANTE

Necessaria repulsa.

CLORINDA

Or odi; almeno

piacciati, che d'araldo

servirti debba.

ARGANTE

O questo sì.

CLORINDA

Rimango

già soddisfatta.

ARGANTE

Ad Aladin, veloce

parto per annunciargli

sì bizzarro coraggio.

CLORINDA

Quando usciremo in campo?

ARGANTE

Tosto, che il primo sol pubblichi il raggio.

 

Dalle piaghe, che fan tuoi lumi  

a far piaghe apprenderò:

ed i soliti lor costumi

nel dar morte imiterò.

Dalle piaghe, che fan tuoi lumi

a far piaghe apprenderò.

(entra in città)

Argante ->

 

Scena quinta

Clorinda, e Soldati.

<- soldati

 

CLORINDA

Il valor, che risplende  

nella spada d'Argante

ad amarlo mi sforza;

ma se crede, che vasta

sia la fiamma, che m'arde: oh quanto cade

il misero in errore:

quell'amor, che m'accende è un altro amore.

 

Amo il dio, che sempre armato  

sfida in campo a guerreggiar:

ma non quel, che faretrato

sa nell'ozio trionfar.

Amo il dio, che sempre armato

sfida in campo a guerreggiar.

Amo il dio, ch'ognor guerriero,

prove fa di gran valor,

ma non quel, che cieco arciero

sol dell'arme è feritor.

Amo il dio, ch'ognor guerriero,

prove fa di gran valor.

(entra ella pure in città)

Clorinda, soldati ->

 
 

Scena sesta

Finimento di selva sull'annottarsi che termina in un prato fiorito con il castello d'Armida.
Tancredi, e Arideno.

 Q 

Tancredi, Arideno

 

TANCREDI

Arideno.  

ARIDENO

Signor.

TANCREDI

Nemmen qui s'ode

strepito, che m'accerti

l'esser per questa selva

inseguita Clorinda.

ARIDENO

Eh sallo il cielo

dove rivolga il piede.

TANCREDI

Il pericolo suo l'alma mi fiede.

ARIDENO

Avrà forse la notte

ricovrata costei.

TANCREDI

S'avvien, ch'offesa

dal germano d'Alcandro

resti la bella mia: giuro, o buon servo,

quel fulmine veloce

di portar nel suo cor vendetta atroce.

ARIDENO

E con ragion.

TANCREDI

Risolvo,

prima, che maggiormente

creschino l'ombre al bosco: a nostre tende,

far celere ritorno;

poiché col fiero Argante,

dimani appunto è della pugna il giorno.

ARIDENO

Andiam: ma qual se n' giunge,

sovr'alato destrier uom, che agl'arnesi

di messaggio ha sembianza.

 

Scena settima

Corriero a cavallo, e suddetti.

<- corriero

 

TANCREDI

Amico il corso  

frena per cortesia:

al dubbio passo addita

ver il campo latin qual è la via.

CORRIERO

Non v'esorto fra l'ombre

ad incerto cammin: lungi non poco

l'esercito dimora:

me seguite agl'alberghi,

che là trarrovvi alla nascente aurora.

(gira il cavallo, e si invia verso il castello)

TANCREDI

(vuol seguitarlo)

Sì, sì.

ARIDENO

(lo trattiene)

Meglio rifletti: è mal sicura

sempre notturna guida.

TANCREDI

Ah non c'arretri

vile timor: a suo piacer ci volga

costui per l'aer cieco:

non dubitar mentre Tancredi hai teco.

 
(suona il corrier tre volte la tromba, e si vede calare un gran ponte dal castello, sopra di cui egli ascende con fretta)

corriero ->

 

ARIDENO

(Ahi che veggio!)

TANCREDI

(Che miro!) Al rauco suono

del ritorto strumento il ponte abbassa

temuto ampio castello!

ARIDENO

Orror infonde

l'inespugnabil sito.

TANCREDI

Entrisi.

 
(vuol di nuovo incamminarsi ver'esso, e il servo lo trattiene)
 

ARIDENO

No mal cauto: in me s'accresce

il sospetto di frode.

TANCREDI

Chi non vince i perigli è senza lode.

 

Con i rischi della morte  

son avvezzo a contrastar.

E ne' rischi, il braccio forte

uso è sempre a trionfar.

Con i rischi della morte

son avvezzo a contrastar.

 
All'improvviso illuminatosi tutto il castello, e comparso il cielo stellato, si vede Rambaldo, che frettolosamente discende dal suddetto ponte con spada nuda nella destra, assistito da Armida che sovra il castello si trattiene invisibile.

<- Rambaldo

 

ARIDENO

Ah duce duce: vedi  

come con destra armata

all'apparir di mille faci ardenti,

rapido, e minaccioso

guerrier ver te se n' viene.

TANCREDI

In difesa l'acciar stringer conviene.

(mette mano alla spada)

 

Scena ottava

Rambaldo, e suddetti.

 

RAMBALDO
(verso Tancredi)

O tu qualunque sei, ch'ora qui giungi  

tosto l'armi deponi.

ARIDENO

(Ohimè.)

TANCREDI

Che l'armi

io deponga o fellone?

RAMBALDO

Olà, così d'Armida

vilipendi un campione?

ARIDENO
(piano a Tancredi)

Flemma signor.

TANCREDI

Campione tu? diverso

ti dichiara la fama.

Scellerato Rambaldo

ti conobbi agli accenti:

e non sai, che sei quello,

che sacrilego, ed empio

il più vero de' riti

nel più falso cangiasti:

con obbrobrio del nome:

con infamia del sangue:

della patria con scorno: onde non merti

solo ch'esser chiamato

il peggior de' mortali:

il più tristo fra rei:

il ribelle de' numi:

e con titoli degni,

fregiarti ancor o traditor presumi?

RAMBALDO

A parlar troppo audace

non si dà la risposta,

che con lingua di ferro.

(vuol tirar una stoccata a Tancredi)

ARIDENO

(gliela ripara)

Ah guarda!

TANCREDI

Lascia,

ch'a momenti a' suoi piedi

lo svenerà Tancredi.

(si mette in guardia)

RAMBALDO

Tancredi tu?

(abbassa la punta della spada a terra)

TANCREDI

Tancredi sì: che forse

ti sgomenti a tal voce?

RAMBALDO

(Astri che sento!)

TANCREDI

(lo invita a combattere)

Su: via...

RAMBALDO

(Tropp'egli è prode.)

TANCREDI

(fa il medesimo)

Vibra l'acciar, che stringi

RAMBALDO

(Che deggio far?)

TANCREDI

Codardo

e tardi ancor?

(lo percuote con la spada sulla spalla)

RAMBALDO

Codardo a me? non posso

più sopportar l'oltraggio:

qui l'invisibil maga

forse al timido cor darà coraggio.

 

Un cieco ardimento  

ti guida a morir.

Con pronto valore

saprò del tuo core

l'audacia punir.

Un cieco ardimento

ti guida a morir.

 
Segue il duello fra Tancredi, e Rambaldo.
 

ARIDENO

Giove pietoso assisti  

al tuo duce fedel: fa' ch'ei rimanga

l'uccisor di quel mostro:

umile per tal grazia al suol mi prostro.

 
(incalzato Rambaldo da Tancredi fugge sul ponte nel castello)

Rambaldo ->

 

TANCREDI

O vile, e fuggi? il brando  

ti seguirà: ma qual inganno! tutte

s'estinguono le faci...

 
(spariscono i lumi)
 

TANCREDI

Resto fra l'ombre cieche:

più non miro l'indegno: o iniquo: questi

sono i maggior tuoi vanti:

per sottrarti alla morte,

in mancanza d'ardir usar gl'incanti?

ARIDENO

Partiam Tancredi.

TANCREDI

(va per la scena)

Voglio

prima tra questi orrori,

tracciar l'anima infida.

ARIDENO

Lo cerchi invan sei prigionier d'Armida.

(sparisce)

Arideno ->

 
Tancredi all'improvviso si trova imprigionato con Arideno.

<- Arideno

 

ARIDENO

Misero me che ascolto.  

TANCREDI

Ah troppo è vero:

in carcere son io ferreo ritegno

sento, che fra catene

a rimaner mi sforza.

ARIDENO

Volesti aver ogni malan per forza.

TANCREDI

Assai mi pesa, o fido

l'impegno con Argante: e più che l'alma

smarrita ha la speranza

di riveder Clorinda: o fato, o sorte

quanto mi foste avversa.

ARIDENO

Di Clorinda, e d'Argante

a me più cal la libertà, ch'ho persa.

 

TANCREDI

Amor se non vedrò  

il sol, che m'invaghì,

tu sai qual pena avrò.

Non potrò star così

al certo morirò.

Amor se non vedrò

il sol, che m'invaghì,

tu sai qual pena avrò.

 
 

Scena nona

Camera d'Armida alla turchesca con trasparenti, e volo d'otto amorini, che formando un padiglione per aria chiudono il prospetto della medesima.
Armida.

 Q 

Armida

 

ARMIDA

Tutta giubilo, e tutta riso  

è quest'anima, o dio d'amor:

resta quasi nel seno anciso

dalla gioia l'allegro cor.

Tutta giubilo, e tutta riso

è quest'anima, o dio d'amor.

 

 

Per opra di mie frodi  

il famoso Tancredi

geme anch'esso tra ceppi: il fiore omai

de' latini campioni

in mio poter rimane:

or sì, che crede Armida,

che del prode Buglion l'arme sian vane.

Ma pria, che nel cammino

più s'inoltri la notte: irne compagna

vo' di chi fra le piume

solo qui posa, e giace;

voi scopritelo tosto:

l'alma senza il suo bene è senza pace.

 
Squarciato il padiglione dagli amorini che spariscono a volo, si scopre Rinaldo, che dorme sopra pomposo, e fiorito letto a cui s'avvicina Armida.

<- Rinaldo

 

ARMIDA

Occhi chi non vi mira  

non sa che sia beltà:

il sol dell'ombre è duce

se con la vostra luce

il paragon si fa.

Occhi chi non vi mira

non sa che sia beltà.

 

Scena decima

Rinaldo, che sognando balza dal letto ad occhi chiusi, e Armida.

 

RINALDO

Lasciami iniquo: e dove  

dagli alberghi d'Armida

mi conduci lontano?

ARMIDA

(Sogna.)

RINALDO

Lascia ch'io torni

in seno all'idol mio.

ARMIDA

(Ei sogna sì.)

RINALDO

Lasciami dissi oh dio...

ARMIDA

(prendendolo per un braccio)

Rinaldo.

RINALDO

E ognor più stretto

osi afferrarmi o indegno?

ARMIDA

(lo scuote)

Svegliati, sono Armida.

RINALDO

Ti renderò delle mie furie il segno.

ARMIDA

(lo scuote con maggior empito)

Deh svegliati una volta.

RINALDO

(apre gli occhi)

Armida.

ARMIDA

E quale

violenza del sonno

a delirar ti sforza?

RINALDO

Ah sappi, o bella,

che da mano furtiva

lungi da queste soglie

ero condotto a viva forza.

ARMIDA

Il tutto

già per tua bocca intesi.

RINALDO

E il vero ancora

parmi sognar ad occhi aperti.

ARMIDA

Eh scaccia

dalla mente le larve.

RINALDO

Ecco l'audace,

che pur tenta involarmi.

ARMIDA

E dove o stolto?

RINALDO

Miralo.

ARMIDA

Tu vaneggi.

RINALDO

La fantasia ti fa veder quel volto.

ARMIDA

Dimmi ravviseresti

l'effige di costui?

RINALDO

Certo.

ARMIDA

Sarebbe

forse Latin?

RINALDO

Latino.

ARMIDA

In questo punto

uno de' tuoi, rimase

entro miei lacci avvinto:

s'egli è 'l ceffo aborrito

cader potrà dalle tue mani estinto.

 

RINALDO

In quel seno  

qual baleno

l'ira accesa avventerò.

E d'un core

traditore

fiera strage or or farò.

In quel seno

qual baleno

l'ira accesa avventerò.

 

ARMIDA

Verrà fra poco il prigioniero intanto  

ricomponi dell'alma

l'agitate potenze:

abbandona i timori

tutte richiama in viso

le perdute bellezze:

rallegra i rai: la smorta guancia innostra:

se mesta non mi vuol lieto ti mostra.

 

Su quel labro il dolce riso  

fa' che torni a pullular:

senza il solito tuo brio

un dolor acerbo, e rio

mi costringe a lacrimar.

Su quel labro il dolce riso

fa' che torni a pullular.

 

Armida ->

 

Scena undicesima

Rinaldo cogitabondo.

 

 

Dalla torbida idea  

scacciar invan procuro

l'immagine concetta:

par che debba avverarsi

ciò, che la mente ingombra:

per affligger quest'alma ha corpo un'ombra.

 

Mi lacera il timor  

di perdere il mio ben.

Piuttosto, o cor vorrei,

che fra tormenti rei

tu mi mancasti in sen.

Mi lacera il timor

di perdere il mio ben.

 

Scena dodicesima

Tancredi, e Arideno incatenati condotti da Rinaldo.

<- Tancredi, Arideno

 

TANCREDI

In qual parte, o felloni  

fra pesanti catene

voi strascinate il piè?

ARIDENO

Un poco più di carità per me.

RINALDO

(Che rimiro!)

TANCREDI

(Che veggio!)

RINALDO

Questi è Tancredi.

TANCREDI
(verso Arideno)

Questi

è Rinaldo.

ARIDENO

È d'esso.

RINALDO

Amico.

 
(corrono ad abbracciarsi)
 

TANCREDI

Amico.

RINALDO

Come sei tra ritorte?

TANCREDI

L'arte dell'empia Armida

ordì poc'anzi al mio destin tal sorte.

ARIDENO

(Tremo per la paura della morte.)

RINALDO

Empia ad Armida? il nume

della beltà? quella, per cui sospiro?

Emèndati del fallo, o qui m'adiro.

TANCREDI

(Che sento?)

RINALDO

Il mondo tutto

non ha donna più degna:

prodiga nei favori

nelle grazie propensa:

affabile, gentile:

ricca d'ogni virtù: che generosa

mille volte mi fece

arbitra del suo trono:

e l'oltraggi così?

ARIDENO
(piano a Tancredi)

Chiedi perdono.

TANCREDI

(Tolgalo il ciel!)

RINALDO

M'avveggio,

che superbo ricusa

di correggersi il labbro;

pensaci bene: o forse

la stessa morte avrai

che serbavo ad altrui.

ARIDENO

(L'indovinai.)

TANCREDI

Amor accieca a tua ragione i rai.

 

RINALDO

In difesa del mio bene  

l'armi sempre impugnerò.

Son dall'obbligo costretto

far ragione a quell'oggetto,

che quest'alma innamorò.

In difesa del mio bene

l'armi sempre impugnerò.

 

Rinaldo ->

 

Scena tredicesima

Tancredi, ed Arideno.

 

ARIDENO

Signor, udisti quale  

sciagura a noi sovrasta?

TANCREDI

Per superarla è in me valor, che basta.

ARIDENO

Come? se fra catene

d'ambo ristretto è 'l piè.

TANCREDI

Ma non ristretta

fra catene è la mano.

ARIDENO

L'adopra, o duce, un prigionier invano.

TANCREDI

Prima, che dalla morte

cada oppresso Tancredi

dell'uccisor vedrai

l'anima vile a traboccarmi ai piedi.

ARIDENO

E che giova? se teco

dopo simil bravura

dovrò chiudermi alfine in sepoltura.

TANCREDI

Fa' coraggio Arideno.

ARIDENO

Non posso.

TANCREDI

E quando ancora

fosse comune il fato

incontrisi animoso.

ARIDENO

E non t'affligge

il perdere Clorinda?

TANCREDI

Assai: ma l'alma

soffre invitta il tormento.

ARIDENO

È di tempra maggior quel duol, ch'io sento.

TANCREDI

Che gran pena è la tua?

ARIDENO

Che pena?

TANCREDI

Sì.

ARIDENO

Lascio... Mi scoppia il cor.

TANCREDI

Chi lasci? Chi?

ARIDENO

Lascio la cara moglie.

TANCREDI

Il ciel t'invola

dal maggior d'ogni impaccio.

ARIDENO

Lascio gl'amati figli.

TANCREDI

Un peso al mondo,

ch'il ricco aggrava, e ch'il mendico opprime.

ARIDENO

Lascio i parenti.

TANCREDI

Tutti

traditori al suo sangue.

ARIDENO

Gli amici.

TANCREDI

O non li trovi,

o che li trovi infidi.

ARIDENO

So che tu dici il vero:

già già l'anima ardita

più la morte non teme:

vadano alla malora

moglie, figli, parenti, e amici ancora.

 

TANCREDI

Se mi dà pena, o no  

a perder il mio bene, amor lo sa.

Ma la crudel fortuna,

che tutti i mali aduna

così già destinò

né mai si cangerà.

Se mi dà pena, o no

a perder il mio bene, amor lo sa.

 

Tancredi, Arideno ->

 

Scena quattordicesima

Armida anelante.

<- Armida

 

 

Dov'è Rinaldo? dove  

fuori dalle mie stanze

uscì con tanta fretta? oh dio! qui venni

per intender da lui

l'esito con Tancredi

e non lo trovo... impazïente anelo

saper se della mente

all'inquieto spirto

recò pace, o più guerra.

Ratta da questo suolo

a rintracciar la cara effige io volo.

 

Non sa se debba ridere,    

o piangere il mio cor.

Vol ridere,

vol piangere

vol gioia, vol dolor.

Non sa se debba ridere,

o piangere il mio cor.

Non sa se desta gemiti,

o giubilo il mio sen.

Vol gemiti

vol giubilo,

vol fosco, vol seren.

Non sa se desta gemiti,

o giubilo il mio sen.

S

Sfondo schermo () ()

 

Armida ->

 

Scena quindicesima

Colline nevicate sul far del giorno con padiglioni illuminati sopra di esse da' quali risvegliati al tocco di tromba nemica, escono le Milizie di Gofredo, ed egli stesso con molti altri Capitani.

 Q 

<- Gofredo, soldati, capitani

 

GOFREDO

Da qual suono improvviso  

di nemico oricalco

desto è Gofredo? e minaccioso intorno

riempiendo il suol di lutto

par, che sfidi a battaglia il campo tutto.

Ecco dal vicin colle

spuntar nemico araldo, e là fermarsi.

Guerrier, che nell'aspetto

sembrava un Marte gigante:

se non erro all'insegne è questi Argante.

 

Mi predice il core afflitto  

ch'a penar ritornerò.

Già dal seno

qual baleno

il gioir si dileguò.

Mi predice il core afflitto

ch'a penar ritornerò.

 

Scena sedicesima

Clorinda in abito da araldo. Gofredo con suoi Capitani, ed Argante a cavallo che si ferma in lontano fra due colline assistito da buon numero di Saraceni.

<- Argante, Clorinda, saraceni

 

CLORINDA

Signor, che ben dimostri  

al venerando aspetto

esser il primo duce: a te m'invia

colui, che con Tancredi

già cominciò la pugna; eccolo: annuncia

or con le voci mia,

che secondo il concerto

venne per ultimarla al sesto die.

GOFREDO
(verso i suoi capitani)

S'avveraro i preludi: egli dal campo

manca, che son più giorni.

CLORINDA

È la disfida

comune a tutti: il prode Argante include

Tancredi pria, né però gli altri esclude.

GOFREDO
(verso Clorinda)

Intesi.

CLORINDA

E che rispondi?

GOFREDO

Il passo inoltri

chi vuol guerra con noi.

CLORINDA

Tu pur affidi

la di lui sicurezza?

GOFREDO

Non è quest'alma a tradimenti avvezza.

 

CLORINDA

Vieni, vieni o duce invitto    

vieni in campo a trionfar.

Il rival cadrà trafitto

sol del brando al lampeggiar.

Vieni, vieni o duce invitto

vieni in campo a trionfar.

S

 

Scena diciassettesima

Argante che s'avanza a cavallo fino in mezzo l'esercito cristiano: ivi giunto discende, e per qualche spazio di tempo resta guardandosi attorno senza parlare.
Gofredo, e detti.

 

ARGANTE

Eccomi nell'arringo:  

ma non spunta Tancredi? o gente invitta,

o popolo guerriero, e dove giace

il terror di vostr'armi? aspetta forse

la notte, ch'altre volte a lui soccorse?

GOFREDO

(Quasi con dura sferza

lo scherno di costui l'alma flagella.)

ARGANTE

Veng'altri s'egli teme.

Vengan le squadre intere:

i duci a stuolo, a stuolo:

ch'a pugnar con Argante

giurovi che non basta un uomo solo.

GOFREDO

Senza indugio, o Raimondo

fallo apparir mendace: ora o superbo

t'avvedrai ne' contrasti

se questo solo, o se tu sol non basti.

ARGANTE

Che fa dunque Tancredi?

fugge forse da me? ma fugga pure

nel centro anco d'abisso: il ferro mio

lo giungerà.

GOFREDO

Menti nel dir, ch'uom tale

fugga da te, ch'assai di te più vale.

ARGANTE

Riserbo ad altro tempo

il vendicar l'offesa: omai ci desti

la tromba alla tenzone.

GOFREDO

(fa moto a Raimondo che entri nello steccato)

A punir quell'audace esci, o campione.

 

ARGANTE

Al nume guerriero  

non cedo al pugnar.

Di Marte più fiero

so l'arte vibrar.

Al nume guerriero

non cedo al pugnar.

 
Segue il duello alla vista dell'esercito nel qual tempo esce un vapore sotterraneo in guisa di nuvola, che si tramuta in Clorinda, quale s'arresta ad Oradino Sagittario, e fa, ch'egli scagli uno strale a Raimondo: dal che irato Gofredo così parla contro Argante.
 

GOFREDO

O scellerato: queste  

son le prodezze tue? per man d'altrui

sopportar, ch'a Raimondo

voli pennuta morte? olà miei fidi

ecco rotta la fé: suvvia l'ardire

castigate degl'empi: all'armi, all'ire.

 
S'incontrano li Cristiani, e li Saraceni; fra i quali segue fierissimo combattimento.
 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Scena bipartita. Da una parte fuga di padiglioni cristiani, dall'altra fortificazione esteriore difesa da un ammasso di saraceni sopra della quale vedesi Argante, e Clorinda con un cannocchiale nella destra, che guardano nell'esercito nemico. In lontano le mura di Gierusalemme.

Gofredo, principi, capitani, Argante
 

Duci, v'è noto come

Gofredo, principi, capitani, Argante
<- Ubaldo

Signor, ritorna al volto

Gofredo, principi, capitani, Argante
Ubaldo ->

Alle voci d'Ubaldo

Argante
Gofredo, principi, capitani ->
Argante
<- Clorinda

Che ne dici? / Raccolsi

Clorinda
Argante ->
Clorinda
<- soldati

Il valor, che risplende

Clorinda, soldati ->

Finimento di selva sull'annottarsi che termina in un prato fiorito con il castello d'Armida.

Tancredi, Arideno
 

Arideno / Signor / Nemmen qui s'ode

Tancredi, Arideno
<- corriero

Amico il corso

(suona il corrier tre volte la tromba, e si vede calare un gran ponte dal castello)

Tancredi, Arideno
corriero ->

(all'improvviso illuminatosi tutto il castello, e comparso il cielo stellato, si vede Rambaldo, che discende dal ponte, assistito da Armida che sovra il castello si mantiene invisibile)

Tancredi, Arideno
<- Rambaldo

Ah duce duce: vedi

O tu qualunque sei, ch'ora qui giungi

(duello fra Tancredi e Rambaldo)

Giove pietoso assisti

Tancredi, Arideno
Rambaldo ->

O vile, e fuggi? il brando

(spariscono i lumi)

Tancredi
Arideno ->
Tancredi
<- Arideno

(Tancredi e Arideno si trovano imprigionati)

Misero me che ascolto

Camera d'Armida con trasparenti, e volo d'otto amorini, che formando un padiglione per aria chiudono il prospetto della medesima.

Armida
 

Per opra di mie frodi

(squarciato il padiglione dagli amorini che spariscono a volo, si scopre Rinaldo)

Armida
<- Rinaldo

Lasciami iniquo: e dove

Verrà fra poco il prigioniero intanto

Rinaldo
Armida ->

Dalla torbida idea

Rinaldo
<- Tancredi, Arideno

(Tancredi, e Arideno sono incatenati)

In qual parte, o felloni

Tancredi, Arideno
Rinaldo ->

Signor, udisti quale

Tancredi, Arideno ->
<- Armida

Dov'è Rinaldo? dove

Armida ->

Colline nevicate sul far del giorno con padiglioni illuminati sopra di esse.

<- Gofredo, soldati, capitani

Da qual suono improvviso

Gofredo, soldati, capitani
<- Argante, Clorinda, saraceni

(Argante è a cavallo; Clorinda in abito di araldo)

Signor, che ben dimostri

(Argante che s'avanza a cavallo fino in mezzo l'esercito cristiano)

Eccomi nell'arringo

(duello alla vista dell'esercito nel qual tempo esce un vapore sotterraneo in guisa di nuvola, che si tramuta in Clorinda, quale s'arresta ad Oradino Sagittario, e fa, ch'egli scagli uno strale a Raimondo)

O scellerato: queste

(fierissimo combattimento)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima
Scena bipartita. Da una parte fuga di padiglioni cristiani, dall'altra fortificazione esteriore difesa da un... Finimento di selva sull'annottarsi che termina in un prato fiorito con il castello d'Armida. Camera d'Armida con trasparenti, e volo d'otto amorini, che formando un padiglione per aria chiudono... Colline nevicate sul far del giorno con padiglioni illuminati sopra di esse. Giardino d'Armida in forma di labirinto con spelonca nel mezzo. Altre colline nevicate coperte di stragi con breccia nelle mura di Gierusalemme. Spiaggia di mare con molo, e la fortuna in nave dorata si trattiene al lido. Di notte; macchine militari antiche nell'esercito di Gofredo con torre di legno nel mezzo, sopra di cui vi... Gerusalemme con porta nel mezzo, e alberi dai lati.
Atto secondo Atto terzo

• • •

Testo PDF Ridotto