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Scena prima |
Galleria, che introduce a diversi appartamenti terreni. Orcane, e Libia da una parte. Climene dall'altra. |
Q
<- Orcane, Libia, Climene
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LIBIA |
Giungi a tempo, o regina. Orcane a offrirmi
nella real sua destra un tuo rifiuto
generoso ne vien.
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CLIMENE |
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ORCANE (a Climene con derisione insultante) |
Un soglio altrui dovuto
so che usurpar non vuoi: so che fedele
ami chi sempre amasti.
Ti spiegasti abbastanza:
lusingar tu non sai la mia speranza.
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CLIMENE |
È ver. (Gelosa ei spera
di rendermi così) Ma Libia espresse
teco il suo cor?
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ORCANE |
Sì poco
di due pupille intendi
il muto favellar? L'alma tradita
da quegli occhi loquaci, i suoi segreti
celar pretende in van. Tanto sfavilla,
così chiaro traluce
su quel volto il piacer.
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LIBIA |
De' sensi miei
meglio Climene istessa
informar ti potrà.
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ORCANE |
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LIBIA |
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ORCANE |
Che più dunque innanzi a me gli asconde?
(Mi sogguarda confusa, e non risponde.)
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LIBIA |
Al par di me sorpresa
col silenzio palesa i dubbi suoi.
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ORCANE |
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LIBIA (ironicamente) |
Ossequio, affetto,
quando i limiti eccede,
più sincero non è; non merta fede.
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ORCANE |
Creder dunque si niega...
comprenderti non so; meglio ti spiega.
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LIBIA |
Spiegarmi vorrei;
ma il tempo... ma il loco...
ancor per poco
tacer mi convien.
(parte)
| Libia ->
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Scena seconda |
Fetonte, e detti. |
<- Fetonte
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FETONTE |
Madre, la tua presenza impazienti
chiedon le turbe popolar torrente,
oggi più dell'usato,
il sacro circo inonda.
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CLIMENE |
Ivi a momenti
meco Libia sarà: Libia, che a fronte
delle suddite genti,
al talamo, ed al trono
sceglier deve un consorte.
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ORCANE |
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FETONTE |
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ORCANE |
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FETONTE |
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ORCANE |
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FETONTE (a Climene) |
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CLIMENE |
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FETONTE |
Ei che da Congo in nostro pro già mosse
d'Etiopia le schiere...
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CLIMENE (con ironia) |
Anzi l'istesso...
che pur guari non ha, per suo riposo,
pensò al letto condurmi amante, e sposo.
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ORCANE |
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FETONTE |
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ORCANE (con importante contegno) |
Tuo nemico
non divenni per ciò. Della beltade
necessario tributo
fu mai sempre l'amore.
Né può vietarsi a un core,
sol perché piace altrui,
l'omaggio offrirle degli affetti sui.
Del suo destino incerto,
de' dritti altrui dubbioso,
chi geloso si rende,
degrada i merti suoi, sé stesso offende.
Io de' tuoi voti audaci
lodo il coraggio illustre, onde aspirasti
un soglio a posseder: Ma Libia...
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FETONTE |
Oh stelle!
Libia come poteo...
madre, e sia ver?
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CLIMENE (con ironia) |
L'arcano
tutto ei già svelò. T'affanni invano.
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FETONTE |
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CLIMENE (con ironia insultante) |
(accennando Orcane)
La regia erede
sperar da chi potria più salda fede?
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ORCANE |
Il rimprovero intendo; ma capace
d'oltraggiarmi non è mendace accusa:
fé presumer non può chi amor ricusa.
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(a Fetonte) |
(accennando Climene con fastoso disprezzo)
Amar costante
crudel bellezza,
è debolezza
non è virtù.
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CLIMENE (a Fetonte) |
(guardando Orcane con ironia insultante)
Verace amante
men lusinghiero,
cor più sincero
mai non vi fu.
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ORCANE |
Crucciarsi, lagnarsi,
spiegarsi non osa.
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CLIMENE |
Mi crede sdegnata,
placata mi spera.
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| (ciascuno da sé) | |
ORCANE
Ma un'alma gelosa
celar non si può.
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Insieme
CLIMENE
Ma un'alma altera
confonder saprò.
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| (partono da diversi lati, Climene ed Orcane) | Climene, Orcane ->
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Scena terza |
Fetonte. |
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Libia, Orcane t'invola, e neghittoso
tu qui resti, O Fetonte? E qual t'ingombra
indolente stupore? Irresoluto
chi ti rese così? Forse no 'l credi?
Forse... Ma che? Voluto avria Climene
deluderti, ingannarti... Ah ti riscuoti
dal tuo letargo alfin. Vanne, t'affretta:
chiama de' torti tuoi vindici almeno
gli spergiurati dèi. Sovverti, abbatti
l'ara, il tempio profano, ove si appresta
la sacrilega pompa
all'indegno rival. Trafiggi, svena,
chi rapirti minaccia il tuo tesoro.
Pera il moro fallace;
tremi l'egizio audace. In questo, in questo
d'amor, di sdegno disperato eccesso,
de' miei furori inorridisco io stesso.
Ma se colei, che adoro,
già d'amarmi cessò; d'un forsennato
cieco trasporto inefficaci, e vani
gl'impeti, ahimè! saranno... Ah dunque in traccia
dell'infida più tosto
corrasi: all'empia in faccia
de' tradimenti suoi
tutto l'orror si scopra: oda chiamarsi
perfida, menzognera,
mostro, fiera crudel... ma no: le vie
a tentar di pietade
miglior consiglio mi sospinge. In petto
se di scoglio non ha l'ingrata un core,
a distemprarlo, oh dio!
bastar solo potrà l'affanno mio.
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Sempre fido il primo affetto
serberò costante in petto:
del mio duol, de' mali miei
chiederò da lei ~ pietà.
Infedel la chiamerò,
disleal, spergiura... Ah no.
Da me sol quant'io l'ho amata
quell'ingrata ~ oh dio! saprà.
(parte)
| Fetonte ->
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Scena quarta |
Circo solare, ove i Giacchi all'adorazione del Sole ordinariamente si adunano. Ha questo la forma d'un anfiteatro verde a più ordini di sedili adombrati da frondosi allori, che gli fanno spalliera continua fino al Parnaso, che scorgesi rappresentato di prospetto nel fondo. Oltre alla marmorea statua d'Apollo, veggonsi sulla sacra pendice quelle ancor delle muse; e nella sommità il cavallo pegaseo, che fa con un calcio scaturire l'Ippocrene: le falde della praticabil montagna sono, come i sedili all'intorno, ingombrate da confusa moltitudine di numeroso Popolo. Ricchi piumacci nel mezzo per le regie Persone, per il loro Séguito nobile, e per i sacri Ministri. Epafo, ed Orcane. |
Q
popolo, Epafo, Orcane
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EPAFO |
Il decisivo istante
s'appressa, Orcane.
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ORCANE |
Se al proposto laccio
piega Climene il cor, del tuo consiglio
opra sia sol.
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EPAFO |
Nel figlio
un potente rivale a me rimane.
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ORCANE |
Il so ma non temer: tutto prevenni,
fidati: avrem per noi
la miglior, la più sana
parte di questo regno.
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EPAFO |
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| (si levan le turbe all'apparir di Climene) | |
ORCANE |
Segno,
che si avanza Climene.
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EPAFO |
Eccola. Il fasto usato ognor ritiene.
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ORCANE |
Fasto, che agli occhi miei
vaga la rende.
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EPAFO |
A lei
muovasi incontro.
(s'incammina incontro a Climene)
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ORCANE |
Sieguo
i passi tuoi.
(muovesi ad incontrar Climene)
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Scena quinta |
Climene. Libia, e Fetonte. Dalla porta destra, scortati dalle Guardie nobili, e seguiti dagli Ufficiali maggiori del regno. Ministri sacri dalla sinistra, preceduti dal Gran sacerdote d'Apollo, e detti. |
<- Climene, Libia, Fetonte, guardie nobili, ufficiali, ministri sacri, gran sacerdote
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EPAFO |
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ORCANE |
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CLIMENE |
Qui meco
non v'incresca seder.
(siede)
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EPAFO E ORCANE |
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| (siedono tutti) | |
CLIMENE |
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EPAFO |
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ORCANE |
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CLIMENE |
E queste insieme
odano accolte turbe.
Figli, che ben di madre
ho un cor per voi nel petto,
cangiò, figli, d'aspetto
la mia, la sorte vostra. Invida parca
ad immaturo fin del mio consorte
precipitando i giorni, un duce, un padre
ai popoli rapì, tolse alle squadre.
Alle perdite mie trovar riparo
facil cosa non è. Scemar le vostre
sta in mio poter. Tiranna,
non facendol, sarei. Però del serto
volontaria mi spoglio. A Libia in fronte
passi con lieti auspici.
Tutti a render felici, oggi con lei
dell'impero divida illustre sposo,
e le cure, e gli onori.
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EPAFO E ORCANE |
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CLIMENE |
E questo
sia qual più si conviene
al suo genio reale.
Sappia con lance uguale
scerner dal giusto il reo. Lento a punire,
sollecito a premiare: il merto solo
del suo favor decida.
In ogni azion per guida,
più che piacer privato
abbia il pubblico ben. Meta, e misura
sia degli affetti sui
l'altrui felicità. Gli vegli a lato
la prudenza, il consiglio.
Gli armin la destra, il core,
la fortezza, il valore. In lui ciascuno
d'ogni virtù sublime un efficace,
sovrano esempio ammiri.
Amor esiga; e riverenza ispiri.
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ORCANE |
Degna d'un nume in vero
ne' colori l'imago.
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CLIMENE |
E ben, d'un nume,
dalle fra lor non discordanti voci
degli oracoli tutti, oggi si vuole,
che qui regni la prole.
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EPAFO |
Sol da Giove chi nacque
di lei dunque sia degno.
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LIBIA |
No, popoli: se al regno
s'attende un successor dal voto mio,
Fetonte è il vostro re; questo vogl'io.
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EPAFO (a Libia) |
Gli oracoli così render ardisci
menzogneri, e fallaci?
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CLIMENE (ad Epafo) |
Anzi con essi
Libia il voler del genitor accorda.
Merope istesso, in lui,
(accennando Fetonte)
alla figlia uno sposo
sceglier già seppe, in cui
riconosca ciascun l'inclito germe
del dio, che qui si adora.
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EPAFO |
Ingegnosa è la fola,
ma spargerla non basta. Or vi conviene
accreditarla; e sola
chi l'asserisce, a tanto
s'impegna invano. Abbia la madre pria
quel culto, che alla mia
rende l'Egitto intero; indi Fetonte
con fastose parole
venga, e si vanti a noi figlio del sole.
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FETONTE |
(si leva e seco tutti)
Temerario! Lavar col sangue reo
dovrai la macchia indegna,
(accennando Climene)
che al suo, che all'onor mio fe' il labbro audace.
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EPAFO |
Quest'acciaro, mendace,
(accennando Climene)
il vostro sosterrà
(a Fetonte)
con tuo periglio.
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FETONTE |
Vieni, fellon.
(volendo sortire)
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LIBIA |
Ferma.
(trattenendo Epafo)
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CLIMENE |
(arrestando Fetonte)
T'arresta, o figlio:
di me, di te, del regno
è l'ingiuria comun. Smentirla pria,
poi dobbiam vendicarla. E questa cura,
assai più, che al tuo braccio, a quel si aspetta
de' sudditi fedeli.
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ORCANE |
Il voto loro
è che Libia a Fetonte
non s'accordi se pria più certe prove
de' suoi natal non s'hanno.
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CLIMENE |
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EPAFO |
Questo comun silenzio i detti suoi
appien conferma.
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ORCANE |
Teco
meglio dunque, o regina,
ti riconsiglia.
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EPAFO |
Qual sovrasti a voi
non lieve rischio or puoi veder.
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ORCANE |
Più cauta
Libia da questo a misurar impari
colla ragion gli affetti.
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EPAFO |
A me conceda
volontaria una man, che or or costretta
darmi forse dovrà.
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ORCANE (a Climene) |
Placar d'Orcane
tu cerca il cor.
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EPAFO |
Del labbro
l'imprudente rifiuto
la destra emendi.
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ORCANE |
| |
EPAFO |
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ORCANE |
| |
EPAFO |
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CLIMENE |
Decido, e voglio
l'onte punir d'un temerario orgoglio.
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Leggi, sdegno, non soffro consigli:
non pavento minacce, perigli.
Oltraggiata, sol bramo, sol voglio
tant'orgoglio ~ superbi, punir.
(parte)
| Climene ->
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Scena sesta |
Epafo, Orcane, Libia, e Fetonte. |
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EPAFO (a Libia)
Tu più saggia
cangia il fasto, e l'ire!
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Insieme
ORCANE (a Fetonte)
Meno audace
frena il fasto, e l'ire!
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EPAFO |
(guardando Fetonte)
Un sorride!
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ORCANE |
(guardando Libia)
L'altra tace!
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EPAFO (a Libia)
Quel silenzio contumace
il mio sdegno ~ irriterà.
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Insieme
ORCANE (a Fetonte)
Quel fallace tuo contegno
il mio sdegno ~ irriterà.
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| |
LIBIA, EPAFO, ORCANE E FETONTE |
Men s'ostenta, più l'ardire
divisar talor si fa.
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| (Epafo e Orcane in atto di partire) | |
ORCANE |
(ritenendo Fetonte)
Ascolta.
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FETONTE |
(tornando indietro)
Ho tutto inteso.
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EPAFO |
(a Libia richiamandola)
Spiegati.
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LIBIA |
(ad Epafo arrestandosi, ma sprezzante)
Ho detto assai.
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ORCANE (a Fetonte) |
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FETONTE (a Orcane con derisione) |
Giammai
l'alma non t'infiammò.
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LIBIA (a Epafo con intolleranza) |
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EPAFO E ORCANE (a Libia) |
Compreso
il tuo pensier non ho.
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LIBIA |
(a Epafo)
Se il favellar sì poco
di due pupille intendi,
ciò, che saper pretendi
tutto è palese a lui.
(accennando Orcane con ironia insultante)
Già da quest'occhi miei
tradita io fui.
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FETONTE |
(ad Orcane con ironia amara, ed insultante)
Debito omaggio, il sai,
è di beltade amore,
né può vietarsi a un core
sol perché piace altrui,
di tributare a lei
gli affetti sui.
| |
LIBIA
Del suo destino incerto,
chi al fuoco tormentoso
di gelosia s'accende,
degrada i merti suoi,
sé stesso offende.
|
Insieme
FETONTE
De' dritti altrui dubbioso,
chi al fuoco tormentoso
di gelosia s'accende,
degrada i merti suoi,
sé stesso offende.
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| (partono insieme Libia, e Fetonte) | Libia, Fetonte ->
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Scena settima |
Orcane, ed Epafo. |
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EPAFO
Sol di gioco, e scherno oggetto
divenuto io qui sarò!
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Insieme
ORCANE
Vil cagion di reo diletto
divenuto io qui sarò!
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EPAFO (pensoso) |
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ORCANE (turbato) |
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EPAFO |
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ORCANE |
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EPAFO
Ah paventi
provocar chi me tentò.
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Insieme
ORCANE
Si sgomenti
provocar chi me tentò.
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| |
EPAFO (agitato)
Sordo ai pianti, alle querele
al mio piede ~ in van mercede
domandar l'ascolterò.
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Insieme
ORCANE (furioso)
Implacabil, e crudele
stragi, morti, affanni, e lutto
da per tutto ~ io spargerò.
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| (partono) | Epafo, Orcane ->
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| | |
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Scena ottava |
Sotterraneo, tenebroso luogo de' reali sepolcri, per cui dal regio soggiorno, alla più elevata cima delle montagne solari, e per conseguenza al palazzo del Sole apresi un occulto, inosservato passaggio. La scena è illuminata soltanto dall'incerta luce delle spiranti, languide faci, che a' mesti avelli ardono continuamente dinanzi. Fetonte, poi Climene. |
Q
Fetonte
|
| |
|
FETONTE
Ombre, che tacite
qui fede avete;
faci, che torbida
luce spandete;
l'orror, che ingombrami
non fomentate;
ombre, che placide
qui riposate.
| (♦)
(♦)
|
| <- Climene
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CLIMENE |
| |
FETONTE |
Giungesti al fin. Fra tanti orrori
tu m'addita qual fia...
| |
CLIMENE |
Quella, o figlio, è la via,
che da' regi sepolcri
sino al paterno soglio
ti scorterà. De' monti
solari a me più volte
Febo per essa dall'eccelse cime
discese inosservato.
| |
FETONTE |
Andrò. Con questa in fronte
obbrobriosa macchia
più mostrarmi non voglio.
Ma quale al genitore,
madre, del nascer mio
non dubbia prova dimandar poss'io?
| |
CLIMENE |
Sovra il suo carro assiso
chiedi, che de' suoi raggi il crine adorno,
sol per un giorno, comparir su in cielo
apportatore, e duce
ti lasci almen della diurna luce.
Va': né il tuo piè sgomenti
lungo, alpestre, scabroso,
malagevol sentiero.
L'aura, il vento leggero
ti porteran su i vanni
all'immortal soggiorno
pria, che faccia dal mare il sol ritorno.
Io d'Epafo, e d'Orcane intanto i moti
attenta osserverò. Sediziosi
le ribellanti turbe a rei tumulti
spinger potriano.
| |
FETONTE |
Ah questo
è de' spaventi miei
lo spavento maggior. Pensando al rischio,
in cui vi lascio, vacillar già sento
la mia costanza. A Libia, a te vorrei
vegliar fedele al fianco. Ah tu se m'ami,
tu gelosa il mio bene,
custodisci, difendi. Il cor mi manca,
madre, per dirgli addio. La sua presenza
un palpito segreto, un freddo, un gelo
m'astringe ad evitar. Non soffra il cielo,
che di nuovi disastri il mio terrore
sia presagio funesto. A Libia intanto
tu per pietà l'ascondi.
Se ricerca di me, dille, rispondi...
ma che?... No 'l so... senti... sì, dille... Ah vola:
l'idolo del cor mio per me consola.
| |
|
Tu parla, tu digli,
che appena io respiro
fra tanti perigli...
(vedendo venir Libia da lunge)
ma oh stelle! Che miro!...
Se parto... se resto...
che incontro funesto!
Che fierò è mai questo
terribil momento,
cimento ~ crudel!
(in atto di voler, partendo, evitar l'incontro con Libia)
| |
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Scena nona |
Libia, e detti. |
<- Libia
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LIBIA (a Fetonte richiamandolo) |
Tu mi sfuggi? Senti oh dio!
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FETONTE (a Libia arrestandosi) |
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LIBIA (a Fetonte) |
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FETONTE (a Libia) |
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LIBIA (a Fetonte) |
| |
FETONTE (a Libia) |
(Ahimè) Vorrei... pavento.
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LIBIA (a Fetonte) |
| |
| (ciascuno da sé) | |
CLIMENE
Ah che tormento.
Per quell'anima fedel.
FETONTE
Ah che tormento.
Per quest'anima fedel!
|
Insieme
LIBIA
Ah che tormento.
Per quest'anima fedel!
|
| |
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LIBIA (a Fetonte) |
| |
FETONTE |
(a Libia)
Intendimi... (Oh dèi!)
(a Climene)
Che affanno!... Vorrei...
tu parla per me.
Sì, parla, sì digli
l'affanno, i perigli,
la pena, il tormento
di questo - funesto
momento crudel.
(parte)
| Fetonte ->
|
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Scena decima |
Libia, e Climene. |
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CLIMENE |
(a Libia che s'incammina appresso a Fetonte)
Dove (oh dio!)...
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LIBIA |
Seguirlo io vo'.
(in atto di partire)
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CLIMENE |
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LIBIA |
| |
CLIMENE |
| |
LIBIA |
| |
CLIMENE |
| |
LIBIA |
| |
CLIMENE |
| |
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LIBIA E CLIMENE
Questa è troppa tirannia,
troppo barbaro dolor!
Ah pietà ~ non sa ~ che sia
chi non l'ha ~ del suo dolor!
(partono)
| Libia, Climene ->
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| |
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Scena undicesima |
Per il ballo secondo. Reggia del Sole. Siede Febo sovra fiammeggiante, risplendentissimo soglio fra Temide, e la Felicità, che di lui alquanto meno elevate a' suoi lati si scorgono. Giace il Tempo a piè del trono sotto la forma d'alato vecchio. In altro sito l'Aurora, l'Anno, e i Secoli. Le Ore del giorno, e le Stagioni formano il secondo ballo. |
Q
Febo, Temide, Felicità, Tempo, Aurora, Anno, i secoli, le ore del giorno, le stagioni
|
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