Atto primo

 
Fetonte giace qui, ch'ebbe ardimento
del carro esser rettor del maggior lume;
e se regger alfin ben no 'l poteo,
pure, osando alte imprese, arse, e cadeo.
Anguillara Metam. d'Ovidio Libro II
 

Scena prima

Antro a Teti sacro con ara accesa nel fondo.
Si apre la scena verso il fine del primo «Allegro» della sinfonia, e subito si trovano i Sacerdoti di Teti tutti schierati nel fondo dell'antro con accese fiaccole in mano. Climene accompagnata da altri Sacerdoti, si avanza cantando la seguente invocazione destinata a prender il luogo dell'«Andante» dell'apertura.

 Q 

sacerdoti di Teti, Climene

 

CLIMENE

De' liquidi regni    

dagli antri remoti

rispondi a' miei voti,

o madre pietosa,

o Teti vezzosa,

gran diva del mar.

S

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CORO DE' SACERDOTI

Dagli antri remoti

rispondi pietosa,

o Teti vezzosa,

gran diva del mar.

 
Mentre i sacri Ministri cantano il coro, uno de' medesimi versa sull'ara gl'odorosi profumi. Terminato appena il suddetto, un sotterraneo fremito di repentino spaventevol tremuoto, che al secondo «Allegro» della sinfonia viene sostituito, sorprende, mette in fuga, e disperde tutti i sacri Ministri. Abbandonata, palpitante, e smarrita rimane sola Climene in mezzo agli orrori della vacillante spelonca. A proporzione, che va crescendo il rumore degl'istromenti, veggonsi ondeggiar d'intorno le sassose, oscure, ed ineguali pareti, che strepitosamente in fine rovinando, ed aprendosi, si scopre la deliziosa reggia di Teti.

sacerdoti di Teti ->

 
 

Scena seconda

Deliziosa reggia di Teti.
Siede la Dèa alla destra sopra eccelso trono, sostenuto da un muscoso elevato scoglio, adorno d'archi, e colonne di congelata acqua di mare. Veggonsi ad essa intorno con artificiosa irregolarità situate Naiadi, Limniadi, Nereidi, Sirene, Tritoni, ed altre marittime Deità, ove alcune sovra piccioli scogli, di verde musco vestiti, agiatamente riposano. I leggeri delfini per l'acque, che la reggia inondano, lubricamente si aggirano. Gli annosi fiumi, e le vaghe Ninfe de' ruscelli, e de' fonti, sostenendo le loro urne diverse, e sovra delle medesime in varie guise appoggiandosi, versano quivi di cristallini umori, e di limpid'acque perenni, e copiosi tributi. Mentre Climene corre all'apparir della scena, per gettarsi a piè del materno trono, Teti discende, e fra le sue braccia teneramente l'accoglie.
Teti, e Climene.

 Q 

<- Teti, naiadi, limniadi, nereidi, sirene, tritoni, altre marittime deità, ninfe

 

TETI

Del mio tenero affetto a darti, o figlia,  

qual più chieder saprai men dubbio pegno,

di quest'umido regno agli occhi tuoi

ecco aperti i recessi. Or ciò, che vuoi

a me palesa.

CLIMENE

O genitrice, o diva,

forse a te sola ignoti

sono i disastri miei? Vedova, inerme,

fra bellici furori, onde rimbomba

mal sicura la reggia,

mi perdo, mi confondo.

TETI

Il tuo periglio

non ti sgomenti ancora.

CLIMENE

Un figlio, un figlio,

degna di Febo generosa prole,

de' miei palpiti, o madre,

è l'oggetto maggior. Di mille squadre

gl'insulti, le minacce

forse con alma forte

sostenere io saprei. Ma oh dèi! Pavento

gl'intolleranti moti

di quel nobil coraggio.

Coll'avito retaggio,

fin da' primi anni suoi Merope a lui

Libia già destinò: Libia, onde il cielo

dell'estinto mio sposo

il talamo primier fecondo rese.

Del consorte i disegni

prevennero i miei voti: e a' voti miei

fur presagio felice

degl'innocenti cori

gli allor nascenti pargoletti amori.

Adulti entrambi, in un con lor s'accrebbe

il reciproco ardore.

Ma, d'ogni dritto ad onta, Epafo adesso

spegner sì belle faci

orgoglioso minaccia:

Epafo, che spargendo alte ruine

fe' al nostro ciel tragitto

dall'arenoso Egitto.

Di Congo il fiero Orcane

tutte a mio pro le forze

muover promise, è ver; ma qual poss'io

all'Etiope fallace

fede prestar? Con gli adunati Mori

se lento è a comparir, l'oste d'Egitto

assalirà di Vamba

le già da lunge assediate mura:

e Libia, ohimè! chi sa?...

TETI

Paventi invano.

L'Egitto, il mondo intero

non cangeran del fato

l'immutabil voler. Proteo, cui lice,

con fatidico sguardo,

fra l'ombre del futuro

sicuro antiveder, i dubbi tuoi

cessar tosto farà. L'insidie lascia,

che a disporre io ne vada, onde il ritroso

vate a parlar si astringa. Ogni timore

sgombra intanto dal sen. De' fidi amanti

intiepidir gli affetti

Epafo non potrà, che ascosa fiamma

più si spande agitata, e più s'infiamma.

 

Tacito, e lento il foco  

talor serpendo gira:

finché non spira il vento,

spavento ~ altrui non fa.

Ma quando in ciel si desta

fiera, crudel tempesta,

orribile tremendo

crescendo ~ allor se n' va.

(parte)

Teti ->

 

Scena terza

Climene, indi Proteo.
Sovra carro leggero, tirato da due cavalli marini. Una truppa di Tritoni lo precede cantando a suon di buccina.

<- truppa di tritoni, Proteo

 

CLIMENE

Questo riflesso appunto  

fomenta il mio terrore...

Ma de' marini armenti ecco il pastore.

(si ritira)

 

CORO DE' TRITONI

Della gran buccina  

il suono udite:

uscite, uscite,

squamosi armenti,

su i campi a pascolar

de' falsi argenti.

 

Scena quarta

Terminato il coro si sente una dolce armonia; ad ascoltar la quale Proteo scende dal carro; e vinto dalla dolcezza de' modulati suoni, sopra picciolo scoglio s'addormenta, e là correndo le Sirene, lo legano allo stesso scoglio; nel quale destandosi Proteo all'improvviso assalto, e vedendo che il dibattersi a lui non giova per sortire da' lacci, ora in acqua, ora in fuoco, ed ora in alato drago trasformasi.
Teti, Climene, e Proteo.

<- Teti

 

CLIMENE

(spaventata dalle mostruose trasformazioni di Proteo)  

Che miro! Aita...

TETI

Non temer: son teco.

(verso Proteo, che sotto strana, mentita forma tuttavia si nasconde)

Proteo, m'ascolta. Usar qui a te non giova

le solit'arti. Fra quei lacci avvolto

fosti per cenno mio; né andrai disciolto,

a noi svelar, se non prometti pria,

qual fia di Libia, e di Fetonte il fato.

CLIMENE

A ripigliar tornò l'aspetto usato;

ma il torbido girar di sue pupille

già mi predice, (ahimè) qualche sventura.

(Proteo istantaneamente riprende la sua vera forma)

PROTEO

(attaccato ancora allo scoglio)

La caligine oscura

dell'avvenir profondo,

a valicar costretto,

i vostri voti ad appagar m'affretto.

TETI

A lui quelle ritorte

tolgansi pur. Fallaci

giammai non fur le sue promesse.

(le sirene lo sciolgono dalle catene)

PROTEO

(inoltrandosi come ispirato, ed estatico)

Il cielo

all'eccelsa d'un nume inclita prole

Libia unita veder destina, e vuole.

Ma quai tede io rimiro

al talamo fatale arder d'intorno!

Sì: vincesti, o Fetonte:

ma de' trionfi tuoi

fia la pompa funesta al mondo, e a noi.

CLIMENE

Che intesi! Infausta dunque...

PROTEO

A te non lice

di più cercar.

CLIMENE

Crudel divieto! Io gelo

a' detti suoi. Di quei presagi oscuri

il vario senso accresce

le mie smanie feroci. A quai tormenti

riserbar mi volete astri inclementi?

 

 

Cara madre...  

TETI

Dolce figlia...

CLIMENE

Tu consiglia ~ i dubbi miei.

TETI

Disperar così non déi.

CLIMENE

Vuoi ch'io speri, e la procella,

che minaccia intorno, e freme,

già mi spinge a naufragar.

TETI

Non temer, che amica stella

ravvivar può ancor la speme

di chi geme ~ in mezzo al mar.

(in atto di partire)

CLIMENE

Tu mi lasci?

TETI

No: ti guido.

CLIMENE

Dove?

TETI

Al lido, ~ che non lice

di far meco a te soggiorno.

CLIMENE

Quante volte in questo giorno

io ritorno a palpitar!

Insieme

TETI

Quante volte in questo giorno

fai ritorno a palpitar!

(partono insieme)

Climene, Teti ->

 

Scena quinta

Proteo.

 

 

Il dissipato gregge  

si raduni, o tritoni.

(partono li tritoni)

truppa di tritoni ->

 

Al suo cordoglio  

resti l'audace in preda. Ecco: imparate

improvvidi mortali: ecco d'un vano

insano ardir la meritata pena.

Di sue sciagure spesso

fabbro è l'uomo a sé stesso;

e accelerò sovente il proprio affanno

chi osò squarciare innanzi tempo il velo,

onde gli arcani suoi circonda il cielo.

 

Voi che sortir d'affanno  

col preveder cercate,

vi accelerate un danno,

talvolta incerto ancor.

D'un ben, che possedete,

godete ~ insin, che dura:

dell'avvenir la cura

ai dèi lasciate ognor.

(parte)

Proteo ->

 
 

Scena sesta

Gabinetto di specchi.
Libia, e Fetonte.
Costernati.

 Q 

Libia, Fetonte

 

LIBIA

Numi! Ed è ver?  

FETONTE

Pur troppo. A queste mura

dall'antro a Teti sacro

volgea Climene il piede. Inosservato,

inimico drappello a' regi segni

la riconosce. Del fuggir le vie

tutte occupando allora,

in quella parte, e in questa

la circonda, l'arresta: indi fra mille

confuse d'allegrezza insane grida,

nel vicin campo al duce reo la guida.

LIBIA

O impensato disastro! E a tal novella

tu che facesti?

FETONTE

Arsi, gelai; fra l'armi,

disperato consiglio

trarmi pensò.

LIBIA

Te stesso

inutilmente seco

perduto avresti.

FETONTE

Il rischio intesi; e corsi,

per lei fra le catene

volontario ad offrirmi.

LIBIA

Oh ciel!

FETONTE

Ma il cambio

il tiranno ricusa.

LIBIA

E la regina...

FETONTE

L'infelice regina, oggi tu sola

involar a' furori

di quell'empio potrai.

LIBIA

La vita, il sangue

per lei pronta darò.

FETONTE

Tanto non chiede

Epafo.

LIBIA

L'inumano

da me dunque, che vuol?

FETONTE

Vuol la tua mano.

LIBIA

La mia mano? Che orror!

FETONTE

Se non l'ottiene,

a Climene minaccia

scempio, e morte crudel.

LIBIA

Mostro spietato!

E tu pensi?...

FETONTE

Mia vita,

che mai posso pensar?

LIBIA

Ma in tal periglio...

FETONTE

Penso, che quella è madre, e ch'io son figlio.

LIBIA

E potresti?...

FETONTE

Potrei

mille volte morir pria, che lasciarti.

Ma se per possederti,

mercar oggi io volessi

con quelli d'una madre i giorni miei,

troppo indegno di te, mio ben, farei.

LIBIA

Oh figlio! Oh amante! Oh eroici sensi! In seno

mia sopita virtù sento a quei detti

nuovamente destarsi.

FETONTE

Che mediti? Che dici?... Ah colla madre

se il figlio ancor veder brami estinto...

LIBIA

Corri: salva la madre. Hai vinto, hai vinto.

FETONTE

Oh sforzo illustre!

LIBIA

(piangendo)

Se veder potessi

quanto costa al mio cor...

FETONTE

Deh cessa, o cara,

cessa di sospirar. Non piacque al cielo,

che per me tu nascessi. A' suoi decreti

la fronte abbassa; ti consola: il ciglio

alfin rasciuga; e prendi,

mentre la madre a conservar m'invio,

prendi (ah dirlo non so!) l'ultimo addio.

(le bacia teneramente la mano)

LIBIA

Tu vuoi ch'io mi consoli,

tu vuoi ch'io terga sulle ciglia il pianto;

ma perché, oh dio! perché tu piangi intanto?

(guardando fissamente in volto Fetonte, che piange)

 

FETONTE

Le mie smanie celarti io dovrei  

ma ti perdo; più mia già non sei!

Ah perdona se un ciglio verace

d'ingannarti capace ~ non è.

No, mentir queste luci non sanno,

ti palesan l'affanno ~ del core;

e ti dicon che pena, che muore

chi fedele sol visse per te.

(parte)

Fetonte ->

 

Scena settima

Libia.

 

 

Misera! E a chi pietade  

non fariano i miei casi? Io de' mortali

il più degno adorai. Perder lo deggio,

per darmi in preda, oh dio!

a un rio mostro crudele...

Ah chi può condannar le mie querele?

Ai gemiti si sciolga

omai libero il freno. È troppo giusta

del mio duol la cagione.

Piangasi; e il reo consorte

abbia del suo delitto

nel mio cordoglio almeno

un rimprovero eterno;

e trovi ogni momento

il carnefice suo nel mio lamento.

 

Spargerò d'amare lagrime  

l'odioso, infausto letto:

turberò l'altrui diletto

coll'eterno sospirar.

Il mio bene ognor chiamando,

detestando ~ un empio laccio,

andrò in braccio ~ al reo consorte

la sua sorte ~ a funestar.

(parte)

Libia ->

 
 

Scena ottava

Luogo magnifico destinato alle pubbliche udienze sulla gran piazza di Vamba capitale del regno de' Giacchi, popoli abitatori delle montagne del Sole nell'Etiopia esteriore. A destra eccelso trono di bianchissimo avorio, sormontato da verdi palme, che a guisa d'ombrella nell'alto le spaziose foglie stendendo, fra di loro si congiungono.
Fetonte, e Climene scortata dalle Guardie nobili e seguita da' Paggi.

 Q 

Fetonte, Climene, guardie nobili, paggi

 

CLIMENE

Opportuno d'Orcane  

giunse il favor. L'inaspettato assalto

Epafo non sostenne. In fuga volto

l'egizio stuolo, io già sua preda, in campo,

libera mi trovai.

FETONTE

E il moro vincitor?

CLIMENE

Sino alla reggia

scorger mi fece.

FETONTE

Ad inseguir trascorso

le fuggitive schiere

forse lungi ei sarà.

CLIMENE

No: viene a noi;

e il re d'Egitto è seco.

FETONTE

Epafo?

CLIMENE

Sì, pace trattare vuol meco.

FETONTE

Il superbo rivale

pretenderà...

CLIMENE

La legge

ora imporre io gli posso.

Eccolo: in faccia a lui

l'intolleranza tua

cimentar qui non voglio.

Vanne. In soglio io l'attendo.

FETONTE

Ti servo al trono; e a' tuoi voler mi arrendo.

(dà la mano a Climene per salire sul trono, e parte)

Fetonte ->

 

Scena nona

Climene, Orcane, poi Epafo.
Dal fondo della scena sortono Epafo, ed Orcane, l'uno e l'altro a cavallo, quello seguìto dal numeroso suo Esercito, e questo preceduto da schiera di Mori pedestri, che portano a lui dinanzi i fumanti argentei vasi, su de' quali ardono gli odorosi profumi, e vengono suonando una barbara marcia, e cantando il seguente

<- Epafo, mori, Orcane, esercito

 

CORO

Fiamme odorifere,  

sabei profumi

del grand'etiope

destinsi al piè.

 

ORCANE

Falangi, eserciti

dispersi, erranti,

fuggan qual turbine

davanti ~ a me.

 
(discendono da cavallo Orcane, ed Epafo)
 

CORO

Fiamme odorifere,

sabei profumi

del grand'etiope

destinsi al piè.

(mentre cantasi il coro, la Regina discende dal trono, e va ad incontrar Orcane)
 

ORCANE

Dal mio braccio, o regina,  

debellato, e sconfitto,

a te pace domanda il re d'Egitto.

EPAFO

Né abbattuto, né vinto,

come il suo dir risuona,

se la pace bramate, a voi la dona.

Per conservar le schiere, a lui, sorpreso,

l'onor vano lasciai d'un vuoto campo.

ORCANE

Cercasti nella fuga il proprio scampo.

CLIMENE

Non più contese. Utile a sé la trova

chi la pace propone.

Io, se Orcane l'approva,

non la ricuso. L'usurpato regno

di Nubia Epafo renda.

EPAFO

Agli avi miei

tributario, lo sai,

fu quello un dì. Rubelle

all'egizio potere, il tuo consorte

ne scosse il giogo. Della regia figlia

la mano a me di nuovo

ne assicuri il possesso.

S'abbia Climene il resto:

e regnar se le piace,

questo soglio le basti; e regni in pace.

ORCANE

Regna: Orcane lo vuol, bella regina:

Orcane, che destina,

per sicurezza tua, per suo riposo,

oggi al letto condurti amante, e sposo.

 

CLIMENE

(ad Epafo)  

Tu m'offri un regno in dono?...

(ad Orcane)

Amor tu chiedi a me?...

(ad Epafo)

Ma non è tuo quel trono...

(ad Orcane)

Mio questo cor non è.

Nell'urna, estinto ancor

amo chi sempre amai:

né cangia mai ~ tenor ~ la mia costanza.

(ad Epafo)

Ingiusta io qui non voglio

sul soglio ~ altrui regnar;

(ad Orcane)

né indarno lusingar ~ la tua speranza.

(parte col séguito)

Climene, guardie nobili, paggi ->

 

Scena decima

Epafo, ed Orcane.

 

ORCANE

Strano inutile amor! Languendo agghiaccia  

fra le vedove piume,

chi a' freddi avelli serbar sé presume.

Spento di vita il lume,

s'altri è lieto, o dolente

l'uom non cura, o non sente.

EPAFO

Eh mal conosci

di donna il cor. Di Merope se vuoi,

che divider fra noi

possiamo i regni; adopra

arte, ingegno, destrezza:

àrmati di fierezza: a nuovo amore

volger fingi la mente. Il tuo disprezzo

non soffrirà Climene. Ogni altro affetto

in petto femminil serve all'impero

di un orgoglio tiranno;

e beltà vilipesa

chi fugge a richiamar condanna spesso

di fasto vano ambizioso eccesso.

 

È la donna, s'io scorgo il vero,  

van, leggero ~ mutabil sesso:

fugge spesso ~ da chi l'adora;

l'innamora ~ chi la schernì.

E l'amante, che si querela,

che arde, gela, ~ che ognor sospira,

fasto accresce, baldanza inspira

all'ingrata, che lo ferì.

(parte)

Epafo ->

 

Scena undicesima

Orcane.

 

 

D'obliar quell'altera,  

sì, sembiante io farò. Mi vegga in dono

offrire a Libia un core...

Ma non s'infinge impunemente amore.

E ben: la regia erede

amisi dunque. De' consigli suoi

tardi pentito, Epafo a me la ceda.

Il suo retaggio è degno

della grandezza mia, cui molto aggiunge

di forza, e di splendor. De' Giacchi il voto

assicurarmi pria

destramente io saprò. Lieto vedrassi

al nodo illustre oggi esultare un regno

di tollerar già stanco

freno stranier... Ma di Climene intanto

sento, ahimè! che scordarmi,

come vorrei, non posso... Amor, grandezza,

che volete da me? Fra tanti, e tanti

tumultuanti affetti

combattuto, agitato,

mille volte fra me, per mio tormento,

in un punto risolvo, e poi mi pento.

 

Penso: scelgo: mi pento: poi torno  

a voler ciò, che pure mi spiace...

Ah perduta del core ho la pace;

già più calma ~ quest'alma ~ non ha!

Sì: t'ascolto, superba grandezza,

ma non posso... che affanno! Che pena!...

Un'amabil tiranna bellezza

incatena ~ la mia libertà.

Sfondo schermo () ()

 
(parte col séguito)

Orcane, esercito, mori ->

 
Segue il ballo di Mori, ed Egizi, del Séguito d'Orcane, ed Epafo.

<- mori, egizi, Epafo

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Antro a Teti sacro con ara accesa nel fondo.

sacerdoti di Teti, Climene
 
Climene e Coro
De' liquidi regni

(sotterraneo fremito di repentino spaventevol tremuoto, che al secondo «Allegro» della sinfonia viene sostituito; a proporzione, che va crescendo il rumore degl'istromenti, veggonsi ondeggiar d'intorno le sassose, oscure, ed ineguali pareti, che strepitosamente in fine rovinando, ed aprendosi, si scopre la deliziosa reggia di Teti)

Climene
sacerdoti di Teti ->

Deliziosa reggia di Teti; eccelso trono, sostenuto da un muscoso elevato scoglio, adorno d'archi, e colonne di congelata acqua di mare; veggonsi ad essa intorno piccioli scogli; i leggeri delfini per l'acque, che la reggia inondano, lubricamente si aggirano; gli annosi fiumi, e ruscelli, e fonti.

Climene
<- Teti, naiadi, limniadi, nereidi, sirene, tritoni, altre marittime deità, ninfe

Del mio tenero affetto a darti, o figlia

Climene, naiadi, limniadi, nereidi, sirene, tritoni, altre marittime deità, ninfe
Teti ->
Climene, naiadi, limniadi, nereidi, sirene, tritoni, altre marittime deità, ninfe
<- truppa di tritoni, Proteo

(Proteo sovra carro leggero, tirato da due cavalli marini)

Questo riflesso appunto

(Climene si ritira)

(Proteo sopra picciolo scoglio s'addormenta, e là correndo le sirene, lo legano allo stesso scoglio; nel quale destandosi Proteo all'improvviso assalto, e vedendo che il dibattersi a lui non giova per sortire da' lacci, ora in acqua, ora in fuoco, ed ora in alato drago trasformasi; Climene si spaventa)

Climene, naiadi, limniadi, nereidi, sirene, tritoni, altre marittime deità, ninfe, truppa di tritoni, Proteo
<- Teti

Che miro! Aita / Non temer: son teco

(Proteo riprende la sua vera forma)

(le sirene sciolgono Proteo dalle catene)

naiadi, limniadi, nereidi, sirene, tritoni, altre marittime deità, ninfe, truppa di tritoni, Proteo
Climene, Teti ->

Il dissipato gregge

naiadi, limniadi, nereidi, sirene, tritoni, altre marittime deità, ninfe, Proteo
truppa di tritoni ->

Al suo cordoglio resti l'audace in preda

naiadi, limniadi, nereidi, sirene, tritoni, altre marittime deità, ninfe
Proteo ->

Gabinetto di specchi.

Libia, Fetonte
 

Numi! Ed è ver? / Pur troppo

Libia
Fetonte ->

Misera! E a chi pietade

Libia ->

Luogo magnifico destinato alle pubbliche udienze su gran piazza in città nelle montagne del Sole nell'Etiopia esteriore; a destra eccelso trono di bianchissimo avorio, sormontato da verdi palme, che a guisa d'ombrella nell'alto le spaziose foglie stendendo, fra di loro si congiungono.

Fetonte, Climene, guardie nobili, paggi
 

Opportuno d'Orcane

Climene, guardie nobili, paggi
Fetonte ->
Climene, guardie nobili, paggi
<- Epafo, mori, Orcane, esercito

(Epafo ed Orcane a cavallo)

Coro e Orcane
Fiamme odorifere

Dal mio braccio, o regina

Epafo, mori, Orcane, esercito
Climene, guardie nobili, paggi ->

Strano inutile amor! Languendo agghiaccia

mori, Orcane, esercito
Epafo ->

D'obliar quell'altera

Orcane, esercito, mori ->
<- mori, egizi, Epafo

(ballo di Mori, ed Egizi, del Séguito d'Orcane, ed Epafo)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima
Antro a Teti sacro con ara accesa nel fondo. Deliziosa reggia di Teti; eccelso trono, sostenuto da un muscoso elevato scoglio, adorno... Gabinetto di specchi. Luogo magnifico destinato alle pubbliche udienze su gran piazza in città nelle montagne del Sole... Galleria, che introduce a diversi appartamenti terreni. Circo solare; ha questo la forma d'un anfiteatro verde a più ordini di sedili adombrati da... Sotterraneo, tenebroso luogo de' reali sepolcri, per cui dal regio soggiorno, alla più elevata... Reggia del Sole; fiammeggiante, risplendentissimo soglio. Atrio della reggia del Sole. Chiuso padiglione militare, con barbari moreschi ornamenti d'intorno. Vastissima campagna; biondeggianti mature spighe a destra, in parte già recise, ed in alte masse insieme...
Atto secondo Atto terzo

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