Atto terzo

 

Scena prima

Sparisce la selva, e viene una boschereccia deliziosa.
Lidio, Clori.

 Q 

Lidio, Clori

 

LIDIO

È grato il penare,  

è caro il languire,

è vita il morire

per bella pietosa,

per bella amorosa.

CLORI

Ogn'ora più festosa

io me ne vado amor

d'averti fatto tributario il cor:

è la tua signoria

tirannica non già, ma dolce, e pia.

LIDIO

Penando, languendo

di gioie mi pasco,

morendo rinasco

qual arabo augello

tra 'l rogo d'un bello.

CLORI

Senza spine la rosa,

e senz'amaro il mel

colsi, e gustai, mercé d'un aureo tel:

d'amor la signoria

tirannica non è, ma dolce, e pia.

LIDIO

O Clori mia non son tanto felici

negl'elisi beati

i spirti fortunati

quanto l'anima mia mentre ti mira,

ella da te lontana

sempre con te delira.

CLORI

S'io vedessi del cielo

le porte di Zaffiro

dischiuse e spalancate,

e che mirassi in quei superni cori

i divini stupori,

averci men contento

di quel che nel vederti io godo, e sento.

LIDIO

Dolci, caldi vapori,

ch'usciro da miei lumi i tuoi bevero,

onde per ricercarti

il cor s'affanna e langue

poiché trovando te trova il suo sangue.

CLORI

Vive come ti è noto

l'anima amante ne l'amato oggetto,

nel ritrovarti ogni piacere io provo,

poiché trovando te l'anima trovo.

LIDIO

E quando, e quando fia,

ch'a le mete amorose io giunga lieto?

Quando sarà quel giorno

che ne' giardini Hesperidi d'Amore

io colga il frutto d'oro,

o speme mia per cui sperando io moro.

CLORI

Onore, et onestate

vigilanti custodi

di mia virginitade

entrar vietano a te di lei negl'orti:

accheta, accheta le tue voglie audaci,

contentati de' baci.

LIDIO

Mi sono i baci cari,

e sento nel baciarti

un godimento immenso,

ma sai, ch'il bacio è il fomite del senso,

più che da la tua bocca

il zucchero, e la manna io libo e suggo,

più che bacio io mi struggo.

CLORI

Soffri, soffri, ch'un dì...

 

Scena seconda

Hipparco, Clori, Lidio, Climene, coro d'Armati.

<- Hipparco, Climene, armati

 

HIPPARCO

Sei morto.  

CLORI

Ohimè.

HIPPARCO

Se tenti

temeraria diffesa,

ancor costei sia presa.

CLORI

Che fate masnadieri?

HIPPARCO

Non temete sembianze alme, e divine,

amor m'induce a' furti, a le rapine.

LIDIO

Rilasciate ladroni

chi d'esser preda è degna

dell'eccelso tonante, e non di voi,

impuri, ed inumani

tronche vi sian le mani

con i cui tocchi arditi,

chiuso de la materia in vago velo

contaminate un cherubin del cielo:

de la tua fellonia perfido Hipparco

notizia avran le genti.

Son l'armi tue le insidie e i tradimenti.

HIPPARCO

Col tradimento il traditor si vince,

legatelo a quel tronco.

CLORI

Oh Lidio.

LIDIO

Oh Clori.

CLIMENE

Taci, non proferire

il nome di costei;

o perverso che sei.

HIPPARCO

Questo ferro Climene a te s'aspetta,

prendilo coraggiosa,

non è della vendetta

bevanda più gradita,

a chi ti dispregiò togli la vita:

rammentati l'offese

stringi la spada, e lo sleale offendi,

a chi vivo te 'l dà morto lo rendi.

CLIMENE

Vo', che lacero il miri,

vo', che per cento bocche il fiato ei spiri.

HIPPARCO

Ne la tua destra armata

ancor le ingiurie mie poso, e rimetto.

Mio bramato diletto

Clori mia sospirata

andiam, che se tu perdi

un cor avvezzo ad essere infedele,

tu ritrovi un amante,

ch'ha la fé di diamante.

CLORI

Assassin scelerato

teco non verrò mai corpo animato.

HIPPARCO

Conducetela voi

graditi sono a me gl'oltraggi tuoi.

CLORI

Lidio, Lidio, ohimè vado

da la barbarie altrui condotta a forza

prendi l'ultimo addio.

LIDIO

Ti seguirò con l'alma o spirto mio.

Hipparco, Clori, armati ->

 

Scena terza

Climene, Lidio.

 

CLIMENE

Tosto sì, sì la seguirai con l'alma,  

ch'in breve questa spada

ti farà, per seguirla, un'ampia strada.

LIDIO

Neghittosa, che tardi?

Vibra, vibra quel ferro, i colpi attendo:

io vengo teco Clori,

via disfoga Climene i tuoi furori.

CLIMENE

Giuste mie furie, voi

a la man vacillante

date forza, e vigor tanto che sia

a vendicar gli oltraggi miei bastante.

Faccia il sangue nemico

lo fiorito terren tepido, e rosso,

mora, mora l'infido, ohimè non posso.

LIDIO

Quanto indugi, che fai?

CLIMENE

Braccio imbelle, e codardo,

qual occulta potenza

timido ti trattiene?

Tempo non è d'esercitar clemenza

con un ingrato, ei sia da te percosso,

mora, mora l'infido, ohimè non posso;

mentre il crudel mi mira

ei mi placa lo sdegno vince l'ira.

LIDIO

Non mi tener più a bada,

immergimi nel sen quella tua spada.

CLIMENE

Non mi mirar se tu desii morire,

la tua vita è un incanto,

che mi leva la forza, onde ferire

ardisce, e tenta invano

l'innocente mia mano.

LIDIO

Già che le luci mie ver me sì crude

mi negano la morte, ecco io le chiudo.

CLIMENE

Ha la stessa virtude

il tuo bel volto ignudo.

LIDIO

Coprilo, te ne prego.

CLIMENE

Eh ch'io t'uccida non consente amore,

e da te derelitta, e di te priva

egli non vuol, ch'io viva:

ferro già che non puoi

l'offese mie punir, pietoso almeno

a me trapassa il seno; goditi la tua Clori

di me più fortunata,

ti perdonino i cieli

gl'inganni tuoi crudeli:

pria di morir ti scioglierei, ma temo,

che ritrovata estinta, e te disciolto

non dica ogn'un, del fine mio dolente,

il traditore uccisa ha l'innocente.

Lidio a l'alma, che t'ama anco tradita,

prega, deh prega pace,

non dirò per l'amor, che mi portasti,

ch'esser ti de' la sua memoria amara,

ma per quello che porti alla tua cara.

Questa punta, che deve

darmi il sepolcro in breve

sotto la destra poppa io vo' che passi

acciò ch'il tuo ritratto,

ch'impresso anco ho nel core intatto lassi.

Vo' caderti vicina

vittima innamorata,

acciò ch'il sangue mio, ch'è tutto fiamma

spruzzandoti di qualche

infocata sua stilla

in te, per celebrarmi i funerali,

accenda di pietà piccol favilla.

Ti lascio, a dio, rimanti.

Un'amante ingannata

ombrosi lidi viene

ad abitar in voi.

LIDIO

Ferma Climene.

CLIMENE

Che mi fermi? o spietato

per vedermi a languir non vuoi ch'io mora?

Ma che non mi sottragga

da le fierezze tue procuri invano,

fuggir de l'inumano

li strazii con la morte a me conviene,

mira e godi.

LIDIO

Non far, ferma Climene.

La parca invece, oh dio,

del tuo stame vitale

quasi ha reciso il mio;

lungi da te quel ferro,

o contro me rivolgilo, io lo merto,

io, ch'al dispregio diedi

la tua candida fede, ah me, me fiedi.

CLIMENE

Che credi lusingarmi

con parolette finte?

Conosco le tue frodi.

LIDIO

Parla il cor su la lingua

là d'Amore inviato

a farti noto, come in un istante

è ritornato tuo devoto amante.

CLIMENE

Tu m'ami?

LIDIO

Io t'amo sì.

CLIMENE

A queste voci ogni mio duol svanì,

da lacci disperati avvinta e stretta

libero la mia speme,

mentre disciolgo a te queste catene.

LIDIO

O bellissima mia,

supplichevol ti chieggio

de l'averti delusa e vilipesa,

fatto d'altre sembianze

parziale, e seguace,

cortese venia, e pace;

dopo cotanti errori

qual fiume al fonte io riedo a te mia sfera

in cui viver beato il mio cor spera.

CLIMENE

Amato, e vago Lidio io pure ad onta

de la beltà rivale

t'abbraccio come mio;

amor giudice pio

le mie ragioni udite

con giusta violenza

ti leva a Clori, e ti rilega, e annoda

a talami sprezzati

di Climene, che tanto

per te sua vita ha sospirato, e pianto.

LIDIO

Andiam mia bella, andiamo,

che vo' nel tuo germano

spegner quel che mi porta odio, e rancore,

e congiungermi seco in novo amore.

CLIMENE

A tua voglia partiamci:

il giubilo m'abonda,

la gioia il cor m'inonda.

Climene, Lidio ->

 

Scena quarta

Amore.

<- Amore

 

 

A queste pure regioni asceso,  

Lidio di novo, qui tra gl'arboscelli,

con invisibil dardo

per Climene ho colpito,

per Climene ho ferito,

così colpo simil farà, che Clori

riami Egisto allora,

ch'ei vessato sarà da folli errori;

l'intercessor mio nume

vedrà felice il suo nepote amato

amante sospirato.

Ohimè pavento ancora

di quelle donne irate,

povero Amor, se non giungeva Apollo:

sesso perfido e vile

tu mai di crudeltà non cangi stile.

S'io ministro non fossi

de la natura, intenta

a propagar per te di spezie il mondo,

vorrei trarti l'orgoglio

per quanto solimato

t'avvelena le gote,

per quanto artificiato.

E falso bianco, puote

farti parer di latte

le membra contrafatte;

vorrei, che mai non ti mirasse alcuno

col trovar modi et arti

di far l'uomo goder senza adorarti.

Amore ->

 

Scena quinta

Egisto.

<- Egisto

 

 

Celesti fulmini,    

onde vastissime,

cupe voragini,

leoni getuli,

abbrusciatela,

sommergetela,

inghiottitela,

divoratela.

S

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Fermate deh fermate,

non l'offendete no non l'oltraggiate.

 

 

Ma che vivrà? sì sì

involatela al dì,

abbrusciatela,

sommergetela,

inghiottitela,

divoratela.

 

 

Germogli della terra,  

ch'or vestite di verde i tronchi, e i rami

ond'io l'alma ne spoglio,

se sradicaste il piede

per gir veloci ad ascoltar del trace

le canore querele, e i mesti canti,

le foglie pullulanti

convertite in orecchie, e i miei dolori

udite prego, udite aspri, e maggiori.

Non mi nega l'inferno

la sospirata moglie,

più caro seno accoglie

la mia donna incostante

ah che ne dite o piante?

Ceda pur ceda, oh dio

del lirico, il cordoglio al duolo mio.

Ira guerriera ardita

calpesta amor, calpesta,

e in questo petto desta

incendio tal, che cada

in polvere converso

l'idolo di colei,

che m'è fatta nemica, e pure ancora

il mio cor, reso a me ribelle, adora:

ah cor malvagio, ah core

fuori di questo petto,

che non vo' dar ricetto a un traditore;

ah cor malvagio, ah core

esci via, via, che tardi,

over spegni quel foco onde ancor ardi.

Amor sospendi i vanni,

odi le voci mie;

m'ha tradito costei,

castigarla tu déi:

tu ridi? e de' miei mali

crudel ti prendi gioco?

Va', che in cenere l'ali

possa ridurti de lo sdegno, il foco,

t'estinguano la face

de gl'infelici amanti

turbini de' sospir, piogge de' pianti,

e la ragion invitta,

l'arco ingiusto ti spezzi, e le saette

de l'atre bave de l'Erinni infette.

Aprite il varco, aprite

o disperati imperi a un disperato,

approda al lido, approda

o di questa palude

pigro, e curvo nocchiar la stigia barca,

e me su l'altra riva anima afflitta

frettoloso tragitta,

che richiamar mi voglio

de l'ingiustizie, che commette Amore,

iniquo spirto, avanti il suo signore:

ohimè come sdrucita è questa nave,

l'acqua per tutto inonda,

affretta il remeggiar, che non m'affonda;

siamo a terra pur giunti, a dio Caronte.

Quanti orribili oggetti,

quante forme rimiro in un commiste

in questi della morte atri recetti:

che credete atterrirmi

o pallide fantasme,

o portentosi mostri?

Non m'arrecò terrore,

fantasma, e mostro rio di voi maggiore.

Tantalo? prendi il fuggitivo pomo,

togli de l'acqua avara,

bevi, che fai? ah, ah perché la sputi?

Assaggiarla anch'io vo', se il ciel m'aiuti.

Hai tu ragione, ella è ben troppo amara.

Oh di Danao omicide,

e malnate figliole

Clori non è con voi?

Insegnatela a me,

dite, dite dov'è:

ree d'una stessa colpa,

me la celate invano,

la troverò ben io,

la vo' tanto sferzar con queste serpi,

sin che desti pietà del suo martire

ne le furie sorelle

di lei compagne felle.

Ecco la scelerata,

che dal concavo vostro

faticoso strumento

in cui s'era celata, uscita fugge,

fuggi pur fuggi pure,

ch'io seguirò le tue fugaci piante

sin nelle gole del mastin latrante.

 
 

Scena sesta

Si finge la scena un cortile del palagio d'Hipparco in villa.
Hipparco, Clori.

 Q 

Hipparco, Clori

 

HIPPARCO

La ferità deponi,  

men torbide, ed irate a me rivolgi

o Clori, o Clori bella

de le tue luci, e l'una e l'altra stella,

prodotta non sei stata

da durissima selce, ed insensata,

de le caspie, e maculate fere

allattasti le mamme aspre, e severe.

CLORI

Da le più dure coti

del Rodope agghiacciate io per te nacqui,

il tuo lascivo amore,

sanguinoso tiranno,

de l'odio che ti porto è assai minore.

HIPPARCO

Qual meraviglia è questa

chiuder forme celesti alma d'abisso?

Gl'angeli son clementi

e pure ha il ciel prefisso,

ch'un angelo m'oltraggi, e mi tormenti:

se del volo di Giove un raggio, un lampo

e il bel, ch'in te fiammeggia,

perché imitar non vuoi,

la bontà del motore,

che prodigo ti dona i fregi suoi?

Crudel ti chieggio per amore amore.

CLORI

Pria senza tosco l'angue

per le libiche arene

serpeggerà con tortuosi giri,

ch'io pieghevol mi renda ai tuoi desiri,

fu men orrido certo

a' secoli passati

il teschio viperin, di quel che sei

tu mostruoso oggetto a gl'occhi miei.

HIPPARCO

O parole crudeli

nate da quella bocca,

che può i defunti ravivar baciando,

a torto m'uccidete,

deh, deh, men fiere, e più benigne siete.

 

Scena settima

Climene, Lidio, Clori, Hipparco.

<- Climene, Lidio

 

CLIMENE

Rallegratevi meco alberghi amati  

sol di liete armonie

rimbombate canori,

a me Lidio ritorna, e lascia Clori.

CLORI

A me Lidio ritorna e lascia Clori?

HIPPARCO

È questo il corpo estinto, e lacerato

del tuo nemico odiato?

Hai tu sì vendicati i nostri torti?

Dunque spirano i morti,

e son de l'ire tue questi i trofei?

Va' che femmina sei.

LIDIO

Omai chiudasi Hipparco

di sdegni ostili il varco.

Non m'avrai più rivale,

sotto l'antico giogo

m'ha ritornato Amore,

ho ridonato alla mia sposa il core.

CLORI

È Lidio, che ragiona, o una fantasma?

HIPPARCO

Di gelosia, e d'onore

in me sanati i morsi

siano l'ire smorzate,

l'offese cancellate.

LIDIO

Le prische cicatrici

Clori m'aprì de' fati

Amor figlio incostante,

leggero, e vagante

portò seco l'affetto

del core a te soggetto,

onde s'io t'abbandono

volubile io non sono,

è volubil chi regge

de' mortali il volere

con tirannica legge.

CLORI

Non più, che de' malvagi è reo costume

scusar con il destino i lor misfatti:

le tue nove dolcezze

sian d'aconito sparse,

in vece de le faci

del ridente imeneo

ardano a' tuoi sponsali

le tede furiali,

e t'apprestino il letto

Tesifone, ed Aletto:

come tu m'hai tradita

ti tradisca costei:

terra tu lo sostieni? o cieli, o dèi.

 

Scena ottava

Cinea, Climene, Hipparco, Lidio, Clori.

<- Cinea

 

CINEA

Signor, l'ospite Egisto  

l'intelletto ha travolto,

è divenuto stolto,

or di furor ripieno

la campagna trascorre,

or s'arresta e discorre

a' sterpi, a' tronchi, a' venti

con vari, e impropri accenti,

or tace, e bieco mira,

né conosce mirando,

or geme, et or sospira

or ride, e va cantando

sciocche, e immodeste rime,

e talvolta di Clori il nome esprime.

CLIMENE

Per gl'amori di Clori

al sicuro impazzì questo infelice,

quanto ei l'ama lo sai,

che de lugubri suoi fieri accidenti

l'istoria ti narrai.

HIPPARCO

Per Giove albergatore,

che pareggia il dolore

di questa nova al giubilo provato

del tanto desiato

tuo ritorno o Climene,

troppo io per te le devo.

CINEA

Il pazzo viene.

 

Scena nona

Egisto, Clori, Hipparco, Climene.

<- Egisto

 

EGISTO

Rendetemi Euridice,  

Orfeo son io,

ch'il vostro rio

passai, d'ogn'ombra

che stigie ingombra

via più infelice.

Rendetemi Euridice.

CLORI

Per amar l'incostanza

il misero ho tradito,

egli per mia cagion va forsennato.

EGISTO

Or ch'il mondo è in scompiglio

o popoli di Dite

di guerreggiar con Giove io vi consiglio:

fatevi in giro, udite

novelle di là su,

fatevi in giro, e non badate più.

LIDIO

Accostiamoci a lui,

e secondiam la sua pazzia per gioco.

HIPPARCO

Non si derida la miseria altrui.

EGISTO

Ribellate si sono al sol le stelle,

né vogliono seguire

più dall'orto all'occaso il mobil primo,

l'aere fa guerra al foco

congiurato con l'acqua, e con la luna

a discacciarlo dal suo proprio loco,

né dipender dal ciel vuol più fortuna:

s'armino i Briarei

gl'Enceledi, e i Tifei,

via che s'indugia, che? Tu menti a dire,

che de l'orco i secreti

io venga a discoprire.

Tremendi numi, io vi protesto, e dico.

Che de la luce io son fiero nemico.

CLORI

Qual ardente pietade

al gelido mio core

somministra calore.

CLIMENE

Mira quai frutti acerbi

ha la tua crudeltà Clori prodotti.

HIPPARCO

Amico, Egisto, dunque un uom sì saggio

qual tu sei sì vaneggia? in te rinvieni.

EGISTO

Pensato e ripensato

pur di novo ripenso,

ho stabilito, e ancora

stabilisco, ratifico e confermo;

che lo dica? il vo' dire

che se lo tacio moro,

che tu se' il becco de le corna d'oro.

LIDIO

Pronostici non lieti

a le mie nozze profetizza un pazzo.

CLORI

Da la pietade in me risorge, e nasce

amore intempestivo.

EGISTO

Io son Cupido,

che per la terra

vo mascherato,

l'arco dorato

porto nel ciglio,

io son vermiglio

non mi vedete?

Per vagheggiarmi

donne correte.

Oh dio non è da credere

quanto mi fate ridere.

Ohimè fuggiamo, ohimè.

Egli vien di là

no no fermate il piè

siete, siete pur sciocchi ah ah ah ah.

CLIMENE

Egl'è di capo scemo,

ma noi seco al sicuro impazziremo.

CLORI

Il pentimento mio nulla ti giova,

o riamato Egisto.

EGISTO

Io vo' narrarvi un caso,

l'inganno per camino

s'incontrò con la fede,

qual svaleggiata fu dall'assassino;

ei de la veste candida rubata

si ricoprì le membra,

onde a molti la fede egli rassembra.

Ve ne vo' dire un altro,

che nell'orbe stellato è intervenuto;

il leone Nemeo

dal cancro è stato morso,

ond'ei coi suoi ruggiti

pose tanto terror ne l'inimico,

che nel fuggir retrogrado, ch'ei fece

fé cader i gemelli

con il toro il montone a terra pose,

e nel vicin triangolo si ascose.

HIPPARCO

Meravigliosi avvisi.

LIDIO

Curiosi ragguagli.

CLORI

Più che l'ascolto, e miro

più di mia ferità meco m'adiro.

EGISTO

Oh più di questa ruota,

che raggira Ission Clori incostante,

o del sasso di Sisifo più dura,

t'amai per mia sventura.

CLORI

In sé rinviene.

CLIMENE

Queste

scintille sono del perduto senno.

CLORI

Egisto mio.

EGISTO

Ah ti conosco mai

oggi creduto avrei

di dovermi incontrar ne la bugia,

lungi da questa ria

compagni incauti andiamo

lungi, lungi da lei tosto fuggiamo.

CLORI

Ah che giusta cagione ha di fuggirmi.

HIPPARCO

Ritenetelo, e addotto

ne la cittade ei sia

in cui medico dotto

risanarlo potrà dalla pazzia.

EGISTO

Adagio, e che chiedete?

Oro non ho, che possa

satollarvi la sete,

serica veste non m'adorna, e poi

s'io fossi tutto gemme, e tutto bisso

mi lascereste voi.

LIDIO

Furibondo egli tenta

libero uscir da le tenaci mani.

HIPPARCO

Afferratelo in modo,

ch'infruttuoso sia l'empito insano.

 

Scena decima

Ora prima, Hipparco, Climene, Egisto, Clori, Lidio.

<- Ora prima

 

ORA

Ecco del mio signor l'alto retaggio  

egli ritorni saggio

del medico divin germe d'Apollo,

a questa verga, in cui

l'avitticchiato serpe

tanta virtù possiede

che può togliere a morte anco le prede.

HIPPARCO

Lo soccorre una diva?

CLIMENE

Egli dal ciel deriva.

LIDIO

Nel sentimento primo egli ritorna.

EGISTO

Amici? Ohimè che scorgo!

Ho la nemica mia piangente a canto?

Che dinota quel pianto?

CLORI

Amore.

EGISTO

Amore?

Per Lidio egli essere deve.

CLORI

Egli è per te mio riacceso ardore.

EGISTO

Ah se tu non m'inganni io son felice.

CLORI

Mirami, e scorgerai

ne le sembianze mie se dice il vero

il cor puro e sincero.

Ei per te divenuto è un Mongibello

e pria di più lasciarti

stabilisce, e risolve

di convertirmi in polve.

EGISTO

O speranze risorte,

o mie gioie rinate,

o favorevol sorte.

HIPPARCO

Clori ch'è in mia balìa

per quella cortesia,

che tu usasti a Climene

nel condurla a la patria, ora ti dono:

io dì beltà immortale

meritevol non sono,

tu ben sì, che divin vanti il natale.

EGISTO

Dono tanto pregiato

ogn'obbligo cancella.

ORA

Non più indugio, al partire,

seguitemi, ch'in Delo

fia mia cura condurmi

per le strade del cielo.

EGISTO

Comando imperioso a voi ci toglie

vaga Climene, Hipparco.

CLORI

Lidio.

CLORI E EGISTO

A dio.

 

CLIMENE, HIPPARCO E LIDIO

Ite e ai talami vostri

siano propizii i numi,

per voi sian le radici

svelte de le sciagure, ite felici.

HIPPARCO

Pacificati sposi

entrate, è tempo omai

di ristorar sorella

l'anima tua da' guai.

LIDIO

Amanti sperate,

Amore è un fanciullo,

che tosto si aggira

e al fin appaga chi per lui sospira.

CLIMENE

Amanti se credete

che Amore sia crudel voi v'ingannate;

errate,

egli sembra, e non è

deh credetelo a me.

LIDIO

Apporta scherzando

brevissimi affanni,

angoscia fugace,

e la sua guerra alfin termina in pace.

CLIMENE

La sua nera procella

fa pullular contenti, e chiara luce,

produce

crudo ei sembra, e non è,

deh credetelo a me.

CLIMENE E LIDIO

A l'amare, a l'amare

che chi non segue di Cupido l'orme

provar non può delizie immense, e rare

a l'amare, a l'amare.

 

Hipparco, Clori, Climene, Lidio, Cinea, Egisto, Ora prima ->

 

Scena undicesima

Si finge la scena parte selvosa, e parte marittima.
Ora seconda, Ora terza, Ora quarta.

 Q 

Ora seconda, Ora terza, Ora quarta

 

ORA
IIª

Scendiamo qui, scendiamo  

è questo il loco, in cui

attender noi doviamo

come ci impose il sole

Eunomia, e la sua prole.

ORA
IIIª

Veleno spirerà

la dèa de la beltà

quando noto le sia,

che Clori amante, e sposa

del nostro Egisto divenuta sia.

ORA
IVª

Dolci sorelle intanto

che qui attendiamo de l'eroe l'arrivo

snodiam la lingua al canto.

 

ORA
IIª

Nate siamo

noi con il dì,

sì cantiamo,

che ritorno

farà il giorno

a quel niente, ond'egli uscì:

perir deve

foco, e neve

ciò, ch'il fato

ha creato,

perirà ancor

nostro stame, e nostro fior.

ORE
IIIª e IVª

Nate siamo

noi con il dì

sì cantiamo,

che ritorno

farà il giorno

a quel niente, ond'egli uscì.

 

ORA
IIIª

È bellezza

breve balen,

e si sprezza

quando perde

il suo verde

il suo vago, e il suo seren:

giovanetta

mentre alletta

qual narciso

il tuo volto

adorno, e bel

godi pur col tuo fedel.

ORE
IIª e IVª

È bellezza

breve balen,

e si sprezza

quando perde

il suo verde

il suo vago, e il suo seren.

 

ORA
IVª

Intelletto

qua giù non ha

chi ricetto

di dolori,

di rancori,

il suo petto ogn'ora fa:

l'allegria

con voi stia

o mortali

ch'abbiam l'ali

e al nostro vol

brina siete a' rai del sol.

ORE
IIª e IIIª

Intelletto

qua giù non ha

chi ricetto

di dolori,

di rancori

il suo petto ogn'ora fa.

 

Scena ultima

Ora prima, Egisto, Clori, Ora seconda, terza, quarta.

<- Ora prima, Egisto, Clori

 

EGISTO

O felice pazzia,  

in cui con l'armi di pietade amore

per me ti vinse amorosetta mia.

ORA

Sopra il carro ascendente,

che di Zacinto in Delo o fortunati

per l'aeree compagne

sarete trasportati.

CLORI E EGISTO

T'abbraccio, ti godo,

ti stringo, ti annodo.

Amore mai più

mi sciolga da te

ti sciolga da me.

EGISTO

De la patria il ritorno

con te Clori mio core

a me sembrano secoli quest'ore.

ORE
IIª e IIIª

Di rai più fulgidi

le vie e l'etera

liete fiammeggino

liete lampeggino.

EGISTO

Dopo un lungo soffrir

di pene

è più grato il fruir:

mia speme

de l'ire divine

andiam trionfanti

su carri volanti.

ORE
Iª e IVª

Di rai più fulgidi

le vie de l'etera

liete lampeggino

liete fiammeggino.

 

Fine (Atto terzo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Boschereccia deliziosa.

Lidio, Clori
 

È grato il penare

Lidio, Clori
<- Hipparco, Climene, armati

Sei morto / Ohimè / Se tenti

Lidio, Climene
Hipparco, Clori, armati ->

Tosto sì, sì la seguirai con l'alma

Climene, Lidio ->
<- Amore

A queste pure regioni asceso

Amore ->
<- Egisto

 

Germogli della terra

Cortile del palagio d'Hipparco in villa.

Hipparco, Clori
 

La ferità deponi

Hipparco, Clori
<- Climene, Lidio

Rallegratevi meco alberghi amati

Hipparco, Clori, Climene, Lidio
<- Cinea

Signor, l'ospite Egisto

Hipparco, Clori, Climene, Lidio, Cinea
<- Egisto

Rendetemi Euridice

Hipparco, Clori, Climene, Lidio, Cinea, Egisto
<- Ora prima

Ecco del mio signor l'alto retaggio

Hipparco, Clori, Climene, Lidio, Cinea, Egisto, Ora prima ->

Scena parte selvosa, e parte marittima.

Ora seconda, Ora terza, Ora quarta
 
Ore seconda, terza e quarta
Scendiamo qui, scendiamo
Ora seconda, Ora terza, Ora quarta
<- Ora prima, Egisto, Clori
Egisto, Clori, Le ore
O felice pazzia
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena ultima
Boschereccia. Palagio di Venere. Villaggio. Selva dei Mirti dell'Erebo. Boschereccia deliziosa. Cortile del palagio d'Hipparco in villa. Scena parte selvosa, e parte marittima.
Prologo Atto primo Atto secondo

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