Atto primo

 

Scena prima

Boschereccia.
Lidio. Egisto e Climene dormienti.

 Q 

Lidio, Egisto, Climene

 

LIDIO

Or che l'Aurora  

spargendo fiori

il mondo indora

co' suoi splendori,

per mirar chi mi ferì

anch'io sorgo al par del dì.

 

O vezzosetta  

vieni al boschetto,

qui vi t'aspetta

il tuo diletto;

vieni o bella, ah non tardar

ti dia l'ali il suo penar.

Al mio martìre

volto divino,

odo languire

ogni augellino;

vieni o bella, ah non tardar,

ti dia l'ali il mio penar.

 

Scena seconda

Clori, Lidio. Egisto e Climene dormienti.

<- Clori

 

CLORI

I riposi  

de le piume

per trattar vezzi amorosi

lascio, amante al novo lume,

pargoletto,

lascivetto,

dio pietoso, arder bendato,

tu mi scorgi il caro amato.

Amor mio

il ruscello

qui per me col mormorio

ti richiama al praticello:

pargoletto,

lascivetto,

dio pietoso, arcier bendato

tu mi scorgi al caro amato.

 

LIDIO

O bellissima Clori?  

CLORI

O Lidio, amor cortese

le mie preghiere intese.

LIDIO

Musici della selva

augelletti canori

su cantate, festeggiate,

ecco l'alba, ecco Clori;

quella che sorse già

fu di questa beltà

un luminoso albore;

o dolce speme, o vita del mio core.

CLORI

Odorati vapori

fiori, di Flora prole,

su spargete,

diffondete,

ecco Lidio, ecco il sole,

quel che sormonta là

è di questa beltà

un picciolo splendore:

o cara speme, o vita del mio core.

LIDIO

Tu scherzi amorosetta, io son verace,

epilogata nel tuo vago viso

hai l'Aurora non sol, ma il paradiso,

e dalle luci tue brillanti e belle,

a scintillare apprendono le stelle.

CLORI

Lidio non vo' mentirti,

di modesto rossor dipinta il volto

l'adulatrici, e false lodi ascolto,

tua son qual io mi sia

gioia de l'alma mia:

vedi, che non è pianta in questo loco,

in cui da me non siano state impresse

queste note d'amor col proprio telo,

vive Lidio per te Clori di Delo.

LIDIO

Nel gran regno d'amor

più felice amator.

CLORI

Ne l'impero d'amor

più fortunato cor.

CLORI E LIDIO

Del mio, di me,

non fu, non è.

 

EGISTO
(dormiente)

Ah, Clori ingrata, ah Clori

così tradisci tu li nostri amori?

CLORI

Ingrata Clori, udisti?

LIDIO

Eh, troppo udii.

Così stato foss'io sordo a quei detti:

serba, serba la fede ad altro amante,

bella quant'incostante.

CLORI

Che gelosi sospetti?

In Zacinto già mai,

per gli occhi tuoi sì luminosi giuro,

altri che te mio foco io non amai.

EGISTO
(dormiente)

Ah crudele,

infedele.

LIDIO

Se non mi inganno queste voci esprime

un di quei passeggeri,

che dormon dolcemente a piè de' faggi,

e son cred'io di quella nave ch'ieri,

scorta da venti fidi

approdò a questi lidi.

CLORI

Ei nel sogno delira.

LIDIO

O ci schernisce di dormir fingendo,

ma voglio se ciò è vero,

che funesto gli sia questo sentiero.

CLORI

Eh, non fingono il sonno

non vedi? Ohimè.

LIDIO

Mio bene

qual cordoglio improvviso

dal tuo celeste viso

or ti rapisce i fiori,

e ti leva a te stessa? ah Clori, ah Clori.

CLORI

Lassa, qual fiera doglia

m'assalì.

LIDIO

Qui t'assidi.

CLORI

No no partiamci pure, ahi ahi che vidi.

LIDIO

Ohimè che sarà mai?

Ah non errò chi disse,

ch'il diletto mondan termina in guai.

Clori, Lidio ->

 

Scena terza

Climene, Egisto.

 

CLIMENE

Già dalle salse piume  

è sorto Febo ed io qui dormo ancora?

EGISTO
(dormendo)

Non meritò giammai

d'esser delusa la mia fé costante,

abbandonarmi per novello amante?

CLIMENE

Ei sogna, Egisto, Egisto,

sorgi, sorgi ch'il giorno

ha fatto a noi ritorno.

EGISTO

Ohimè quai crude larve,

con oggetti a me fieri, e dolorosi

m'hanno turbato i placidi riposi?

CLIMENE

Quai maligni fantasmi

l'anima t'inquietaro?

EGISTO

In braccio ad altro amante

mi parea mirar l'amante mia,

con maggior tirannia

mai Climene sferzò l'empio dolore

questo misero core,

quanto in vedere che la falsa imago

de la mia dèa terrena

abbracciasse e baciasse un altro vago:

o che pena, o che pena.

CLIMENE

So come affligge il core

un geloso pensiero

a gentile amatore.

Ma vedi noi siam stati un anno intero

di servitù compagni, e mai contezza

ebbi dell'esser tuo, deh per colei

ch'in stretta prigionia l'alma ti tiene

narrami chi tu sei.

EGISTO

Poderoso scongiuro.

Io nacqui in Delo, e pronepote io sono

di quel nume che ruota il quarto giro

delle stelle rettore.

Abisso di splendore:

arsi per Clori e Clori

vicendevoli fiamme accese in seno

a' miei cocenti ardori;

Venere che fu sempre

de la stirpe del sole

implacabil nemica,

mentr'io scherzando al lido

con la mia cara amica,

oprò che da corsali

fussimo noi rapiti;

divisero i pirati

le prede infra di loro,

l'amato mio tesoro

toccò in parte a Miciade ed io condotto

fui da Callia dolente e lacrimoso

più de la sorte altrui che della mia,

sotto giogo penoso

di servitù, come tu sai, sì ria;

or, che mercé d'impietosita stella,

fuggiti siam dal nostro signor crudo

e ch'a le patrie case

t'ho ridotta, o Climene,

pellegrino d'amore

vo' cercare il mio bene

sin dove nasce il sole, e dove more.

CLIMENE

Del tuo sinistro fato

i rigori provai vicina al mare.

Quegl'istessi pirati,

ch'infestaro quell'anno

ogni isola dell'Ionio e dell'Egeo

mi fero serva, il giorno,

che s'avea a celebrar il mio imeneo

con Lidio, un giovinetto

di Zacinto il più nobile, e il più bello:

speranze dei mortali

quanto voi siete frali;

mentre attendo la notte,

che venga a noi da le cimeree grotte

per goder il mio sposo

dentro letto amoroso,

son fatta prigioniera

da gente perfidissima e straniera.

EGISTO

Or consolar ti déi,

accolta tu sarai

con baci, e con affetto

dal tuo Lidio diletto,

ma l'infelice Egisto

misero che farà?

Astri, sorte destin di me pietà.

CLIMENE

Ancor sarai tu lieto,

che miete rose al fine

chi nel terren d'amor semina spine.

Senza condurmi alla cittade, Egisto,

ch'è di qui lungi assai

guidami a un mio palagio a noi vicino,

che poi seguir potrai,

per trovar chi t'accende, il tuo camino.

EGISTO

Andiam, credo che mai termineranno

i miei pianti, il mio affanno.

Ohimè che leggo? vive,

vive Lidio, e non moro?

CLIMENE

Che dici tu di Lidio?

EGISTO

O cielo, o cielo

vive Lidio per te Clori di Delo?

CLIMENE

Ahi misera, ch'ascolto?

EGISTO

Clori è in Zacinto e vive, o sogni, o sogni,

per novello amatore?

Siamo traditi o core.

CLIMENE

Lidio per altra spira?

Ahi chi mi porge aita,

il dolore m'uccide, io son schernita.

 

EGISTO

Abbandonarmi infida?  

CLIMENE

Crudel spezzar mia fede?

EGISTO

Folle chi a donna crede.

CLIMENE

Stolta, ch'in uom si fida.

EGISTO

Traditrice.

CLIMENE

Spergiuro.

EGISTO

Spietata e iniqua fiera,

più di fronda leggera.

CLIMENE

Mostro di tradimenti

più volubil dei venti.

CLIMENE E EGISTO

Vendetta, Amor vendetta,

due cuori innamorati,

delusi e disprezzati

al tuo trono dorato

gridano o rege alato,

punir le nostre ingiurie a te s'aspetta:

vendetta, Amor, vendetta.

Egisto, Climene ->

 

Scena quarta

Hipparco.

<- Hipparco

 

 

Or che del ciel ne le stellate piagge  

su l'indomite terga

del toro il sol s'asside,

or che vezzeggia e ride

la gioventù de l'anno

di smeraldi adornata,

di fiori inghirlandata,

la cittade abbandono,

e qui drizzo le piante

costante sì, ma non gradito amante,

qui dove ognor dimora

colei ch'il core adora:

per me fu ben fatale

quel giorno, o vaga Clori,

che Miciade il corsale

ad Alcistene ohimè

te sua preda vendé,

priva di libertà

mi fece prigionier la tua beltà:

ma perché sì crudele

sdegni gli affetti miei, le mie preghiere?

Perché Lidio accarezzi,

e me fuggi e disprezzi?

Ah ch'un teatro orribile, e funesto

de le mie pene è questo,

in cui leggo infelice

il nome del rivale, idolatrato

dal'idol mio spietato:

Lidio vo' col tuo sangue

scemar l'asprezza a' crudi miei martiri.

La tua donna crudele,

ch'aborrisce superba i miei sospiri

a dispetto d'amor tu non godrai,

Lidio, Lidio morrai.

 

Scena quinta

Dema, Hipparco.

<- Dema

 

DEMA

Hipparco?  

HIPPARCO

Dema? Clori

ha cangiato volere.

DEMA

In van diedi consigli, usai preghiere:

ostinata è costei nel suo rigore,

hai tu nemico amore.

HIPPARCO

Questa tiranna, ahi lasso,

è di ghiaccio, e di sasso?

DEMA

Lidio è la sua pupilla,

Lidio solo ella brama,

sol Lidio onora, ed ama;

e Lidio qui, sono due giorni appunto

da la città per consolarla è giunto,

errano per le selve

sfogando infra di loro

l'amoroso martoro.

HIPPARCO

Per le vie del piacer l'emulo mio,

d'amor, da la sua sorte

sarà condotto a morte,

perirà,

morirà.

DEMA

Sì mal nato furore

frena, frena, signore:

per sì lieve cagione

inferocir tu vuoi

contro d'un'innocente,

che già fu destinato

consorte a tua sorella?

Di sì enorme peccato

ti prego non gravar l'anima bella.

Sì mal nato furore

frena, frena signore.

HIPPARCO

Amarissimo fele

beve il mio cor di sue dolcezze al mele,

né più soffrir poss'io,

che da la fonte de l'altrui piacere

abondante zampilli il duolo mio.

DEMA

Questo pensier sospendi,

lascia, ch'io torni a favellar con Clori.

Sovente le parole

da scaltra bocca uscite

movono un'ostinata volontà,

forse, forse chi sa,

noi siam mutabili,

noi siamo instabili.

HIPPARCO

Dunque tua cura sia

di ripregar di novo

questa crudel, che mi divenghi pia.

DEMA

Farò quanto richiede

il tuo grave tormento, e la mia fede.

Hipparco ->

 

Scena sesta

Dema.

 

 

Clori ancora è fanciulla e non sa amare  

per questo ella rifiuta

gl'amanti superbetta,

s'io fossi giovinetta

e bella come lei

torme d'innamorati aver vorrei.

Pazze voi che sdegnate

esser da molti amate,

vorrei, ch'amor sciogliesse ancora il piè

a chi serbate fé,

e che foss'impotente

il vostro crine a incatenar più gente,

ch'allor v'udirei dir vinte dal duolo

è gran sciocchezza il darsi in presa a un solo.

Misere, poverelle,

indegne d'esser belle,

poiché voi fate intero, intero il cor

prigion d'un amator,

dividetelo in cento,

ch'avrete più diletto, e men tormento.

E se un amante vi sarà tiranno,

dieci in un dì vi leveran l'affanno.

Prendete i miei consigli:

sin che di rose, e gigli

la vaga età, che fugge in un balen,

v'orna le gote, e il sen,

non rifiutate amanti,

perché pentite poi vivrete in pianti,

s'amate per gioire, e per godere,

vi potranno dar molti un gran piacere.

Dema ->

 

Scena settima

Clori.

<- Clori

 

 

Amor, chi ti diè l'ali  

a fé, che non errò,

mi feriro i tuoi strali,

ma novo ardor le piaghe a me sanò:

amor chi ti diè l'ali

a fé che non errò.

Egisto, soffri in pace

le vicende di un dio

più del vento leggero, e più fugace;

amar non ti poss'io,

la lontananza, il tempo,

han smorzato quel foco,

ch'accese nel mio seno il tuo sembiante,

son fatta d'altri amante.

Amor chi ti diè l'ali

a fé che non errò,

mi feriro i tuoi strali,

ma novo ardor le piaghe a me sanò:

amor chi ti diè l'ali

a fé che non errò.

Svenni quand'io ti vidi,

perché l'estinto affetto

risuscitò il tuo volto in questo petto,

ma del novo desio

da la fiamma nemica incenerito

ritornò a sepellirsi entro l'oblio.

Giorno lieto, e sereno

fu per me quello, o Lidio, in cui sul lido

mi presero i corsali,

amor cred'io là gli drizzò le vele

perch'egli a te m'avea già destinata,

o Clori fortunata.

Non sa quel ch'è diletto

chi non alberga un cieco dio nel petto.

Prova l'amante core,

che pende da un bel viso,

gioie di paradiso:

non sa quel ch'è diletto

chi non alberga un cieco dio nel petto.

L'amorosa ferita

apporta a l'alma, e refrigerio, e vita.

Donzella che sospira

amante riamata

è felice è beata:

non sa quel ch'è diletto

chi non alberga un cieco dio nel petto.

 

Clori ->

 

Scena ottava

Di boscareccia si tramuta la scena nel palagio di Venere.
Bellezza, Volupia.

 Q 

Bellezza, Volupia

 

BELLEZZA

Col mio volto lusinghiero  

chi mi guarda ardo e innamoro,

del mio crin co' lacci d'oro

faccio il mondo prigioniero.

VOLUPIA

Di gioie tesori

arreco ai mortali,

dispensiera d'amori

io diedi al bel Cupido i dolci strali.

BELLEZZA

Se dagl'occhi io vibro sguardi

alme infiammo, e petti impiago,

né v'è alcun, che non sia vago

d'esser punto da' miei dardi.

VOLUPIA

Da labri distillo

il nettare, il mele.

Chi segue il mio vessillo

nel mar d'alto piacer spiega le vele.

BELLEZZA

Tra le rose del mio viso

giace amore e l'arco scocca,

lascivetta questa bocca

s'apre ogn'ora al vezzo, e al riso.

VOLUPIA

Tra pompe e tra lussi

festeggio ridente,

benigni e cari influssi

il ciel del volto mio piove al vivente.

BELLEZZA E VOLUPIA

Noi tempriamo

con dolcezza

infinita

l'amarezza

de la vita.

Felice chi di noi si fe' seguace

amando sol quel, che diletta, e piace.

 

Scena nona

Amore, Bellezza, Volupia.

<- Amore

 

AMORE

Questo strale  

ch'è fatale

ferirà chi non ferì,

chi non ama amerà un dì.

L'universo soggiace

a la fiamma immortal de la mia face,

ogni nume ho soggetto,

bench'io sia nudo, cieco e pargoletto.

Questo strale,

ch'è fatale

ferirà chi non ferì,

chi non ama amerà un dì.

BELLEZZA

Fanciulletto divino

son tali i pregi tuoi,

che con raggio festoso andar tu puoi,

non ha il Caucaso grotta, o Hircania tana,

che non rimbombi le tue glorie altere,

abbruciano i tuoi fochi anco le fere.

VOLUPIA

Bambino, alma del mondo,

sin ne l'umido grembo

de l'ocean profondo

a gl'algosi immortali

incenerisci i cori,

dal baratro d'orrori

ti rende ogn'or tributo

d'infiammati sospiri il fiero Pluto.

AMORE

A giochi, a vezzi, a canti,

i miei vanti,

le mie prove

non son nove.

Mi lodano le stelle

con infocate lingue,

e l'armonico moto

del ciel rotante il mio poter fa noto.

A giochi, a vezzi, a canti

i miei vanti,

le mie prove

non sono nove.

BELLEZZA E VOLUPIA

A giochi, a vezzi, a canti,

i tuoi vanti,

le tue prove

non son nove.

 

Scena decima

Venere, Amore, Bellezza, Volupia.

<- Venere

 

VENERE

Amor tu qui festoso  

te n' stai con queste dive,

e a me lagrime vive

manda fuori per gl'occhi il cor doglioso.

AMORE

Qual acerbo cordoglio

amata genitrice

da' tuoi lucenti numi il pianto elice?

Dì, chi t'offese? Vendicar ti voglio,

per te spiego le penne,

sol per te vado armato

di fervide facelle

di pungenti quadrelle.

VENERE

L'odiata propagine del sole

Egisto, ha rotto i lacci

di dura servitude, ond'io lo posi,

ed in Zacinto giunto

parmi veder, così nemico ho il fato,

ch'egli da Clori sia di nuovo amato,

ah se ciò fia già mai diletto figlio

avrò sereno il ciglio.

AMORE

Non pensar, che mai torni

de l'aborrito Egisto amante Clori

sin ch'io tratto quest'arco, e questi ardori,

e per farti più lieta

vo scender d'Acheronte

ne le tristi paludi;

ed una furia ad agitar spietata

il giovane di Delo

trarre da questi abissi a questa luce,

sì ch'egli errando vada

per la terra feroce, e furibondo,

in dispregio del sole,

come già fece d'Inaco la prole.

VENERE

Se ciò avvenisse amorosetto dio,

giubilo non sarebbe uguale al mio.

AMORE

A l'impresa m'accingo, et ai miei detti

vedrai che in breve seguiran gli effetti.

BELLEZZA E VOLUPIA

Di tue guancie divine

gl'impalliditi fiori

ravivino o ciprigna i bei colori,

da te scaccia ogni duolo.

Se n' va per consolarti Amore a volo.

 

Amore ->

VENERE

Da figlio sì possente

dipendon le mie glorie,

sono le sue vittorie

mie chiare, e illustri palme,

io trionfo per lui di cori, e d'alme.

BELLEZZA E VOLUPIA

Coppia di voi più degna

in sé non chiude il cielo,

il tuo volto, il suo telo

adorano anche gli dèi

egli ferisce, e tu i feriti bei.

VENERE

O gloriosi vanti, o pregi miei.

 

Fine (Atto primo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Boschereccia.

Lidio, Egisto, Climene
 

Or che l'Aurora

Lidio, Egisto, Climene
<- Clori

O bellissima Clori?

Egisto, Climene
Clori, Lidio ->

Già dalle salse piume

Egisto e Climene
Abbandonarmi infida?
Egisto, Climene ->
<- Hipparco

Or che del ciel ne le stellate piagge

Hipparco
<- Dema

Hipparco? / Dema?

Dema
Hipparco ->
Dema ->
<- Clori
Clori ->

Palagio di Venere.

Bellezza, Volupia
 
Bellezza e Volupia
Col mio volto lusinghiero
Bellezza, Volupia
<- Amore
Amore, Bellezza e Volupia
Questo strale ch'è fatale
Bellezza, Volupia, Amore
<- Venere

Amor tu qui festoso

Bellezza, Volupia, Venere
Amore ->

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima
Boschereccia. Palagio di Venere. Villaggio. Selva dei Mirti dell'Erebo. Boschereccia deliziosa. Cortile del palagio d'Hipparco in villa. Scena parte selvosa, e parte marittima.
Prologo Atto secondo Atto terzo

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