Parte prima. | ||
I. Scena prima |
Il chiostro del convento di san Giusto. |
frati, Un frate |
[Preludio, Introduzione e Scena del frate] | ||
(i frati salmeggiano dalla cappella. Un frate, prostrato innanzi alla tomba, prega sottovoce) | ||
FRATI |
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UN FRATE |
Ei voleva regnare sul mondo oblïando colui che nel ciel segna agli astri il cammino fedel. L'orgoglio immenso fu, fu l'error suo profondo. | |
FRATI |
Carlo il sommo imperatore non è più che muta polve: del celeste suo fattore l'alma altera or trema al piè. | |
UN FRATE |
Grande è dio sol ~ e s'ei lo vuol fa tremar la terra ed il ciel! Misericorde iddio, pietoso al peccator, all'alma addolorata dà requie e dà il perdon, che scendono dal ciel! | |
(il giorno spunta lentamente. Don Carlo pallido ed esterrefatto erra sotto le vôlte del chiostro. Si arresta per ascoltare, e si scopre il capo. S'ode suonar una campana. I frati escono dalla cappella, traversano la scena e si perdono nei corridoi del chiostro) | <- Don Carlo frati -> | |
I. Scena seconda |
Don Carlo, il Frate tuttora in preghiera |
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DON CARLO |
Io l'ho perduta! Oh potenza suprema! Un altro... ed è mio padre... un altro... e questi è il re, lei che adoro m'ha rapita! La sposa a me promessa! Ah! quanto puro e bello fu il dì senza diman, in cui, ebbri di speme, c'era dato vagar, nell'ombra, soli insieme, nel dolce suol di Francia, nella foresta di Fontainebleau! | |
UN FRATE |
(che si è fermato per porgere ascolto ai detti di Don Carlo) Il duolo della terra nel chiostro ancor c'insegue; del core sol la guerra in ciel si calmerà. | |
(suona la campana. Il frate si rimette in cammino) | Un frate -> | |
DON CARLO |
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UN FRATE |
(nell'interno, allontanandosi sempre più) Del cor la guerra in ciel si calmerà. | |
I. Scena terza |
Don Carlo, Rodrigo. |
<- Rodrigo |
RODRIGO |
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DON CARLO |
O mio Rodrigo! Sei tu! sei tu, che stringo al seno? | |
RODRIGO |
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DON CARLO |
E il ciel che a me t'invia nel mio dolor, angiol consolator! | |
RODRIGO |
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DON CARLO |
Mio salvator, mio fratel, mio fedele, lascia ch'io pianga in seno a te! | |
RODRIGO |
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DON CARLO |
Il vuoi tu? La mia sventura apprendi, e qual orrendo strale il cor mi trapassò! Amo... d'insano amor... Elisabetta! | |
RODRIGO |
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DON CARLO |
Quale pallor!... Lo sguardo chini al suol! Ahi! tristo me, tu stesso, o mio Rodrigo, t'allontani da me? | |
RODRIGO |
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DON CARLO |
No. | |
RODRIGO |
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DON CARLO |
Ti seguirò, fratello. | |
(odesi il suono d'una campana) | ||
RODRIGO |
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DON CARLO |
Elisabetta! | |
RODRIGO |
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DON CARLO E RODRIGO | (♦) | |
RODRIGO |
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DON CARLO |
Oh terror! Al sol vederla io tremo! | |
(Filippo, conducendo Elisabetta, appare in mezzo ai frati. Rodrigo s'è allontanato da Don Carlo che s'inchina innanzi al re cupo e sospettoso. Egli cerca di frenar la sua emozione. Elisabetta trasale nel riveder Don Carlo. Il re e la regina si avanzano, e vanno verso la cappella ov'è la tomba di Carlo V, dinanzi alla quale Filippo s'inginocchia per un istante a capo scoperto; quindi prosegue il suo cammino colla regina) | <- Filippo, Elisabetta, frati | |
CORO | ||
RODRIGO |
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DON CARLO |
Ei la fe' sua! Sventura! Io l'ho perduta! | |
RODRIGO |
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DON CARLO, RODRIGO |
Don Carlo, Rodrigo -> | |
Parte seconda. | ||
II. Scena prima |
Un sito ridente alle porte del chiostro di s. Giusto. Una fontana; sedili di zolle; gruppi d'aranci, di pini e di lentischi. All'orizzonte le montagne azzurre dell'Estremadura. In fondo a destra, la porta del convento. Vi si ascende per qualche gradino. |
Contessa d'Aremberg, dame, paggi |
[Coro e Scena] | ||
(le dame sono assise sulle zolle intorno alla fonte. I paggi sono in piedi intorno ad esse. Un paggio tempra una mandolina) | ||
CORO |
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TEBALDO |
Di mille fior ~ covresi il suolo, dei pini s'ode ~ il sussurrar, e sotto l'ombra ~ aprir il volo qui l'usignolo ~ più lieto par. | <- Eboli, Tebaldo |
CORO |
Bello è udire in fra le piante mormorar la fonte amante stilla a stilla, i suoi dolor! E, se il sole è più cocente, bello è l'ore far men lente in fra l'ombre e in mezzo ai fior! | |
EBOLI |
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CORO |
Seguir vogliam il tuo capriccio, o principessa: attente udrem. | |
EBOLI |
A me recate la mandolina: e cantiam tutte insiem. Cantiam la canzon saracina, quella del velo, propizia all'amor. Cantiam! | |
TEBALDO, DAME |
Cantiam! | |
[Canzone del velo] | ||
(il paggio l'accompagna sulla mandolina) | ||
EBOLI saracin ~ ostello, all'olezzo, ~ al rezzo degli allôr ~ dei fior una bella ~ almèa, tutta chiusa in vel, contemplar parea una stella ~ in ciel. Mohammed, re moro, al giardin se n' va; dice a lei: «t'adoro, o gentil beltà; vien', a sé t'invita per regnar il re; la regina ambita non è più da me». | ||
CORO |
Tessete i veli, vaghe donzelle, mentr'è nei cieli l'astro maggior. Sono i veli, al brillar delle stelle, sono i veli più cari all'amor. | |
EBOLI «Ma discerno appena, (chiaro il ciel non è) i capelli ~ belli, la man breve, il piè. Deh! solleva il velo che t'asconde a me; esser come il cielo senza vel tu de'. Se il tuo cor vorrai a me dar in don, il mio trono avrai, ché sovrano io son. Tu lo vuoi? t'inchina, appagar ti vo'. Allah! la regina!» Mohammed sclamò. | ||
CORO |
Tessete i veli, vaghe donzelle, finch'è nei cieli l'astro maggior. Sono i veli, al brillar delle stelle, sono i veli più cari all'amor. | |
II. Scena seconda |
Detti ed Elisabetta uscendo dal convento. |
<- Elisabetta |
[Scena, Terzettino dialogato e Romanza] | ||
CORO |
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EBOLI |
(fra sé) Un'arcana mestizia sul suo core pesa ognora. | |
ELISABETTA |
(sedendo presso il fonte) Una canzon qui lieta risuonò. (tra sé) Ahimè! spariro i dì che lieto era il mio core! | |
II. Scena terza |
Detti e Rodrigo. |
<- Rodrigo |
(Rodrigo appare nel fondo. Tebaldo s'avanza verso di lui, gli parla un momento a voce bassa, poi torna alla Regina) | ||
TEBALDO |
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RODRIGO |
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(Elisabetta rimane un momento confusa, immobile, mentre Rodrigo si avvicina alla principessa d'Eboli) | ||
EBOLI |
Che mai si fa nel suol francese, così gentil, così cortese? | |
RODRIGO |
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ELISABETTA |
(guardando il biglietto, fra sé) Ah! non ardisco ~ aprirlo ancor; se il fo, tradisco ~ del re l'onor. Perché tremo! Quest'alma è pura ancor. Iddio mi legge in cor. | |
EBOLI |
Son le francesi gentili tanto e d'eleganza, di grazia han vanto. | |
RODRIGO |
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EBOLI |
È mai ver che alle feste regali le francesi hanno tali beltà, che nel cielo sol trovano rivali? | |
RODRIGO |
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ELISABETTA |
(fra sé leggendo il biglietto) «Per la memoria che ci lega, in nome d'un passato a me caro, v'affidate a costui, ve n' prego. Carlo.» | |
EBOLI |
Nei balli a corte, pei nostri manti la seta e l'oro sono eleganti? | |
RODRIGO |
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ELISABETTA |
Grata io son. ~ Un favor chiedete alla regina. | |
RODRIGO |
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ELISABETTA |
(tra sé) Io mi sostengo appena! | |
EBOLI |
Chi più degno di voi può sue brame veder appagate? | |
ELISABETTA |
(tra sé) Oh terror! | |
EBOLI |
Ditelo! Chi? | |
ELISABETTA |
Chi mai? | |
RODRIGO | ||
EBOLI |
(tra sé) Un dì che presso alla sua madre io stava vidi Carlo tremar... Amor avria per me?... | |
ELISABETTA |
(tra sé) La doglia in me si aggrava, rivederlo è morir! | |
EBOLI |
(tra sé) Perché celarlo a me? | |
RODRIGO | ||
ELISABETTA |
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EBOLI |
(fra sé agitata) Oserà mai?... potesse aprirmi il cor! | |
(Rodrigo prende la mano della principessa d'Eboli e s'allontana con lei parlando sottovoce) | ||
II. Scena quarta |
Detti, e Don Carlo. |
<- Don Carlo |
[Gran scena e Duetto] | ||
(Don Carlo si mostra condotto da Tebaldo. Rodrigo parla sommesso a Tebaldo che entra nel convento. Don Carlo s'avvicina lentamente ad Elisabetta e s'inchina senza alzar lo sguardo su di lei. Elisabetta, contenendo a fatica la sua emozione, ordina a Don Carlo di avvicinarsi. Rodrigo ed Eboli scambiano dei cenni con le dame, si allontanano, e finiscono per disperdersi tra gli alberi. La Contessa d'Aremberg e le due dame restano sole in piedi, a distanza, impacciate del contegno che debbono avere. A poco a poco la Contessa e le dame vanno di cespuglio in cespuglio cogliendo qualche fiore, e si allontanano) | Tebaldo, Contessa d'Aremberg, dame, paggi -> | |
DON CARLO |
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ELISABETTA |
Mio figlio! | |
DON CARLO |
Tal nome no; ma quel d'altra volta!... | |
(Elisabetta vuol allontanarsi, Don Carlo supplichevole l'arresta) | ||
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Infelice! più non reggo. Pietà! soffersi tanto; pietà! ché avaro il ciel un giorno sol mi diè, e poi rapillo a me! | |
(Rodrigo ed Eboli attraversano la scena conversando) | ||
ELISABETTA |
Prence, se vuole Filippo udire la mia preghiera, verso la Fiandra da lui rimessa in vostra man ben voi potrete partir doman. | |
(Rodrigo ed Eboli sono partiti. Elisabetta fa un cenno d'addio a Don Carlo e vuole allontanarsi) | Rodrigo, Eboli -> | |
DON CARLO |
Ciel! non un sol, un solo accento per un meschino ch'esul se n' va! Ah! perché mai parlar non sento nel vostro core qualche pietà! Ahimè! quest'alma è nel martirio, ho in core un gel... Insan! piansi, pregai nel mio delirio, mi volsi a un gelido marmo d'avel. | |
ELISABETTA |
Perché, perché accusar il cor d'indifferenza? Capir dovreste il nobil mio silenzio. Il dover, come un raggio al guardo mio brillò. Guidata da quel raggio io moverò. La speme pongo in dio, nell'innocenza! | |
DON CARLO |
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ELISABETTA |
Clemente iddio, ~ così bel cor acqueti il suo duol nell'oblio; o Carlo, addio, ~ su questa terra vivendo accanto a te mi crederei nel ciel! | |
DON CARLO |
O prodigio! Il mio cor s'affida, si consola; il sovvenire del dolor s'invola, il ciel pietà sentì di tanto duol. Isabella, al tuo piè morir io vo' d'amor... (cade privo di sensi al suolo) | |
ELISABETTA |
(reclinata su Don Carlo) Clemente iddio, la vita manca nell'occhio suo che lagrimò. Bontà celeste, deh! tu rinfranca quel nobile core che sì penò. Ahimè! l'uccide il rio dolore, tra le mie braccia io lo vedrò morir d'affanno, morir d'amore... Colui che il cielo mi destinò!... | |
DON CARLO |
Qual voce a me dal ciel scende a parlar d'amore?... Elisabetta! tu... sei tu, bell'adorata, assisa accanto a me come ti vidi un dì!... Ah! il ciel s'illuminò, la selva rifiorì!... | (♦) |
ELISABETTA |
O delirio! o terror! | |
DON CARLO |
(rinvenendo) Alla mia tomba, al sonno dell'avel sottrarmi perché vuoi, spietato ciel! | |
ELISABETTA |
Carlo! | |
DON CARLO |
Sotto il mio piè dischiudasi la terra, sia pure il capo mio dal fulmine colpito, io t'amo, Elisabetta!... Il mondo è a me sparito! (la prende tra le braccia) | |
ELISABETTA |
(scostandosi con violenza) Compi l'opra a svenar corri il padre, ed allor del suo sangue macchiato all'altar puoi menare la madre. | |
DON CARLO |
(retrocedendo atterrito e fuggendo disperato) Ahi! maledetto io son! | |
ELISABETTA |
(cadendo in ginocchio) Iddio su noi vegliò! | |
Don Carlo -> | ||
II. Scena quinta |
Elisabetta, Filippo, Tebaldo, la Contessa d'Aremberg, Rodrigo, Eboli, Coro, Paggi, entrando successivamente. |
<- Filippo, La contessa d'Aremberg, Rodrigo, Eboli, coro, paggi, Tebaldo |
[Scena] | ||
TEBALDO |
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FILIPPO |
Perché qui sola è la Regina? Non un' dama almeno presso di voi serbaste? Nota non v'è la legge mia regal? Quale dama d'onor esser dovea con voi? | |
(La Contessa d'Aremberg esce tremante dalla calca e si presenta al Re.) | ||
FILIPPO |
Contessa, al nuovo sol in Francia tornerete. | |
(La Contessa d'Aremberg scoppia in lacrime. Tutti guardano la Regina con sorpresa.) | ||
CORO |
(La Regina egli offende!) | |
[Romanza] | ||
ELISABETTA lenisci il tuo dolor. Bandita sei di Spagna ma non da questo cor. Con te del viver mio l'alba fu lieta ancor: ritorna al suol natio, ti seguirà il mio cor. (dà un anello alla Contessa) Ricevi estremo pegno di tutto il mio favor. Cela l'oltraggio indegno onde arrossisco ancor. Non dir del pianto mio, del crudo mio dolor; ritorna al suol natio, ti seguirà il mio cor. | ||
CORO E RODRIGO |
Spirto gentile e pio, acqueta il tuo dolor. | |
FILIPPO |
(tra sé) Come al cospetto mio infinge un nobil cor! | |
(la Regina si separa piangendo dalla Contessa ed esce sorreggendosi alla principessa d'Eboli. Il coro la segue) | Elisabetta, Eboli, La contessa d'Aremberg, Tebaldo, coro, paggi -> | |
II. Scena sesta |
Filippo e Rodrigo, poi il Conte di Lerma e alcuni Signori. |
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[Scena e Duetto] | ||
FILIPPO |
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RODRIGO |
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FILIPPO |
Amo uno spirto altier. L'audacia perdono... non sempre... Voi lasciaste della guerra il mestier; un uomo come voi, soldato d'alta stirpe inerte può restar? | |
RODRIGO |
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FILIPPO |
Ben lo so... ma per voi che far poss'io? | |
RODRIGO |
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FILIPPO |
Per altri? Che vuoi tu dir? | |
RODRIGO |
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FILIPPO |
Favella! | |
RODRIGO | ||
FILIPPO |
Col sangue sol potei la pace aver del mondo; il brando mio calcò l'orgoglio ai novator, che illudono le genti coi sogni mentitor! La morte in questa man ha un avvenir fecondo. | |
RODRIGO |
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FILIPPO |
Volgi un guardo alle Spagne! L'artigian cittadin, la plebe alle campagne a dio fedele e al re un lamento non ha! La pace istessa io dono alle mie Fiandre! | |
RODRIGO |
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FILIPPO |
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RODRIGO |
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FILIPPO |
Tu resti in mia regal presenza e nulla ancora hai domandato al re? Io voglio averti a me daccanto! | |
RODRIGO |
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FILIPPO |
Sei troppo altier! | |
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RODRIGO |
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FILIPPO |
La Regina... un sospetto mi tortura... mio figlio!... | |
RODRIGO |
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FILIPPO |
Nulla val sotto al ciel il ben ch'ei tolse a me! | |
(Rodrigo, spaventato, guarda Filippo, senza rispondere) | ||
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RODRIGO |
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FILIPPO |
Possa cotanto dì la pace a me tornar! | |
RODRIGO |
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(il Re stende la mano a Rodrigo, che piega il ginocchio e gliela bacia) | ||
(la tela cade rapidamente) | ||
Il chiostro del convento di san Giusto; a destra una cappella illuminata; vi si vede attraverso ad un cancello dorato la tomba di Carlo V; a sinistra, porta che mena all'esterno; in fondo la porta interna del chiostro; giardino con alti cipressi; è l'alba.
[Preludio, Introduzione e Scena del frate]
(il giorno spunta lentamente; s'ode suonar una campana)
Io l'ho perduta! Oh potenza suprema!
(suona la campana)
La sua voce!... Il cor mi trema...
È lui!... desso... l'infante! / O mio Rodrigo!
(suono d'una campana)
Coraggio! / Ei la fe' sua! Sventura! Io l'ho perduta!
Un sito ridente alle porte del chiostro di s. Giusto; una fontana; sedili di zolle; gruppi d'aranci, di pini e di lentischi; all'orizzonte le montagne azzurre dell'Estremadura; in fondo a destra, la porta del convento; vi si ascende per qualche gradino.
Tra queste mura pie la regina di Spagna
[Scena, Terzettino dialogato e Romanza]
Il marchese di Posa, grande di Spagna.
Va', pronta io sono il figlio a riveder
Io vengo a domandar grazia alla mia regina
Il re! / Perché qui sola è la Regina?
Restate! Presso della mia persona
Orrenda, orrenda pace! La pace è dei sepolcri!