Atto primo

 

Siracusa: il foro

Nel fondo il mare. Meriggio. Luce intensa.
Patrizi, Popolo, Donne, Schiavi neri, Schiave, e Labdaco in disparte.

 Q 

patrizi, popolo, donne, schiavi neri, schiave, Labdaco

 

CORO

A Marte lauri! Inni alla dea!  

La punica galèa

urtò col rostro la trireme achèa!

Ustica e Lampedusa

fan più fulgido il serto a Siracusa!

 

LABDACO
(a parte)

Esulta! - Insulta!  

Bieca turba tiranna,

più che troni non falci e genti uccida!

T'assonna sull'allor... Ma in petto avrai

l'urto, sognando, del pugnal numida!

 

CORO I

(alternandosi, additando Labdaco che sta solo in un angolo della scena)

Vedi quell'ombra

sinistra o truce?

CORO II

Labdaco?

CORO I

(con accento derisorio)

Il punico!

CORO II

Labdaco!

CORO I

Il duce?

CORO II

È folle?

CORO I

È ignavo...

CORO II

È fiero?

CORO I

È schiavo

e sogna d'Ustica

la riconquista...

CORO II

Colui?

CORO I

(ridendo)

Nel patrio

odio consuma,

Catana e Taranto

Sibari e Cuma!

 
(durante questo dialogo vanno sempre più accostandosi a Labdaco)
 

LABDACO

(messo in sospetto dalle loro mosse, fa atto d'allontanarsi, il Coro lo stringe fra le sue spire)

(Oh! bassa, oh! rea

bordaglia achea!)

 

CORO

Schiavo, scorgi sull'africo lido

torva striscia di lugubri incendi?

Oltre il mar l'ulular non intendi

dei caduti che gridan pietà?

È del Numida il barbaro nido,

sì, il tuo nido che in cenere va!

 

LABDACO

Ah! Il tuo Giove, caterva d'indegni,

solo è il nume dell'empia viltà!

 

CORO
(schernendolo)

Istrion, dei terribili sdegni

mal la larva sul volto ti sta!

 
(squillo di trombe dall'alto del promontorio, altro squillo gli risponde in distanza, pausa)
 

 

Al mar! Al mar!

La galea capitana a salutar!

 
(escono confusamente)

<- Dejanice

patrizi, popolo, donne, schiavi neri, schiave, Labdaco ->

 
Dejanice sola.
 
Mentre la Turba si allontana in varie direzioni, Dejanice entra vivamente, dalla via attigua al palazzo degli anziani, porge ascolto alle grida del Coro e ne segue quasi le mosse sino a che la scena si sgombri.
 

DEJANICE

Inni! lauri al nocchiero! Ecco un felice!  

e qual di questi più soave un premio

forse lo attende! E quante Argive e quante

anelanti staranno il gran ritorno!

.................................

Una... più ch'altre... riamata forse!...

(breve pausa)

Una!... perché su tal pensier m'arresto,

qual dall'aspide punta? E non potrei

indivisi ricambi io pur trovarmi,

sol che in un solo affetto

l'onda acquetassi de' sospiri miei?

(erigendosi)

Bella e fiera non son, quant'altra mai?

(con tristezza)

Folle! a che val la dissennata brama?

(con crescente amarezza)

La vaga etèra si desia, non si ama!

(volgendosi rapidamente e portando lo sguardo verso la strada)

Ma... or qui chi move? Ah! L'implacabil veglio!

Dardano!... Orror m'ispira...

Non m'abbia almeno ei scorta...

come l'augel sinistro,

il malo augurio sovra l'ale ei porta!

 
(comparisce Dardano appoggiato ad Argelia; Dejanice dissimula la sua presenza tra gli intercolunni dell'atrio degli anziani)

<- Dardano, Argelia

 

ARGELIA

(fra sé)  

Giovine tanto e omai sì grande! Oh almeno

fossi io la prima a salutar la prua

della nave felice!

DARDANO

A chi rivolto

è il tuo dolce sospiro?

ARGELIA

A un sogno!...

DARDANO

Il giorno,

che a vol lo scopra, io ne vo' far...

ARGELIA

Ahi! troppo

volano i sogni!...

DARDANO

Il tuo mi narra!

ARGELIA

Padre!

DARDANO

(fra sé)

(Come le gote imporpora

a questa cara il virginal rossore!)

(ad Argelia)

E questo sogno, Argelia ha un nome?

ARGELIA
(timidamente)

Amore!

Adolescente ancora,

vogando un dì sul mar,

su di una breve prora,

un giovincel la mia venne ad urtar...

In volto ei mi fissò...

La palpebra chinai... Perché? no 'l so...

DARDANO

Or ben!

ARGELIA

Volser gli anni...

di Apolline nel tempio

orando stava un dì...

la stessa voce eterea,

lo stesso sguardo i sensi miei colpì!

Per nome ei mi chiamò...

impallidii... tremai... di più non so!

DARDANO

E da quel dì?

ARGELIA

Di lui non seppi più...

DARDANO

Nube pregna di luce, altro non fu!

ARGELIA

Ma quella nube in lagrime,

ma quella luce in palpiti

stemprar sentii su me!...

Quel sogno io l'amo!...

DARDANO

È virginal fantasima

quel palpito, quel pianto!

Deh! Non ti rubi a me,

che tanto t'amo!

CORO INTERNO

Gloria ad Ameto! Al vincitor nocchier!

 

DARDANO

Di Siracusa fra le cento vergini,  

su cui rifulge dei scettrati il nome,

del baldo eroe te chiamano i triumviri

ad intrecciar col verde allor le chiome.

Per te sia cinto al valoroso fianco,

trapunto a stelle, del trionfo il vel!

Il ciglio tuo non sia dal pianto stanco,

riflesso ei trovi nel tuo riso il ciel!

 

ARGELIA

Dolce pietà, voluttüoso affanno!

Il sen mi turba pe 'l fatal nocchier!

Dev'esser bello d'un gentil tiranno

virginalmente al forte piè cader!

 
Le voci si fanno più vicine. Dardano ed Argelia entrano nel palazzo degli Anziani. Da destra irrompono, guardandosi indietro Popolo, Donne, fra questi Dejanice, Labdaco.

Dardano, Argelia ->

<- popolo, donne, Labdaco

 
I precedenti, Dejanice, Labdaco, Anziani, Giovani, Patrizi, Popolo.
 

CORO

Le galee, le triremi!  

Siccome najadi

del golfo fendono

l'onde cerulee!

Del galeone

all'artimone,

un'asta sventola

d'oro e di porpora!

Ed all'attonito

Tirreno e Jonio

la gloria accusa

di Siracusa!

Vogano - vogano!

Eccoli - giungono!

 
Agitano pepli, veli e bandiere. Comparisce la trireme maggiore. Ne scende Admeto, seguìto dai suoi primi Nocchieri.

<- Admeto, nocchieri, Argelia, Dardano, triumviri, anziani, schiavi, giovinette patrizie

 
I precedenti, Admeto, Dardano, Argelia, Anziani, Nocchieri, Schiavi, Giovinette patrizie.
 

TUTTI

(gettando corone ad Admeto)  

Ghirlande! Allor

al bel trionfator!

DEJANICE

(fra sé)

(È bello come il sol

il baldo vincitor!)

ARGELIA

(fra sé)

(Celeste vision!

È il mio dolce amator!)

DARDANO

(contemplando sospettoso Argelia)

(Perché sul volto suo

quel repentin pallor!)

 
Admeto si avanza, nobilmente modesto, verso i Triumviri; alcuni de' suoi portano le bandiere conquistate ai Cartaginesi.
 

DARDANO

Greco, se tal tu sei, duce di tanta  

schiera il valor ti fe'! T'orna le chiome

col serto aurato e del trionfo il velo

ti cinga il fianco! Siracusa il giorno

segna tra i fausti del tuo gran ritorno!

 
Argelia seguita dalle giovinette patrizie move verso Admeto che piega un ginocchio a terra; depone sul suo capo la corona d'alloro dorato e gli cinge al fianco il velo trapunto di stelle.
 

CORO DI GIOVINETTE

(che s'accompagnano con plettri d'oro)

Virgineo coro,  

con la più fulgida

delle corone,

cingiam la fronte al dorico leone!

 

ADMETO
(sottovoce ad Argelia)

Un raggio del tuo riso,  

un alïar

breve del tuo sospiro... altro non chiedo...

Per te lottai... per te

strappai la fronda al desïato ramo!

Argelia, io t'amo!

ARGELIA
(sottovoce ad Admeto)

La mia povera lira,

se l'abbandono ai venti, amor sospira!

DEJANICE

(fissandoli)

(Ché non son io colei?

Eppur tal nacqui ch'esserla potrei!)

ADMETO

(alzandosi con gesto di suprema dignità)

Greci, costei m'ha cinto

l'ambito lauro e il sacro vel. Non basta!

Usco mi è padre!

DARDANO

Oh ciel! Il condottiero

dell'itala rivolta! Il trafittore

del figlio mio!

ADMETO

Proscritto, il duce vostro

chiede una patria... Un nome...

E alla divina Argelia

ornar col velo nuzïal le chiome!

 

DARDANO, ANZIANI E POPOLO

Un venturier! Un tosco vil! Un barbaro!  

Oh il folle insultator!

A pagarlo il predon si colmi d'or!

ARGELIA

È il sogno mio! Chi parla qui di barbari?

È l'invido furor!

Due stirpi s'uniranno in un amor!

DEJANICE

Un venturier! Un tosco vil! Un barbaro!

Oh! L'invido furor!

Ma troppo è bel d'Argelia per l'amor!

LABDACO

O venturier, prostrata hai l'asta punica

nel barbaro furor!

Ma v'ha pei vinti un Dio vendicator!

ADMETO

O Argelia mia! Chi il virginal tuo palpito

contende a questo cor?

Tutto in te perde l'italo amator!

DARDANO
(con accento di supremo disprezzo)

Il volo sciogliete

argentee colombe,

squillate, stridete,

o citare, o trombe!

Il Tosco, infiorato

di punici dumi,

vuol prole di numi

fra i greci piantar!

ARGELIA

(O nube di luce,

bel sogno del cielo,

la mano di un truce

strappato ha il tuo velo!

Ha fatto un vampiro

diserto il mio nido,

scompare il bel lido,

qual nebbia sul mar!)

DEJANICE

Di palpito arcano

s'accende il mio seno,

mi afferra una mano

mi accieca un baleno!

In lagrime sciolgo,

in estasi anelo,

è l'erebo, o il cielo

che vedo spuntar!

ADMETO

Rivola sull'ali

dei torvi marosi!

Son più dei mortali

i nembi pietosi!

È l'orgia dell'odio

che inneggia il creato!

Ti plachi, o insultato,

il bacio del mar!

LABDACO

(fissando Admeto)

(Ti piove l'oltraggio

qual pietra su pietra,

scomparso è ogni raggio

dall'anima tetra!

La fronte dell'odio

ti annuvola il dio...

quell'odio sia mio,

vien meco sul mar!)

CORO

Oh! strano delirio!

Oh! inferma vision!

Di mirti vuol cingersi

l'italico Adon!

ADMETO

Dunque, nemmen la gloria

trova fra voi perdono?

Erede a tosca infamia,

un vil tra i greci io sono!

(traendo la spada e gettandola infranta ai piedi di Dardano)

Allor la daga infrangasi

che lidi e allor vi diè!

Colui che non ha patria

degno di voi non è!

 
(si strappa la corona d'alloro; commozione generale)
 

DARDANO, ANZIANI E POPOLO

Vitupero! Abominio! A tanto oltraggio

dée Siracusa rifiutar mercé!

ARGELIA, DEJANICE, LABDACO E DONNE

Della sua gloria s'è offuscato il raggio...

più che un ribelle omai l'eroe non è...

 
Dardano trae seco vivamente Argelia, Gli Anziani lo seguono; Dejanice, Labdaco, il Popolo, escono lentamente dal lato opposto. Admeto rimane solo in scena.

Dardano, Argelia, Dejanice, Labdaco, triumviri, anziani, popolo, donne, nocchieri, schiavi, giovinette patrizie ->

 

ADMETO
(solo)

Solo! O mio ciel, dove svanisti? Il nembo  

t'oscura agli occhi miei. Solo!... La turba

fugge d'odio satolla e di disprezzo.

O Grecia, o Grecia,

tarda al periglio, al ludo pronta, prima

sempre all'offesa! Ed io nel fiotto nero

non affondai la vela, e non percossi

l'empia tua nave alla fatal scogliera!

(contemplando il velo)

Del mio mondo perduto or tu mi resti

solo, o povero velo!

Tu mi parla di lei, tu mi rammenta

a quando, a quando lo scomparso cielo!

(si getta sui gradini di marmo del foro)

Admeto, Dardano, Dejanice.

<- Dardano, Dejanice

Dardano e Dejanice compaiono all'estremità del foro. Admeto è immobile contemplando il velo.
 

DARDANO
(piano a Dejanice)

Nata di regi, ~ di vaga etera  

ti piacque il lubrico ~ peplo vestir...

Volge or la pallida ~ tua stella a sera...

Vuoi tu redimerti? ~ Vuoi risalir?...

DEJANICE

Calici d'oro, ~ di mirti rami,

siccome a Venere ~ offrir mi sai?

Parla! Che chiedi? ~

DARDANO

(additando Admeto)

Fa' ch'egli t'ami!

DEJANICE

Che m'ami?

DARDANO

Il nauta! ~

DEJANICE

Colui? Giammai!

DARDANO

Delle tue forme, ~ care agli dèi,

il sitibondo ~ labbro si bei!

Solo... Ove a' danni ~ di noi cospiri,

io non lo ignori!

DEJANICE

Greco, deliri?

Io delatrice?...

DARDANO

La patria mia

non è la tua? ~

DEJANICE

(Pur s'io non sono...

un'altra forse... Numi, perdono!)

DARDANO

Ebben decidi!...

DEJANICE
(con risoluzione repentina e tremenda)

Lo esigi! E sia!

ADMETO

(durante il dialogo precedente)

Astro pallido d'amor,

dal mesto ciel

deh! sorridi al mio dolor!

La mia rosa si sfrondò...

Un dio crudel

il mio fral disanimò!

DARDANO

(guardando verso Admeto)

Ombra nefasta ~ tu sei perduta!

Nelle mie mani ~ costei ti dà!

DEJANICE

(con accento desolato)

Misera! Misera! ~ Mi son venduta...

Vinse il pudore ~ folle pietà!

 
(Dardano si allontana; Dejanice si nasconde dietro alla colonna del foro)

Dardano ->

 
Admeto, Labdaco, poi Dejanice.

<- Labdaco

 

LABDACO

(affrontando Admeto)  

Romba la folgore...

Vuoi tu guidarne il lampo?

S

ADMETO
(alzandosi vivamente)

Chi sei?... Chi sei?...

LABDACO

Corseggiator numidico,

caddi e fui vinto in campo!

ADMETO

Del tuo sguardo men buia è la tempesta,

tu porti il reo consiglio...

LABDACO

La battaglia e la strage è la mia festa

la vita è nel periglio...

ADMETO

Lasciami!

LABDACO

No! Fugaci volan l'ore

che appressano il destin!

Sceglier déi tu fra un odio ed un amore!

ADMETO

L'odio è gioir divin!

LABDACO

Di Malta e d'Itaca ~ sull'erma vetta

un branco d'aquile ~ un duce aspetta...

esuli anch'essi ~ son dell'amor...

vuoi ti a vittoria ~ guidar costor?

Vedremo in cenere ~ le greche sponde,

l'empio travolgere ~ navil nell'onde!

È gioia olimpica ~ la voluttà,

che la vendetta ~ ci appresterà!

ADMETO

(O dolce sogno ~ più non t'ascolto...

Erra il mio spirto ~ da un dio travolto...

Le torve Erinni ~ non han mercé...

nell'aspra lotta ~ soccorri a me!)

DEJANICE
(fra sé)

(Te di codardi vittima

non io, non io farò...

S'anco reietta, complice

Admeto a te sarò!)

 

ADMETO

(con risoluzione repentina a Labdaco)  

Sgombra, fellon!

LABDACO

(brandendo un pugnale e avventandosi contro di lui)

Ah! spegnasi

l'empio segreto in te!

DEJANICE

(avanzandosi repentinamente e ghermendo il polso di Labdaco)

Ferma!

ADMETO

(a Labdaco)

Volesti uccidermi...

Degno sei tu di me!

(a Dejanice)

Ma tu?

 
(il pugnale cade di mano a Labdaco)
 

DEJANICE

Del greco vittima,

l'odio è il mio fiero dio!

Esso ci leghi insieme!

Sulla fatal trireme

perir con voi saprò!

ADMETO

Sei forte e altera. Seguimi!

DEJANICE
(con esaltazione)

Il genio tuo sarò!

 

DEJANICE, ADMETO E LABDACO

Flagelli la rapida prora    

il fiotto, al levar dell'aurora,

in traccia del nido fatal!

Fuggiam! Tra la buia tempesta,

la lotta inegual sia la festa,

il vanto del fiero corsal!

Fuggiamo! Trasvolano l'ore...

Fuggiamo! Mortale è l'amore...

Sol l'odio nel mondo è immortal!

S

Sfondo schermo () ()

 
(s'allontanano rapidamente)

Dejanice, Admeto, Labdaco ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto

Siracusa; il foro; nel fondo il mare.

patrizi, popolo, donne, schiavi neri, schiave, Labdaco
 

Esulta! - Insulta!

 

 

 

(squillo di trombe)

 
patrizi, popolo, donne, schiavi neri, schiave, Labdaco
<- Dejanice
Dejanice
patrizi, popolo, donne, schiavi neri, schiave, Labdaco ->

Inni! Lauri al nocchiero! Ecco un felice!

Dejanice
<- Dardano, Argelia
Dejanice
Dardano, Argelia ->
Dejanice
<- popolo, donne, Labdaco
Dejanice, popolo, donne, Labdaco
<- Admeto, nocchieri, Argelia, Dardano, triumviri, anziani, schiavi, giovinette patrizie

Greco, se tal tu sei, duce di tanta

Un raggio del tuo riso

Dardano, Coro, Argelia, Dejanice, Labdaco, Admeto
Un venturier! Un tosco vil! Un barbaro!
Admeto
Dardano, Argelia, Dejanice, Labdaco, triumviri, anziani, popolo, donne, nocchieri, schiavi, giovinette patrizie ->
Admeto
<- Dardano, Dejanice
Dardano, Dejanice e Admeto
Nata di regi, di vaga etera
Admeto, Dejanice
Dardano ->

(Dejanice si nasconde)

Admeto, Dejanice
<- Labdaco
Labdaco e Admeto
Romba la folgore

Sgombra, fellon! / Ah! spegnasi

Labdaco, Admeto e Dejanice
Flagelli la rapida prora
Dejanice, Admeto, Labdaco ->
 
Siracusa: il foro
Siracusa; il foro; nel fondo il mare. Itaca; spiaggia; rocce; tra gli scogli, un sentiero. Siracusa; il tempio di Volinnia; sacrario. Il palazzo di Nidio; il gineceo; nel fondo giardini; all'ingiro colonnato dorico; fontana nel mezzo. Atrio terreno nella casa di Dardano; due porte sui due lati; vano che dà sul mare, nel fondo; lampade di...
Atto secondo Atto terzo Atto quarto

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