Sala ottagonale in una torre del castello del signor Ipsilonne; nel primo lato (a sinistra dello spettatore) una porta d'accesso alle stanze di Candida, poi un grande divano alla turca, un tavolinetto, due ampie poltrone profonde e un paravento ricchissimo; nel secondo lato, larga finestra che s'apre su un verone angolare: al verone si deve accedere anche dalla prima stanza dell'appartamento di Candida; il verone è illuminato da torce; si intravvedono grandi chiome d'alberi e il mare lontano; il terzo lato è tutto a vetrate al di là grandi sale da ballo folgoranti di luce; nel quarto lato un magnifico camino con sopra una pendola d'oro, e dinnanzi al camino altro tavolinetto e altre comodissime poltrone; sul tavolino tre bottiglie, una delle quali già vuota, e un enorme pezzo di dolce; un ricchissimo lampadario acceso pende dal mezzo del soffitto: tutto nella sala è ricco, sfarzoso, sovraccarico d'oro, di ricami, di ornamenti barocchi.
Dov'è Candida? / Voi qui, Baldo?
Buon appetito! / Io voglio apertamente
O creatura mia, che gli dirai?
E allor portami via con te... / Fuggiamo
(sul balcone, alla luce delle torce, si vedrà una figura d'uomo salir dall'esterno al davanzale e aiutare Candida a scavalcare la balaustrata; le due ombre discendono: lieve ma chiaro s'udrà lo scoccar d'un bacio)
(Belfagor batte con violenza le palme sulla fronte, ma subito le ritrae come punto da alcunché di aguzzo; si tocca ancora con le dita: due piccole corna gli son spuntate alla radice dei capelli)
(muratori armati di piccone e incappucciati di rosso passano silenziosi, in fila, si ode il sordo battere dei picconi al piano superiore)
(un crollo al piano superiore fa tremare tutto)
(un nuovo crollo fa cadere dal soffitto pezzi di stucco e pioggia di calcinacci)