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Scena prima |
Campo d'Ezio. Scorgesi in lontananza la grande città dei sette colli. Ezio solo. Egli esce tenendo in mano un papiro spiegato e mostrando dispetto. |
Q
(nessuno)
<- Ezio
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[N. 10 - Scena e aria] | N
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EZIO |
«Tregua è cogl'Unni. ~ A Roma,
Ezio, tosto ritorna... a te l'impone
Valentinian.» ~ L'impone!... e in cotal modo,
coronato fanciul, me tu richiami?...
Or, or, più che del barbaro le mie
schiere paventi!... Un prode
guerrier canuto piegherà mai sempre
dinanzi a imbelle, a concubino servo?
Ben io verrò... Ma qual s'addice al forte,
il cui poter supremo
la patria leverà da tanto estremo!
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Dagli immortali vertici
belli di gloria, un giorno,
l'ombre degli avi, ah, sorgano
solo un istante intorno! ~
Di là vittrice l'aquila
per l'orbe il vol spiegò...
Roma nel vil cadavere
chi ravvisare or può?
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Scena seconda |
Preceduto da alcuni Soldati romani presentasi uno stuolo di Schiavi di Attila, e detto. |
<- soldati romani, schiavi, Foresto
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CORO |
Salute ad Ezio
Attila invia per noi.
Brama che a lui convengano
Ezio, ed i primi suoi. ~
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EZIO |
Ite! ~ Noi tosto al campo
verrem. ~
| schiavi, soldati romani ->
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Scena terza |
Tra gli Schiavi che partono uno è rimasto. Egli è Foresto. |
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EZIO |
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FORESTO |
Ezio, al comune scampo
manca la tua virtù.
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EZIO (sorpreso) |
Che intendi? Oh, chi tu sei?
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FORESTO |
Ora saperlo è vano;
il barbaro profano
oggi vedrai morir.
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EZIO |
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FORESTO |
Allor tu déi
l'opera mia compir.
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EZIO |
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FORESTO |
Ad un cenno pronte
stian le romane schiere;
quando vedrai dal monte
un fuoco lampeggiar,
prorompano, qual fiere,
sullo smarrito branco!
Or va'...
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EZIO |
Di te non manco;
saprò vedere, e oprar.
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| (Foresto parte rapidamente) | Foresto ->
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Scena quarta |
Ezio solo. |
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È gettata la mia sorte,
pronto sono ad ogni guerra;
s'io cadrò da forte,
e il mio nome resterà.
Non vedrò l'amata terra
svenir lenta e farsi a brano...
sopra l'ultimo romano
tutta Italia piangerà.
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Scena quinta |
Campo d'Attila come nell'atto primo, apprestato a solenne convito. La notte è vivamente rischiarata da cento fiamme che irrompono da grossi tronchi di quercia preparati all'uopo. Unni, Ostrogoti, Eruli, ecc. Mentre i Guerrieri cantano, Attila, seguìto dai Druidi, dalle Sacerdotesse, dai Duci e Re, va ad assidersi al suo posto. Odabella gli è presso in costume d'amazzone. |
Q
guerrieri, Attila, druidi, sacerdotesse, duci, re, Odabella
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[N. 11 - Finale II] | N
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CORO
Del ciel l'immensa volta,
terra, ai nemici tolta,
ed aer che fiammeggia
son d'Attila la reggia.
La gioia delle conche
or si diffonda intorno;
di membra e teste tronche
godremo al nuovo giorno!
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Uno squillo di tromba annuncia l'arrivo degli Ufficiali romani preceduti da Uldino. | |
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Scena sesta |
Ezio col séguito. Uldino, Foresto, che nuovamente in abito guerriero si frammischia alla moltitudine, e detti. |
<- Uldino, Ezio, ufficiali romani, Foresto
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ATTILA |
(alzandosi)
Ezio, ben vieni! Della tregua nostra
fia suggello il convito.
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EZIO |
Attila grande
in guerra sei, più generoso ancora
con ospite nemico.
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| (alcuni Druidi, avvicinandosi ad Attila, gli dicono sottovoce) | |
DRUIDI |
O re, fatale
è seder co' lo stranio.
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ATTILA |
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DRUIDI |
Nel cielo
vedi adunarsi i nembi
di sangue tinti... di sinistri augelli
misto all'infausto grido
dalle montagne urlò lo spirto infido!
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ATTILA |
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DRUIDI |
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ATTILA (alle sacerdotesse) |
Sacre figlie degli Unni,
percuotete le cetre, e si diffonda
delle mie feste la canzon gioconda.
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Tutti si assidono. Le Sacerdotesse, schieratesi nel mezzo, alzano il seguente canto: | |
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Chi dona luce al cor?... Di stella alcuna
dal cielo il vago tremolar non pende;
non raggio amico di ridente luna
alla percossa fantasia risplende...
ma fischia il vento, rumoreggia il tuono,
sol dan le corde della tromba il suono.
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In quel mentre un improvviso e rapido soffio procelloso spegne gran parte delle fiamme. Tutti si alzano per natural moto di terrore. Silenzio e tristezza generale. Foresto è corso ad Odabella. Ezio s'è avvicinato ad Attila. | |
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FORESTO (ad Odabella)
O sposa, t'allieta,
è giunta la meta;
dei padri lo scempio
vendetta otterrà.
La tazza là mira
ministra dell'ira,
al labbro dell'empio,
Uldin l'offrirà.
EZIO (ad Attila)
Rammenta i miei patti:
con Ezio combatti;
del vecchio guerriero
la mano non sprezzar.
Decidi. Fra poco
non fora più loco.
(Del barbaro altiero
già l'astro dispar.)
ULDINO
(Dell'ora funesta
l'istante s'appresta...
Uldin, paventi?
breton non sei tu?
O il cor più non t'ange
la patria che piange?
O più non rammenti
la rea servitù?)
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Insieme
ODABELLA
(Vendetta avrem noi
per mano de' suoi?...
non fia ch'egli cada
pe 'l loro tradir.
Nel giorno segnato,
a dio l'ho giurato,
è questa la spada
che il deve colpir.)
ATTILA (ad Ezio)
M'irriti, o romano...
sorprendermi è vano:
o credi che il vento
m'infonda terror?
Nei nembi e tempeste
s'allietan mie feste...
(Oh rabbia; non sento
più d'Attila il cor!)
CORO
(Lo spirto de' monti
ne rugge alle fronti,
le quercie fumanti
sua mano coprì...
Terrore, mistero
sull'anima ha impero...
stuol d'ombre vaganti
nel buio apparì.)
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Il cielo si rasserena. | |
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TUTTI
L'orrenda procella
qual lampo sparì.
Di calma novella
il ciel si vestì.
| (♦)
(♦)
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ATTILA (riscuotendosi) |
Si riaccendan le quercie d'intorno
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| (gli schiavi eseguiscono il cenno) | |
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Si rannodi la danza ed il giuoco...
sia per tutti festivo tal giorno,
porgi, Uldino, la conca ospital.
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FORESTO (piano ad Odabella) |
Perché tremi? S'imbianca il tuo volto.
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ATTILA |
(ricevendo la tazza da Uldino)
Libo a te, gran Wodano, che invoco!
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ODABELLA |
(trattenendolo)
Re, ti ferma!... è veleno!...
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CORO |
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ATTILA (furibondo) |
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ODABELLA |
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FORESTO |
(avanzandosi con fermezza)
Io.
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ATTILA |
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FORESTO |
Sì, quello che un giorno
la corona strappò dal tuo crine...
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ATTILA |
(traendo la spada)
Ah! In mia mano caduto se' alfine,
ben io l'alma dal sen ti trarrò.
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FORESTO (con scherno) |
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ATTILA |
(fermandosi a tali parole)
Oh, mia rabbia! Oh, mio scorno!
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ODABELLA |
Re, la preda niun toglier mi può.
Io t'ho salvo... il delitto svelai...
da me sol fia punito l'indegno.
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ATTILA |
(compiacendosi del fiero atto)
Io te 'l dono! Ma premio più degno,
mia fedele, riserbasi a te:
tu doman salutata verrai
dalle genti qual sposa del re.
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ATTILA
Oh, miei prodi! Un solo giorno
chiedo a voi di gioia e canto;
tuonerà di nuovo intorno
poscia il vindice flagel.
Ezio, in Roma annuncia intanto
ch'io de' sogni ho rotto il vel.
FORESTO (ad Odabella)
Parto, sì per viver solo
fino al dì della vendetta;
ma qual pena, ma qual duolo
a tua colpa si può dar?...
Del rimorso che t'aspetta
duri eterno il flagellar.
ULDINO
(Io gelar m'intesi il sangue...
chi tradir poteane omai?
Me dal fulmine, dall'angue,
tu salvasti, o pro' guerrier...
Ah generoso! E tu m'avrai
sempre fido al tuo voler.)
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Insieme
ODABELLA (a Foresto)
Frena l'ira che t'inganna;
fuggi, salvati, o fratello.
Me disprezza, me condanna,
di' che vile, infame io son...
Ma deh, fuggi... Al dì novello
avrò tutto il tuo perdon.
EZIO
(Chi l'arcan svelar potea?
Chi fidarlo a core amante?
Va', ti pasci, va', ti bea,
fatal uom, di voluttà.
Ma doman su te festante
Ezio in armi piomberà.)
CORO
Oh re possente, il cor riscuoti...
torna al sangue, torna al fuoco!
Su, punisci, su, percuoti
questo stuol di traditor!
Non più scherno, non più giuoco
noi sarem de' numi lor.
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