Atto secondo

 

Scena prima

Oscura, e folta selva sacra agli dèi infernali, nel circuito di Fera, con simulacri rozzi de' medesimi. Notte.
Alceste, e Ismene.

Bozzetti

 Q 

Alceste, Ismene

 
[Recitativo]

 N 

 

ISMENE

Ferma. Perché abbandoni  

il tuo sposo spirante, i figli in pianto,

la reggia in lutto! In questi

solitari ritiri

d'avide belve, il piede

come ardisci inoltrar! Con qual disegno!

Per qual vana speranza! E vuoi lasciarti

tanto in preda al dolor?...

ALCESTE
(con maestà)

T'accheta, e parti.

ISMENE

Ma dove andrai? Già l'ombre sue dispiega

la cheta notte. Ignote

sono a noi queste selve: un culto antico

sacre le rende: ognuno

ne paventa l'accesso...

(con maestà)

Ah! Se frattanto

che qui senza consiglio

errando vai: che privo

di te, del tuo soccorso

lasci lo sposo tuo, morte l'invola?

ALCESTE
(con sdegno)

Non parti!

ISMENE

Ubbidirò...

ALCESTE
(con impeto)

Lasciami sola.

 
[Aria]

 N 

ISMENE

Parto... Ma senti... Oh dio!  

Di te che mai sarà!

Alceste, ah per pietà

parla... rispondi...

Mi fa tremar il core

quel che non sai celar;

ma più mi fa tremar

quel che m'ascondi.

(esce di scena)

Ismene ->

 

Scena seconda

Alceste, poi coro di Numi infernali non veduto, poi i Numi medesimi.

 
[Recitativo accompagnato]

 N 

 

ALCESTE

Partì... Sola restai... Teneri affetti,  

magnanimi pensieri

eccovi in libertà...

(s'avanza nel bosco)

Ma... dove sono!...

In qual parte m'aggiro!...

Dove incauta m'inoltro!... Ah qual paura

spirano queste piante!... In qual profonda

caliginosa notte

mi veggo immersa!... Un cheto

alto silenzio ingombra

la tenebrosa selva... ove non odo

vento alcun che sussurri...

fronda scossa che tremi... eco che plori...

sol questi muti orrori

interrompe talor lugubre suono

d'acqua che fra le rupi urta, e si frange;

o di notturno augel che rauco piange...

E fra tanti spaventi

io respiro infelice!... Ah mentre in vita

mi serba amor che vive in me, s'affretti

il glorioso cimento;

proteggetemi, o numi, ecco il momento.

(inoltrandosi verso i simulacri dei numi infernali)

Tu tiranno dell'ombre,

tu signor dell'abisso; e voi di Lete,

e voi di Flegetonte

implacabili dèi che avete il trono

in quelle, ignote al sol chiostre funeste:

chiamo voi, parlo a voi...

UNA VOCE

Che chiedi Alceste?

 
[Aria]

 N 

ALCESTE

Chi mi parla!... Che rispondo!...  

(si veggono comparire nel fondo del bosco alcune vampe luminose)

Ah che veggo!... Ah che spavento!...

Ove fuggo!... Ove m'ascondo!...

Ardo... gelo... e il core io sento...

venir meno... oppresso in seno...

con... un... lento... palpitar.

Non ho voce... non ho pianto...

manco... moro...

(si lascia cadere sopra un sasso)

E in tanta pena...

il vigor... mi... resta... appena...

per... dolermi... e... per... tremar.

(rimane come svenuta)

 
[Coro]

 N 

CORO DI NUMI INFERNALI
non veduto

E vuoi morire, o misera,  

quando di gioventù

t'adorna il fiore!

Troppo ti lasci opprimere

in dura servitù

da un cieco amore!

 
[Recitativo]

 N 

 

ALCESTE

(come rinvenendo)

Stelle!... Chi mi risveglia  

da quel forte letargo, in cui mi strinse

debolezza, e terror!... L'ardir primiero

come ritrovo in me!... Come diversa

tanto son da me stessa!... O fia che morte

quanto più s'avvicina,

meno orribil diventi:

o che men si sgomenti

nell'incontro crudel, chi per sua scelta

fugge la vita; all'alma mia non sono

già tremende così, già tanto atroci

quell'ombre, quelle larve, e quelle voci.

 
[Coro]

 N 

CORO DI NUMI INFERNALI
non veduto

Altro non puoi raccogliere  

da questa tua virtù

che un vano onore.

Pensa malcauta giovane

che mai risorge più,

mai più chi more.

 
[Recitativo]

 N 

 

ALCESTE

Lo so, numi, lo so... Ma forse intanto  

spira il mio ben: forse fra' labbri suoi

co' gli ultimi singulti

si confonde il mio nome... Ah no!... Si salvi.

(s'alza risoluta)

Viva l'amato Admeto; e Alceste adempia

i decreti del ciel, vittima illustre

d'amor, di fedeltà...

(s'avanza risolutamente verso il mezzo del bosco)

Numi d'Averno,

udite il voto mio tremendo, e sacro:

a voi, per il mio sposo, io mi consacro.

 
Esce il coro de' Numi infernali.

<- numi infernali, Un nume infernale

 
[Coro]

 N 

UN NUME INFERNALE

Dunque vieni: la morte t'accetta,  

e di Lete ti mostra il sentier.

Già ti chiama, ti sgrida, t'affretta

dalla sponda l'antico nocchier.

 
(i numi infernali circondano Alceste)
[Recitativo]

 N 

 

ALCESTE

Uditemi, fermate!... Ah troppo, o numi,  

siete pronti a' miei voti! Il caso mio

è degno di pietà. Soffrite almeno

che una moglie, una madre,

dal consorte, da' figli abbia un amplesso;

prenda l'ultimo addio.

UN NUME INFERNALE

Ti sia concesso.

 
[Aria]

 N 

ALCESTE

Non vi turbate no  

pietosi dèi,

se a voi m'involerò

qualche momento.

Anche senza il rigor

de' voti miei,

io morirò d'amor,

e di contento.

(parte)

Alceste, Un nume infernale ->

 
I Numi infernali accompagnando Alceste fino alla scena, esprimono co' gesti il loro stupore per l'atto magnanimo di lei; poi partono.
 
[Pantomima de' numi infernali]

 N 

 

numi infernali ->

 

Scena terza

Camera interiore del palazzo d'Admeto, con sacrario domestico ed ara, e letto maritale. La scena è illuminata per celebrare l'inaspettato ristabilimento d'Admeto.
Evandro, Cortigiani, Donne, e Ufficiali di corte.

Bozzetti

 Q 

Evandro, cortigiani, donne, ufficiali

 
[Coro]

 N 

CORO

Dal lieto soggiorno    

funesti pensieri

fuggite, volate.

Al trono d'intorno

ridenti piaceri

venite, tornate.

S

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[Ballo]

 N 

 
[Aria]

 N 

EVANDRO

Or che morte il suo furore  

porta altrove, e il lutto, e i pianti:

che più belle

son le stelle,

e per noi giran più liete:

voi che amico avete amore,

vaghe spose, accesi amanti;

d'odorose

fresche rose

coronatevi, e godete.

 
[Ballo]

 N 

 
[Coro]

 N 

CORO

Dal lieto soggiorno  

funesti pensieri

fuggite, volate.

Al trono d'intorno

ridenti piaceri

venite, tornate.

 

Scena quarta

Admeto con Séguito, e detti.

<- Admeto, seguito di Admeto

 
[Recitativo]

 N 

 

EVANDRO

Signor, mai più sincero  

d'un popolo fedele

il giubilo non fu. Quanto l'afflisse

di perderti il timor! Padre t'adora,

ti rispetta regnante: in te ripone

la sua felicità. No, non eccede

il pubblico piacer, quando fra tante

di pianto, e di dolor meste vicende,

pietoso a' nostri voti, il ciel ti rende.

ADMETO

Da qual letargo, Evandro

mi risveglio in un punto, e qual portento

alla tomba m'invola! Ancora ingombra

d'immagini di morte

la mente mi vacilla: ad altri oggetti

rivolgersi non osa

l'attonito pensier; sospeso ancora

in un dubbio molesto,

non so troppo se sogno, o se son desto.

EVANDRO

Ah respira, mio re! Giorni felici

ti promette la sorte. Idee più liete

nell'anima raccogli;

pensa a goder. Del nostro amore è dono

la vita che t'avanza: il nostro pianto

dal ciel l'ottenne; alcun de' tuoi più cari

l'oracolo adempì.

ADMETO

Come! Che ascolto!

Che disse il nume?

EVANDRO

Il re morrà, se un altro

non muor per lui.

ADMETO

Barbara legge! E credi...

EVANDRO

Sì, tu risorgi, e in un momento: effetto

non è questo del caso,

non d'umano soccorso;

opra è del ciel: vi fu, signor, chi a morte

per te s'offerse: il dubitarne è vano.

ADMETO

Oh troppo ingiusto, oh strano

voler de' numi! Oh sacrifizio illustre

d'un amico fedel! Merita, Evandro

più d'ogni altro la vita

chi così ne fa dono... E a chi son io

di tanto debito...

EVANDRO

Non è palese.

ADMETO

E Alceste? E la mia sposa?

Ov'è? Che fa? Perché non viene ancora

meco a goder di queste

contentezze improvvise!

EVANDRO

Eccoti Alceste.

(guardando dentro la scena; poi parte)

Evandro ->

 

Scena quinta

Alceste, con Séguito, e detti.

<- Alceste, seguito di Alceste, due damigelle, una damigella

 

ADMETO

(correndo ad abbracciarla)

Adorata consorte, e pur di nuovo  

ti riveggo, son teco,

son tuo, ti stringo al sen. Per te penoso

m'era il morir: per la diletta Alceste

amo tanto la vita. I cari figli

così mi serbi il ciel; come io sol bramo

nel nostro dolce laccio

passarne i giorni, e poi morir in braccio.

ALCESTE
(mesta e confusa)

(Misera che dirò!)

ADMETO

Non mi rispondi!

Così mesta m'accogli! Ogni timore

dileguato è per me. Serena il ciglio;

è tempo di goder. Nuovi portenti

la tua presenza in me produce. Il raggio,

de' tuoi lumi amorosi in sen mi desta

un dolce ardor che mi ravviva. E dono

de' sommi dèi, se questa

fragil spoglia mortale ancor mi veste;

ma il piacer della vita è don d'Alceste.

ALCESTE

(Oh momento! Oh dolor!)

ADMETO

Sposa! Ben mio!

Ma perché non m'abbracci!

Ma perché non mi parli! Ah, qual m'ascondi

tuo segreto dolor! Quanto crudele

è per me quel silenzio!... E il tuo frequente

impallidire: il sospirare; il tanto

fissare in ciel gli sguardi, ed a vicenda

girarli in me, che dir vorrà! Quel pianto

che ti scorre sul volto:

che reprimer non sanno

i tuoi languidi lumi è amore, è affanno!

 
[Duetto]

 N 

 

ADMETO
(sempre con passione, e premura)

Ah perché con quelle lagrime  

m'avveleni il mio contento!

Dunque io godo un sol momento,

e poi sempre ho da soffrir!

Idol mio!

ALCESTE
(sempre confusa)

(Mancar mi sento.)

ADMETO

Non rispondi!

ALCESTE

(Ah che martir!)

ADMETO

Uno sguardo.

ALCESTE

(E senza piangere!)

ADMETO

Un amplesso.

ALCESTE

(Oh dio! L'estremo!)

ADMETO

Ah! M'ascolta.

ALCESTE

(Io gelo, io tremo!)

ADMETO

Parla almen.

ALCESTE

(Che posso dir!)

ADMETO

È mia pena il tuo tormento:

sei mia speme, e mio tesoro.

ALCESTE

(Mille volte, io così moro

pria di giungere a morir.)

 
[Recitativo]

 N 

 

ADMETO

Consorte! Alceste! E perché più palese  

a me non è tutto il tuo core? A parte

perché più non son io de' tuoi contenti,

delle tue pene?

ALCESTE

Ah la fedel tua sposa

non affligger così! Tu vivi: e al mondo

altri non v'è che più ne goda, e v'abbia

di me parte miglior.

ADMETO

Ma perché tanto

dunque t'affanni?

ALCESTE

Oh dio!...

Non curar di saperlo.

ADMETO

Altri perigli

minaccia il cielo?... Ah mi conservi Alceste:

e poi tutto si sfoghi

in me lo sdegno suo! M'ami?

ALCESTE

Se t'amo!

Lo san gli dèi, lo sa il mio cor. T'adoro

t'adorerò. La tomba

il mio pudico affetto

estinguer non potrà. L'anima mia

seco trarrà nel fortunato Eliso

questo tenero amor. Per la tua vita,

mille vite, io darei.

ADMETO
(con somma premura)

E i cari figli?

ALCESTE
(con affanno)

Non ti turbar, son salvi i figli.

ADMETO

E come,

temer puoi che la sorte

che ci ride felice ancor si cangi?

Vivo: sei mia: son salvi i figli, e piangi!

ALCESTE

Ma... non sai?... Ma... t'è ignoto,

come Apollo parlò?

ADMETO

Lo so: t'intendo;

v'è chi more per me. Senti: io comprendo

del magnanimo voto

la sublime virtù. Tuo sposo, appresi

il prezzo della vita. Un sì gran dono

avanza ogni mercé. Ma se t'è noto

quest'eroe, questo amico,

questo benefattor; scoprilo: io giuro

che eterno in questi lidi

il suo nome vivrà: che alla sua sposa,

a' genitori, a' figli;

padre, figlio, consorte

sempre sarò: che dopo te, mia vita,

la miglior parte avranno

di tutti i miei pensieri, e del cor mio.

(con somma premura)

Parla.

ALCESTE

Oh dèi!

(piange)

ADMETO
(con affanno)

Piangi!

ALCESTE
(con passione)

Ah sposo!

ADMETO
(con impeto)

E ben?

ALCESTE

Son... io.

ADMETO
(sbigottito)

Santi numi del ciel! Tu!... Come!... Alceste!...

Tu stessa!... Oh colpo atroce!...

Oh nero giorno! Oh d'una cieca mente

misero error!... Tu m'ami,

e te non ami! E a segno

di morir di lasciarmi

di privarmi di te!... Che mai facesti!...

io quando mai ti chiesi

questa prova d'amor! Quando?... Rispondi:

parla: stracciami il cor... Ma dove... Oh dio!

Dietro al dolor mi guida

disperato pensier. No, che non tanto

degli umani deliri

si fa ministro il ciel. Sei mia: non puoi

dispor di te, s'io no 'l consento: il primo

è di moglie, e di madre

sacro dover t'obbliga a me. Ma quando

a quel voto crudel t'abbia sospinta

la tirannia di sregolato affetto;

non vivrò: vano è il dono; io non l'accetto.

ALCESTE

Sposo, non v'è più tempo. I voti miei

son scritti in cielo. Il tuo presente stato

lo palesa abbastanza; e mai più chiaro

il dio parlò.

ADMETO

No: sempre oscuro, e sempre

misterioso risponde. Io volo al tempio

a interrogar di nuovo

l'oracolo fallace. Il mio rifiuto

saprà la terra. Io voglio

che conosca, che apprenda,

che non curano i numi

innocenza, e virtù; che si fan gioco

de' mortali infelici. In questo stato

più riguardi non ho: co' la ragione

perdo il timor. Da tanti

fulmini atroci, e in sì brev'ora oppresso;

odio il cielo, odio il mondo, odio me stesso.

 
[Aria]

 N 

No, crudel! Non posso vivere,  

tu lo sai, senza di te.

Non mi salvi, ma m'uccidi,

se da me così dividi

la più viva, la più tenera

cara parte del mio cor.

E un sì barbaro abbandono,

e l'orror d'un tale addio,

virtù credi, e chiami amor!

Nel tiranno affanno mio

ogni morte, o numi è un dono

d'una vita così misera

peggior sorte, oh dio, non v'è!

No, crudel! Non posso vivere,

tu lo sai, senza di te.

Admeto, seguito di Admeto, cortigiani, donne, ufficiali ->

 

Scena sesta

Alceste, e Damigelle d'Alceste; poi Ismene.

 
[Recitativo]

 N 

 

ALCESTE

Oh tenerezza, oh amore,  

degni d'altra fortuna,

è troppo presto estinti!... Ah già s'avanza

il momento fatale! Ad ora, ad ora

il languidir mi sento,

mi sento indebolir.

(siede)

 

<- Ismene

ALCESTE

M'abbaglia il giorno:  

mi s'aggrava il respiro: un fuoco interno

consumando mi va... Diletta Ismene,

amorose compagne,

negli estremi momenti

assistetemi ancora. A me togliete

queste misere pompe:

(le si toglie la corona; le si sciolgono i capelli)

a me recate

le ghirlande, i profumi;

l'ultime offerte mie abbiano i numi.

(partono due damigelle d'Alceste)

due damigelle ->

 
[Aria con Coro]

 N 

 

ISMENE E CORO

Oh come rapida  

nel suo bel fiore

la vita amabile

per te fuggì!

CORO

Oh come rapida

la vita amabile

per te fuggì.

ISMENE E CORO

Qual rosa tenera

che in sull'albore

gelido Borea

inaridì.

CORO

Oh come rapida

la vita amabile

per te fuggì.

 
(entrano co' fiori e i profumi le damigelle)

<- due damigelle

 
[Recitativo]

 N 

 

ISMENE

E il cor non mi spezza! E il nostro affanno,  

la tua pietà, la tua virtù non scema

l'ingiustizia del ciel!

ALCESTE

T'accheta: i numi

a torto accusi, Alceste offendi: io stessa

volontaria m'offersi, e la mia morte

è pietà, non rigor. Gli amati figli

fa' che vengano a me.

(parte una damigella)

una damigella ->

 

Fra tante pene  

abbia qualche contento

nello stringerli al petto

una madre che more... E voi frattanto

meco a' numi porgete

i voti, e le preghiere, e non piangete.

 
(preparano l'altre offerte sull'ara)
 
[Coro e Aria]

 N 

 

ISMENE
una voce

Così bella!  

ALTRA
I

Così giovane!

II

Così casta!

I

Così cara!

TUTTO IL CORO

Crudel preda a morte avara

giusti dèi, perché sarà!

UNA VOCE

Quel bel volto, e quel bel riso...

ALTRA

Lo splendor di que' bei lumi...

TUTTO IL CORO

Ah perché, pietosi numi,

sempre a noi s'asconderà!

 
(s'alza Alceste sostenuta dalle damigelle; s'accosta all'ara, e brucia de' profumi)

ALCESTE

Vesta, tu che fosti, e sei  

tutelar mio primo nume;

per tuoi figli, i figli miei

deh ricevi in questo dì!

Ed in te trovino, allora

ch'io sarò fredd'ombra errante;

una madre così amante

come quella che morì.

 

CORO

Oh come rapida

la vita amabile

per lei fuggì.

 

ALCESTE

Oh casto, oh caro nuzial mio letto!

Mia dolce cura, mio solo affetto,

finché da queste stelle funeste

volle difendermi, pietoso il ciel:

se un'altra accogli sposa novella,

sarà più cara, sarà più bella

della tua misera estinta Alceste;

ma non più tenera, né più fedel.

(torna a sedere, e si copre il volto)

 

UNA VOCE

Così bella, così giovane,

dar sé stessa in braccio a morte...

fra' lamenti, e fra le lagrime

e de' figli, e del consorte...

TUTTO IL CORO

Non v'è sorte, oh dio, più barbara!

Non v'è affanno più crudel!

 
[Recitativo]

 N 

 
(prendendo i figli che entrano in scena, e conducendoli ad Alceste)

<- Eumelo, Aspasia

ISMENE

Regina, ecco i tuoi figli...  

ALCESTE

Amati pegni

del pudico amor mio, teneri figli

abbracciate la madre... Ah, forse questi

i nostri sono ultimi baci!... Invano

mi lusingai d'esser felice un giorno

nel vedervi felici! Arder le tede

io non vedrò ne' vostri

lieti imenei... Non udirò la Grecia

vantar le vostre glorie,

e le vostre virtù... Che crudel sorte

per una madre!... Il sen m'inonda il pianto...

l'impeto de' sospiri...

mi soffoca gli accenti... Ed all'aspetto

di sì fiero destin, di tanti affanni;

timorosa, smarrita

par che l'anima mia fugga la vita.

EUMELO

Ah mia diletta madre!

ASPASIA

Ah madre amata!

EUMELO

Oh dio! Mi baci e piangi!

ASPASIA

Oh dio! M'abbracci

cara madre, e sospiri!

EUMELO

E vuoi lasciarmi!

ASPASIA

E abbandonar mi vuoi!

EUMELO

E parli di morir!

EUMELO E ASPASIA

Miseri noi!

 

ALCESTE

Figli, diletti figli! Oh dio! Pur troppo  

ho da morire. Invano

v'affollate al mio seno, e mi stringete

colle braccia amorose... Oh come presto

questi nodi soavi

sciolti saran!... Quella pietà, quel pianto

più giovarmi non può...

(s'alza)

Venite: andiamo

al genitore: a lui vi fidi; a lui

la moribonda madre

vi raccomandi almen...

(s'incammina, poi si ferma)

Ma qual m'assale

nuova atroce pensier che in ogni vena

un ribrezzo mortale

scorrer mi fa!...

(con impeto)

Piangete, ah sì! Piangete

innocenti fanciulli! Io v'abbandono

con incerte speranze

ad un amor ch'esser potrebbe spento

col volger degli anni... Eccovi servi

ad una madre... Ah, qual madre!

Madre solo di nome: eccovi esposti

all'invidie, a sospetti, agli odi, a tanti

di regno, e gelosia ciechi consigli:

non avete più madre, amati figli!

S

 
[Aria e Coro]

 N 

Ah per questo già stanco mio core  

sono, o cari bambini amorosi,

tanti dardi que' languidi sguardi

che girate sì teneri a me.

Già vi sento turbarmi i riposi,

quando afflitti, smarriti, dolenti

voi direte: Ah la madre dov'è!

Ah la madre! La madre morì!

È il più fiero di tutti i tormenti

lo staccarti da' dolci tuoi figli!

E lasciarli fra tanti perigli;

e lasciarli nel pianto così!

(parte co' figli)

Alceste, Eumelo, Aspasia ->

 

CORO

Oh come rapida  

nel suo bel fiore

la vita amabile

per lei fuggì!

Qual rosa tenera

che in sull'albore

gelido Borea

inaridì.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Oscura, e folta selva sacra agli dèi infernali, nel circuito di Fera, con simulacri rozzi de' medesimi; notte.

Alceste, Ismene
 

[Recitativo]

Ferma. Perché abbandoni

[Aria]

Alceste
Ismene ->

[Recitativo accompagnato]

Partì... Sola restai

[Aria]

(Alceste rimane come svenuta)

[Coro]

Coro di Numi infernali non veduto
E vuoi morire, o misera

[Recitativo]

Stelle!... Chi mi risveglia

[Coro]

Coro di numi infernali non veduto
Altro non puoi raccogliere

[Recitativo]

Lo so, numi, lo so. Ma forse intanto

Alceste
<- numi infernali, Un nume infernale

[Coro]

[Recitativo]

Uditemi, fermate!... Ah troppo, o numi

[Aria]

numi infernali
Alceste, Un nume infernale ->

[Pantomima de' numi infernali]

numi infernali ->

Camera interiore del palazzo d'Admeto, con sacrario domestico ed ara, e letto maritale.

Evandro, cortigiani, donne, ufficiali
 

[Coro]

[Ballo]

[Aria]

[Ballo]

[Coro]

Evandro, cortigiani, donne, ufficiali
<- Admeto, seguito di Admeto

[Recitativo]

Signor, mai più sincero

cortigiani, donne, ufficiali, Admeto, seguito di Admeto
Evandro ->
cortigiani, donne, ufficiali, Admeto, seguito di Admeto
<- Alceste, seguito di Alceste, due damigelle, una damigella

Adorata consorte, e pur di nuovo

[Duetto]

[Recitativo]

Consorte! Alceste! E perché più palese

[Aria]

Alceste, seguito di Alceste, due damigelle, una damigella
Admeto, seguito di Admeto, cortigiani, donne, ufficiali ->

[Recitativo]

Oh tenerezza, oh amore

Alceste, seguito di Alceste, due damigelle, una damigella
<- Ismene

M'abbaglia il giorno

Alceste, seguito di Alceste, una damigella, Ismene
due damigelle ->

[Aria con Coro]

Ismene e Coro
Oh come rapida
Alceste, seguito di Alceste, una damigella, Ismene
<- due damigelle

[Recitativo]

E il cor non mi spezza!

Alceste, seguito di Alceste, Ismene, due damigelle
una damigella ->

Fra tante pene

[Coro e Aria]

[Recitativo]

Alceste, seguito di Alceste, Ismene, due damigelle
<- Eumelo, Aspasia

Regina, ecco i tuoi figli

[Aria e Coro]

seguito di Alceste, Ismene, due damigelle
Alceste, Eumelo, Aspasia ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta
Gran piazza della città di Fera terminata dalla facciata del real palazzo, con gran porta, e sopra di essa... Tempio d'Apollo con statua colossale del nume, ara, e tripode. Oscura, e folta selva sacra agli dèi infernali, nel circuito di Fera, con simulacri rozzi de' medesimi; notte. Camera interiore del palazzo d'Admeto, con sacrario domestico ed ara, e letto maritale. Vestibulo magnifico e scoperto, del real palazzo, adorno di statue, e trofei; fra gli spazi che lasciano...
[Ouverture] [Recitativo] [Coro] [Aria di pantomima] [Recitativo] [Coro] [Recitativo] [Coro] [Recitativo] [Aria e Coro] [Recitativo] [Aria di pantomima] [Coro e Preghiera] [Aria di pantomima] [Coro e Scena] [Recitativo] [Aria] [Recitativo] [Coro] [Recitativo] [Aria] [Recitativo accompagnato] [Aria] [Coro] [Recitativo] [Coro] [Recitativo] [Coro] [Recitativo] [Aria] [Pantomima de' numi infernali] [Coro] [Ballo] [Aria] [Ballo] [Coro] [Recitativo] [Duetto] [Recitativo] [Aria] [Recitativo] [Aria con Coro] [Recitativo] [Coro e Aria] [Recitativo] [Aria e Coro] [Recitativo] [Aria] [Recitativo] [Duetto] [Coro di numi infernali] [Coro in scena e interno] [Recitativo] [Coro]
Atto primo Atto terzo

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