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Alceste

ALCESTE

Tragedia per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Ranieri DE' CALZABIGI.
Musica di Christoph Willibald GLUCK.

Prima esecuzione: 26 dicembre 1767, Vienna.


Personaggi:

ADMETO re di Fera in Tessaglia

tenore

ALCESTE sposa di Admeto

soprano

EUMELO figlio di Alceste e Admeto

soprano

ASPASIA figlia di Alceste e Admeto

soprano

EVANDRO confidente d'Admeto

tenore

ISMENE confidente d'Alceste

soprano

APOLLO

baritono

GRAN SACERDOTE d'Apollo

baritono

UN BANDITORE

basso

UN NUME INFERNALE

basso

ORACOLO

basso


Coro di Cortigiani, e Cittadini, di Damigelle d'Alceste, di Sacerdoti d'Apollo, di Numi infernali.

La scena è in Fera.

Argomento

Admeto re di Fera in Tessaglia, sposo di Alceste, trovandosi sul punto di perder la vita; Apollo che esiliato dal cielo era stato accolto da lui, ottiene dalle parche, che non morrà, purché si trovi chi muoia in vece sua. Alceste accetta il cambio, e more: ma Ercole amico d'Admeto che giunge in Fera in tal circostanza, ritoglie Alceste alla morte, e la rende al suo sposo.

Tale è il piano della celebre tragedia d'Euripide intitolata Alceste: ma io in luogo d'Ercole ho introdotto Apollo beneficato da Admeto, ad operar per gratitudine questo prodigio.

Atto primo

[Ouverture]

Scena prima

Gran piazza della città di Fera terminata dalla facciata del real palazzo, con gran porta, e sopra di essa balcone praticabile.
All'alzarsi della tenda si vede tutta la piazza ingombrata da folto Popolo, confusamente disposto. Tutti hanno in mano rami d'ulivo intrecciati di nastri, simbolo de' supplicanti, e mostrano estrema afflizione. A destra ara su cui bruciano de' profumi: a sinistra Evandro, Ismene, e alcuni de' Cittadini più distinti; indi, sul balcone del real palazzo, preceduto da improvviso suono di tromba, un Banditore.

[Recitativo]

UN BANDITORE

Popoli che dolenti

della sorte d'Admeto, in lui piangete

più il padre che il regnante; udite: È giunto

per lui l'ultimo dì: non ha soccorso,

speme non ha. D'inesorabil morte

preda ugualmente sono

nel tugurio i pastori, i re sul trono.

(dopo breve sbigottimento cagionato dall'annunzio fatto al popolo dal banditore, prorompono tutti nel coro che segue)

[Coro]

CORO

Ah di questo afflitto regno,

giusti dèi, che mai sarà!

No, per noi del ciel lo sdegno

peggior fulmine non ha.

ISMENE

una voce

Infausta reggia! che immersa in gemito

di voci flebili risuonerà.

Patria infelice! che un denso turbine

d'armi straniere circonderà.

CORO

Ah di questo afflitto regno,

giusti dèi, che mai sarà!

[Aria di pantomima]

[Recitativo]

EVANDRO

(esprime desolazione e lutto)

Amorosi vassalli, oggi riceve

di tante sue virtù nel comun lutto

un giusto premio il nostro re. Ma invano

per lui si piange: alle preghiere, a' voti

non son propizi i numi. Andiamo a' tempi

vittime, e doni ad offerir: si chieda

un oracolo almeno; almen si sappia

in sì grave periglio

se per noi v'è pietà, se v'è consiglio.

[Coro]

CORO

Ah di questo afflitto regno,

giusti dèi, che mai sarà!

EVANDRO

una voce

Perché a' tiranni ride serena

l'adulatrice felicità!

E i giusti gemono nella catena

d'inseparabile avversità!

CORO

Ah di questo afflitto regno...

(s'apre la gran porta del palazzo)

[Recitativo]

EVANDRO

Tacete... Ah della reggia

s'apron le porte!... Oh dio!

Mi trema il cor: mille funesti oggetti

mi dipinge il pensier. Venite, andiamo

la dolente regina

pietosi a consolar... Ma no... Fermate...

(comparisce sulla porta del palazzo la regina)

Co' mesti figli suoi viene ella stessa.

Scena seconda

Alceste, Eumelo, Aspasia, Damigelle, e Cortigiani con Alceste, e detti.

(il popolo voltandosi verso il palazzo, e veduta uscirne Alceste, che tien per mano i due suoi figli, separasi a dritta, e a sinistra per darle luogo, e intanto canta il seguente coro)

[Coro]

CORO

a destra

Misero Admeto!...

a sinistra

Povera Alceste!...

a destra

Dolenti immagini...

a sinistra

Idee funeste...

TUTTO IL CORO

Di duol, di lagrime, e di pietà.

CORO

a destra

Chi fra gli amplessi...

a sinistra

Chi fra i lamenti...

a destra

De' figli teneri...

a sinistra

Figli innocenti.

TUTTO IL CORO

L'afflitta madre consolerà!

[Recitativo]

ALCESTE

Popoli di Tessaglia, ah mai più giusto

fu il vostro pianto! A voi non men, che a questi

innocenti fanciulli

Admeto è padre. Io perdo

il caro sposo, e voi

l'amato re. La nostra

sola speranza, il nostro amor c'invola

questo caso crudel: né so chi prima

in sì grave sciagura

a compianger m'appigli

del regno, di me stessa, o de' miei figli.

La pietà degli dèi sola ci resta

a implorare, a ottener: verrò compagna

alle vostre preghiere,

a' vostri sacrifizi: avanti all'are

una misera madre,

due bambini infelici,

tutto un popolo in pianto,

presenterò così. Forse con questo

spettacolo funesto, in cui dolente

gli affetti, i voti suoi dichiara un regno;

placato alfin sarà del ciel lo sdegno.

[Aria e Coro]

Io non chiedo, eterni dèi,

tutto il ciel per me sereno;

ma il mio duol consoli almeno

qualche raggio di pietà.

Non comprende i mali miei,

né il terror che m'empie il petto,

chi di moglie il vivo affetto,

chi di madre il cor non ha.

EUMELO

Madre mia...

ASPASIA

Bella madre...

EUMELO

Non t'affligger così...

ASPASIA

Tu mi dicesti...

EUMELO

Madre, tu m'insegnasti...

ASPASIA

Ti sovvien...

EUMELO

Te 'l rammenti...

ASPASIA E EUMELO

Che son giusti gli dèi, che son clementi.

ALCESTE

Cari figli, del diletto

sposo mio ritratti espressi;

ah correte a' dolci amplessi,

ah stringetevi al mio sen!

Freddo ho il sangue in ogni vena,

se a voi penso, o figli amati!

Ah di me più sventurati

non vi renda il fato almen!

CORO

a sinistra

Miseri figli! Povera Alceste!

Dolenti immagini... Idee funeste...

TUTTO IL CORO

Di duol, di lagrime, e di pietà.

CORO

a destra

Chi fra gli amplessi... Chi fra i lamenti...

De' figli teneri... Figli innocenti.

TUTTO IL CORO

L'afflitta madre consolerà!

[Recitativo]

ALCESTE

Non si perda, o miei fidi

l'ora in dolersi. Insieme

la clemenza dei numi

corriamo ad implorar: già si prepara

per cenno mio il sacro rito. Io stessa

a voi darò l'esempio

d'umiltà, di rispetto.

TUTTI

Al tempio, al tempio.

Ah di questo afflitto regno

giusti dèi, che mai sarà!

Ah per noi del ciel lo sdegno

peggior fulmine non ha!

(parte Alceste, e seco tutti)

Scena terza

Tempio d'Apollo con statua colossale del nume, ara, e tripode.
Gran sacerdote preceduto da Ministri, e Sacrificatori con incensieri, e strumenti da sacrifizio.

[Aria di pantomima]

[Coro e Preghiera]

CORO

Dilegua il nero turbine

che freme al trono intorno,

o faretrato Apolline

col chiaro tuo splendor.

Sai che ramingo ed esule

t'accolse Admeto un giorno,

che dall'Anfriso al margine

tu fosti suo pastor.

GRAN SACERDOTE

(avvicinandosi all'ara)

A te nume del giorno, a te del cielo

ornamento e splendor, da noi svenate

queste vittime sono: a te consuma

la sacra fiamma arabo odore. Ingombra

colle nere ali sue l'orrida morte

il nostro amore, il nostro re: risplenda

un tuo raggio per lui: tu rasserena

la Tessaglia infelice in pianto involta,

e d'un popolo amante i voti ascolta.

CORO

Dilegua il nero turbine

che freme al trono intorno,

o faretrato Apolline

col chiaro tuo splendor.

GRAN SACERDOTE

Sospendete o ministri

il sacrifizio e le preghiere: al tempio

la regina s'avanza: alla dolente

devota pompa esser vorrà presente.

Scena quarta

Alceste, Eumelo, Aspasia, Evandro, Ismene, Damigelle, Cortigiani, Popolo, e detti.
Entra il Séguito della Regina con doni per il nume, e s'alloga il Popolo co' Sacerdoti a diritta e a sinistra.

[Aria di pantomima]

[Coro e Scena]

ALCESTE

(vicino all'ara)

Nume eterno, immortal, se col tuo sguardo

che de' nostri pensieri

scopre i segreti, in me finor trovasti

puro cor, caste voglie,

innocenza, e pietà: se ogni mia sorte

da te conobbi: e se il tuo culto, e questa

immagin tua mai fu da me negletta

l'offerte, i voti miei benigno accetta.

CORO

Dilegua il nero turbine

che freme al trono intorno,

o faretrato Apolline

col chiaro tuo splendor.

GRAN SACERDOTE

I tuoi prieghi, o regina, i doni tuoi

propizio oltre l'usato

Apollo accoglie. A cento segni espressi

già presente, io l'affermo... Ecco che invaso

dal suo sacro furor quel che ragiono

oltrepassa il mortale...

(infiammandosi a poco a poco, e con entusiasmo)

Ecco si spande

odor celeste... Al simulacro intorno

arde un cerchio di luce... Ah! Già son pieni

questi archi, e queste mura

della mente del nume. I suoi decreti

ei stesso detterà... L'altare ondeggia...

il tripode vacilla...

si scuote il sol... rimbomba il tempio... O genti,

in rispetto, in timore

tacete, udite... E tu deponi Alceste

l'orgoglio del diadema;

piega a terra la fronte, ascolta, e trema.

(s'avanza la regina co' figli all'ara, e s'inginocchia)

ORACOLO

(si pronunzia dalla bocca del nume)

Il re morrà, s'altri per lui non more.

CORO

Che annunzio funesto

di nuovo terrore!

Fuggiamo da questo

soggiorno d'orrore.

(pronunziato appena l'Oracolo, fuggono tutti dal tempio)

Scena quinta

Alceste, Eumelo, e Aspasia.

[Recitativo]

ALCESTE

(dopo breve sbigottimento)

Ove son! Che ascoltai! Qual non oscuro

oracolo fatale

il nume pronunziò!

(s'alza)

Che fiero istante

questo è per me! Quanti e diversi affetti

mi solleva nel cor! Rispetto, amore,

maraviglia, spavento,

debolezza, e virtù: tutti a vicenda,

mi s'affollano in sen. Son sì smarrita

nel turbamento inusitato, e nuovo,

che in me cerco me stessa, e me non trovo.

Questo dunque è il soccorso

che dal cielo aspettai! Morrà lo sposo,

s'altri per lui non more!... A chi proporlo!...

Da chi sperarlo!... A quel crudel decreto

ciascun m'abbandonò.

(guadando intorno)

De' miei fedeli

alcun non veggo... A tutti

cara è la vita... Il miglior dono è questo

che far possan gli dèi... Misero Admeto!

Prence infelice! Ove trovar chi voglia

per prolungarti i giorni

sé stesso, e i giorni suoi porre in oblio!...

V'è chi t'ami a tal segno!

(dopo breve pausa)

...Ah! Vi son io.

Già tutta alla mia mente

luminosa si mostra

la grande idea: già di sublime ardire

mi s'empie il cor... Chi tanto

di me, del mio volere

signor si rende!

(dopo breve pausa)

Ah! Lo conosco il nume,

il nume in me si muove. Egli m'inspira

il sacrifizio illustre: ei vuol che Alceste

un magnanimo esempio oggi assicuri

alle spose fedeli a' dì futuri.

[Aria]

Ombre, larve, compagne di morte

non vi chiedo, non voglio pietà.

Se vi tolgo l'amato consorte,

v'abbandono una sposa fedel.

Non mi lagno di questa mia sorte,

questo cambio non chiamo crudel.

Ombre, larve, compagne di morte

non v'offenda sì giusta pietà.

Forza ignota che in petto mi sento,

m'avvalora, mi sprona al cimento:

di me stessa più grande mi fa.

Ombre, larve, compagne di morte

non vi chiedo, non voglio pietà.

Scena sesta

Alceste in atto di partire con Eumelo, e Aspasia; poi Evandro che frettoloso accorrendo s'incontra in lei: indi Ismene da un'altra parte, e con fretta.

[Recitativo]

EVANDRO

Ah t'affretta, o regina! In brevi istanti

Admeto non vivrà: l'orror di morte

già gli corre sul volto: almen rivegga

la dolce sposa...

ISMENE

Alceste,

ah corri, ah non tardar! Di te richiede,

te chiama il re. Morir si sente, e seco

la sua sposa non vede,

non trova i figli. Ha sempre

sulle labbra il tuo nome, e gira intorno

gli occhi gravi, e languenti

di te cercando.

ALCESTE

(come fuor di sé)

(Omai

l'atto grande s'adempia.)

EVANDRO

Da' numi, ah ben lo sai!

Non v'è più che sperar. Vieni: t'abbracci

l'infelice tuo sposo

un'altra volta ancor: vada alla tomba

con quel dolce conforto

più lieto almen. Che più gli resta in quelle

sue mortali agonie?

ALCESTE

(con maestà, e risolutezza)

Gli resta Alceste.

(parte con fretta co' figli)

Scena settima

Evandro, Ismene, e subito a uno, a due, a tre, Ministri del tempio, Sacerdoti, Cittadini, da diverse parti.

EVANDRO

E non s'offerse alcuno?

ISMENE

E alcuno ancora

non si presenta?

EVANDRO

È vana

questa speranza.

ISMENE

Ognuno ama sé stesso: ama la vita.

UNA VOCE

E come!

I vecchi padri...

ALTRA

I

E i figli!

II

E i congiunti!

I

E le spose!

II

Amati oggetti...

I

Amorosi così...

II

Teneri tanto...

TUTTI

(Coro)

In lutto abbandonar, lasciare in pianto!

UNA VOCE

Non ho cor...

ALTRA

I

Non mi sento

tanta virtù...

II

Tremo in pensarlo!...

I

Oh giorno

infausto troppo!...

II

E la regina?

I

E Alceste?

EVANDRO

Partì...

ISMENE

Corre al consorte...

EVANDRO

Ah non resiste,

misera al suo dolore!

ISMENE

Anche per lei

ci rimane a tremare.

TUTTI

Oh Alceste!...

EVANDRO

Oh Admeto!

Giusto re! Dolce padre! Ah non lagnarti

d'un popolo fedel!

ISMENE

Non incolparlo

di finto amor, di menzognera fede.

TUTTI

(Coro)

Troppo domanda il ciel, troppo ti chiede.

[Coro]

CORO

Chi serve, e chi regna

è nato alle pene;

il colmo del bene

il trono non è.

I pianti vi sono.

Le cure, gli affetti,

gli affanni, i sospetti

tiranni de' re.

(partono tutti)

Atto secondo
Scena prima

Oscura, e folta selva sacra agli dèi infernali, nel circuito di Fera, con simulacri rozzi de' medesimi. Notte.
Alceste, e Ismene.

[Recitativo]

ISMENE

Ferma. Perché abbandoni

il tuo sposo spirante, i figli in pianto,

la reggia in lutto! In questi

solitari ritiri

d'avide belve, il piede

come ardisci inoltrar! Con qual disegno!

Per qual vana speranza! E vuoi lasciarti

tanto in preda al dolor?...

ALCESTE

(con maestà)

T'accheta, e parti.

ISMENE

Ma dove andrai? Già l'ombre sue dispiega

la cheta notte. Ignote

sono a noi queste selve: un culto antico

sacre le rende: ognuno

ne paventa l'accesso...

(con maestà)

Ah! Se frattanto

che qui senza consiglio

errando vai: che privo

di te, del tuo soccorso

lasci lo sposo tuo, morte l'invola?

ALCESTE

(con sdegno)

Non parti!

ISMENE

Ubbidirò...

ALCESTE

(con impeto)

Lasciami sola.

[Aria]

ISMENE

Parto... Ma senti... Oh dio!

Di te che mai sarà!

Alceste, ah per pietà

parla... rispondi...

Mi fa tremar il core

quel che non sai celar;

ma più mi fa tremar

quel che m'ascondi.

(esce di scena)

Scena seconda

Alceste, poi coro di Numi infernali non veduto, poi i Numi medesimi.

[Recitativo accompagnato]

ALCESTE

Partì... Sola restai... Teneri affetti,

magnanimi pensieri

eccovi in libertà...

(s'avanza nel bosco)

Ma... dove sono!...

In qual parte m'aggiro!...

Dove incauta m'inoltro!... Ah qual paura

spirano queste piante!... In qual profonda

caliginosa notte

mi veggo immersa!... Un cheto

alto silenzio ingombra

la tenebrosa selva... ove non odo

vento alcun che sussurri...

fronda scossa che tremi... eco che plori...

sol questi muti orrori

interrompe talor lugubre suono

d'acqua che fra le rupi urta, e si frange;

o di notturno augel che rauco piange...

E fra tanti spaventi

io respiro infelice!... Ah mentre in vita

mi serba amor che vive in me, s'affretti

il glorioso cimento;

proteggetemi, o numi, ecco il momento.

(inoltrandosi verso i simulacri dei numi infernali)

Tu tiranno dell'ombre,

tu signor dell'abisso; e voi di Lete,

e voi di Flegetonte

implacabili dèi che avete il trono

in quelle, ignote al sol chiostre funeste:

chiamo voi, parlo a voi...

UNA VOCE

Che chiedi Alceste?

[Aria]

ALCESTE

Chi mi parla!... Che rispondo!...

(si veggono comparire nel fondo del bosco alcune vampe luminose)

Ah che veggo!... Ah che spavento!...

Ove fuggo!... Ove m'ascondo!...

Ardo... gelo... e il core io sento...

venir meno... oppresso in seno...

con... un... lento... palpitar.

Non ho voce... non ho pianto...

manco... moro...

(si lascia cadere sopra un sasso)

E in tanta pena...

il vigor... mi... resta... appena...

per... dolermi... e... per... tremar.

(rimane come svenuta)

[Coro]

CORO DI NUMI INFERNALI

non veduto

E vuoi morire, o misera,

quando di gioventù

t'adorna il fiore!

Troppo ti lasci opprimere

in dura servitù

da un cieco amore!

[Recitativo]

ALCESTE

(come rinvenendo)

Stelle!... Chi mi risveglia

da quel forte letargo, in cui mi strinse

debolezza, e terror!... L'ardir primiero

come ritrovo in me!... Come diversa

tanto son da me stessa!... O fia che morte

quanto più s'avvicina,

meno orribil diventi:

o che men si sgomenti

nell'incontro crudel, chi per sua scelta

fugge la vita; all'alma mia non sono

già tremende così, già tanto atroci

quell'ombre, quelle larve, e quelle voci.

[Coro]

CORO DI NUMI INFERNALI

non veduto

Altro non puoi raccogliere

da questa tua virtù

che un vano onore.

Pensa malcauta giovane

che mai risorge più,

mai più chi more.

[Recitativo]

ALCESTE

Lo so, numi, lo so... Ma forse intanto

spira il mio ben: forse fra' labbri suoi

co' gli ultimi singulti

si confonde il mio nome... Ah no!... Si salvi.

(s'alza risoluta)

Viva l'amato Admeto; e Alceste adempia

i decreti del ciel, vittima illustre

d'amor, di fedeltà...

(s'avanza risolutamente verso il mezzo del bosco)

Numi d'Averno,

udite il voto mio tremendo, e sacro:

a voi, per il mio sposo, io mi consacro.

Esce il coro de' Numi infernali.

[Coro]

UN NUME INFERNALE

Dunque vieni: la morte t'accetta,

e di Lete ti mostra il sentier.

Già ti chiama, ti sgrida, t'affretta

dalla sponda l'antico nocchier.

(i numi infernali circondano Alceste)

[Recitativo]

ALCESTE

Uditemi, fermate!... Ah troppo, o numi,

siete pronti a' miei voti! Il caso mio

è degno di pietà. Soffrite almeno

che una moglie, una madre,

dal consorte, da' figli abbia un amplesso;

prenda l'ultimo addio.

UN NUME INFERNALE

Ti sia concesso.

[Aria]

ALCESTE

Non vi turbate no

pietosi dèi,

se a voi m'involerò

qualche momento.

Anche senza il rigor

de' voti miei,

io morirò d'amor,

e di contento.

(parte)

I Numi infernali accompagnando Alceste fino alla scena, esprimono co' gesti il loro stupore per l'atto magnanimo di lei; poi partono.

[Pantomima de' numi infernali]

Scena terza

Camera interiore del palazzo d'Admeto, con sacrario domestico ed ara, e letto maritale. La scena è illuminata per celebrare l'inaspettato ristabilimento d'Admeto.
Evandro, Cortigiani, Donne, e Ufficiali di corte.

[Coro]

CORO

Dal lieto soggiorno

funesti pensieri

fuggite, volate.

Al trono d'intorno

ridenti piaceri

venite, tornate.

[Ballo]

[Aria]

EVANDRO

Or che morte il suo furore

porta altrove, e il lutto, e i pianti:

che più belle

son le stelle,

e per noi giran più liete:

voi che amico avete amore,

vaghe spose, accesi amanti;

d'odorose

fresche rose

coronatevi, e godete.

[Ballo]

[Coro]

CORO

Dal lieto soggiorno

funesti pensieri

fuggite, volate.

Al trono d'intorno

ridenti piaceri

venite, tornate.

Scena quarta

Admeto con Séguito, e detti.

[Recitativo]

EVANDRO

Signor, mai più sincero

d'un popolo fedele

il giubilo non fu. Quanto l'afflisse

di perderti il timor! Padre t'adora,

ti rispetta regnante: in te ripone

la sua felicità. No, non eccede

il pubblico piacer, quando fra tante

di pianto, e di dolor meste vicende,

pietoso a' nostri voti, il ciel ti rende.

ADMETO

Da qual letargo, Evandro

mi risveglio in un punto, e qual portento

alla tomba m'invola! Ancora ingombra

d'immagini di morte

la mente mi vacilla: ad altri oggetti

rivolgersi non osa

l'attonito pensier; sospeso ancora

in un dubbio molesto,

non so troppo se sogno, o se son desto.

EVANDRO

Ah respira, mio re! Giorni felici

ti promette la sorte. Idee più liete

nell'anima raccogli;

pensa a goder. Del nostro amore è dono

la vita che t'avanza: il nostro pianto

dal ciel l'ottenne; alcun de' tuoi più cari

l'oracolo adempì.

ADMETO

Come! Che ascolto!

Che disse il nume?

EVANDRO

Il re morrà, se un altro

non muor per lui.

ADMETO

Barbara legge! E credi...

EVANDRO

Sì, tu risorgi, e in un momento: effetto

non è questo del caso,

non d'umano soccorso;

opra è del ciel: vi fu, signor, chi a morte

per te s'offerse: il dubitarne è vano.

ADMETO

Oh troppo ingiusto, oh strano

voler de' numi! Oh sacrifizio illustre

d'un amico fedel! Merita, Evandro

più d'ogni altro la vita

chi così ne fa dono... E a chi son io

di tanto debito...

EVANDRO

Non è palese.

ADMETO

E Alceste? E la mia sposa?

Ov'è? Che fa? Perché non viene ancora

meco a goder di queste

contentezze improvvise!

EVANDRO

Eccoti Alceste.

(guardando dentro la scena; poi parte)

Scena quinta

Alceste, con Séguito, e detti.

ADMETO

(correndo ad abbracciarla)

Adorata consorte, e pur di nuovo

ti riveggo, son teco,

son tuo, ti stringo al sen. Per te penoso

m'era il morir: per la diletta Alceste

amo tanto la vita. I cari figli

così mi serbi il ciel; come io sol bramo

nel nostro dolce laccio

passarne i giorni, e poi morir in braccio.

ALCESTE

(mesta e confusa)

(Misera che dirò!)

ADMETO

Non mi rispondi!

Così mesta m'accogli! Ogni timore

dileguato è per me. Serena il ciglio;

è tempo di goder. Nuovi portenti

la tua presenza in me produce. Il raggio,

de' tuoi lumi amorosi in sen mi desta

un dolce ardor che mi ravviva. E dono

de' sommi dèi, se questa

fragil spoglia mortale ancor mi veste;

ma il piacer della vita è don d'Alceste.

ALCESTE

(Oh momento! Oh dolor!)

ADMETO

Sposa! Ben mio!

Ma perché non m'abbracci!

Ma perché non mi parli! Ah, qual m'ascondi

tuo segreto dolor! Quanto crudele

è per me quel silenzio!... E il tuo frequente

impallidire: il sospirare; il tanto

fissare in ciel gli sguardi, ed a vicenda

girarli in me, che dir vorrà! Quel pianto

che ti scorre sul volto:

che reprimer non sanno

i tuoi languidi lumi è amore, è affanno!

[Duetto]

ADMETO

(sempre con passione, e premura)

Ah perché con quelle lagrime

m'avveleni il mio contento!

Dunque io godo un sol momento,

e poi sempre ho da soffrir!

Idol mio!

ALCESTE

(sempre confusa)

(Mancar mi sento.)

ADMETO

Non rispondi!

ALCESTE

(Ah che martir!)

ADMETO

Uno sguardo.

ALCESTE

(E senza piangere!)

ADMETO

Un amplesso.

ALCESTE

(Oh dio! L'estremo!)

ADMETO

Ah! M'ascolta.

ALCESTE

(Io gelo, io tremo!)

ADMETO

Parla almen.

ALCESTE

(Che posso dir!)

ADMETO

È mia pena il tuo tormento:

sei mia speme, e mio tesoro.

ALCESTE

(Mille volte, io così moro

pria di giungere a morir.)

[Recitativo]

ADMETO

Consorte! Alceste! E perché più palese

a me non è tutto il tuo core? A parte

perché più non son io de' tuoi contenti,

delle tue pene?

ALCESTE

Ah la fedel tua sposa

non affligger così! Tu vivi: e al mondo

altri non v'è che più ne goda, e v'abbia

di me parte miglior.

ADMETO

Ma perché tanto

dunque t'affanni?

ALCESTE

Oh dio!...

Non curar di saperlo.

ADMETO

Altri perigli

minaccia il cielo?... Ah mi conservi Alceste:

e poi tutto si sfoghi

in me lo sdegno suo! M'ami?

ALCESTE

Se t'amo!

Lo san gli dèi, lo sa il mio cor. T'adoro

t'adorerò. La tomba

il mio pudico affetto

estinguer non potrà. L'anima mia

seco trarrà nel fortunato Eliso

questo tenero amor. Per la tua vita,

mille vite, io darei.

ADMETO

(con somma premura)

E i cari figli?

ALCESTE

(con affanno)

Non ti turbar, son salvi i figli.

ADMETO

E come,

temer puoi che la sorte

che ci ride felice ancor si cangi?

Vivo: sei mia: son salvi i figli, e piangi!

ALCESTE

Ma... non sai?... Ma... t'è ignoto,

come Apollo parlò?

ADMETO

Lo so: t'intendo;

v'è chi more per me. Senti: io comprendo

del magnanimo voto

la sublime virtù. Tuo sposo, appresi

il prezzo della vita. Un sì gran dono

avanza ogni mercé. Ma se t'è noto

quest'eroe, questo amico,

questo benefattor; scoprilo: io giuro

che eterno in questi lidi

il suo nome vivrà: che alla sua sposa,

a' genitori, a' figli;

padre, figlio, consorte

sempre sarò: che dopo te, mia vita,

la miglior parte avranno

di tutti i miei pensieri, e del cor mio.

(con somma premura)

Parla.

ALCESTE

Oh dèi!

(piange)

ADMETO

(con affanno)

Piangi!

ALCESTE

(con passione)

Ah sposo!

ADMETO

(con impeto)

E ben?

ALCESTE

Son... io.

ADMETO

(sbigottito)

Santi numi del ciel! Tu!... Come!... Alceste!...

Tu stessa!... Oh colpo atroce!...

Oh nero giorno! Oh d'una cieca mente

misero error!... Tu m'ami,

e te non ami! E a segno

di morir di lasciarmi

di privarmi di te!... Che mai facesti!...

io quando mai ti chiesi

questa prova d'amor! Quando?... Rispondi:

parla: stracciami il cor... Ma dove... Oh dio!

Dietro al dolor mi guida

disperato pensier. No, che non tanto

degli umani deliri

si fa ministro il ciel. Sei mia: non puoi

dispor di te, s'io no 'l consento: il primo

è di moglie, e di madre

sacro dover t'obbliga a me. Ma quando

a quel voto crudel t'abbia sospinta

la tirannia di sregolato affetto;

non vivrò: vano è il dono; io non l'accetto.

ALCESTE

Sposo, non v'è più tempo. I voti miei

son scritti in cielo. Il tuo presente stato

lo palesa abbastanza; e mai più chiaro

il dio parlò.

ADMETO

No: sempre oscuro, e sempre

misterioso risponde. Io volo al tempio

a interrogar di nuovo

l'oracolo fallace. Il mio rifiuto

saprà la terra. Io voglio

che conosca, che apprenda,

che non curano i numi

innocenza, e virtù; che si fan gioco

de' mortali infelici. In questo stato

più riguardi non ho: co' la ragione

perdo il timor. Da tanti

fulmini atroci, e in sì brev'ora oppresso;

odio il cielo, odio il mondo, odio me stesso.

[Aria]

No, crudel! Non posso vivere,

tu lo sai, senza di te.

Non mi salvi, ma m'uccidi,

se da me così dividi

la più viva, la più tenera

cara parte del mio cor.

E un sì barbaro abbandono,

e l'orror d'un tale addio,

virtù credi, e chiami amor!

Nel tiranno affanno mio

ogni morte, o numi è un dono

d'una vita così misera

peggior sorte, oh dio, non v'è!

No, crudel! Non posso vivere,

tu lo sai, senza di te.

Scena sesta

Alceste, e Damigelle d'Alceste; poi Ismene.

[Recitativo]

ALCESTE

Oh tenerezza, oh amore,

degni d'altra fortuna,

è troppo presto estinti!... Ah già s'avanza

il momento fatale! Ad ora, ad ora

il languidir mi sento,

mi sento indebolir.

(siede)

ALCESTE

M'abbaglia il giorno:

mi s'aggrava il respiro: un fuoco interno

consumando mi va... Diletta Ismene,

amorose compagne,

negli estremi momenti

assistetemi ancora. A me togliete

queste misere pompe:

(le si toglie la corona; le si sciolgono i capelli)

a me recate

le ghirlande, i profumi;

l'ultime offerte mie abbiano i numi.

(partono due damigelle d'Alceste)

[Aria con Coro]

ISMENE E CORO

Oh come rapida

nel suo bel fiore

la vita amabile

per te fuggì!

CORO

Oh come rapida

la vita amabile

per te fuggì.

ISMENE E CORO

Qual rosa tenera

che in sull'albore

gelido Borea

inaridì.

CORO

Oh come rapida

la vita amabile

per te fuggì.

(entrano co' fiori e i profumi le damigelle)

[Recitativo]

ISMENE

E il cor non mi spezza! E il nostro affanno,

la tua pietà, la tua virtù non scema

l'ingiustizia del ciel!

ALCESTE

T'accheta: i numi

a torto accusi, Alceste offendi: io stessa

volontaria m'offersi, e la mia morte

è pietà, non rigor. Gli amati figli

fa' che vengano a me.

(parte una damigella)

Fra tante pene

abbia qualche contento

nello stringerli al petto

una madre che more... E voi frattanto

meco a' numi porgete

i voti, e le preghiere, e non piangete.

(preparano l'altre offerte sull'ara)

[Coro e Aria]

ISMENE

una voce

Così bella!

ALTRA

I

Così giovane!

II

Così casta!

I

Così cara!

TUTTO IL CORO

Crudel preda a morte avara

giusti dèi, perché sarà!

UNA VOCE

Quel bel volto, e quel bel riso...

ALTRA

Lo splendor di que' bei lumi...

TUTTO IL CORO

Ah perché, pietosi numi,

sempre a noi s'asconderà!

(s'alza Alceste sostenuta dalle damigelle; s'accosta all'ara, e brucia de' profumi)

ALCESTE

Vesta, tu che fosti, e sei

tutelar mio primo nume;

per tuoi figli, i figli miei

deh ricevi in questo dì!

Ed in te trovino, allora

ch'io sarò fredd'ombra errante;

una madre così amante

come quella che morì.

CORO

Oh come rapida

la vita amabile

per lei fuggì.

ALCESTE

Oh casto, oh caro nuzial mio letto!

Mia dolce cura, mio solo affetto,

finché da queste stelle funeste

volle difendermi, pietoso il ciel:

se un'altra accogli sposa novella,

sarà più cara, sarà più bella

della tua misera estinta Alceste;

ma non più tenera, né più fedel.

(torna a sedere, e si copre il volto)

UNA VOCE

Così bella, così giovane,

dar sé stessa in braccio a morte...

fra' lamenti, e fra le lagrime

e de' figli, e del consorte...

TUTTO IL CORO

Non v'è sorte, oh dio, più barbara!

Non v'è affanno più crudel!

[Recitativo]

(prendendo i figli che entrano in scena, e conducendoli ad Alceste)

ISMENE

Regina, ecco i tuoi figli...

ALCESTE

Amati pegni

del pudico amor mio, teneri figli

abbracciate la madre... Ah, forse questi

i nostri sono ultimi baci!... Invano

mi lusingai d'esser felice un giorno

nel vedervi felici! Arder le tede

io non vedrò ne' vostri

lieti imenei... Non udirò la Grecia

vantar le vostre glorie,

e le vostre virtù... Che crudel sorte

per una madre!... Il sen m'inonda il pianto...

l'impeto de' sospiri...

mi soffoca gli accenti... Ed all'aspetto

di sì fiero destin, di tanti affanni;

timorosa, smarrita

par che l'anima mia fugga la vita.

EUMELO

Ah mia diletta madre!

ASPASIA

Ah madre amata!

EUMELO

Oh dio! Mi baci e piangi!

ASPASIA

Oh dio! M'abbracci

cara madre, e sospiri!

EUMELO

E vuoi lasciarmi!

ASPASIA

E abbandonar mi vuoi!

EUMELO

E parli di morir!

EUMELO E ASPASIA

Miseri noi!

ALCESTE

Figli, diletti figli! Oh dio! Pur troppo

ho da morire. Invano

v'affollate al mio seno, e mi stringete

colle braccia amorose... Oh come presto

questi nodi soavi

sciolti saran!... Quella pietà, quel pianto

più giovarmi non può...

(s'alza)

Venite: andiamo

al genitore: a lui vi fidi; a lui

la moribonda madre

vi raccomandi almen...

(s'incammina, poi si ferma)

Ma qual m'assale

nuova atroce pensier che in ogni vena

un ribrezzo mortale

scorrer mi fa!...

(con impeto)

Piangete, ah sì! Piangete

innocenti fanciulli! Io v'abbandono

con incerte speranze

ad un amor ch'esser potrebbe spento

col volger degli anni... Eccovi servi

ad una madre... Ah, qual madre!

Madre solo di nome: eccovi esposti

all'invidie, a sospetti, agli odi, a tanti

di regno, e gelosia ciechi consigli:

non avete più madre, amati figli!

[Aria e Coro]

Ah per questo già stanco mio core

sono, o cari bambini amorosi,

tanti dardi que' languidi sguardi

che girate sì teneri a me.

Già vi sento turbarmi i riposi,

quando afflitti, smarriti, dolenti

voi direte: Ah la madre dov'è!

Ah la madre! La madre morì!

È il più fiero di tutti i tormenti

lo staccarti da' dolci tuoi figli!

E lasciarli fra tanti perigli;

e lasciarli nel pianto così!

(parte co' figli)

CORO

Oh come rapida

nel suo bel fiore

la vita amabile

per lei fuggì!

Qual rosa tenera

che in sull'albore

gelido Borea

inaridì.

Atto terzo
Scena prima

Vestibulo magnifico e scoperto, del real palazzo, adorno di statue, e trofei. Fra gli spazi che lasciano le colonne che lo sostengono si scopre in diverse vedute la città. Giorno.
Admeto, e Evandro.

[Recitativo]

ADMETO

Ah mio fido!

EVANDRO

Ah mio re!

ADMETO

D'Alceste il voto

rivocarti non può.

EVANDRO

Non puoi tu stesso

morir per lei.

ADMETO

Non lo consente il cielo.

EVANDRO

È muto il nume. Oh sorti

per noi troppo funeste!

ADMETO

Alceste ha da morir!

EVANDRO

Perdiamo Alceste!

ADMETO

Tu piangi, Evandro amato,

e n'ha ragion. Ma il mio dolor misura

dal tuo steso dolor. Vedi a qual pena

mi condannan gli dèi. Morir non posso

per chi more per me. La vita aborro,

e m'è chiusa la tomba. Ad ogni istante

de' miei miseri giorni

rammenterò della perduta Alceste

la fedeltà, l'amore,

la virtù, la costanza: in ogni oggetto

mi fingerò la sua beltà, quel dolce

amabil sguardo, quel soave riso,

quel modesto rossor. Più vive ancora

queste fiere memorie avrò presenti

nel sembiante de' figli; e dovrò sempre

abbracciarli piangendo,

sospirando baciarli... Ah, qual contrasto

d'opposti affetti! Ah quale

di tenerezza, di pietà, d'orrore

lunga vicenda, e amara

ad un sposo, a un padre, il ciel prepara!

[Aria]

Misero! E che farò!

E come, e con qual cor

i figli abbraccerò;

che in tanto suo rigor

mi serba in vita ancor

la barbara pietà,

del ciel tiranno!

Misero! E con qual cor

io li consolerò!

Che mai risponderò;

quando bagnati in lagrime

la madre al genitor

rammenteranno!

La madre, ah che dolor!

mi chiederanno.

[Recitativo]

No: sì atroce costanza a tanta pena

non trovo in me: nel presagirla, io sento

inorridirmi il core... In quale abisso

dal sommo de' contenti

caddi in un dì! Voi m'invidiaste, o numi;

la mia felicità! Troppo il mio stato

era simile al vostro

col possesso d'Alceste!... E intanto, oh dio!

come potrò vederla

spirarmi in braccio... E de' begli occhi suoi

adombrarsi la luce!... E in quel bel volto,

e in quel bel sen freddo spiegarsi, e nero

il livido di morte!... Ah! Già veloce

fugge il momento, e questa a me si appressa

scena d'orror...

(guardando dentro la scena)

Misero me!... Che veggo!

Eccola! Oh vista! Oh crudeltà! S'avanza...

Vacillante, languente...

E ha seco i figli... e viene

agli ultimi congedi

la mia, ah non più mia! fedel consorte...

Oh Alceste! Oh figli! Oh divisione! Oh morte!

Scena seconda

Alceste, Ismene, Eumelo, Aspasia, séguito di Donzelle con Alceste, e detti: indi Numi infernali.

ALCESTE

Sposo! Admeto! Idol mio! Ecco il momento

che da te mi divide, e che le nostre

amabili catene

scioglie per sempre. Intorno a me sdegnosa

gira l'ombra di morte

che il ferro stringe, alza la destra, e accenna

vibrare il fatal colpo. In breve Alceste

gelida spoglia in freddo marmo ascosa,

non sarà più madre, regina, e sposa.

(siede)

ADMETO

Oh strazio!

EVANDRO

Oh crudel voto!

ISMENE

Oh fedeltà!

ALCESTE

San tutti i numi, o caro

se in questa che mi ride

giovane età: se riamata amante:

se madre, se regnante; a tutti avvezza

i piacer della vita, un sol sospiro

sparsi in fartene dono... Ah questo dono

merita una mercede! Eccola: io chiedo,

che ad altra sposa in braccio

i nostri amati figli

non t'abbiano a veder. Se lo prometti:

se a me lo giuri, a' cari figli, a' numi;

chiuderò in pace al sonno eterno i lumi.

ADMETO

(accostandosi a lei, e con impeto di passione)

Alceste! Mio tesoro! Ah quel che chiedi

è mio sacro dover. Sì: lo prometto;

l'adempirò: lo giuro

a' numi, a te. Te sola Alceste amai

mentre vivesti; estinta

sempre t'adorerò. Questi tuoi figli,

saran soli i miei figli. Ogni contento

fugge da me col tuo morir: mi resta

pianto, lutto, dolor, che fine avranno

col finir de' miei giorni... E, oh me felice!

Se a ricondurmi a te nella serena

placida fede alle bell'alme eletta,

questo dolce momento il ciel m'affretta.

ALCESTE

Vieni dunque, e ricevi

dalla man della sposa

questi, che a te confida

pegni diletti... E prendi...

l'ultimo addio.

ADMETO

L'ultimo!

ALCESTE

Ah!... Sì.

ADMETO

Mi sento

da una piena d'affanni

sconvolto il core!

ALCESTE

Aspasia... Eumelo, oh care

parti di questo seno!

Pensate a me: venite

sovente alla mia tomba,

ornatela di fiori; (ombra amorosa

vi girerò d'intorno). E della vostra

povera madre il memorabil voto,

la fedeltà, l'amore

rammentate tal volta al genitor.

[Duetto]

ALCESTE

Cari figli... Ah non piangete!

Tutto il suo tenero affetto

vi promette il genitor.

ADMETO

Cari figli... A voi sarete

il conforto, ed il diletto,

soli voi, di questo cor!

ALCESTE

Ti consola... O sposo... amato.

(languidamente e come se si senta mancare)

ADMETO

Troppo è barbaro il mio fato!

ALCESTE

Ah mio bene, in tal momento

sol m'affanna il tuo dolor!

(cade in un deliquio)

ADMETO

Che acerbo tormento,

che strazio, che morte,

la dolce consorte

vedersi rapir!

L'esempio son io

di quanto si possa

da un misero, oh dio!

vivendo soffrir...

(s'accosta ad Alceste)

Numi! Amici! Ah chi m'aita!

ALCESTE

(risorge alquanto)

Sposo!... Figli!... Ah mentre è in vita

abbracciate Alceste ancor!

(sono sbigottiti da un suono spaventevole che si sente dentro la scena)

Insieme

ADMETO

Ma! Qual suono di voci tremende!

EVANDRO

Qual caligine involta di tenebre

ISMENE

Ci sorprende, ci copre d'orror!

(torna a cadere Alceste in deliquio)

Entrano i Numi infernali.

Insieme

ADMETO

Quant'ombre!

EVANDRO

Quante larve!

Insieme

ADMETO

Di terribile aspetto!

EVANDRO

Di sembianza feroce, e minacciosa!

Insieme

ADMETO

Che avverrà!

EVANDRO

Che vorranno!

(vedendoli avvicinare ad Alceste)

Insieme

EUMELO

Ah madre!

ADMETO

Ah sposa!

[Coro di numi infernali]

CORO DI NUMI INFERNALI

Vieni Alceste: il tuo voto rammenta.

Mai la parca, sospese sì lenta

il severo, suo fiero rigor.

(s'avvicinano ad Alceste)

ALCESTE

Ahimè!... Chi mi riscuote!...

Chi mi scioglie da quella

stupidezza di sensi in cui languiva

priva d'ogni dolor tranquilla, e muta!...

(voltandosi e vedendo i numi infernali)

Qual gente mi circonda! Ahi son perduta.

CORO DI NUMI INFERNALI

(ad Alceste)

Perché ti trattieni?

Sei vittima a Dite.

ADMETO

(smaniando)

Fermatevi! Udite!

Saziatevi o dèi!

E seco rapite

un sposo amoroso

che senza di lei

no, più non vivrà.

CORO DI NUMI INFERNALI

Non è più permesso:

non v'è più pietà.

ADMETO

Ma almeno un istante...

ALCESTE

(languidamente)

Ma... ancora... un... amplesso.

CORO DI NUMI INFERNALI

Non è più permesso:

non v'è più pietà.

UN NUME INFERNALE

Vieni.

(va per prendere Alceste)

ADMETO

Ah barbari!

(snuda la spada, e va contro a' numi infernali)

UN NUME INFERNALE

(con maestà)

(voltandosi)

Affrena,

temerario mortale,

lo sconsigliato ardir che ti trasporta.

(prende Alceste)

ALCESTE

Figli... addio... sposo... addio.

(venendo portata via da' numi infernali)

ADMETO

Moro!

(cade tramortito, ed è condotto dentro)

ALCESTE

Son morta!

(è condotta via da' numi infernali)

Scena terza

Evandro, Ismene, parte de' Cortigiani d'Admeto, e delle Damigelle d'Alceste: indi diversi personaggi di quelli che partirono con Admeto, e con Eumelo, e Aspasia.

Precede sinfonia esprimente terrore, e sbigottimento.

EVANDRO

Morì!

ISMENE

Non vive più!

EVANDRO

Fra quelle larve

s'ascose, ci disparve.

ISMENE

Io gelo...

EVANDRO

Io tremo...

ISMENE

Di terror...

EVANDRO

Di spavento...

EVANDRO E ISMENE

Oh noi dolenti!

Chi ci soccorrerà! Chi ci conforta!

[Coro in scena e interno]

CORO DI TUTTI QUELLI CHE SONO IN SCENA

Piangi o patria, o Tessaglia! Alceste è morta.

CORO NELLA CITTÀ

Piangi o patria, o Tessaglia! È morta Alceste!

ISMENE

Alceste è morta! Ahimè!

Mai fine il pianto avrà,

che queste bagnerà

spiagge funeste!

CORO IN SCENA

Piangi o patria, o Tessaglia! È morta Alceste!

CORO NELLA CITTÀ

Piangi o patria, o Tessaglia! Alceste è morta.

EVANDRO

Morte trionfa, e altera

il vanto di beltà,

l'esempio d'onestà,

seco se n' porta.

CORO IN SCENA

Piangi o patria, o Tessaglia! Alceste è morta.

CORO NELLA CITTÀ

Piangi o patria, o Tessaglia! È morta Alceste!

ISMENE E EVANDRO

Ogni virtù più bella

con lei da noi partì!

Punirci, ah voi così,

numi voleste!

CORO IN SCENA

Piangi o patria, o Tessaglia! È morta Alceste!

CORO NELLA CITTÀ

Piangi o patria, o Tessaglia! È morta Alceste!

Scena quarta

Admeto con séguito di Cortigiani che lo circondano per disarmarlo; Eumelo, Aspasia, Damigelle d'Alceste, e detti.

[Recitativo]

ADMETO

(viene disarmato)

Lasciatemi crudeli! Invan sperate

impedirmi il morir! S'oppone invano

a' miei disegni il cielo! È morta Alceste;

e la vita diventa

un supplizio per me. Come potrei

di queste odiose mura

l'aspetto sopportar! Girar lo sguardo,

né più vederla! Andar volgendo il passo;

e incontrar da per tutto

solitudine, e lutto!...

(con impeto)

Ah chi mi toglie

di sottrarmi morendo

a un destino sì rio;

è il peggior de' viventi, è l'odio mio.

ISMENE

Ah signore!...

EVANDRO

Ah mio re!...

ADMETO

Scostati: taci:

lasciami per pietà!

ISMENE

Ma... questo regno...

EVANDRO

(presentandogli Eumelo, e Aspasia)

Ma... questi figli.

ADMETO

Ismene, Evandro, oh dio!

Di straziarmi cessate... Io non ho in mente,

non ho nel cuore altri che Alceste, e voglio

riunirmi con lei.

(scostandosi e appoggiandosi ad una scena, e coprendosi il volto)

(comincia a vedersi lume in aria)

ISMENE

Ma qual fiammeggia

improvviso balen!

EVANDRO

Qual ampio lume

le nubi accende!

ADMETO

Ah! Nella tomba istessa

coll'adorata sposa

chiuso io sarò: la seguirò fedele

nel soggiorno felice

ch'a giusti, ed agli eroi il ciel riserva.

(impetuoso in atto di partire)

EVANDRO

Ferma...

(lo trattiene)

ISMENE

Aspetta...

ADMETO

Che fu?

EVANDRO

Rimira.

ISMENE

Osserva.

ADMETO

Che prodigi son questi!

ISMENE

(vedendo comparire un nume sulla nuvola)

Ah! un nume...

EVANDRO

Un nume

fra noi discende; e sembra

che tutti i rai del sol si tragga appresso.

ADMETO

Stupisco!

ISMENE E EVANDRO

Mi conforto!

ADMETO

È Apollo!

ISMENE E EVANDRO

È desso!

Scena quinta

Apollo in nuvola luminosa; Alceste chiusa in un gruppo di nuvole, e detti.

APOLLO

Admeto: in cielo ancora

il tuo misero affanno

destò pietà. Della fedel tua sposa

il magnanimo voto

piacque agli dèi. Son degni

due sì teneri amanti

d'una sorte migliore. In terra un giorno

se m'accogliesti; il maggior premio ottieni

che dal favor celeste

sperar possa un mortal: ti rendo Alceste.

S'apre il gruppo nuvoloso, ne scende Alceste, e si rialza la nuvola.

ADMETO

Ah! Mia vita...

(correndo a incontrarla)

ALCESTE

Ah!... Mio ben...

ADMETO

Vivi!

ALCESTE

T'abbraccio!

ADMETO

Oh portento!

ALCESTE

Oh stupore!

ADMETO

Oh me felice!

ALCESTE

Oh cari, oh amato figli!

Oh diletto consorte! E pur di nuovo

tutti vi stringo al seno!

(abbracciandosi tutti)

ADMETO

Oh ciel pietoso!

Oh benefico nume!

Oh fausto dì... Festeggi

l'inaspettato evento

il regno mio: s'appresti

solenne sacrifizio. E i primi, o cara,

pensieri tuoi, i primi voti miei,

in sì lieta fortuna, abbian gli dèi.

[Coro]

TUTTI

Regna a noi, con lieta sorte

donna eccelsa, a cui sul trono

altra donna ugual non fu.

Bella, e casta, e saggia, e forte:

tutte in te congiunte sono

le bellezze, e le virtù.

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta