Atto primo

 

Scena prima

Atrio, con sontuoso tempio, co 'l simulacro di Marte, adorno di trofei, con Soldati intorno di esso; vi si vedrà un altare con fascine, e sovra di esse un cavallo svenato, su del quale sarà confitto un acinace, o sia coltello, all'uso scito, a modo di sciabola; e vicino allo stesso tempio vi sarà una base, su la quale si dovrà riporre un bacino dorato, colla testa di Ciro, con una iscrizione alla stessa base.
Tomiri, sovra carro trionfale, tirato da Schiavi; assistita da Tigrane, Policare, Doraspe, Oronte, e Dorilla.
Precederà detto carro un coro di Sciti, che faranno festivi balli; ed intorno ad esso carro si vedrà un coro di Custodi del tempio, uno de' quali porterà un bacino dorato, colla testa di Ciro, la quale verrà riposta sopra la suddetta base.

 Q 

soldati

<- sciti, schiavi, Tomiri, custodi del tempio, Tigrane, Policare, Doraspe, Oronte, Dorilla

 

TOMIRI

Si rinnovi in sì bel giorno,  

mia vittoria alta, e giuliva.

CORO

La gran donna viva, viva.

 
(cala Tomiri dal carro, e parla a' ministri del tempio)

schiavi ->

 

TOMIRI

O là! Sfavilli il rogo;  

e quel destrier feroce, al suo gran lume

arda, ed il cener suo s'offra al gran nume.

(qui subito li ministri del tempio daran fuoco alle fascine)

 

Or, che splende la fiamma,

meco al guerriero dio, con cor divoto

si dia l'annuo tributo, e sciolga il voto.

(s'inginocchia Tomiri avanti il simulacro)

 

Folgore delle guerre,

d'eserciti spavento: invitto duce

d'armi, e guerrieri, e gran terror del mondo;

quello, dal braccio mio reciso capo

dell'inimico Ciro,

uccisor del mio figlio, al tuo tremendo

altar, come tuo dono, umile io rendo.

 

 

S'ho di gloria il crine adorno,

dio dell'armi, a te s'ascriva.

CORO

La gran donna viva, viva.

 
Finisce il sacrificio, e partono i Ministri del tempio.

soldati, custodi del tempio, sciti ->

 

TOMIRI

Questo trionfo, o regi,  

più, che a me, vien dovuto al valor vostro.

POLICARE

Tutto fe' il tuo poter.

DORASPE

Fortuna arrise,

più assai, che a' nostri brandi, a' tuoi begl'occhi.

POLICARE

Ma il dì prefisso è giunto,

che decidi tra noi chi fia tuo sposo:

dunque più non tardar.

DORASPE

Giusta mercede

a noi dovuta è questa.

DORILLA

(Parmi, che la regina av'altro in testa.)

(resta sospesa Tomiri, guardando furtivamente con passione Tigrane)

POLICARE

Ma non rispondi ancor?

DORASPE

Nulla favelli?

DORILLA

(O come son burlati i poverelli!)

TOMIRI

Chi ciò niega adempir! Ma pria fa d'uopo,

di mie belliche schiere

attederne il piacer.

TIGRANE

Alta sovrana,

altro non braman queste.

TOMIRI

Tanto Tigrane accerta? (Ei così dice,

perché scoprirgli il chiuso ardor non lice).

TIGRANE

Io di tanto fo fede: il regno tutto;

dopo, che i due tuoi figli,

un svenato da Ciro, e l'altro in fasce,

da corsari fu tolto; anela solo,

dal tuo grembo sovrano

veder, che nasca un successor nel trono.

TOMIRI

(Quanto infelice a non scoprirmi io sono!)

POLICARE

Dunque il dubbio vien tolto.

DORASPE

Puoi compir la grand'opra.

TOMIRI

Un di voi, tra momenti,

dunque sarà mio sposo.

DORILLA

(Questo è un imbroglio proprio curioso!)

POLICARE
(a parte a Tomiri)

Pensa quanto mio ben per te penai.

TOMIRI
(a parte a Policare)

Io me 'l ricordo; e sposo mio sarai.

DORASPE
(a parte a Tomiri)

Deh! La mia fé non obliare.

TOMIRI
(a parte a Doraspe)

Al soglio,

perché ciò non oblio,

te l'amor mio destina.

DORILLA

(O che furba! O che scaltra! O com'è fina!)

TOMIRI

(In van nell'amor mio siete costanti

che Tigrane amo sol: poveri amanti!)

 

(a parte a Policare)  

Non star dubbioso...

(a parte a Doraspe)

Lieto riposa...

(a Policare a parte)

Tu già m'intendi...

(a Doraspe a parte)

Altro pretendi...

(Giova così.)

(a Policare a parte)

Tu sei mio sposo...

(a Doraspe a parte)

Son già tua sposa...

(in sé stessa, guardando Tigrane)

(Ma quello è il vago

che mi ferì.)

Tomiri, Oronte, Dorilla ->

 

Scena seconda

Tigrane, e Policare, e Doraspe.

 

TIGRANE

Ad un di voi, invitti regi, io deggio  

oggi giurar, qual mio sovran, l'omaggio.

POLICARE

Tanto spero.

DORASPE

Ancor io.

POLICARE

Ma ad ambo il dono

dar non si può.

DORASPE

No 'l niego.

POLICARE

Dunque, perché tra noi mai non si franga

d'amicizia il bel nodo,

un rimedio s'adopri.

DORASPE

E ciò qual fia?

POLICARE

Ambo d'una germana il ciel provvide:

chi avrà de' Sciti il soglio, al caro amico

quella in sposa conceda.

DORASPE

Io no 'l dissento.

POLICARE

Dunque il patto si giuri,

dell'osservanza in segno.

DORASPE

Ecco la destra.

TIGRANE

O generoso impegno!

 

DORASPE

Se mi manca la gloria d'amante,  

in me resti d'amico l'onor;

e se perdo quel caro sembiante,

sia mio vanto l'istesso dolor.

Doraspe ->

 

Scena terza

Tigrane, e Policare.

 

TIGRANE

Gran re; ti leggo in fronte  

bella fortuna, e fortunati eventi

vuoi, che nell'alta impresa io ti predica.

POLICARE

Spero, che sorte amica

secondi il mio disegno;

più il bello di Tomiri

prima il mio cor, che de la Scizia il regno.

TIGRANE

Al desio del tuo cor,

arrida il cielo.

POLICARE

Oh! Lo volesse amore.

 

Al girar d'un suo bel guardo  

peno, ed ardo;

ma l'ardore

si fa gioia a questo sen.

Se, in amabile sembianza,

la speranza

dice al core,

che godrà l'amato ben.

Policare ->

 

Scena quarta

Tigrane, solo, contemplando la testa di Ciro.

 

TIGRANE

O del perso regnante  

teschio infelice, e spaventosa imago!

Quando talor rimiro

l'orride tue sembianze, in me si sveglia

di Meroe estinta il sempre vivo ardore.

(si ferma un poco pensando)

Si resti a tormentarmi

così acerba memoria: e 'l genio altiero,

volto a le stragi, a l'armi,

mi renda in campo armato,

ne l'amor, nel valor, fido, e costante,

forte guerrier, benché infelice amante.

 

A l'acquisto di gloria, e di fama,    

fra belliche schiere,

di trombe guerriere

mi chiama

il fragor.

Ma portando del morto mio bene

fisse a l'alma le gravi sventure,

avrò sempre dure

le pene

al mio cor.

S

Sfondo schermo () ()

 

Scena quinta

Meroe, in abito d'egizia indovina: Orcone da pellegrino, e detto in disparte.

<- Meroe, Orcone

 

MEROE

Queste son pur le mura, ove l'indegna,  

che il genitor svenò, superba impera.

(additando ad Orcone)

Ma, o dèi! Tigrane è quello!

ORCONE

È desso al certo:

or tu saggia, e prudente,

sta' forte a non scoprirti.

MEROE

Assisti meco,

nume d'amor, ma non ti voglio cieco.

Prode guerrier, che al nobil volto additi,

fra Sciti, esser gran duce;

un'egizia indovina

chiede un favor, ma non tacciar l'ardire.

(Finger sappi, mio cor, non mi tradire.)

TIGRANE

Qual pensier qui, tra noi, ti guida il piede?

(S'ella egizia non fusse, al suo parlare,

che qui da la magion degl'alti dèì,

fusse Meroe discesa, io giurerei!)

ORCONE

Parla tra sé.

MEROE

La grazia, ch'io ti chieggio

è, ch'io possa inchinar la tua regnante.

(Ah! Qual pena è celarsi a un caro amante!)

TIGRANE

Io ti farò contenta;

ma pria del tuo saper, norma m'è d'uopo,

perch'io n'esponga alla sovrana il vanto.

(Il parlar di colei parmi un incanto!)

MEROE

Io de la fronte, e de la man vedendo

i caratteri, i segni,

d'ogni mortal, qui nato,

lieta sorte predico, o crudo fato.

TIGRANE

(Come saggia discorre!)

MEROE

E acciò dell'arti mie vegghi le prove,

porgi a me la tua destra.

TIGRANE

Io ti compiaccio.

ORCONE
(a Meroe)

Stia l'amore in disparte,

e attendi cauta a la lusinga, e a l'arte.

MEROE

La mensale, che al monte

de l'indice s'estende,

mostra, co 'l bel colore,

che sei guerrier, di soprauman valore.

TIGRANE

Siegui: ciò nulla cal.

MEROE

Io sieguo: queste

linee, che unite sono

mostrano, che di Ciro

l'estinta figlia amasti; e fosti ancora

molto amato da lei.

TIGRANE

Ah! Penetrasti

troppo addentro al mio cor: taci; e ciò basti.

MEROE
(ad Orcone)

Par, che ancor per me serbi amore, e fede.

ORCONE
(a Meroe)

Il pianto lo palesa;

va seguendo l'impresa.

MEROE

Inutil pianto

versi per chi morì.

TIGRANE

Il mio perfetto

amor, né men la morte

scemar lo può.

MEROE

Sì fido

fu l'amor tuo?

TIGRANE

E tal fia sempre ancora.

MEROE

Ma s'io l'alma infelice

comparir ti facessi,

piacer n'avresti?

TIGRANE

Ah! Se possanza tale

serba la tua virtude, io te ne priego

a far sì, che la vegga.

MEROE

E qual fia poi

la dovuta mercede?

TIGRANE

In questa reggia

ritrovar la tua sorte.

MEROE

Or se cotanto

prometti, ora ti giuro,

in questo dì, renderti pago.

TIGRANE

E come?

MEROE

(additando Orcone)

Questo, che meco vedi,

maestro in magic'arte,

questo tutto farà.

TIGRANE

Dal tuo sapere

dunque tal sorte attendo?

ORCONE

Un cenno, un moto, un solo

fischio de la mia verga

può far prova maggior.

TIGRANE

Le tue promesse

piene son di ristoro: or dunque, pria

vi guiderò a Tomiri; indi, su l'ora

del meriggio, ne andrem nell'antro oscuro

del qui vicino monte, ove compita

fia, per conforto mio, l'opra gradita.

 

Piacer,  

ch'egual non ha,

sarà

quell'alma bella

veder

da la sua stella

giungermi a consolar.

Allor,

che la vedrò,

dirò,

che nel mio petto,

più il cor

non ha ricetto,

ma che tra il cener suo

restonne a sospirar.

Tigrane ->

 

Scena sesta

Meroe, ed Orcone.

 

ORCONE

Non v'è dubbio, ch'ei t'ami.  

MEROE

È mio timore,

ch'ami Tomiri il caro ben; tu sai,

ch'ella ancor, tra i due regi,

tarda a sceglier lo sposo.

ORCONE

Un sospetto sarà d'amor geloso.

MEROE

Or vedrem, ma quai noto

segni votivi, e vittime, ed altari!

ORCONE

Mi pare, a mio giudizio,

che si sia fatto qualche sacrifizio.

MEROE

Oh dio! Che teschio è quello?

(legge l'iscrizione della piramide)

«Questo di Ciro è il capo: al braccio forte

di Tomiri toccò tal vanto in sorte.»

Questo di Ciro è il capo!

ORCONE

Oh! Che brutto spettacolo!

MEROE

Già sento

un freddo orror, che gela il sangue in seno.

Deh! Mi soccorri, o fido, io vengo meno.

ORCONE

Oh! Signora, che fai?

Sta su, piano, fa' core. Oh! Brutti guai!

MEROE

Lascia, ch'io sfoghi almeno, un sol momento,

l'insoffrimibil tormento.

ORCONE

Andiamo innanzi:

da questo piagnisteo, tu che n'avanzi?

MEROE

Caro del genitor teschio adorato

che accresci nel mio core

pianto, e furor; da la tua figlia aspetta,

dopo il pianto, che io verso, aspra vendetta.

ORCONE

Or via gl'occhi t'asciuga,

discaccia il duol.

MEROE

Senti: gran nume invitto

questo mio giuramento.

Giuro su quel tuo brando,

con cui lo sdegno ispiri,

o di morire, o di svenar Tomiri.

 

Dell'amante confido a l'amore,  

che 'l mio core

vendetta farà.

È di sdegno, e d'amore nell'impegno,

più forza a lo sdegno

l'amor darà.

Meroe ->

 
 

Scena settima

Regio camerone, tutto adorno di vasi di lucido cristallo, ove veggonsi trasparir tesor di preziose gemme di Tomiri, con ricca sedia, ed altre tre sedie inferiori.
Policare, ed Oronte.

 Q 

Policare, Oronte

 

POLICARE

Oronte, e quando fia, che 'l regal cenno  

de la bella Tomiri

discopra del suo cor l'occulto arcano?

ORONTE

Esse non può lontano

il sospirato istante.

POLICARE

È pena ogni momento

d'importuna tardanza a un core amante.

ORONTE

Ma tu non sai qual sorte

a te debba toccar! D'incerto evento

è incerta la speranza.

POLICARE

E pur confido

nel mio sincero amor; confido, e spero

nell'intatta mia fede: e spero ancora

che benigna mi sia d'amor la stella,

ma più ne la pietà de la mia bella.

 

Me felice, se lice, ch'io speri  

destare in quel petto

pensieri

d'affetto, che fan sospirar.

Me beato, se amato foss'io

dall'idolo mio,

che in dolci catene

mi tiene a penar.

Policare ->

 

Scena ottava

Oronte, e poi Tomiri, e Dorilla.

 

ORONTE

Quant'opra amore...  

 

<- Tomiri, Dorilla

TOMIRI

Oronte, fa' che tosto  

qui vengan i due regi:

l'elezion vo', che succeda.

(si siede)

ORONTE

Appunto.

Policare partì. Del tuo comando,

ora ne vado esecutor fedele.

TOMIRI

(Anzi in ciò ti vorrei sempre infedele.)

DORILLA

(Quest'altro fine attendo;

o che umor stravagante! Io no l' intendo!)

 

ORONTE

Splenda lieta al tuo disegno  

quella stella,

che più bella

mostra i rai di sua beltà.

E sereno

il tuo gran regno

vegga nascer dal tuo seno

chi il tuo soglio illustrerà.

Oronte ->

 

Scena nona

Tomiri, Dorilla, e poi Tigrane, Meroe, ed Orcone.

 

TOMIRI

Ah! Dorilla, e tu credi  

fortunata, chi regna?

DORILLA

In ogni stato,

chi si contenta gode.

TOMIRI

E come mai

esser lieta poss'io, se 'l mio destino

tanto fiero si mostra?

DORILLA

Che destin, che destin! La colpa è vostra.

 

<- Tigrane, Meroe, Orcone

TIGRANE

(Ecco il bel, di cui son celata amante.)  

DORILLA

Che genti saran queste?

MEROE
(ad Orcone)

Come in lui fissa il guardo;

ed usa ogn'arte, acciò l'ardor ricopra!

ORCONE
(a Meroe)

Taci non far, che gelosia ti scopra.

TOMIRI

Ma quai compagni al fianco tuo rimiro?

TIGRANE

Un'egizia, indovina,

ardisco a te guidar, perché, fra l'aspre

noiose cure del regnar, tal ora

prendi un breve piacer, senza tormento.

TOMIRI

Di questa tua pietà gran gioia io sento.

Vieni a me più vicino.

DORILLA

(È curioso assai quel pellegrino!)

TOMIRI

T'appressa, e mi discopri

in questo dì, qual deggio

elegger per mio sposo,

de' due re, quel di Lidia, o di Damasco?

Tu ancor, Tigrane, ascolta.

TIGRANE

Io t'ubbidisco.

ORCONE

Schiavo signora mia.

DORILLA

Lo riverisco.

(piano fra loro)

MEROE

Al cenno tuo sovrano

mi fo gloria ubbidir: dammi la mano.

TOMIRI

Ecco: vedi, e favella.

ORCONE

(È bella per mia fé la damigella!)

MEROE

Queste linee interrotte, a me fan chiaro

qual pensier tu nascondi.

TOMIRI

E che diresti?

MEROE

Che 'l genio del tuo cor non è per questi.

TOMIRI

(Tocca sul ver costei.)

MEROE
(ad Orcone)

Già chiari tutti sono i dubbi miei.

TOMIRI

Fallace in questo è il tuo saper: Tigrane

cosa rispondi tu?

TIGRANE

L'istesso ancora.

TOMIRI

(A me per ora è d'uopo

dir che fallì.) Ma siegui: osserva, e dimmi

chi eliggerò per sposo?

MEROE

Un prence illustre,

c'ha di tue squadre il freno, e serba il nome

di Ti...

TOMIRI

Ferma, ch'il resto

fra poco mi dirai...

ORCONE

(osservando Tomiri)

(O che ribrezzo!)

DORILLA

(Bravo! Bene! E ci ha dato giusto in mezzo!)

TOMIRI

M'attendi a le mie stanze, ove desio

teco a solo parlar: il tuo spirto

non dispiace a Tomiri:

tu la guida Dorilla.

(Se tosto non tacea

già, che Tigrane adoro ella dicea.)

 

MEROE

Prova eccelsa è di grandezza,    

non sprezzar l'umil bassezza

di mendica povertà.

A un tal don, ch'ogn'altro eccede,

io darò sol, per mercede,

servitù con fedeltà.

S

Sfondo schermo () ()

Dorilla, Meroe, Orcone ->

 

Scena decima

Tigrane, Tomiri, e poi Policare, e Doraspe.

 

TIGRANE

Qui ne vengon i regi.  

TOMIRI

(A l'arti, o core.)

 

<- Policare, Doraspe

POLICARE
(a Tomiri a parte)

Eccomi pronto al tuo voler: ma pensa  

quanto a me promettesti.

DORASPE
(a Tomiri a parte)

Ubbidiente

sono a' tuoi cenni: spero,

che fida mi farai, e non crudele.

TOMIRI
(a Doraspe)

Io non t'ingannerò, a Policare sarò fedele:

ma sedetevi, o regi, acciò ch'io possa

farvi noti i miei sensi.

POLICARE

Ecco m'assido,

e dal tuo favellar pende il mio volto.

DORASPE

Io fo lo stesso, ed anelante ascolto.

TOMIRI

Duce, tu ancor ti assidi.

TIGRANE

Io t'ubbidisco;

sol perché contraddirti io non ardisco.

POLICARE
(a Tigrane)

Ma qual superbo orgoglio, in onta nostra,

egual ti rende a noi?

DORASPE

Qual gran pensiero

ti spinge a gareggiar tra due regnanti?

TIGRANE
(con disprezzo)

A voi risponder deve

chi tanto comandò?

TOMIRI
(con alterazione verso i regi)

Troppo superbo

è il vostro ardire! Dunque

la regnante de' Sciti, a un prence illustre.

POLICARE

Qual prence vanti! Ignoto

è il sangue suo: ei da bambino, in dono,

da un corsaro fu dato al prence armeno.

DORASPE

E da quello fu poi per figlio eletto,

perché privo di prole: al fin, morendo,

suo successor lo fe'...

TOMIRI

Questo, più grande

rende il caratter suo: egli sovrano

è come voi: se poi di rege il nome

in lui non è; io tal lo stimo...

POLICARE

(alzandosi con dispetto)

Or dunque

se tal lo stimi, a che tardar? Nel grado

ancor di sposo tuo oggi lo scegli.

DORASPE

(alzandosi ancor lui)

Anzi l'agguaglia a noi, perché suo sposo

sotto giusto color, lo renda al fine.

(s'alza ancor Tomiri con Tigrane)

TOMIRI

Fermatevi superbi:

perché da voi si vegga, in un sol atto,

che di Tigrane il merto,

non sol degno è d'un re: ma ancor trapassa

il vostro, il mio poter: ne perciò sposo,

forse Tomiri il vuol: questa famosa

gemma reale a lui consegno:

(si cava un anello, e lo dà a Tigrane)

prendi,

prendi Tigrane, a tuo piacer la dona

ad un di questi, in cui più scerni il vanto,

degno per un mio sposo;

ch'io fedel ti prometto,

che quello accetterò; (con simil arte,

la pronta elezion vada in disparte).

 

Quell'oggetto, che sprezzate,  

ch'oltraggiate,

vostro giudice sarà.

Da lui pende l'amor mio,

e l'ignoto mio desio,

il suo voto svelerà.

Tomiri ->

 

Scena undicesima

Policare, Doraspe, e Tigrane.

 

POLICARE

Dunque fa d'uopo, o duce,  

che da te si dipenda?

DORASPE

Al nostro amore,

arbitro fia il tuo voler?

TIGRANE

Che deggio

io tutto so: non è però, ch'io voglia

di temerario il nome:

a un giudizio sì grande,

incapace son io; perché da voi ogni dubbio si tolga,

un giudice vo' darvi, a cui possiate

sottomettervi al fin, senza rossore.

POLICARE E DORASPE

E qual fia questo mai?

TIGRANE

Il vostro istesso

acciaro: il vostro braccio:

in singolar tenzon ciascun di voi

meco si proverà, chi del mio ardire

vincitore n'andrà, fia questo il vanto

di Tomiri esser degno:

e la gemma a lui dar, giuro, e m'impegno.

(parte)

Tigrane ->

 

Scena dodicesima

Policare, e Doraspe.

 

POLICARE

Che superba arroganza!  

DORASPE

Anzi il coraggio

ammiro in lui!

POLICARE

Dunque, che far si deve?

DORASPE

Accordar pria tra noi

ch'il primo sia nel disnudare il brando,

indi in campo sortir, come per gioco.

POLICARE

Pronto dunque si attenda il tempo, il loco.

 

DORASPE

Al valor di questa spada  

fia, che cada

il superbo al regio piè.

E vedrà, nel dì fatale,

quanto vale

cor d'amante, e cor di re.

Doraspe ->

 

Scena tredicesima

Policare solo.

 

 

Ah! Che così potessi  

vincer la bella mia: così d'amore

i dardi rintuzzar, come poss'io

dell'arrogante indegno

vincer l'orgoglio! Ah! Sì gioisci, o core:

cadrà Tigrane, e in braccio a la tua cara

la mercé di tua gloria amor prepara.

 

Un solo sospiro,  

ch'esalo dal core,

acceso d'amore,

lo può fulminar.

E 'l brando, se giro,

vedrà quell'altero,

ch'amante, e guerriero

saprò trionfar.

Policare ->

 
 

Scena quattordicesima

Orrido, ed alpestre monte, alle di cui piante si vedranno alberi frondosi, ed alle sue falde spaventose caverne, nelle quali vi saranno cancelli di ferro con diverse fiere dentro; ed in mezzo una grotta oscura, con lume in fondo, dalla quale credono gli Sciti, che si vada ai Campi Elisi.
Meroe, ed Orcone, vestito da mago.

 Q 

<- Meroe, Orcone

 

MEROE

Questo è il loco già eletto  

al discoprirmi al caro amante.

ORCONE

Appunto;

ma senza farsi quest'invenzione,

tu potevi scoprirti.

MEROE

No, che 'l mio core brama,

così meglio veder se fido ei m'ama.

ORCONE

Dunque vanne ne l'antro;

poi questa veste, e questo vel ti cingi.

MEROE

Io vado...

ORCONE

Ascolta, e quando sentirai

da tre sole mie voci

invocar il tuo nome, allor favella.

MEROE

Secondi il nostro impegno amica stella.

 

Se l'amor sarà contento,  

la vendetta anco godrà.

(entra nell'antro)

Meroe ->

 

Scena quindicesima

Orcone, e Tigrane.

<- Tigrane

 

TIGRANE

Illustre mago; è questo  

il loco stabilito, ove degg'io

veder l'opra promessa?

ORCONE

Eccomi pronto, e lesto

con tutti gl'incantesimi. A noi: su presto.

TIGRANE

Dimmi: che far degg'io?

ORCONE

Entra sicuro

in mezzo a questo circolo, ch'io formo

senza muover il piede.

(farà il circolo con la verga)

TIGRANE

Ecco...

ORCONE

(L'amor, che fa! Già se lo crede!)

(mormorerà parole, scuotendo la verga)

TIGRANE

Né viene ancora?

ORCONE

Guarda, e la vedrai

in quella oscura grotta.

Meroe, più non tardar: Meroe, t'aspetto:

Meroe, vieni a Tigrane, il tuo diletto.

 

Scena sedicesima

Meroe, vestita differentemente, con bianco velo, che la cuopre, compare nella grotta, e detti.

<- Meroe

 

MEROE

Eccomi a rimirar di nuovo il sole,  

sol per virtù dell'alte tue parole.

TIGRANE

Che vedete occhi miei!

Sono l'ombre sì belle!

Vien costei dagl'Elisi, o da le stelle?

MEROE

Da soggiorni felici, amato bene,

l'ombra di Meroe, a rivederti, or viene.

TIGRANE

Ombra dell'idol mio, che tanto adoro,

in contemplarti io moro.

ORCONE

Or fate il fatto vostro,

ch'io sto qui dietro assiso.

(Oh che scena gustosa, oh che bel riso!)

(parte)

Orcone ->

 

MEROE

Or di', tu m'ami ancor?  

TIGRANE

Se t'amo, o cara?

Ah! questo caldo pianto:

i continui sospiri,

i mesti giorni, e le inquiete notti,

che per te soffro ogn'ora,

fede faccian per me, s'io t'amo ancora.

MEROE

Che mai per me faresti,

se viva al mondo io ritornassi?

TIGRANE

Oh pena!

Che non farei! Ma falso sogno è questo.

MEROE

E pur, se ben discerni,

viva son, se tu m'ami,

morta, se mi disami.

TIGRANE

T'amo più, ch'il respiro:

così mi ti rendesse

Proserpina crudel.

MEROE

Se 'l mio volere,

cieco ubbidir saprai, io ti prometto

tosto tornar nel mio sembiante umano.

TIGRANE

Giuro tutto di far; ma tutto è vano.

MEROE

Tanto se tu giurasti,

ecco Meroe già viva, o caro amante,

anima spirante.

TIGRANE

Va' in pace, ombra gradita,

non accrescermi pene

con sì dolci lusinghe.

MEROE

Io Meroe sono,

non già di Meroe l'ombra; al tatto osserva;

che l'inganno io paleso.

TIGRANE

Trasogno! Veglio! O fuor di senso io sono

non so veder se morto son, se vivo!

Se son fantasma, o pur di mente privo!

MEROE

Cessi in te lo stupor, che Meroe io sono,

viva, spirante, e vera e di mia morte

il falso grido io sparsi, acciò sicura,

sott'abito mentito,

venissi ad impetrar il tuo soccorso,

per vendicar di Ciro il capo: dunque,

se 'l mio voler di secondar giurasti,

purché in vita io ritorni; ecco son viva,

ma Tomiri di vita io voglio priva.

Tu non rispondi ancor?

TIGRANE

Ah! Che, in un punto,

tante strane vicende, il mio pensiero

capir non puote! O dèi! il tuo gran rischio:

la fede, il giuramento,

che a Tomiri egualmente, e a te degg'io,

mi cingon d'un caligine, sì denso,

che stupido rimango, e nulla io penso!

MEROE

Dunque Meroe posponi,

sol per un vile amor d'un mostro indegno!

Ma restane spergiuro, ecco me n' vado,

anco senz'il tuo braccio,

il genitor a vendicar: tu resta,

e svela a la tiranna il mio disegno:

vattene: corri, e sia

questo solo il tuo amor, la gloria mia.

TIGRANE

Ah! ti ferma...

MEROE

Mi lascia.

TIGRANE

Idolo mio...

MEROE

Troppo a tua fé mancasti.

TIGRANE

Farò quanto tu vuoi: tanto ti basti.

MEROE

Vo', che l'emenda sia di darmi un foglio,

da tua mano vergato,

a Milziade diretto, il perso duce,

che nel confin de' Sciti ivi l'attende,

perché sicuro ei possa

qui venir, per dar forza al mio disegno.

TIGRANE

Tanto farò (ma con diverso impegno).

Ma, spirto del cor mio, la finta spoglia,

tosto rivesti: io temo

de' nostri rischi in questo loco: vanne,

che a più bell'aggio, poi

diviserem del nostro amor tra noi.

 

MEROE

Bella costanza, e fé  

ben mio

vogl'io

da te.

Saria dolor,

se traditor

tu fossi a me.

Meroe ->

 

Scena diciassettesima

Tigrane solo.

 

 

In qual funesto, o dio,  

intricato sentier le piante io poso?

Fede devo a Tomiri:

amore a Meroe io deggio;

ed ecco in qual son io destin crudele,

a due, tra lor nemiche, esser fedele!

 

Esser deggio come un scoglio,  

che all'orgoglio

di due venti,

senza moventi se n' sta.

Hanno in petto egual valore,

fede, e amore;

ma costante

forte il cor li sosterrà.

Tigrane ->

 

Scena diciottesima

Orcone, vestito da mago, che esce sbadigliando, come si fosse alzato di dormire; e poi Dorilla.

<- Orcone

 

ORCONE

Oh! Che sonno profondo  

m'ha colto in quella fratta!

Oh! Cospetto del mondo!

Già son partiti! Il sonno me l'ha fatta!

E gl'occhi ancor m'assale,

che aprire non si ponno!

 

<- Dorilla

DORILLA

Dal balcone reale,  

io vidi bene...

ORCONE

O maledetto sonno!

DORILLA

La zingara, ed un altro...

ORCONE

O brutta cosa!

DORILLA

E perciò curiosa,

in fretta io son venuta.

ORCONE

Senza, che alcuno canti,

la testa va portando la battuta!

DORILLA

Ma dove son? Qui avanti,

io gli vidi benissimo!

ORCONE

Su, presto,

scuotiti, Orcone...

DORILLA

Oh! Chi sarà mai questo!

È mago certamente!

ORCONE

E vattene pian piano:

che brutta vista, che farò a la gente,

in questa veste, e con la verga in mano!

Ma il palazzo è vicino.

DORILLA

Sì! Lo conosco! Questi è il pellegrino!

Quel gustoso soggetto!

Vo' veder cosa sia.

Eh, mio padrone...

ORCONE

(Oh! L'intoppo maledetto!)

DORILLA

Serva sua.

ORCONE

Schiavo suo, signora mia.

DORILLA

Come così vestito?

ORCONE

Dirò: m'ascolti. Io sin da fanciullezza,

per interno prurito,

de' magici portenti ebbi vaghezza;

e perché ne fui vago,

perciò l'arte imparai: però son mago.

DORILLA

Molto caro mi sei.

ORCONE

(Che occhio tristarello!

Che muso inzuccherato!)

DORILLA

Or io veder vorrei

qualche cosa di bello.

ORCONE

(Ohimè! Ch'ora ci resto svergognato!)

E non avrai spavento

in veder mostri, furie, idre, gorgoni,

basilischi, dragoni,

arpie, centauri...

DORILLA

Anzi ne avrò contento:

tutto veder io voglio.

ORCONE

(O brutto impegno! O che cattivo imbroglio!)

DORILLA

Via, su.

ORCONE

(Diamo a l'inganno.)

DORILLA

(Io non lo credo mai!)

ORCONE

Averti ben che ti spaventeranno.

DORILLA

Così vile mi fai?

Su, a l'opra, ch'io non temo.

ORCONE

(In che ballo mi trovo! Io tutto tremo.)

DORILLA

Tu tremi! Che cos'è?

ORCONE

Ho paura di te, che avrai timore,

DORILLA

(È sciocco al certo!) Io risoluto ho il core.

 

ORCONE

Da' cupi vortici    

de l'ombre orribili:

da' neri portici,

tetri, e terribili,

un spirto aereo

venga da me.

S

Sfondo schermo () ()

 

 

(Io non so, che mi dire!)  

DORILLA

(O che scioccaccio!)

ORCONE

Ecco già soddisfatto il tuo desio:

vedi quel uccellaccio?

DORILLA

Io nulla veggo!

ORCONE

(E manco lo vegg'io.)

Vedi, che batte l'ali?

DORILLA

Oibò! (Che matto!)

ORCONE

Non vedi com'è grosso?

DORILLA

Io? No! (Che spasso!)

ORCONE

Eccolo, che in un tratto

se n'è venuto a basso.

DORILLA

Dov'è?

ORCONE

Qui sta.

DORILLA

(Che bella scena è questa!)

ORCONE

Eccolo, al fin. Che mi si è posto in testa.

DORILLA

(Al gusto.) Io nulla sento! Io nulla veggio!

Porgi a me quella verga,

e vedi s'io son maga.

ORCONE

(E questo è peggio!)

 

DORILLA

Di dove alberga  

l'orrendo Pluto,

venga di furie

il più temuto

tremendo stuol.

 

 

Vedi quante ne vengono,  

mostruose in eccesso!

Vedi, che grugni tengono!

ORCONE

Non più, signora mia, ch'io moro adesso.

Ohimè! Son già spedito!

Ohimè! Mi manca il fiato!

DORILLA

Suda freddo, il meschino! È già avvilito!

Orcone mio, sta su veh, c'ho burlato.

ORCONE

Burlasti?

DORILLA

Sì, burlai: ti dico il giusto.

ORCONE

E ho burlato pur'io, per darti gusto.

DORILLA

(Che bell'umore è questo!)

Io non son maga.

ORCONE

E né men io son tale:

ma questa invenzion (tacciamo il resto)

mi serve per un buono capitale.

DORILLA

In prima io lo pensai.

ORCONE

Ma tu, so, che sei maga arciperfetta.

DORILLA

Maga!

ORCONE

Sì. che, da quando io ti mirai,

con quel visin, con quella grazietta

con quello spirito che dimostrasti...

vuoi, che te 'l dica?

DORILLA

Sì.

ORCONE

Tu m'ammagasti.

DORILLA

(Che riso!) Olà! Qual tradimento infame!

ORCONE

Non t'adirar, cor mio,

ch'io son italiano...

DORILLA

Tu italiano? E italiana anch'io.

ORCONE

E qual è il tuo paese?

DORILLA

Io sono bergamasca.

ORCONE

Io bolognese.

DORILLA

N'ho gusto in verità!

ORCONE

Dunque conviene,

che mi facci contento.

DORILLA

No, bisogna pensarla bene, bene.

(Mi servirà per mio divertimento.)

 

ORCONE

Che pensare? Caldo, caldo,  

presto, presto...

DORILLA

Piano, piano, saldo, saldo,

un poco aspetta...

ORCONE

Non ci vuol tanta dimora...

DORILLA

Non mi piace questa fretta.

ORCONE

Dentro, o fuora,

sì, o no.

DORILLA

Basta. Poi risolverò.

ORCONE

Non so far lo spasimato

lagrimando,

sospirando.

DORILLA

Tu sei troppo strampalato!

Più cervello,

bello, bello.

ORCONE

Io non voglio

tanto imbroglio:

d'altro modo far non so.

DORILLA

In tal modo, esser non può.

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Atrio, con sontuoso tempio di Marte, adorno di trofei; vi si vedrà un altare con fascine, e sovra di esse un cavallo svenato, su del quale sarà confitto un coltello a modo di sciabola; e vicino allo stesso tempio vi sarà una base con una iscrizione.

soldati
 
soldati
<- sciti, schiavi, Tomiri, custodi del tempio, Tigrane, Policare, Doraspe, Oronte, Dorilla

(sciti che fanno festivi balli, Tomiri sovra carro trionfale, uno dei custodi porterà un bacino dorato, colla testa di Ciro)

soldati, sciti, Tomiri, custodi del tempio, Tigrane, Policare, Doraspe, Oronte, Dorilla
schiavi ->

O là! Sfavilli il rogo

 
Tomiri, Tigrane, Policare, Doraspe, Oronte, Dorilla
soldati, custodi del tempio, sciti ->

Questo trionfo, o regi

Tigrane, Policare, Doraspe
Tomiri, Oronte, Dorilla ->

Ad un di voi, invitti regi

Tigrane, Policare
Doraspe ->

Gran re; ti leggo in fronte

Tigrane
Policare ->

O del perso regnante

(Tigrane in disparte)

Tigrane
<- Meroe, Orcone

(Meroe in abito d'egizia indovina; Orcone da pellegrino)

Queste son pur le mura

Meroe, Orcone
Tigrane ->

Non v'è dubbio, ch'ei t'ami

Orcone
Meroe ->

Regio camerone, tutto adorno di vasi di lucido cristallo, ove veggonsi trasparir tesor di preziose gemme, con ricca sedia, ed altre tre sedie inferiori.

Policare, Oronte
 

Oronte, e quando fia, che 'l regal cenno

Oronte
Policare ->

Quant'opra amore

Oronte
<- Tomiri, Dorilla

Oronte, fa' che tosto

Tomiri, Dorilla
Oronte ->

Ah! Dorilla, e tu credi

Tomiri, Dorilla
<- Tigrane, Meroe, Orcone

Ecco il bel, di cui son celata amante

Tomiri, Tigrane
Dorilla, Meroe, Orcone ->

Qui ne vengon i regi

Tomiri, Tigrane
<- Policare, Doraspe

Eccomi pronto al tuo voler

Tigrane, Policare, Doraspe
Tomiri ->

Dunque fa d'uopo, o duce

Policare, Doraspe
Tigrane ->

Che superba arroganza!

Policare
Doraspe ->

Ah! Che così potessi

Policare ->

Orrido, ed alpestre monte, alle di cui piante si vedranno alberi frondosi, ed alle sue falde spaventose caverne, nelle quali vi saranno cancelli di ferro con diverse fiere dentro; ed in mezzo una grotta oscura, con lume in fondo.

<- Meroe, Orcone

(Orcone vestito da mago)

Questo è il loco già eletto

Orcone
Meroe ->
Orcone
<- Tigrane

Illustre mago; è questo

Orcone, Tigrane
<- Meroe

Eccomi a rimirar di nuovo il sole

Tigrane, Meroe
Orcone ->

Or di', tu m'ami ancor?

Tigrane
Meroe ->

In qual funesto, o dio

Tigrane ->
<- Orcone

Oh! Che sonno profondo

Orcone
<- Dorilla

Dal balcone reale

Io non so, che mi dire!

Vedi quante ne vengono

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima
Atrio, con sontuoso tempio di Marte, adorno di trofei; vi si vedrà un altare con fascine, e sovra di esse un... Regio camerone, tutto adorno di vasi di lucido cristallo, ove veggonsi trasparir tesor di preziose... Orrido, ed alpestre monte, alle di cui piante si vedranno alberi frondosi, ed alle sue falde... Salone magnifico per veglie, e festini, pieno di macchine trionfali esprimenti il triondo di Tomiri, con... Cortile regio. Loco magnifico di deliziose verdure, ove si vedranno diversi giochi d'acque, che vanno a formare... Luogo pubblico di regio tribunale, con trono, e diversi sedili e... Appartamento di Tigrane con porte. Giardino regale. Gran portico imperiale, che per diversi colonnati, introduce a vari appartamenti, con un pilastro,...
Atto secondo Atto terzo

• • •

Testo PDF Ridotto