Atto secondo

 

Scena prima

Anticamera fabbricata, e ammobiliata all'antica.
Dorina, Pasquino, Lisetta, e coro di Falegnami, Muratori, Mercanti di mode, e Bigiottieri.

 Q 

Dorina, Pasquino, Lisetta, falegnami, muratori, mercanti di mode, bigiottieri

 

CORO

I falegnami  

Son pronti i falegnami.

I muratori

Chi vuole i muratori?

I mercanti

Abiti con ricami.

I bigiottieri

Perle, coralli.

I mercanti

Fiori.

TUTTO IL CORO

La dama, che ci chiama,

non ha che a comandar.

PASQUINO

La stanza, che vedete

disfare, e far dovete

ai muratori, e falegnami

LISETTA E DORINA
(ai mercanti, e bigiottieri)

Ci voglion capi rari,

che costin dei denari.

CORO

La dama, che ci chiama

non ha che a comandar.

LISETTA, DORINA E PASQUINO

(Al vecchio d'aver moglie

le voglie han da passar.)

 
(ai falegnami, muratori, ch'entrano a destra)

PASQUINO

Cheti cheti là dentro in quella stanza  

voi dovete aspettare.

Pochi minuti, e vi verrò a chiamare.

 

falegnami, muratori ->

(ai mercanti, che danno a Lisetta alcuni involti, poi co' bigiottieri entrano a sinistra)

LISETTA

Datemi qua quegli abiti;  

e intanto andate là. Non dée star molto

madama a ricercarvi.

 

mercanti di mode, bigiottieri ->

DORINA

Ah! Ah... mio zio,  

che in Bettina credea d'aver trovato

l'esempio delle spose...

LISETTA

Senza coglier le rose

le spine troverà.

PASQUINO

Eccolo.

DORINA

Io vado,

onde di me sospetto aver non possa.

Dorina ->

 

Scena seconda

Marcantonio, Lisetta, e Pasquino.

<- Marcantonio

 

MARCANTONIO

Ah! Sensale briccon!... L'ho fatta grossa.  

Altro che modestina, e semplicetta.

Bagatelle!... Lisetta, ov'è Bettina?

LISETTA

In camera. Ha provvisto

biacca, belletto, cappellini, piume,

ed abiti di moda,

che han, due pertiche almen, lunga la coda.

MARCANTONIO

Oh! Poveretto me!

PASQUINO

Tornar non volle

a casa sua. Pretende, che a momenti

si facciano le nozze...

LISETTA

E come fosse

già vostra moglie a tutti noi comanda...

PASQUINO

E coll'idea di comparir signora,

consultàti in mezz'ora

ha cinque parrucchieri, e quattro sarti.

MARCANTONIO

E non vai, Marcantonio, ad impiccarti?

Orsù, sposa sì fatta

io non la voglio più.

PASQUINO

Come?... E vorreste

gli ottantamille franchi

dunque pagar?

MARCANTONIO

Questo è l'imbroglio: questo

è quel siroppo, ch'io non so ingoiare.

LISETTA

Eccola qua, che vien.

PASQUINO

Che ve ne pare?

 

Scena terza

Bettina in gran gala, e detti, indi sei Modiste.

<- Bettina

 

BETTINA

Per piacere al mio sposino,  

colle grazie del mio sesso,

sono stata fin adesso

sei modiste a consultar.

Che ti par del mio vestito?

Non ti piace? Ho già capito

ehi: fo presto a ripiegar.

All'uso di Venezia,

con zendaletto in testa,

varé co' son modesta

co' son da coccolar.

Perché me feu quel muso?

Pare 'l sior Brontolon.

Via, via: gavè' rason:

me vago a despoggiar.

Faite expres, pour être aimée

me voilà, mon cher ami,

je suis, vous le voyez,

a la mode de Paris.

Comment donc? Qu'est que c'est ça?

N'êtez vous de ce goût là?

Via: lascia fare a me.

Tutti i galanti a gara

diran, ch'io son vezzosa:

e in grazia della sposa

faran la corte a te.

 

<- sei modiste

 

Insomma, che cos'hai, caro marito?  

Nemmen questo vestito

non ti va a genio?

MARCANTONIO

No. Ti parlo chiaro.

BETTINA

Ebbene? Poco mal. Pronto è il riparo.

MARCANTONIO

Via: se farai così...

BETTINA

Presto, Lisetta,

quei mercanti di mode

vengan subito qua. Non bado a spesa;

non cerco economia, quando si tratta

di piacer al mio caro Marcantonio.

(via Lisetta)

Lisetta, sei modiste ->

 

MARCANTONIO

Come!... Dunque?... Oh che strega! Oh che demonio!  

PASQUINO

(Ah! Ah! Come lo piglia.)

BETTINA

Ehi: da sedere.

Che mi tocca a vedere?

Sì fatte sedie a me? Ma già qui tutto

convien rimodernar. Dimmi, Pasquino,

son pronti i muratori, e i falegnami?

PASQUINO

Quando vuole.

BETTINA

E che fai, che non li chiami?

PASQUINO

Subito.

 

Pasquino ->

MARCANTONIO

Orsù, signora,

come ce l'intendiamo?

BETTINA

Ah! vedrai, sposo mio, quanto ch'io t'amo!

(parte)

Bettina ->

 

Scena quarta

Il Coro precedente, Lisetta, Pasquino, e Marcantonio, indi Bettina, che torna.

<- falegnami, muratori, mercanti di mode, bigiottieri, Lisetta, Pasquino

 
(dalla destra)

CORO

I falegnami

Son pronti i falegnami.  

I muratori

Chi vuole i muratori?

(dalla sinistra)

 

I mercanti

Abiti con ricami.

I bigiottieri

Perle, coralli.

I mercanti

Fiori.

 

TUTTI

La dama, che ci chiama,

non ha che a comandar.

 

MARCANTONIO

Io qui comando: al diavolo  

ve ne potete andar.

Andate via di qua... Presto... Partite.

 

<- Bettina

BETTINA

Bravi: bravi: venite:

questi abiti mi piacciono: son belli.

Ne ho scelti questi tre... Vediamo adesso

i coralli... bellissimi! Ne prendo

queste tre file.

MARCANTONIO

(Io schiatto.) Orsù...

BETTINA

Lisetta,

corri a riporre in fretta

questi coralli, e questa bella roba

entro il mio guardaroba.

 
(Lisetta parte con la roba che le dà Bettina)

Lisetta ->

 

 

E voi domani  

portate il conto, e insieme

qualche altro capo, che sia nuovo, e raro,

che il mio sposino vi darà il denaro.

MARCANTONIO

Io... sentite... V'avverto,

che non vi do un quattrino.

 
(partono i mercanti, e bigiottieri)

mercanti di mode, bigiottieri ->

 

BETTINA
(ai falegnami, e muratori)

Ei scherza. Oh!... a voi.  

Venite qua. Convien dall'alto al basso

atterrar questa stanza, e poi rifarla,

com'io v'ordinerò. Fra poco è notte:

doman mattina all'alba

venite a lavorar.

MARCANTONIO

Io qui comando,

e non permetto...

BETTINA

Adunque siamo intesi.

Non tardate a venir doman mattina.

 
(partono i muratori, e falegnami)

muratori, falegnami, Pasquino ->

 

MARCANTONIO

Oh! Insomma, signorina,  

con chi ti credi alfin d'aver che fare?

BETTINA

Ora convien pensare

a quel che importa più. Giacché a momenti

s'han da far queste nozze, hai da cercare

di piacere alla sposa in qualche modo.

MARCANTONIO

Come sarebbe a dire?

BETTINA

(Or me la godo.)

 

 

Brutto e vecchio, alla tua sposa  

déi piacere in qualche cosa:

altrimenti questa testa

dée capir quel, che sarà.

MARCANTONIO

Torno a dirti in buon latino,

che non sono un babbuino.

Hai capito? Tuo marito

vuò rispetto, e civiltà.

BETTINA

Vo' vederti più galante.

MARCANTONIO

Tu sei scaltra, ed arrogante...

BETTINA

(Or Bettina te la fa.)

Insieme

MARCANTONIO

(No costei non me la fa.)

 

BETTINA

Il tuo conto, affé non sai,

alto, amici.

(esce Pasquino con due servitori, che mettono a forza indosso a Marcantonio un abito da cicisbeo)

<- Pasquino, due servitori

MARCANTONIO

Cosa fai?

Temeraria... maledetta.

BETTINA

Via: sta' cheto... caro... aspetta...

MARCANTONIO

Ahi... mi storpi... non può andare.

(stentando ad assettarsi l'abito, che riesce stretto e corto)

Impazzir costei mi fa.

Insieme

BETTINA

Marcantonio, lascia fare,

ch'io t'aggiusto come va.

 

BETTINA

Con quel muso da cammeo

trasformato in cicisbeo

tu sarai, mio caro sposo,

lo stupor della città.

MARCANTONIO

Temeraria... mi beffeggia...

Oh che bile!... sbuffo... schiatto.

Fui pur sciocco... fui pur matto...

a sposarmi in questa età.

BETTINA

Dammi il braccio, o sposo amato.

MARCANTONIO

Son deriso... son gabbato.

BETTINA

Non v'è scena a questa eguale.

La sua testa se ne va.

Insieme

MARCANTONIO

Non v'è furia a questa eguale.

La mia testa se ne va.

 
 

Scena quinta

Piccola sala, come nell'atto primo.
Dorina, Lisetta, indi Medoro, poi Tobia, e infine Marcantonio.

 Q 

Dorina, Lisetta

 

DORINA

Ebben?  

LISETTA

Questa commedia

fra poco ha da finir. Ma in modo tale

che il vecchio allocco avrà le beffe, e il male.

 

<- Medoro

MEDORO

Vicino quest'alma  

sospira il momento,

che appieno contento

amor mi farà.

Lisetta, Dorina,

tra poco Bettina

mia sposa sarà.

 

<- Tobia

TOBIA

Amico... Ecco il momento  

di far il gioco.

(gli dà una pistola, e un'altra la tiene per sé)

MEDORO

A noi...

TOBIA

Lisetta, ascolta.

Tosto che viene il vecchio

déi strillar quanto puoi: e tu, Dorina,

fingendo un gran spavento

cadrai su questa sedia in svenimento.

(le presenta una sedia)

LISETTA

E perché questa scena?

MEDORO

Il vecchio intende

di non far più le nozze,

e insieme di non pagar quanto ha promesso.

TOBIA

Bisogna dunque adesso

fargli un po' di timor. Poscia all'oscuro

noi faremo in giardino

un altro gioco, e te 'l dirà Pasquino.

LISETTA

Ei viene appunto.

TOBIA

A noi.

LISETTA

Soccorso.

DORINA

Aiuto.

 

<- Marcantonio

TOBIA

Alto...  

MEDORO

Indietro.

MARCANTONIO

(Che vedo?)

TOBIA

In questa guisa

s'offende l'onestà di mia sorella?

MEDORO

S'inganna, si corbella

in tal guisa un mio zio?

TOBIA

Dir, che Bettina

è una sposa infedele, una civetta!...

MEDORO

Far, che mio zio prometta

ottantamille lire?...

TOBIA

Orsù: sentite

s'è ver, come voi dite, che Bettina

abbia un qualche galante, assolvo il vecchio

da qualunque promessa. Senza questo,

non c'è scusa, o pretesto,

dée sposarla, o pagar.

MEDORO

Ah! Ah!...

TOBIA

Ridete?...

Or capisco, che siete

un vile, un mentitor. Questa pistola

v'insegnerà a parlare,

come convien, delle ragazze oneste.

Uscite fuori. Aveste

per voi tutti i diavoli.

Tobia vi manda ad ingrassare i cavoli.

 

Un mentitor vi chiamo,  

vi sfido... All'armi... Andiamo.

(a Lisetta)

Il tuo ciarlar mi stucca:

lasciami uscir di qua.

Di barba, e di parrucca

Tobia vi servirà.

(a Dorina)

Voi con quegli occhi languidi

il mio furor calmate:

voi sola in cor mi fate

sentir di lui pietà:

corro a trovar l'indegno,

lo farò stare al segno.

Se manca di parola,

me la farò pagar.

(a Medoro, e a Lisetta)

Guarda il babbeo, che trema,

or andrà ben l'affar.

Tobia ->

 

Scena sesta

Medoro, Dorina, Lisetta, e Marcantonio.

 

MARCANTONIO

Ohimè!... Son fuor di me... Nipote mio,  

che ho da dir? Che ho da far? Fra il rischio, e il danno...

MEDORO

Questa sposa è cagion d'ogni malanno.

(parte)

Medoro ->

 

MARCANTONIO

Ah! Mia cara Lisetta;  

che brutto caso è il mio! Dammi consiglio.

LISETTA

Questa sposa è cagion d'ogni scompiglio.

(parte)

Lisetta ->

 

MARCANTONIO

Nipote mia, dallo spavento io temo  

di perdere il cervello.

DORINA

Signor zio, vostra moglie è un gran flagello.

(parte)

Dorina ->

 

Scena settima

Marcantonio, indi Pasquino.

 

MARCANTONIO

Povero Marcantonio!  

Questa faccenda come andrà a finire?

Le ottantamille lire

non le voglio pagar. Ma aver tal moglie

io non voglio nemmen... Son imbrogliato.

 

<- Pasquino

PASQUINO

Padron... presto... Padron...  

MARCANTONIO

Che cosa è stato?

PASQUINO

Bettina adesso al buio

d'un qualche amante in traccia...

se n'è andata in giardin...

MARCANTONIO

Buon pro le faccia.

Questo è quel ch'io volea.

PASQUINO

Come?

MARCANTONIO

Non vedi,

che così senza spesa

mando per aria questo sposalizio?

PASQUINO

Ma non basta un indizio:

ci voglion prove, e testimoni.

MARCANTONIO

È vero.

E come far?

PASQUINO

Badate a me: Bettina

so, che ha presa la chiave

del casino dei bagni. Voi dovreste

cheto, cheto, all'oscuro

girar a quella parte, e se con altri

ella va nel casino,

chiuderla dentro, portar via la chiave,

convocare ad un tratto

giudici, amici, ed il processo è fatto.

MARCANTONIO

Bravo: la pensi bene. Ah!... Ah!... Perbacco!...

La signora modestia

le ha tutte da pagar.

PASQUINO

(Quanto è mai bestia!)

 
 

Scena ottava

Boschetto nel giardino con alcune statue. In prospetto un casino ad uso dei bagni con porta aperta e praticabile, che poi si chiude con chiave; dall'una e dall'altra parte della porta due finestre con ferriate pur praticabili.
Notte oscurissima.
Bettina, Tobia, Medoro, indi Dorina, poi Marcantonio.

 Q 

Bettina, Tobia, Medoro

 

BETTINA, TOBIA E MEDORO

Or che tra i taciti  

notturni orrori

gli amanti scherzano,

giocan gli amori,

io peno, e palpito,

mio ben, per te.

 

<- Dorina

DORINA

Cheto il vecchio qua se n' viene.  

BETTINA
(a Medoro e a Tobia)

Voi qui state: io qua: tu là.

BETTINA, DORINA, TOBIA E MEDORO

Zitto... Zitto... attenti bene.

 

<- Marcantonio

MARCANTONIO

(entra fra Bettina e Tobia chiamando)

Oh! Che brutta oscurità!

BETTINA

Ehm.

TOBIA

Psi.

BETTINA

Psi.

TOBIA

Sei tu?

BETTINA

Son io.

BETTINA E TOBIA
(verso Marcantonio)

Vieni a me, bell'idol mio.

MARCANTONIO

(Mi si gela il sangue indosso.)

BETTINA

(Qui star dura più non posso.)

Insieme

MEDORO

(Qui star duro più non posso.)

 

BETTINA

(urtando in Marcantonio)

Qua v'è un altro.

TOBIA

Chi va là?

(toccandolo)

È una statua. Com'è calda!

(lo tocca e Marcantonio sta immobile)

 

Anche i sassi il sol riscalda.

BETTINA E TOBIA

Pria d'andar in altro loco

discorriamola un po' qua.

DORINA E MEDORO

(Stiam qui pronti a fare il gioco;

e il più bel non vi sarà.)

MARCANTONIO

(Dal dispetto dentro il petto

tippe toppe il cor mi fa.)

TOBIA

Posporre un fido amante

a un vecchio senza denti,

cervel più stravagante

del tuo non si può dar.

BETTINA

Per diventar signora

cotal marito io presi:

ma spero che in due mesi

io lo farò crepar.

MARCANTONIO

(Ah! Maledetta strega!)

DORINA E MEDORO

(Che scena! Or me la godo!)

TOBIA

Intanto a qualche modo

ci abbiam da concertar.

BETTINA

Andiam qui nel casino.

TOBIA

Ti segno pian pianino.

BETTINA E TOBIA

Che bel momento è questo!

Di più non so bramar.

DORINA E MEDORO

(Il gioco presto presto

a noi qui tocca a far.)

(si vanno a mettere sulla porta del casino mentre Tobia e Bettina fingendo andar nel casino si nascondono dietro le statue)

MARCANTONIO

Sta' allegro Marcantonio

se all'infedele or manchi,

gli ottanta mille franchi

nessun ti fa pagar.

 
Dorina e Medoro dopo essersi fatti vedere da Marcantonio sulla porta del casino entrano. Marcantonio li chiude dentro, e porta via la chiave. I due primi vengono alle ferriate uno per parte. Bettina e Tobia restano dietro le statue, e il Vecchio viene avanti nel mezzo.

Dorina, Medoro ->

 

MARCANTONIO

Maledetti, v'ho tesa la rete;

or ci siete ~ e mi vo' divertir.

DORINA E MEDORO

No: non fate ~ vi prego... ascoltate ~

Marcantonio, venite ad aprir.

BETTINA E TOBIA

Oh! Che scene!... da rider mi viene.

La commedia or si vada a finir.

 
 

Scena nona

Piccola sala, come all'atto primo.
Lisetta, indi Pasquino.

 Q 

Lisetta

 

LISETTA

Impaziente aspetto  

qualche notizia. A quello, che mi pare

la scena del giardino

dovrebbe esser già fatta. Ebben? Pasquino...

 

<- Pasquino

PASQUINO

Ah!... Ah! Tutto andò ben. Ser Marcantonio,  

or vuol, ch'io chiami il giudice, e i parenti.

Ah!... Ah!... Dimmi... ove son?

LISETTA

Tutti in cantina

si son nascosti.

PASQUINO

E il parruccone, e l'abito...

per me... per far da giudice?...

LISETTA

In cantina

lo troverai.

PASQUINO

Ah!... Ah!...

LISETTA

Questo raggiro

è assai bizzarro, e strano.

PASQUINO

La biscia ha da beccar il ciarlatano.

(parte)

Pasquino ->

 

LISETTA
sola

Tutto il mondo congiura  

a burlar un babbeo. Fa rabbia a tutti

un, che vuol prender moglie a settant'anni.

Presto a forza d'inganni

noi lo farem disingannar. Ma intanto

avrà fatto a sue spese

ridere, e mormorar tutto il paese.

 

Un, che in età decrepita  

vuol diventar marito,

è un sciocco rimbambito,

un matto da legar.

Per me d'un giovinotto

sempre sarò contenta:

ma d'un, che passa i trenta

io non ne so che far.

Sfondo schermo () ()

 
 

Scena decima

Boschetto nel giardino, notte come alla scena ottava.
Marcantonio con vari Servitori, altri de' quali portano torce a vento, altri un tavolino con alcune sedie. Indi Pasquino in abito da giudice, e il coro dei Vecchi: poi Tobia: infine Medoro, e Dorina dal casino, e da ultimo Bettina dalla casa.

 Q 

Marcantonio, servitori

 

MARCANTONIO

Voi di qua, voi di là con quelle torce  

illuminate questo loco intorno,

da poterci veder come di giorno.

Qua il tavolino, e qua le sedie... oh... appunto.

 

<- Pasquino, vecchi

servitori ->

 

Eccoli: signor giudice, e voi pure,  

amici miei, sedete, ed ascoltate.

(vanno a sedere il giudice, e i vecchi)

 

Pria di tutto scusate, se a quest'ora

v'ho fatto incomodar. Ma qui si tratta

con un formal giudizio

di trarre un pover'uom dal precipizio.

PASQUINO

Dite senza preamboli.

MARCANTONIO

Sappiate,

che mi sono obbligato

di sposare una tal, che in apparenza

potea dirsi il model dell'innocenza.

Ora state a sentir. Mentre io l'aspetto

per far le nozze, con un suo galante

qui all'oscuro in giardin da solo a sola

ella se n' viene...

 

<- Tobia

TOBIA

Ei mente per la gola.  

Sappiate, signor giudice,

che il contratto di nozze è fatto in modo,

che, qualora egli manchi,

deve pagar ottantamille franchi:

ora, per non pagar, non ha riguardo,

con questa sua novella,

d'accusar quella tal, ch'è mia sorella.

MARCANTONIO

Ho in man le prove.

TOBIA

Son pretesti.

MARCANTONIO

Sciocco.

TOBIA

Bestia.

MARCANTONIO

Animal.

TOBIA

Per forza, o per amore,

o pagare, o sposarla...

PASQUINO

Asini: in faccia mia così si parla?

Orsù: state a sentir. Rompe ogni patto

una sposa infedel: abbia la pena

chi suo marito, e il suo dover maltratta.

MARCANTONIO

Dunque, signori miei, la grazia è fatta.

TOBIA

Ma le prove... le prove...

MARCANTONIO

Il fatto istesso

è provato da sé. Col suo zerbino

dentro questo casino

quando la vidi entrar, io l'ho rinchiusa.

State attenti a veder.

 
Marcantonio corre ad aprir il casino, e n'escono Medoro e Dorina.

<- Medoro, Dorina

 

PASQUINO

Non ha più scusa.  

MEDORO

Signor zio...

DORINA

Serva sua...

MARCANTONIO

Che!... Voi?... Qui... Come?

MEDORO

Pur or con mia sorella

stava qui passeggiando alla frescura:

vediamo una figura

venir verso di noi. Corriamo entrambi

dentro il casin, colui c'insegue, e presto

ci rinchiude, e va via. L'affare è questo.

MARCANTONIO

Ma Bettina...

MEDORO

Bettina

qui non s'è vista.

MARCANTONIO

Ma... (Perdo la testa.)

Bettina...

 

<- Bettina

BETTINA

Eccomi qua! Che scena è questa?  

PASQUINO

Ah!

CORO

Oh!

MARCANTONIO

Sogno?

TOBIA

Sorella... brava... a tempo

tu sei venuta. Il vecchio,

per non pagar, d'infedeltà t'accusa.

E ti copre d'infamia, e vituperio.

BETTINA

A me... quest'onta?... A me?...

PASQUINO

L'affare è serio

(alzandosi)

 
Il Giudice, e il Coro.
 

PASQUINO E CORO

La calunnia è un gran delitto.  

Marcantonio siete fritto.

Voi la pena del taglione

non potete più schivar.

(a Bettina)

Il babbeo, per compassione,

sol da voi si può salvar.

 

BETTINA

Io salvar un indegno, un traditore,  

che pria mi giura amore,

poi mi tratta così?

Una sposa tradita giudice, (oh dio!)

si raccomanda a voi. Voi vendicate

sì nera ingiuria, e fate,

che questo mostro al suo dover ribelle,

insegni ai vecchi a lasciar star le belle.

 

Quando amore a lui giurai  

al mio labbro il cor rispose:

farmi esempio all'altre spose

io solea di fedeltà.

E la povera Bettina,

da una mummia, che cammina,

qua si sente in tanta gente,

accusar d'infedeltà?

Ah! Salvatemi l'onore:

lo domando al vostro cuore.

Chi m'offese a questo segno

non è degno di pietà.

(a Dorina)

Alma indegna, cor tiranno!...

(a Medoro)

Questo è il modo di trattar?

Tanta ingiuria, tanto affanno

no, non posso tollerar.

(Senza soldi, e senza moglie

questo sciocco ha da restar.)

(parte)

Bettina ->

 

Scena undicesima

Marcantonio, Medoro, Tobia, e Pasquino.

 

MEDORO

Che dite, signor zio?  

PASQUINO

Ser Marcantonio,

che pensate di far?

MARCANTONIO

Son pronto a tutto:

vada tutto. Di tutto

quanto possiedo volontier mi spoglio:

ma tiratemi fuor di quest'imbroglio.

PASQUINO

Orsù: signor Tobia, noi qui dobbiamo

aggiustar la faccenda.

TOBIA

Ebben? M'accordi

tre cose, e gli perdono.

Altrimenti l'affar si farà brutto.

MARCANTONIO

Ve 'l torno a replicar, son pronto a tutto.

PASQUINO

Dunque parlate.

TOBIA

In primis, et ante omnia,

non più nozze: ma paghi

le ottantamille lire.

MEDORO

Signor zio, cosa dite?

MARCANTONIO

E che ho da dire?

TOBIA

Per risarcir l'onor di casa Mascoli

mi conceda in isposa sua nipote,

assegnandole in dote

tremille scudi almen.

MEDORO

Che ve ne pare?

MARCANTONIO

Sono pillole amare,

che bisogna inghiottir. C'è altro?

TOBIA

Infine

anche il signor Medoro,

giacché offese l'onor di mia sorella,

paghi la pena, e se la prenda in moglie,

e i franchi ottantamille

abbiasi in dote, e per pagar le spille.

MEDORO

Come!... Come!...

PASQUINO

È finita. O accomodatevi,

o procedo ex uffitio: e castigando

chi si mostra ostinato,

io lo faccio pelar da un avvocato.

 

TOBIA

Adunque siamo intesi?  

MEDORO

E sposerò una strega?

MARCANTONIO

Ah! Sì nipote, pigliala.

MARCANTONIO E MEDORO

È uno zio, che ve ne prega.

MARCANTONIO

Non hai da ricusar.

TOBIA E MEDORO

(È un rider da schiattar.)

MARCANTONIO

Ebben?

MEDORO

Che dir poss'io?

Poiché d'un zio si tratta...

TOBIA

Viva: la grazia è fatta.

Corriamo a stipular.

MARCANTONIO

Caro nipote, abbracciami:

mi fai resuscitar.

MEDORO

(La scena più ridicola

affé non si può dar.)

 
 

Scena dodicesima

Sala grande, come nell'atto I.
Dorina, Lisetta, e Pasquino, indi Tobia, Medoro e Marcantonio.

 Q 

Dorina, Lisetta, Pasquino

 

DORINA

Che mi narri?...  

PASQUINO

Or siete sposa.

LISETTA

Guarda, guarda: fa il bocchino.

DORINA

Son contenta, o mio sposino,

e di più sperar non so.

LISETTA E PASQUINO

Ve lo credo. Già lo vedo.

(Qualche mancia or piglierò.)

 

<- Tobia, Medoro, Marcantonio

MEDORO

Mia sorella, ecco il tuo sposo.

DORINA

Che?... Costui?...

MARCANTONIO

(Ci vuol pazienza.)

(a Dorina)

Che ti par?

DORINA

Per obbedienza,

signor zio, lo sposerò.

TOBIA

Ma Bettina...

GLI ALTRI

Appunto or viene.

TOBIA

Flemma usar con lei conviene

altrimenti è così strana,

che può ancora dir di no.

GLI ALTRI

Vien con aria da romana:

sperar bene affé non so.

 

Scena ultima

Bettina, poi coro di Vecchi.

<- Bettina

 

TUTTI

Ritorni sereno quell'occhio sdegnoso.  

V'attende uno sposo, ch'è degno d'amor.

MARCANTONIO

Troncando il puntiglio salvando il decoro,

vi cedo a Medoro ~ con tanto di cor.

MEDORO

V'accetto per moglie.

TOBIA

Tu fai la sdegnosa!

TUTTI

Perbacco la cosa s'intorbida ancor?

BETTINA

Tu, ch'esser vuoi mio sposo,

chi sei? Qual è il tuo stato?

Bettina uno spiantato

giammai non sposerà.

MARCANTONIO E MEDORO

Che colpo! Ohimè! Che fulmine!

TOBIA

Volete uscir d'imbroglio?

Firmate questo foglio.

MARCANTONIO

Sì, subito, son qua.

Che cosa poi contiene?

TOBIA

Che d'ogni vostro bene

voi subito a Medoro

donate due metà.

MARCANTONIO

Come? Donar? Bel bello...

BETTINA

Che importa a noi, fratello.

Io resto già sua moglie:

sarà quel, che sarà.

MARCANTONIO

Ah! No. Pur ch'io mi scampi

dal diavolo, e da voi,

vadano case, e campi,

asini, vacche, e buoi:

io corro a sottoscrivere

e tutto finirà.

(parte in fretta, poi torna)

Marcantonio ->

 

TUTTI

Ah! Ah! Quant'è mai stolido!

Come gabbar si fa.

BETTINA

Costui sarà la favola

di tutta la città.

 

<- Marcantonio, vecchi

MARCANTONIO

Ecco il foglio sottoscritto.  

BETTINA

Son contenta.

TOBIA

Va a dovere.

BETTINA, DORINA, MEDORO E TOBIA

Idol mio con gran piacere

or ti do la mano, e il cor.

GLI ALTRI
(eccetto Marcantonio)

La commedia è andata bene.

Viva imene, viva amor.

CORO DI VECCHI

Care bestie, del vostro consiglio

parlo tondo, non son persuaso.

Prendo moglie, e con tanto di naso

tutti quanti vi faccio restar.

MARCANTONIO

Maledetti! Voi pur mi burlate?

GLI ALTRI

Marcantonio ridete, scherzate.

TUTTI

Quest'è stata una buona lezione

per un vecchio, che vuolsi ammogliar.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo

Anticamera fabbricata, e ammobiliata all'antica.

Dorina, Pasquino, Lisetta, falegnami, muratori, mercanti di mode, bigiottieri
 
Coro, Pasquino, Dorina e Lisetta
Son pronti i falegnami

Cheti cheti là dentro in quella stanza

Dorina, Pasquino, Lisetta, mercanti di mode, bigiottieri
falegnami, muratori ->

Datemi qua quegli abiti

Dorina, Pasquino, Lisetta
mercanti di mode, bigiottieri ->

Ah! Ah... mio zio

Pasquino, Lisetta
Dorina ->
Pasquino, Lisetta
<- Marcantonio

Ah! Sensale briccon!

Pasquino, Lisetta, Marcantonio
<- Bettina
Pasquino, Lisetta, Marcantonio, Bettina
<- sei modiste

Insomma, che cos'hai, caro marito?

Pasquino, Marcantonio, Bettina
Lisetta, sei modiste ->

Come!... Dunque?... Oh che strega!

Marcantonio, Bettina
Pasquino ->

Marcantonio
Bettina ->
Marcantonio
<- falegnami, muratori, mercanti di mode, bigiottieri, Lisetta, Pasquino
Coro, poi Tutti
Son pronti i falegnami

Io qui comando: al diavolo

Marcantonio, falegnami, muratori, mercanti di mode, bigiottieri, Lisetta, Pasquino
<- Bettina

Marcantonio, falegnami, muratori, mercanti di mode, bigiottieri, Pasquino, Bettina
Lisetta ->

E voi domani portate il conto

Marcantonio, falegnami, muratori, Pasquino, Bettina
mercanti di mode, bigiottieri ->

Ei scherza. Oh!... a voi

Marcantonio, Bettina
muratori, falegnami, Pasquino ->

Oh! Insomma, signorina

Marcantonio, Bettina
<- Pasquino, due servitori
 

Piccola sala, come nell'atto primo.

Dorina, Lisetta
 

Ebben? / Questa commedia

Dorina, Lisetta
<- Medoro
Dorina, Lisetta, Medoro
<- Tobia

Amico... Ecco il momento

Dorina, Lisetta, Medoro, Tobia
<- Marcantonio

Alto / Indietro / Che vedo?

Dorina, Lisetta, Medoro, Marcantonio
Tobia ->

Ohimè!... Son fuor di me... Nipote mio

Dorina, Lisetta, Marcantonio
Medoro ->

Ah! Mia cara Lisetta

Dorina, Marcantonio
Lisetta ->

Nipote mia, dallo spavento io temo

Marcantonio
Dorina ->

Povero Marcantonio!

Marcantonio
<- Pasquino

Padron... presto... Padron

Boschetto nel giardino con alcune statue; in prospetto un casino ad uso dei bagni con porta aperta; dall'una e dall'altra parte della porta due finestre con ferriate pur praticabili; notte oscurissima.

Bettina, Tobia, Medoro
 
Bettina, Tobia e Medoro
Or che tra i taciti
Bettina, Tobia, Medoro
<- Dorina
Bettina, Dorina, Tobia e Medoro, Marcantonio
Cheto il vecchio qua se n' viene
Bettina, Tobia, Medoro, Dorina
<- Marcantonio
 

(Marcantonio chiude nel casino Dorina e Medoro)

Bettina, Tobia, Marcantonio
Dorina, Medoro ->
 

Piccola sala, come all'atto primo.

Lisetta
 

Impaziente aspetto

Lisetta
<- Pasquino

Ah!... Ah! Tutto andò ben

Lisetta
Pasquino ->

Tutto il mondo congiura

Boschetto nel giardino, notte come alla scena ottava.

Marcantonio, servitori
 

(alcuni servitori portano torce a vento, altri un tavolino con alcune sedie)

Voi di qua, voi di là con quelle torce

Marcantonio, servitori
<- Pasquino, vecchi

(Pasquino in abito da giudice)

Marcantonio, Pasquino, vecchi
servitori ->

Eccoli: signor giudice, e voi pure

Marcantonio, Pasquino, vecchi
<- Tobia

Ei mente per la gola

(Marcantonio corre ad aprir il casino)

Marcantonio, Pasquino, vecchi, Tobia
<- Medoro, Dorina

Non ha più scusa

Marcantonio, Pasquino, vecchi, Tobia, Medoro, Dorina
<- Bettina

Eccomi qua! Che scena è questa?

Pasquino (come giudice), e Coro
La calunnia è un gran delitto

Io salvar un indegno, un traditore

Marcantonio, Pasquino, vecchi, Tobia, Medoro, Dorina
Bettina ->

Che dite, signor zio? / Ser Marcantonio

Tobia, Medoro e Marcantonio
Adunque siamo intesi?

Sala grande, come nell'atto I

Dorina, Lisetta, Pasquino
 
Dorina, Lisetta, e Pasquino, poi Tobia, Medoro e Marcantonio
Che mi narri? / Or siete sposa
Dorina, Lisetta, Pasquino
<- Tobia, Medoro, Marcantonio
 
Dorina, Lisetta, Pasquino, Tobia, Medoro, Marcantonio
<- Bettina
Dorina, Lisetta, Pasquino, Tobia, Medoro, Bettina
Marcantonio ->
 
Dorina, Lisetta, Pasquino, Tobia, Medoro, Bettina
<- Marcantonio, vecchi
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena ultima
Piccola sala con porta nel mezzo aperta, e praticabile. Bottega di cuffiara; in prospetto l'ingresso. Parte del giardino, che corrisponde ad alcuni appartamenti. Piccola sala, come alla scena prima. Sala grande. Anticamera fabbricata, e ammobiliata all'antica. Piccola sala, come nell'atto primo. Boschetto nel giardino con alcune statue; in prospetto un casino ad uso dei bagni con porta aperta; dall'una... Piccola sala, come all'atto primo. Boschetto nel giardino, notte come alla scena ottava. Sala grande, come nell'atto I
Atto primo

• • •

Testo PDF Ridotto