SER MARCANTONIO
Dramma giocoso per musica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Angelo ANELLI.
Musica di Stefano PAVESI.
Prima esecuzione: 27 settembre 1810, Milano.
Attori:
Ser MARCANTONIO |
basso |
MEDORO nipote di Marcantonio |
tenore |
DORINA nipote di Marcantonio |
soprano |
LISETTA cameriera di Marcantonio |
mezzosoprano |
PASQUINO servitore di Marcantonio |
tenore |
BETTINA scuffiara |
mezzosoprano |
TOBIA sensale, fratello di Bettina |
basso |
Cori e Comparse:
di vecchi Parenti e Amici di Marcantonio,
di Suonatori e Cantanti,
di Falegnami, Muratori, Mercanti di mode e bigiotterie,
alcune Ragazze modiste, Servitori, ecc.
Piccola sala con porta nel mezzo aperta, e praticabile.
Marcantonio seduto nel mezzo fra Dorina, e Medoro. Intorno a lui un Coro di Vecchi suoi amici, pure seduti. Lisetta, e Pasquino in piedi dietro gli altri.
MARCANTONIO
Amici miei carissimi,
conciossiaché vi resta,
per quanto è almen da credere,
un po' di senno in testa:
un grave affar desidero
con voi di consultar.
MEDORO E DORINA
(D'un qualche imbroglio io dubito.)
LISETTA E PASQUINO
(Che diavolo vuol far?)
MARCANTONIO
Di questi miei nipoti
io sono assai contento:
per compiere i lor voti
vorrei far testamento.
MEDORO E DORINA
Ah! Caro zio... (Qual giubilo!)
MARCANTONIO
Lasciatemi parlar.
Pensate poi, che l'ultimo
io son del mio casato:
che ancor potrei, volendolo,
esser papà chiamato,
per dir la cosa in termini,
moglie vorrei pigliar.
MEDORO E DORINA
(Ohimè! Qual nuova è questa!)
PASQUINO E LISETTA
(È matto nella testa.)
DORINA, LISETTA, MEDORO E PASQUINO
(Mi fa trasecolar.)
MARCANTONIO
Quest'è ciò che desidero
con voi di consultar.
CORO DI VECCHI
Considerando ser Marcantonio,
quali sien gli obblighi del matrimonio:
facendo i calcoli così all'ingrosso
dei quattro sabati, che avete indosso,
noi concludiamo da buoni amici,
che ad ogni coniuge d'antichi auspici
il matrimonio s'ha da interdir.
DORINA, LISETTA, MEDORO E PASQUINO
(Costor si spiegano con senno, e sale.)
(s'alza, e così tutti gli altri)
MARCANTONIO
Care bestie, del vostro consiglio,
parlo tondo, non son persuaso.
Prendo moglie, e con tanto di naso
tutti quanti vi faccio restar.
DORINA, LISETTA, MEDORO E PASQUINO
(Qual rovina! Il balordo s'ostina.)
CORO
Perdonate: così non si tratta.
TUTTI
Prego il ciel, che gli tocchi una matta,
che di rabbia lo faccia crepar.
(il coro parte)
MARCANTONIO
Che credono costor?... Perché negli anni
son un poco avanzato,
ch'io sia com'essi, un colascion scordato?
Che ne dici Lisetta?
LISETTA
Oh!... Voi, padrone,
siete ancora un campione
da fare al par d'ognun la vostra parte.
MARCANTONIO
Brava: or vedo, che sei perita in arte.
DORINA
(Mi tradisci tu ancor?)
LISETTA
(Ma non capite,
che convien secondar?)
MARCANTONIO
Pasquin, ti pare,
ch'io non possa sperare
di diventar papà?
PASQUINO
Qual giovinotto
più ben di voi si porta?
MARCANTONIO
Bravo: tu sai capir quel, che più importa.
MEDORO
(A far questi spropositi, briccone,
il padron si consiglia?)
PASQUINO
(Già più dite di no, più si puntiglia.)
MARCANTONIO
Orsù, Pasquin, Lisetta,
v'ho da parlare. Andiam. Nipoti miei,
preparatevi pure a far la corte
alla signora zia nostra consorte.
Medoro, Dorina, indi Tobia.
MEDORO
Sorella mia...
DORINA
Fratello...
MEDORO
Che abbiam da far?
DORINA
Che possiam dir?
MEDORO
Bettina,
che credendomi erede
della roba del zio dovea sposarmi,
or forse più non mi vorrà.
DORINA
Tobia
di lei fratel, ch'esser volea mio sposo
sulla fede d'aver una gran dote:
or che resto a man vuote,
mi pianterà.
MEDORO
Vedilo appunto.
DORINA
Oh dio!
MEDORO
Questa nuova del zio
di noi chi gliela dà?
DORINA
Non ho coraggio.
MEDORO
Nemmen io. Già lo sai,
che per dar tristi nuove io non son fatto.
DORINA
Che fortuna crudel!
MEDORO
Che vecchio matto!
(siedono lontani, e stanno in atto di tristezza)
TOBIA
Quando, o Dorina amabile,
quando verrà quel dì,
che il tuo bocchin di zucchero
a me dirà di sì?
Io giorno, e notte assiduo
a far negozi attendo:
propongo stocchi, e debiti,
compro, baratto, e vendo:
or dimmi tutto questo,
Dorina mia, perché?
Per arricchir più presto;
per viver ben con te.
Ma Dorina... Medoro... e che vuol dire
cotal malinconia? Che cosa avete?
Spiegatevi. Sapete,
che vostro amico io sono.
MEDORO
Ah! Qual rovina!
TOBIA
Dimmi: cos'è?
MEDORO
Te lo dirà Dorina.
TOBIA
Son qua, cara, son qua. Delle tue smanie
qual mai, visetto d'oro,
è la cagion?
DORINA
Te lo dirà Medoro.
(parte)
Medoro, Tobia, indi Lisetta.
TOBIA
Voi mi fate impazzir. Forse Dorina
è in collera con me?
MEDORO
No, caro amico.
TOBIA
Ma dunque qual intrico...
qual disgrazia improvvisa?...
LISETTA
Ah! Ah!... Vecchio babbeo!... Schiatto di riso.
TOBIA
Lisetta... e che vuol dir?
LISETTA
Già lo saprete,
che il mio padrone...
TOBIA
Ebben?
LISETTA
Vuol ammogliarsi.
TOBIA
Eh! Via.
MEDORO
Purtroppo.
TOBIA
Ah! Ah! Delle tue smanie
è questa la cagione; or me ne avveggio.
MEDORO
E che altro mi potea nascer di peggio?
TOBIA
Ma chi è poi questa sposa?
LISETTA
Non l'ha trovata ancor.
MEDORO
Come?...
LISETTA
Sentite.
A me, a Pasquin poc'anzi
egli aperse il suo cor. Vuole una sposa
buona, bella, amorosa,
che non rida, non pianga,
non conversi, non giochi, e non ispenda;
che ad altro non attenda,
che alla casa, e al marito: insomma tale,
che all'età vecchia, e nuova
io mi lascio scannar s'una ne trova.
MEDORO
Via, via: quand'è così... che pensi?
TOBIA
(Appunto...
è questa l'occasione
di dare ai vecchi matti una lezione.
A me, perbacco, a me.) Corri, Lisetta,
a dire al tuo padron, che fra mezz'ora
gli condurrò una giovane,
e che spero, a dir tutto in due parole,
che appunto sarà tal, qual ei la vuole.
(Lisetta parte)
MEDORO
Che intesi!... Ah! Traditore...
(La bile, e lo stupore
tutto agitar mi fa.)
TOBIA
Oh! Bella!... Io fo il sensale.
(Ah... ah... la intende male.
È matto in verità.)
MEDORO
Tradir così un amico?
TOBIA
Non me ne importa un fico.
MEDORO E TOBIA
(Ei ride, ed io m'imbroglio;
né so quel, che sarà.)
(Or divertir mi voglio.
Alfin la capirà.)
Bottega di cuffiara, o modista.
In prospetto l'ingresso.
Bettina sola, che guarnisce un cappellino.
Intorno a lei alcune Ragazze, che lavorano, indi Tobia.
Mi vien da ridere ~ se dir mi sento
col suon più languido del sentimento:
Bettina, io spasimo ~ di amor per te.
Io che per indole ~ son tutta foco,
sì fredde chiacchiere ~ le conto poco.
Vo' un cor, che stabile ~ mi serbi fé.
Di certi giovani ~ conosco l'arte:
e indarno tentano ~ di farla a me.
Presto presto Cecchina,
porta questo cappello in fretta in fretta
a madama Zabetta, onde nasconda
le bianche chiome al cavalier Berliche
grande amator delle medaglie antiche.
Quest'abito, Peppina,
alla marchesa Bianca,
che in lei farà parer quel, che le manca.
E voi altre, ragazze, andate tutte
con veli, nastri, e piume alla locanda
da quella provincial: voi già sapete,
ch'ama alla sua maniera
di porsi indosso una bottega intiera.
TOBIA
Sorella... ohimè... sorella... il tuo Medoro...
la mia cara Dorina...
BETTINA
Sbrigati: che cos'è?
TOBIA
Sono in rovina.
Il loro zio con settant'anni in corpo
vuole ammogliarsi.
BETTINA
Oh vecchio maledetto!
TOBIA
Ma senti un mio progetto. Ho rilevato
qual genere di sposa egli vorria:
se tu, sorella mia, fossi capace
di far bene una parte, ho meditata
una bella commedia.
BETTINA
Ci vuol altro?
Parla pur, che ho da far?
TOBIA
A Marcantonio
ho fatto dir, ch'io gli trovai la sposa:
che a lui la condurrò; che se gli piace
nel punto istesso si farà il contratto.
Or tu quella esser déi.
BETTINA
Scherzi, o sei matto?
Che ne dice Medoro?
TOBIA
Anche di lui
ci dobbiam divertir. Fidati. Alfine
egli sarà tuo sposo;
Dorina sarà mia: e al vecchio sciocco
farem passar le voglie
di gabbar i nipoti, e prender moglie.
BETTINA
Parlo schietto. Ov'io non manchi
all'amor del caro bene,
farò imbrogli, farò scene;
già tu sai, se ne so far.
TOBIA
Non temere. Adoro, ed amo
ancor io la mia Dorina.
Quest'imbroglio, che facciamo,
tende il vecchio a corbellar.
BETTINA
Siamo intesi. Prendo impegno.
TOBIA
La tua parte or io t'insegno.
Insieme
BETTINA
Mi vuoi fiera?... Mi vuoi mesta?...
deggio piangere, o gridar?
TOBIA
La tua parte non è questa.
Stammi un poco ad ascoltar.
TOBIA
Hai da far la semplicetta.
BETTINA
Posso in questo dar lezione.
TOBIA
Collo torto... bocca stretta.
BETTINA
Proviam dunque quest'azione.
Insieme
BETTINA
Ho vergogna... son zitella...
serva... grazie... signor sì.
TOBIA
Brava: brava: mia sorella
va benissimo così.
BETTINA E TOBIA
Che bel gioco!... Quel che resta
presto andiamo a concertar.
A quel vecchio affé la testa
questa volta ha da girar.
Parte del giardino, che corrisponde ad alcuni appartamenti.
Medoro, Dorina, e Lisetta.
DORINA
Che Tobia ci tradisca in tal maniera
io mai no 'l crederò.
MEDORO
Ch'egli scherzasse,
mi lusingava anch'io. Ma...
DORINA
Come mai
cercar può il nostro danno,
se mio sposo esser vuol?
LISETTA
Signori...
MEDORO
Ebbene?...
LISETTA
A momenti qua viene
la bella, che Tobia pur or propose
in isposa al padrone.
DORINA
Dunque è ver?...
MEDORO
Se lo so, ch'egli è un briccone.
DORINA
Or che farà la tua Bettina?
MEDORO
Io corro
tosto a parlar con lei.
LISETTA
Ma s'ella ancora...
per diventar signora...
d'accordo col fratello... (Or mi diverto.)
MEDORO
Come... ti spiega... ah!... certo!...
qual sospetto crudel!... Ch'ella potesse
per viste d'interesse... ah!... Dalla smania,
ond'è il mio core oppresso,
mi sento trasportar fuor di me stesso.
Che la cara mia Bettina
mi tradisca a questo segno?...
Ah! Di lei mi rendo indegno,
se do retta al mio timor.
Conosco omai quell'anima:
non può cangiar d'affetto:
me 'l dice quell'occhietto
che in sen m'impresse amor.
E coi più dolci palpiti
me lo ripete il cor.
Dorina, Lisetta, indi Marcantonio, e Pasquino.
DORINA
Che anche in Bettina prevaler dovesse
l'interesse all'amor?
LISETTA
L'oro fa tutto,
massime a' nostri dì.
MARCANTONIO
(a Pasquino)
Dunque t'ha detto
questo signor Tobia?...
PASQUINO
Che occultamente
per non far dir la gente ei con la bella
verrà qui nel giardin.
MARCANTONIO
Tarderà molto?
PASQUINO
Pochi istanti.
MARCANTONIO
Ben...
LISETTA
Padron, voi siete
in aria di conquista. Il matrimonio
vi fa ringiovanir.
PASQUINO
Sembra, che abbiate
settant'anni di meno...
MARCANTONIO
Certo non fo per dir...
DORINA
(Mangio veleno.)
MARCANTONIO
Intanto ritiratevi. Pasquino,
porta tre sedie, e poi ritorna in casa;
ma sta pronto a venir, se mai ti chiamo.
DORINA
(Che sciocco!)
LISETTA
(Che babbeo!)
PASQUINO
(Rider vogliamo.)
(porta tre sedie, poi parte)
Marcantonio, indi Tobia, poi Bettina chiusa in una portantina in abito da semplicetta, indi Medoro.
MARCANTONIO
Ah! Ah! Vecchio qual son, se questa bella
ha quel, che piace a me...
TOBIA
Signor...
MARCANTONIO
Chi siete?
TOBIA
Tobia.
MARCANTONIO
Bravo... Scusate. Ho corta vista...
E poi è tanto tempo,
che non vi vedo... Or dunque che facciamo?
La giovine dov'è?
TOBIA
Per dirvi tutto
ho fatto una gran cosa a persuaderla
di venir qua. Non esce mai di casa...
non vede mai nessun... Fu d'uopo insomma,
tant'ella è riservata, e modestina,
ch'io condur la facessi in portantina.
MARCANTONIO
(Capperi! Buon augurio!)
Or dite, di che casa è questa bella?
TOBIA
Senz'andar per le lunghe, è mia sorella.
MARCANTONIO
Ah!... Ah!... Me ne consolo.
TOBIA
Eccola. Avanti...
(ai facchini, che depongono la portantina, e poi se ne vanno quando è uscita Bettina)
Venite qua... Bettina...
Esci fuori... siam soli. Non v'è altri,
che il signor Marcantonio. È sì modesta...
sì vergognosa...
MARCANTONIO
(Oh! Che gran cosa è questa!)
Signorina...
TOBIA
È ancor confusa.
Ehi Bettina...
MARCANTONIO
Ancor sta chiusa.
TOBIA E MARCANTONIO
Zitto: indietro stiam per poco
a veder che cosa fa.
(si ritirano in disparte; Bettina apre, poi esce)
BETTINA
(guardando intorno, e fingendo di non vedere nessuno)
Serva sua... qui alcun non v'è.
Mio fratel... tapina me.
TOBIA
Osservate il portamento.
MARCANTONIO
Proprio è quella. Son contento.
Insieme
TOBIA E MARCANTONIO
Vesti... gesti... sguardi... tratto
tutto è in lei semplicità.
BETTINA
(Ei s'accosta. Vecchio matto.
Or ti servo come va.)
MARCANTONIO
(Andiamo bene.) Venite, o mia carina,
sedete presso a me... Prima di tutto
osservatemi ben per ogni banda.
Vi piaccio?
BETTINA
Sì signor... come comanda.
TOBIA
(Gran demonio è costei!)
MARCANTONIO
Dite... volete...
esser mia sposa?... Ebben?... Non rispondete?...
TOBIA
Da brava... via...
MARCANTONIO
Ma queste riverenze
che mi voglion dir?
BETTINA
Grazie.
TOBIA
(Che scena!)
MARCANTONIO
Grazie sì, o grazie no?
BETTINA
Quello, che piace
al signor Marcantonio.
MARCANTONIO
Ah! Questa, amico,
è una perla... un tesoro... Io son di stucco.
TOBIA
Ella è proprio per voi. (Che mammalucco!)
MARCANTONIO
Dite: la sera almeno
vorrete in casa un po' di compagnia?
BETTINA
Non signor.
MARCANTONIO
Al teatro
andrete dunque?
BETTINA
Non signor.
MARCANTONIO
Ma sola
star sempre in casa?...
BETTINA
Sì signor. Mi piace
di lavorar.
MARCANTONIO
Benissimo; e che cosa
con queste vostre mani
sapete far di bello, e di pulito?
BETTINA
Quello, che piace al mio signor marito.
Calze, ricami, rocca...
cucire, pettinar...
TOBIA
(Che scaltra!)
MARCANTONIO
Amico
non perdiamo più tempo. Io mando tosto
a chiamare un notaro, e sul momento
facciamo la scrittura.
TOBIA
Io son contento.
MARCANTONIO
(si volta a Tobia)
Siamo intesi. Ah! Quest'è la sola moglie,
che fa per me. Son certo almen, che questa
non ha capricci, compagnie non cerca,
mode non cura, e non conosce ancora
che sien feste, teatri, o ballo, o gioco.
BETTINA
(Babbeo, va là. Te n'avvedrai fra poco.)
MARCANTONIO
(Che innocenza! Che candore!
Proprio incanta: tocca il core.)
Dite: in me qual è la cosa,
che può farvi innamorar?
BETTINA
Arrossisco... Perdonate...
(voltandogli le spalle)
Detto m'han, che il matrimonio
è un gran ben, se un Marcantonio
mi riesce di sposar.
TOBIA
(Oh che scena da teatro
come ben sa far la sciocca!)
V'assicuro, che vi tocca
una moglie singolar.
BETTINA
Serva sua...
MARCANTONIO
Ma dove andate?
BETTINA
A finir una calzetta.
MARCANTONIO
Benedetta... no: restate.
Insieme
MARCANTONIO
M'incomincio a riscaldar.
BETTINA E TOBIA
S'incomincia a riscaldar.
TOBIA
Dunque dite... che facciamo?
MARCANTONIO
Mia carina, concludiamo.
TOBIA E MARCANTONIO
Queste nozze s'han da far?
Insieme
BETTINA
Sì, signor. (Il merlo è in gabbia:
non lo lascio più scappar.)
MARCANTONIO
Che contento! (Un egual moglie
è impossibile trovar.)
TOBIA
Che contento! (Un egual bestia
è impossibile trovar.)
MEDORO
Che vedo mai?... Bettina?...
Ah! Perfida... assassina...
Tradir così un amante?...
Me la farò pagar.
BETTINA
Ahimè!
MARCANTONIO
Che cosa avete?
BETTINA
Signor, non lo vedete?
MARCANTONIO
Che cosa?
BETTINA
Un giovinotto.
Che vuol?
MARCANTONIO
Che vieni a far?
MEDORO
Costei, che fa la semplice
io vengo a smascherar.
BETTINA
Sentiste quel, che ha detto?
TOBIA
Ei parla per dispetto.
MARCANTONIO
Taci: lo so, ch'hai rabbia,
ch'io m'abbia a maritar.
MEDORO
Credetemi.
MARCANTONIO
Va' via.
MEDORO
Costei...
MARCANTONIO
Sarà tua zia.
MEDORO
Ma voi...
MARCANTONIO
So quel che faccio,
né tu ci devi entrar.
Insieme
MEDORO
(Mi fe' restar di ghiaccio
non oso più parlar.)
MARCANTONIO
(Lo fei restar di ghiaccio
non osa più parlar.)
BETTINA E TOBIA
(Lo fe' restar di ghiaccio
non osa più parlar.)
Insieme
BETTINA E MARCANTONIO
Temerario a tuo dispetto
noi saremo sposa e sposo:
ah! Di gioia dentro il petto
saltellando il cor mi va.
TOBIA
Temerario a tuo dispetto
saran essi sposa e sposo:
ah! Di gioia dentro il petto
saltellando il cor mi va.
MEDORO
Qual momento!... Qual cimento!
Più non so dov'io mi sia...
Il furor, la gelosia
il cervel girar mi fa.
Piccola sala, come alla scena prima.
Dorina, Lisetta, Pasquino.
PASQUINO
Ma possibile è dunque, o padroncina,
che né voi, né Medoro
non intendiate ancor qual sia la trama?
LISETTA
Ad un vecchio, che brama
d'ammogliarsi, sta bene, o mia signora,
una lezion: non la capite ancora?
DORINA
Vi so dir, che a mio zio
piace Bettina assai: che in questo punto
se n'è andato Tobia
un notaro a chiamar: che la scrittura
delle lor nozze si farà tra poco.
LISETTA
Ah!... Ah!...
DORINA
Ridete?...
PASQUINO
Or si fa bello il gioco.
DORINA
Crudeli... Infin l'amante
a' danni miei congiura:
e voi di mia sventura
rider potete ancor?
Ah! Vedo che gli amanti
son perfidi, e incostanti,
e meditan gli inganni
fin nel giurarci amor.
Pasquino, Lisetta, indi Tobia, e Dorina, che torna.
PASQUINO
Crede la sciocca ancor, che queste nozze
si faccian davver.
LISETTA
Somiglia al vecchio.
Quando s'ostina, il contraddir non vale.
TOBIA
Ah! Ah! Il cucco ha da far con un sensale.
DORINA
Dunque, infedel...
TOBIA
Dorina, or non ho tempo
di far ciarle con te. Presto, Pasquino,
l'abito notaril.
PASQUINO
Vi servo.
(parte)
TOBIA
In sala
m'attendono gli sposi
a stipular il lor contratto. In fretta,
e Dorina, e Lisetta
m'aiutino a vestirmi.
PASQUINO
Eccolo.
TOBIA
Bene.
Guarda per or, che alcun non venga, e poi
introdurrai tutto d'un tratto in sala
suonatori, e cantanti a tempo, e loco.
DORINA
Or comincio a capir, che questo è un gioco.
TOBIA
(a Dorina)
Tu m'attacca le basette.
(a Lisetta)
Tu m'adatta la parrucca.
LISETTA
Quanto sale in questa zucca!
DORINA
L'uom più scaltro non si dà.
PASQUINO
Venga adesso chi n'ha voglia
e un notar vi crederà.
TUTTI
Se l'imbroglio non s'imbroglia
rider tutti ci farà.
Sala grande.
Medoro, e Bettina.
BETTINA
Di sposa la fede ~ mio ben ti giurai
fui sempre lo sai ~ costante in amar.
E infida mi credi?
MEDORO
Perdona il sospetto.
BETTINA E MEDORO
Ah! Il core nel petto mi sento brillar.
Marcantonio, Tobia vestito da notaro, e detti.
TOBIA
Ho steso già il contratto
ne' modi più legali,
s'hanno da far per patto
stasera gli sponsali;
e acciò lo sposo etcetera
alla sua fé non manchi.
Pagar promette, e s'obbliga
ottantamila franchi,
perché la sposa, etcetera,
al caso, un altro coniuge
si possa ritrovar.
Che dite?
BETTINA
Che dici?
MEDORO
Va benissimo,
di meglio non può andar.
TOBIA
(si mette a un tavolino a scrivere)
Or dica, signorina,
il nome suo?
BETTINA
Bettina.
TOBIA
Il suo cognome?
BETTINA
Mascoli.
TOBIA
Mascoli?
BETTINA
Sì signor.
TOBIA
Lo sposo, già m'immagino,
sarà quel giovinetto.
Pari d'età d'aspetto...
proprio gli ha fatti amor.
MARCANTONIO
Lo sposo, ve lo replico,
son io.
TOBIA
Misericordia!
Voi sposo a lei? Scusatemi,
creder no 'l posso ancor.
MARCANTONIO
(Io gli darei dell'asino,
ma penso, ch'è un dottor.)
BETTINA, PASQUINO E MEDORO
(Ah! ah! Quest'è da ridere.
Che faccia da impostor!)
TOBIA
Avanti: sottoscrivano
gli sposi il lor contratto.
I testimoni or vengano;
bene. Il negozio è fatto.
Or datevi la mano.
BETTINA E MARCANTONIO
Eccola... Oh che piacer!
MEDORO E TOBIA
Viva gli sposi.
MARCANTONIO
Nessun lo dée saper.
TOBIA
Quand'è così: fidatevi.
Insieme
BETTINA E MEDORO
È un uom, che sa tacer.
TOBIA
Son uom, che sa tacer.
Coro di Cantanti, e Suonatori. Lisetta, Dorina, e detti, poi di nuovo Tobia col suo abito.
CORO
Viva, viva gli sposi amorosi.
GLI ATTORI
Qual romor!... Che si vuol? Che si fa?
CORO
Uno sposo canuto, e gottoso
faccia amor, che diventi papà.
MARCANTONIO
Qual demonio costoro qui porta?
LISETTA E DORINA
Del giardino sforzando la porta
son venuti a che far non si sa.
CORO
Uno sposo canuto, e gottoso
faccia amor, che diventi papà.
MARCANTONIO
Temerari partite di qua.
TUTTI GLI ALTRI
(Or la scena più bella si fa.)
BETTINA
Qui restate buona gente.
Star dobbiamo allegramente.
Il mio sposo sarà tale
da non farsi invan pregar.
Se il pregarlo poi non vale,
proveremo a comandar.
MARCANTONIO
Qual linguaggio? Ahimè Lisetta!
È costei la semplicetta?
M'ha tradito, m'ha gabbato
chi mi fe' costei sposar.
BETTINA E TOBIA
Alto là, signor cognato;
qual maniera di parlar?
TUTTI COL CORO
Smorto, pallido, fremente,
tra gli scherni, e le risate
sta qual musico, che sente
il romor delle fischiate.
TOBIA
Signor mio vi parlo tondo,
un po' più di civiltà.
BETTINA
Marcantonio è un uom di mondo;
e sa quello, che si fa.
MARCANTONIO
Fui pur sciocco, fui pur matto:
m'han servito, come va.
GLI ALTRI COL CORO
Zitto, flemma: il fatto è fatto;
e il non fatto si farà.
Anticamera fabbricata, e ammobiliata all'antica.
Dorina, Pasquino, Lisetta, e coro di Falegnami, Muratori, Mercanti di mode, e Bigiottieri.
CORO
I falegnami
Son pronti i falegnami.
I muratori
Chi vuole i muratori?
I mercanti
Abiti con ricami.
I bigiottieri
Perle, coralli.
I mercanti
Fiori.
TUTTO IL CORO
La dama, che ci chiama,
non ha che a comandar.
PASQUINO
La stanza, che vedete
disfare, e far dovete
ai muratori, e falegnami
LISETTA E DORINA
(ai mercanti, e bigiottieri)
Ci voglion capi rari,
che costin dei denari.
CORO
La dama, che ci chiama
non ha che a comandar.
LISETTA, DORINA E PASQUINO
(Al vecchio d'aver moglie
le voglie han da passar.)
(ai falegnami, muratori, ch'entrano a destra)
PASQUINO
Cheti cheti là dentro in quella stanza
voi dovete aspettare.
Pochi minuti, e vi verrò a chiamare.
(ai mercanti, che danno a Lisetta alcuni involti, poi co' bigiottieri entrano a sinistra)
LISETTA
Datemi qua quegli abiti;
e intanto andate là. Non dée star molto
madama a ricercarvi.
DORINA
Ah! Ah... mio zio,
che in Bettina credea d'aver trovato
l'esempio delle spose...
LISETTA
Senza coglier le rose
le spine troverà.
PASQUINO
Eccolo.
DORINA
Io vado,
onde di me sospetto aver non possa.
Marcantonio, Lisetta, e Pasquino.
MARCANTONIO
Ah! Sensale briccon!... L'ho fatta grossa.
Altro che modestina, e semplicetta.
Bagatelle!... Lisetta, ov'è Bettina?
LISETTA
In camera. Ha provvisto
biacca, belletto, cappellini, piume,
ed abiti di moda,
che han, due pertiche almen, lunga la coda.
MARCANTONIO
Oh! Poveretto me!
PASQUINO
Tornar non volle
a casa sua. Pretende, che a momenti
si facciano le nozze...
LISETTA
E come fosse
già vostra moglie a tutti noi comanda...
PASQUINO
E coll'idea di comparir signora,
consultàti in mezz'ora
ha cinque parrucchieri, e quattro sarti.
MARCANTONIO
E non vai, Marcantonio, ad impiccarti?
Orsù, sposa sì fatta
io non la voglio più.
PASQUINO
Come?... E vorreste
gli ottantamille franchi
dunque pagar?
MARCANTONIO
Questo è l'imbroglio: questo
è quel siroppo, ch'io non so ingoiare.
LISETTA
Eccola qua, che vien.
PASQUINO
Che ve ne pare?
Bettina in gran gala, e detti, indi sei Modiste.
BETTINA
Per piacere al mio sposino,
colle grazie del mio sesso,
sono stata fin adesso
sei modiste a consultar.
Che ti par del mio vestito?
Non ti piace? Ho già capito
ehi: fo presto a ripiegar.
All'uso di Venezia,
con zendaletto in testa,
varé co' son modesta
co' son da coccolar.
Perché me feu quel muso?
Pare 'l sior Brontolon.
Via, via: gavè' rason:
me vago a despoggiar.
Faite expres, pour être aimée
me voilà, mon cher ami,
je suis, vous le voyez,
a la mode de Paris.
Comment donc? Qu'est que c'est ça?
N'êtez vous de ce goût là?
Via: lascia fare a me.
Tutti i galanti a gara
diran, ch'io son vezzosa:
e in grazia della sposa
faran la corte a te.
Insomma, che cos'hai, caro marito?
Nemmen questo vestito
non ti va a genio?
MARCANTONIO
No. Ti parlo chiaro.
BETTINA
Ebbene? Poco mal. Pronto è il riparo.
MARCANTONIO
Via: se farai così...
BETTINA
Presto, Lisetta,
quei mercanti di mode
vengan subito qua. Non bado a spesa;
non cerco economia, quando si tratta
di piacer al mio caro Marcantonio.
(via Lisetta)
MARCANTONIO
Come!... Dunque?... Oh che strega! Oh che demonio!
PASQUINO
(Ah! Ah! Come lo piglia.)
BETTINA
Ehi: da sedere.
Che mi tocca a vedere?
Sì fatte sedie a me? Ma già qui tutto
convien rimodernar. Dimmi, Pasquino,
son pronti i muratori, e i falegnami?
PASQUINO
Quando vuole.
BETTINA
E che fai, che non li chiami?
PASQUINO
Subito.
MARCANTONIO
Orsù, signora,
come ce l'intendiamo?
BETTINA
Ah! vedrai, sposo mio, quanto ch'io t'amo!
(parte)
Il Coro precedente, Lisetta, Pasquino, e Marcantonio, indi Bettina, che torna.
(dalla destra)
CORO
I falegnami
Son pronti i falegnami.
I muratori
Chi vuole i muratori?
(dalla sinistra)
I mercanti
Abiti con ricami.
I bigiottieri
Perle, coralli.
I mercanti
Fiori.
TUTTI
La dama, che ci chiama,
non ha che a comandar.
MARCANTONIO
Io qui comando: al diavolo
ve ne potete andar.
Andate via di qua... Presto... Partite.
BETTINA
Bravi: bravi: venite:
questi abiti mi piacciono: son belli.
Ne ho scelti questi tre... Vediamo adesso
i coralli... bellissimi! Ne prendo
queste tre file.
MARCANTONIO
(Io schiatto.) Orsù...
BETTINA
Lisetta,
corri a riporre in fretta
questi coralli, e questa bella roba
entro il mio guardaroba.
(Lisetta parte con la roba che le dà Bettina)
E voi domani
portate il conto, e insieme
qualche altro capo, che sia nuovo, e raro,
che il mio sposino vi darà il denaro.
MARCANTONIO
Io... sentite... V'avverto,
che non vi do un quattrino.
(partono i mercanti, e bigiottieri)
BETTINA
(ai falegnami, e muratori)
Ei scherza. Oh!... a voi.
Venite qua. Convien dall'alto al basso
atterrar questa stanza, e poi rifarla,
com'io v'ordinerò. Fra poco è notte:
doman mattina all'alba
venite a lavorar.
MARCANTONIO
Io qui comando,
e non permetto...
BETTINA
Adunque siamo intesi.
Non tardate a venir doman mattina.
(partono i muratori, e falegnami)
MARCANTONIO
Oh! Insomma, signorina,
con chi ti credi alfin d'aver che fare?
BETTINA
Ora convien pensare
a quel che importa più. Giacché a momenti
s'han da far queste nozze, hai da cercare
di piacere alla sposa in qualche modo.
MARCANTONIO
Come sarebbe a dire?
BETTINA
(Or me la godo.)
Brutto e vecchio, alla tua sposa
déi piacere in qualche cosa:
altrimenti questa testa
dée capir quel, che sarà.
MARCANTONIO
Torno a dirti in buon latino,
che non sono un babbuino.
Hai capito? Tuo marito
vuò rispetto, e civiltà.
BETTINA
Vo' vederti più galante.
MARCANTONIO
Tu sei scaltra, ed arrogante...
Insieme
BETTINA
(Or Bettina te la fa.)
MARCANTONIO
(No costei non me la fa.)
BETTINA
Il tuo conto, affé non sai,
alto, amici.
(esce Pasquino con due servitori, che mettono a forza indosso a Marcantonio un abito da cicisbeo)
MARCANTONIO
Cosa fai?
Temeraria... maledetta.
BETTINA
Via: sta' cheto... caro... aspetta...
Insieme
MARCANTONIO
Ahi... mi storpi... non può andare.
(stentando ad assettarsi l'abito, che riesce stretto e corto)
Impazzir costei mi fa.
BETTINA
Marcantonio, lascia fare,
ch'io t'aggiusto come va.
BETTINA
Con quel muso da cammeo
trasformato in cicisbeo
tu sarai, mio caro sposo,
lo stupor della città.
MARCANTONIO
Temeraria... mi beffeggia...
Oh che bile!... sbuffo... schiatto.
Fui pur sciocco... fui pur matto...
a sposarmi in questa età.
BETTINA
Dammi il braccio, o sposo amato.
MARCANTONIO
Son deriso... son gabbato.
Insieme
BETTINA
Non v'è scena a questa eguale.
La sua testa se ne va.
MARCANTONIO
Non v'è furia a questa eguale.
La mia testa se ne va.
Piccola sala, come nell'atto primo.
Dorina, Lisetta, indi Medoro, poi Tobia, e infine Marcantonio.
DORINA
Ebben?
LISETTA
Questa commedia
fra poco ha da finir. Ma in modo tale
che il vecchio allocco avrà le beffe, e il male.
MEDORO
Vicino quest'alma
sospira il momento,
che appieno contento
amor mi farà.
Lisetta, Dorina,
tra poco Bettina
mia sposa sarà.
TOBIA
Amico... Ecco il momento
di far il gioco.
(gli dà una pistola, e un'altra la tiene per sé)
MEDORO
A noi...
TOBIA
Lisetta, ascolta.
Tosto che viene il vecchio
déi strillar quanto puoi: e tu, Dorina,
fingendo un gran spavento
cadrai su questa sedia in svenimento.
(le presenta una sedia)
LISETTA
E perché questa scena?
MEDORO
Il vecchio intende
di non far più le nozze,
e insieme di non pagar quanto ha promesso.
TOBIA
Bisogna dunque adesso
fargli un po' di timor. Poscia all'oscuro
noi faremo in giardino
un altro gioco, e te 'l dirà Pasquino.
LISETTA
Ei viene appunto.
TOBIA
A noi.
LISETTA
Soccorso.
DORINA
Aiuto.
TOBIA
Alto...
MEDORO
Indietro.
MARCANTONIO
(Che vedo?)
TOBIA
In questa guisa
s'offende l'onestà di mia sorella?
MEDORO
S'inganna, si corbella
in tal guisa un mio zio?
TOBIA
Dir, che Bettina
è una sposa infedele, una civetta!...
MEDORO
Far, che mio zio prometta
ottantamille lire?...
TOBIA
Orsù: sentite
s'è ver, come voi dite, che Bettina
abbia un qualche galante, assolvo il vecchio
da qualunque promessa. Senza questo,
non c'è scusa, o pretesto,
dée sposarla, o pagar.
MEDORO
Ah! Ah!...
TOBIA
Ridete?...
Or capisco, che siete
un vile, un mentitor. Questa pistola
v'insegnerà a parlare,
come convien, delle ragazze oneste.
Uscite fuori. Aveste
per voi tutti i diavoli.
Tobia vi manda ad ingrassare i cavoli.
Un mentitor vi chiamo,
vi sfido... All'armi... Andiamo.
(a Lisetta)
Il tuo ciarlar mi stucca:
lasciami uscir di qua.
Di barba, e di parrucca
Tobia vi servirà.
(a Dorina)
Voi con quegli occhi languidi
il mio furor calmate:
voi sola in cor mi fate
sentir di lui pietà:
corro a trovar l'indegno,
lo farò stare al segno.
Se manca di parola,
me la farò pagar.
(a Medoro, e a Lisetta)
Guarda il babbeo, che trema,
or andrà ben l'affar.
Medoro, Dorina, Lisetta, e Marcantonio.
MARCANTONIO
Ohimè!... Son fuor di me... Nipote mio,
che ho da dir? Che ho da far? Fra il rischio, e il danno...
MEDORO
Questa sposa è cagion d'ogni malanno.
(parte)
MARCANTONIO
Ah! Mia cara Lisetta;
che brutto caso è il mio! Dammi consiglio.
LISETTA
Questa sposa è cagion d'ogni scompiglio.
(parte)
MARCANTONIO
Nipote mia, dallo spavento io temo
di perdere il cervello.
DORINA
Signor zio, vostra moglie è un gran flagello.
(parte)
Marcantonio, indi Pasquino.
MARCANTONIO
Povero Marcantonio!
Questa faccenda come andrà a finire?
Le ottantamille lire
non le voglio pagar. Ma aver tal moglie
io non voglio nemmen... Son imbrogliato.
PASQUINO
Padron... presto... Padron...
MARCANTONIO
Che cosa è stato?
PASQUINO
Bettina adesso al buio
d'un qualche amante in traccia...
se n'è andata in giardin...
MARCANTONIO
Buon pro le faccia.
Questo è quel ch'io volea.
PASQUINO
Come?
MARCANTONIO
Non vedi,
che così senza spesa
mando per aria questo sposalizio?
PASQUINO
Ma non basta un indizio:
ci voglion prove, e testimoni.
MARCANTONIO
È vero.
E come far?
PASQUINO
Badate a me: Bettina
so, che ha presa la chiave
del casino dei bagni. Voi dovreste
cheto, cheto, all'oscuro
girar a quella parte, e se con altri
ella va nel casino,
chiuderla dentro, portar via la chiave,
convocare ad un tratto
giudici, amici, ed il processo è fatto.
MARCANTONIO
Bravo: la pensi bene. Ah!... Ah!... Perbacco!...
La signora modestia
le ha tutte da pagar.
PASQUINO
(Quanto è mai bestia!)
Boschetto nel giardino con alcune statue. In prospetto un casino ad uso dei bagni con porta aperta e praticabile, che poi si chiude con chiave; dall'una e dall'altra parte della porta due finestre con ferriate pur praticabili.
Notte oscurissima.
Bettina, Tobia, Medoro, indi Dorina, poi Marcantonio.
BETTINA, TOBIA E MEDORO
Or che tra i taciti
notturni orrori
gli amanti scherzano,
giocan gli amori,
io peno, e palpito,
mio ben, per te.
DORINA
Cheto il vecchio qua se n' viene.
BETTINA
(a Medoro e a Tobia)
Voi qui state: io qua: tu là.
BETTINA, DORINA, TOBIA E MEDORO
Zitto... Zitto... attenti bene.
MARCANTONIO
(entra fra Bettina e Tobia chiamando)
Oh! Che brutta oscurità!
BETTINA
Ehm.
TOBIA
Psi.
BETTINA
Psi.
TOBIA
Sei tu?
BETTINA
Son io.
BETTINA E TOBIA
(verso Marcantonio)
Vieni a me, bell'idol mio.
MARCANTONIO
(Mi si gela il sangue indosso.)
Insieme
BETTINA
(Qui star dura più non posso.)
MEDORO
(Qui star duro più non posso.)
BETTINA
(urtando in Marcantonio)
Qua v'è un altro.
TOBIA
Chi va là?
(toccandolo)
È una statua. Com'è calda!
(lo tocca e Marcantonio sta immobile)
Anche i sassi il sol riscalda.
BETTINA E TOBIA
Pria d'andar in altro loco
discorriamola un po' qua.
DORINA E MEDORO
(Stiam qui pronti a fare il gioco;
e il più bel non vi sarà.)
MARCANTONIO
(Dal dispetto dentro il petto
tippe toppe il cor mi fa.)
TOBIA
Posporre un fido amante
a un vecchio senza denti,
cervel più stravagante
del tuo non si può dar.
BETTINA
Per diventar signora
cotal marito io presi:
ma spero che in due mesi
io lo farò crepar.
MARCANTONIO
(Ah! Maledetta strega!)
DORINA E MEDORO
(Che scena! Or me la godo!)
TOBIA
Intanto a qualche modo
ci abbiam da concertar.
BETTINA
Andiam qui nel casino.
TOBIA
Ti segno pian pianino.
BETTINA E TOBIA
Che bel momento è questo!
Di più non so bramar.
DORINA E MEDORO
(Il gioco presto presto
a noi qui tocca a far.)
(si vanno a mettere sulla porta del casino mentre Tobia e Bettina fingendo andar nel casino si nascondono dietro le statue)
MARCANTONIO
Sta' allegro Marcantonio
se all'infedele or manchi,
gli ottanta mille franchi
nessun ti fa pagar.
Dorina e Medoro dopo essersi fatti vedere da Marcantonio sulla porta del casino entrano. Marcantonio li chiude dentro, e porta via la chiave. I due primi vengono alle ferriate uno per parte. Bettina e Tobia restano dietro le statue, e il Vecchio viene avanti nel mezzo.
MARCANTONIO
Maledetti, v'ho tesa la rete;
or ci siete ~ e mi vo' divertir.
DORINA E MEDORO
No: non fate ~ vi prego... ascoltate ~
Marcantonio, venite ad aprir.
BETTINA E TOBIA
Oh! Che scene!... da rider mi viene.
La commedia or si vada a finir.
Piccola sala, come all'atto primo.
Lisetta, indi Pasquino.
LISETTA
Impaziente aspetto
qualche notizia. A quello, che mi pare
la scena del giardino
dovrebbe esser già fatta. Ebben? Pasquino...
PASQUINO
Ah!... Ah! Tutto andò ben. Ser Marcantonio,
or vuol, ch'io chiami il giudice, e i parenti.
Ah!... Ah!... Dimmi... ove son?
LISETTA
Tutti in cantina
si son nascosti.
PASQUINO
E il parruccone, e l'abito...
per me... per far da giudice?...
LISETTA
In cantina
lo troverai.
PASQUINO
Ah!... Ah!...
LISETTA
Questo raggiro
è assai bizzarro, e strano.
PASQUINO
La biscia ha da beccar il ciarlatano.
(parte)
LISETTA
sola
Tutto il mondo congiura
a burlar un babbeo. Fa rabbia a tutti
un, che vuol prender moglie a settant'anni.
Presto a forza d'inganni
noi lo farem disingannar. Ma intanto
avrà fatto a sue spese
ridere, e mormorar tutto il paese.
Un, che in età decrepita
vuol diventar marito,
è un sciocco rimbambito,
un matto da legar.
Per me d'un giovinotto
sempre sarò contenta:
ma d'un, che passa i trenta
io non ne so che far.
Boschetto nel giardino, notte come alla scena ottava.
Marcantonio con vari Servitori, altri de' quali portano torce a vento, altri un tavolino con alcune sedie. Indi Pasquino in abito da giudice, e il coro dei Vecchi: poi Tobia: infine Medoro, e Dorina dal casino, e da ultimo Bettina dalla casa.
MARCANTONIO
Voi di qua, voi di là con quelle torce
illuminate questo loco intorno,
da poterci veder come di giorno.
Qua il tavolino, e qua le sedie... oh... appunto.
Eccoli: signor giudice, e voi pure,
amici miei, sedete, ed ascoltate.
(vanno a sedere il giudice, e i vecchi)
Pria di tutto scusate, se a quest'ora
v'ho fatto incomodar. Ma qui si tratta
con un formal giudizio
di trarre un pover'uom dal precipizio.
PASQUINO
Dite senza preamboli.
MARCANTONIO
Sappiate,
che mi sono obbligato
di sposare una tal, che in apparenza
potea dirsi il model dell'innocenza.
Ora state a sentir. Mentre io l'aspetto
per far le nozze, con un suo galante
qui all'oscuro in giardin da solo a sola
ella se n' viene...
TOBIA
Ei mente per la gola.
Sappiate, signor giudice,
che il contratto di nozze è fatto in modo,
che, qualora egli manchi,
deve pagar ottantamille franchi:
ora, per non pagar, non ha riguardo,
con questa sua novella,
d'accusar quella tal, ch'è mia sorella.
MARCANTONIO
Ho in man le prove.
TOBIA
Son pretesti.
MARCANTONIO
Sciocco.
TOBIA
Bestia.
MARCANTONIO
Animal.
TOBIA
Per forza, o per amore,
o pagare, o sposarla...
PASQUINO
Asini: in faccia mia così si parla?
Orsù: state a sentir. Rompe ogni patto
una sposa infedel: abbia la pena
chi suo marito, e il suo dover maltratta.
MARCANTONIO
Dunque, signori miei, la grazia è fatta.
TOBIA
Ma le prove... le prove...
MARCANTONIO
Il fatto istesso
è provato da sé. Col suo zerbino
dentro questo casino
quando la vidi entrar, io l'ho rinchiusa.
State attenti a veder.
Marcantonio corre ad aprir il casino, e n'escono Medoro e Dorina.
PASQUINO
Non ha più scusa.
MEDORO
Signor zio...
DORINA
Serva sua...
MARCANTONIO
Che!... Voi?... Qui... Come?
MEDORO
Pur or con mia sorella
stava qui passeggiando alla frescura:
vediamo una figura
venir verso di noi. Corriamo entrambi
dentro il casin, colui c'insegue, e presto
ci rinchiude, e va via. L'affare è questo.
MARCANTONIO
Ma Bettina...
MEDORO
Bettina
qui non s'è vista.
MARCANTONIO
Ma... (Perdo la testa.)
Bettina...
BETTINA
Eccomi qua! Che scena è questa?
PASQUINO
Ah!
CORO
Oh!
MARCANTONIO
Sogno?
TOBIA
Sorella... brava... a tempo
tu sei venuta. Il vecchio,
per non pagar, d'infedeltà t'accusa.
E ti copre d'infamia, e vituperio.
BETTINA
A me... quest'onta?... A me?...
PASQUINO
L'affare è serio
(alzandosi)
Il Giudice, e il Coro.
PASQUINO E CORO
La calunnia è un gran delitto.
Marcantonio siete fritto.
Voi la pena del taglione
non potete più schivar.
(a Bettina)
Il babbeo, per compassione,
sol da voi si può salvar.
BETTINA
Io salvar un indegno, un traditore,
che pria mi giura amore,
poi mi tratta così?
Una sposa tradita giudice, (oh dio!)
si raccomanda a voi. Voi vendicate
sì nera ingiuria, e fate,
che questo mostro al suo dover ribelle,
insegni ai vecchi a lasciar star le belle.
Quando amore a lui giurai
al mio labbro il cor rispose:
farmi esempio all'altre spose
io solea di fedeltà.
E la povera Bettina,
da una mummia, che cammina,
qua si sente in tanta gente,
accusar d'infedeltà?
Ah! Salvatemi l'onore:
lo domando al vostro cuore.
Chi m'offese a questo segno
non è degno di pietà.
(a Dorina)
Alma indegna, cor tiranno!...
(a Medoro)
Questo è il modo di trattar?
Tanta ingiuria, tanto affanno
no, non posso tollerar.
(Senza soldi, e senza moglie
questo sciocco ha da restar.)
(parte)
Marcantonio, Medoro, Tobia, e Pasquino.
MEDORO
Che dite, signor zio?
PASQUINO
Ser Marcantonio,
che pensate di far?
MARCANTONIO
Son pronto a tutto:
vada tutto. Di tutto
quanto possiedo volontier mi spoglio:
ma tiratemi fuor di quest'imbroglio.
PASQUINO
Orsù: signor Tobia, noi qui dobbiamo
aggiustar la faccenda.
TOBIA
Ebben? M'accordi
tre cose, e gli perdono.
Altrimenti l'affar si farà brutto.
MARCANTONIO
Ve 'l torno a replicar, son pronto a tutto.
PASQUINO
Dunque parlate.
TOBIA
In primis, et ante omnia,
non più nozze: ma paghi
le ottantamille lire.
MEDORO
Signor zio, cosa dite?
MARCANTONIO
E che ho da dire?
TOBIA
Per risarcir l'onor di casa Mascoli
mi conceda in isposa sua nipote,
assegnandole in dote
tremille scudi almen.
MEDORO
Che ve ne pare?
MARCANTONIO
Sono pillole amare,
che bisogna inghiottir. C'è altro?
TOBIA
Infine
anche il signor Medoro,
giacché offese l'onor di mia sorella,
paghi la pena, e se la prenda in moglie,
e i franchi ottantamille
abbiasi in dote, e per pagar le spille.
MEDORO
Come!... Come!...
PASQUINO
È finita. O accomodatevi,
o procedo ex uffitio: e castigando
chi si mostra ostinato,
io lo faccio pelar da un avvocato.
TOBIA
Adunque siamo intesi?
MEDORO
E sposerò una strega?
MARCANTONIO
Ah! Sì nipote, pigliala.
MARCANTONIO E MEDORO
È uno zio, che ve ne prega.
MARCANTONIO
Non hai da ricusar.
TOBIA E MEDORO
(È un rider da schiattar.)
MARCANTONIO
Ebben?
MEDORO
Che dir poss'io?
Poiché d'un zio si tratta...
TOBIA
Viva: la grazia è fatta.
Corriamo a stipular.
MARCANTONIO
Caro nipote, abbracciami:
mi fai resuscitar.
MEDORO
(La scena più ridicola
affé non si può dar.)
Sala grande, come nell'atto I.
Dorina, Lisetta, e Pasquino, indi Tobia, Medoro e Marcantonio.
DORINA
Che mi narri?...
PASQUINO
Or siete sposa.
LISETTA
Guarda, guarda: fa il bocchino.
DORINA
Son contenta, o mio sposino,
e di più sperar non so.
LISETTA E PASQUINO
Ve lo credo. Già lo vedo.
(Qualche mancia or piglierò.)
MEDORO
Mia sorella, ecco il tuo sposo.
DORINA
Che?... Costui?...
MARCANTONIO
(Ci vuol pazienza.)
(a Dorina)
Che ti par?
DORINA
Per obbedienza,
signor zio, lo sposerò.
TOBIA
Ma Bettina...
GLI ALTRI
Appunto or viene.
TOBIA
Flemma usar con lei conviene
altrimenti è così strana,
che può ancora dir di no.
GLI ALTRI
Vien con aria da romana:
sperar bene affé non so.
Bettina, poi coro di Vecchi.
TUTTI
Ritorni sereno quell'occhio sdegnoso.
V'attende uno sposo, ch'è degno d'amor.
MARCANTONIO
Troncando il puntiglio salvando il decoro,
vi cedo a Medoro ~ con tanto di cor.
MEDORO
V'accetto per moglie.
TOBIA
Tu fai la sdegnosa!
TUTTI
Perbacco la cosa s'intorbida ancor?
BETTINA
Tu, ch'esser vuoi mio sposo,
chi sei? Qual è il tuo stato?
Bettina uno spiantato
giammai non sposerà.
MARCANTONIO E MEDORO
Che colpo! Ohimè! Che fulmine!
TOBIA
Volete uscir d'imbroglio?
Firmate questo foglio.
MARCANTONIO
Sì, subito, son qua.
Che cosa poi contiene?
TOBIA
Che d'ogni vostro bene
voi subito a Medoro
donate due metà.
MARCANTONIO
Come? Donar? Bel bello...
BETTINA
Che importa a noi, fratello.
Io resto già sua moglie:
sarà quel, che sarà.
MARCANTONIO
Ah! No. Pur ch'io mi scampi
dal diavolo, e da voi,
vadano case, e campi,
asini, vacche, e buoi:
io corro a sottoscrivere
e tutto finirà.
(parte in fretta, poi torna)
TUTTI
Ah! Ah! Quant'è mai stolido!
Come gabbar si fa.
BETTINA
Costui sarà la favola
di tutta la città.
MARCANTONIO
Ecco il foglio sottoscritto.
BETTINA
Son contenta.
TOBIA
Va a dovere.
BETTINA, DORINA, MEDORO E TOBIA
Idol mio con gran piacere
or ti do la mano, e il cor.
GLI ALTRI
(eccetto Marcantonio)
La commedia è andata bene.
Viva imene, viva amor.
CORO DI VECCHI
Care bestie, del vostro consiglio
parlo tondo, non son persuaso.
Prendo moglie, e con tanto di naso
tutti quanti vi faccio restar.
MARCANTONIO
Maledetti! Voi pur mi burlate?
GLI ALTRI
Marcantonio ridete, scherzate.
TUTTI
Quest'è stata una buona lezione
per un vecchio, che vuolsi ammogliar.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)