Atto terzo

 

Scena prima

Scena degli appartamenti d'Armisia.
Sardanapalo assiso appresso d'Armisia, sopra un tappeto con cuscini alla turchesca.

 Q 

Sardanapalo, Armisia

 

SARDANAPALO

Spunta il dì, ma da' tuoi lumi  

mai non parte bella il sol

l'ore omai da te bramate

delle nozze sospirate

spiegan già con Febo il vol.

Spunta il dì, ma da' tuoi lumi

mai non parte bella il sol.

 

 

Più non teme, già avvinto  

da indissolubil modo

sol nel tuo seno io godo,

(qui le appoggia il capo nel seno)

venir meno e languir del tuo bel crine

son gloriosi pregi

tirarsi dietro incatenati i regi.

 

ARMISIA

Io non ti credo ancor  

so, che tu porti o re

nel cangiar voglie, e fé

troppo volubil il cor.

Io non ti credo ancor.

 

SARDANAPALO

Tu mi lusinghi il so

sin, che mi porti in sen

prometti a me quel ben

che giunger mai vedrò.

Tu mi lusinghi il so.

 

Scena seconda

Dirce. Sardanapalo. Armisia.

<- Dirce

 

DIRCE

(viene correndo in fretta)  

Sire, signor?

SARDANAPALO

Che arrechi!

Parla.

DIRCE

Nicea svegliata

penetrò, che tu scherzi

qui tra gioie amorose

con Armisia nel sen tutta sdegnosa

temo, che qua si porti

furia gelosa, a vendicar suoi torti.

SARDANAPALO

(sorge in piedi con Armisia prendendola per mano)

Partiam mio ben.

ARMISIA

Che pene?

DIRCE

Eccola affé che viene.

ARMISIA

Anco qui mi persegue

questa Circe de' cori.

SARDANAPALO

Armisia non temer, che tra suoi lacci

l'alma mia più trabocchi.

Venga per non mirarla io copro gl'occhi.

(si pone la mano agl'occhi)

ARMISIA

Per non veder questa medusa, anch'io

volgerò altrove il guardo.

SARDANAPALO

Troverà nel mio petto un cor di scoglio.

Non dubitar.

DIRCE

Preveggo un bell'imbroglio.

 
(all'arrivo di Nicea Sardanapalo torna a mettersi la mano agl'occhi, ed Armisia le volge le spalle)
 

Scena terza

Nicea. Sardanapalo con la mano agli occhi, Armisia con le spalle rivolte a Nicea.

<- Nicea

 

NICEA

(prostrandosi ai piedi di Sardanapalo)  

Signor ecco prostrata

alle regie tue piante

un'infelice, e moribonda amante

spirerò (già già che 'l brami)

l'alma afflitta a' tuoi piedi, e qui sommerso

cadrà il mio cor in mar di pianto amaro.

ARMISIA
(a Sardanapalo)

Deh non mirarla o caro.

NICEA

Mi uccideran su questo suol le pene.

ARMISIA
(a Sardanapalo)

Non le creder mio bene.

NICEA

Se impotente è il mio duolo

a involarmi la vita

caderò incenerita

dalla fiamma d'amor, ond'io tutt'ardo:

ma di' o crudel, perché mi neghi un guardo?

 
(Sardanapalo si leva la mano dagli occhi e si volge col guardo a Nicea)
 

SARDANAPALO

Nicea parti. Non più. Con le tue voci

troppo o dio mi tormenti, e 'l cor m'accendi.

ARMISIA
(a Sardanapalo)

E sì tosto signor vinto ti rendi?

SARDANAPALO
(rivolto ad Armisia)

Deh perdonami o bella, acciò tu veggia,

che quest'alma t'adora,

mira a Nicea nego il mio guardo ancora.

(torna a coprirsi gl'occhi con la mano)

NICEA

Già che crudel mi neghi

delle tue luci i rai

parto da te, né mi vedrai più mai,

fra le scitiche rupi

volgerò il piede in solitaria arena

gli angui, le fere i mostri

saran di te men crudi,

se sbranan domi il seno,

daran l'ultimo fine al mio martire:

resta barbaro cor. Vado a morire.

(parte furiosa)

Nicea ->

 

SARDANAPALO

No, no ferma dove fuggi o mia speranza!

(parte dietro Nicea)

Sardanapalo ->

 

ARMISIA

Ah re infedele! Questa è la tua costanza?

 

DIRCE

Figlia mia  

già te l'ho detto

ch'è follia

prestar fede a un giovinetto.

Figlia mia

già te l'ho detto.

Ne vorrebbe

cento al giorno

né sarebbe

sazio mai d'averle intorno.

Ne vorrebbe

cento al giorno.

Dirce ->

 

Scena quarta

Armisia.

 

 

Speranze ingannatrici  

sparite dal mio sen, già vi do bando

non spero più d'aver fortuna amando.

 

Mi ribello al dio Cupido  

più non credo a un bel sembiante

è volubile, ed infido.

Mi ribello al dio Cupido.

Dono pace alle mie pene,

sano in petto il duolo amaro,

e a serbar più cauta imparo

sciolto il cor fuor di catene.

Dono pace alle mie pene.

 

Scena quinta

Tersite. Armisia.

<- Tersite

 

TERSITE

Armisia, Armisia.  

ARMISIA

Olà, chi Armisia appella?

TERSITE

Mi chiamar, nu pelar.

ARMISIA

Da me, che chiedi?

TERSITE

Arbace a ti venir

per voler riverir.

ARMISIA

Arbace.

TERSITE

Sì.

ARMISIA

Tant'osa ancor l'indegno!

TERSITE

Di ciò ti prender sdegno.

ARMISIA

Di' al crudel, che lontano

fugga da queste luci.

TERSITE

E perché mai

ti mio signor odiar.

ARMISIA

Parti, non più.

TERSITE

Mi il tutto a lu narrar.

ARMISIA

Fermati ascolta digli

che venga.

TERSITE

O ben.

ARMISIA

Io scoprirò al fellone

l'alta e giusta cagion de' sdegni miei.

L'attendo, va'.

TERSITE

Star bell'umor costei.

(parte)

Tersite ->

 

ARMISIA

Armati di fierezza,  

o mio costante cor

un raggio di bellezza

non stempri il tuo rigor.

Armati di fierezza,

o mio costante cor.

 

Scena sesta

Arbace. Armisia. Tersite.

<- Arbace, Tersite

 

ARBACE

Or ch'io so, che lontano  

da queste soglie il re segue Nicea

movo a inchinarti il piè vaga mia dèa.

ARMISIA

Anco ardisci o spietato

comparir al mio aspetto.

ARBACE

Idolo mio condona

l'ingiurie, e il cieco sdegno

di chi t'adora.

ARMISIA

Ah indegno!

Tu mi adori!

ARBACE

Sì.

ARMISIA

Menti

amar mi puoi, mentre svenar mi tenti?

ARBACE

Che vaneggi io svenarti! E quando mai

tal barbarie tentai.

ARMISIA

Nel giardino real, dimmi fra l'ombre

chi m'assalì con questo ferro ignudo!

ARBACE

Cieli ch'ascolto!

ARMISIA

Prendi

delle tue colpe un testimonio o crudo.

(gli porge sdegnosa la daga tolta a Beleso)

ARBACE

Io reo di tal eccesso!

Mio questo ferro.

ARMISIA

E ciò tu neghi o ardito?

TERSITE

No suo non star! Prender ti error.

ARBACE

T'acqueta.

(Arbace nell'osservar la daga le vede sopra intagliato il nome di Beleso)

Bella t'inganni ah leggi

qual nome o dio sta nell'acciar scolpito.

(restituisce lo stilo ad Armisia, qual stupida vi legge sopra il nome di Beleso)

ARMISIA

Beleso!

TERSITE

Che?

ARMISIA

Beleso.

TERSITE
(ad Arbace)

Tuo amico!

ARBACE

Sì l'amante di Nicea.

ARMISIA

Che ascolto! Arbace, o dio

perdona i miei sospetti: orben comprendo

chi fu l'assalitor, qual sia la rea.

Io del tiranno

più gl'affetti non curo,

le sue lascivie aborro,

odio la sua incostanza

troppo avvezza a ingannarmi

seco in regio imeneo sdegno accoppiarmi.

ARBACE

Ah se fida prometti a questo core

volger i rai di tua beltà divina,

oggi Armisia sarai sposa, e reina.

ARMISIA

Come sposa, e reina? Io non t'intendo.

ARBACE

Presto il saprai: ma intanto

dell'innocenza mia paga ti rendi.

TERSITE

Star pace fatta.

ARMISIA

Vincesti alfin vincesti

l'alma t'adorerà

per me non caderà la tua speranza

resta preda il mio cor della costanza.

Armisia ->

 

Scena settima

Arbace. Tersite.

 

TERSITE

Più sdegno non tener  

con ti Armisia signor.

ARBACE

No, no, nel seno mio volò il suo amor.

Tersite oggi vedrai

pria, che Febo trabocchi al piè d'Atlante

ciò, che sa oprar un risoluto amante.

TERSITE

Signor mi non bramar

stragi guerra, o tenzon,

de mi ti non fidar,

perché star gran poltron.

Tersite ->

 

ARBACE

Speranze lusinghiere  

se voi non mi tradite,

felice un dì vivrò.

Con l'idolo adorato

in regio trono aurato

sul crin diadema avrò.

Speranze lusinghiere

se voi non mi tradite,

felice un dì vivrò.

Arbace ->

 
 

Scena ottava

Logge reali.
Dirce. Beleso.

 Q 

Dirce, Beleso

 

DIRCE

Consolati Beleso  

parla, che pensi far

cor, che tace il suo mal non so sanar.

Conosco affé il tuo duol

tenti che parlo invan

l'affanno ch'hai nel cor

è sol fiamma d'amor

né 'l foco tuo è lontan.

BELESO

Ardo, peno, e sospiro

per bella che non cura i miei tormenti

invan dunque, che tento

raddolcir del mio cor gl'aspri martiri

che d'aspe più crudele

Nicea sorda si rende a' miei sospiri.

Parmi, che la speranza

il core m'alimenti

spero con la costanza

fugar i miei tormenti

ama Nicea crudel

un core ch'è infedel perché non crede

che vittima d'amor fia la mia fede.

Beleso ->

 

Scena nona

Sardanapalo. Nicea. Dirce.

<- Sardanapalo, Nicea

 

DIRCE
(a Sardanapalo)

Non tanto sdegno o cara  

si placherà.

NICEA

Voglio partir.

SARDANAPALO

T'arresta

fulgido mio tesoro

deh non partir, che se tu parti, io moro.

NICEA

Io tuo tesor? Tu per me vivi in pene!

Son Nicea, non Armisia: ella è il tuo bene.

SARDANAPALO

Queste gare amorose

la fortuna ch'è cieca

farò, ch'oggi decida.

NICEA

E come!

SARDANAPALO

Ascolta.

Tu con Armisia unita

oggi a mensa regal meco verrai.

NICEA

Tanto merto io non ho.

SARDANAPALO

L'hai quando io così vo'!

Terminata la mensa io d'ambe il nome

chiuderò in picciol urna

Dirce poscia estrarrà: colei che prima

per la sua destra uscir farà la sorte,

scelta sarà per mia regal consorte.

NICEA

Son contenta.

DIRCE

Sta' lieta,

né aver più tema alcuna,

ch'io predico al tuo bel questa fortuna.

 

SARDANAPALO

Parte il piè, ma resta il core    

prigionier del tuo bel crin

su quei labbri lascivetti,

in quegli occhi amorosetti,

splende o bella il mio destin.

Parte il piè, ma resta il core

prigionier del tuo bel crin.

S

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Sardanapalo ->

 

Scena decima

Dirce. Nicea.

 

DIRCE

Nicea, che pensi!  

NICEA

Amica

dalla tua fé dipende

il rendermi felice.

DIRCE

Intendo: vuoi,

ch'io con arte m'ingegni

a estrarti prima.

NICEA

No fino che vive

la mia rival, giammai

potrò lieta goder giorni sereni.

DIRCE

Ma, che vorresti? Dillo.

NICEA

Vo', ch'Armisia al convito oggi avveleni.

DIRCE

Come! Tanta empietà!

NICEA

Non più, or, che noto

t'è il mio pensier, pronta eseguir lo devi

o farò che tu stessa il velen bevi.

DIRCE

No, no: viva pur Dirce, e Armisia mora.

T'obbedirò signora.

Dirce ->

 

NICEA

Per regnar non cesserò  

di tentar ogni empietà

s'io do morte alla rivale,

sovra l'ale

della speme

il mio cor giunger non teme

alla sua felicità.

Per regnar non cesserò

di tentar ogni empietà.

 

Scena undicesima

Beleso. Nicea.

<- Beleso

 

BELESO

Nicea.  

NICEA

Beleso e così ben svenasti

colei che tu giurasti

sacrificar all'ira mia rispondi.

BELESO

Tentai mio ben, ma dir non so qual nume,

o pur qual forza ignota

sulla furia maggiore

mi frenò il braccio, e m'involò il vigore.

 

NICEA

Sei codardo io non ti voglio  

vanne pur lungi da me.

Mi mancasti tu di fé

a ragion teco mi doglio.

Sei codardo io non ti voglio

vanne pur lungi da me.

Nicea ->

 

BELESO

Così a torto o crudele  

la mia fé tu calpesti,

e sdegnosa detesti

l'amor mio, ch'è costante!

O felice quel cor che non è amante!

 

Eh che mi vien da ridere  

se credete ch'io m'innamori

s'anco avessi mille cori

non potrebbe un colpo infido

questo sen giammai trafiggere.

Eh che mi vien da ridere

se credete ch'io m'innamori.

 

 

Questo amor non fa per me  

io fo voto al dio d'amore

di fuggir donna incostante

siasi pur chi vuole amante

ch'ogni laccio io so recidere.

 

Scena dodicesima

Arbace. Beleso.

<- Arbace

 

ARBACE

O strano incontro.  

BELESO

Amico.

ARBACE

Amico eh! In questa guisa

opran gli amici!

BELESO

(Ohimè.) Che parli! È

d'amicizia alle leggi

teco mancai! Palesalo, nel petto

credi forse, ch'io chiuda alma nemica.

ARBACE

Prendi o Beleso, e quest'acciar te 'l dica

(restituisce a Beleso la sua daga)

BELESO

(Misero! Io son scoperto.) Arbace, amico

teco errai lo confesso.

Prendi, e per pena del mio error trafiggi,

svenami il sen con questo ferro istesso

per legge di Nicea

da cieco amor guidato

svenar tentai la tua diletta, è vero:

ma al primo colpo istupidito il braccio

perdé il vigor, e ravveduto il core

pianse pentito il temerario errore.

ARBACE

Beleso, amor tiranno

scusa in parte il tuo error; non per ciò lodo

il tuo cieco ardimento.

BELESO

Laverà le mie macchie il pentimento.

Ma vien colei, del cui feroce sdegno

io colpevole sono.

ARBACE

Va' non temer, t'impetrerò il perdono.

 

BELESO

Donna, all'oblio l'offesa  

d'un cor, che cieco errò,

ch'io dalle vene sangue

fedel in ogni impresa

sparger per te saprò.

Donna, all'oblio l'offesa

d'un cor, che cieco errò.

Beleso ->

 

Scena tredicesima

Armisia. Arbace.

<- Armisia

 

ARMISIA

Arbace.  

ARBACE

Anima mia per qual ragione

sì turbata, e anelante!

ARMISIA

Sol per trovarti io qua girai le piante.

ARBACE

Che fia!

ARMISIA

So che tu fosti

oggi a mensa regal dal re invitato

deh non v'andar, se la tua vita apprezzi

con mortifero tosco

so, ch'ei tenta involarti

l'alma dal seno.

ARBACE

Ah iniquo!

Prevenirò l'offese,

cadrà il fellone, e quella plebe istessa

ch'io già placai, sveglierò all'ire, all'armi.

 

Ben saprò vendicarmi:  

sotto il lampo di mia spada,

che i tiranni abbatter sa

fulminato,

lacerato

l'empio mostro caderà.

Cingerai bella quel serto,

ch'al tuo merto

la fortuna in ciel destina:

oggi Armisia sarà sposa, e reina.

Arbace ->

 

Scena quattordicesima

Armisia.

 

 

Or le voci d'Arbace intendo appieno,  

ei dell'Assiria il soglio

spera occupar, e avermi sposa in seno

stelle voi secondate i suoi disegni,

e faccia Amor, che l'idol mio qui regni.

 

Vuò in due lumi in due labbra in un volto  

cercar quel fanciullo, che vola disciolto

e se in quelli scoprirlo potrò

coi lacci del crine legarlo saprò.

Se nell'aria nel foco, e nell'onda

vo' cercar dove l'empio s'asconda

e se in quelli scoprir lo potrò

stringendolo al seno languir lo farò.

Armisia ->

 
 

Scena quindicesima

Salone con apparato di mensa reale.
Tersite. Dirce.

 Q 

<- Tersite, Dirce

 

TERSITE

(esce stupendosi dell'apparato reale)  

Bella star chista sala!

DIRCE

Che ti par!

TERSITE

Gran ricchezze

Sardanapalo aver.

DIRCE

Vedrai Tersite,

quanto la terra e il mar di buon dispensa

tutto in breve apparir su questa mensa.

TERSITE

Star qui sicuro!

DIRCE

E perché no!

TERSITE

Temer

che ti in collera andar,

DIRCE

Perché?

TERSITE

Mi ricordar

ch'a ti aver dito che tener sembianza

di gran ruffiana.

DIRCE

È ver tu lo dicesti

non per ciò m'offendesti

se in amor l'alme unisco

con maniere leggiadre

quest'arte io fo, che fece ancor mia madre.

TERSITE

Star brutto impiego.

DIRCE

Taci.

Non dir mai più così

che per entrar ad ogni grande in grazia,

questo il mezzo miglior, è d'oggi dì.

Ma il re qua giunge.

TERSITE

Addio: voler partir.

DIRCE

Perché?

TERSITE

Con lu venir

quei, che là nel giardin,

mi preso aver, e incatenato stretto:

nu voler più veder altro banchetto.

Tersite ->

 

Scena sedicesima

Sardanapalo che tiene Armisia, e Nicea per la mano. Dirce.

<- Sardanapalo, Armisia, Nicea

 

SARDANAPALO

Chi è di voi più fortunata,  

oggi avrà per sposo un re

chi schernisca dalla spene

non mi ottiene,

della sorte si dolga, e non di me.

Chi è di voi più fortunata,

oggi avrà per sposo un re.

 

ARMISIA

(Empio t'aborrirò fino alla morte.)  

NICEA

(Esser fabbra saprò della mia sorte.)

SARDANAPALO
(ad Armisia)

Arbace ancor non vien! Sì poco apprezza

il mio regio favor, la grazia mia?

ARMISIA

L'aspettarlo signor è una follia.

SARDANAPALO

S'imbandisca la mensa.

 
(qui gli eunuchi portano in tavola)

<- eunuchi

eunuchi ->

 

 

Dirce.  

DIRCE

Signor.

SARDANAPALO

Va' a prender l'urna

con piè veloce.

NICEA
(piano a Dirce)

Ed il veleno?

DIRCE

Eh lascia

di ciò a Dirce il pensiero.

(nel partire)

(Stolta sei ben se credi

ch'io racchiuda nel petto un cor sì fiero.)

Dirce ->

 

SARDANAPALO

(torna a prendere Nicea per la mano)  

Mie dive adorate

venite, e invocate

la sorte ciascuna,

che d'ambe sol una

contenta esser può.

ARMISIA E NICEA

Se vuol la fortuna

felice io sarò.

 

ARMISIA

Dio Cupido he mai sarà  

tante angosce al cor portai

tante volte sospirai

né potrò trovar pietà.

Sedete, o bella mensa e fuga intanto

dal seno il duol, e da begl'occhi il pianto.

 
(mentre il Re con Armisia, e Nicea sta assiso alla mensa, s'ode rimbombar d'intorno la reggia strepitoso suono guerriero di trombe)
 

Scena diciassettesima

Sardanapalo. Armisia. Nicea. Voce di popolo di dentro. Dirce che turbata ritorna alla presenza del Re.

 

SARDANAPALO

Ma qual di fiera tromba  

insolito fragor odo in quest'ora!

POPOLO

Sardanapalo mora.

SARDANAPALO

Quai voci ascolto! Ahimè!

 
(e Nicea sorge turbata dalla mensa insieme con Armisia)
 

<- Dirce

DIRCE

Fuggi salvati o re  

Arbace a te rubello

col fier Beleso unito

dal popolo seguito

movì a' tuoi danni il piè

fuggi salvati o re.

 

SARDANAPALO

Ah traditor fellone  

tu al mio scettro ribelle!

ARMISIA

Voi mi tradite o stelle!

Insieme

NICEA

Proteggetelo o stelle!

 

SARDANAPALO

Prevenuto, ha l'indegno

il mio pigro disegno:

ma nel regal mio petto,

non sortirà all'iniquo

l'insanguinar l'infame destra, amici

qui s'appresti una pira,

le mie gioie, i tesori

qua recate a momenti.

Su via di fiamme ardenti

sfavilli il rogo: io già con l'alma forte

mi preparo alla morte.

DIRCE

Sire, che fai!

SARDANAPALO

Lungi da me ti porta

femmina vil.

(le dà un calcio e la getta a terra)

DIRCE

Ohimè son mezza morta.

SARDANAPALO
(ad Armisia e a Nicea)

Belle vi lascio addio

sovra il cenere mio

lagrime almen spargete

né siate voi di tal pietade avare.

Venite in ombra ad adorarvi o care.

(qui si getta coraggiosamente tra le fiamme e s'abbrucia)

Sardanapalo ->

 

NICEA

Sfortunato monarca, a che tu arrivi!  

ARMISIA

Questo è il fin de' tiranni, e de' lascivi.

 

Scena ultima

Arbace seguìto dal Popolo, e Guerrieri assiri. Beleso. Armisia. Nicea, e poi Tersite.

<- Arbace, popolo, guerrieri, Beleso

 

ARBACE

Sardanapalo mora.  

ARMISIA

Eccolo estinto

in mezzo a queste fiamme.

BELESO

Amico hai vinto.

ARBACE

Spettacolo gradito.

ARMISIA
(a Beleso)

Come tu per amico

osi Arbace appellar!

ARBACE

Bella, pentito

dell'error suo.

NICEA

(Che intendo!)

ARBACE

Fido meco s'unì nell'alta impresa.

A Beleso, e a Nicea

deh condonar ti prego oggi ogni offesa.

ARMISIA

Facciasi quanto chiedi.

ARBACE

E tu Nicea

per pena del tuo errore,

stringi Beleso al sen.

NICEA

Dolce castigo

al mio cieco furore.

Scusa Armisia i miei falli:

ciò, ch'io tentai contro di te sì ardita

fu per regnar? ma alfin restai schernita.

DIRCE
(a Nicea)

Buon per me, ch'io cangiai

in sonnifero dolce il mio veleno.

Affé, ch'ero spedita,

s'il tuo strano liquor l'entrava in seno.

ARBACE

Porgi Armisia la destra.

ARMISIA

Eccola.

ARBACE

Ad onta

del mio fiero destin son pur tuo sposo.

ARMISIA

Giubila il cor idolo mio vezzoso.

ARBACE

Quel diadema real, ch'or la fortuna

mi porge al crin, a sorte tua s'ascriva.

 

<- Tersite

TERSITE

(esce qui con bandiere spiegate nelle mani)  

Viva Arbace. Viva viva.

ARBACE

Io colà nella Media a me dimora,

che già fida m'attende, e mi sospira

trasporterò l'alta potenza assira.

 

ARMISIA

Con la scorta del nume di Cnido  

un core, ch'è fido

sol giunge a goder

il suo dardo, e la sua face

reca alfin, e gioia e pace

che d'amor figlio è il piacer.

Con la scorta del nume di Gnido

un core, ch'è fido

sol giunge a goder.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Appartamenti d'Armisia corrispondenti nel giardino reale.

Sardanapalo, Armisia
 

Più non teme, già avvinto

Armisia e Sardanapalo
Io non ti credo ancor
Sardanapalo, Armisia
<- Dirce

Sire, signor? / Che arrechi!

Sardanapalo, Armisia, Dirce
<- Nicea

Signor ecco prostrata

Sardanapalo, Armisia, Dirce
Nicea ->

Armisia, Dirce
Sardanapalo ->

Armisia
Dirce ->

Speranze ingannatrici

Armisia
<- Tersite

Armisia, Armisia

Armisia
Tersite ->
Armisia
<- Arbace, Tersite

Or ch'io so, che lontano

Arbace, Tersite
Armisia ->

Più sdegno non tener

Arbace
Tersite ->
Arbace ->

Logge reali.

Dirce, Beleso
 
Dirce e Beleso
Consolati Beleso
Dirce
Beleso ->
Dirce
<- Sardanapalo, Nicea

Non tanto sdegno o cara

Dirce, Nicea
Sardanapalo ->

Nicea, che pensi! / Amica

Nicea
Dirce ->
Nicea
<- Beleso

Nicea / Beleso e così ben svenasti

Beleso
Nicea ->

Così a torto o crudele

Questo amor non fa per me

Beleso
<- Arbace

O strano incontro / Amico

Arbace
Beleso ->
Arbace
<- Armisia

Arbace / Anima mia per qual ragione

Armisia
Arbace ->

Or le voci d'Arbace intendo appieno

Armisia ->

Salone con apparato di mensa reale.

<- Tersite, Dirce

Bella star chista sala!

Dirce
Tersite ->
Dirce
<- Sardanapalo, Armisia, Nicea

Empio t'aborrirò fino alla morte

Dirce, Sardanapalo, Armisia, Nicea
<- eunuchi
Dirce, Sardanapalo, Armisia, Nicea
eunuchi ->

Dirce /Signor / Va' a prender l'urna

Sardanapalo, Armisia, Nicea
Dirce ->
Sardanapalo, Armisia e Nicea
Mie dive adorate

Dio Cupido he mai sarà

(s'ode rimbombar d'intorno la reggia strepitoso suono guerriero di trombe)

Ma qual di fiera tromba

Sardanapalo, Armisia, Nicea
<- Dirce

Ah traditor fellone

(Sardanapalo si getta tra le fiamme e s'abbrucia)

Armisia, Nicea, Dirce
Sardanapalo ->

Sfortunato monarca, a che tu arrivi!

Armisia, Nicea, Dirce
<- Arbace, popolo, guerrieri, Beleso

Sardanapalo mora / Eccolo estinto

Armisia, Nicea, Dirce, Arbace, popolo, guerrieri, Beleso
<- Tersite

Viva Arbace. Viva viva

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena ultima
Guardaroba regio. Palazzo d'Arbace in villa circondato da ameno boschetto. Appartamenti deliziosi di Nicea nella reggia con porta nel prospetto, ch'introduce nel bagno. Bagno reale. Piazza di Babilonia. Appartamenti d'Armisia corrispondenti nel giardino reale. Appartamenti d'Armisia corrispondenti nel giardino reale. Logge reali. Salone con apparato di mensa reale.
Atto primo Atto secondo

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