Atto primo

 

Scena prima

Guardaroba regio.
Sardanapalo, che tra un coro d'assire Donzelle ricama.

 Q 

Sardanapalo, donzelle assire

 

SARDANAPALO

Veggo Amor, che di me ride  

ma se Alcide

per un volto anco filò

ogni amante dir ben può

che tiranna è la beltà

per amor, che non si fa.

Ma già depongo e l'aureo velo, e l'ago

al regnator possente (gettando l'ago)

della vasta Babele

cessate omai, di tesser manti o belle.

Porpore assai più fine

di quelle che tessete

vaghe mie dèe, sui vostri labbri avete.

 

Su quegli ostri sì vivaci  

mille baci

io vi vuò dar.

Per bear

un'alma, e un cuore

non si prova

in amor piacer maggiore,

che baciato ribaciar.

Su quegli ostri sì vivaci

mille baci

io vi vuò dar.

 

donzelle assire ->

 

Scena seconda

Armisia, Sardanapalo, Dirce.

<- Armisia, Dirce

 

ARMISIA

Chi bacerai? Chi?  

SARDANAPALO

Armisia.

DIRCE

O che sagace.

ARMISIA

Mio re, come ad Armisia

pensar mai puoi, se tra lascivi arnesi

qui tra assire donzelle

or ti ritrovo all'amor mio rubelle!

SARDANAPALO

Io rubelle al tuo amor? Bella t'inganni

con queste io scherzo, e te davvero adoro.

DIRCE

È ver tu sola sei

la sua vita, il suo ben, il suo tesoro.

 

ARMISIA

Crudel sovvengati,  

che mi rapisti

il più bel fior,

ma ben raccordati,

che mi giurasti

costanza, e amor.

Crudel sovvengati,

che mi rapisti

il più bel fior.

 

DIRCE

Semplicetta è colei (teco non parlo)  

che perdendo l'onor pensa acquistarlo.

SARDANAPALO

Mia sposa oggi sarai

donami un bacio.

ARMISIA

O questo no.

DIRCE

Che fai?

Lascia baciarti.

ARMISIA

Il bacio, è spurio, e reo,

dove non è Imeneo.

SARDANAPALO

Oggi ti stringerò sposa al mio petto.

ARMISIA

Oggi mio re baciarti anch'io prometto.

 

Scena terza

Nicea, Sardanapalo, Armisia, Dirce.

<- Nicea

 

NICEA

Tu il mio nume baciar?  

ARMISIA

Questi tuo nume!

Che favelli impudica?

Tuo nume è il dio della magione oscura

parti, che l'idol mio

olocausto non vuol d'alma impura.

NICEA

Temeraria, che si...

ARMISIA

Chiudi quel labbro...

DIRCE

Amor di queste è fabbro...

NICEA

Tu leggi a me...

ARMISIA

Sì audace... sì...

DIRCE

Che gare!

SARDANAPALO

Acquetatevi o care.

NICEA

Mio sol deh volgi

a quest'anima esangue un guardo pio.

Insieme

ARMISIA

Mio re deh volgi

a questo cor che langue un guardo pio.

 

NICEA

Vita.

ARMISIA

Sposo.

NICEA E ARMISIA

Mio re, idolo mio.

SARDANAPALO

Belle quanto io v'adori

chiedetelo al mio cor ch'avvampa, ed arde.

Ambe v'accolgo, ed amo

ambe care mi siete, ambe vi bramo.

 

ARMISIA

Non è questa o re la fede  

che giurasti tu al mio amor

folle è ben colei, che crede

ai sospiri del tuo cor.

Non è questa o re la fede

che giurasti tu al mio amor.

Non è questo il dolce foco,

che mostrasti aver in sen

d'ogni bel ti prendi gioco

cangi affetti in un balen.

Non è questo il dolce foco,

che mostrasti aver in sen.

Armisia ->

 

Scena quarta

Sardanapalo, Nicea, Dirce.

 

SARDANAPALO

Nicea mio sol non ti turbar.  

DIRCE

Sta lieta.

Credimi ch'ei ti brama a tutte ore

e se Armisia ha sul labbro, ha te nel core.

SARDANAPALO
(piano a Dirce)

Dirce.

DIRCE

Signor.

SARDANAPALO

Tra l'ombre

della notte vicina

scorta Armisia a miei tetti.

DIRCE

Intesi.

SARDANAPALO

Io voglio

sulle piume del letto

l'ira placar, che la mia diva ha in petto.

(si volge a Nicea, e la vede col fazzoletto agli occhi qual finge di piangere)

Nicea tu piangi?

NICEA

Oh dio.

SARDANAPALO

Che ti affligge mio ben?

NICEA

Scorgo ben io,

che nel tuo petto o sire

manca l'amor, né quella viva fiamma

che già t'ardea più nel tuo cor s'aduna

pazienza così vuol la mi sfortuna.

SARDANAPALO

Bella non lacrimar: sana il dolore

altre hanno i baci, e tu possiedi il core.

 

Scherzerò con milla vaghe,  

ma te sola adorerò.

Cento strali, e cento piaghe

nel mio sen portar non so.

Scherzerò con milla vaghe,

ma te sola adorerò.

Sardanapalo ->

 

Scena quinta

Nicea, Dirce.

 

NICEA

Va': lusingami pur con l'arti mie  

superar ben saprò le tue bugie.

Ma tu mi svela.

DIRCE

E che?

NICEA

Ciò che in disparte

ti disse il re poc'anzi.

DIRCE

Ohimè!

NICEA

Favella.

DIRCE

Mi giurò che Nicea

gli aggradisse assai più d'ogni altra bella.

NICEA

Non è vero. Parla tosto.

DIRCE

M'impose

(ah le bugie non ponno star ascose).

NICEA

E che t'impose di'.

DIRCE

Ch'in questa notte

ai real gabinetti

io guidi Armisia.

NICEA

Intesi il tutto a pieno

questo è l'ardor ch'ei per me nutre in seno?

 

DIRCE

Dal volubile suo core  

dimmi tu che puoi sperar?

D'ogni bella s'innamora

e vorria poter ogn'ora

cento belle al dì cangiar.

Dirce ->

 

Scena sesta

Nicea.

 

 

Per arrivar di Babilonia al trono  

col re lascivo io fingo

dolci affetti amorosi, e al sen lo stringo.

Ma vittima al mio sdegno

cadrà colei che con audace orgoglio

tenta involami e le speranze, e il soglio.

 

Quante frodi insegna Amore  

tutte, tutte adoprerò,

ma se vincer non potrò

risvegliar ira, e furore

nel mio petto io ben saprò.

Quante frodi insegna Amore

tutte, tutte adoprerò.

Nicea ->

 
 

Scena settima

Palazzo d'Arbace in villa circondato da ameno boschetto.
Arbace.

 Q 

Arbace

 

Bei smeraldi, che di flora  

ricamate il grembo ameno,

ad un cor, che fida ancora

accrescete la speme in seno,

ma se fisso poi ve miro

è che il guardo in voi si perde

presagite, ond'io sospiro

la mia speme ridotta al verde.

 

 

Misero? Che più spero?  

Fatta è Armisia d'altrui. Deh omai t'arresta

e più non vaneggiar folle pensiero.

Misero? E che più spero?

Sardanapalo iniquo

le tue lascivie, o regnator indegno

trarran con giusto sdegno

il fulmine di Giove in sul tuo crine.

Per innalzarmi al trono

base un dì mi saran le tue rovine.

 

Scena ottava

Tersite. Arbace con asta alla mano.

<- Tersite

 

TERSITE

Signor, signor.  

ARBACE

Tersite.

TERSITE

Star tuto in pruntu, ognuno ti aspettar

per caccia cominciar.

ARBACE

Ah che invan col diletto

della caccia io procuro

quella fiamma temprar, che m'arde in petto.

 

TERSITE

Allegru ti star  

non tantu pensar

a questo tu amur

se prender pensier

si morto cader

per troppo dolur

tua piaga sanar.

Allegru ti star.

 

ARBACE

Ah mi sforza un bel volto a sospirar?

 

TERSITE

A caccia venir

così divertir

affanni del sen

chi Amure seguir

star sempre in sospir

né mai aver ben

ma sempre languir.

A caccia venir.

 

ARBACE

Ma chi è costui, che coi lumi affissi  

sopra un foglio e col pensier sospeso

ver noi se n' viene.

TERSITE

A me parer Beleso.

ARBACE

E desso sì d'amor tiranno anch'egli

tormentato è nel cor ben lo comprendo.

TERSITE

Sia maledetto Amur.

ARBACE

Parti, e m'arresta

l'arco, e gli stral, va' ch'io qui t'attendo.

TERSITE

Pruntu ubidir, mi qua tornar correndo.

Tersite ->

 

Scena nona

Beleso con un foglio piegato nella mani. Arbace.

<- Beleso

 

BELESO

Che dite o pensieri  

che mai risolvete

se a note melate

di donna incostante

così in un istante

voi fede prestate

di troppo leggeri

tacciati sarete.

Che dite o pensieri?

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ARBACE

Beleso amico.  

BELESO

Invito Arbace? O come

opportun qui ti trovo.

ARBACE

E perché mai

sì sospeso ti miro!

BELESO

Io mentre al bosco

alla caccia mi porto

per temprar teco unito il mio cordoglio

ricevo, o dio, della mia vaga un foglio.

ARBACE

Nicea ti scrive.

BELESO

Sì, deh senti amico.

(legge)

«Beleso idolo mio

alla reggia ritorna. Io più non amo

Sardanapalo infido

di stringer al mio sen te solo io bramo.»

ARBACE

Felice te che corrisposto almeno

qualche speme d'amor nutri nel seno.

Io da quel giorno in cui

del bel seno d'Armisia

colse il fior più pregiato il re lascivo

più non la vidi, ah dispietato io vivo.

 

BELESO

Non disperar, chissà  

che fida anco in amor

per te non serbi il cor

la vaga tua beltà.

Non disperar, chissà

che fida anco in amor

per te non serbi il cor

la vaga tua beltà.

 

ARBACE

Io più sperar non so

senza l'amato ben

non ho più speme in sen

se altrui me l'involò.

Io più sperar non so

senza l'amato ben.

 

Scena decima

Tersite con l'arco, e gli strali d'Arbace. Arbace. Beleso.

<- Tersite

 

TERSITE

Prestu prender signur con multe belle  

in abitu di ninfe

esser giuntu nel boscu

Sardanapala.

BELESO

Chi?

ARBACE

Il re lascivo?

TERSITE

Sì.

ARBACE

S'io non miro colei

per cui de' giorni miei

con incessanti sospir l'ore misuro

io di veder altra beltà non curo.

TERSITE

Sù venir a cacciar

così re commandar.

 

ARBACE

A caccia di cori  

Cupido anco va.

Da un crine egli prende

le reti, e le tende

vezzosa beltà.

A caccia di cori

Cupido anco va.

 

Arbace, Beleso ->

 

Scena undicesima

Tersite.

 

S'amur de cori  

a caccia andar

mio non pigliar

mi scherzar con donne tutte

belle e brutte

senza mai mi innamorar.

 

 

Ma veder un cinghial, che qua venir  

se poter uccidir.

 

Scena dodicesima

Armisia che esce in abito da cacciatrice.

<- Armisia

 

ARMISIA

Già sfida la tromba  

a guerra ogni belva

a suon di bellona

ogn'antro risuona,

ed eco rimbomba

in seno alla selva.

Già sfida la tromba

a guerra ogni belva.

 

TERSITE

Succursu ohimè fuggir  

se nu voler murir

 
(Armisia combatte col cinghiale)
 

ARMISIA

Con l'adunco tuo dente

scheggiami mil dardo pur belva feroce

non temo no.

TERSITE

Corraggiu

bella mi ti aiutar.

ARMISIA

Cedemi l'asta

io ben che donna ho tanto cor che basta.

(lascia il dardo fra i denti del cinghiale, e prende l'asta dalla mani di Tersite)

 

Scena tredicesima

Arbace. Armisia. Tersite.

<- Arbace

 

ARBACE

Che miro o ciel! Da questa destra arciera  

fulminata cadrà l'ispida fera.

(saetta con un dardo il cinghiale)

TERSITE

Ah, ah, star pur uccisu.

ARBACE

A te lo dono.

TERSITE

Mi in palagiu portar, e voler tostu

mezo alessu mangiar, e mezo arrostu.

(parte strascinando nel palazzo d'Arbace il cinghiale)

Tersite ->

 

Scena quattordicesima

Arbace. Armisia.

 

ARBACE

Armisia.  

ARMISIA

Arbace.

ARBACE

E qual propizia stella

qui ti conduce?

ARMISIA

Ai lumi del tiranno

io m'involai sol per trovarti o caro.

Quando? Io nel raggirarmi

per questa ombrosa selva,

d'improvviso incontrai l'orrida belva.

ARBACE

Ah bella, io ti conosco!

Più cruda sei di quante fere ha il bosco.

Ma perché piangi?

ARMISIA

In lacrime stillate

mando il cor a' tuoi piedi,

acciò per pena d'un sforzato errore,

conservo in rio tu mi calpesti il core.

ARBACE

Qual cor! Quel, che non hai!

ARMISIA

Perché a te lo donai.

ARBACE

Sardanapalo il gode.

ARMISIA

Ei non l'ebbe già mai,

sotto gl'insulti del tiran lascivo

caduta a forza, Giove,

che non lo fulminò dissi impotente

delle miserie mie

chiamai l'abisso autor, complice il fato:

e allor ch'il re spietato

quel bel fior mi rapì, ch'a te serbavo,

tramortita cadei, priva di senso.

ARBACE

Spada a ferir l'onor, solo, è il consenso

l'affetto a chi conservi?

ARMISIA

Ad Arbace, e tuo cuore?

ARBACE

Ad Armisia.

ARMISIA

Son lieta. Io fortunato

se da te son amato

begli occhi, labbri cari

lasciate, o dio, ch'in voi a bearmi impari.

(s'accosta per baciarla, lei lo respinge)

Ferma Arbace. Il cor, l'alma, e la fede

bastino a te dell'empio

Sardanapalo è il resto.

ARBACE

Ah mi schernisci.

ARMISIA

No mio ben già te 'l dissi a me conviene,

nell'assiro monarca esser consorte

o trofeo della morte

peggior mal che mai provò?

 

 

Te sol amo.  

ARMISIA E ARBACE

Te sol bramo

ma baciarsi non si può.

Peggior mal che mai provò?

 
(qui sopraggiunge Sardanapalo non osservato)
 

Scena quindicesima

Sardanapalo. Armisia. Arbace.

<- Sardanapalo

 

SARDANAPALO

Su baciate o cari  

non vi arrossite no

se volete ch'io parta io partirò.

 

ARMISIA

Sire.  

ARBACE

Mio re.

SARDANAPALO

Che dir saprete audaci?

ARBACE

Signor son innocente.

SARDANAPALO

Dirai tu che non l'ami?

ARBACE

Dirò. Che già l'amai: ma quando intesi,

che per te la scegliesti

lasciai l'amor, la riverenza presi.

SARDANAPALO

Quel sangue che spargesti

più volte a pro di mia regal corona

o reo, o innocente, a te la vita or dona

togliti all'ira mia.

ARBACE

Parto. (Ma il core

d'intorno a sì bel lume

volerà sempre a incenerir le piume.)

Arbace ->

 

Scena sedicesima

Sardanapalo. Armisia.

 

SARDANAPALO

Ma tu perché ritrosa  

ricusi a un re donar i baci tuoi

e ad Arbace ne dai quanti dar puoi?

ARMISIA

Scusami o sire equivoco il tuo guardo

nel seguir una fera io qua trascorsi;

altri da queste labbra

sol che Sardanapalo

dolci baci d'amor mai non avrà.

SARDANAPALO

Lascia dunque baciar la tua beltà.

ARMISIA

(lo respinge)

Ferma signor, fa' pria,

che risplendan festose

del promesso imeneo le regal faci,

e allora poi ti sazierò di baci.

 

SARDANAPALO

A tuo dispetto  

ti bacerò

allor ch'ascoso

nel mar ondoso

fia il dio del lume

tra molli piume

ti condurrò.

A tuo dispetto

ti bacerò.

 

ARMISIA

Bacio rapito

non dà piacer

labbro, ch'è avaro

non fu mai caro

quando la bocca

baci non scocca

pena è il goder.

Bacio rapito

non dà piacer.

Armisia, Sardanapalo ->

 
 

Scena diciassettesima

Appartamenti deliziosi di Nicea nella reggia con porta nel prospetto, ch'introduce nel bagno.
Dirce. Nicea.

 Q 

Dirce, Nicea

 

DIRCE

E perché non seguisti  

il re alla caccia? Di', bella Nicea.

NICEA

Ch'io con Armisia unita

mi conduca ai piacer? Ah non ho core

atto a soffrir rivalità in amore.

DIRCE

Affé hai ragion. Sei tu in amor prudente

s'ei t'offre il cor, fa' ch'il dia tutto, o niente.

NICEA

Odimi, allor che riede

in corte il re s'egli di me ti chiede

digli, che dentro il bagno

fra i tremoli cristalli

di chiara fonte il nudo seno immergo

s'egli tenta l'ingresso, e tu sagace

fingi d'opporti al suo voler, ma poi

mostra ceder forzata ai desiri suoi.

DIRCE

Nella scuola d'amor sei molto scaltra

tu ne sei più d'ogni altra.

NICEA

Vuò, ch'ignuda nel bagno

ei mi vagheggi, e de' miei guardi ai lampi

d'ardor lascivo anco tra l'acque avvampi.

Mira, ch'ei giunge.

Io partirò? Tu intanto

sappi accorta adempir i cenni miei.

DIRCE

Non dubitar. O quanto scaltra sei!

 

NICEA

Se basta a farsi amar  

d'astuzie armar la fronte,

avrò mill'arti pronte

per farlo innamorar.

Nicea ->

 

Scena diciottesima

Sardanapalo. Dirce.

<- Sardanapalo

 

SARDANAPALO

Donne belle mi piacete  

voglio tutte accarezzarvi

la beltà ch'in voi risplende

nel mio cor tal fiamma accende

che mi forza ad adorarvi.

Donne belle mi piacete

voglio tutte accarezzarvi.

 

DIRCE

Signor.  

SARDANAPALO

Che fa Nicea?

DIRCE

Nel bagno

scesa è ignuda a lavar le bianche membra

qual Diana novella

in un ciel di cristal sembra una stella.

 

Le sue poppe son due scogli  

flagellati da un mar di latte.

Bacia l'onda co' suoi gorgogli

del bel sen le nevi intatte.

Le sue poppe son due scogli

flagellati da un mar di latte.

 

SARDANAPALO

Basta non più, rimanti a dio.  

DIRCE

Deh ferma

dove corri o signor?

SARDANAPALO

Tanto il mio core

del tuo dir si compiacque

ch'a vagheggiar, vo' il mio bel sol tra l'acque.

DIRCE

No no scusami, o re, là entrar non puoi.

SARDANAPALO

Perché! Nicea m'impose

che delle poma, che nel sen lei porta,

qual drago io stia, qui a custodir la porta.

Osi, folle d'opporti

ad un regio voler?

DIRCE

(È nella rete.)

SARDANAPALO

Resta, ch'io parto.

DIRCE

Io cedo, o me infelice?

SARDANAPALO

Al monarca d'Assiria il tutto lice.

 

Scena diciannovesima

Beleso. Sardanapalo e Dirce.

<- Beleso

 

BELESO

Sire, signor.  

SARDANAPALO

Che chiedi?

BELESO

Ah corri.

SARDANAPALO

E dove?

BELESO

A raffrenar col tuo regal aspetto

il cieco ardir d'un popolar tumulto

che con sussurro indegno

par ch'orgoglioso aspiri

muoversi a' danni tuoi.

SARDANAPALO

(parte)

Va' che deliri.

BELESO

Così' sprezzi o signor il regno e 'l soglio

SARDANAPALO

(nell'entrar)

Trova Arbace. Ei reprima un tanto orgoglio.

Sardanapalo ->

 

Scena ventesima

Beleso. Dirce.

 

BELESO

Così parti, e non curi  

effeminato re l'alto periglio

che sovrasta al tuo crin? Ma dove o Dirce

si conduce il lascivo?

DIRCE

Entro del bagno

qual ape innamorata,

nel seno di Nicea

di sue bellezze al fiore

vola a raccor il dolce mel d'amore.

BELESO

L'ama dunque Nicea?

DIRCE

Se l'ama! Sappi

che d'Armisia gelosa

fa ognor sul suo sembiante

mille follie d'appassionata amante.

BELESO

E ciò fia ver?

DIRCE

Non mento.

BELESO

Oh dèi, che ascolto?

DIRCE

Che sì che di Nicea tu vivi acceso?

Confessalo signor.

BELESO

Ah troppo ho inteso!

 

DIRCE

Se posso a te giovar  

parla, ch'io lo farò

mi sento intenerir

quando veggo languir

alcun, ch'amor piagò.

Se posso a te giovar

parla, ch'io lo farò.

Dirce ->

 

Scena ventunesima

Beleso.

 

 

Incostante Nicea, donna mendace  

dimmi o cruda, son queste

le promesse, e la fede?

Quanto è folle colui, cha donna crede!

 

S'io spezzo i lacci un dì  

della mia servitù

se m'innamorerò più

ch'eterne pene

provi l'anima mia sempre in catene

s'un ciglio, ch'è seren

col vago suo splendor

mai più m'accende il cor,

che fiera Aletto

con le serpi del crin sferzi il mio petto.

Beleso ->

 

Scena ventiduesima

Dirce che ferma diverse Damigelle che fuggono dal bagno.

<- damigelle, Dirce

 

DIRCE

Dove fuggite stolte  

semplici non sapete,

che per un fragil fiore

che si dona ad un re sovente il frutto

s'acquista d'un tesoro

innocenza mendica io ti deploro.

 

Infin, che belle siete  

non disprezzate amor

che quando imbianca il crine

eh delle vostre brine

aborrirà il rigor.

Dirce ->

 
Qui le Damigelle uscite dal bagno formano il ballo.
 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Guardaroba regio.

Sardanapalo, donzelle assire
 

Veggo Amor, che di me ride

Sardanapalo
donzelle assire ->
Sardanapalo
<- Armisia, Dirce

Chi bacerai? Chi? / Armisia / O che sagace

Semplicetta è colei, teco non parlo

Sardanapalo, Armisia, Dirce
<- Nicea

Tu il mio nume baciar? / Questi tuo nume!

Sardanapalo, Dirce, Nicea
Armisia ->

Nicea mio sol non ti turbar / Sta lieta

Dirce, Nicea
Sardanapalo ->

Va': lusingami pur con l'arti mie

Nicea
Dirce ->

Per arrivar di Babilonia al trono

Nicea ->

Palazzo d'Arbace in villa circondato da ameno boschetto.

Arbace
 

Misero? Che più spero?

Arbace
<- Tersite

Signor, signor / Tersite

 

Ma chi è costui, che coi lumi affissi

Arbace
Tersite ->
Arbace
<- Beleso

Beleso amico / Invito Arbace? O come

Beleso e Arbace
Non disperar, chissà
Arbace, Beleso
<- Tersite

Prestu prender signur con multe belle

Tersite
Arbace, Beleso ->

Ma veder un cinghial, che qua venir

Tersite
<- Armisia

Succursu ohimè fuggir

Tersite, Armisia
<- Arbace

Che miro o ciel! Da questa destra arciera

Armisia, Arbace
Tersite ->

Armisia / Arbace / E qual propizia stella

Armisia e Arbace
Te sol amo
Armisia, Arbace
<- Sardanapalo

Sire / Mio re / Che dir saprete audaci?

Armisia, Sardanapalo
Arbace ->

Ma tu perché ritrosa

Sardanapalo e Armisia
A tuo dispetto
Armisia, Sardanapalo ->

Appartamenti deliziosi di Nicea nella reggia con porta nel prospetto, ch'introduce nel bagno.

Dirce, Nicea
 

E perché non seguisti

Dirce
Nicea ->
Dirce
<- Sardanapalo

Signor / Che fa Nicea? / Nel bagno

Basta non più rimanti a dio / Deh ferma

Dirce, Sardanapalo
<- Beleso

Sire, signor / Che chiedi? / Ah corri / E dove?

Dirce, Beleso
Sardanapalo ->

Così parti, e non curi

Beleso
Dirce ->

Incostante Nicea, donna mendace

Beleso ->
<- damigelle, Dirce

Dove fuggite stolte

damigelle
Dirce ->

(le damigelle uscite formano il ballo)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima
Guardaroba regio. Palazzo d'Arbace in villa circondato da ameno boschetto. Appartamenti deliziosi di Nicea nella reggia con porta nel prospetto, ch'introduce nel bagno. Bagno reale. Piazza di Babilonia. Appartamenti d'Armisia corrispondenti nel giardino reale. Appartamenti d'Armisia corrispondenti nel giardino reale. Logge reali. Salone con apparato di mensa reale.
Atto secondo Atto terzo

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