Atto secondo

 

Scena prima

Bagno reale.
Nicea spogliata, coperta d'una ricca romana qual finge sdegnosa di voler fuggire dal Re. Sardanapalo. Dirce.

 Q 

Nicea, Sardanapalo, Dirce

 

NICEA

Lascia o re.  

SARDANAPALO

Placa lo sdegno o bella.

(la prende per la romana trattenendola)

 

Non fuggir da chi t'adora  

tempra, o cara, il tuo rigor.

Quel tuo crin, che m'innamora

sempre più mi lega il cor.

Non fuggir da chi t'adora

tempra, o cara, il tuo rigor.

 

NICEA

Con questi finti vezzi  

vanne ad Armisia, e a lusingarle impara.

SARDANAPALO

M'è d'Armisia, Nicea molto più cara.

NICEA

Eh s'io cara a te fossi,

non daresti al mio cor gelose pene.

DIRCE

(Come sa finger bene.)

 

SARDANAPALO

Sin, ch'io vivo  

t'adorerò.

Le catene, che m'allacciano

le quadrella che m'impiagano,

sul tuo volto bacerò.

Sin, ch'io vivo

t'adorerò.

 

NICEA

Signor so, che tu scherzi ad altra diva  

ardi gl'incensi, e forse

a più degna beltà sacrata hai l'alma.

SARDANAPALO

No: tra le belle ha sol Nicea la palma.

Son tuo mio ben.

NICEA

Conoscerò, se il core

corrisponde alla lingua, allor, ch'asconde

il biondo auriga i raggi d'or fra l'onde

verrò a tuoi tetti, io sulle regie piume

questa notte desio

nel tuo seno posar, già che sei mio.

 
(qui esce Armisia)
 

Scena seconda

Armisia, Nicea, Sardanapalo, Dirce.

<- Armisia

 

ARMISIA

Tu nel sen del mio sposo è tanto ascolto.  

DIRCE

Sire.

SARDANAPALO

(rivolto ad Armisia)

Armisia.

(rivolto a Nicea)

Nicea.

DIRCE

Signor t'ha colto.

ARMISIA

Lascia quest'empia.

SARDANAPALO

O dèi!

(tentando di trarla seco)

NICEA

Vieni meco, o signor, se mio tu sei.

(tentando anch'ella di trarlo seco)

ARMISIA

Per una Frine indegna

tu lasciar mi vorresti.

SARDANAPALO

No cara.

NICEA

Ah ingrato!

Questo è l'amor!

ARMISIA

Dov'è la fede!

SARDANAPALO

O stelle

mi combattono il cor due troppo belle.

ARMISIA

Vieni o nume adorato, e attendi al regno;

in grembo a lusso indegno

non ti perder signor.

SARDANAPALO

Vengo.

NICEA

Ah no: ferma

o dell'anima mia dolce ristoro

se m'abbandoni io moro.

ARMISIA

Seguimi: non dar fede

a sue scaltre lusinghe, a un vezzo finto.

SARDANAPALO

Soffri in pace Nicea, ch'Armisia ha vinto.

 
(parte con Armisia per la mano)

Sardanapalo, Armisia ->

 

Scena terza

Nicea, Dirce.

 

NICEA

Vanne perfida, va' con strani modi  

tua sorte turberò, non vo', che godi.

DIRCE

A che tanto ti sdegni! A che t'affliggi!

Sei pur prudente, hai pur ingegno scaltro,

se il re ti sprezza, attendi o bella a un altro.

NICEA

Incostante in amor vuoi, ch'io mi renda?

 

DIRCE

Che costanza?  

Son chimere

star mai sempre in un parere.

Non v'è nel mondo

più bel mestiero,

che cangiar voglie, e variar pensiero.

Dirce ->

 

Scena quarta

Nicea.

 

 

Dal mio foglio avvisato  

può tardar poco a comparir Beleso,

se l'amorosa fiamma

nel petto suo ver me fedel conserva,

farò ben io, ch'alle mie brame ei serva.

 

Per regnar tutto farò  

ora placida, or severa

saprò fingermi in amor.

Ferirò sagace arciera

or col vezzo, or col rigor.

La rivale ucciderò.

Per regnar tutto farò

ora placida, or severa

saprò fingermi in amor.

 

Scena quinta

Beleso. Nicea.

<- Beleso

 

BELESO

Nicea.  

NICEA

Beleso (a tempo giunge).

M'ami o Beleso!

BELESO

E ciò mi chiedi?

NICEA

All'opre

conoscerò dell'alma tua gli affetti.

BELESO

Imponi pur, e ne vedrai gli effetti.

NICEA

Odi se pria, ch'in cielo

apra l'uscio del dì la nuova aurora,

farai ch'Armisia mora.

Giuro, tra queste braccia

renderti o mio bel sol contento a pieno:

anco ad onta del re m'avrai nel seno.

BELESO

(confuso e sospeso)

Ch'Armisia mora!

NICEA

Sì.

BELESO

Oh dio! Che brami!

NICEA

Ciò ricusi indefel! No, che non m'ami.

BELESO

Ferma: non ti sdegnar: senti mia dèa.

(finge d'involarsi agl'occhi suoi sdegnosa)

Cadrà Armisia trafitta,

pur, ch'io goda Nicea.

 

NICEA

Prometto a te il mio amore.  

S'estinta ella cadrà,

quest'alma, e questo core

fedel t'adorerà.

Su quelle tue pupille

ond'io avvampando vo,

i baci a mille, a mille

mio ben imprimerò.

Nicea ->

 

Scena sesta

Beleso.

 

 

Misero, che promisi!  

Io trafigger Armisia!

L'adorata da un re, la dèa d'Arbace!

Eh cedan pure

i rispetti, e il timor ardir sta meco:

svenerò Armisia, e vinca Amor, ch'è cieco.

 

È troppo vezzoso  

quel volto amoroso,

ch'il cor mi ferì!

S'avrò alcuna colpa,

dirò in mia discolpa,

ch'Amor vuol così!

È troppo vezzoso

quel volto amoroso,

ch'il cor mi ferì!

A un crine, che biondo

catena è del mondo,

resista chi può.

Se il nume d'ardori

tiranno è dei cori

scusar mi saprò.

A un crine, che biondo

catena è del mondo,

resista chi può.

Beleso ->

 
 

Scena settima

Piazza di Babilonia.
Arbace circondato da schiera di numerosi Guerrieri. Tersite, che tiene prigionieri tra catene alcuni Capi sediziosi della plebe. Sardanapalo assiso con Armisia coronata di rose sopra un carro dorato tirato da stuolo di Femmine lascive. Coro di Amori sopra un arco trionfale, che al passaggio di Sardanapalo con Armisia le spargono molti fiori nel seno, poi volano altrove per l'aria.

 Q 

Arbace, guerrieri, Tersite, prigionieri

<- femmine, Sardanapalo, Armisia, amori

amori ->

 

ARBACE

Stelle! Numi, che scorgo! O pompe indegne  

d'un assiro monarca!

TERSITE

In ogni parta

voler Sardanapala

esser campion d'amur più, che di Marta.

 

SARDANAPALO

Occhi belli, occhi adorati  

non mi fate più languir,

vaghi lumi idolatrati

serenatevi al mio gioir.

Occhi belli, occhi adorati

non mi fate più languir.

 

ARMISIA

Gioie care gioie ridenti

consolate questo cor

date bando a miei tormenti

e risplenda sereno Amor.

Gioie care gioie ridenti

consolate questo cor.

 

SARDANAPALO

Di rose coronata  

per la Venere mia ciascun t'ammira,

e ognun devoto adora

quella bellezza onde il mio cor sospira.

 

ARMISIA

O quando mai verrà  

quel sospirato dì?

SARDANAPALO

Presto alla tua beltà

risplenderà, sì, sì.

ARMISIA

Lieta allora sarò.

ARBACE

(Lasso allor io morirò.)

 

SARDANAPALO

Arbace.  

ARMISIA

Alto signor.

SARDANAPALO

(giunto col carro presso Arbace)

Alla tua spada

molto tenuto io sono,

m'è il tuo valor, e feudo, e base al trono.

ARBACE

Il ciel che ti protegge

per impiegar l'umanità a servirti,

dà sconosciuta forza agl'altrui spirti.

TERSITE

Signur incatenati

star qui rubelli, e non poter fuggir.

Sù fai tutti morir.

ARBACE

Un'effimera sol di fellonia,

che termina in poch'ore,

un'eclisse di fede

fu di costoro il temerario errore:

perdonali signore.

SARDANAPALO

No, no cadan svenati, e la lor morte

serva agl'altri d'esempio.

TERSITE

Or, se voler,

signor, senza tardar

mi il capo a tutti ad uno ad un troncar.

SARDANAPALO

Muoiano sì.

 
(qui Tersite snuda la sabla per volerli uccidere, ma Armisia lo trattiene)
 

ARMISIA

Ferma o Tersite, sire

tempra nel nobil cor voglie sì crude

la pietade in chi regna è gran virtude.

SARDANAPALO

Vivi li brami?

ARMISIA

Umile il cor ti prega.

SARDANAPALO

Per compiacerti o cara

rubo alla fantasia l'ingiuriose

fantasme, e in preda a cieco oblio le dono;

vivan lieti mio ben, ch'io li perdono!

ARMISIA
(a Tersite)

Sciogli ai miseri tosto il ferreo laccio.

TERSITE

Lodato il ciel! Star fuor d'un grande impaccio.

guerrieri, prigionieri ->

 

Scena ottava

Dirce, Sardanapalo, Armisia, Arbace, Tersite.

<- Dirce

 

DIRCE

Sire, soccorso aita  

Nicea more

per amore

per te sol perde la vita

vieni corri signor, prestali aita.

 

SARDANAPALO

Muor Nicea!  

DIRCE

Sì.

SARDANAPALO

Che narri?

ARMISIA

Ah veglia accorta.

DIRCE

E se troppo ritardi

pigro a partir la troverai tu morta

nel giardin real stesa fra l'erbe

par, che l'alma dal sen languida esali

esagerando le sue doglie acerbe.

SARDANAPALO

Arbace serverai

ad Armisia di scorta entro la reggia.

ARBACE

(O sorte.) Obbedirò.

SARDANAPALO

Tu bella intanto

s'io qui ti lascio, il mio partir condona,

che s'io volo a Nicea

è pietà, non amor, ch'il piè mi sprona.

DIRCE

Sire affretta il partir.

(or monta sul carro)

ARMISIA

Empia mezzana.

TERSITE
(a Dirce)

Ti sembianza tener di gran ruffiana.

DIRCE

Da che nacqui ebbi ognor tal aria addosso

l'arte mia è di gioir a ognun, che posso.

Sardanapalo, Dirce, femmine ->

 

Scena nona

Armisia. Arbace. Tersite.

 

ARMISIA

Arbace.  

ARBACE

Armisia, or vedi

a chi doni gli affetti, a chi consacri

la fedeltà del core.

ARMISIA

A un infido, a un lascivo, a un traditore.

ARBACE

Ma se tanto l'aborri, e perché il segui!

ARMISIA

Perché m'obbliga a ciò legge d'onore.

TERSITE

Signor ti non aver sorte in amore.

 

ARBACE

Sebben nacqui sfortunato  

bella mia ti voglio amar

più ch'io son da te sprezzato,

più mi sento il cor piagar.

Sebben nacqui sfortunato

bella mia ti voglio amar.

 

ARMISIA

Se nascesti sfortunato

del tuo mal non ti lagnar

sei tu l'idolo adorato

benché l'empio io deggio amar.

Se nascesti sfortunato

del tuo mal non ti lagnar.

Arbace, Armisia ->

 

Scena decima

Tersite.

 

 

Sfortunato signor.  

Mi a tue doglie doler:

ma se ti non aver

con femine fortuna

esser follia voler amarne alcuna.

 

Star la donna capricciusa  

nel seguir orme d'amur:

non ferir a ognuna il cor

occhio arcier, guancia di rosa.

Star la donna capricciusa

nel seguir orme d'amur.

Mille umori stravaganti

aver sempre nel cervel,

brutto viso e naso bel

spesso far piaga amorosa.

Star la donna capricciusa

nel seguir orme d'amur.

Tersite ->

 
 

Scena undicesima

Appartamenti d'Armisia corrispondenti nel giardino reale.
Nicea.

 Q 

Nicea

 

NICEA

Empia rival tu non andrai altera  

di mie cadute no folle, che sei

con mille vezzi miei

abbatterò le tue speranze e voglio

sulle ruine tue portarmi al soglio.

Voglio vincerla s'io credessi

di spirar l'alma dal sen

con inganni, e vezzi spessi

turberò alla rival il tuo seren.

Voglio vincerla s'io credessi

di spirar l'alma dal sen.

 

 

Ma giunge il re tra l'erbe  

(conforme concertai con Dirce astuta)

io qui dal duol mi fingerò svenuta.

(s'adatta tra l'erbe aspettando il Re)

 

Scena dodicesima

Dirce. Sardanapalo. Nicea, che si finge tra l'erbe svenuta.

<- Dirce, Sardanapalo

 

DIRCE

Eccola.  

SARDANAPALO

Ohimè, che scorgo!

Forse spirò?

DIRCE

(fingendo toccar il petto a Nicea)

Non palpitante ha il core.

SARDANAPALO

(appressatosi a Nicea)

Nicea, mio ben, mia ardore.

DIRCE

Vedi se t'ama.

SARDANAPALO

Anima mia, mia speme.

 
(qui Nicea finge a poco a poco tornar in sé stessa dallo svenimento)
 

DIRCE

Consolati signor: ella rinviene.

NICEA

(fingendo languida la voce)

Ancor vivo? Ancor spiro!

SARDANAPALO

Mio bel sol? Mio respiro?

NICEA

Sei tu mio re?

SARDANAPALO

Sì gioia mia gradita.

NICEA

Erri o signor; riserba

titoli sì amorosi

alla tua Armisia.

SARDANAPALO

Oh dio taci mia vita.

Seco trasse il mio piè, ma non quest'alma,

a tuoi spirti turbati

render saprò dolce amor mio la calma.

NICEA

Creder ti deggio!

SARDANAPALO

E perché no?

DIRCE

(sorgendo in piedi)

(Che accorta.)

NICEA

Se m'inganni, son morta.

 

SARDANAPALO

(prende Nicea per la mano)  

Non sa finger questo cor

vieni o bella in questo sen,

e tu avrai dolce mio ben

mille prove del mio amor.

Non sa finger questo cor

vieni o bella in questo sen.

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NICEA

Pien di giubilo il cor sarà

darò bando a' miei sospiri.

Se degl'aspri miei martiri

tu ti muovi un dì a pietà.

Pien di giubilo il cor sarà

darò bando a' miei sospiri.

Sardanapalo, Nicea ->

 

Scena tredicesima

Dirce.

 

 

Nell'amorosa scola  

quanto scaltra è costei! Donne imparate.

Sol fole! Sa gioire,

chi sagace in amor sa più mentire.

 

Oggidì così va  

chi ha più lusinghe, e frodi

i cori in mille modi

imprigionando va.

Oggidì così va

chi ha più lusinghe, e frodi.

Val più in amor un vezzo

ch'un raggio di beltà.

Oggidì così va.

Dirce ->

 
(qui comincia l'aria ad oscurarsi, e farsi notte)
 

Scena quattordicesima

Notte.
Beleso.

<- Beleso

 

 

Sorge la notte, e sotto il vel dell'ombre  

io qui d'intorno attendo

Armisia al varco, a così fier delitto.

Par, ch'il sangue si geli, e il cor mi manchi:

ma che vaneggio o stolto!

Se crudel non mi rendo,

non bacerò quel volto,

dove amor con le grazie ha dolce nido;

fugga il timor, e vinca pur Cupido.

 

Per goder l'amata Venere  

novo Marte io diverrò

la rivale ucciderò

e il mio foco entro quel cenere

sempre vivo io nutrirò.

 

 

Ma ohimè, gente qua vien con face accesa  

tra queste folte piante

cauto mi celerò, pronto all'impresa.

 

Scena quindicesima

Arbace. Armisia. Tersite con torcia accesa nelle sue mani.

<- Arbace, Armisia, Tersite

 

ARBACE

Con quel lume o Tersite  

allontanati.

TERSITE

Intendo

voler solo all'oscuro

con Armisia restar.

ARBACE

Parti ti dico.

TERSITE

Mi andar lontan non voler altro intrico.

Tersite ->

 

ARMISIA

Perché il lume allontani?  

ARBACE

Io già t'ho scorta

bella alla reggia, ed è follia tra l'ombre

portar accesa face

dove risplende il guardo tuo vivace.

ARMISIA

T'intendo sì; ma invano

tenti la mia costanza. Arbace addio.

ARBACE

Dove fuggi o mio cor.

(trattenendola)

ARMISIA

Vado a miei tetti.

ARBACE

Arresta il piè.

ARMISIA

Che vuoi?

ARBACE

Donami un solo almen de baci tuoi.

 

ARMISIA

Ch'io ti baci? O questo no  

mi son cari i tuoi favori

con sinceri, e onesti amori

le tue grazie premierò.

Ma baciarti? O questo no.

 

ARBACE

Tu d'amarmi ti vanti?  

ARMISIA

Sì.

ARBACE

Spietata

mi schernisci.

ARMISIA

No.

ARBACE

Menti,

dalle tue rigidezze io me n'avvedo.

ARMISIA

T'amo quanto me stessa.

ARBACE

Io non ti credo.

 

Non mi dir mai più d'amarmi  

ch'io non so più darti fé.

Non dovresti tu al mio duolo,

mentre io chiedo un bacio solo

denegar questa mercé.

Non mi dir mai più d'amarmi

ch'io non so più darti fé.

(parte sdegnoso)

Arbace ->

 

ARMISIA

Ferma, senti.

 

Scena sedicesima

Beleso con stilo nudo alla mano. Armisia.

 

BELESO

Or è il tempo.  

(s'avventa contro Armisia per ferirla)

Mori!

ARMISIA

Crudo che tenti,

lascia codesto acciar empio inumano.

 
(Armisia stimandolo Arbace gli leva coraggiosamente lo stilo di mano restando leggermente ferita in un braccio)

BELESO

(Ah, ch'io perdo il vigor, trema la mano

a un tanto eccesso?)

ARMISIA

Olà gente soccorso.

 
(alle voci di Armisia si vede uscir dal giardino Sardanapalo dalle stanze, ov'era andato con Nicea, qual viene accompagnato da due paggi con torci accesi, o da alquanti soldati della guardia reale)
 

Scena diciassettesima

Sardanapalo. Beleso ascoso dietro una pianta. Armisia. Due Paggi con torci accesi. Soldati della guardia reale.

<- Sardanapalo, due paggi, soldati

 

BELESO

Questa è Armisia alla voce.  

(vedendo a comparir il Re)

Qui il re m'involo agl'occhi suoi veloce.

(fugge inosservato)

Beleso ->

 

ARMISIA

(Perfido Arbace, a chi ti diede il core  

tenti il seno svenar! Ah ben tu sei

d'ogni pietade ignudo!

Ma pur amor m'impone

ch'io taccia, e copra, il tuo misfatto, o crudo.)

SARDANAPALO

(accostatosi ad Armisia e vedendola ferita)

Che miro oh dio? Ferita Armisia!

ARMISIA
(confusa)

(O cieli.

Che mai dirò!)

SARDANAPALO

Su presti

seguite il reo, l'empio fellon s'arresti.

 
(qui partono alquanti soldati della guardia e Sardanapalo si rivolge ad Armisia)

soldati, due paggi ->

 

SARDANAPALO

Qual Diomede inumano  

a Venere sì bella

trafisse il braccio, e insanguinò la mano?

ARMISIA

Signor ecco la rea

carnefice a me stessa,

io sol da te delusa

per Nicea abbandonata,

afflitta, e disperata

qui uccidermi tentai ma dove il core

mancò alla man, supplisca il tuo rigore.

SARDANAPALO

Che facesti o mio nume!

S'io là sulle tue piume

Nicea guidai.

ARMISIA

(Che ascolto.)

SARDANAPALO

Fu pietà, lo confesso,

che quest'anima indusse

a ristorarle il cor dal duolo oppresso.

ARMISIA

(Intesi), e vieni poi

qua a lusingarmi o re co' vezzi tuoi.

SARDANAPALO

In grembo a dolce oblio

sepolta or la lasciai,

e alle tue voci o cara,

rapido a te volai.

ARMISIA

Pensi schernirmi ancor!

SARDANAPALO

No: mia pupilla,

ti giuro, e ti prometto

ribellarmi al suo affetto.

Sarò ai sospiri suoi del mar più sordo,

d'Armisia son, già di Nicea mi scordo,

qual farfalla m'aggiro a tuoi splendori.

ARMISIA

Ed io creder dovrò, che tu m'adori?

 

SARDANAPALO

S'io t'adoro, Amor lo sa  

qual bambin, cha poco a poco

de tuoi lumi al dolce foco

distemprando il cor mi va.

 

ARMISIA

Se tu m'ami, io lo saprò

quell'ardor che vanti in seno

dal tuo core in un baleno

a sparir io non vedrò.

Sardanapalo, Armisia ->

 

Scena diciottesima

Tersite arrestato da alquanti Soldati della guardia reale.

<- Tersite, soldati

 

TERSITE

Nu voler fastidi no  

solo bachu mi adorar

che così mi star in ton

e tabacu mi fumar

de brasila del più bon.

Mi saver che in far così

sempre allegro il cor avrò.

Mi d'Arbace servo star,

libertade a mi donar;

ch'armi adosso non aver,

sol tener

pippa e tabacco;

se voler

questa mi dar:

libertade a mi donar.

 
(qui li soldati tolta a Tersite la pipa del tabacco lo lasciano in libertade)
 

 

Or che libero star voler fuggir:  

mai più di notte in corte mi venir.

Tersite ->

 
Qui i Soldati accendendo ad una loro lanterna la pipa del tabacco danzando ad uno ad uno la prendono col prestarsi vicendevolmente la medesima pipa.
 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Bagno reale.

Nicea, Sardanapalo, Dirce
 

Lascia o re / Placa lo sdegno o bella

Con questi finti vezzi

Sardanapalo
Sin, ch'io vivo

Signor so, che tu scherzi ad altra diva

Nicea, Sardanapalo, Dirce
<- Armisia

Tu nel sen del mio sposo è tanto ascolto

Nicea, Dirce
Sardanapalo, Armisia ->

Vanne perfida, va' con strani modi

Nicea
Dirce ->

Dal mio foglio avvisato

Nicea
<- Beleso

Nicea / Beleso

Beleso
Nicea ->

Misero, che promisi!

Beleso ->

Piazza di Babilonia.

Arbace, guerrieri, Tersite, prigionieri
 

(Sardanapalo con Armisia coronata di rose sopra un carro dorato tirato da stuolo di femmine lascive; coro di amori sopra un arco trionfale, che al passaggio di Sardanapalo con Armisia le spargono molti fiori nel seno, poi volano altrove per l'aria)

Arbace, guerrieri, Tersite, prigionieri
<- femmine, Sardanapalo, Armisia, amori
Arbace, guerrieri, Tersite, prigionieri, femmine, Sardanapalo, Armisia
amori ->

Stelle! Numi, che scorgo! O pompe indegne

Sardanapalo e Armisia
Occhi belli, occhi adorati

Di rose coronata

Armisia e Sardanapalo
O quando mai verrà

Arbace / Alto signor / Alla tua spada

Arbace, Tersite, femmine, Sardanapalo, Armisia
guerrieri, prigionieri ->
Arbace, Tersite, femmine, Sardanapalo, Armisia
<- Dirce

Muor Nicea! / Sì / Che narri?

Arbace, Tersite, Armisia
Sardanapalo, Dirce, femmine ->

Arbace / Armisia, or vedi

Arbace e Armisia
Sebben nacqui sfortunato
Tersite
Arbace, Armisia ->

Sfortunato signor

Tersite ->

Appartamenti d'Armisia corrispondenti nel giardino reale.

Nicea
 

Ma giunge il re tra l'erbe

Nicea
<- Dirce, Sardanapalo

Eccola / Ohimè, che scorgo!

Sardanapalo e Nicea
Non sa finger questo cor
Dirce
Sardanapalo, Nicea ->

Nell'amorosa scola

Dirce ->

(qui comincia l'aria ad oscurarsi, e farsi notte)

<- Beleso

Sorge la notte, e sotto il vel dell'ombre

Ma ohimè, gente qua vien con face accesa

Beleso
<- Arbace, Armisia, Tersite

Con quel lume o Tersite

Beleso, Arbace, Armisia
Tersite ->

Perché il lume allontani?

Tu d'amarmi ti vanti? / Sì / Spietata

Beleso, Armisia
Arbace ->

Or è il tempo

Beleso, Armisia
<- Sardanapalo, due paggi, soldati

Questa è Armisia alla voce

Armisia, Sardanapalo, due paggi, soldati
Beleso ->

Perfido Arbace, a chi ti diede il core

Armisia, Sardanapalo
soldati, due paggi ->

Qual Diomede inumano

Sardanapalo e Armisia
S'io t'adoro, Amor lo sa
Sardanapalo, Armisia ->
<- Tersite, soldati

Or che libero star voler fuggir

soldati
Tersite ->

(qui i soldati accendendo ad una loro lanterna la pipa del tabacco danzando ad uno ad uno la prendono col prestarsi vicendevolmente la medesima pipa)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima
Guardaroba regio. Palazzo d'Arbace in villa circondato da ameno boschetto. Appartamenti deliziosi di Nicea nella reggia con porta nel prospetto, ch'introduce nel bagno. Bagno reale. Piazza di Babilonia. Appartamenti d'Armisia corrispondenti nel giardino reale. Appartamenti d'Armisia corrispondenti nel giardino reale. Logge reali. Salone con apparato di mensa reale.
Atto primo Atto terzo

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