Atto terzo

 

Scena prima

Stanze reali.
Agrippina in abito di pellegrina. Plancina. Eudemo.

 Q 

Agrippina, Plancina, Eudemo

 

AGRIPPINA

Vendetta, e amore,  

de l'alma tiranni,

inducono il core

a tesser inganni.

Tu cieco, bendato

facilita i modi,

al fine bramato

seconda le frodi.

 

PLANCINA

Nisa, vuoi ch'io ti chiami  

principessa di Cipro?

AGRIPPINA

Sì che Roma

più non mi vide.

PLANCINA

No: ma s'io mi scordo,

o del nome, o del loco

sarà finito il gioco.

AGRIPPINA

Vedi pur che non erri.

PLANCINA

E s'Agrippina

dicessi alcuna volta

riditi pur di me; di' ch'io son stolta.

AGRIPPINA

Parla poco.

PLANCINA

A fé questa è risoluta,

fingerò d'esser muta.

EUDEMO

Queste appunto signora

son di Livia le stanze; ella se 'n viene.

AGRIPPINA

Ch'io son Nisa dicesti.

EUDEMO

Sì sì, nulla temer, tutto va bene.

 

Scena seconda

Livia. Agrippina. Eudemo. Plancina.

<- Livia

 

LIVIA

Principessa t'inchino. E qual già mai  

fortunata mia sorte

queste grazie mi porge?

AGRIPPINA

Livia il tuo fato illustre

a ogni merto ti scorge.

Io da le patrie mura

al tempio eccelso del guerriero dio

supplice peregrina

per mio voto m'invio.

Promisi a gl'alti numi

di procurar la libertà bramata

di qualunque trovassi

ove farò passaggio

viver prigion per non indegna causa.

Tale mi fu supposto un tuo germano,

vuò cercar se m'avviene

di sottrarlo a i legami, a le catene.

PLANCINA

O come finge bene!

LIVIA

Principessa ti scorge il giusto cielo

ad opra sì cortese.

Un suo nobile amor prigion lo rese!

AGRIPPINA

Tutto esposto mi fu.

LIVIA

Ma vien appunto

con Seiano Tiberio.

AGRIPPINA

Quest'è Seiano?

LIVIA

Sì.

PLANCINA

Bizzarro incontro.

AGRIPPINA

(Mi s'accendono l'ire.)

EUDEMO

Stiamo pure ad udire.

 

Scena terza

Tiberio. Seiano. Agrippina. Livia. Eudemo. Plancina.

<- Tiberio, Seiano

 

TIBERIO

Chi è costei?  

SEIANO

Com'è vaga!

Scesa par da le sfere.

AGRIPPINA

Invitto Augusto,

Nisa di Cipro umile a te s'inchina.

TIBERIO

Eccelsa peregrina,

principessa sublime,

ove così t'invii?

AGRIPPINA

Per certo voto

al tempio di Gradivo.

TIBERIO

Sia felice l'arrivo; e il Tebro esulti

del suo metto arricchito.

SEIANO

(Da quei rai son ferito.)

AGRIPPINA

Dei prigion non vili,

né rei di colpe indegne,

ch'ove m'invio ritrovo,

chieder la libertà promisi a' numi;

il germano di Livia

perciò supplico in dono.

E s'è troppo il desio,

scusa la qualità del voto mio.

SEIANO

Strana richiesta!

TIBERIO

Nulla a te si neghi.

Libero sia.

AGRIPPINA

Ne l'alma

con memoria fedele

registrerò i favori.

SEIANO

(Fatt'è il mio seno un Mongibel d'ardori.)

LIVIA

A ringraziarti non ho cor che basti.

AGRIPPINA

Andrò signor con Livia.

TIBERIO

A tuo piacere

vanne, e la regia mia

co' tuoi soggiorni onora.

SEIANO

(O come di repente il cor l'adora!)

AGRIPPINA

Non è questi Seiano?

SEIANO

E sia felice,

s'a te servir gli lice.

AGRIPPINA

M'è caro di vederti.

SEIANO

Vedi un adorator de' tuoi gran merti.

AGRIPPINA

Io ti devo, Seiano,

oblighi, che non sai.

(Egli ad amarmi a fé comincia omai.)

Agrippina, Livia, Eudemo, Plancina ->

 

Scena quarta

Seiano. Tiberio.

 

SEIANO

(E quai Nisa mi deve  

oblighi ignoti?) Se per te signore

de l'intere province

fui pronto a espormi a gli odi,

a non curar fortune,

a tributar il sangue, a dar la vita,

or ti chieggo mercé. Le nozze mie

fa' procurar con Nisa:

l'alma mi fu divisa

dal sen co' lampi di que' lumi ond'ardo,

e a far l'ufficio d'alma entrò uno sguardo.

TIBERIO

Poco chiedi Seiano:

tutto oprerò per compiacerti, e credi,

che de l'anima mia,

se divisibil fatta

l'avessero gli dèi,

la metà volentieri a te darei.

 

Scena quinta

Germanico. Tiberio. Seiano.

<- Germanico

 

GERMANICO

Signor grazie ti rendo,  

che libertà mi dai;

ogn'or fido m'avesti, e ogn'or m'avrai.

TIBERIO

A Nisa il tutto devi.

GERMANICO

A chi?

TIBERIO

Di Cipro

a l'alta principessa.

GERMANICO

Come?

TIBERIO

Sol essa in libertà ti torna,

e, già, ch'ella soggiorna

con Livia tua, per emendar l'errore

in cui cadesti già, proponi a lei

di Seian gl'imenei.

Opra con lealtà: digli ch'ei l'ama,

ch'il senato gl'applaude,

Tiberio li desìa, Roma li acclama.

GERMANICO

Ubbidirò a' tuoi cenni.

TIBERIO

Vanne, e se trovi in lei fulgide faci

a i rai chiudi le luci, e ti rammenta

che se farfalla fugge

da gl'incendi del lume,

un'altra volta poi s'arde le piume.

SEIANO

Tiberio sei de le mie gioie il nume.

Tiberio, Seiano ->

 

Scena sesta

Germanico.

 

 

Dunque, io misero deggio  

altrui condir le mense, e star digiuno?

Tanto cielo importuno

contro me d'ira freme?

Perdo, perdo Agrippina, e 'l cor insieme.

 

Ove sete  

furie cerberi,

deh correte,

laceratemi,

che a chi vive

in pena infinita

è pietà singolar toglier la vita.

Deh troncate

del mio vivere

parche irate

l'ore misere,

ch'a chi langue

in pena infinita

è pietà singolar toglier la vita.

 

Scena settima

Agrippina. Germanico. Plancina.

<- Agrippina, Plancina

 

AGRIPPINA

Cessate sospiri  

fermatevi un poco

a la speme che se n' viene

le mie pene

danno loco;

si ritirano i martiri,

fermatevi un poco,

cessate sospiri.

GERMANICO

(Germanico che miri?)

AGRIPPINA

Tormenti partite

lasciatemi in pace;

per uscir da' suoi affanni

usa inganni

cor sagace,

e risana le ferite.

Lasciatemi in pace,

tormenti partite.

GERMANICO

(Occhi no, non mentite.)

 

GERMANICO

(Sì sì ch'è dessa.) E come  

Agrippina tu in Roma? In queste spoglie?

AGRIPPINA

Che Agrippina?

GERMANICO

Mia luce.

PLANCINA

O quest'è bella.

GERMANICO

Da l'insolite spoglie

la beltà, che m'accese, ah ben traluce.

AGRIPPINA

Tu deliri. Chi sei? più non ti vidi.

PLANCINA

(Io scoppio da le risa.)

GERMANICO

S'a uccidermi venisti

dillo, ch'al tuo rigore

esporrò volontario e l'alma e 'l core.

AGRIPPINA

Di', chi sei?

GERMANICO

Sì deforme

son reso a l'occhi tuoi,

che Germanico, oh dio, più non conosci?

AGRIPPINA

Tu Germanico? a fé dunque vaneggi.

Principessa di Cipro

Nisa son io che libertà impetrai

da Tiberio per te.

GERMANICO

(Sogno o son desto?)

Mia vita.

AGRIPPINA

Che ardimento.

GERMANICO

In odio forse

il tuo amor s'è rivolto?

AGRIPPINA

Io non ti vidi più; va' che sei stolto.

GERMANICO

Plancina?

PLANCINA

Che Plancina.

GERMANICO

Digli, ch'io ben ravviso

l'adorato suo volto.

PLANCINA

Io non ti vidi più; va' che sei stolto.

Agrippina, Plancina ->

 

Scena ottava

Germanico.

 

Sono pur suoi quei lumi,  

è pur sua quella voce; e se mentirmi

potesse il ciglio, e 'l labbro,

già non m'inganna il core,

che conosce il su' ardore.

Ma s'ella 'l nega, s'a Tiberio, a Roma

si palesa per Nisa,

esser non può Agrippina; un altro volto

avrà prodotto il fato

simile a quel di lei per più schernirmi.

Non so ciò ch'io mi creda.

O larve insussistenti

son quelle ch'io miro,

o ch'io schernito sono, o che deliro.

È un Anteo mia sorte ingrata;

più che vinta, e superata,

dal poter di mia costanza

cade a terra,

più risorge, e mi fa guerra.

Di rapido torrente

ell'un impeto corrente,

cui de gl'argini 'l riparo

giova poco,

cresce, e rompe in altro loco.

 

Germanico ->

 

Scena nona

Luogo delizioso con logge.
G. Cesare. Livia.

 Q 

<- Cesare

 

CESARE

Apri le luci amor,  

la benda sciogliti,

il mio fiero dolor

a mirar volgiti.

E con un stral pungente

la mia bella crudel rendi clemente.

Stempra, Cupido, il gel

ch'indura l'anima

de la beltà crudel,

ch'il sen m'esanima.

E con la face ardente

il suo rigido sen rendi clemente.

Seian Nisa pretende,

potrà Livia esser mia; lieto mio core,

ella è qui. Dolce amore

che farai, se di Nisa

sarà sposo Seiano?

<- Livia

LIVIA

Odierò l'inumano.

CESARE

De la Psiche di Cipro

s'egli farà il Cupido?

LIVIA

Aborrirò l'infido.

CESARE

Il mio amor gradirai?

LIVIA

Ben sperar lo potrai.

CESARE

Così parto contento.

Basta questo alimento

a un'eterna costanza.

Val per mille tormenti una speranza.

 

Cesare ->

LIVIA

È pur grave martir essere amante!  

Ogn'ora si pena,

si mette in catena la libertà;

il core si dà

e più volte a un incostante.

È pur grave martir essere amante!

Si langue, si more;

e spesso al rigore di poca beltà

servendo si sta

e più volte a un incostante.

È pur grave martir essere amante!

Livia ->

 

Scena decima

Seiano. Tiberio. Genti.

<- Seiano, Tiberio, genti

 

SEIANO

Belle luci in un momento  

mi rapiste il cor dal sen.

È pur dolce quel velen

che ne l'alma già mi sento.

Mi rapiste il cor dal sen,

belle luci in un momento.

Vaghi lumi in un istante

nel mio petto amor volò,

né fin or m'avveggio ben

se dà gioia o pur tormento.

Mi rapiste il cor dal sen

vaghi lumi in un momento.

 

TIBERIO

Seiano?  

SEIANO

Mio signor?

TIBERIO

Come improvvisa

ti fece prigioniero

la bellezza di Nisa?

SEIANO

Opra in momenti la virtù efficace.

TIBERIO

Io ch'al tempo fugace

cessi già

la bionda età,

d'un incendio sì repente

sono esente.

SEIANO

Ahimè.

TIBERIO

Cieli aita, aita.

Cade un volto di loggia sotto la quale si trova Tiberio. Seiano si sottopone, e lo sostenta fin che Tiberio esce salvo.

SEIANO

Fuggi Tiberio, fuggi  

pria che tu resti oppresso,

Seiano alle ruine offre sé stesso.

Poi esce non offeso anco Seiano.

TIBERIO

O stupor? Salvo sei?

SEIANO

Col favor degli dèi.

TIBERIO

Questi giorni di vita

che preservasti con valor sovrano

sono tuoi, non son miei.

Io più non vivo a me, vivo a Seiano.

SEIANO

Or m'è cara la vita,

ché per te la sprezzai.

TIBERIO

In avvenir a Roma

tu Tiberio sarai.

Ed è ben giusto sì, con cambi degni,

che s'io vivo per te, tu per me regni:

prendi.

Tiberio dà lo scettro a Seiano.

SEIANO

Signore il peso

dìasi a me, lo splendore a te rimanga.

Lo ricevo, lo bacio, e qual tuo servo

depositario tuo per te 'l conservo.

 

TIBERIO

Selve amiche valli amene  

ben tra poco a voi verrò.

Ore placide, e serene

là tra voi goder potrò

poi che qui tra le corone

par che io regni, e son prigione.

Sotto gli ori, e sotto gl'ostri

il timor celato sta;

boschi ombriosi gl'ozi vostri

mi saran felicità,

poiché qui tra le corone

par ch'io regni e son prigione.

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Seiano, Tiberio, genti ->

 

Scena undicesima

Agrippina. Germanico.

<- Agrippina, Germanico

 

AGRIPPINA

Non so dir s'in nobil core  

possa più

la vendetta o 'l dio d'amore.

Sol di vincere m'ingegno:

non amo per amor, amo per sdegno.

Sempre furia disdegnata

si mostrò

una femmina sprezzata.

Io sol bramo 'l mio disegno.

Non amo per amor, amo per sdegno.

 

AGRIPPINA

Disingannasti ancora,  

Germanico, le luci: e l'insegnasti

a creder che io son Nisa?

GERMANICO

Se ciò creder io deggio

è forza ch'io ribelli

le notizie de' sensi, e insieme accusi

l'occhio di traditore

e ch'io mentisca i moti infin del core.

AGRIPPINA

Dunque per ch'io non sia

rea di questi tuoi falli

cerca di non vedermi.

GERMANICO

Odi signora.

(A' cenni di Tiberio

ubbidir mi conviene.) Al fatto cedo.

T'inchino qual si deve: e di Tiberio

deggio esporti un desio. Stringerti brama

con nodi d'Imeneo.

AGRIPPINA

(Cieli.)

GERMANICO

Ad uomo insigne.

AGRIPPINA

A chi?

GERMANICO

A Seiano

chiede Tiberio e tutta Roma acclama.

AGRIPPINA

Sempre dunque tu déi,

Germanico, propormi

di Seian gl'imenei?

Sì ch'io sono Agrippina: e venni a Roma

sol per indur Seiano

a compiacermi.

GERMANICO

Ah mi consolo invano.

AGRIPPINA

A Tiberio rapporta,

che de l'opera tua

qui non v'è d'uopo.

GERMANICO

Assenti

dunque a tali imenei?

AGRIPPINA

Grato mi fia

veder Seian pentito.

GERMANICO

E me schernito?

AGRIPPINA

Saprò far sì ch'ei le mie brame adempia.

GERMANICO

Sorte rigida, ed empia.

Aprimi questo seno,

lacera queste vene

pria ch'io d'altri ti veggia, amato bene.

AGRIPPINA

Questa, questa è la fede,

ch'a Tiberio tu déi? così tradisci

ciò che Seian desìa, Tiberio impone?

Germanico ha nel cor genio fellone?

GERMANICO

Quest'è peggio, mia vita,

che darmi morte.

AGRIPPINA

Averti

non ridi ad alcuno,

ch'Agrippina son io,

se gradirmi t'è caro.

GERMANICO

Intesi.

AGRIPPINA

Addio.

GERMANICO

A Seian che dirò?

AGRIPPINA

Ch'ei non ha d'uopo

del ministerio tuo

per movermi a gradirlo.

GERMANICO

Ahimè ch'io moro.

AGRIPPINA

(L'affliggo, lo tormento, e pur l'adoro.)

 

Agrippina ->

GERMANICO

Disserratevi a me profondi abissi.  

Che la vostra ferità

al par di tal rigor

sarà dolce pietà.

Del sol i raggi d'or

neghi a le luci mie perpetua eclissi,

disserratevi a me profondi abissi.

Se le stelle al mio duol paion di Saceo

e non v'è pietà di me,

né men de' miei martir

posso sperar mercé;

se per farmi languir

sono eterni rigori in ciel prefissi,

disserratevi a me profondi abissi.

Germanico ->

 

Scena dodicesima

Seiano. Livia.

<- Seiano, Livia

 

SEIANO

Bench'instabile  

vana e labile

sempr'ogn'un la ritrovò,

che non fa,

che non può,

calva, e cieca deità!

Sempre varia,

or contraria,

or benigna si mostrò,

che non può,

che non fa,

col crin d'or ch'offrendo va!

 

LIVIA

Ami Nisa Seiano?  

Così Livia schernisci,

infedel inumano?

SEIANO

Di che ti lagni mai?

LIVIA

Che mi tradisci.

SEIANO

Non posso amar chi voglio?

LIVIA

Ama chi devi.

SEIANO

S'un oggetto più vago

mi presentan gli dèi,

dimmi, se no 'l gradissi

stolto, e vil non sarei?

LIVIA

Ah ch'il senso t'accieca.

SEIANO

La ragion mi conduce.

LIVIA

Insegna la ragion mancar di fede?

SEIANO

Troppo ardisci.

LIVIA

Non è mai troppo il vero.

SEIANO

Livia saggia tu sei, cangia pensiero.

 

LIVIA

Ti flagellino,  

mentitor,

de le furie

col rigor

eterne pene.

Né ti splendano mai faci serene.

Sempre cadano

sul tuo crin

tutti gli impeti

del destin

misti di guai.

Né la speranza ti consoli mai.

Livia ->

 

Scena tredicesima

Agrippina. Germanico. Seiano.

<- Agrippina, Germanico

 

GERMANICO

Io peno.  

AGRIPPINA

Lo so.

GERMANICO

E non ti movi?

AGRIPPINA

No.

GERMANICO

Chi tanto sdegnosa

ti rese?

AGRIPPINA

L'offese

d'un'alma ritrosa.

GERMANICO

Io peno.

AGRIPPINA

Lo so.

GERMANICO

E non ti movi?

AGRIPPINA

No.

Tu 'l merti.

GERMANICO

Lo so.

AGRIPPINA

E non mi fuggi?

GERMANICO

No.

AGRIPPINA

E che mi sprezzasti

pur sai?

GERMANICO

Penai.

Già parmi, che basti.

AGRIPPINA

Tu 'l merti.

GERMANICO

Lo so.

AGRIPPINA

E non mi fuggi?

GERMANICO

No.

 

AGRIPPINA

Ecco Seian.  

GERMANICO

Io moro.

SEIANO

Principessa?

AGRIPPINA

Di Roma

arbitro fortunato.

SEIANO

Avrà signora

espresse le mie brame,

con sensi affettuosi,

Germanico finora.

GERMANICO

Il tutto esposi.

SEIANO

Acconsenti a bearmi?

AGRIPPINA

Molto deggio al destino,

che tua bontà infinita

rende pronta a giovarmi.

GERMANICO

Ahi che ferita.

SEIANO

Sarai mia sposa?

AGRIPPINA

Facciano le stelle

che secondi Seian gl'affetti miei.

GERMANICO

Io son perduto: oh dèi.

SEIANO

Trovo in te le mie gioie.

AGRIPPINA

Ed io felice sorte

da te spero ottener.

GERMANICO

Ed io la morte.

AGRIPPINA

Né certo ami Agrippina,

che la loquace diva

pubblicò per tua sposa?

SEIANO

Che memoria noiosa!

L'aborrisco, la sdegno, e la detesto.

AGRIPPINA

Sì eh?

SEIANO

Tu mi ristori

con celesti splendori.

Tu sarai la mia vita.

AGRIPPINA

Io la spero da te.

SEIANO

Tosto a vedervi

tornerò, del mio ciel faci serene.

AGRIPPINA

Dimmi: né certo mai

Agrippina amerai?

SEIANO

No, no, mio bene.

GERMANICO

Che dici?

AGRIPPINA

A te che sembra?

GERMANICO

Ei t'aborre.

AGRIPPINA

M'adora.

GERMANICO

Perché Nisa ti crede.

AGRIPPINA

Oprar io spero

sì, che quando sia noto,

ch'Agrippina son io

prontamente ei secondi il mio desio.

GERMANICO

Dunque estinto mi vuoi.

AGRIPPINA

Vivo ti bramo.

GERMANICO

Sol per tormentarmi,

mentre a Seian ti doni.

AGRIPPINA

Vuò conseguir chi amo.

GERMANICO

Ore dolenti

trarrò dunque ripiene

d'aspri martiri.

AGRIPPINA

(Ei non m'intende bene.)

GERMANICO

Addio spietata addio.

AGRIPPINA

Vanne pur! (Quasi dissi idol mio.)

 

Fingete, fingete,  

voi belle ch'amate,

e ciò che volete

accorte celate.

Menzogna di donna

giammai si condanna,

e sol vince in amor colei ch'inganna.

Mentite, mentite;

ripulse, e speranze

se n' vadano unite

con finte sembianze;

tal volta chi è pia

si mostri tiranna,

che sol vince in amor colei ch'inganna.

Seiano, Agrippina, Germanico ->

 

Scena quattordicesima

Ligdo. Plancina. Eudemo.

<- Ligdo, Plancina, Eudemo

 

LIGDO

Io non presto fede alcuna  

a la voce del gioir,

che gli sforzi di fortuna

tosto sogliono svanir.

Del mortale i dì felici

non son fermi nel piacer;

piante son senza radici,

che son facili a cader.

 

 

Troppo innalzò Seiano  

sorte propizia.

EUDEMO

(A fé nulla farai.)

PLANCINA

E buona pezza ormai

ch'io lo seguo (ei mi piace, e nulla perdo).

Addio signor.

LIGDO

Addio

PLANCINA

Scusa s'io ti molesto.

LIGDO

Nulla.

EUDEMO

(A pena ti mira.)

PLANCINA

Egl'è modesto.

LIGDO

Che vorresti?

PLANCINA

S'io chiedo

temo poi che t'adiri.

(Non ti par ch'ei sospiri?)

EUDEMO

Eh tu sei pazza.

LIGDO

No, ché bramo gradirti.

PLANCINA

Arde d'amore.

LIGDO

Chiedi: che tardi?

PLANCINA

Egli si strugge, e more.

Pietà, mercé.

LIGDO

Son pronto.

PLANCINA

(Io lo sapevo affé.)

LIGDO

Prendi.

PLANCINA

Che?

LIGDO

L'elemosina ti porgo.

PLANCINA

Elemosina a me?

LIGDO

Non la chiedesti?

PLANCINA

Chiedo mercé, chiedo pietà d'amore...

LIGDO

D'amor? Stolta canuta,

decrepita figura;

già per gl'anni infiniti

anco posta in oblio da la natura...

PLANCINA

Quest'è costume, questo

di cortese romano?

EUDEMO

Egl'è modesto...

PLANCINA

A una mia pari?

EUDEMO

Egli si strugge, e more.

PLANCINA

Non irritar Eudemo il mio furore.

 

EUDEMO

Giovinette vezzose,

che di rode il seno avete,

godete, godete

l'età fiorita e verde,

ché non ritorna il ben ch'un dì si perde.

Bellezza incanutita

è schernita da gl'amanti,

e solo tra pianti

si strugge, e si disperde:

ché non ritorna il ben ch'un dì si perde.

Ligdo, Plancina, Eudemo ->

 

Scena quindicesima

Seiano. Agrippina. Livia. Germanico. Genti. Cavalieri.

<- Seiano, Agrippina, Livia, Germanico, genti, cavalieri

 

AGRIPPINA, SEIANO

O giorno sereno,  

s'al seno

stringerò quel bel ch'adoro.

LIVIA

(Io languisco.)

GERMANICO

(Ed io mi moro.)

SEIANO

Nisa imeneo le faci

già, già per noi accende:

con quel bel che gioie crea,

deh mio ben.

LIVIA

Infelice destin!

GERMANICO

Fortuna rea!

AGRIPPINA

Solo temo, Seiano,

che tu Agrippina adori

e meco sian mendaci i tuoi amori.

SEIANO

Amerò pria le furie.

AGRIPPINA

Certo poi?

SEIANO

Su le tempie

cadami di saette

grandine impetuosa,

s'io non l'aborro.

GERMANICO

E lo sopporta l'empia?

AGRIPPINA

Dunque sì abominosa

ell'è fatta al tuo core?

SEIANO

Non conosco di lei mostro peggiore.

AGRIPPINA

Or perché vieti altrui le nozze sue?

Quest'atto invidioso

mi rende 'l cor geloso.

GERMANICO

A che mai piega

d'Agrippina il pensiero?

SEIANO

Siasi pur di chi vuole.

Germanico Agrippina

ti lascio, ti concedo.

GERMANICO

Ah fosse vero?

SEIANO

Quietati arpia,

oggetto de' miei sdegni,

centro degl'odi miei.

GERMANICO

Che sento! O cieli! o dèi!

AGRIPPINA

Temo ancor.

SEIANO

Di che mai?

AGRIPPINA

Che ti rincresca, e te ne penta.

SEIANO

È vano

questo timor.

AGRIPPINA

Lo giuri?

SEIANO

Immutabile, e fermo

al gran Giove di Roma, al ciel l'affermo.

AGRIPPINA

Dunque se così è vero,

Agrippina son io,

e Germanico è mio.

SEIANO

Tu Agrippina?

AGRIPPINA

Io la furia,

l'oggetto de' tuoi sdegni,

centro degl'odi tuoi.

GERMANICO

Me fortunato.

SEIANO

Avvampo d'ira.

AGRIPPINA

E ritrattar non puoi

ciò ch'al cielo giurasti.

GERMANICO

O me beato!

SEIANO

M'ingannasti Agrippina.

AGRIPPINA

A questo fine

tutto finsi, ed oprai.

GERMANICO

Tu respirar mi fai.

LIVIA

Sperar io posso.

AGRIPPINA

M'offesero i sospetti,

che di me concepisti:

ove d'amor si tratta

van mutue le vicende;

e chi offese riceve offese rende.

GERMANICO

Tu ravvivi un estinto.

SEIANO

Agrippina tu hai vinto.

Cedo al voler del fato.

LIVIA

Ora Seiano

Livia, cui promettesti

gioie, grandezze, amori

non sarà tua?

SEIANO

Conosco

il voler de gli dèi.

Livia tornano a te gl'affetti miei.

AGRIPPINA

Germanico.  

GERMANICO

Agrippina

amor trionfò.

AGRIPPINA

Mia gioia sarai.

GERMANICO

Tua gioia sarò.

LIVIA

Tu porgimi o caro

la candida destra,

la tenera mano.

Insieme

SEIANO

Tu porgimi o cara

la candida destra,

la tenera mano.

 

Scena ultima

L'ombra di Druso. Seiano. Agrippina. Livia. Germanico. Genti. Cavalieri.

 
Si vede un fulmine, che dà nella statua di Seiano che sarà nel mezzo della scena.
 
Poi comparisce l'Ombra di Druso, che impedisce Seiano di porgere la destra a Livia.

<- Ombra di Druso

 

TUTTI

Ahimè.

OMBRA DI DRUSO

Ferma Seiano.

 
Segue poi l'opera intitolata la Caduta di Seiano, che si rappresenta la sera seguente alla recita di questa.
 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Stanze reali.

Agrippina, Plancina, Eudemo
 

Nisa, vuoi ch'io ti chiami

Agrippina, Plancina, Eudemo
<- Livia

Principessa t'inchino

Agrippina, Plancina, Eudemo, Livia
<- Tiberio, Seiano

Chi è costei? / Com'è vaga!

Tiberio, Seiano
Agrippina, Livia, Eudemo, Plancina ->

E quai Nisa mi deve

Tiberio, Seiano
<- Germanico

Signor grazie ti rendo

Germanico
Tiberio, Seiano ->

Dunque, io misero deggio

Germanico
Ove sete
Germanico
<- Agrippina, Plancina
Agrippina e Germanico
Cessate sospiri

Sì sì ch'è dessa

Germanico
Agrippina, Plancina ->
Germanico ->

Luogo delizioso con logge.

<- Cesare

Apri le luci amor

Cesare
<- Livia

Ella è qui. Dolce amore

Livia
Cesare ->
Livia ->
<- Seiano, Tiberio, genti

Seiano? / Mio signor?

(cade un volto di loggia sotto la quale si trova Tiberio; Seiano lo sostenta fin che Tiberio esce salvo)

Fuggi Tiberio, fuggi

Seiano, Tiberio, genti ->
<- Agrippina, Germanico

Disingannasti ancora

Germanico
Agrippina ->
Germanico ->
<- Seiano, Livia

Ami Nisa Seiano?

Seiano
Livia ->
Seiano
<- Agrippina, Germanico
Germanico e Agrippina
Io peno / Lo so

Ecco Seian / Io moro

Seiano, Agrippina, Germanico ->
<- Ligdo, Plancina, Eudemo

Troppo innalzò Seiano

Ligdo, Plancina, Eudemo ->
<- Seiano, Agrippina, Livia, Germanico, genti, cavalieri

O giorno sereno

Agrippina e Germanico
Germanico / Agrippina

(si vede un fulmine)

Seiano, Agrippina, Livia, Germanico, genti, cavalieri
<- Ombra di Druso

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena ultima
Sala reale. Villa deliziosa fuori di Roma con siti d'acque cadenti, confina col monte Celio. Cortile in Roma. Campagna deliziosa fuori di Roma. Giardino in Roma. Stanze reali. Luogo delizioso con logge.
Atto primo Atto secondo

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