Atto secondo

 

Scena prima

Anselmo, Odoardo.

 Q 

Anselmo, Odoardo

 

ANSELMO

Dovresti avermi inteso,  

vo' formarne processo.

ODOARDO

Contro chi?

ANSELMO

Contro loro,

contro i musici.

ODOARDO

E come,

se non c'è noto il nome?

Non l'ammette 'l digesto,

lo proibisce 'l testo.

ANSELMO

Il potestà son io,

la voglio a modo mio, o quest'è bella;

non m'importa né testo, né scodella.

S'hanno a impiccar sicuro.

ODOARDO

Chi?

ANSELMO

Musici in malora.

ODOARDO

I musici chi sono?

ANSELMO

E s'addottora

gente tanto balorda?

I musici son musici.

ODOARDO

Ma dove

posson trovarsi?

ANSELMO

Al luogo

dove i musici stanno.

ODOARDO

Ch'ignoranza inaudita!

ANSELMO

Mandategli a citare.

ODOARDO

Allor, ch'io veda

apparir qualch'indizio,

gli chiamerò in giudizio.

ANSELMO

Questa in vero è garbata;

è dottore, e non sa chi questa notte

fece la serenata.

ODOARDO

Che personaggio egregio

da mandare in governo!

ANSELMO

Parente, voi, e 'l vostro privilegio

siate do buoi, e se nun fusse ch'io

rimedio a vostri errori,

non correrebbe una sentenza retta.

ODOARDO

Così appunto va detta.

ANSELMO

Di castigarli intendo.

ODOARDO

Gli conosceste?

ANSELMO

O buono.

ODOARDO

Dite dunque chi sono?

ANSELMO

Musici, e cento.

ODOARDO

O capo da sassate.

ANSELMO

Quanto v'insegno più, manco imparate.

Oggi di dargli bando

certo mi vo' sgarire.

ODOARDO

In sì crassa ignoranza mi confondo;

bisognerà bandire

la musica dal mondo.

ANSELMO

E né manco l'intende.

ODOARDO

O che pazzia!

Vuol castigare un reo, né sa chi sia.

ANSELMO

Nella sua balordaggine sta sodo.

ODOARDO

È un perdere 'l cervello;

oprate a vostro modo.

Odoardo ->

 

Scena seconda

Anselmo.

 

 

Per tutto questo giorno  

non mi venite intorno;

in cambio darmi aiuto, mi dà noia;

so essere a un bisogno

potestà, messo, spia, famiglio e boia.

 

Scena terza

Ciapo, Anselmo.

<- Ciapo

 

CIAPO

Messer 'l ciel vi guati  

la vostra signoria,

e la mantenga gaia;

emmi stato qui mando un cavalletto,

che mi dice, ch'io appaia;

io son bell'e apparuto.

ANSELMO

Voi siete il ben venuto;

quest'è in causa de' musici.

CIAPO

L'è fiaba

ch'io fussi questa notte

con certi musichieri qui vicino

a strimpellar a zonzo il citarrino.

ANSELMO

Per non istar più a bada

voglio anco esaminarlo nella strada,

tiralo su.

CIAPO

Fa' piano,

ti pappi la rovella;

messere, e' m'arrandella;

ohi, ohi, e' mi si sbarbica

un braccio, e' mi si tribbia 'l nerbo, e l'osso;

i' non ci posso stare, i' non ci posso.

ANSELMO

Di' su; chi son coloro

ch'han fatto 'l bell'umore?

CIAPO

Che mi fori l'assillo,

se 'n pretta veritane i posso dillo;

ohi, ohi, messere abbiate compassione,

mi si fiacca 'l codione.

ANSELMO

Se tu v'eri presente?

CIAPO

Ohi, ohi, voi ne mentite per la gola,

perch'io ingollai a merenda

un bricin di pulenda,

e sotto il sol m'appollicai in tul letto.

ANSELMO

Morirai sul tormento,

se non confessi 'l vero;

qui si tratta l'onor di casa mia,

vanne di sotto la potesteria.

CIAPO

Se qualch'un non mi scioglia,

oimene, io moio, fatemi calare.

Bucegli mia, chi brucherà la foglia?

Capponi mia, chi vi darà beccare?

ANSELMO

Dove sono i capponi?

CIAPO

A casa mia.

ANSELMO

Son buoni?

CIAPO

Scusiti rari.

ANSELMO

Grassi?

CIAPO

Tutti sugna, messere.

ANSELMO

A farvi sopra

o vermicelli o riso

sarebbe un bocconcin da paradiso.

Scendilo.

CIAPO

Ohi, ohi, i son divinculato.

ANSELMO

Senti; di que' capponi,

per quietare il notaio,

portane più d'un paio.

CIAPO

Guato con me' disgusto,

che spesso ser Donato

rompe il capo a ser Giusto.

Ciapo ->

 

Scena quarta

Anselmo.

 

 

Finalmente in paese,  

per farsi ben volere,

bisogn'esser cortese.

 

Scena quinta

Desso, Anselmo.

<- Desso

 

DESSO

Or ch'io son incantato,  

vi giuro alla fé

d'amor disperato,

belle donne per me ben proverete

che tutte cre, cre, cre, cre,

ANSELMO

Il mio bel manigoldo,

DESSO

cre, cre, cre, cre,

ANSELMO

se modo di servir non muterete,

DESSO

cre, cre, cre,

ANSELMO

tra poco...

DESSO

Cre, creperete.

ANSELMO

Creperai tu, furfante; io ben tra poco

ti manderò in galera;

dove sono i regali

che dovevi portar fino iersera?

DESSO

Eh, padroncino diletto,

so ben che 'n propria mano

ve gli ha dati 'l folletto.

ANSELMO

Che 'mbroglio è questo?

DESSO

È un co, co,

ANSELMO

Dimmi, che pensi?

DESSO

Co, co,

ANSELMO

ora ficcarmi 'n testa?

DESSO

Un co, un corno.

ANSELMO

O questa

ci calza.

DESSO

Io so, ch'i polli

vi son venuti in mano.

ANSELMO

Adesso, adesso,

o tu gli troverai,

o in prigione anderai.

Anselmo ->

 

Scena sesta

Desso.

 

 

A questo vecchio avaro,  

ch'ognun tratta da pollo,

mentre chi gli va intorno sempre pela,

la vo' far veder io ben in ca, ca, ca,

ca, ca, ca, ca, ca, ca, ben in candela.

Desso ->

 

Scena settima

Tancia.

<- Tancia

 

Un disgusto in amor è un boccon aghero;  

senza colpa, né peccato,

han carpato

il mio Ciapo, e fitto là,

sallo il ciel quando uscirà;

che genia vitiperosa!

Ogni mosca alfin si posa

sul groppone al caval maghero;

un disgusto in amor è un boccon aghero.

 

Scena ottava

Lisa, Tancia.

<- Lisa

 

LISA

Tancia, Tancia.  

TANCIA

Sorella,

la Tancia c'è per poco,

se non ci pon riparo,

e del certo e del chiaro

il batticuor l'ammazza.

LISA

Eh, povera ragazza,

come pianger ti veggio?

TANCIA

La non mi può ir peggio.

Il mio damo è in prigione.

Tu, che sai di crianza, e di ladrino

favella col padrone,

che me lo metta fuora il poverino.

LISA

Lasciane a me 'l pensiero: io ti prometto.

TANCIA

A far l'erba t'aspetto.

Tancia ->

 

Scena nona

Lisa.

 

 

Che bisbetico male è 'l mal d'amore!  

chi ci perde la sanità,

ogni giorno peggio sta,

e mai non muore;

che bisbetico male è 'l mal d'amore!

 

Scena decima

Odoardo, Lisa.

<- Odoardo

 

ODOARDO

Pur troppo vedo verità espressa,  

che da fortuna è la virtude oppressa!

LISA

Signore io vi domando,

per grazia, e per giustizia,

mentre però, che 'n lui non sia malizia,

la libertà di Ciapo.

ODOARDO

In sì vaga fattura,

quanto scherzò natura!

LISA

S'ho usato impertinenza,

mi scusi dell'ardire;

risponda in carità vostr'eccellenza.

ODOARDO

Che brio! Che maestà! Tanto splendore

vibra in un punto solo

all'occhio 'l lampo, e le sue fiamme al core.

Quanto chiedi otterrai;

quanto vuol, tutto può beltà sì rara.

LISA

Al bisogno, signor, son bella poco.

ODOARDO

Che ti manca?

LISA

La dote;

ed usa in questi tempi manigoldi

un po' manco bellezza, e un po' più soldi.

ODOARDO

Puote bensì senza bramare argento

ogni avaro cuore,

delle gioie d'amore,

sol possedendo te, viver contento.

LISA

L'oro, che su' capelli

(e sian pur biondi e belli) lustra e splende,

tropp'è scarso, signor, se non si spende.

ODOARDO

Che prontezza sagace!

O che spirto vivace!

Lisa, 'l tuo vago aspetto,

che in sé tutte d'amor le pompe aduna,

tributario si fé nobile affetto;

augure ti son io d'alta fortuna.

Odoardo ->

 

Scena undicesima

Lisa.

 

La fortuna per me  

non si trova, e più non c'è:

l'è d'accordo con Cupido,

perch'io peni notte, e dì;

dal mio pianto, e dal mio grido

l'uno, e l'altro si fuggì;

mio core or ti consola,

va' seguendo chi vola.

Quando gli giungerai?

Rispondi: mai, mai;

mai eh?

La fortuna per me

non si trova, e più non c'è.

 

Scena dodicesima

Isabella, Lisa.

<- Isabella

 

ISABELLA

Lisa, come opportuna  

ti incontro a' miei desiri!

LISA

Che m'imponete?

ISABELLA

Quando

a Leandro porgesti

la mia carta, che disse?

Si turbò? Venne lieto?

LISA

Amor soccorri,

se di fraude prodotto al mondo sei,

tu pur gli inganni miei.

Signora, alfin bisogna

dar bando alla vergogna,

e ch'io le dica schietta;

quella carta fu letta,

ma subito strappata in mille pezzi;

e poi con ghigni, e vezzi,

con dolci paroline,

con scherzi e con muine,

con promesse, minacce, il vostro amato

di me scoprissi (ohimè mi sento 'l viso

diventare una fiamma) innamorato.

ISABELLA

Che parli?

LISA

Il vero; e poi

volse per forza ancora

darmi questo maniglio; ma signora

tenetelo segreto.

E ch'importa, ch'ei v'ami?

Pronti potete a seguir vostre voglie

aver più dami voi, che maggio foglie.

ISABELLA

Parti, Lisa, e mi lascia

per breve tempo quel maniglio.

LISA

E bene,

e volentieri; addio, signora. Vedo

a quel ch'io so, e a quel che gli altri fanno,

che van sempre congiunti amore, e inganno.

Lisa ->

 

Scena tredicesima

Isabella.

 

Se non giova esser fedele,  

alma mia lascia l'amare;

il bell'idolo crudele,

se la costanza tua non sa placare,

fuggi, deh fuggi, amore,

se non brami immortale il mio dolore.

Lascia omai sincero affetto

desiar vaghezza infida,

delle gioie del mio petto

adorare è destin l'empio omicida.

Segui, deh segui amore,

e si brami immortale 'l mio dolore.

 

Scena quattordicesima

Leandro, Isabella.

<- Leandro

 

LEANDRO

Misero, per dovunque il passo giro,  

oggetti sol di pianto

il mio tormento consolar rimiro.

ISABELLA

La suave cagione

de' vostri amati affetti

per me questo v'invia;

sciolta da' vostri amori,

le catene vi rende; or le prendete;

quant'io godo per voi, per lei godete.

Isabella ->

 

Scena quindicesima

Leandro.

 

 

Ferma 'l passo, ove vai  

bella sfinge d'amore?

All'incauto mio core

enigmi troppo ascosi a scioglier dai.

Ma, lasso, ove s'aggira

il mio folle pensiero?

Troppo comprendo 'l vero;

fu di Flavio il maniglio, e dal suo braccio

pender il veddi cento volte e cento;

per accrescer tormento al mio cordoglio,

come soave laccio

del suo petto l'infida a me lo porge;

quindi, aperto si scorge

da queste gemme, o dio,

quanto faccia 'l suo cuor, tra gli ori avvezzo,

della mia povertà fiero disprezzo.

 

Gran tormento è povertà.  

D'avara bellezza

s'un cor mendico un dì schiavo diviene,

se l'oro non spezza

le dure catene,

non speri mai goder la libertà;

gran tormento è povertà.

Tra barbari impacci

l'infelice mio cor stretto si vede.

Per torlo da' lacci,

tesoro di fede

nel regno d'amore possanza non ha;

gran tormento è povertà.

Leandro ->

 
 

Scena sedicesima

Boschetto nel villaggio di Colognole.
Desso.

 Q 

Desso

 

 

Nel giuoco di fortuna  

per cercar mia ventura

vo' mescolar le carte,

son be, be, bello, e bravo di natura,

e mi son fatto ri, ricco per arte.

 

Scena diciassettesima

Bruscolo, Desso.

<- Bruscolo

 

BRUSCOLO

Fin che la non si scopre  

ogn'uno è galantuomo.

DESSO

Amico, appunto

frettoloso ti cerco.

BRUSCOLO

È scoperto l'imbroglio;

hai veduto la Tancia?

DESSO

No.

BRUSCOLO

Respiro:

la dolente ragazza

chiama per ogni strada 'l tuo bel nome,

ratta ti cerca, e per trovarti impazza.

DESSO

Oh che gusto! ma senti;

a negozio maggiore,

ch'alle burle d'amore,

il mio sublime ingegno fa passaggio.

BRUSCOLO

L'abito in che ti vedo

richiede il buon viaggio.

DESSO

Bruscolo, se tu vuoi,

adess'è 'l tempo, ed aiutarmi puoi.

BRUSCOLO

Comanda pure, et ad un cenno solo

muovo tutto per te l'inferno a volo.

DESSO

Ci bisogna prestezza.

BRUSCOLO

Parla.

DESSO

Ora mi spedisco, e questa volta

vuol giovarmi d'aver la li, li, li, li,

BRUSCOLO

La che?

DESSO

la li, li, li, li,

BRUSCOLO

Per isbrigarti presto,

che linguaggio squisito!

DESSO

la li, li,

BRUSCOLO

La che?

DESSO

la li, li, li, li,

li, li.

BRUSCOLO

Che gente stolta!

DESSO

Gioverammi d'aver la lingua sciolta.

BRUSCOLO

Né manco un Cicerone.

DESSO

Sappi ch'al mio padrone

in ta, ta, tanto argento

rubai scudi trecento.

BRUSCOLO

Oh che burla leggiadra!

Ma dove gli hai riposti?

DESSO

In quel fardello;

e portar gli vorrei

in Alemagna, dove è un mio fratello,

che mi somiglia tutto

nel viso, e nelle rene,

ma non pa, pa, pa, parla tanto bene.

BRUSCOLO

Il viaggio è lontano,

perigliosi i confini.

DESSO

Però con un incanto

liberar mi vorrei dagli assassini.

BRUSCOLO

Come ci casca bene! in men d'un giorno,

e per strada sicura,

arriverai senza pagar vettura.

DESSO

E co, co, co, co, come?

BRUSCOLO

Sopra un cavallo alato.

DESSO

Per aria?

BRUSCOLO

A mezzo cielo.

DESSO

Ma quando?

BRUSCOLO

In questo punto.

DESSO

Non più dunque si tardi.

BRUSCOLO

Fa di mestiere solo,

perch'a' raggi del sole

non resti acciecato,

tener l'occhio bendato:

per non guastar l'incanto,

se chiamato per nome tu sarai,

non gli risponder mai;

quivi giunto, il destriero

ti posa 'n terra, e prima, ch'ei si muova,

smonta, apri gli occhi, e 'l tuo fratel ritrova.

DESSO

Venga 'l cavallo.

BRUSCOLO

Prima

bendati gli occhi.

DESSO

Sono in tuo potere.

(Bruscolo benda gli occhi a Desso)

BRUSCOLO

Piango la tua partenza.

DESSO

Non anderò.

BRUSCOLO

Va' pur; se per tuo bene

io ti devo lasciar, avrò pazienza:

or conduco 'l cavallo.

DESSO

O quante, o quante

nel vedermi così,

con la Tancia per me che tanto ardea,

direbber ecco lì

il bendato fanciul di Citerea.

BRUSCOLO

Eccomi Desso.

DESSO

Ed io son pro, pro, pronto.

BRUSCOLO

Già ti tengo la staffa.

DESSO

Ed io mo, monto.

BRUSCOLO

La valigia qui lego: ora sta bene;

adesso muove l'ali: addio.

DESSO

Ti resto

obbligato per sempre.

(Bruscolo tira in aria Desso)

BRUSCOLO

Quanto più sferzerai,  

più presto arriverai.

DESSO

Scrivimi qualche volta,

che nu, nu, nu, nu, nu, nulla ti costa:

per risponderti solo,

ti giu, giuro imparar leggere apposta.

BRUSCOLO

Sei già lontano un miglio; Desso, addio.

DESSO

Vo più forte del vento;

a pe, pena lo sento.

BRUSCOLO

Non mentisce 'l dettato,

rubò per altri, ed egli sta impiccato.

Bruscolo ->

 

Scena diciottesima

Desso.

 

 

Che ventura,  

se la dura,

senza pagar mai l'oste,

andar in Alemagna per le poste.

 

Scena diciannovesima

Ciapo, Desso.

<- Ciapo

 

CIAPO

Talor la granocchiella nel pantano  

per allegrezza canta qua, quarà,

tribbia il grillo tre, tre, tre,

l'agnellino be, be, be,

l'assiuolo uhu, uhu, uhu,

ed il gal cucchericu;

ogni bestia sta gaia. Io sempre carico

di guidaleschi, a ugni otta mi rammarico.

DESSO

Che viaggiar felice

senza punto straccarsi!

CIAPO

Guata, guata,

l'è ben ridiculosa:

che stormenti enno quegli? Gobbo; gobbo,

rispondi, che t'arrapoli?

DESSO

Sto saldo

per non guastar l'incanto.

CIAPO

Almanco parla,

che ti pappi 'l rabbione.

DESSO

Che te, tentazione!

CIAPO

Io non son Ciapo,

s'io non ti svigno la pazzia dal capo.

 
(taglia corda, e Desso cade)

Ciapo ->

 

Scena ventesima

Desso.

 

 

Come son giunto presto!  

 

Scena ventunesima

Bruscolo, Desso.

<- Bruscolo

 

BRUSCOLO

E che fracasso è questo?  

Desso è caduto.

DESSO

Or è ben ch'io mi sciogli.

Leverò quest'imbrogli,

il ciel provveda al resto.

Bruscolo ->

 

Scena ventiduesima

Desso.

 

 

O bel luogo, ch'è questo!  

Affé, che be, be, be, che ben l'intese,

chi disse tutto 'l mondo è un paese:

Alemagna (o che gusto!)

par Colognole giusto.

 

Scena ventitreesima

Tancia, Desso.

<- Tancia

 

TANCIA

Il me povero Ciapo  

per sbucar di prigione...

DESSO

La Tancia in Alemagna?

TANCIA

...è bisognato

che lampanti do scudi al sere snoccioli,

che lo carpi un corbello di gavoccioli.

DESSO

Gran virtù dell'incanto!

Sol per venirmi dietro,

io giurerei, che Bruscolo ha pregato,

d'andare anch'ella sul cavallo alato.

Tancia, come sei giunta

in Alemagna a un tratto?

TANCIA

Manca i rulli, ecco il matto.

DESSO

Il viaggio è pur lungo.

TANCIA

Ora t'ho colto;

cacciator di Cupido, i bracchi hai sciolto.

Che cianci di Lamagna?

so ch'io sono in Colognole,

e or ora dal podere

ho colto un cesto di perecotognole.

DESSO

Bugia non ti direi,

noi siamo in Ale, le, le,

TANCIA

Dove?

DESSO

in Ale, le, le, le,

TANCIA

A perder questo tempo.

DESSO

in Ale, le, le,

TANCIA

Son più pazza di te.

DESSO

in Ale, le, le...

Tancia ->

 

Scena ventiquattresima

Bruscolo, Desso.

<- Bruscolo

 

BRUSCOLO

Gran fortuna è la mia  

DESSO

In Ale, le, le, le,

BRUSCOLO

se non si scopre

oggi questa magagna.

DESSO

Noi siamo in Ale, le, le, in Alemagna.

Bru, bru, Bruscolo?

BRUSCOLO

Incontro maledetto!

DESSO

In que, que, queste parti?

BRUSCOLO

M'appiglierò al partito.

DESSO

E che fa, fai,

Bruscolo?

BRUSCOLO

Che pruschelle,

e che linquasce è quelle?

DESSO

Quest'è un alemagnese,

che Bruscolo somiglia;

ma non è maraviglia,

che sian gli uomini uguali,

se qua, qua, quasi simile è 'l paese.

BRUSCOLO

Spionasce di guerre,

jezzunder, jezzunder,

le votre teste in terre.

DESSO

Signor, per quel pochino

ch'io v'inte, te, te, tendo,

voi mi scambiate; io son un poverino

venuto in Alemagna

a cercar mio fratello Bernabò.

BRUSCOLO

Iò, iò, iò, iò; non scelme

amiche pernepò.

Iò, iò, iò, iò.

DESSO

Se la Tancia sentisse,

d'es, essere in Colognole del certo

gli uscirebbe la fre, fre, frenesia.

BRUSCOLO

Votre sincularia

venir, e lanzemain; io la riceper,

schilth mecher, e pefer.

DESSO

Compito forestiero!

Mi condurrete voi da Bernabò?

BRUSCOLO

Iò, iò, iò, iò, iò.

DESSO

Ed io

volentier il favor riceverò.

BRUSCOLO

Iò, iò, iò, iò, iò. Al certo

l'aggiusto; in una stanza

or or lo serro, e pane, e acqua un mese

gli hanno da far le spese.

Bruscolo, Desso ->

 

Scena venticinquesima

Gora.

<- Gora

 

Mi va peggio un dì che l'altro;  

al partir di gioventù

il diletto fuggì,

il bel tempo sparì,

per non tornar mai più;

la memoria del bel passato

è un tormento del mal presente;

contro forza d'avverso fato

nulla giovami ingegno scaltro;

mi va peggio un dì che l'altro.

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Scena ventiseiesima

Flavio, Gora.

<- Flavio

 

FLAVIO

Come benigna sorte  

a voi mi scorge!

GORA

Almeno

fuss'io buona a servirvi; al tempo già

la giovanile età se a chieder venne

quanto bramò, dal mio potere ottenne.

FLAVIO

Chiedo sol, che da voi

la cagion mi si sveli,

onde gli affetti miei portano sdegno

d'Isabella nel seno.

GORA

Or vi contento appieno;

per Leandro costei tanto rimiro

avvolta tra durissimi legami,

ch'avverrà ben un dì, che più non viva,

ma non mai che non l'ami, e a quel ch'io veggio

una sta male sì, ma l'altra peggio;

Flavio, se il vostro sen per questa avvampa

con nuovo ardor spegnete 'l primo fuoco;

son le donne tutt'una, e tutte in giuoco

natura fe' su la medesma stampa.

Se di pasta inzuccherata

formi un serpe spaventoso,

o vezzoso un vago augello,

la figura è ben variata

nella foggia e nel colore,

ma il sapore

tant'è questo, quant'è quello;

così, figlio, le donne o belle, o brutte,

hanno vario 'l sembiante,

ma nel restante sono a un modo tutte.

Gora ->

 

Scena ventisettesima

Flavio.

 

 

Corrispondenti amori  

godon Leandro ed Isabella! O quanto

inavveduto errai,

se di turbar tentai

d'un amico sì fido i dolci ardori!

Lungi da questo petto,

o mal nudrito affetto.

 

Amare e non amare,  

è nostra volontà,

e non forza invincibile;

donne non è impossibile,

che deggia la perduta libertà

anco tra' vostri lacci un cor trovare.

Amare, e non amare,

è nostra volontà,

e non forza invincibile.

 

Scena ventottesima

Flavio, Lisa.

<- Lisa

 

LISA

Piango, ma con le lagrime nel core  

le fiamme mai non spengo;

por termine al mio amore

tento assai, molto spero, e nulla ottengo.

FLAVIO

Quant'è vago quel volto!

Lisa, che fai?

LISA

Vo' dando

le spese al mio cervello.

FLAVIO

Passa per lo suo bello

un suave diletto

dall'occhio al seno. Dimmi,

come ti tratt'amore?

LISA

Amor fa meco

da quel gli è, mi tira

bastonate da cieco.

FLAVIO

Che delizioso incanto

formano i detti suoi dentro al mio petto!

Chi possiede 'l tuo affetto?

LISA

O questo non si dice.

FLAVIO

È Nencio? Pino? Mone?

Coccheri, o Parri?

LISA

Parla

un mio pensier, né di ragione è privo;

Lisa, se non ti tocca

un buon boccon, lascia stare il cattivo.

FLAVIO

Alle forze d'amore

forz'è, che 'l cor si renda;

fa' che meglio t'intenda.

LISA

Com'io non abbia un po' a rincivilire,

signore, a dirla a voi,

me ne vo' star fanciulla: è meglio dire

povera a me, che poverini a noi.

FLAVIO

Quand'io dunque t'amassi,

ti sarebbe gradito?

LISA

A bell'agio a' ma' passi;

non vi s'aguzzi tanto l'appetito.

FLAVIO

Sdegnerai l'amore mio?

LISA

Avrem tempo a parlarci.

FLAVIO

Ferma.

LISA

Addio.

Lisa ->

 

Scena ventinovesima

Flavio.

 

Un bel guardo lusinghiero  

tese 'l laccio; io preda sono,

più m'avvolgo, e m'imprigiono,

s'a fuggir volgo 'l pensiero.

Raddoppiatevi, catene,

più non chiedo libertà,

per tanta beltà

son gioie le pene,

cara la servitù;

non scioglier più

nodi sì fortunati, o nudo arciero.

Un bel guardo lusinghiero

tese il laccio, io preda sono;

più m'avvolgo, e m'imprigiono,

s'a fuggir volgo 'l pensiero.

 

Scena trentesima

Bruscolo, Flavio.

<- Bruscolo

 

BRUSCOLO

Affé, che l'ho aggiustato,  

in cantina è serrato.

FLAVIO

La sorte a me t'invia.

BRUSCOLO

Che mi comanda?

FLAVIO

Amore

vuol dalla tua grand'arte

che sol tragga ristoro 'l mio dolore.

BRUSCOLO

Che pollastrone! Scopra

i sui desiri, ed io m'accingo all'opra.

FLAVIO

Al possesso di Lisa

ogni mio spirto aspira.

BRUSCOLO

Oggi nel vostro prato, ove cortese

fra scherzi, e giuochi un delizioso giorno

preparaste agli amanti del paese,

verrà Lisa; vi giuro

con incanto rapirla, e questa notte

darla in vostro potere.

FLAVIO

Parto, e nel tuo sapere

de' miei diletti le speranze affido.

Flavio ->

 

Scena trentunesima

Bruscolo.

 

 

O quanto me ne rido!  

Ma con la più ingegnosa

delle mie furberie,

pria che tramonti 'l die,

vo' votargli 'l pollaio,

la cantina, la stalla, ed il granaio.

Bruscolo ->

 

Scena trentaduesima

Leandro.

<- Leandro

 

È risoluto 'l mio core  

in amore

di provar, se più dura

la sua costanza, o pur la mia sventura;

l'onde frementi

di fiero orgoglio,

rigido scoglio

divenuto 'l mio sen franger saprà;

di strali ardenti

d'altero sdegno,

immobil segno

l'infelice mio cor sempre sarà:

occhi tiranni

ferite sì,

cederà forse un dì

al suo lungo soffrir vostro rigore.

È risoluto 'l mio core

in amore

di provar, se più dura

la sua costanza, o pur la mia sventura.

 

Scena trentatreesima

Isabella, Leandro.

<- Isabella

 

ISABELLA

Dolor lascia, ch'io parli, e poi m'uccidi;  

sdegno per entro al seno,

onde non siano al cor saette ardenti,

non riserrar gli accenti,

l'infedeltate almeno

fin che del mio crudel da me si sgridi;

dolor lascia, ch'io parli, e poi m'uccidi.

 

LEANDRO

Bell'idolo severo,  

una tradita fede

oggi pietà vi chiede;

Icaro sventurato,

a' rai di tanto sole

del vostro amor, se m'innalzaro i vanni,

misero perché vuole

che mi sommerga (o dio) flutto d'affanni?

ISABELLA

Tradir la mia costanza,

e con mentiti accenti

indi schernirmi? Altero

di vostra infedeltade,

per rustica beltade

gite, che 'n fin si deve a' vostri ardori

rozzo sen, duro cor, villani amori;

gite, ma vi sovvenga

che mi lasciate offesa.

LEANDRO

Agli occhi miei si spenga

del sol la bella face,

se volontaria colpa anco 'l pensiero

commise contro voi; sempre severo

inumano destino

neghi al mio cor la sospirata pace,

se dall'anima mia detto verace

candida veritade a voi non scioglie.

ISABELLA

Quante in una il crudel menzogne accoglie!

Ingrato, allor che Lisa

la mia carta vi diede,

con sprezzevole orgoglio

il lacerar quel foglio,

ditemi, non è oltraggio alla mia fede?

LEANDRO

Quando a me compartite

furon grazie sì rare?

Isabella, che dite?

ISABELLA

Quando a Lisa donaste,

firma del vostro amore,

il maniglio, ch'a voi da me si rese;

ah pur troppo son noti

i vostri tradimenti e le mie offese.

LEANDRO

Che maniglio? Che Lisa?

Che lettera? Chimere

inventate a' miei danni: a voi ben diede

(pegno della sua fede)

Flavio questo maniglio; ed io, che stretto

al suo braccio 'l mirai,

ah purtroppo 'l conosco, e a me diventò

nell'altrui infedeltade

testimonio fedel del mio tormento.

ISABELLA

Da Lisa a me fu dato,

a lei da voi donato.

LEANDRO

Da me non se le diede;

gemma sì ricca da fortuna avara

alla mia povertà non si concede.

A Lisa non parlai.

ISABELLA

E la mia carta?

LEANDRO

Non mi pervenne in mano.

ISABELLA

Io fui tradita.

LEANDRO

Io non commessi errore.

ISABELLA

Costante è la mia fé.

LEANDRO

Sald'è il mio amore.

ISABELLA

Odio Flavio.

LEANDRO

Aborrisco

Lisa a par della morte.

ISABELLA E LEANDRO

Con la medesma sorte.

LEANDRO

Cade estinto il mio tormento.

ISABELLA

Già rinasce 'l mio contento.

 

ISABELLA E LEANDRO

Di gelosi sospetti  

ombre moleste

sparite sì:

dopo fiere tempeste

sorge da' miei diletti

nel mar d'amor più luminoso il dì;

ombre moleste,

sparite sì:

da' lacci di gelosia

alma mia se sciolta godi,

tra catene di fede il cor s'annodi.

 

Scena trentaquattresima

Anselmo, Leandro, Isabella.

<- Anselmo

 

ANSELMO

Scusin, s'io le disturbo,  

la mia poca creanza;

ascolti (con licenza) una parola:

dicami, quando venne quest'usanza

di brancicar le mani a mia figliuola?

Risponda. E tu, civetta,

aspetta pure, aspetta.

LEANDRO

O nemica fortuna!

ISABELLA

Che venuta importuna!

LEANDRO

Il finger è prudenza.

ANSELMO

Guarda, che grugni acerbi!

LEANDRO

Signor, qui giunsi a caso.

ANSELMO

Non vo' saper di casi, né di verbi.

ISABELLA

Deh, non alzi la voce,

siamo in pubblica strada.

LEANDRO

Si quiet 'n cortesia.

ANSELMO

O, questa è atroce!

Gli è me', ch'io me ne vada;

vedere, ch'un garzone

tenga presa per mano una fanciulla,

e non voler, che il padre dica nulla?

Canchero, l'è una poca discrezione.

ISABELLA

Giuro, che non ho errato.

LEANDRO

I sospetti son vani.

ANSELMO

Dite 'l ver, voi facevi a scaldamani?

LEANDRO

Mente chi dirà mai, ch'io v'abbia offeso.

ANSELMO

Adesso sì v'ho inteso;

per non far una lite,

bisognerà star cheto: io sono Anselmo

del sangue de' Giannozzi buono, e vero,

e so mettermi l'elmo,

per cavarmi il cimiero.

M'intendete, canaglia?

La rabbia m'indemonia.

LEANDRO

Faccia grazia a sentirmi.

ISABELLA

Non gli neghi 'l favore.

ANSELMO

Voglion disonorarmi in cirimonia;

dite, ma presto.

LEANDRO

È noto ad Isabella

unica mia signora...

ANSELMO

Con tanti complimenti

finitela in malora.

ISABELLA

Lasciate, ch'a suo comodo favelli.

ANSELMO

O s'io non ti smostaccio, ch'io arrovelli.

LEANDRO

Sa Isabella, che meco

dimora un mio fedele,

che con guardo di lince

passa dell'etra a' più remoti regni;

e ne' celesti segni

intende, e sa quanto s'asconde, e serra,

onde predice a noi gli eventi 'n terra;

curiosa da me volle

saper se pur anch'io

appresi sì bell'arte;

a cui soggiunsi, in parte

saper, legger sul volto, e nella mano

la sorte, ch'a' mortali 'l ciel prefisse,

e a carattere ignoto in quelle scrisse;

d'impaziente desio

non potendo soffrir fervido moto,

la destra aperse, ed io

al primo incontro vidi

per lo suo genitore

di benefica stella influssi d'oro,

potendo tra poch'ore

trovare opulentissimo tesoro.

ISABELLA

(Che bizzarra invenzione!)

ANSELMO

Son pur il bel minchione,

la fortuna mi cerca, ed io la fuggo.

LEANDRO

Voi giungeste, sdegnato

minacciate; io vi narro

la pura verità; se troppo osai,

condonate, vi prego,

d'obbedir vostra figlia

a modesto desio.

ANSELMO

Di grazia padron mio

non vi partite ancora,

questa vostra virtù la m'innamora.

Tanto, che d'Isabella su la mano

vi si conosce la fortuna mia?

LEANDRO

Chi ne teme, dal ver tropp'è lontano.

ANSELMO

Riguardate un po' meglio in cortesia.

LEANDRO

Il servirvi è mio pregio.

ANSELMO

Mostra.

ISABELLA

Ma non vorrei,

(dissimular conviene),

che la curiosità recasse oltraggio

al mio nobil decoro.

ANSELMO

Qui non c'entra vergogna;

fin che trovi il tesoro,

vo' che tu mostri quanto gli bisogna.

ISABELLA

Obbedisco.

ANSELMO

Signore,

guardate 'l fatto vostro.

LEANDRO

Veda, che qui gli mostro

Venere a noi benigna;

che più dunque pretendo?

ANSELMO

Io non lo so, perché non me n'intendo.

ISABELLA

Quanto sete sagace!

LEANDRO

Amor mi rese scaltro.

ISABELLA

La fortuna è trovata.

ANSELMO

Ti darò una ceffata,

lascia toccar dell'altro;

toccate pure.

LEANDRO

Appieno

soddisfeci al mio intento.

ANSELMO

Troveremo il tesoro?

LEANDRO

In tanto argento.

ANSELMO

E quando?

LEANDRO

In questa notte.

ANSELMO

In che modo?

LEANDRO

Nel prato

di Flavio oggi v'attendo,

ove con vaghi scherzi

vuol render lieto il giorno. Ivi distinto

il modo, il tempo, il luogo,

da me vi sarà detto.

ANSELMO

Quivi dunque v'aspetto.

ISABELLA

Serva al signor Leandro.

LEANDRO

Reverente m'inchino.

ANSELMO

Per non avere a errare,

volete riguardare?

LEANDRO

No mio signore.

ANSELMO

O quanti

padri per l'avvenir con queste scuole

arricchiran per man delle figliuole.

Isabella, Anselmo ->

 

Scena trentacinquesima

Leandro.

 

 

Mio disperato amore,  

per scherzo del tuo sdegno

di qual larve, o crudel, mi rendi autore?

 

Scena trentaseiesima

Bruscolo, Leandro.

<- Bruscolo

 

BRUSCOLO

Padrone, ho da narrarvi  

burle di maraviglia.

LEANDRO

A tempo, o caro,

giungi per consolarmi. In questo luogo,

mentr'io tenea per mano

la mia vaga Isabella,

venne Anselmo, e adirato

ambi ne minacciò; io per quietarlo

dissi, che della figlia entro la destra

leggea le sue fortune, e in questa notte

dissigli, ch'un tesoro

dovea trovar; frenai l'avaro sdegno:

pregommi a dirgli 'l luogo; io gli soggiunsi,

che di Flavio nel prato

oggi gli avrei svelato

distintamente quant'occorre; or vedi,

Bruscolo, in qual confuso labirinto

di noiosi pensieri io resti avvinto.

BRUSCOLO

Per far la conclusione,

signor dei vostri amori

il cielo v'ispirò quest'invenzione;

tranquillate la mente,

lasciatene a me 'l peso;

con voi sarò nel prato,

ov'anco a Flavio ho ordito

una burla solenne;

conseguirem l'intento,

sarà 'l vecchio gabbato,

vostra Isabella, io lieto, e voi contento.

Bruscolo ->

 

Scena trentasettesima

Leandro.

 

 

In amor l'usar inganni  

sempre fu laudabil cosa,

e per trarre un sen d'affanni

lice oprar fraude ingegnosa.

 

Nacque amor, ma non invano  

nacque pur l'inganno seco;

se ferisce da lontano,

tutti inganna a parer cieco.

Tra gli scherzi per trastullo

copre sol modi tiranni;

sempre inganna, se fanciullo

sembra al mondo, e carco è d'anni.

In amor usar inganni

sempre fu laudabil cosa,

e per trarre un sen d'affanni,

lice oprar fraude ingegnosa.

 
 

Scena trentottesima

Prato d'intorno alla villa di Flavio.
Tancia, Ciapo.

 Q 

Tancia, Ciapo

 

TANCIA

Accomida i sedili;  

senti, Ciapo, a 'nvitare

se non mi fai la prima,

non ti vagheggio piue.

CIAPO

Egli è dovere;

io son ben crianzuto,

anco vo' dar rifiuto,

se la Tina, o la Nencia meco canta.

TANCIA

Vo' tribbiar cariole dell'ottanta.

CIAPO

Ecco i padroni.

TANCIA

Non mi far vergogna,

io mi rinfido in tene.

CIAPO

Già t'ho inteso;

e poi nel mezzo al cuore,

su le fiere d'Amore,

ho scritto per la Tancia: «LATO PRESO».

 

Scena trentanovesima

Ciapo, Tancia, Flavio, Leandro, Isabella, Lisa, Anselmo, Bruscolo, truppa di Ballerini.

<- Flavio, Leandro, Isabella, Lisa, Anselmo, Bruscolo, ballerini

 

FLAVIO

Compatischin: signori:  

sono scherzi da villa.

LEANDRO

Graditi i suoi favori

ricevo in ogni tempo.

ANSELMO

Ovvia, fanciulle,

ponetevi a sedere.

BRUSCOLO

Qui da parte

concertiamo 'l negozio.

ANSELMO

E bene?

BRUSCOLO

E meglio,

se mi sortisce 'l giuoco,

riuscirà tra poco.

ISABELLA

Tancia, canta un rispetto.

TANCIA

Io non vorrei

parere impronta.

LISA

Allora,

che ti viene comandato,

ogni errore è scusato.

FLAVIO

Non ti mostrar villana.

TANCIA

Ubbidiroe per non parer provana.

FLAVIO

Cominciate a ballare.

TANCIA

Ciapo a tene.

 
Qui ballano la calata.
 

TANCIA

Le vostre signorie mi dicon canta,  

e non mi dicon: saperai tu dire;

il cuor mi trema e la voce mi manca,

e la timenza non mi lascia dire;

ma io non vo' guatare alla timenza,

i' vo' cantare e far l'ubbidienza;

questo rispetto l'ho imparato a golo,

lo raccomando a te fior di fagiolo.

CIAPO

Giunsi alla tromba, ch'al suo spirto vilio

una doglia 'n prigione 'l ciel gli messe,

pallesco, fresco, e ammutillo inquilio,

d'un momento negli occhi un sasso strinse,

e sgroliando un gralimoso ulivo,

con un languirio me toppe, e affrisse;

e per la Tancia, che dell'altre ha 'l vanto,

dovento un acquidocciolo di pianto.

 

FLAVIO

Garbato; ma fermate,  

ed il ballo mutate.

 
Qui si fa il ballo concertato, e dopo escono con fiamme quattro Diavoli volando per aria.

<- quattro diavoli

 

BRUSCOLO

Adesso è 'l tempo.  

FLAVIO, ISABELLA, TANCIA E CIAPO

Ohimè.

(fuggono)

Flavio, Isabella, Tancia, Ciapo ->

LEANDRO E BRUSCOLO

Chi può si salvi.  

ANSELMO E LISA

Aiuto.

LEANDRO

Ferma.

BRUSCOLO

Lascia.

Così vano timore;

quest'è la tua fortuna.

LISA

Ah traditore.

 
Qui Bruscolo porta via Lisa, e finisce l'atto secondo.

Bruscolo, Lisa ->

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Potesteria.

Anselmo, Odoardo
 

Dovresti avermi inteso

Anselmo
Odoardo ->

Per tutto questo giorno

Anselmo
<- Ciapo

Messer 'l ciel vi guati

Anselmo
Ciapo ->

Finalmente in paese

Anselmo
<- Desso

Or ch'io son incantato

Desso
Anselmo ->

A questo vecchio avaro

Desso ->
<- Tancia
Tancia
<- Lisa

Tancia, Tancia / Sorella

Lisa
Tancia ->
Lisa
<- Odoardo

Pur troppo vedo verità espressa

Lisa
Odoardo ->
Lisa
<- Isabella

Lisa, come opportuna

Isabella
Lisa ->
Isabella
<- Leandro

Misero, per dovunque il passo giro

Leandro
Isabella ->

Ferma 'l passo, ove vai

Leandro ->

Boschetto nel villaggio di Colognole.

Desso
 

Nel giuoco di fortuna

Desso
<- Bruscolo

Fin che la non si scopre

(Bruscolo tira in aria Desso legato ad una corda)

Quanto più sferzerai

Desso
Bruscolo ->

Che ventura, se la dura

Desso
<- Ciapo

Talor la granocchiella nel pantano

(Ciapo taglia la corda e Desso cade)

Desso
Ciapo ->

Come son giunto presto!

Desso
<- Bruscolo

E che fracasso è questo?

Desso
Bruscolo ->

O bel luogo, ch'è questo!

Desso
<- Tancia

Il me povero Ciapo

Desso
Tancia ->
Desso
<- Bruscolo

Gran fortuna è la mia

Bruscolo, Desso ->
<- Gora
Gora
<- Flavio

Come benigna sorte

Flavio
Gora ->

Corrispodenti amori

Flavio
<- Lisa

Piango, ma con le lagrime nel core

Flavio
Lisa ->
Flavio
<- Bruscolo

Affé, che l'ho aggiustato

Bruscolo
Flavio ->

O quanto me ne rido!

Bruscolo ->
<- Leandro
Leandro
<- Isabella

Bell'idolo severo

Isabella e Leandro
Di gelosi sospetti
Leandro, Isabella
<- Anselmo

Scusin, s'io le disturbo

Leandro
Isabella, Anselmo ->

Mio disperato amore

Leandro
<- Bruscolo

Padrone, ho da narrarvi

Leandro
Bruscolo ->

In amor l'usar inganni

Prato d'intorno alla villa di Flavio.

Tancia, Ciapo
 

Accomida i sedili

Tancia, Ciapo
<- Flavio, Leandro, Isabella, Lisa, Anselmo, Bruscolo, ballerini

Compatischin signori

(qui ballano la calata)

Garbato; ma fermate

(qui si fa il ballo concertato, e dopo fiamme)

Tancia, Ciapo, Flavio, Leandro, Isabella, Lisa, Anselmo, Bruscolo, ballerini
<- quattro diavoli

(i diavoli volando per aria)

Adesso è 'l tempo / Ohimè

Leandro, Lisa, Anselmo, Bruscolo, ballerini, quattro diavoli
Flavio, Isabella, Tancia, Ciapo ->

Chi può si salvi / Aiuto

Leandro, Anselmo, ballerini, quattro diavoli
Bruscolo, Lisa ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima Scena ventiquattresima Scena venticinquesima Scena ventiseiesima Scena ventisettesima Scena ventottesima Scena ventinovesima Scena trentesima Scena trentunesima Scena trentaduesima Scena trentatreesima Scena trentaquattresima Scena trentacinquesima Scena trentaseiesima Scena trentasettesima Scena trentottesima Scena trentanovesima
Villaggio di Colognole con la veduta di varie ville. Notte; piazza nel borgo di Colognole con la veduta della potesteria, prigione, e portici e casa del podestà. Potesteria. Boschetto nel villaggio di Colognole. Prato d'intorno alla villa di Flavio. Campagna con veduta di fontane. Notte; pianura spaziosa con torre antica. Borgo con la potesteria. Fiera su per la piazza di Colognole con varie mercanzie.
Atto primo Atto terzo

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