Avvertimento

Il soggetto è tolto da un poemetto di lord Byron; né fondamento istorico ha desso, che poche parole del Gibbon. Forse esisterà qualche cronaca della famiglia Estense, in cui sarà parlato più chiaramente e di Parisina, e del principe sotto il cui regno avvenne la tragedia. Io non l'ho rinvenuta, e mi sono creduto in diritto d'inventare ciò ch'io credeva necessario al mio dramma, e probabile ai tempi in cui governava Ferrara, non Azzo come lo chiama il Byron, ma il principe di cui Gibbon favella. Ed ecco l'antifatto della mia favola.

Il signor di Carrara scacciato da' suoi domini dalla fazion ghibellina cerca ricovero per la sua figlia Parisina in corte d'Azzo, principe amico, e del partito dei guelfi. Parisina è quivi cresciuta insieme ad un orfanello raccolto da un vecchio ministro del duca, e da questi educato fra i suoi paggi, ignaro esser desso un suo figlio naturale avuto da una donna da lui bandita per sospetto d'infedeltà, e miseramente perita.

S'innamora segretamente del paggio, così chiamasi Ugo, ed Ugo di lei. Ma richiesta in isposa da Azzo, il quale si obbliga in ricompensa a ricuperare al padre i perduti stati, è costretta ad obbedire alluno e all'altro, e diviene moglie del signor di Ferrara. Da quel punto gli amanti sono infelicissimi. Come l'amor loro è scoperto e crudelmente punito, forma l'orditura della mia azione come quella di Byron, tranne alcuna diversità inevitabile, poiché diverso è il poema che racconta, dal poema che rappresenta. Costretto qual fui da imperiose necessità a comporre un dramma alla spezzata, e in pochi giorni, e senza aver modo di rivederlo e correggerlo, se non mi è lecito invocare indulgenza pe' suoi difetti, mi sia concesso almeno di deplorare la trista circostanza di non poter offrire alla italiana Atene un lavoro meno indegno di essa, ed oso dirlo, meno indegno di me medesimo.

Felice Romani

Atto primo Atto secondo Atto terzo

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