Atto primo

 

Scena prima

Sala nel palazzo del duca in Belvedere.
Paggi, Scudieri, Cortigiani, indi Ernesto.

 Q 

paggi, scudieri, cortigiani

<- Ernesto

 

ERNESTO

(entrando)  

È desto il duca?

CORO

È desto.

Dorme lung'ora ei forse?

Torbido all'alba sorse

come corcossi ier.

Ma sì, per tempo. O Ernesto

tu d Ferrara uscito!

Forse del duca invito

ti chiama a Belveder?

ERNESTO

Inaspettato e pure

giunger qui grato io spero.

CORO

Grato se di venture

è il tuo venir foriero.

D'uopo n'abbiam: qui tutto:

spira mestizia e lutto,

afflitto più che mai

turbato d'Azzo è il cor.

ERNESTO

Afflitto!

CORO

Ah tu ben sai

il suo geloso amor.

ERNESTO

Lo so... Ma la duchessa

sospetta è sempre a lui?

CORO

Egra, languente è dessa:

fugge il consorte e altrui.

Non mai sorriso spunta

su quella fronte smunta,

o sviene appena è nato,

quel languido balen.

ERNESTO

E il duca?

CORO

Si distrugge

d'ira e d'amore insieme

or la ricerca, or fugge,

or la lusinga, or freme.

Ansio la notte e il giorno

sembra spiar d'intorno,

quasi un rival celato

tema alla reggia in sen.

ERNESTO

Oh, doloroso stato!

CORO

Sì, ma silenzio.

TUTTI

Ei vien.

 

Scena seconda

Azzo, e detti.

<- Azzo

 
(tutti gli fan luogo: guarda esso d'intorno e si accorge d'Ernesto)
 

AZZO

Che mi rechi?  

ERNESTO

Lieti eventi.

AZZO

Lieti a me?

ERNESTO

Lo spero.

AZZO

E quali?

ERNESTO

Dopo lunghi e rii cimenti

Padoa tolta è a tuoi rivali:

e per l'arme di Ferrara,

fortunato il pro Carrara,

vinta l'ira ghibellina

sul suo trono alfin sedè.

AZZO

Ei mi diede Parisina;

poco è un trono a lui mercé.

ERNESTO

Nuova è questa, ond'abbia anch'essa

a gioir del tuo contento.

AZZO

(a parte ad Ernesto)

Annunziate alla duchessa

l'improvviso e lieto evento.

Per veder su quel bel viso    

il balen d'un sol sorriso;

non che Italia, aver vorrei

terra e cielo, e dargli a lei;

rapirei del sole i rai

per donarle il suo splendor.

Non sa il mondo e tu non sai

qual m'accende e quanto amor!

S

 

ERNESTO

Lieta al par de' tuoi desiri

la farà sì gran ventura.

AZZO

Ne ho fidanza: tutto spiri

gioia e pompa in queste mura.

 
Tutti.

ERNESTO E CORO

Noi primieri al ciel diam lodi

che ha compito i voti tuoi,

che il valor de' Guelfi eroi

secondò col suo favor.

Spenti alfin gli sdegni e gli odi,

lieta Italia al mondo attesti,

che la pace a lei tu desti,

che a te deve e gioia e onor.

 

AZZO

(Dall'Eridano si stende    

fino al mar la mia bandiera,

il leon dell'Adria altiera

piega il capo al mio valor;

solo un cor col mio contende,

sdegno e amor del par l'irrita.

Io darei corona e vita

per poter domar quel cor!)

S

 

 

Con giostre, e con tornei  

si festeggi in Ferrara il lieto evento;

cento navigli e cento

covrano in gara del superbo fiume

ambo le rive, ed alla vinta guerra

applaudano del par l'onde e la terra.

Ite...

 
(parte il corteggio)

paggi, scudieri, cortigiani ->

 

Scena terza

Ernesto ed Azzo.

 

ERNESTO

Mi è dolce, o duca,  

questa vittoria tua, non sol perch'alto

leva il tuo nome, ma perché ti reca

gioia, che dal tuo cor parea bandita.

AZZO

Gioia!... È di già sparita.

Starsi meco non può.

ERNESTO

Signor di tante

ricche province, e glorioso, e adorno

di nuove palme e di recente onore,

a te che manca?

AZZO

Il maggior bene ~ amore.

È mio destino, Ernesto,

destin tremendo, che le furie sempre

d'amore io provi, e le dolcezze mai.

Tradito un giorno... e il sai

dall'infedel Matilde, ancor tradito

da Parisina io sono.

ERNESTO

I tuoi sospetti

han perduto Matilde; or Parisina

i tuoi sospetti perderan del pari.

AZZO

Ah! Dannommi Matilde, a giorni amari.

È sua vendetta forse

la perpetua mia guerra, i miei timori...

deggio dirtelo, Ernesto?... A me rivale

mi dipingon perfino il giovin Ugo

che orfano raccogliesti, e ch'io qui crebbi

fra paggi miei, qual se ti fosse ei figlio.

ERNESTO

(Cielo!)

AZZO

E gli diedi esilio

dalla mia corte, e di Carrara al campo

fingea spedirlo... e buon consiglio parmi

onde all'armi avvezzarlo.

ERNESTO

Or posa han l'armi;

ei tornerà.

AZZO

Contezza

hai tu di lui?

ERNESTO

Nulla contezza.

AZZO

Audace

non fia così per riveder Ferrara

senza un mio cenno. Or vanne: e dove incauto

tornato ei fosse, in nome mio gli intima

che por non osi in queste mura il piede,

finché no 'l chiamo al mio cospetto io stesso.

ERNESTO

Mi è legge il cenno.

 
(Azzo parte)

Azzo ->

 

Scena quarta

Ernesto, ed Ugo.

<- Ugo

 

ERNESTO

Oh! Chi mai veggio? È desso.  

 

UGO

Sì, son io, m'abbraccia, Ernesto.  

ERNESTO

Ugo! (Oh ciel!)

UGO

Che guati intorno?

ERNESTO

Taci incauto, e a che sì presto

fai dal campo a noi ritorno?

Vieni meco, o sciagurato,

non ti vegga il tuo signor.

UGO

Di che temi? E sì turbato

sei per me? Qual feci error?

ERNESTO

Il più grave.

UGO

Oh dio! Ti spiega.

ERNESTO

Il ritorno è a te conteso.

UGO

Con qual dritto? Chi me 'l nega?

ERNESTO

Chi può tutto ~ il duca offeso.

UGO

Ed è noto alla duchessa?...

Parla, o padre, è noto ad essa?

ERNESTO

Quale inchiesta! E qual pensiero

in te d'essa, e in lei di te?

Tremi?... Di'... Saria pur vero?...

UGO

Ah! Pietà... leggesti in me.

(gettandosi nelle sue braccia)

Io l'amai fin da quell'ora    

che fra noi fanciulla venne:

l'amai pure, e l'amo ancora

poiché sposa altr'uom l'ottenne.

Né timor né lontananza

né dolor né disperanza

han potuto dal mio core

questo amore ~ cancellar.

S

Sfondo schermo () ()

 

ERNESTO

Che mai sento? Ahi taci, insano...

Tanto osasti alzar la mente?

Non seguir... Il tristo arcano

non sia noto ad uom vivente.

A me stesso, o sventurato,

ei dovea restar celato...

T'era d'uopo un tal dolore

al mio core ~ risparmiar.

 

 

Or che badi?... Un rio sospetto

già del duca in mente è desto.

UGO

La mia vita è in questo tetto...

Morte altrove... Io resto, io resto.

ERNESTO

Forsennato! E la ruina

farai tu di Parisina?

Non sai tu del duca amante

l'implacabil rigor?

UGO

Partirò; ma un solo istante

pria vederla ho fermo in cor.

Per le cure, per le pene

che quest'orfano ti costa,

mi concedi un tanto bene,

la mia vita è in lui riposta.

Un suo sguardo, un solo sguardo

temprerà la fiamma ond'ardo.

Prenderò da lei forza

di partire, e non morir.

ERNESTO

Vieni, vieni invan tu speri

ch'io consenta a tanto errore.

Qui de' passi e dei pensieri

è ciascuno esploratore...

Qui le mura, i sassi, i venti

hanno orecchio ed hanno accenti...

Qui neppure il suol profondo

ti potria da lui coprir.

 
(lo tragge seco; escono entrambi velocemente)

Ernesto, Ugo ->

 
 

Scena quinta

Giardino nel palazzo ducale. In fondo scorre il Po.
Parisina, Imelda, e Damigelle.

 Q 

Parisina, Imelda, damigelle

 

PARISINA

Qui... qui posiamo; ombroso  

ameno è il loco.

DAMIGELLE

Aura soave spira

di questi faggi al rezzo,

e reca a te l'olezzo

rapito all'erbe, e ai fior.

IMELDA

Oggi più lieta

esser déi tu.

DAMIGELLE

Giorno ridente è questo

ad amorosa figlia

che della sua famiglia

festeggia lo splendor.

PARISINA

Sì, ne' suoi stati

ritorna il genitore.

Oh! Voglia il ciel pietoso

che men gli pesi il ricovrato serto

di quel ch'ei diemmi... Oh! Più di me infelice

la pastorella, che non ha corona

se non di fiori!

IMELDA

E a tua mestizia torni,

torni ai sospir?

DAMIGELLE

Deh! Parla, onde cotanto

in te dolore?

PARISINA

È in me natura il pianto.

 

Forse un destin che intendere    

dato ai celesti è solo,

quaggiù mi elesse a piangere,

nascer mi fece al duolo;

come colomba a gemere

come aura a sospirar.

Parmi talor, che l'anima

stanca di tante pene,

aneli al ciel più limpido

aspiri a ignoto bene

come favilla all'etere,

come ruscello al mar.

S

Sfondo schermo () ()

 

DAMIGELLE

Lassa! E te stessa affliggere

sempre così vorrai?

PARISINA

Cessar non mi è possibile.

DAMIGELLE

Né mai tu speri.

PARISINA

Mai.

 
(musica guerriera)
 

TUTTE

Qual suon! Guerrier drappello

move festoso a te.

PARISINA

(O tu, che invano appello,

tu sol non vieni a me.)

 
(le damigelle escono)

damigelle ->

 

Scena sesta

Cavalieri armati di tutt'arme: alcuni con visiera calata. Scudieri che portano le lance e gli scudi.
Parisina, e Imelda.

<- cavalieri, Ugo, scudieri

 

CAVALIERI

Alle giostre, ai tornei che prepara  

esultante e devota Ferrara,

te presente sospira ogni prode,

che a contender la palma se n' va.

Da te data più dolce la lode,

la corona più bella sarà.

 

PARISINA

Cavalier, forse il duca v'invia?

CAVALIERI

S'ei non fosse, chi osato l'avria?

Per suo cenno, cotanto favore

nobil donna, imploriamo da te.

PARISINA

Dalle feste rifugge il mio core.

Ei lo sa, non vi è gioia per me.

(V'era un dì quando l'alma innocente

tinto in rosa vedea l'avvenir.

Quando ancora sul mio labbro ridente

non suonava d'amore il sospir.

Ma ti vidi, o fatal giovinetto,

io ti vidi, e la gioia sparì.

Tinto in lutto mi sembra ogni oggetto,

è funebre la luce del dì.)

UGO
(cavaliere)

Nobil donna, ha confine il martire:

non nutrire ~ i tuoi mali così.

 

PARISINA

La mia repulsa, o prodi,  

donate ad egro cor. Ite, e fortuna

venga con voi nel glorioso agone

al par de' voti miei.

 
(i cavalieri partono. Uno solo rimane. Parisina se ne accorge, mentre si muove per uscire)

cavalieri, scudieri ->

 

 

Né tu parti, o guerrier? Chi sei? Che vuoi?

UGO
(cavaliere)

Un solo istante, o donna

in segreto mi ascolta.

PARISINA

(Oh ciel! Qual voce!)

(ad Imelda)

T'allontana per poco, e al cenno mio

ad accorrer sii pronta.

 
(Imelda parte)

Imelda ->

 

Scena settima

Ugo si toglie la visiera; Parisina lo riconosce.

 

UGO

Ugo son io.  

PARISINA

Ciel tu in Ferrara! E ignoro?

E furtivo? E tremante?

UGO

O Parisina!

Me ne bandisce il duca.

PARISINA

E al duca osasti

disobbedir?

UGO

Il mio ritorno ignora.

Ma girne in bando ancora

poteva io mai, senza vederti almeno

l'ultima volta, senza udir per solo

conforto mio, che dall'ingiusto esilio

tu pietosa ti dolga, ed un sospiro

ti costi il pianto, cui dannato al mondo

sarà de' tuoi primi anni il fido amico.

PARISINA

Ah! Sì me n' duole... E a te piangendo il dico.

Ma che ti giova udirlo? E quale speme

nutrir puoi tu? Per tuo riposo e mio

cancellar dal pensier dessi perfino

la rimembranza dell'età fuggita.

UGO

Ah! Di mia stanca vita

sostegno è dessa. Se il presente è lutto,

tenebre l'avvenir, mi resti almeno

il raggio del passato... Allor non t'era

quest'orfano infelice, amar conteso...

d'amor fraterno.

PARISINA

Né conteso è adesso.

Ora va'... Te solo oppresso

non creder qui. V'è chi di te più geme,

chi più di te si strugge, e sente il peso

della catena che quaggiù trascina.

Vanne, vanne, te n' prego...

UGO

O Parisina!

Un sol momento ancora,

un sol momento. Ah se tu pure in terra

orfana fossi, o di men nobil sangue

venuta al dì, forse mi avresti amato

d'amor più che fraterno.

PARISINA

Oh, che mai dici?

Che pensi tu?

UGO

Sì, tu mi avresti amato

come io t'amai, come tutt'ora t'amo

oltre misura, angiol celeste e santo...

PARISINA

Cessa...

UGO

Ah! Dillo...

PARISINA

Deh! cessa. (Oh accento... oh incanto...)

 

UGO

Dillo... Io te 'l chieggo in merito  

della mia lunga guerra,

dillo, e beato rendimi

solo una volta in terra:

mi seguirà dovunque

il suon di questi accenti,

l'intenderò nei venti,

nell'onde ancor l'udrò.

 

PARISINA

Ah! Tu mi chiedi, o barbaro,

trista e fatal parola,

non dée, non dée strapparmela

fuor che la morte sola.

Rendimi prima, ah rendimi

di nostra infanzia i giorni

fa' che innocente io torni,

e t'amo, allor, dirò.

 

UGO

È vero, è ver... Non dirmelo,

sarei più sventurato.

PARISINA

Addio, sfidiamo intrepidi

ambi il rigor del fato.

UGO

Addio, ma deh concedimi

una memoria almeno.

PARISINA

Una memoria... Prendila

il pianto mio ti do.

(gli porge il fazzoletto)

UGO

Quando più grave e orribile

fia di mia vita il peso

quando de' mali al culmine

esser ti sembri asceso,

pensando di che lagrime

bagnato è questo vel.

Ah non dirai che barbaro

è con me solo il ciel.

Insieme

PARISINA

Quando più grave e orribile

fia di tua vita il peso

quando de' mali al culmine

esser mi sembri asceso,

pensando di che lagrime

bagnato è questo vel.

Ah non dirò che barbaro

è con te solo il ciel.

 

Scena ottava

Imelda e le Damigelle frettolose. Indi Azzo, Ernesto, e Sèguito.

<- Imelda, damigelle

 

IMELDA E DAMIGELLE

Giunge il duca.  

UGO

Il duca!

PARISINA

Ah! Misero!

Fuggi.

UGO

Invano.

 

<- Azzo, Ernesto, seguito

AZZO

Chi vegg'io?

ERNESTO

(È perduto. Io tremo, e palpito.)

AZZO

(ad Ernesto)

Sì compiuto è il cenno mio!

(breve silenzio)

(ad Ugo)

Parla tu, perché tornasti,

perché il campo abbandonasti?

D'onde avvien che sì segreto

tu ti aggiri in Belveder?

UGO

Di tornar mi concedea

di nostr'armi il condottiero.

Io bramavo, e fermo avea

di offerirmi a te primiero,

sol poc'anzi il tuo divieto

mi fu dato di saper.

AZZO

Né partisti?

PARISINA

(Oh istante!)

ERNESTO

(Io gelo.)

AZZO

Perché innanzi alla duchessa

tanto osasti? Parla.

UGO

Oh cielo!

AZZO

Qual ragion ti guida ad essa?

PARISINA

Ei, signor, percosso, afflitto...

dal severo estremo editto,

ignorando quale errore

si mertava il tuo rigore,

umil prece a me porgea

d'impetrar la tua bontà.

AZZO

Egli... E tu...

PARISINA

Lo promettea.

AZZO

Fu soverchia in te pietà.

 

PARISINA

Ah! Tu sai che insiem con esso

di tua corte io crebbi in seno:

implorar mi sia concesso

che scolparsi ei possa almeno.

D'alcun fallo io reo no 'l credo,

tale a te si mostrerà.

Questa grazia ch'io ti chiedo

è giustizia e non pietà.

 

UGO

Io sperai la sua preghiera

a placarti almen possente:

che implorarla eccesso egli era

né un sospetto io m'ebbi in mente:

s'egli è tal ch'io sol sia segno

della tua severità.

Ma con lei saria lo sdegno

forse troppa crudeltà.

 

AZZO

(Il difende, e in sua difesa

tanto adopra ardore e zelo.

All'amor che ti palesa

di pietade invan fa velo.

In mia mano avrò le prove

della lor malvagità.

Simuliam, veggiam fin dove

la rea coppia giungerà.)

 

ERNESTO

(Lasso me! Sì ria sventura

prevenir non ho potuto.

Simular invan procura

l'imprudente si è perduto...

Tace il duca, ma nel seno

il furor covando va...

Ah! Foriera del baleno,

è la sua tranquillità.)

 

Scena nona

Coro lontano di Battellieri sul Po.

 

BATTELLIERI

Voga, voga, qual lago stagnante  

ferma il Po le veloci correnti.

Di Ferrara le sponde ridenti

par ch'ei voglia più a lungo baciar.

 

GUERRIERI

Affrettate: del popol festante

dalle rive c'invitan le voci

già s'appressan le prore veloci

che al torneo denno i prodi recar.

 
(la scena si riempie di soldati e di popolo, e le rive di eleganti navicelle)

<- soldati, popolo

 

ERNESTO

Deh! In tal dì mentre tutto festeggia  

non sia core che afflitto si veggia,

io pur prego, se lice, o signore,

de' tuoi servi al più antico, pregar.

AZZO

Ugo resti... Cotanto splendore

tanta gioia, non voglio turbar.

PARISINA E UGO

(Oh contento!)

CORO

Partiamo, voliamo.

BATTELLIERI

A Ferrara.

AZZO
(a Parisina)

E tu sol rimarrai?

Mentre io cedo, tu pur non vorrai

né a preghiera, né a voto, piegar?

PARISINA

Io vi seguo... Ah potessi qual bramo

sì bel giorno con voi festeggiar.

 
Tutti.

AZZO, UGO, ERNESTO E GUERRIERI

Vieni, vieni, e in sereno sembiante,

alla pompa presiedi qual diva.

Un tuo sguardo di luce più viva,

questo cielo farà scintillar.

PARISINA

Sì quest'alma respira un istante,

s'apre a gioia non prima sentita,

alla festa ove gloria v'invita,

calma, io spero, conforto trovar.

AZZO, UGO, ERNESTO

(Ma divoro nel core tremante

un furor che non posso frenar.)

Insieme

PARISINA

(Ma divoro nel core tremante

un timor che non posso frenar.)

 

BATTELLIERI

Voga, voga, qual lago stagnante

ferma il Po le veloci correnti;

di Ferrara le sponde ridenti

par ch'ei voglia più a lungo baciar.

GUERRIERI

Affrettate del popol festante

i bei voti corriamo a colmar.

(s'imbarcano)

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Sala nel palazzo del duca in Belvedere.

paggi, scudieri, cortigiani
 
paggi, scudieri, cortigiani
<- Ernesto
paggi, scudieri, cortigiani, Ernesto
<- Azzo
Azzo, Ernesto e Coro
Che mi rechi? / Lieti eventi
 

Con giostre, e con tornei

Ernesto, Azzo
paggi, scudieri, cortigiani ->

Mi è dolce, o duca

Ernesto
Azzo ->
Ernesto
<- Ugo

Oh! Chi mai veggio? È desso

 
Ernesto, Ugo ->

Giardino nel palazzo ducale; in fondo scorre il Po.

Parisina, Imelda, damigelle
 

Qui... qui posiamo; ombroso

Parisina e Damigelle
Forse un destin che intendere

(musica guerriera)

 
Parisina, Imelda
damigelle ->
Parisina, Imelda
<- cavalieri, Ugo, scudieri

(Ugo nascosto dalla visiera)

La mia repulsa, o prodi

Parisina, Imelda, Ugo
cavalieri, scudieri ->

Parisina, Ugo
Imelda ->

(Ugo si rivela)

Ugo son' io

Parisina, Ugo
<- Imelda, damigelle
Parisina, Ugo, Imelda, damigelle
<- Azzo, Ernesto, seguito
 
Parisina, Ugo, Imelda, damigelle, Azzo, Ernesto, seguito
<- soldati, popolo

(alle rive di eleganti navicelle)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona
Sala nel palazzo del duca in Belvedere. Giardino nel palazzo ducale; in fondo scorre il Po. Gabinetto di Parisina; alcova chiusa da seriche cortine; è notte; il luogo è illuminato da due candelabri. Galleria nel palazzo ducale, che mette a vari appartamenti illuminati, ove ha luogo la festa. Vestibolo che mette alle torri del palazzo ducale. Galleria terrena nel ducale palazzo; da un lato domestica cappella; in fondo gotici finestroni chiusi.
Atto secondo Atto terzo

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