Atto secondo

 

Scena prima

Gabinetto di Parisina. Alcova chiusa da seriche cortine.
È notte. Il luogo è illuminato da due candelabri.
Imelda, e Damigelle.

 Q 

Imelda, damigelle

 

IMELDA

Lieta era dessa, e tanto?  

DAMIGELLE

Oltre ogni tuo pensiero.

Al vincitor guerriero

sorrise, e il coronò.

IMELDA

E il duca?

DAMIGELLE

Ad essa accanto,

fiso in lei sola e intento,

gioia del suo contento,

e il suo gioir mostrò.

IMELDA

E alle danze in corte

presente pur fia dessa?

DAMIGELLE

Né la pregò il consorte:

ella ne fe' promessa...

Tu inchiesta aggiungi a inchiesta;

qual meraviglia in te?

IMELDA

Non meraviglia è questa...

Estrema gioia ell'è.

 

DAMIGELLE

Fra i manti suoi di porpora,

fra i suoi gemmati serti,

siano i più ricchi e splendidi

alla sua scelta offerti,

brilli serena e bella

come soave stella,

e in ogni cor diffonda

speme, letizia, amor.

 

IMELDA

(La pena mia si asconda,

si celi il mio timor.)

 

DAMIGELLE

Ella si appressa.

 

Scena seconda

Parisina, e dette.

<- Parisina

 

PARISINA

Un seggio, Imelda... io sono  

stanca del mio gioir.

IMELDA

Non usa a queste

sì clamorose feste,

uopo di posa hai tu.

PARISINA

De' miei primi anni

oggi mi parve respirar l'aurora

d'un dì sereno... Alla paterna corte

io mi credetti fra le pompe e i ludi

de' miei fratelli... E qual fraterna gloria,

mi fu d'Ugo il trionfo... Oh come lieta,

col giovin prode nell'arringo i' corsi!

E lieta il premio del valor gli porsi!

IMELDA

(Ciel! Non si avveri, io prego,

il mio sospetto.)

PARISINA

Ma fugace lampo

sarà la mia letizia, e il sol domani

torbido forse sorgerà pur anco...

Stanche le membra, e stanco

ben più lo spirto io già risento... Oh lungi

riponi i serti, e la gioconda vesta.

IMELDA

Né alla notturna festa,

irne vuoi tu?

PARISINA

Ma, non poss'io. Sollievo

mi fia migliore il sonno.

IMELDA

Ah! Sì lo spero,

è innocente sollievo...

PARISINA

È vero, è vero.

 

Sogno talor di correre    

entro incantato albergo:

volo in balia de' zeffiri,

oltre le nubi io m'ergo,

nuoto in sereno spazio,

qual cigno nel ruscel.

Dolce, come arpa eolia

voce mi chiama, e dice:

«vieni, e del mondo immemore

resta quassù, felice...

a combattuto spirito

porto soltanto è il ciel».

S

Sfondo schermo () ()

 

 

Oh cari sogni! Oh, all'anima

illusion gradita!

IMELDA E CORO

Prendi da lor presagio

di più tranquilla vita.

Vanne, e più bella ancora

sorgi alla nuova aurora,

come è più bello un fiore

dopo il notturno gel.

PARISINA

Addio. L'augurio accetto...

Pace dal sonno aspetto...

(A combattuto core

porto soltanto è il ciel.

 
(si danno un addio. Imelda e l'ancelle partono.

Imelda, damigelle ->

Parisina si ritira nell'alcova. La scena rimane vuota per alcuni momenti)
 

Scena terza

Azzo e Parisina.

<- Azzo

 
(Azzo passeggia guardingo la scena. Rimuove alcun poco le cortine dell'alcova, e le cala di nuovo. Parisina è addormentata)
 

AZZO

Sì: non mentir le ancelle...  

Ella riposa... Riposar potrebbe

se rea foss'ella? Non hai, tu rimorso,

più voce alcuna? Più paure o larve,

non hai, tu notte, per colpevol alma?

No, non è rea, s'ella riposa in calma.

(silenzio)

Ma pur... Con qual desio

Ugo seguia!... Come parea lanciarsi

dietro al corsier, che lo rapia pe 'l campo!

Come arrossiva a un tratto, e impallidia...

Oh! Quanti ha gelosia

occhi di lince avessi, ond'un istante

vederle in cor! Arte avess'io d'incanto

per far che ignudo le apparisse in volto

le parlasse sul labbro!...

PARISINA

Oh dio!

AZZO

Che ascolto!

È dessa che favella...

(porge l'orecchio)

O s'inganna il pensier?

PARISINA

Oh dolce istante!

Sì tosto non fuggir.

AZZO
(sottovoce)

Sogna...

PARISINA

Son teco:

restiamo insieme.

AZZO

(tremante)

Insiem? Con chi?

PARISINA

Mi segui,

puro zaffiro è il ciel, muoviamo uniti

quai peregrin augelli a miglior nido...

Mi segui, o tenero Ugo...

AZZO
(prorompendo)

Ugo!

PARISINA

Qual grido!

(esce dall'alcova, pallida, tremante)

 

PARISINA

Ah! Chi veggio? Tu signore?  

AZZO

Sì, qual altro attender puoi?

PARISINA

Io... Null'altro!

AZZO

(Oh mio furore!)

Me sol! Sol me!...

PARISINA

Che dir mi vuoi?

AZZO

(Ah potessi un solo istante

del suo fallo dubitar!)

Insieme

PARISINA

(Oh qual ira in quel sembiante

gli occhi a lui non oso alzar.)

 

AZZO

Fissa i tuoi negli occhi miei:

nulla in essi hai letto ancora?

PARISINA

Oh! Che hai tu? Turbato sei,

ch'io ti lasci!...

AZZO

No, dimora.

AZZO

(Ah! Così tradito io fui

sempre, sempre in ogni amor.)

Insieme

PARISINA

(Ah! Non so fuggir da lui,

qui m'annoda il mio terror.)

 

AZZO
(prorompendo)

Empia donna!

PARISINA

Oh ciel!

AZZO

T'appressa,

di fuggirmi invano tenti.

(l'afferra pe 'l braccio)

PARISINA

Duca! Ah duca!

AZZO

Infida.

PARISINA

Cessa;

quali smanie!

AZZO

Atroci, ardenti!

Sciolto è alfin, caduto è il velo,

tutto è noto, tutto io so

qual favella. (Io tremo, io gelo!)

Che sai tu? (Più cor non ho.)

Tu nel sonno assai parlasti

il tuo fallo è manifesto

PARISINA

Me infelice!

AZZO

Tu invocasti

uom che aborro, che detesto

il tuo labbro... Iniqua, or ora

d'Ugo il nome proferì.

PARISINA

D'Ugo il nome... (e il sonno ancora,

anco il sonno mi tradì!)

AZZO

Parla omai: come ebbe loco

come crebbe il reo tuo foco,

dove giunse? Di che ardire,

di che speme si nutrì...

PARISINA

Ah! D'orrore e di martire...

AZZO

L'ami dunque? L'ami?

PARISINA
(disperatamente)

Sì.

 
(Azzo pone la mano al pugnale, indi s'arretra)

PARISINA

Non pentirti... Mi ferisci:

vibra il ferro, ei fia pietoso:

quest'incendio in me sopisci,

sol per morte avrà riposo.

È delirio l'amor mio...

non ha speme non desio,

è una face che consuma

d'un sepolcro nell'orror.

Insieme

AZZO

Ch'io ti sveni... e al tuo supplizio

ponga fine una ferita!

Lungo io voglio sacrifizio

non di morte, ma di vita.

Vivi al pianto, vivi al lutto,

l'ira mia vedrai per tutto.

Fian tuoi giorni un giorno solo

di spavento e di terror.

 
(Azzo si allontana respingendola: essa il segue tremante)

Azzo, Parisina ->

 
 

Scena quarta

Galleria nel palazzo ducale, che mette a vari appartamenti illuminati, ove ha luogo la festa. La musica esprime il festeggiare che si fa là dentro. Dame, Cavalieri attraversano la galleria e dalla galleria gli appartamenti.

 Q 

dame, cavalieri

 

CORO

È dolce le trombe cambiare co' sistri,  

di gioia forieri, de' balli ministri.

È un dolce nell'aure fragranti di fiori

cambiare gli allori co' mirti d'amor.

In lieti banchetti in gaie carole

ci lasci la notte, ci visiti il sole:

subliman le menti le voci d'onore,

le voci d'amore consolano il cor.

(si dividono)

dame, cavalieri ->

 

Scena quinta

Ugo solo, indi Ernesto.

<- Ugo

 
(la musica di dentro segue)
 

UGO

Né ancor vien ella! Cominciar le danze,  

i concenti echeggiar... Invan di lei

cercai fra i lieti cori. È mesto il suono,

muta parmi ogni luce, ogni splendore.

L'astro non v'è maggiore,

l'astro dell'alma mia. Vieni, e al tuo raggio

languir ciascuna e impallidir si miri

di Ferrara beltà.

 
(esce Ernesto)

<- Ernesto

ERNESTO

Dove t'aggiri?  

UGO

Ovunque impresse io credo

l'orme di Parisina, ovunque un'aura

parmi de' suoi sospiri.

ERNESTO

Alle sue stanze

quinci si sale, e tu qui muovi, o stolto?...

Seguimi... Un sordo ascolto

de' cortigiani sussurrar: turbato

più che mai fosse, Azzo aggirarsi io vedo

come leon della sua preda in traccia.

UGO

E di perigli a me far puoi minaccia?

Cessa, la mia letizia

non funestar, oggi fu tal che morte

potria scontarla appena. Or va': soverchio

è in te timor.

ERNESTO

Soverchia è in te fidanza.

UGO

Ella m'ama... Certezza è mia speranza.

 

Io sentii tremar la mano    

che mi cinse al crin la palma:

mi sorrise, e tutta l'alma,

in quel riso scintillò.

Uno spirto, un senso arcano

d'un amor maggior d'amore,

trapassò da core a core,

e di gioia l'inondò.

S

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ERNESTO

Sconsigliato... E a te presente  

era il duca, e a lei d'accanto.

UGO

Io no 'l vidi, ed occhi e mente

fur rapiti in lei soltanto.

Ah! Non mai di quel momento

la dolcezza appien dirò.

ERNESTO

Taci, taci... ogni concento

ogni strepito cessò.

Giunge alcun... ~

UGO

Che fia?

 

Scena sesta

Cavalieri e detti.

<- cavalieri, dame

 

CORO

Repente  

ne congeda il duca irato.

Svelti i fior, le faci spente

puoi veder per ogni lato.

Già le logge, già le porte

del palagio, della corte,

son rinchiuse, o custodite

da guerrier che a sé chiamò.

 
(escono gli armigeri)

<- armigeri

 

ARMIGERI

Ugo!

UGO E ERNESTO

Oh cielo!

ARMIGERI

Ne seguite.

UGO

Dove?

ARMIGERI

Al duca.

UGO

A lui! Verrò.

ERNESTO

Io ti seguo.

ARMIGERI

No, non lice.

UGO

Un amplesso.

DAME E CAVALIERI

Qual mistero!

ERNESTO

Figlio, figlio... Oh me infelice!

Fui presago!

UGO

Oh padre, è vero...

ARMIGERI

Vi affrettate il tempo preme

Azzo attendere non sa.

DAME E CAVALIERI

Ah più d'Ugo Ernesto geme,

quale in sen sgomento egli ha!

UGO
(ad Ernesto a parte)

Questo amor doveva in terra

sol di morte aver mercede,

in più pura e santa sede,

ei mercé di vita avrà.

Come alfin di lunga guerra

io sorrido all'ultime ore,

il sospir di questo core

meco in tomba scenderà.

ERNESTO

Ah! con te, con te sotterra

anco Ernesto scenderà.

ARMIGERI

V'affrettate il tempo preme

Azzo attendere non sa.

DAME E CAVALIERI

Ah più d'Ugo Ernesto geme

quale in sen sgomento egli ha!

 
(Ugo parte fra gli armigeri, Ernesto con le dame e cavalieri)

Ugo, armigeri, Ernesto, dame, cavalieri ->

 
 

Scena settima

Vestibolo che mette alle torri del palazzo ducale.
Azzo, e Guardie.

 Q 

Azzo, guardie

 

AZZO

Ite, e condotti entrambi  

a me fian tosto. ~ Interrogarli insieme

insieme udirli, e investigar vo' pria

quale di loro più colpevol sia.

Che dico? Il son del pari

e del par fian puniti. Oh! Di Matilde

ombra irata, ne esulta: in cor non posso

amor riporre, ch'io fellon no 'l trovi,

né spezzar debba di mia mano istessa.

guardie ->

 

Scena ottava

Ugo, e Parisina da varie parti fra le Guardie e detto.

<- Ugo, Parisina, guardie I, guardie II

 

PARISINA

Ugo! Oh ciel!  

UGO

Parisina! In ferri anch'essa!

AZZO

Eccovi uniti alfine

non qual bramaste, ma qual debbe unirvi

tradito prence: al vostro amore iniquo

è questo il tempio: ara il patibol fia

UGO

Al mio soltanto il sia

se giusto esser vuoi tu. Spirto più puro

non hanno i cieli, di costei che offendi.

AZZO

Ella è rea, ben più rea. Tu la difendi.

PARISINA

Tutti siam rei... Ma solo

noi di desio, tu d'opre. Ah! Pera il giorno

che me all'altare tu traevi ad onta

del pianto mio.

UGO

Deh Parisina...

PARISINA

È vano,

non è per lui più arcano

l'antico amore... io lo svelai dormente:

desta il confermo.

UGO

E dove tu il confessi

indegno io ne sarei, s'anco il tacessi ~

odilo, o duca... Io l'amo

più che la vita, dall'infanzia io l'amo...

AZZO

(durante il discorso di Parisina ed Ugo, è rimasto concentrato: nulla risponde)

Custodi, al carcer loro

sian ricondotti. Fino al dì novello

sien del palagio mio chiuse le porte

a chiunque ei sia.

PARISINA

Morte è tal cenno.

 

Scena nona

Ernesto, e detti.

<- Ernesto

 

ERNESTO
(con un grido)

Morte!  

 

AZZO

A che vieni? E presentarti  

non chiamato, ond'hai tu dritto?

ERNESTO

Santo io l'ho, se a risparmiarti

vengo, o duca, un rio delitto.

AZZO

Un delitto a me!

PARISINA E UGO

Che intendo?

ERNESTO

Sì: un delitto atroce, orrendo!

Al mio crin canuto credi

al terrore in cui mi vedi...

Guai se d'Ugo ai giorni attenti...

Guai tre volte, guai per te!

PARISINA E UGO

Qual linguaggio!

AZZO

E quai spaventi

inspirar pretendi a me?

(alle guardie)

Ubbidite.

ERNESTO

Ah! No.

AZZO

T'invola;

tanto ardire omai m'irrita.

UGO

Cessa amico, e ti consola...

Non espor per me tua vita.

ERNESTO

Duca! Ah duca...

AZZO

Olà, l'insano

tratto sia da me lontano.

ERNESTO

Versa dunque il sangue tuo,

tu sei d'Ugo il genitor.

PARISINA

E fia vero?

UGO

Figlio suo!

AZZO

Ei mio figlio! (Un gelo ho in cor.)

ERNESTO

Sì: Matilde abbandonata,

dal tuo talamo scacciata,

me 'l fidava ancora infante,

e moriva di dolor!

Vi abbracciate.

AZZO E ERNESTO

Oh colpo!

PARISINA

Oh istante!

UGO

Padre!

AZZO

Ugo!

UGO E AZZO

(Oh mio terror!)

(per abbracciarsi, si arrestano ambedue appena si avvicinano)

 

ERNESTO

Che veggo? T'arretri ~ dal figlio ~ dal padre?  

PARISINA E UGO

(O fato, è compiuta ~ la nostra sventura.)

AZZO

(Fra noi si solleva, ~ s'oppone la madre.)

ERNESTO

(Ah! Sorda in quell'alma, ~ ah muta è natura!)

PARISINA, AZZO E UGO

Per sempre, per sempre ~ sotterra sepolto

deh! Fosse rimasto ~ l'arcano che ascolto:

foss'egli un delirio ~ dell'egra mia mente,

un'ombra fuggente ~ ai raggi del dì!

Ma lasso è verace, ~ lo provo, lo sento,

al fero sgomento ~ che il cor mi colpì.

ERNESTO

(O vana speranza ~ vent'anni nutrita,

oh! come in un punto ~ al vento sei gita!

Se al nome di padre, ~ se al nome di figlio

asciutto quel ciglio ~ rimane così. ~

Affetto malnato, ~ colpevole amore,

i sensi del cuore ~ più santi sopì.)

 

AZZO
(ad Ernesto)

Protettor d'un'empia madre,

ve' qual figlio hai tu serbato!

Empio anch'esso...

UGO

Ed empio il padre

da cui nacque...

ERNESTO

Forsennato!

UGO

Sì lo sono... E gonfio il core

d'amarezza, di dolore...

ei la madre mi ha rapita...

ei serbommi a infame vita...

mi restava l'amor mio,

l'amor mio sepolto in me...

Or d'innanzi al mondo, e a dio

questo amor delitto ei fe'!

 
(Azzo è immobile e pensoso)
 

PARISINA

Ugo!... Ah cessa...

UGO

Ov'è la scure?...

Tronchi dessa i miei tormenti.

PARISINA
(ad Azzo)

Non udirlo... A sue sventure

dona tu gli amari accenti.

Me cagion di tanta pena

me soltanto opprimi, e svena...

ma il tuo figlio!... Ah! No... Non muoia...

lo risparmia per pietà.

 
(breve silenzio. Azzo si riscuote)
 

AZZO
(ad Ernesto)

Teco il traggi. Ei viva.

PARISINA E ERNESTO

(Oh gioia!)

UGO

Viver io!...

PARISINA E ERNESTO

T'affretta... Va'.

AZZO

T'allontana fin che in petto

di natura i moti io sento:

sciagurato! Un sol momento

li potrebbe soffocar.

(Ah! Perché son io costretto

mio malgrado a lagrimar!)

PARISINA

Vanne fuggi, è atroce scena

all'Italia si risparmi.

Per pietà di più non farmi

di terror, d'orror gelar.

(Ah! Chi mai morrà di pena

s'io pur seguo a respirar!)

Insieme

UGO

Non è vita, è lunga morte,

pena eterna che mi dai:

le mi smanie tu non sai...

ti farian raccappricciar.

(Ah! Mi lascia, o cruda sorte,

men colpevole spirar.)

ERNESTO

Vieni fuggi, e atroce scena

all'Italia si risparmi.

Per pietà di più non farmi

di terror, d'orror gelar.

(Ah! Chi mai morrà di pena

s'io pur seguo a respirar!)

 
(Ernesto strascina seco Ugo. Azzo accenna alle guardie di recar via Parisina)

Ernesto, Ugo, guardie I, Parisina ->

 

Scena decima

Azzo, e Guardie.

 

AZZO

Vada... Si vada: a inorridir non abbia  

per me Ferrara. Ella rimane... e basta.

Oh! Quale in me contrasta

folla d'affetti, e tutti orrendi, e tutti

disperati e feroci?

(passeggia alcuni momenti agitatissimo, indi pacatamente)

Olà, guidata

alle ducali stanze un'altra volta

sia Parisina, e qual poc'anzi ell'era

onorata da tutti, ed ubbidita. ~

Non più: son fermo... Appien mia trama è ordita.

(parte)

guardie II, Azzo ->

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Gabinetto di Parisina; alcova chiusa da seriche cortine; è notte; il luogo è illuminato da due candelabri.

Imelda, damigelle
 
Imelda e Damigelle
Lieta era dessa, e tanto?

Imelda, damigelle
<- Parisina

Un seggio, Imelda... io sono

Parisina, poi Tutte
Sogno talor di correre
Parisina
Imelda, damigelle ->
Parisina
<- Azzo

Sì: non mentir le ancelle

Azzo, Parisina ->

Galleria nel palazzo ducale, che mette a vari appartamenti illuminati, ove ha luogo la festa.

(la musica esprime il festeggiare)

dame, cavalieri
 
dame, cavalieri ->
<- Ugo

Né ancor vien ella! Cominciar le danze

Ugo
<- Ernesto

Dove t'aggiri?

Ugo, Ernesto
<- cavalieri, dame
Ugo, Ernesto, cavalieri, dame
<- armigeri
 
Ugo, armigeri, Ernesto, dame, cavalieri ->

Vestibolo che mette alle torri del palazzo ducale.

Azzo, guardie
 

Ite, e condotti entrambi

Azzo
guardie ->
Azzo
<- Ugo, Parisina, guardie I, guardie II

Ugo! Oh ciel! / Parisina! In ferri anch'essa!

Azzo, Ugo, Parisina, guardie I, guardie II
<- Ernesto

Morte!

Azzo, Ernesto, Parisina e Ugo
A che vieni? E presentarti

(breve silenzio)

 
Azzo, guardie II
Ernesto, Ugo, guardie I, Parisina ->

Vada... Si vada: a inorridir non abbia

guardie II, Azzo ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima
Sala nel palazzo del duca in Belvedere. Giardino nel palazzo ducale; in fondo scorre il Po. Gabinetto di Parisina; alcova chiusa da seriche cortine; è notte; il luogo è illuminato da due candelabri. Galleria nel palazzo ducale, che mette a vari appartamenti illuminati, ove ha luogo la festa. Vestibolo che mette alle torri del palazzo ducale. Galleria terrena nel ducale palazzo; da un lato domestica cappella; in fondo gotici finestroni chiusi.
Atto primo Atto terzo

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