Atto secondo

 

La santa casa di Loreto

Appare la casa di Nazareth, la semplice casa di Gioachino e di Anna, costrutta di pietre rossastre con una porta, con una finestra, con un focolare, con un altare, quella che nella notte di maggio gli angeli traslatarono sulle loro ali alla spiaggia di Schiavonia e nella notte di decembre all'opposta riva, alla marca di Ancona, entro la selva dei lauri. Per la porta spalancata si scorge brillare fra i torchi e le lampade la vergine nera, scolpita nel legno di cedro dalla mano di Luca evangelista coperta della preziosissima veste intessuta d'oro e di gemme. Le mura degli ospizi s'alzano dietro il santuario. Di là dal laureto splende il mare Adriatico.
In contro al recinto, ove i monaci e i sacerdoti ricevono le offerte, è spiegato il ricco padiglione della pellegrina di Ferrara, distinto delle Aquile e dei fiordalisi estensi. Presso il limitare del padiglione tre donzelle sedute, con sulle ginocchia gli organi portatili, suonano e cantano. Quivi è Parisina; e la figlia di Nicolò di Oppizi, La Verde, le acconcia i capelli.
S'approssima l'ora della Salutazione angelica, nel vespro di maggio. S'ode una cantilena di marinai. Le vele latine rosseggiano in mare. La cantilena del remo e della vela si mesce alle litanie degli Ospizi, alle laudi della chiericia.
L'aria, presso e lontano, arde tutta quanta melodiosa.

 Q 

Parisina, prima donzella, seconda donzella, terza donzella, La Verde

 

PRIMA DONZELLA

Ave Maria, grazia plena.    

Teco è il signore.

Benedetta infra le donne

a tutte l'ore.

Benedetto il frutto e il fiore

del tuo ventre, Maria.

S

SECONDA DONZELLA

Ave, donna graziosa.

Quando a tal soglia

venne l'annunciatore,

favellasti in ardore:

sono ancilla del signore.

Come dici, così sia.

TERZA DONZELLA

Allor in te discese

il spirito santo.

Ma dir non si potria quanto

il tuo corpo oliva intanto,

se ole del tuo pianto

cielo e terra tuttavia.

 
Laus Virginis.

PRIMA DONZELLA, SECONDA DONZELLA E TERZA DONZELLA

O cunctarum

feminarum

decus atque gloria,

quam electam

et provectam

scimus super omnia;

virga Jesse,

spes oppressae

mentis et refugium,

decus mundi,

lux profundi,

domini sacrarium;

clemens audi

tuae laudi

quos instantes conspicis;

munda reos

et fac eos

nobis dignos coelicis.

 
La cantilena dei marinai.

MARINAI

Stella del mare,  

aiuta aiuta!

Per costa e per altura,

a misura e battuta,

Maria, vergine pura,

tu voglici aitare.

Oh voga! Ponza!

Stella del mare,

attrezza attrezza,

alla vela alla vela!

Vergine benedetta,

vieni all'arbore in vetta,

vien presto e non tardare.

Oh issa! Borda!

 
Le Litanie lauretane.

MONACI

Sancta Maria, ora pro nobis.  

Sancta dei genitrix,

sancta virgo virginum,

mater Christi,

mater divinae gratiae,

mater purissima,

mater castissima,

mater inviolata,

mater intemerata,

mater amabilis,

mater admirabilis,

mater creatoris,

mater salvatoris, ora pro nobis.

 
Parisina è seduta sotto il padiglione. La Verde l'acconcia e abbiglia. Nei cofani aperti brillano le robe e gli ornamenti.
 

PARISINA

Ahi, vergine Maria,  

consolatrice degli afflitti, ahi me,

ahi che la notte s'avvicina!

LA VERDE

Dama,

di che voi vi lagnate?

PARISINA

O Verde, ora tu m'hai

a disfare le trecce

che m'acconciasti.

LA VERDE

Dama, perché mai?

PARISINA

Tonderle voglio et offerirle a nostra

donna per voto,

tonderle insino alla radice.

LA VERDE

Dama,

non farete voi questo.

PARISINA

Mi risveglio

la notte con la faccia divampata

entro i capegli sparsi

come fiamme; e l'odore

mi soffoca. Non più, non voglio più

che tu me li profumi, come fai,

insino ov'è 'l pensier mio nemico.

Ahi che la notte s'avvicina, vergine

clemente!

LA VERDE

Non ismaniate, dama:

o mai non finirò

d'acconciarvi.

PARISINA

Qual roba

mi metti? La più bella, la più bella,

quella di panno d'oro

fodrata d'armellini;

e il mantello fiamengo,

gli zoccoli d'argento,

e la rete, e la borsa, e il vel di Candia,

e tutte le collane al collo, tutti

alle dita gli anelli,

e la cintura

per cingermi più ricca, la più alta,

quella a perle e balasci; ch'io sia carica

di gioie, ch'io mi porti

addosso quel che m'è più caro.

LA VERDE

Dama,

quello che più v'è caro

voi non l'avete già ne' vostri cofani

ma nel cor chiuso; e non ho io la chiave.

PARISINA

Inginocchiati, copriti

il capo, e piangi.

LA VERDE

Ah non è tempo ancora

che in lacrime l'amor si cangi, dama.

PARISINA

Che nome hai nominato? Dio mi salvi.

Non hai vergogna?

 
Come La Verde è ginocchioni a servirla, ella si china e la prende per i capelli.
Con grazia ardita la donna acciuffata si volge, e lancia la frottola.
 

LA VERDE

Amor prese Vergogna per lo mento.  

E, com'ei l'ebbe tocca,

ella si fece bianca. Sacramento

fu 'l bacio nella bocca.

 
Parisina ritrae lentamente la mano e socchiude le palpebre, come invasa da un subito languore.
 

PARISINA

Verde, appari gioiosa;  

ma non so se tu tremi

quando indovini.

Lieve sembra il tuo cuore

come foglia novella.

Come tizzo il mio stride;

e tu sopra vi soffi.

In luogo di salute

esser può perdimento?

Ahi che la notte s'avvicina, ahi me,

porta del cielo!

Sono carica d'oro. Ave, Maria.

Son carica di gemme. Eccomi a te.

Son piena di mali.

A te m'offro, salute degli infermi.

 
Magnifica, si appresta ad escire dal padiglione la Marchesa di Ferrara. Al richiamo della Verde uno stuolo di Fanti accorre; e dinanzi alla signora stende i tappeti, perché ella vi cammini sugli alti zoccoli fino ai cancelli del santuario. Le tre donzelle riprendono la sequenza sugli organi. Giungono dagli ospizi le litanie lauretane. S'ode a quando a quando per la marina suono di buccine, e l'invocazione alla Stella del mare.

<- fanti

 
La cantilena dei marinai.
 

MARINAI

Stella del mare,  

aiuta aiuta!

 
La sequenza delle tre Donzelle.

PRIMA DONZELLA, SECONDA DONZELLA E TERZA DONZELLA

Ave Maria, gratia plena.  

Teco è il signore.

Benedetta infra le donne

a tutte l'ore.

Benedetto il frutto e il fiore

del tuo ventre, Maria.

 
Le litanie lauretane.

MONACI

Virgo prudentissima,  

virgo veneranda,

virgo praedicanda,

virgo potens,

virgo clemens,

virgo fidelis,

speculum iustitiae,

vas spirituale,

vas honorabile,

vas insigne devotionis, ora pro nobis.

 
La cantilena dei marinai.
 

MARINAI

Stella del mare,  

aiuta aiuta!

 
Parisina si avanza verso i cancelli, per la preghiera e per l'offerta. Di dietro i cancelli l'officiatore, assistito dagli accoliti, riceve i doni preziosi.

PARISINA

Bene morrò d'amore,  

bene morrò d'amore

per te, mistica rosa, e pe 'l tuo figlio.

Per te aulente giglio,

morrò d'amore.

 
La pellegrina si toglie a una a una le sue gioie per offerirle. Poi si toglie la cintura, la vesta, il mantello, gli zoccoli; sì che rimane con una semplice tonacella di tabì bianco e con i calzaretti di tela d'argento.
 

 

Ecco la rete

de' miei capelli.

Di vigilanza io resti inghirlandata.

Ecco il mio velo.

Sul viso ignudo

io ricevo da te la tua rugiada.

Ecco le mie collane.

Ecco tutti gli anelli.

Ecco il mio manto,

che non ha stelle.

Della tua grazia

ammanta il mio dolore.

Ecco il mio cinto

che sì m'aggrava.

La mia fatica

fascia del tuo vigore.

Ecco il mio drappo

che brilla e opprime.

Sol porti io vestimento

di caritade.

Ecco mi tolgo

anco i calzari.

Bianca e scalza io cammini

per le tue strade.

 
Rimasta con la tonacella bianca, avendo compiuta l'offerta, ella si prostra col volto sino a terra. Le donne dietro di lei raccattano i tappeti per segno della sua umiliazione. Il suono delle buccine per la marina si fa più frequente e più aspro. S'ode il grido dei naviganti.
 

VOCI DI MARINAI

Aiuta aiuta!  

Aiuta aiuta!

VOCI D'UOMINI D'ARMI

Este Este! Diamante, Diamante!

 
Un clamore d'assalto e di battaglia va crescendo su pe 'l laureto, e già supera i cantici sacri. Un subito sgomento invade le Donne e la Chiericia. Uomini giungono su per la selva, ansanti, e annunziano il pericolo.

<- uomini

 

VOCI SPARSE

~ I corsali, i corsali  

di Schiavonia!

~ Serrate!

la chiostra!

~ Gli schiavoni! Gli schiavoni!

~ Abbarrate il tesoro!

~ Este Este! Diamante, Diamante!

 
Sopraggiunge Aldobrandino dei Rangoni, con la spada in pugno. Parisina lo scorge e chiama, accorrendo verso lui.

<- Aldobrandino Rangone

 

PARISINA

Aldobrandino! Aldobrandino! Dove  

lasciaste Ugo?

ALDOBRANDINO RANGONE

Madonna, non temete,

non temete. Ei conduce

le scorte. È bene armato. Gli schiavoni

fanno la scorreria,

per rapinare la vergine nera.

Ei trascinano l'idolo di bronzo

tratto dal mare.

PARISINA

Quale idolo? Quale

idolo?

ALDOBRANDINO RANGONE

Non temete,

madonna.

PARISINA

Ugo dov'è?

ALDOBRANDINO RANGONE

Alla battaglia, alla battaglia. Ei vince.

Addio, madonna.

 
Dispare per la selva contrastata.

Aldobrandino Rangone ->

 
Il grido dei combattenti.
 

COMBATTENTI

Este este! Diamante, Diamante!  

 
Sul santuario, sugli ospizi, sul laureto sul mare il vespro di maggio accende ed eccita i suoi fuochi.
Parisina, abbracciata alle sbarre dei cancelli, è perduta con gli occhi e con l'ansia nell'immagine di cedro che scintilla sotto le lampade numerose. Le più ardite fra le sue donne si sporgono dal crine dell'altura alle vedette.
 

FANTI

~ Spingono il carro su per l'erta, il carro dipinto.

~ È il carro dei piceni.

~ L'idolo

traballa.

~ Quante braccia! Quante braccia

contro le ruote!

~ Quante braccia rosse!

Il sangue cola. Il carro è rosso.

~ Quante

braccia! A colpi di spada,

a colpi d'azza le troncano, e pare

che rinascano sempre.

~ I pugni mozzi restano abbrancati

ai razzi delle ruote.

~ Ecco, ora l'idolo

s'abbatte!

~ È tutto verde,

di smalto gli occhi.

~ Gli occhi di smalto,

e d'ogni parte sembrano guatare.

~ È la Dimonia che dimora ai monti

della Sibilla

col cavalier dannato.

~ È quella che dimora in fondo al mare

e prendere si lascia dalle reti

dei pescatori.

~ E pontano,

e spingono.

~ Son venti braccia ancora.

Ecco, ecco, fanno sforzo.

~ Mozza! Mozza!

~ Taglia! Taglia!

~ Messer Ugo!

Messer Ugo!

~ Son sette,

son sette braccia rosse

che pontano; son cinque

uomini e sette braccia.

~ Tronca! Tronca!

~ Non è carne ma ferro.

~ E monta, e monta!

~ E l'idolo sta ritto!

~ Taglia! Taglia!

~ Non son che tre. Terribili,

tutti sangue.

~ Terribili,

pontano i moncherini.

Pontano l'ossa.

~ Este Este!

~ Messer Ugo!

Messer Ugo!

~ Non han più occhi sotto

la fronte. Con i denti

guatano! Hanno lo smalto

bianco della Dimonia

occhiuta nelle bocche disperate.

~ Son morti, morti sono,

e sforzano.

~ Son morti, e non stramazzano.

~ Eccoli in vetta! Eccoli

in vetta!

~ È l'idolo

che cammina coi piedi suoi di bronzo

sopra il macello!

~ Fuggi! Fuggi!

~ Scampa!

 
Le donne fuggono sbigottite. Il plaustro è giunto quasi in vetta, e s'arresta con le due ruote sul corpo traverso dell'ultimo caduto. Sui lauri curvati e schiantati l'idolo s'alza immobile contro i roghi consunti dell'orizzonte marino, in un cerchio irto di spuntoni, di mannaresi e di corsesche.

prima donzella, seconda donzella, terza donzella, fanti, uomini ->

 
Le voci dei vittoriosi.
 

VOCI

Este Este! Diamante, Diamante!

 
Appare Ugo, con la faccia ardente, con la spada in pugno levata. Come Parisina lo scorge, fa l'atto di balzare verso di lui, ma si rattiene.

<- Ugo

 

UGO

Vittoria! Sia laudata  

la regina del cielo!

Abbiamo vinto.

PARISINA

Sano e salvo? Ferito

non siete? Molto sangue

è su voi.

UGO

No. Ferita

non sento. È il sangue dei corsali.

PARISINA

Grazie

rendiamo a dio signore,

grazie alla madre dell'iddio signore.

 
Ella prende per mano il suo figliastro e lo conduce ai cancelli del santuario. La chiericia intona l'antifona.
 

UGO

A te, torre d'avorio,

consacro la mia spada sanguinosa.

 
Aprono gli accoliti i cancelli perché il difensore e la donatrice possano prostrarsi alla soglia della santa casa. L'uno e l'altra si tengono tuttavia per mano; e in tale atto s'inginocchiano, reggendo egli nella destra, con la punta in alto, la spada votiva.
 

<- sacerdote

Antiphona.
 

SACERDOTE

Salve, regina, mater misericordiae,  

vita, dulcedo, et spes nostra, salve.

Ad te clamamus...

 
Il Sacerdote fa il segno di benedizione sui prostrati, e riceve l'offerta del ferro.

sacerdote ->

Ugo e Parisina di levano, ambedue impalliditi. Ella abbraccia il suo figliastro e lo bacia sulla gota. Nell'abbraccio, la tonacella bianca si macchia di sangue contro il corsaletto; ma niuno dei due se n'avvede. Tenendosi per mano si volgono, ripassano i cancelli, camminano come in sogno verso il padiglione.
 

LA VERDE

Dama, chi v'ha piagata?

Una macchia di sangue

avete in mezzo al petto.

O vergine Maria!

 
Entrambi sussultano come in subito risveglio.
 

PARISINA

Verde, t'abbagli?

LA VERDE

Avete in mezzo al petto

una macchia vermiglia.

Ferita siete. Dama? O Gesù Cristo!

 
Parisina, smarrita, piega gli occhi a guardare, e vi cerca la piaga nel petto con le mani. Poi tenta di sorridere.
 

PARISINA

Ugo, m'avete insanguinata.

LA VERDE

Ohimè!

Messer Ugo, vi gronda

sangue dal collo

e ne' capegli vi s'aggruma.

PARISINA

Ah, dove? dove?

Ella gli solleva i capelli di sulla nuca.

È vero. Tagliato

siete.

UGO

Non duole.

LA VERDE

È come

intacco di mannaia

quando la man del giustiziero trema

e il colpo falla.

PARISINA

Dio ci aiuti! Esperta

sei del ceppo? Vogliate qui sedere

che medicarvi io possa.

O Verde, porta l'acqua e i pannilini,

e una pezzuola d'unguento. Vedrete

che bene medicarvi

saprò, così che quando

tornato siate

al vostro padre

non pur si scorga

la cicatrice.

In mal luogo vi colse

il colpo, in mortal luogo; e fu ventura

grande che via passasse...

Or che saria di Parisina?

 

La Verde ->

UGO

Or voi  

composto m'avereste nella bara,

poi, legata la cassa in sul giumento,

ricondotto laggiù per la via lunga,

accompagnato fra le dolci cose

di primavera;

e io, per mezzo all'assi,

per mezzo alla mia coltre, ahimè, non più

non più v'avrei veduta con questi occhi!

Sol tal pensiero

m'era nel cuore mentre combattevo,

e tanto erami forte che sol esso,

sol esso e non il ferro,

parava alla mia vita

ogni colpo mortale. Diamante,

gridavano le scorte. Diamante!

E tutta in un pensiero

adamantina era la vita mia.

PARISINA

Ah, signore mio figlio, già m'avete

voi maculata,

m'avete insanguinata

a mezzo il petto. Ora perché volete

ardermi?

UGO

Figlio

mi dite! Figlio della primavera

giovinetta or son io dunque a prodigio?

PARISINA

Non potrò più toccarvi, né sanarvi,

ahimè, figlio ferito!

UGO

Chi sanerà la fiamma?

E che giova stagnare alcuna goccia,

se il cuor lascia fuggirsi

tanto flutto che il mondo n'è vermiglio?

 
La Verde riappare coi pannilini e col bacino.

<- La Verde

 

LA VERDE

Ecco, dama.  

 
Ella depone il tutto; poi esita qualche istante, e si ritrae lievemente senza rivolgere le spalle, camminando a ritroso, con gli occhi fissi sopra i due perduti.

La Verde ->

 

PARISINA

Vedete.  

Ecco l'acqua, ecco i lini, et ecco il balsamo.

Ma non più io m'ardisco... Se pietà

ho di voi, non avrete

pietà di me che tutta

smarrita sono dalla grande angoscia?

Inginocchiàti sulla soglia santa

fummo. Io donai

quanto più caro m'era. Consacraste

voi la spada ancor calda

d'eccidio. Nella grazia

del voto or siamo entrambi,

restituiti entrambi

alla grazia divina.

 
La moglie di Nicolò è tutta tremante. Folle di desiderio è il figlio di Stella, e ancora inebriato di battaglia.
 

UGO

Ho combattuto,

ho combattuto pe 'l mio voto, senza

cedere, nel pericolo più folto.

Da solo ho combattuto come cento;

e la mia spada aveva cento punte

e cento tagli alla carneficina...

 
Il volto della Malatesta subitamente s'infiamma, quasi che le si apprenda l'ebbrezza sanguinaria.
 

PARISINA

Così, così combattere vorrei!

UGO

L'arme e la gioia erano una potenza

sola. Alla prova santa, la mia faccia,

i miei capelli, le mie mani, tutte

le mie vene erano una sola vampa,

come a gioco d'amore...

PARISINA

Ah, veduto t'avessi!

UGO

E la battaglia

mi soffiava sugli occhi come il vento

di Schiavonia;

e le grida e il clamore

parevano rilucere, e la luce

di tutto il cielo

parea gridare come il combattente...

PARISINA

Gridavi tu? Gridavi

ad ogni colpo? Udito

io t'avessi!

UGO

Io non so se la mia gola

facesse grido né qual grido; ma

nel rombo de' miei polsi

udivo il cor gridare un nome, un nome,

un aguzzato nome penetrabile

come stocco...

PARISINA

Qual nome?

UGO

Parisina!

Parisina!

PARISINA

Così gridavi?

UGO

E il nome

e il cuore e il braccio e l'arme

erano una virtù sola, veloce

come la forza tacita del sogno;

e gli uomini cadevano

intorno a me guardandomi

negli occhi, come in sogno

quando uno solo è come moltitudine

e un viso è come mille

e il cor supino è pieno di memoria

vertiginosa.

Ciascun percosso

parea gridarmi:

per chi m'uccidi?

Ah, ben io so. Un riso

arido mi saliva dai precordi...

PARISINA

Ch'io li veda, li veda!

Ch'io mi chini a spiarli

negli occhi aperti, i tuoi uccisi, ch'io

ne scopra i tagli,

ch'io sappia come tu ferisci. Andiamo!

Di chi è questo sangue che mi segna?

Stanno in mucchio tra i lauri

stanno riversi per la china, rotti

sotto il carro. Taluno forse vive,

non è spirato ancora; e con quegli occhi

che ti guardarono

mi guarderà.

UGO

Io solo

ti guarderò, io solo.

Ah fosse ~ io mi sognava nel mio cor

folle mentre la forza

mi cresceva alla strage ~

fosse a vespro tagliata

ogni vita così

come il campo del grano

alla fine dell'opra

raso è dal mietitore;

e noi due, soli insieme

noi due, lasciati fossimo di qua

dalla morte, noi due

in un nodo, così come ti serro,

Parisina...

 
Perdutamente egli ghermisce la donna, che si divincola atterrita e si dislaccia.
 

PARISINA

Ah follia, perdizione,

morte nostra! Il nemico è sopra noi,

che tra suoi beveraggi

ha scelto il più crudele,

ha scelto il sangue per inebriarci!

Non so che fumo atroce

salito è dal profondo,

non so che mala ebrezza... Mi risveglio,

ecco, mi scrollo.

Io ti prego, t'imploro!

Non far peccato,

non far peccato orrendo!

Inginocchiàti sulla soglia santa

fummo. Sciogliemmo il voto.

Non esser cieco,

non m'accecare!

Vinci il nemico,

scaccia il maligno

che sta nell'ombra,

che nell'ombra ci agguata.

La notte viene,

la notte viene.

 
Ancora nella sera che si costella, s'ode lungo la marina il suono roco delle buccine. L'idolo è alzato nel carro, tra i lauri, sul crine del poggio, contro l'ultima banda di rossore crepuscolare. Giunge dagli ospizi l'infinita litania.
 

PARISINA

Accendete le fiaccole! Recate

tutti i doppieri!

 
Com'ella fa l'atto di volgersi verso le cortine che chiudono il fondo del padiglione, a chiamare la sua gente, il forsennato la trattiene a forza e con la mano osa chiuderle la bocca.
 

UGO

Taci! Taci! L'ultima

luce recato ha l'ultima

ombra per me sulla terra, e la notte

senz'alba! Se taluno reca

la fiaccola, io l'atterro

e nel viso gli spengo

la fiamma...

PARISINA

Ah chi ti toglie

il senno? Chi ti rende sì feroce?

Gli uccisi ti guardavano negli occhi...

UGO

Ero con loro sull'abisso buio

senza precipitare

per voler prima sciogliere il mio voto.

PARISINA

Il tuo voto! Oh parola scellerata!

già nel viso l'ardore dell'inferno

hai.

UGO

L'ardor dell'inferno mi sarà,

dopo, più dolce, sette volte più

dolce che se dormissi

nelle tua braccia avvinto

e ti sentissi abbandonar l'un braccio

nel lieve sonno.

 
La donna fa l'atto di lanciarsi fuori del padiglione. Rattenuta, ritrascinata, rovescia il capo indietro a scorgere di là dai cancelli chiusi la vergine nera.
 

PARISINA

Mercé, Maria! Mercé, vergine santa!

Se tutto ti donai,

se tutta mi t'offersi,

salvami!

UGO

Io l'ho servita per l'amore,

per l'amore.

PARISINA

Maria,

o regina dei martiri, Maria,

schiantami il cuore, fammi cader morta,

salvami dal peccato orrendo!

UGO

Segno

non dà. Io l'ho servita per l'amore,

per l'amore.

PARISINA

Ugo, ascolta,

ascolta. Dammi tregua.

Il nemico ci tiene,

il maligno è su noi.

Concedimi la prova

della preghiera.

Ascolta. Aspetta. Dammi tregua. Vieni.

M'inginocchio. Inginòcchiati. Preghiamo.

 
Ella si getta ginocchioni, traendo per le mani il giovine, che s'inginocchia di contro a lei. Sono senza colore entrambi, anelanti, a viso a viso, con le pupille nelle pupille, col respiro nel respiro, in un attimo soprano d'attesa, di terrore e di passione.
 
All'improvviso, quasi che l'attimo scocchi, con una veemenza unanime, le due bocche aride si congiungono come per beversi o per divorarsi. Così congiunti, i due perduti a poco a poco si piegano sul fianco; sicché l'una e l'altro toccano insieme con la gola il tappeto disteso sulla nuda terra.
 
L'uno accanto all'altra, senza disgiungere le labbra e le braccia, s'allungano nel letto dell'ombra per giacersi e morire.
 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto

La santa casa di Loreto; casa di Nazareth, la semplice casa di Gioachino e di Anna, costrutta di pietre rossastre con una porta, con una finestra, con un focolare, con un altare; per la porta spalancata si scorge brillare fra i torchi e le lampade la vergine nera, scolpita nel legno di cedro e coperta della preziosissima veste intessuta d'oro e di gemme; le mura degli ospizi s'alzano dietro il santuario; di là dal laureto splende il mare Adriatico.

Parisina, prima donzella, seconda donzella, terza donzella, La Verde
 
Prima donzella, Seconda donzella, Terza donzella
Ave Maria, grazia plena

Ahi, Vergine Maria

Verde, appari gioiosa

Parisina, prima donzella, seconda donzella, terza donzella, La Verde
<- fanti
Prima donzella, Seconda donzella e Terza donzella
Ave Maria, gratia plena
Marinai, Voci
Stella del mare
Parisina, prima donzella, seconda donzella, terza donzella, La Verde, fanti
<- uomini

I corsali, i corsali

Parisina, prima donzella, seconda donzella, terza donzella, La Verde, fanti, uomini
<- Aldobrandino Rangone

Aldobrandino! Aldobrandino! Dove

Parisina, prima donzella, seconda donzella, terza donzella, La Verde, fanti, uomini
Aldobrandino Rangone ->

Este este! Diamante, Diamante!

Parisina, La Verde
prima donzella, seconda donzella, terza donzella, fanti, uomini ->
Parisina, La Verde
<- Ugo

Vittoria! Sia laudata

Parisina, La Verde, Ugo
<- sacerdote

Salve, Regina, Mater misericordiae

Parisina, La Verde, Ugo
sacerdote ->
Parisina, Ugo
La Verde ->

Or voi composto m'avereste nella bara

Parisina, Ugo
<- La Verde

Ecco, dama.

Parisina, Ugo
La Verde ->

Vedete. Ecco l'acqua, ecco i lini

 
La santa casa di Loreto
La villa estense nell'isola del Po; sovrapposte logge. La santa casa di Loreto; casa di Nazareth, la semplice casa di Gioachino e di Anna, costrutta di... La camera «a Ursi» in Belfiore; la camera è profonda e ricca; il gran letto è involto nelle cortine; i... La torre del leone; segrete in fondo di torre; un archivolto sopra due pilastri tozzi, aperto nella muraglia...
Atto primo Atto terzo Atto quarto

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