Atto primo

 

Scena unica

Pastore (I), ninfe, Ninfa, pastori

 
[Sinfonia]

 N 

 
[Introduzione]

 N 

 

PASTORE (I)

In questo lieto e fortunato giorno    

ch'ha posto fine a gli amorosi affanni

del nostro semideo, cantiam, pastori,

in sì soavi accenti

che sian degni d'Orfeo nostri concenti.

Oggi fatt'è pietosa

l'alma già sì sdegnosa

de la bella Euridice;

oggi fatt'è felice

Orfeo nel sen di lei, per cui già tanto

per queste selve ha sospirato, e pianto.

Dunque in sì lieto e fortunato giorno

ch'ha posto fine a gli amorosi affanni

del nostro semideo, cantiam, pastori,

in sì soavi accenti

che sian degni d'Orfeo nostri concenti.

S

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CORO DI NINFE, PASTORI

Vieni, Imeneo, deh vieni,

e la tua face ardente

sia quasi un sol nascente

ch'apporti a questi amanti i dì sereni

e lunge omai disgombre

de gli affanni e del duol le nebbie e l'ombre.

 

NINFA

Muse, onor di Parnaso, amor del cielo  

gentil conforto a sconsolato core,

vostre cetre sonore

squarcino d'ogni nube il fosco velo;

e mentre oggi propizio al vostro Orfeo

invochiamo Imeneo

su ben temprate corde

col vostro suon, nostra armonia s'accorde.

 

CORO DI NINFE, PASTORI

Lasciate i monti,  

lasciate i fonti,

ninfe vezzose e liete

e in questi prati

a i balli usati

leggiadro il piè rendete.

Qui miri il sole

vostre carole

più vaghe assai di quelle

ond'a la luna,

a l'aria bruna,

danzano in ciel le stelle.

 
Ritornello
 

<- Orfeo, Euridice

PASTORE (I)

Ma tu, gentil cantor, s'a' tuoi lamenti  

già festi lagrimar queste campagne,

perch'or al suon de la famosa cetra

non fai teco gioir le valli e i poggi?

Sia testimon del core

qualche lieta canzon che detti amore.

 

ORFEO

Rosa del ciel, gemme del giorno, e degna

prole di lui che l'universo affrena,

sol, ch'il tutto circondi e 'l tutto miri,

da gli stellanti giri,

dimmi: vedesti mai

alcun di me più fortunato amante?

Fu ben felice il giorno,

mio ben, che pria ti vidi,

e più felice l'ora

che per te sospirai,

perch'al mio sospirar tu sospirasti:

felicissimo il punto

che la candida mano

pegno di pura fede a me porgesti!

Se tanti cori avessi

quant'occhi ha il ciel sereno e quante chiome

sogliono i colli aver l'aprile e 'l maggio,

colmi si farien tutti e traboccanti

di quel piacere ch'oggi mi fa contento.

EURIDICE

Io non dirò qual sia

nel tuo gioire, Orfeo, la gioia mia,

che non ho meco il core,

ma teco stassi in compagnia d'Amore;

chiedilo dunque a lui s'intender brami

quanto lieta i' gioisca e quanto t'ami.

 

CORO DI NINFE, PASTORI

Lasciate i monti,  

lasciate i fonti,

ninfe vezzose e liete

e in questi prati

a i balli usati

leggiadro il piè rendete.

Qui miri il sole

vostre carole

più vaghe assai di quelle

ond'a la luna,

a l'aria bruna,

danzano in ciel le stelle.

Poi che bei fiori,

per voi s'onori

di queste amanti il crine,

ch'or de i martiri

de i lor desiri

godon beati al fine.

 

 

Vieni, Imeneo, deh vieni

e la tua face ardente

sia quasi un sol nascente

ch'apporti a questi amanti i dì sereni,

e lunge omai disgombre

de gli affanni e del duol le nebbie e l'ombre.

 
Ritornello
 

PASTORE (I)

Ma s'il nostro gioir dal ciel deriva,  

com'è dal ciel ciò che qua giù s'incontra,

giusto è ben che divoti

gli offriam incensi e voti.

Dunque al tempio ciascun rivolga i passi

a pregar lui ne la cui destra è il mondo,

che lungamente il nostro ben conservi.

 
Ritornello
 

PASTORI

Alcun non sia che disperato in preda  

si doni al duol, benché talor n'assaglia

possente sì che la nostra vita inforsa.

 
Ritornello
 

CORO DI NINFE, PASTORI

Che poiché nembo rio gravido il seno

d'atra tempesta inorridito ha il mondo,

dispiega il sol più chiaro i rai lucenti.

 
Ritornello
 

PASTORI

E dopo l'aspro gel del verno ignudo

veste di fior la primavera i campi.

CORO DI NINFE, PASTORI

Orfeo, di cui pur dianzi

furon cibo i sospir, bevanda il pianto,

oggi felice è tanto

che nulla è più che da bramar gli avanzi.

 

CORO DI NINFE, PASTORI

Ma perché tal gioire  

dopo tanto morire? Eterni numi,

vost'opre eccelse occhio mortal non vede

ché splendente caligine le adombra;

pur, se lece spiegar pensiero interno

sol per cangiarlo ove l'error si scopra,

direm ch'in questa guisa,

mentre i voti d'Orfeo seconda il cielo,

prova vuol far di sua virtù più certa:

ch'il soffrir le miserie è picciol pregio,

ma 'l cortese girar di sorte amica

suol dal dritto cammin traviare l'alme.

Oro così per foco è più pregiato;

combattuto valore

godrà così di più sublime onore.

 

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Pastore (I), ninfe, Ninfa, pastori
 

[Sinfonia]

[Introduzione]

Muse, onor di Parnaso, amor del cielo

Pastore (I), ninfe, Ninfa, pastori
<- Orfeo, Euridice

Ma tu, gentil cantor, s'a' tuoi lamenti

Ma s'il nostro gioir dal ciel deriva

Ma perché tal gioire

 
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