Atto secondo

 

Scena prima

Atrio interiore del palagio degli Orazi.
Sabina, Licinio.

 Q 

Sabina, Licinio

 

LICINIO

Ferma, Sabina: e dove  

pensi volger il piè?

SABINA

Chieder lo puoi!

Ad Orazio, ai germani.

LICINIO

Ah senti; pensa

che alla lor gloria assai disdice il tuo

infrenabil dolor; che a te medesma

onta, e alla patria danno,

recar potria l'intempestivo affanno.

SABINA

Sensi di chi nel petto

un cor non ha da tanti

teneri affetti combattuto. Io pure

così parlar saprei

se della patria sola

l'augusta voce udir potessi e, oh dio!

riguardar non dovessi d'un consorte,

fausta o infelice, con orror la sorte.

LICINIO

Dunque?...

SABINA

Mira che Orazia

a noi se n' viene: anch'essa

e piange e prega. (Onnipossenti dèi,

secondate pietosi i voti miei.)

(parte dal lato opposto d'Orazia)

Sabina ->

 

Scena seconda

Licinio solo.

 

 

Ah non si lasci. Oh Roma,  

oh cara patria, quanti in sì gran giorno

forti nemici a te si stan d'intorno!

 

Mugge il nembo, fischia il vento,  

l'aere è fosco, il ciel s'imbruna;

in balia della fortuna

io ti veggo trasportar.

Ah pietosi dèi clementi,

in voi spero, in voi confido:

la guidate illesa al lido

faustamente a riposar.

(segue Sabina)

Licinio ->

 

Scena terza

Curiazio, Orazia che lo segue, poi la Schiera.

<- Curiazio, Orazia

 

CURIAZIO

Lasciami, per pietà, l'ora è vicina  

prescritta del pugnar.

ORAZIA

Invan presumi

ch'io ti lasci, o crudel.

CURIAZIO

(Soccorso o numi.)

E creder puoi che a tua cagion non sia

da mille affanni questo core oppresso!

ORAZIA

Se questo è ver, sopprimi

d'una gloria crudel l'ardor insano.

CURIAZIO

Se tant'osi sperar, lo speri invano.

ORAZIA

Dunque un sangue a me caro

intrepido a versar corri spietato!

E i giorni tuoi, che sono

pur giorni del tuo ben, in tal cimento,

sordo alle mie querele, a espor te n' vai!

Ah no, crudel, tu non mi amasti mai.

CURIAZIO

Ah perché non poss'io

offrir ai sguardi tuoi

quell'egro cor che lacerar tu vuoi!

Deh ascoltami, idol mio, che queste sono

forse le voci estreme

del tuo misero ben. Vuoi che il mio core

lasci la patria e avvampi sol d'amore?

T'obbedirà. Vuoi che l'infamia sia,

non la gloria, sol cara all'alma mia?

Sarà così: ma stringi

questo acciar ch'io medesmo a te presento,

versa tutto il mio sangue, io son contento.

ORAZIA

(Si deluda l'ingrato.) Ebben si ceda

a un barbaro dover: rammenta solo

qual mi lasci, o crudel, e quanto orrore

costar mi deve il tuo fatal valore.

CURIAZIO

Ah pur troppo il vegg'io!...

ORAZIA

Dunque?...

(sentesi lo squillar delle trombe)

CURIAZIO

Senti.

ORAZIA E CURIAZIO

Ah mio ben, per sempre addio.

 

ORAZIA

Se torni vincitor    

célati ai sguardi miei:

se più non torni, oh dèi,

ah che sarà di me!

Nel pianto e nel dolor

io morirò per te.

S

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CURIAZIO

Se torno vincitor

compiangi i miei trofei:

se più non torno, oh dèi!

rammenta la mia fé.

Caro mio dolce amor,

speranza più non v'è.

 
Esce la Schiera avanzandosi nell'atrio, invitando Curiazio.

<- schiera di militari

 

ORAZIA E CURIAZIO

Ma la schiera, o numi, è questa!

CURIAZIO

Vado...

ORAZIA

Senti.

CURIAZIO

Ah no...

ORAZIA

T'arresta.

CURIAZIO

Di', che brami?

ORAZIA

Ah, déi partir!

ORAZIA E CURIAZIO

Qual gelo, o ciel, quest'anima

fa tutta inorridir!

ORAZIA

Amore...

CURIAZIO

Onore...

ORAZIA E CURIAZIO

Assisti

un cor fra tante pene.

CURIAZIO

Pugnar...

ORAZIA

Partir...

ORAZIA E CURIAZIO

Conviene.

E poi...

(guardandosi teneramente l'un l'altro)

mio ben, morir.

(partono)

Orazia, Curiazio, schiera di militari ->

 
 

Scena quarta

Campo Marzio con veduta delle due città Alba e Roma poste dirimpetto l'una all'altra lateralmente, e porta parimenti laterale di Roma.
All'aprirsi di questa scena sono di già situati ne' loro posti Mezio Suffezio, dittatore d'Alba, e Tullo Ostilio, re di Roma, colle loro rispettive Schiere le une dirimpetto alle altre. Credesi del tutto inutile l'indicare precisamente quale debba essere la pompa con cui è preceduto ed accompagnato il combattimento.
Licinio con Publio Orazio sono presso a Tullo.

 Q 

Mezio Suffezio, Tullo Ostilio, militari, Licinio, Publio Orazio

 

TULLO OSTILIO

Suonin le trombe e lieto  

echeggi in ogni parte

il suon gradito al popolo di Marte.

 

Scena quinta

Gli Orazi e i Curiazi armati con séguito di Senatori romani ed Albani. Qui incomincia una strepitosa marcia militare, mentre da Roma escono gli Orazi co' Romani, e passano all'altra parte; e da Alba escono i Curiazi cogli Albani, e passano dalla parte opposta.

<- Orazi, Marco Orazio, Curiazi, Curiazio, senatori romani, senatori albani, cavalieri, littori, popolo

 
Incontrandosi cantano al suono della marcia le seguenti parole.
 

I TRE ORAZI

Combatteremo,  

trionferemo!

Roma, per te.

Insieme

I TRE CURIAZI

Combatteremo,

trionferemo!

Alba, per te.

 

MARCO ORAZIO

(vedendo il padre)

Deh parti, genitor. Ha Roma assai  

di che ammirar, senza che offriamo a lei

un spettacol novello

nella presenza tua. Vanne, e se vuoi

di tua costanza a noi,

dell'amor tuo donar la prova estrema,

va' ad Orazia, a Sabina

e fa' che il tuo valore

d'esempio e di sostegno ad ambo sia,

come il Tebro or sarà la destra mia.

PUBLIO ORAZIO

Voglian gli dèi così; vi lascio, o figli;

o vincitori o estinti

di rimirarvi avrò l'eccelso vanto:

addio miei figli. (Ah mi tradisce il pianto.)

(parte)

Publio Orazio ->

 

Scena sesta

Gli Orazi, i Curiazi, Tullo, Mezio, Licinio, Senatori albani e romani, Cavalieri, Littori, Popolo.

 

CURIAZIO

Albani, è questo, è questo  

di nostra gloria il decisivo istante:

al nume alto-tonante

innalzate devoti i sacri carmi...

MARCO ORAZIO

Viva Roma.

CURIAZIO

Viva Alba.

GLI ORAZI

All'armi.

TUTTI

All'armi.

 
Si mettono tutti in attitudine per incominciare il combattimento.
 

Scena settima

Orazia, Sabina, l'Augure sommo, Sacerdoti, Popolo, tutti uscendo da Roma; i suddetti.

<- Orazia, Sabina, L'augure, sacerdoti, popolo di Roma

 
L'Augure con Orazia, Sabina e gli altri.
 

CORO

Ah fermate... non osate...  

Là sull'are, là nel tempio

par che sdegni il ciel lo scempio

che tra voi si destinò.

 

GLI ORAZI E I CURIAZI

(tornando in attitudine di combattere)

Non s'ascolti, all'armi, all'armi.

CORO

Qual furor! qual reo consiglio!

GLI ORAZI E I CURIAZI

(tra di loro)

È l'onore in gran periglio.

CORO

Di pugnar cessate...

GLI ORAZI E I CURIAZI

No.

 
(gli Orazi e i Curiazi restano coll'armi in atto di combattere trattenuti dagli auguri ecc.)
 

L'AUGURE

Ma udite almen, o in me tutti volgete  

i sacrileghi acciar. Gli dèi, gli dèi

forse sdegnan che voi, congiunti e amici,

per la patria dobbiate

con inumano esempio

oggi pugnar. Dunque gli stessi numi

nell'antro consultiam, e il loro accento

sia di norma e di guida al gran cimento.

SABINA

Ah sì, sposo, germani, umil la fronte

piegate al ciel: forse da lui concesso

il pugnar vi sarà.

(Tullo e Mezio s'alzano dai loro seggi)

SABINA

Mirate: Tullo

assente col partir.

ORAZIA

(sopra un luogo eminente del Circo)

Popolo, amici,

padri, ministri, tutti

seguite me, che disarmar può sempre

la voce della patria i forti eroi,

e una voce sì cara è solo in voi.

(scende e con tutti gli uomini de' sacerdoti, senatori, ecc. parla agli Orazi e ai Curiazi)

 

Ah sì, succeda, anime eccelse, invitte,

al marzial bollore

sollecita pietà. Roma con Alba

ve 'l chiede, ve 'l comanda

e in cor co' mesti dolci moti suoi

forse ancor ve 'l domanda

dolente umanità. Deh questo pianto,

questo che intorno a voi regna profondo

feral silenzio in voi calmi il furore,

e con pietoso e di voi degno esempio

gli dèi vi tragga a consultar nel tempio.

 

Se pietà nel cor serbate,  

deh calmate il vostro ardor.

Che ve 'l chiede, già mirate,

la mia pena, il mio dolor.

Tornerete armati in campo,

offrirete a' colpi il petto:

ah ritorni un dolce affetto

a regnar nel vostro cor.

Dèi che veggo! Vi arrendete!

Qual istante! Qual diletto!

Ah già torna un dolce affetto

a regnar nel vostro cor.

 
(tutti sortono dal Circo preceduti da Mezio e Tullo ecc.)

Tullo Ostilio, Mezio Suffezio, militari, Licinio, Orazi, Marco Orazio, Curiazi, Curiazio, senatori romani, senatori albani, cavalieri, littori, popolo, Orazia, Sabina, L'augure, sacerdoti, popolo di Roma ->

 
 

Scena ottava

Boschetto ristretto ed ameno consacrato da Numa alle Muse, con cadute di acque limpide ecc., per cui si passa all'ingresso dell'antro degli oracoli nell'Aventino.
Publio Orazio, poi Sabina.

 Q 

Publio Orazio

 

PUBLIO ORAZIO

Numi, che sarà mai?  

Ovunque il passo io movo

non rinvengo Sabina,

Orazia non ritrovo! Potria forse

l'eccesso del dolor... Ma chi s'appressa

sì sollecito a me?

 

<- Sabina

SABINA

Sabina istessa,

che ricolma di spene

nunzia di gran novella a te se n' viene.

E Roma ed Alba unite

per esser spettatrici

del sublime cimento,

al mirar quegli eroi

che stavan per pugnar, voller che prima

approvasser gli dèi

la scelta de' guerrier. S'affretta ognuno

all'antro dell'Oracolo che giace

appiè dell'Aventin. I passi tuoi

drizza colà; vieni a sperar con noi.

 

Un raggio sereno  

che brilla, che splende,

ancora riaccende

la speme nel cor.

Ah voglian gli dèi

pietosi, clementi,

in dolci contenti

cangiar tanto orror.

(entra nella selva)

Sabina ->

 

Scena nona

Publio Orazio, Licinio, poi Marco Orazio e numeroso séguito di Senatori romani.

<- Licinio

 

PUBLIO ORAZIO

Giusto ciel, tanta adunque  

regna in alme romane

debolezza, viltà!... Da tal vergogna

rifugge il mio pensiero:

creder non lo poss'io...

 

<- Marco Orazio, senatori romani

MARCO ORAZIO

Pur troppo è vero;  

è vero genitor... Lungi n'andate,

celatevi, lasciate

che un istante di calma

ritrovi questo cor lungi da voi.

(si ritirano i senatori nella selva)

senatori romani ->

 

Ecco, Roma, i tuoi figli: ecco gli eroi.

Va', genitor, deh va': la tua presenza

quell'alme imbelli intimorisca, affreni;

il decoro di Roma ah tu sostieni.

 
(Publio Orazio segue i senatori con Licinio)

Publio Orazio, Licinio ->

 

Scena decima

Marco Orazio solo.

 

 

Eccoti, Orazio alfine  

in libertà: potrai

sfogar tutto del core

il tumulto, l'affanno, il rio dolore.

Dunque a tanta viltà Roma s'abbassa

in sì gran dì! E 'l mio medesmo sangue

è quel che alla mia gloria

fa contrasto maggior! Oh patria! oh sacra

di cittadin romano

sublime ed avvilita

augusta dignità, tu sei schernita!

Se l'oracol funesto

vietasse mai!... Possenti dèi, vibrate

piuttosto in questo seno

tutti i fulmini vostri, ma la gloria

del nome mio vi piaccia

dall'alto riguardar. Non vi domando

altro, clementi dèi:

vissi fin'or, vogl'io morir per lei.

 

Dolce fiamma di gloria, d'onore,  

che serpendo nel seno mi vai,

bella gloria, tu sola sarai

di quest'alma la speme, l'amor.

Tuoni il cielo, minacci la sorte,

l'aura echeggi di queruli lai:

bella gloria, tu sola sarai

di quest'alma la speme, l'amor.

(entra nella selva)

Marco Orazio ->

 

Scena undicesima

Publio Orazio che ritorna, Licinio, Senatori.

<- Publio Orazio, Licinio, senatori romani

 

PUBLIO ORAZIO

Padri, amici, il vedeste:  

un passeggero nembo

fu quel che del mio nome

lo splendore adombrò. Gli dèi faranno

che l'oracol secondi

di questo cor le generose brame,

e che di Publio i figli

tornino in campo per mostrar a voi

che ha Roma in essi ancora i figli suoi.

(entra nella caverna)

Publio Orazio ->

 
 

Scena dodicesima

Antro oscurissimo e profondo incavato nelle rupi dell'Aventino, in cui si discende per varie scoscese gradinate le quali dalla sommità del teatro sino al fondo vanno serpeggiando verso i laterali della suddetta caverna.
Al tempo indicato si schiuderà nel fondo il tempio risplendentissimo d'Apollo da cui sortir dovranno le risposte degli oracoli.
Curiazio, poi Orazia, poi Marco Orazio, poi Publio Orazio, poi tutti i Personaggi successivamente secondo l'ordine con cui sono chiamati, avvertendo che tutti entrano per la sommità, e poi or veduti or non veduti discendono sino al basso.

 Q 

Curiazio, due Curiazi

 

CURIAZIO

(con i due Curiazi, sulla sommità della caverna discendendo)

Qual densa notte! qual silenzio! Quale  

spaventevol, funesto,

a' fati sacro, orrido albergo è questo!

Numi! qui non penetra

sottil raggio di luce

che in questi alpestri sassi

additi un'orma a' miei tremanti passi.

(si perdono tra le volte della caverna)

Curiazio, due Curiazi ->

<- Orazia

ORAZIA

Guidami, amor, scendiam... il cor m'investe  

profondo orror... che fia? Qui non s'ascolta

che il cader raro e lento

d'umide stille... e il basso mormorio

dell'aer grave e del cadente rio.

 
Marco Orazio con gli Orazi, Publio Orazio, Senatori romani.

<- Marco Orazio, due Orazi, Publio Orazio, senatori romani

 

MARCO ORAZIO
(con rapidità)

Genio di Roma, tu m'aggiri intorno:  

io ti vedo, io ti seguo, i passi tuoi

costante io seguirò dentro le porte

de' regni del dolore e della morte.

Scende e seco tutti gli altri.
 
Tullo, Mezio, l'Augure sommo, Sabina, Licinio, Littori, Popolo. Questi restano sull'ingresso dell'antro e verso la metà della rupe.

<- Tullo, Mezio, Augure sommo, Sabina, Licinio, littori, popolo

 

ORAZIA

Ecco i germani.  

SABINA

Ecco l'istante. Oh dio!

LICINIO

Frena il dolor.

MARCO ORAZIO

Curiazio ov'è?

PUBLIO ORAZIO

Tra noi

non s'ode ancora.

MARCO ORAZIO

A favellar d'amore

intento forse, oblia

gli oracoli d'Apollo e il sacro spreco.

 
Ricomparisce con gli altri Curiazi e con séguito di Senatori albani da una delle vie la più vicina al piano e all'innanzi del teatro.

<- Curiazio, i Curiazi, senatori albani

 

CURIAZIO

Curiazio vil non è, Curiazio è teco.  

 

Ei stesso intrepido  

tra queste tenebre

al sacro Oracolo

favellerà.

 

TUTTI I PERSONAGGI E TUTTI I CORI
(sottovoce)

Regni silenzio

muto, profondo,

e il sacro Oracolo

dal cupo fondo

risponderà.

 

CURIAZIO

Voce augusta del ciel, che dal profondo  

esci di questo a veritade sacro

fatidico soggiorno,

dégnati a questi popoli pietosi

chiaro spiegar i tuoi voleri ascosi.

Versar un caro sangue

si doveva in tal dì. Patria ed onore

chiedeano il bel cimento,

ma natura ed amore

l'alme tutte ingombrar d'alto spavento.

Parla tu, tu disvela

se approva il ciel che il nostro sangue sia

o versato ne' campi del valore

o serbato in tal dì per man d'amore.

 

A versar l'amato sangue  

bel desio d'onor ne invita:

ma natura inorridita

sparge ovunque il suo terror.

Deh tu, o ciel, disvela a noi

se t'è grato un tal valore:

tra la gloria e tra l'amore

dubbia è l'alma, incerto il cor.

 

CORO
(tutti i personaggi, senatori, ecc.)

Trema il suol, l'antro si scuote,

mormorando sacre note

già l'Oracolo si sta.

 
Si spalanca l'antro e vedesi il tempio lucentissimo d'Apollo da cui parlano gli oracoli, pronunziati da alcuni Sacerdoti sulla porta del tempio.

<- sacerdoti

 

SACERDOTI

Si combatta. Sia il cimento  

nuovo esempio di valore:

tal discese in quest'orrore

la suprema volontà.

CORO

Dunque al campo.

CURIAZIO

Io vi precedo.

(avviandosi vede Orazia)

ORAZIA

Io ti perdo.

CURIAZIO

Dèi, che vedo...

da me fuggi, per pietà.

Ah chi vide mai di questa

più terribile, funesta,

più crudel fatalità.

TUTTI

(ripetendo gli oracoli intorno agli Orazi e Curiazi)

Si combatta. Sia il cimento

nuovo esempio di valore.

CURIAZIO

Tra la gloria e tra l'amore.

TUTTI

Tal discese in quest'orrore

la suprema volontà.

CURIAZIO

Ah chi vide mai di questa

più terribile, funesta,

più crudel fatalità.

 
Tutti sortono confusamente dall'antro.

Curiazio, i Curiazi, Orazia, Marco Orazio, due Orazi, Publio Orazio, senatori romani, Tullo, Mezio, Augure sommo, Sabina, Licinio, littori, popolo, senatori albani, sacerdoti ->

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Atrio interiore del palagio degli Orazi.

Sabina, Licinio
 

Ferma, Sabina: e dove

Licinio
Sabina ->

Ah non si lasci. Oh Roma

Licinio ->
<- Curiazio, Orazia

Lasciami, per pietà, l'ora è vicina

Orazia e Curiazio
Se torni vincitor
Curiazio, Orazia
<- schiera di militari
 
Orazia, Curiazio, schiera di militari ->

Campo Marzio con veduta delle due città Alba e Roma poste dirimpetto l'una all'altra lateralmente, e porta parimenti laterale di Roma.

Mezio Suffezio, Tullo Ostilio, militari, Licinio, Publio Orazio
 

Suonin le trombe e lieto

Mezio Suffezio, Tullo Ostilio, militari, Licinio, Publio Orazio
<- Orazi, Marco Orazio, Curiazi, Curiazio, senatori romani, senatori albani, cavalieri, littori, popolo

Deh parti, genitor

Mezio Suffezio, Tullo Ostilio, militari, Licinio, Orazi, Marco Orazio, Curiazi, Curiazio, senatori romani, senatori albani, cavalieri, littori, popolo
Publio Orazio ->

Albani, è questo, è questo

Mezio Suffezio, Tullo Ostilio, militari, Licinio, Orazi, Marco Orazio, Curiazi, Curiazio, senatori romani, senatori albani, cavalieri, littori, popolo
<- Orazia, Sabina, L'augure, sacerdoti, popolo di Roma
L'augure, Orazia, Sabina, Sacerdoti, Popolo, Orazi, Curiazi
Ah fermate... non osate...

Ma udite almen, o in me tutti volgete

Tullo Ostilio, Mezio Suffezio, militari, Licinio, Orazi, Marco Orazio, Curiazi, Curiazio, senatori romani, senatori albani, cavalieri, littori, popolo, Orazia, Sabina, L'augure, sacerdoti, popolo di Roma ->

Boschetto ristretto ed ameno, con cadute di acque limpide, per cui si passa all'ingresso dell'antro degli oracoli nell'Aventino.

Publio Orazio
 

Numi, che sarà mai?

Publio Orazio
<- Sabina

Publio Orazio
Sabina ->
Publio Orazio
<- Licinio

Giusto ciel, tanta adunque

Publio Orazio, Licinio
<- Marco Orazio, senatori romani

Pur troppo è vero

Publio Orazio, Licinio, Marco Orazio
senatori romani ->

Marco Orazio
Publio Orazio, Licinio ->

Eccoti, Orazio alfine

Marco Orazio ->
<- Publio Orazio, Licinio, senatori romani

Padri, amici, il vedeste

Licinio, senatori romani
Publio Orazio ->

Antro oscurissimo e profondo incavato nelle rupi dell'Aventino, in cui si discende per varie gradinate le quali dalla sommità del teatro sino al fondo vanno serpeggiando verso i laterali della suddetta caverna.

Curiazio, due Curiazi
 

(tutti entrano per la sommità, e poi or veduti or non veduti discendono sino al basso)

Qual densa notte! Qual silenzio!

Curiazio, due Curiazi ->
<- Orazia

Guidami, amor, scendiam

Orazia
<- Marco Orazio, due Orazi, Publio Orazio, senatori romani

Genio di Roma, tu m'aggiri intorno

Orazia, Marco Orazio, due Orazi, Publio Orazio, senatori romani
<- Tullo, Mezio, Augure sommo, Sabina, Licinio, littori, popolo

Ecco i germani

Orazia, Marco Orazio, due Orazi, Publio Orazio, senatori romani, Tullo, Mezio, Augure sommo, Sabina, Licinio, littori, popolo
<- Curiazio, i Curiazi, senatori albani

Curiazio vil non è, Curiazio è teco

Curiazio, poi Tutti
Ei stesso intrepido

Voce augusta del ciel

(si spalanca l'antro e vedesi il tempio lucentissimo d'Apollo)

Orazia, Marco Orazio, due Orazi, Publio Orazio, senatori romani, Tullo, Mezio, Augure sommo, Sabina, Licinio, littori, popolo, Curiazio, i Curiazi, senatori albani
<- sacerdoti
Sacerdoti, poi Curiazio, Tutti
Si combatta. Sia il cimento
Curiazio, i Curiazi, Orazia, Marco Orazio, due Orazi, Publio Orazio, senatori romani, Tullo, Mezio, Augure sommo, Sabina, Licinio, littori, popolo, senatori albani, sacerdoti ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima
Atrio esteriore del tempio di Giano. Vastissima pianura circondata di magnifiche fabbriche, tra le quali il palagio degli Orazi; porta Capena nel... Atrio interiore del palagio degli Orazi. Magnifico portico nel palagio che introduce ad un tempio domestico adornato di ghirlande per la festa nuziale. Atrio interiore del palagio degli Orazi. Campo Marzio con veduta delle due città Alba e Roma poste dirimpetto l'una all'altra lateralmente, e porta... Boschetto ristretto ed ameno, con cadute di acque limpide, per cui si passa all'ingresso... Antro oscurissimo e profondo incavato nelle rupi dell'Aventino, in cui si discende per varie gradinate... Prospetto esterno del Massimo Circo con porta chiusa che introduce nello stesso. Sole che spunta. S'apre una vastissima piazza di Roma con lunga via nel prospetto; il rimanente della scena è ingombrato di...
Atto primo Atto terzo

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