Le avventure del cavaliere Des Grieux, in quel mirabile libro dell'abate Prévost che è «Manon Lescaut», così bizzarre e così umanamente vere, hanno dovuto per necessità scenica essere circoscritte entro limiti severi. Ma la linea principale ed i personaggi che ne costituiscono il vero intreccio vennero completamente conservati.
Così:
l'incontro ad Amiens di Manon destinata al convento e di Des Grieux proposto alla vita ecclesiastica - l'amore da quell'incontro - l'idea di una fuga - la fuga - poi, le infedeltà di Manon - l'abbandono di Des Grieux - la conquista di quel vecchio ganimede di De G*** M*** (nel libretto Geronte di Ravoir, cassiere generale) - i consigli e gli intrighi di Lescaut, il fratello sergente - e, finalmente, ancora il ritorno all'amore - e, la nuova fuga - e, il tentativo non riuscito - l'arresto - la condanna di Manon alla deportazione.
Così:
Manon, bizzarro contrasto di amore, di civetteria, di venalità, di seduzione; il fratello Lescaut, il quale spera trovare nella sorella tutte le turpi risorse richieste dalla di lui depravazione: il vecchio e ricco libertino, causa prima della perdita di Manon: il Cavaliere des Grieux, infine che, come ama sempre, sempre spera e che, l'ultima illusione svanita, si fa mozzo per salire sul vascello che deve portare Manon in America, seguendo il suo amore ed il suo destino. Ma il destino inesorabilmente lo persegue: Manon e Des Grieux sono obbligati ad una immediata, rapida fuga, la quale ha per scioglimento una delle pagine più sublimi e pietose di dramma, là, in una landa perduta, arida, ignorata; in una profonda solitudine, in un immenso abbandono d'ogni vita, d'ogni cosa... - tutto ciò fu nel libretto conservato con quella fedeltà possibile in una traslazione di un'opera dalla forma narrativa in quella rappresentativa.