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Scena prima |
Il teatro rappresenta un oscuro sotterraneo. Alla sinistra dello spettatore evvi uno sporgimento in fuori d'ingresso d'una vecchia prigione, vicino a cui vi sono più grosse pietre. Dall'altro lato e dirimpetto v'è un simile sporgimento in fuori del tutto rovinoso e attorniato di rottami, che formano una cavità in cui v'è una cisterna. Al di sopra di queste rovine vi sono varie incavature, attraverso alle quali si scoprono le traccia d'una scala che si perde in lontano. Nel fondo del teatro è situata una doppia porta incavata in una grossa muraglia, e dalla quale si scende per vari scalini. Florestano solo. |
Q
(nessuno)
<- Florestano
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Durante il ritornello, egli sorte dal suo carcere, ch'è alla sinistra dello spettatore, e viene a sedersi sopra le pietre, che gli sono vicine. Una lunga catena gli cinge il corpo attraverso, e il capo di essa catena sta assicurata al muro. | |
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Ciel! Che profonda oscurità tiranna!
Qual eterno silenzio! O come io sono
separato dal tutto, e in tal momento
nell'universo già mi veggo solo!
Dunque il mortal mio duolo
termine non avrà, né il mio soffrire?
Fra questi ceppi rei dovrò morire?
Per meritarmi un sì fatal destino
numi che fec'io mai?
Le trame disvelai
d'un tiranno, d'un mostro.
Ecco la colpa mia. Ah quest'abisso
non è de' mali miei certo 'l maggiore.
È tormento per me peggior di morte
l'esser privo di te dolce consorte.
| S
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| (cava un ritratto dal suo seno) | |
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Dolce oggetto del mio amore
io ti bacio e stringo al seno
tu sei vita a questo core,
tu sostieni l'alma in me.
Deh quel ciglio rasserena
cara sposa e ti consola
sia conforto alla mia pena,
che fedele io moro a te.
| (♦)
(♦)
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O giustizia, mi reggi e mi difendi ~
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| (qui scorgonsi attraverso i cavi Rocco e Leonora che scendono la scala al lume d'una lanterna) | |
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ma ~ indebolir mi sento ~
io vacillo ~ l'orror ~ la fame ~ il freddo
fan tutti intorpidir i sensi miei ~
vieni o morte ~ t'invoco ~ ti desio ~
termina tu pietosa ~ il viver mio. ~
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| (egli precipita in oppressione sulle pietre che gli stanno vicine. Il suo viso è nascosto fra le sue mani) | |
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Scena seconda |
Apresi la porta in fondo al teatro. Rocco entra il primo. Egli porta a mano una grossa lanterna, e sotto al braccio una zucca piena di vino. Leonora discende in seguito portando sulle spalle una pala di legno, e due zappe. |
<- Rocco, Leonora
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LEONORA (a mezza voce) |
Come fa freddo in questo sotterraneo!
| S
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ROCCO |
Ed a ragione. Egli è profondo assai.
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LEONORA |
(guardando per tutto con inquietudine e avidità)
Io credei che giammai
non ne avremmo l'ingresso ritrovato.
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ROCCO |
(avanzandosi dalla parte di Florestano)
Eccoti il prigioniero. ~
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LEONORA |
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ROCCO |
Colà
steso su quelle pietre.
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LEONORA |
(d'una voce alterata, e cercando di riconoscere il prigioniero)
Egli rassembra
senz'alcun movimento.
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ROCCO |
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LEONORA (inorridita) |
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| (Florestano fa un moto convulso) | |
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ROCCO (a mezza voce) |
No, no: dorme. Conviene
porci all'opra alla presta,
che un sol momento a perder non ci resta.
(va a dritta dello spettatore)
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LEONORA |
È impossibil distinguere
alcuno de' suoi tratti ~ Egli è impossibile.
(seguitandolo)
(Ah! S'egli è desso! ~ o cielo
mi sostien ~ dammi forza ~ io sudo ~ io gelo. ~)
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ROCCO |
(posa la lanterna sullo sporgimento in fuori degli avanzi che si trovano vicino a lui, ed il teatro s'illumina a metà)
È là appunto ~ di sotto a quei rottami
che si sta la cisterna. Non si tratta
che di scavare un poco
onde sbrigar l'entrata.
Dammi la zappa, e tu mettiti là.
(egli discende in un cavo fino alla cintura: posa vicino a lui la sua zucca e il suo mazzo di chiavi, Leonora resta sul bordo e gli presenta una zappa)
Tu tremi ~ io credo. Senti tu paura?
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LEONORA (affettando fermezza) |
Oibò, non è che freddo quel ch'io sento
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ROCCO |
A noi, a noi ~ vedrai
che lavorando ti riscalderai.
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| (durante questo pezzo che dev'essere cantato a mezza voce, Leonora profitta dei momenti nei quali Rocco alza la testa, per guardare il prigioniero, il quale conserva la sua posizione) | |
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ROCCO
(scavando la terra in fondo del vuoto)
Da bravo, via lesto;
sì viene di già.
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Insieme
LEONORA
(zappando altresì, ma un po' lontana da Rocco)
Vedete, son lesto
all'opra son qua.
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ROCCO |
Alziam questo sasso;
portiamlo di fuore. ~
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LEONORA |
(alzando a grave stento e portandola a poco a poco fuori della cisterna, a norma delle parole indicate dal duetto)
Ci metto a servirvi
quant'ho di vigore.
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ROCCO |
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LEONORA |
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ROCCO |
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LEONORA |
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ROCCO |
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LEONORA |
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ROCCO |
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LEONORA |
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ROCCO |
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| (fanno rotolar la pietra sui rottami e riprendono fiato) | |
ROCCO
Da bravo, via lesto;
sì viene di già.
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Insieme
LEONORA
Vedete, son lesto
all'opra son qua.
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LEONORA |
(guardando il prigioniero, frattanto che Rocco lavora curvato in fondo alla fossa)
(O misera vittima
qualunque tu sia,
salvarti pretendo
da morte sì ria.
Giammai soffrirò
che tanto delitto
si compia, no, no!)
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ROCCO |
(levandosi tutt'a un tratto)
Che vai tu dicendo
colà fra te stesso?
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LEONORA |
Io? Nulla Tacendo
all'opra m'appresto.
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ROCCO
Da bravo, via lesto;
sì viene di già.
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Insieme
LEONORA
Vedete, son lesto
all'opra son qua.
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| (durante il ritornello, Rocco beve dalla sua zucca, Florestano rinviene del suo abbattimento e rialza la testa, senza volgere ancora il suo viso dalla parte di Leonora) | |
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LEONORA |
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ROCCO |
(fermandosi tutt'a un tratto dal suo bere)
Cosa! ~ Si risveglia? ~
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LEONORA |
(col più grande turbamento cercando la figura del prigioniero)
Certo; egli alza la testa
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ROCCO |
Quest'uomo senza dubbio, com'è solito,
mi fa mille ricerche. Mi bisogna
parlargli io solo ~ è quasi
terminato il lavoro.
(esce dalla fossa)
In vece mia
scendi e termina l'opra onde si possa
quella cisterna facilmente aprire.
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LEONORA |
(scende nella fossa fremendo)
(Io mi sento una smania da morire.
S'ascolti.)
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ROCCO (a Florestano) |
Ebbene avete
preso un po' di riposo?
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FLORESTANO |
(senza volgere ancora la testa)
Di riposo voi dite?
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LEONORA (sempre a parte) |
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FLORESTANO |
(nello stesso tono, e nella medesima posizione)
Ah! dite invece della più funesta
oppression, della morte più spietata.
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LEONORA |
(Discoprirgli potessi
il sembiante un momento!)
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FLORESTANO |
E sordo ognor sarete al mio lamento?
Né pietà sentirete, uomo inumano,
del misero innocente Florestano?
(nel pronunziare queste ultime parole volge la testa dalla parte di Leonora)
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LEONORA |
(Eccolo! ~ Cielo! ~ È desso! ~)
(cade abbattuta sulla sponda della fossa, poi si rimette gradatamente)
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ROCCO |
E che vi posso far? Voi v'ingannate
nel credermi crudele. È mio dovere
gli ordini d'eseguir. Fo' il mio mestiere.
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FLORESTANO |
Ebben, giacché qui debbo
terminar la mia sorte
deh almeno vi degnate
raddolcirne l'amaro.
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ROCCO |
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FLORESTANO |
Fracidi sono i vestimenti miei
per l'inclemente umor di tal soggiorno,
e per le membra intorno
mi van spargendo un freddo gel di morte.
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LEONORA |
(Mostro! La tua barbarie ora mi rende
tutta la forza mia.)
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FLORESTANO |
Già scorre un giorno
in cui non ebbi un misero alimento.
Se sapeste qual soffro empio tormento!
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LEONORA |
(lanciandosi e ritenendosi a gran fatica lungo la muraglia)
(A qual prova son io! ~)
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FLORESTANO |
Deh, per pietade
solo una goccia d'acqua, onde all'ardenti
viscere mie donar qualche ristoro!
Deh, non me la negate in tal momento.
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ROCCO |
(Ah mio malgrado intenerir mi sento!)
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LEONORA |
(esaminando Rocco)
(Sembra ch'ei si commova.)
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FLORESTANO (a Rocco d'un tono il più penetrante) |
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ROCCO (con emozione) |
E come darvi ciò che mi chiedete?
Quel che offrirvi poss'io
egli è un resto di vino,
che ho là nella mia zucca.
Fedele! ~
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LEONORA |
(portando la zucca colla più grande precipitazione)
Eccola, eccola.
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FLORESTANO |
(guardando Leonora)
Chi è questo giovin uomo?
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ROCCO |
Egli è 'l mio portachiavi ~ A voi; c'è poco...
(presentando a Florestano la zucca)
ma davver che ve l'offro di buon cuore.
(a Leonora mentre Florestano beve)
Come! ~ Tu impallidisci? ~
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LEONORA |
Chi potria farne a meno?
Voi stesso mastro Rocco. ~
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ROCCO |
È vero, è vero.
Questo diamine d'uomo ha un tuon di voce
penetrante cotanto ~
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LEONORA |
Che vince il cor con portentoso incanto.
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FLORESTANO |
(dopo aver bevuto una pozione di vino)
Che l'eterna provvidenza
vi profonda i doni suoi!
Ah! sì tenera assistenza
sempre impressa mi starà.
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ROCCO (piano a Leonora)
(Si può fargli un po' di bene:
fra momenti ei morto è già.)
FLORESTANO
(L'alma sua piegar potessi
ad aver di me pietà!)
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Insieme
LEONORA
(Ah! Son fuori di me stessa!
cor sta forte per pietà!)
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LEONORA (piano a Rocco) |
(cavando con negligenza un pezzo di pane dalla sua tasca)
(Questo pane che mi trovo
or addosso sol per caso. ~)
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ROCCO |
(Io t'intendo ~ ma figliuolo
non ne sono persuaso. ~)
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LEONORA |
(Che piacer tolto mi viene! ~)
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ROCCO |
(Imprudenza estrema è questa! ~)
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LEONORA (d'un tono marcato) |
(Si può fargli un po' di bene
fra un momento è morto già! ~)
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ROCCO |
(Manco agli ordini supremi! ~)
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LEONORA (con un tono ancora più marcato) |
(Fra un momento è morto già! ~)
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ROCCO |
(Dunque a darglielo tu va'.)
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LEONORA |
(offrendo il pezzo di pane a Florestano, col più gran torbido)
Qua, tenete; a voi, prendete. ~
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FLORESTANO |
Ciel! Che dolce voce io sento! ~
(prendendo la mano di Leonora)
Deh baciar mi concedete
questa man per mio contento;
vo' inondarla del mio pianto,
pegno a voi di grato core.
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LEONORA |
(O momento pien d'orrore
di piacer, di crudeltà!)
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ROCCO
(Si può fargli un po' di bene,
fra un momento è morto già.)
FLORESTANO
(L'alma sua piegar io spero,
e ch'ei senta alfin pietà.)
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Insieme
LEONORA
(Ah son fuori di me stessa,
cor sta' forte per pietà.)
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| |
| |
ROCCO |
(a Leonora dopo un momento di silenzio generale)
Tutto è all'ordine: io vado a dare il segno.
(va in fondo al teatro, ma ritorna a cercare il suo mazzo di chiavi ch'è sopra una pietra da un lato della fossa, e dice piano a Leonora)
Non restate vicino, e soprattutto
non dirgli cos'alcuna.
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LEONORA (a Rocco) |
Non temete.
(da sé)
(Coraggio.)
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FLORESTANO |
(a Leonora frattanto che Rocco va ad aprire la porta)
Ove va egli?
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| (Rocco apre la porta e dà un fischio) | |
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FLORESTANO |
E che vuol dir mai questo
spaventoso segnal? La morte mia
prepara forse?
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LEONORA (colla più grande alterazione) |
No! ~
Non dubitate, caro prigioniero.
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FLORESTANO |
O mia Leonora! Dunque
non ti vedrò mai più?
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LEONORA |
(a parte e rintuzzando un momento che la porta verso Florestano)
(Tutto il mio core
verso lui si trasporta.)
Non temete, ripeto, e rammentate
per quanto or qui n'avvenga,
che v'è una provvidenza dappertutto;
sì, v'è una provvidenza
(ella s'allontana e va dalla parte della cisterna)
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FLORESTANO |
(a parte e seguendola cogli occhi)
E che vuol dire, o cielo! Ogni suo detto
a forza mi commuove il cor nel petto.
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Scena terza |
Li precedenti. Don Pizzarro travestito e mascherato. |
<- Don Pizzarro
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DON PIZZARRO (a Rocco e svisando la sua voce) |
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ROCCO |
Non si tratta
che d'aprir la cisterna.
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DON PIZZARRO |
Son contento.
Fa' ritirar quel giovane.
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ROCCO (a Leonora) |
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LEONORA (col più gran turbamento) |
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ROCCO |
Non debbo
le catene staccar dal prigioniero?
Presto, dico, allontanati.
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| (Leonora s'allontana sul fatto sino al fondo del teatro, e s'avvicina in seguito nell'ombra, dalla parte di Florestano, tenendo sempre attaccati gli occhi sull'uomo mascherato) | |
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DON PIZZARRO (accennando Rocco e Leonora) |
(Sì, perché tutto resti ignoto al mondo,
pria che termini il giorno,
farò perir costoro.)
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ROCCO (a don Pizzarro) |
(Gli ho a levar le catene?)
| |
DON PIZZARRO |
No, no ~ bisogna prima... ~
(Il tempo stringe. ~
Io morto qui lo stendo
sull'istante. ~)
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| |
| (al momento in cui Pizzarro s'avanza per colpir Florestano Leonora gettando un acuto grido si lancia a lui, e lo copre colla sua persona. Rocco resta immobile per l'eccessivo stupore) | |
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LEONORA |
Fermate. Io lo difendo
ei non morrà, lo giuro.
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DON PIZZARRO |
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LEONORA |
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DON PIZZARRO |
Qual tua pietade è questa! ~
| |
ROCCO |
Perduta ho già la testa. ~
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DON PIZZARRO (in furia) |
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LEONORA (con nobile franchezza) |
| |
| |
LEONORA |
Quell'orfanello abietto
che in me vi sta presente,
è donna tutta ardente
di coniugale affetto. ~
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DON PIZZARRO, FLORESTANO, ROCCO |
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LEONORA |
Di Florestano
ecco la sposa in me.
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FLORESTANO (come fuori di sé) |
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DON PIZZARRO |
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ROCCO |
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LEONORA (a Rocco rapidamente) |
Deh voi non tollerate
che dello sposo mio
ora si versi l sangue
da un cor tiranno e rio.
Scendere il cielo in questo
carcer mi fe' tremendo
onde impedir l'eccesso
d'un attentato orrendo:
il cielo a mio sostegno
vi scelse e lo vedete:
deh fido a' suoi decreti,
deh voi corrispondete.
Salvate il caro sposo,
salvate l'innocenza;
trionfo luminoso
abbia per voi la fé.
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DON PIZZARRO |
(lanciandosi tra Rocco e Leonora e separandoli a forza)
E che! obliar potresti
dover, fortuna e vita?
Mira chi offenderesti:
vedi chi innanzi è a te.
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| |
| (si leva la maschera) | |
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ROCCO |
Ohimè! ~ 'l governatore! ~
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FLORESTANO, LEONORA |
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DON PIZZARRO |
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FLORESTANO |
| |
DON PIZZARRO |
Meco quei folli audaci
t'impongo separar.
Vien. ~
| |
| |
| (segue contrasto etc.) | |
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LEONORA |
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ROCCO |
| |
FLORESTANO |
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ROCCO |
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DON PIZZARRO |
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| (s'avanza contro Florestano, Leonora cava sul fatto dal seno una pistola a due colpi, e presentandola al petto di don Pizzarro) | |
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LEONORA |
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DON PIZZARRO
O rabbia!... indegni... io fremo...
mi sento lacerar.
ROCCO
(O che briccone è questo!
Mi fa trasecolar.)
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Insieme
FLORESTANO, LEONORA
Smania tiranno e fremi,
ma non ti puoi sfogar.
|
| |
| |
DON PIZZARRO |
(per avventarsi contro Florestano. In questo odesi suonare la tromba. Don Pizzarro si ferma sospeso, e si concentra in sé stesso)
Io voglio quella vita! ~
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LEONORA, FLORESTANO |
Ah qual suon! qual nuovo affanno! ~
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DON PIZZARRO |
(Il ministro! ~ Ciel tiranno! ~
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ROCCO
(Il ministro ei certo ha detto! ~)
FLORESTANO, LEONORA
(Ciel proteggi un casto affetto,
e dà fine al mio penar.)
|
Insieme
DON PIZZARRO
(Ah qual ombra di spavento
or mi viene a tormentar!)
ROCCO
(Venne già il castigamatti!
Or del ben tentiam di far.)
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| |
| |
DON PIZZARRO (agitatissimo) |
(Al ministro tosto andiamo. ~
Queste vesti a lui celiamo. ~)
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DON PIZZARRO (a Rocco in furore)
Tu mi segui ~ torneremo. ~
Io vi voglio sterminar!
ROCCO (tentando sbarazzarsi di lei)
Eh lasciatemi ~ finite ~
il dovere s'ha da far.
|
Insieme
LEONORA (afferrando Rocco)
Deh fermate ~ oh dio! ~ sentite. ~
Ah crudel! ~ mi fai mancar! ~
FLORESTANO (agitando le catene)
Ed io sono fra catene!
Quante morti ho da provar.
|
| |
| |
Leonora cade appiè di Rocco, il quale coglie questo momento per toglierle la pistola che ha in mano. Ella vi fa resistenza mandando delle acute grida, ma Rocco si svincola da lei e parte con don Pizzarro che ha veduto torle la pistola. | Don Pizzarro, Rocco ->
|
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Scena quarta |
Leonora e Florestano. |
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| |
LEONORA (col maggior abbattimento) |
Ed io potei lasciarmi
rapir quell'arma! - In un momento solo
tutto il frutto perdei
e de' travagli miei,
e della mia costanza! ~
Perir dobbiamo ~ non v'è più speranza.
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| |
| (cade in oppressione sulle ruine della cisterna. Florestano si lancia verso di lei; ma la sua catena lo tiene indietro) | |
| |
FLORESTANO |
Ah Leonora! ~ Leonora! ~
Vani sforzi! ~ ella muore, ed io non posso
darle soccorso ~ barbara catena! ~
Leonora! ~
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LEONORA (fuori di sé) |
| |
FLORESTANO |
Florestano, il tuo sposo. ~
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LEONORA |
(rinvenendo a poco a poco)
Come dolce
m'è questa voce!
| |
FLORESTANO |
O di virtù perfetto
raro esempio! ~ Leonora! ~
| |
LEONORA |
(alzandosi ed appoggiandosi lungo la muraglia)
Chi mi chiama?
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FLORESTANO |
Florestano ~ il tuo sposo ~
| |
LEONORA |
Chi! Florestano? chi? ~ lo sposo mio? ~
| |
| |
| (ella lo scorge, manda un grido, si rialza con impeto, ma ricade spossata, e gli si trascina fra le braccia) | |
| |
FLORESTANO |
Ah! sei tu veramente
ch'io stringo fra le braccia e sul mio core?
O soave momento!
Tu un secolo compensi di tormento!
Ma dimmi ~ e per qual mezzo? ~
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LEONORA |
Fu coniugale amore
che conoscer mi fece a prova
l'empio Pizzarro autor di tua sciagura.
| |
| |
| (qui si vede Marcellina che scende precipitosamente la scala, portando una lanterna accesa) | <- Marcellina
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| |
LEONORA |
Sesso mentii pertanto; qua ne venni
col nome di Fedele. ~
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|
|
Scena quinta |
Detti, e Marcellina che apre la porta del fondo. |
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| |
MARCELLINA (con grido) |
| |
FLORESTANO |
E chi ripete
un nome sì prezioso? ~
| |
MARCELLINA (entrando) |
Ah povero Fedele
t'avevano chiuso in gabbia. ~
| |
LEONORA |
Che! ~ Marcellina! ~ Tu come potesti
qui penetrare? ~
| |
MARCELLINA |
Ti dirò. Vedendo
senza di te venire il padre mio,
temei che qui ti fosse nata al certo
qualche disgrazia.
| |
LEONORA |
E Rocco non t'ha detto
ch'io? ~
| |
MARCELLINA |
| |
LEONORA (piano a Florestano) |
(Ignoto è ancora a questa l'esser mio.)
Sicché?
| |
MARCELLINA |
Sicché con arte gli rubai
le chiavi, mentre stava apparecchiandosi
il ministro a incontrar ch'è già venuto
da Siviglia. ~
| |
FLORESTANO E LEONORA (con grido di gioia) |
| |
MARCELLINA |
Egli, che vien a fare il protettore
di chi innocente fosse qui rinchiuso
| |
FLORESTANO |
Ah se basta innocenza a liberarmi
sulla salvezza mia contar potrei.
| |
MARCELLINA |
Ebben, forti, coraggio!
Ma vien, scappiamo, o mio Fedele. ~
| |
LEONORA |
Ascolta,
se vuoi essermi cara
più della vita mia, corri al ministro,
digli ch'è qui rinchiuso un innocente,
che gli permetta solo di parlare,
e poi farà di lui quanto gli pare.
| |
| |
MARCELLINA |
Volentieri o mio carino,
vado, corro a precipizio,
ma déi farmi in pria il servizio
d'accertarmi del tuo cor.
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LEONORA |
Ah mia cara, il tempo vola ~
tutto dirti or non poss'io,
va', se vuoi l'affetto mio,
va', se brami un dolce amor.
| |
MARCELLINA |
Se lo voglio, se lo bramo? ~
| |
LEONORA |
Dunque appaga il mio desire.
| |
MARCELLINA |
Dimmi in pria «io t'amo». ~
| |
LEONORA |
| |
MARCELLINA |
| |
LEONORA |
| |
MARCELLINA |
| |
LEONORA |
| |
MARCELLINA
Che diletto o ciel per me!
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Insieme
LEONORA
Che tormento o ciel per me!
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| |
| |
LEONORA |
Ma fa tardi, e tardi assai
e quell'uom qui resta in guai
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MARCELLINA |
Ma se sei per lui smanioso
deh, m'abbraccia, o caro sposo.
| |
LEONORA |
Lo farò ma a tempo e loco.
| |
MARCELLINA |
Io son tutta fiamme, e foco.
| |
MARCELLINA
Deh, fa' presto, o mio diletto,
deh, mi vieni a consolar.
|
Insieme
LEONORA
Deh, fa' presto, o mia diletta,
va' e ti vengo a consolar.
|
| |
| |
| (Marcellina parte) | Marcellina ->
|
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Scena sesta |
Florestano e Leonora. |
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| |
FLORESTANO |
| |
LEONORA |
Ell'è ingannata
dal mentito mio sesso;
ma di ciò che convien si parli adesso.
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FLORESTANO |
Possibile ~ vaneggio? ~ intesi il vero? ~
il ministro! ~ Ah! s'ei fosse! ~
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LEONORA |
Dolce sposo,
tenero amico mio, veglia nel cielo
un nume protettor dell'innocenza.
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FLORESTANO |
Ma Pizzarro è un nemico,
che mi fa palpitar.
(odesi strepito in lontananza)
Senti! ~ da lungi
qual incerto rumore! ~
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LEONORA |
Tutto, o cielo, a piombar mi vien sul core.
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FLORESTANO, LEONORA |
Momento barbaro,
funesto orror!
Di speme e palpito
mi trema il cor.
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LEONORA |
(ascoltando)
Parmi sentire ~
(per andare alla porta di fondo)
andar vogl'io. ~
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FLORESTANO |
E puoi lasciarmi
sposa, ben mio? ~
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LEONORA |
Mi dée pria l'anima
uscir dal petto
che da te sciogliermi,
sposo diletto.
È per vedere ~
è per sapere. ~
(lo strepito va avvicinandosi)
Senti lo strepito? ~
Come s'appressa? ~
Tutta trasportami
speme e timor.
| |
FLORESTANO |
Ah meco restati,
sia che si voglia:
se t'ho vicina,
contento è 'l cor.
| |
FLORESTANO, LEONORA |
Momento barbaro,
funesto orror!
Venga la morte
non ho timor.
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| (restano abbracciati. Col più gran strepito s'apre la porta di fondo, e il teatro si riempie delle seguenti persone) | <- Don Fernando, seguito, Don Pizzarro, guardie, Rocco, Marcellina, Giachino, prigionieri
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Scena ultima |
Li precedenti. Don Fernando accompagnato dal suo Séguito. Pizzarro circondato da molte Guardie. Rocco, Marcellina, e Giachino, Prigionieri e Guardie che portano delle torce. |
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ROCCO |
Signore ~ eccoli là! ~
Signor ~ per carità! ~
L'opera mia compite;
non state a ritardar.
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FLORESTANO |
Che veggo! Don Fernando!
Io giungo qui a mirarvi!
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DON FERNANDO |
Io stesso che a involarvi
m'affretto al rio tormento;
sì, sposi, in tal momento
vi vo' felicitar.
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LEONORA |
(al trasporto)
Io! ~ Lui! ~ Signor! ~ Voi! ~ Come? ~
Ah son fuor di me! ~
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DON FERNANDO |
(accennando Rocco, Leonora e Florestano che stupiscono)
La vostra ria vicenda
palese or ei mi fe'.
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ROCCO |
Io finsi per salvarvi
cedere al suo furore
se tolsi a voi quest'arma
(mostra la pistola)
lo feci per timore
che contro i vostri giorni
poteste qui attentar.
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DON FERNANDO |
(a Rocco)
Dall'innocente vittima
i ferri ormai staccate ~
ma no; le chiavi datemi
(Rocco stacca dal suo mazzo alcune chiavi e le dà a Fernando)
a lei sian consegnate.
(a Leonora)
Voi donna impareggiabile,
che di virtù splendete,
di vostra man dovete
lo sposo liberar.
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| (Leonora prende con precipitazione le chiavi, e va a staccare le catene da Florestano, che le bacia le mani e la stringe fra le braccia) | |
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MARCELLINA |
(a parte finché Leonora scatena Florestano)
(Chi l'avria mai pensato!
Fedele trasformato!
Ohimè che brutta burla!
Che mal mi tenta far!)
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ROCCO |
(getta una borsa ai piè di Pizzarro)
Prendi: il contante è questo
che tu accettar m'hai fatto:
ei mi piacea, ma affatto
me 'l farai sempre odiar.
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LEONORA E FLORESTANO (vivamente a Fernando)
Ah, com'è mio dovere,
mai vi saprò lodar!
DON PIZZARRO (fremendo)
(Di smania, di veleno,
mi sento divorar.)
MARCELLINA
(Ohimè che brutta burla!
Non la mi può passar.)
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Insieme
DON FERNANDO
Compito ho 'l mio dovere:
giustizia venni a far.
ROCCO E GIACHINO
(guardandolo con compiacenza)
(Briccon! Mangia il veleno!
potessi tu crepar.)
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DON FERNANDO |
(severamente a Pizzarro)
Così oltraggiar osaste
la confidenza mia!
Gran pena a un'alma ria
dover m'astringe a dar.
(a Florestano)
Quant'è che siete in ceppi
in questi rei soggiorni?
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FLORESTANO |
No 'l so, che qui confusi
le notti con i giorni.
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ROCCO |
Signor a degna lode
di pura verità;
dirò ch'ei fu in catene
due anni e più son già.
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DON FERNANDO |
E ad altrettanto orrore
quell'empio cor condanno,
provi lo stesso affanno. ~
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FLORESTANO E LEONORA |
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DON FERNANDO |
Me 'l vieta il mio dovere.
Olà! Tosto eseguite.
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| (le guardie incatenano Pizzarro, alla catena di Florestano e lo fanno entrare nel carcere) | guardie, Don Pizzarro ->
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DON PIZZARRO |
(Straziami, o furor mio,
toglimi al mio rossore.)
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LEONORA (dolcemente a Marcellina) |
Ragazza bella, ah s'io
pria t'ingannai, perdona.
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MARCELLINA (mortificata) |
Io non vi voglio più! ~
Ma dove mai trovar
un altro bel Fedele
da farmi innamorar?
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GIACHINO |
Se vuole contentarsi
d'un de' suoi fidi amanti
che brama a lei sposarsi,
Giachino si fa avanti.
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LEONORA |
Qualunque sia 'l suo sposo,
la dote a lei darò;
e amica di buon core
(abbracciandola)
ognora le sarò.
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ROCCO E MARCELLINA |
Siam grati a tanto amore ~
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DON FERNANDO |
Abbandoniamo questi
soggiorni dell'orrore,
ne' quai fu alfin punita
la barbara empietà.
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FLORESTANO |
Voi che al zelo di Leonora,
sagge donne, or plauso fate,
imitarla ognor tentate
per goder felicità.
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TUTTI |
Imitarla ognor tentate
per goder felicità.
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LEONORA |
Di virtude il bel sentiero
aspro è alquanto, questo è vero;
ma se un poco non si pena,
non s'ottien felicità.
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TUTTI |
Ma se un poco non si pena,
non s'ottien felicità.
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TUTTI
Quando prima suon di morte
echeggiava qui d'intorno,
suon di gioia in sì bel giorno
s'oda ovunque ad echeggiar.
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