LEONORA
Fatto storico in due atti.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Giacomo CINTI.
Musica di Ferdinando PAËR.
Prima esecuzione: 3 ottobre 1804, Dresda.
Attori:
DON FERNANDO ministro e grande di Spagna |
basso |
DON PIZZARRO governatore d'una prigione di stato |
basso |
FLORESTANO prigioniero |
tenore |
LEONORA sotto nome di Fedele, e moglie di Florestano |
soprano |
ROCCO carceriere |
basso |
MARCELLINA figlia di Rocco |
soprano |
GIACHINO sotto guardiano e amante di Marcellina |
basso |
Un Capitano delle Guardie, Guardie, Prigionieri, che non parlano..
La scena è in una prigione di stato lontana alcune leghe da Siviglia.
Il teatro rappresenta un cortile attorniato di fabbriche, le finestre delle quali hanno l'inferriata. Da ciascun lato della scena evvi un arco chiuso da un'inferriata e che conduce in differenti abitazioni. L'arco alla dritta dello spettatore guida nelle prigioni segrete; quello alla sinistra in un secondo cortile. Nel fondo gran porta d'ingresso incavata in una grossa muraglia, merlata in cima al disopra della quale si scorgono le cime di molti alberi. A canto di questa porta v'è il casotto del sottoguardiano. All'alzar del sipario, Marcellina stira della biancheria vicina alla quinta la più vicina all'orchestra, alla sinistra dell'udienza. A canto a lei evvi un picciolo fornello ov'ella riscalda i suoi ferri. Giachino si sta al suo casotto. Egli apre la porta a più persone che battono durante il seguente monologo, e gli consegnano dei pacchetti ch'egli ripone nel casotto stesso.
MARCELLINA
Fedele mio diletto
fa' presto a ritornar.
Ah! quel che per te sento
potessi palesar?
Ma dirlo una zitella
non può che per metà.
Ah! venga quel momento,
e tutto ti dirà.
Oh quante cose belle
con te ben mio farà.
Ma se Fedele non ritorna ancora
ciò non m'ha da inquietar. Avea da fare
un milione di cose.
Oh sia pur che si voglia, oggi mio padre
deve fissar con lui
il giorno di mie nozze. Oh che bel giorno
sarà quello per me! Fedele sempre
qui porta-chiavi, ed io
di questi prigionier la lavandara! ~
Quanto guadagneremo!
Oh come ben gli affari insiem faremo!
GIACHINO
Se finor non ho aperto
questa mattina almen duecento volte
io non sono Giachino.
(a Marcellina)
Finalmente
si può parlarsi? ~
(vien battuto)
Ancora! ~
Egli è impossibile
di abbandonar un sol momento questo
maledetto casotto. È un impossibile!
(va ad aprire)
MARCELLINA
(Egli dell'amor suo viene a parlarmi.
Stiam sulle nostre.)
GIACHINO
(alla persona che ha battuto e chiudendole in faccia la porta)
Or or gliela darò;
sì, sì gliela darò.
(a Marcellina)
Spero che adesso,
giacché le seccature sono andate,
che potrò Marcellina. ~
MARCELLINA
E che bramate?
GIACHINO
Mia cara, mia bella,
vo' teco parlar.
MARCELLINA
(lavorando sempre)
Ebben, che volete?
GIACHINO
Via, butta buonina... ~
MARCELLINA
Ma cosa chiedete?
GIACHINO
Vo' farti sapere
che scotto, e sospiro,
che avvampo e deliro
per te qui. ~
MARCELLINA
Davvero?
GIACHINO
Andiamo alle corte:
ti vo' per consorte. ~
M'intendi? ti è questo
un chiaro parlar?
Or dunque. ~
MARCELLINA
Un momento.
Spieghiamoci bene.
GIACHINO
Io credo che... ~
(è battuto alla porta del fondo)
MARCELLINA
Battono,
aprirvi conviene.
Insieme
GIACHINO
(Che bile mi sento!
Si viene a seccarmi,
mentr'era al momento
di farla cascar.)
MARCELLINA
(Che noia mi sento!
Ei viene a seccarmi
ed ogni momento
m'arriva a inquietar.)
(Marcellina segue frattanto che Giachino va ad aprire)
MARCELLINA
(Io farmi sua sposa?
No; al solo Fedele
costante amorosa
mi voglio serbar.)
GIACHINO
(ritornando dopo aver aperta e rinchiusa la porta)
Oh a noi ritorniamo.
Ognor t'amerò. ~
MARCELLINA
Ma d'altri consorte
io mai non sarò.
Se non che di quello,
che sappia piacermi.
GIACHINO
Oh s'altro non c'è,
piacerti saprò. ~
(con sogghigno)
MARCELLINA
È questa una cosa
difficile un poco.
GIACHINO
(vivamente)
Per me è facilissima,
poiché a tempo e loco
farò tai giochetti
con te, caro bene,
che a forza tu. ~
(si batte di nuovo)
MARCELLINA
Battono.
Aprir vi conviene.
Insieme
GIACHINO
(Che bile mi sento!
Si viene a seccarmi,
mentr'era al momento
di farla cascar.)
MARCELLINA
(Che noia mi sento!
Ei viene a seccarmi
ed ogni momento
m'arriva a inquietar.)
MARCELLINA
(che ha terminato di stirare)
(Bisogna che alla schietta
io gli dia 'l suo congedo.) Pian pianino. ~
(a Giachino che ritorna correndo)
Sentitemi Giachino.
Son troppo veritiera
per non aver più a lungo a lusingarvi
non pensate giammai con me sposarvi.
GIACHINO
Ah! per bacco v'intendo.
Da che il signor Fedele è qua venuto
ogni merito ho già con voi perduto.
MARCELLINA
Ebbene, è vero: io l'amo.
GIACHINO
E non vi vergognate?
Un giovane raccolto a quella porta
(accenna quella del fondo)
da vostro padre sol per carità;
ch'egli stesso non sa
chi sia, cui appartenga,
può scavalcarmi giù dal costro core?
MARCELLINA
La colpa è sol di quel briccone d'Amore.
È ver, Fedele è un orfano meschino;
ei stesso no 'l nasconde. Tutto ciò
però impedir non può
ch'egli non sia ben presto mio marito.
GIACHINO
Credete voi ch'io sia per tollerarlo! ~
Ehi, che non segua ciò in presenza mia ~
ne farei qualche grande stramberia.
Li detti. Rocco entra per l'arco alla dritta, e ch'egli si chiude dietro.
ROCCO
Che vuol dire? cosa fate?
Fra voi sempre taroccate! ~
Tu hai gli occhi rossi rossi, ~
(a Marcellina)
tu sei tutto in convulsione. ~
(a Giachino)
Che significa la cosa?
Su parlate; la ragione
vo' saper di questo qua.
MARCELLINA
Egli ~ è lui che ognor mi stuzzica. ~
ROCCO
Cospettone! che le hai fatto? ~
GIACHINO
Anzi è lei che tira indietro. ~
ROCCO
Tira indietro? fa benissimo. ~
MARCELLINA
Ma sentite... ~
GIACHINO
Ma capite... ~
ROCCO
Vi capisco, in conclusione
siete razze belle e buone.
La smorfiosa! ~ Il riservato! ~
(a Giachino)
Che tu sii ben bastonato!
Insieme
ROCCO
Oh tenervi gli occhi addosso
saprò bene come va.
Ad un uom del mio calibro
neanche il diamine la fa.
MARCELLINA
V'assicuro o padre mio,
non c'è male in verità.
GIACHINO
V'assicuro o padron mio,
non c'è male in verità.
MARCELLINA
Ma lasciatemi dire o padre mio.
ROCCO
Di' pur su quel che vuoi.
MARCELLINA
Sappiate ch'egli vuol ch'io l'ami, e sposi.
GIACHINO
Certamente.
ROCCO
(a Giachino ironicamente)
Benone!
(a Marcellina)
Tu che rispondi alla proposizione?
MARCELLINA
Che impossibile è a me far l'una, e l'altra
di queste cose. ~
GIACHINO
E io sono irremovibile
a volerle ambedue;
poiché intendo, e pretendo. ~
ROCCO
(a Giachino con ironia)
Tu intendi ~ tu pretendi! ~
GIACHINO
Certamente.
Poiché ~ voi ben sapete o mastro Rocco ~
anzi ~ come diceva. ~
ROCCO
Orsù finiscila. ~
Oh sì che non avrò che una figliuola;
l'avrò tutta stampata
d'una taglia perfetta;
mi sarò data pena in allevarla,
e sana a conservarla
fino ai venti anni con ogni rigore,
e tutto questo qua per quel signore!
(fissa Giachino ridendo)
(a Marcellina)
Non tornò ancor Fedele?
MARCELLINA
No, padre mio.
(vien battuto alla porta del fondo)
GIACHINO
(correndo ad aprirla)
Son qua. Vengo.
ROCCO
Dal fabbro
sarà stato costretto ad aspettare
finché sien state le catene in punto.
Ma mi lusingo ch'egli... ~
MARCELLINA
Eccolo appunto.
Li detti. Eleonora. Ell'è vestita con un abito di lana.
Un picciolo gilè rosso, calzoni simili all'abito, stivaletti, larga cintura di cuoio nero, chiusa da gran fibbia di rame; i suoi capelli sono raccolti sotto una rete. Ell'ha sulle spalle una gerla carica di provvisioni; porta altresì sul braccio varie catene ch'ella, entrando, ripone vicino al casotto del sottoguardiano; porta pure sopra d'un fianco una cassetta di latta attaccata ad una coreggia al traverso.
MARCELLINA
O cielo ~ com'è carico!
ROCCO
Siam qui ~ siamo ad assisterti. ~
(l'aiuta con sua figlia a scaricare la gerla, che vien riposta vicino all'arcata alla sinistra dello spettatore)
GIACHINO
(Oh! a quel signor dovevasi
la porta spalancar!)
(parte)
LEONORA
O qual soave incanto
è sì pietoso amore!
Ah! grato ognora il core
vi giuro di serbar.
Per voi del mio tormento
l'aspro tenore oblio.
Sì, un raggio di contento
m'invita a respirar.
ROCCO
Mio povero Fedele siedi almeno
LEONORA
Nascondermi non posso;
sono un po' stanco. Diamine! Credeva
che non finisser mai
d'accomodare queste
maledette catene.
ROCCO
Quanto importan le spese?
LEONORA
Dodici piastre incirca. Eccovi il conto.
ROCCO
(esaminando il conto)
Buono! ~ eccellente! ~ bravo! ~
Nei pochi mesi che per me tu spendi
ho guadagnato più che in dodici anni
che fo questo mestiere.
LEONORA
Io faccio ~ il meglio
che possibil mi sia.
ROCCO
Tanto mi piace
il tuo zelo, il tuo core,
che di farti mio genero ho deciso.
MARCELLINA
E lo faremo presto?
ROCCO
Il giorno dopo
che don Pizzarro qui governatore
sarà partito per Siviglia.
MARCELLINA
(a Leonora)
Senti?
LEONORA
(affettando gioia)
Lo sento sì. (Come sortir da
questo nuovo imbarazzo?
ROCCO
Oh qua, figliuoli miei.
Voi vi amate, è egli ver? ~ ma ciò non basta
per fare un matrimonio fortunato.
Ci vuole inoltre... ~
(fa il gesto d'uno che vada contando denari)
LEONORA
Eppure
il coniugale amore va sopra tutto.
Oh l'amor coniugale ~ egli dev'essere
il primiero tesoro,
ch'esista sulla terra. Un'altra cosa
non men di quel preziosa
vi sarebbe per me, ma, a quanto vedo
conseguirla non posso.
ROCCO
E cos'è questa?
LEONORA
La vostra confidenza. E perché mai
non posso accompagnarvi nelle segrete
prigioni?
ROCCO
Tu sai ben ch'io tengo gli ordini
più risoluti onde nessuno arrivi
alle prigioni di stato.
LEONORA
E che? potreste
aver dubbio di me?
ROCCO
Che diamin dici?
Solo durar non posso a tai fatiche;
e benché sia severo
questo governator, pur converrà
ch'ei mi permetta di condurti meco
nelle segrete carceri.
(Leonora lascia sfuggirsi un gran movimento di gioia)
Ve n'è una per altro ove proibito
mi sarà di condurti.
LEONORA
È forse quella in cui
soggiorna il prigionier del qual talvolta
voi ci parlate?
ROCCO
Appunto.
LEONORA
Io credo ~ ch'egli
sia da gran tempo ivi rinchiuso.
ROCCO
Sono
due anni, poco più.
LEONORA
(con impeto)
Due anni! ~
(riprendendosi)
Ah certo
dir conviene ch'ei sia gran delinquente ~
ROCCO
O ch'egli abbia un nemico assai potente.
Ciò all'incirca vuol dir la stessa cosa.
MARCELLINA
Né si sa chi egli sia?
ROCCO
Più e più volte
me l'ha voluto dire.
LEONORA
(premurosa)
Ebben?
ROCCO
Ma io
che non amo tener segreti in corpo,
non volli sentir niente. Egli per altro
a lungo ancora non mi presserà,
che a finirla gran tempo non starà.
LEONORA
(alterata)
Come?
ROCCO
(in aria di mistero)
Da don Pizzarro
sono dati degli ordini
di lasciarlo morir presto di fame.
LEONORA
Di fame! ~
ROCCO
Certo; e 'l cibo giornaliero
da qualche dì gli è già diminuito,
la di lui situazione è assai terribile!
MARCELLINA
Ah! non vi conducete il mio Fedele!
Egli ne patiria. ~
LEONORA
Perché? Va bene
avvezzarsi a ogni cosa ~ ed anzi io bramo
far veder ch'ho spirito, e vigore.
ROCCO
Mi sorprende figliuolo un sì gran core.
(battendole sulle spalle)
Tu farai de' progressi, e sono io
che te lo dico. A noi. Ciò fa decidermi
a domandare qui al governatore ~
ma a proposito ei vien. ~
Li suddetti. Don Pizzarro e Guardie.
(egli entra per l'arcata a sinistra dello spettatore)
DON PIZZARRO
(al capo delle guardie)
Tre sentinelle
tosto sul terrapieno: dodici uomini
all'ingresso del ponte levatoio
notte e giorno; altrettanti
dalla parte del parco, e soprattutto
voglio innanzi ciascun, che del castello
s'appressasse alle mura. Andate.
(le guardie partono)
(a Rocco)
Or dimmi, vi sono novità?
ROCCO
Non signore.
DON PIZZARRO
I dispacci?
ROCCO
Eccoli qua.
(gli consegna varie lettere, che Leonora cava dalla cassettina di latta)
DON PIZZARRO
(prende le lettere ch'egli esamina)
E sempre o commissioni, o dei rimproveri.
Più non la finirei
se volessi badare a questo e a quello.
(fermandosi sopra una lettera)
Ma che vedo! ~ leggiamo.
Riconoscer mi sembra un tal carattere.
(egli apre la lettera e legge sul davanti del teatro, dopo aver fatto cenno a Rocco, che si ritiri, porti nel tempo stesso la gerla di Leonora nell'arcata vicina. Marcellina lo aiuta a ciò fare unitamente a Leonora, che ha gli occhi fissi sopra Pizzarro, finch'ella entra nella quinta)
DON PIZZARRO
(legge)
V'avverto che il ministro reso istrutto
che tra i prigionieri di stato,
a' quai voi comandate,
più vittime vi sono
d'arbitrario poter, parte dimani
per andarle egli stesso a visitare,
e la vostra condotta a esaminare.
(rimette la lettera)
Cielo! E s'egli scoprisse che in catene
quel Florestano ho qui ch'ei crede morto!
Quel Florestan che dello stato innanzi
seppe un dì smascherarmi,
e di cui vo' a ogni costo vendicarmi!
(pausa)
Oggi ei deve arrivar. Solo un momento
a perder non mi resta
Capitano ascoltate.
(al Capitano delle guardie che attraversa in questo momento il fondo del teatro alla testa de' suoi soldati)
Sulla torre montate
con un fedel trombetta. Allor che voi
vediate una vettura di lontano
scortata dalle guardie
da Siviglia venir; tosto il segnale
colla tromba mi date.
Risponderà la vostra testa. Andate.
(il Capitano parte colle guardie che avea lasciate in fondo al teatro)
Quai pensieri, quai dubbi ho d'intorno!
Qual partito mai prender degg'io,
onde i dì Florestano in tal giorno
in segreto abbia qui a terminar!
(egli resta concentrato in sé stesso. Tornano in scena Rocco e Leonora)
LEONORA
(piano a Rocco)
(Or ch'è solo chiedete il permesso
ch'io vi segua alle carceri appresso.)
ROCCO
(Ah non vedi che batte la luna?
Far un buco nell'acqua ho paura.)
DON PIZZARRO
(Io non trovo che questo partito.)
LEONORA
(È La strada di certo sicura.
Egli è zelo che in me parla solo)
ROCCO
(Oh lo vedo, che degno figliuolo!
Or ti voglio a ragion soddisfar)
(s'incammina verso Pizzarro)
DON PIZZARRO
(Sì, egli è l'unico ~)
(scoprendolo)
Rocco. ~
ROCCO
Signore. ~
DON PIZZARRO
Meco vien; t'ho gran che a confidare.
ROCCO
(sorpreso altamente)
A me? ~
DON PIZZARRO
Vieni, né più replicare.
Insieme
DON PIZZARRO
(Non si tema: coraggio, vendetta;
il gran colpo convien azzardar.)
ROCCO
(Son confuso! che diamine vuole!
Un pochetto mi fa astrolabiar.)
LEONORA
(Ah che pensa quell'alma tiranna!
Egli a forza m'astringe a tremar.)
(Pizzarro sorte per l'arcata aperta e Rocco lo segue)
Leonora sola.
Esecrabil Pizzarro! dove vai? ~
che mediti? ~ che pensi? ~ Tu dal seno
mi strappasti lo sposo,
e da te lo rivoglio uomo spietato!
Sposo, sposo adorato! ~
Io ti vedo ~ io t'intendo ~
in qual abisso orrendo
ora ti trovi mai! duolo tiranno!
Ah che mi manca il core in tanto affanno.
I tuoi gemiti dolenti
odo intorno, o sposo amato:
ma involarti a' tuoi tormenti
e morir vogl'io con te.
Si tenti del crudele i rei disegni
ora saper. Simulazion, ritegno,
ragion, prudenza, voi
sì le mie guide siete
a penetrar nelle prigion segrete.
Ma se tu avverso fato
toglier tentasti a me sì gran conforto,
che tanto mi costò di pene e guai,
vedrai, di che è capace in questo petto,
vivo e costante coniugale affetto.
Fiero aquilon furente;
gonfio torrente irato;
onda di mar fremente;
fulmin del ciel sdegnato,
possenti più non sono
d'un coniugal amor.
Ad onta dei perigli,
a fronte della morte,
verrò a strapparti, o sposo!
All'empie tue ritorte.
Ti stringerò al mio seno,
ed indivisi ognora
vedremo l'ultim'ora
senza mostrar timor.
(parte)
Marcellina, poi Giachino.
MARCELLINA
Mio padre or parla col governatore!
Ah, che gli fa saper sicuramente
il nostro matrimonio.
Oh vedere potessi
il mio caro Fedele onde annunziargli
così lieta novella! ~
(esce Giachino)
GIACHINO
Signora Marcellina. ~
MARCELLINA
(Che seccatore!)
GIACHINO
Si potrebbe dirle
quattro sole parole?
MARCELLINA
Or non ho tempo.
GIACHINO
Ma come potrei fare
per farmi amar da te?
MARCELLINA
Brami il mio amore?
GIACHINO
Farei perciò di tutto.
MARCELLINA
Io non ti credo.
GIACHINO
Comandami e vedrai.
MARCELLINA
No 'l potrai fare.
GIACHINO
Non potrò! ~ un uom mio pari! ~
Alla prova cospetto! ~
MARCELLINA
Ascolta dunque, e te lo dico schietto.
Corri da qualche astrologo,
e a forza d'arte magica
trasformati in Fedele,
e allora t'amerò
ma finch' hai quel tuo muso,
oibò non te ne tocca:
va', nettati la bocca;
sei proprio un buon da niente.
(Giachino s'incollerisce)
Non far il pretendente,
o in furia monterò.
(Ah se un dolce, e vivo affetto
in un'alma accende amor;
sempre fido al caro oggetto
vive in seno ardente il cor.)
(parte)
Giachino, poi Rocco, indi Leonora.
GIACHINO
Ed io debbo soffrire
tanti insulti e strapazzi! Ah cospettone! ~
(esce Rocco frettoloso)
ROCCO
(a Giachino)
Cerca Fedele, e fallo venir qua.
GIACHINO
Subito.
(parte)
ROCCO
Che comando
mi dà il governator! ~
(esce Leonora)
ROCCO
(ansiosamente)
Vien qua Fedele;
mi bisogna parlarti.
LEONORA
E che! ~ Voi mi sembrate assai commosso! ~
ROCCO
E n'ho ragion. ~
LEONORA
Vi fu negato ch'io
possa venir con voi?
ROCCO
No. Mi riserbo
(sempre agitato, ed Leonora agitatissima ma cercando nascondersi)
a momento opportuno
di ciò al governatore di parlare.
LEONORA
E che dunque vi fa tanto agitare?
ROCCO
Va' a preparar due zappe;
una lanterna con un lume acceso,
e una fiasca di vino.
LEONORA
A qual oggetto?
ROCCO
Se tu meco laggiù scender potrai
a suo tempo il saprai.
LEONORA
Ah! caro mastro Rocco
l'amistà che ho per voi ~ la gran premura
d'assistervi ~ il mio cor ~ dite svelate
ciò che imposto vi fu.
ROCCO
Da quell'incognito
di cui parlammo or ora io debbo andare.
Conviene che fra un'ora
egli sia. ~ Ma che mai vuoi tu sapere?
LEONORA
Ditelo a mio conforto.
Che gli avverrà fra un'ora?
ROCCO
Ei sarà morto.
LEONORA
Morto? ~
ROCCO
Tale è la sentenza.
LEONORA
Morto. ~
ROCCO
E traccia d'esistenza
qui per lui non dée restar.
LEONORA
Ma perché? che ha fatto mai
che si merta un tal rigore?
ROCCO
Disse a me 'l governatore
che lo vuol ragion di stato:
cosicché far gli ho promesso. ~
LEONORA
(con grido)
L'assassin del disgraziato! ~
ROCCO
No, che intesi noi ci siamo
far così. ~
LEONORA
Sentiam, sentiamo. ~
ROCCO
Di tre ore al primo suono... ~
LEONORA
(interrompendolo con ansietà)
Che vicine ormai ci sono. ~
ROCCO
Quando ognun va a passeggiare... ~
LEONORA
Ah! riguardo s'ha da usare! ~
ROCCO
Dammi tempo di parlar.
Scendo dove è incatenato
l'uom, del quale t'ho parlato.
Ivi stassi una cisterna
sotto un carcer già caduto.
Tosto ch'io sgombrata l'abbia
faccio un segno convenuto:
mascherato un uomo e lesto
viene allora e compie il resto. ~
LEONORA
Io vi sento; sì v'intendo. ~
ROCCO
Ebbi d'oro un bel borsone. ~
LEONORA
Gran regalo ~ sì; comprendo. ~
ROCCO
(fa vedere una borsa)
Ecco qui la tentazione. ~
Insieme
ROCCO
Or va' tutto a preparare,
poi mi vieni ad avvisar.
(Oh che impresa! che comando!
Mi fa proprio disperar.)
LEONORA
Vado tutto a preparare,
poi vi vengo ad avvisar.
(Fuor del sen mi balza il core!
Non mi posso superar.)
(Leonora parte)
Rocco, poi Don Pizzarro, indi Leonora.
ROCCO
Vedete quanto zelo e quanto core
in quel giovin per me! Come mia figlia
ha con lui da star ben! Questo può dirsi
un raro matrimonio? Ma che diamine
pensa il governatore! ~
DON PIZZARRO
A che ti stai
ozioso qui? Tu sai,
che al suonar di tre ore
tutto deve esser pronto.
ROCCO
Non temete. Ho mandato
un mio garzon fidato
il tutto a preparare:
anzi, se permettete,
vorrei chiedere a voi certo permesso. ~
DON PIZZARRO
Chiedi pur. Se potrò,
sicuro esser tu déi, t'appagherò.
ROCCO
Signor mio con sessant'anni
che già porto sulla groppa
sento ohimè ~ vari malanni ~
la fatica invero è troppa. ~
Ah, se voi mi permettete
(piano a Pizzarro e accostandosegli)
di condurre un mio servente
colà giù per assistente
per quel che, che voi sapete ~
oh, davver che assai più presto
(forte e staccandosegli)
voi servito resterete:
poiché 'l giovane è ripieno
di bravura e fedeltà.
DON PIZZARRO
E con me t'impegni a tanto?
ROCCO
Lo ripeto, e me ne vanto.
DON PIZZARRO
Pria di darti un tal permesso,
vo' veder questo servente.
ROCCO
Ve 'l conduco immantinente.
(esce Leonora)
ROCCO
Osservate: eccolo qua.
DON PIZZARRO
Chi è costui?
ROCCO
È un orfanello
che ramingo e poverello
qui da me fu un dì raccolto
sol per atto di pietà. ~
LEONORA
Ed al suo pietoso amore
tanto grata è l'alma mia,
che per lui con forte core
io la vita ancor daria.
Venga pure il gran cimento,
e da me la prova avrà.
ROCCO
(a Pizzarro)
Lo sentite signor mio?
DON PIZZARRO
(a Rocco)
Mi compiace il sentimento
(a Leonora)
e di scendere hai coraggio?
LEONORA
(con veemenza)
Ne sospiro anzi 'l momento!
DON PIZZARRO
(sorpreso)
Donde 'l fervido desire?
LEONORA
(riprendendosi)
Egli è genio ~ che l'amico
abbia meno da soffrire.
Il dovere me 'l comanda
e bramare il cor me 'l fa.
Insieme
ROCCO
(a Pizzarro)
O che core! che figliuolo!
il migliore non si dà.
DON PIZZARRO
(a Rocco)
M'interessa ~ mi sorprende!
servo uguale non si dà.
LEONORA
(Ah mio core non tradirmi:
ciel mi reggi per pietà.)
DON PIZZARRO
Ma laggiù non c'è che orrore.
LEONORA
Saria colpa in me 'l timore.
DON PIZZARRO
Dar castigo al delinquente
è dover di chi vi scende.
LEONORA
(con impeto)
Ah potessi immantinente
ad un reo funesto oggetto
di mia man passare il petto!
Non avrei di lui pietà.
DON PIZZARRO
Scendi pure, io n'ho piacere,
ma rammenta il tuo dovere.
LEONORA
Il dovere, al ciel lo giuro,
sol da me si compirà.
Insieme
ROCCO
(a Pizzarro)
O che core! che figliuolo!
il migliore non si dà.
DON PIZZARRO
(a Rocco)
M'interessa ~ mi sorprende!
servo uguale non si dà.
LEONORA
(Ah mio core non tradirmi:
ciel mi reggi per pietà.)
Detti, Marcellina poi Giachino.
MARCELLINA
Vi trovo a tempo
mio genitore.
Parlato avete
qui col signore
del matrimonio
che s'ha da far?
DON PIZZARRO
Che vuol tua figlia?
Di che favella?
ROCCO
È una gran voglia
ch'ha la zitella
di farsi sposa
al mio servente:
ma io che sonovi
buon dipendente
pria 'l vostro assenso
vengo a cercar.
MARCELLINA
(a Pizzarro in aria di raccomandarsi)
Deh signor mio! ~
(spingendo Leonora a Pizzarro)
Via ~ fatti avanti. ~
LEONORA
(imbarazzata)
Vi prego ~ anch'io. ~
ROCCO
Sì, tutti quanti. ~
DON PIZZARRO
Del matrimonio
sono contento.
MARCELLINA
Dunque facciamolo
qui sul momento.
LEONORA
No ~ che 'l dovere
pria s'ha da far.
MARCELLINA
E non ti pare
che sia dovere
una ragazza
di consolar.
Sei un ingrato! ~
LEONORA
Io ~ no carina. ~
MARCELLINA
(stendendo la mano)
Dunque la mano. ~
LEONORA
Per me ~ ma... ~ (Diamine!)
ROCCO
Eh via finiscila;
cos'hai addosso?
Fin questa sera
si può aspettar.
Insieme
DON PIZZARRO, ROCCO, LEONORA
Fin questa sera
si può aspettar.
MARCELLINA
Ma questa sera
mi vo' sposar.
(esce Giachino frettoloso)
GIACHINO
Oh perdonatemi.
Ma pronto e lesto
a queste nozze
noto un protesto;
ed il signore
governatore
le mie ragioni
deve ascoltar.
ROCCO
Tu sei un pazzo. ~
GIACHINO
Voglio parlare. ~
MARCELLINA
Sei prepotente. ~
GIACHINO
Mi vo' sfogar ~ battono tre ore.
DON PIZZARRO
(con imponenza e gran moto ad ognuno di silenzio)
Olà! Non più rumori!
(a Rocco)
Tu servi al tuo mestiere.
(a Leonora)
Tu pensa al tuo dovere.
Risponderà la vita
di chi infedel sarà.
Insieme
DON PIZZARRO
(Perirai nemico indegno
né per te dovrò tremar.)
GIACHINO
(Che fatica star a segno!
Lunga assai non può andar.)
MARCELLINA
(Ah Fedele m'amò poco.
Mi comincio ad inquietar.)
LEONORA
(D'impazienza son nel foco
il gran colpo vo' tentar.)
ROCCO
(Stanno tutti brontolando
non li arrivo a indovinar.)
TUTTI
(Che tumulto ho in sen d'affetti.)
LEONORA, MARCELLINA
Rabbia sdegno amor timore,
DON PIZZARRO
Odio sdegno, e insiem timore
sol contrastan nel mio core
e mi fanno vacillar.
Il teatro rappresenta un oscuro sotterraneo. Alla sinistra dello spettatore evvi uno sporgimento in fuori d'ingresso d'una vecchia prigione, vicino a cui vi sono più grosse pietre. Dall'altro lato e dirimpetto v'è un simile sporgimento in fuori del tutto rovinoso e attorniato di rottami, che formano una cavità in cui v'è una cisterna. Al di sopra di queste rovine vi sono varie incavature, attraverso alle quali si scoprono le traccia d'una scala che si perde in lontano. Nel fondo del teatro è situata una doppia porta incavata in una grossa muraglia, e dalla quale si scende per vari scalini.
Florestano solo.
Durante il ritornello, egli sorte dal suo carcere, ch'è alla sinistra dello spettatore, e viene a sedersi sopra le pietre, che gli sono vicine. Una lunga catena gli cinge il corpo attraverso, e il capo di essa catena sta assicurata al muro.
Ciel! Che profonda oscurità tiranna!
Qual eterno silenzio! O come io sono
separato dal tutto, e in tal momento
nell'universo già mi veggo solo!
Dunque il mortal mio duolo
termine non avrà, né il mio soffrire?
Fra questi ceppi rei dovrò morire?
Per meritarmi un sì fatal destino
numi che fec'io mai?
Le trame disvelai
d'un tiranno, d'un mostro.
Ecco la colpa mia. Ah quest'abisso
non è de' mali miei certo 'l maggiore.
È tormento per me peggior di morte
l'esser privo di te dolce consorte.
(cava un ritratto dal suo seno)
Dolce oggetto del mio amore
io ti bacio e stringo al seno
tu sei vita a questo core,
tu sostieni l'alma in me.
Deh quel ciglio rasserena
cara sposa e ti consola
sia conforto alla mia pena,
che fedele io moro a te.
O giustizia, mi reggi e mi difendi ~
(qui scorgonsi attraverso i cavi Rocco e Leonora che scendono la scala al lume d'una lanterna)
ma ~ indebolir mi sento ~
io vacillo ~ l'orror ~ la fame ~ il freddo
fan tutti intorpidir i sensi miei ~
vieni o morte ~ t'invoco ~ ti desio ~
termina tu pietosa ~ il viver mio. ~
(egli precipita in oppressione sulle pietre che gli stanno vicine. Il suo viso è nascosto fra le sue mani)
Apresi la porta in fondo al teatro. Rocco entra il primo.
Egli porta a mano una grossa lanterna, e sotto al braccio una zucca piena di vino. Leonora discende in seguito portando sulle spalle una pala di legno, e due zappe.
LEONORA
(a mezza voce)
Come fa freddo in questo sotterraneo!
ROCCO
Ed a ragione. Egli è profondo assai.
LEONORA
(guardando per tutto con inquietudine e avidità)
Io credei che giammai
non ne avremmo l'ingresso ritrovato.
ROCCO
(avanzandosi dalla parte di Florestano)
Eccoti il prigioniero. ~
LEONORA
Ov'è?
ROCCO
Colà
steso su quelle pietre.
LEONORA
(d'una voce alterata, e cercando di riconoscere il prigioniero)
Egli rassembra
senz'alcun movimento.
ROCCO
Ei forse è morto. ~
LEONORA
(inorridita)
Lo credete voi?
(Florestano fa un moto convulso)
ROCCO
(a mezza voce)
No, no: dorme. Conviene
porci all'opra alla presta,
che un sol momento a perder non ci resta.
(va a dritta dello spettatore)
LEONORA
È impossibil distinguere
alcuno de' suoi tratti ~ Egli è impossibile.
(seguitandolo)
(Ah! S'egli è desso! ~ o cielo
mi sostien ~ dammi forza ~ io sudo ~ io gelo. ~)
ROCCO
(posa la lanterna sullo sporgimento in fuori degli avanzi che si trovano vicino a lui, ed il teatro s'illumina a metà)
È là appunto ~ di sotto a quei rottami
che si sta la cisterna. Non si tratta
che di scavare un poco
onde sbrigar l'entrata.
Dammi la zappa, e tu mettiti là.
(egli discende in un cavo fino alla cintura: posa vicino a lui la sua zucca e il suo mazzo di chiavi, Leonora resta sul bordo e gli presenta una zappa)
Tu tremi ~ io credo. Senti tu paura?
LEONORA
(affettando fermezza)
Oibò, non è che freddo quel ch'io sento
ROCCO
A noi, a noi ~ vedrai
che lavorando ti riscalderai.
(durante questo pezzo che dev'essere cantato a mezza voce, Leonora profitta dei momenti nei quali Rocco alza la testa, per guardare il prigioniero, il quale conserva la sua posizione)
Insieme
ROCCO
(scavando la terra in fondo del vuoto)
Da bravo, via lesto;
sì viene di già.
LEONORA
(zappando altresì, ma un po' lontana da Rocco)
Vedete, son lesto
all'opra son qua.
ROCCO
Alziam questo sasso;
portiamlo di fuore. ~
LEONORA
(alzando a grave stento e portandola a poco a poco fuori della cisterna, a norma delle parole indicate dal duetto)
Ci metto a servirvi
quant'ho di vigore.
ROCCO
Da bravo, più in alto. ~
LEONORA
Un po' pazientate. ~
ROCCO
Coraggio. ~
LEONORA
Aspettate. ~
ROCCO
Va bene. ~
LEONORA
Abbassiamo. ~
ROCCO
Benone! ~
LEONORA
Ci siamo. ~
ROCCO
È fatto di già.
(fanno rotolar la pietra sui rottami e riprendono fiato)
Insieme
ROCCO
Da bravo, via lesto;
sì viene di già.
LEONORA
Vedete, son lesto
all'opra son qua.
LEONORA
(guardando il prigioniero, frattanto che Rocco lavora curvato in fondo alla fossa)
(O misera vittima
qualunque tu sia,
salvarti pretendo
da morte sì ria.
Giammai soffrirò
che tanto delitto
si compia, no, no!)
ROCCO
(levandosi tutt'a un tratto)
Che vai tu dicendo
colà fra te stesso?
LEONORA
Io? Nulla Tacendo
all'opra m'appresto.
Insieme
ROCCO
Da bravo, via lesto;
sì viene di già.
LEONORA
Vedete, son lesto
all'opra son qua.
(durante il ritornello, Rocco beve dalla sua zucca, Florestano rinviene del suo abbattimento e rialza la testa, senza volgere ancora il suo viso dalla parte di Leonora)
LEONORA
Ei si risveglia! ~
ROCCO
(fermandosi tutt'a un tratto dal suo bere)
Cosa! ~ Si risveglia? ~
LEONORA
(col più grande turbamento cercando la figura del prigioniero)
Certo; egli alza la testa
ROCCO
Quest'uomo senza dubbio, com'è solito,
mi fa mille ricerche. Mi bisogna
parlargli io solo ~ è quasi
terminato il lavoro.
(esce dalla fossa)
In vece mia
scendi e termina l'opra onde si possa
quella cisterna facilmente aprire.
LEONORA
(scende nella fossa fremendo)
(Io mi sento una smania da morire.
S'ascolti.)
ROCCO
(a Florestano)
Ebbene avete
preso un po' di riposo?
FLORESTANO
(senza volgere ancora la testa)
Di riposo voi dite?
LEONORA
(sempre a parte)
(Questa voce! ~)
FLORESTANO
(nello stesso tono, e nella medesima posizione)
Ah! dite invece della più funesta
oppression, della morte più spietata.
LEONORA
(Discoprirgli potessi
il sembiante un momento!)
FLORESTANO
E sordo ognor sarete al mio lamento?
Né pietà sentirete, uomo inumano,
del misero innocente Florestano?
(nel pronunziare queste ultime parole volge la testa dalla parte di Leonora)
LEONORA
(Eccolo! ~ Cielo! ~ È desso! ~)
(cade abbattuta sulla sponda della fossa, poi si rimette gradatamente)
ROCCO
E che vi posso far? Voi v'ingannate
nel credermi crudele. È mio dovere
gli ordini d'eseguir. Fo' il mio mestiere.
FLORESTANO
Ebben, giacché qui debbo
terminar la mia sorte
deh almeno vi degnate
raddolcirne l'amaro.
ROCCO
E che bramate?
FLORESTANO
Fracidi sono i vestimenti miei
per l'inclemente umor di tal soggiorno,
e per le membra intorno
mi van spargendo un freddo gel di morte.
LEONORA
(Mostro! La tua barbarie ora mi rende
tutta la forza mia.)
FLORESTANO
Già scorre un giorno
in cui non ebbi un misero alimento.
Se sapeste qual soffro empio tormento!
LEONORA
(lanciandosi e ritenendosi a gran fatica lungo la muraglia)
(A qual prova son io! ~)
FLORESTANO
Deh, per pietade
solo una goccia d'acqua, onde all'ardenti
viscere mie donar qualche ristoro!
Deh, non me la negate in tal momento.
ROCCO
(Ah mio malgrado intenerir mi sento!)
LEONORA
(esaminando Rocco)
(Sembra ch'ei si commova.)
FLORESTANO
(a Rocco d'un tono il più penetrante)
Voi non mi rispondete?
ROCCO
(con emozione)
E come darvi ciò che mi chiedete?
Quel che offrirvi poss'io
egli è un resto di vino,
che ho là nella mia zucca.
Fedele! ~
LEONORA
(portando la zucca colla più grande precipitazione)
Eccola, eccola.
FLORESTANO
(guardando Leonora)
Chi è questo giovin uomo?
ROCCO
Egli è 'l mio portachiavi ~ A voi; c'è poco...
(presentando a Florestano la zucca)
ma davver che ve l'offro di buon cuore.
(a Leonora mentre Florestano beve)
Come! ~ Tu impallidisci? ~
LEONORA
Chi potria farne a meno?
Voi stesso mastro Rocco. ~
ROCCO
È vero, è vero.
Questo diamine d'uomo ha un tuon di voce
penetrante cotanto ~
LEONORA
Che vince il cor con portentoso incanto.
FLORESTANO
(dopo aver bevuto una pozione di vino)
Che l'eterna provvidenza
vi profonda i doni suoi!
Ah! sì tenera assistenza
sempre impressa mi starà.
Insieme
ROCCO
(piano a Leonora)
(Si può fargli un po' di bene:
fra momenti ei morto è già.)
LEONORA
(Ah! Son fuori di me stessa!
cor sta forte per pietà!)
FLORESTANO
(L'alma sua piegar potessi
ad aver di me pietà!)
LEONORA
(piano a Rocco)
(cavando con negligenza un pezzo di pane dalla sua tasca)
(Questo pane che mi trovo
or addosso sol per caso. ~)
ROCCO
(Io t'intendo ~ ma figliuolo
non ne sono persuaso. ~)
LEONORA
(Che piacer tolto mi viene! ~)
ROCCO
(Imprudenza estrema è questa! ~)
LEONORA
(d'un tono marcato)
(Si può fargli un po' di bene
fra un momento è morto già! ~)
ROCCO
(Manco agli ordini supremi! ~)
LEONORA
(con un tono ancora più marcato)
(Fra un momento è morto già! ~)
ROCCO
(Dunque a darglielo tu va'.)
LEONORA
(offrendo il pezzo di pane a Florestano, col più gran torbido)
Qua, tenete; a voi, prendete. ~
FLORESTANO
Ciel! Che dolce voce io sento! ~
(prendendo la mano di Leonora)
Deh baciar mi concedete
questa man per mio contento;
vo' inondarla del mio pianto,
pegno a voi di grato core.
LEONORA
(O momento pien d'orrore
di piacer, di crudeltà!)
Insieme
ROCCO
(Si può fargli un po' di bene,
fra un momento è morto già.)
LEONORA
(Ah son fuori di me stessa,
cor sta' forte per pietà.)
FLORESTANO
(L'alma sua piegar io spero,
e ch'ei senta alfin pietà.)
ROCCO
(a Leonora dopo un momento di silenzio generale)
Tutto è all'ordine: io vado a dare il segno.
(va in fondo al teatro, ma ritorna a cercare il suo mazzo di chiavi ch'è sopra una pietra da un lato della fossa, e dice piano a Leonora)
Non restate vicino, e soprattutto
non dirgli cos'alcuna.
LEONORA
(a Rocco)
Non temete.
(da sé)
(Coraggio.)
FLORESTANO
(a Leonora frattanto che Rocco va ad aprire la porta)
Ove va egli?
(Rocco apre la porta e dà un fischio)
FLORESTANO
E che vuol dir mai questo
spaventoso segnal? La morte mia
prepara forse?
LEONORA
(colla più grande alterazione)
No! ~
Non dubitate, caro prigioniero.
FLORESTANO
O mia Leonora! Dunque
non ti vedrò mai più?
LEONORA
(a parte e rintuzzando un momento che la porta verso Florestano)
(Tutto il mio core
verso lui si trasporta.)
Non temete, ripeto, e rammentate
per quanto or qui n'avvenga,
che v'è una provvidenza dappertutto;
sì, v'è una provvidenza
(ella s'allontana e va dalla parte della cisterna)
FLORESTANO
(a parte e seguendola cogli occhi)
E che vuol dire, o cielo! Ogni suo detto
a forza mi commuove il cor nel petto.
Li precedenti. Don Pizzarro travestito e mascherato.
DON PIZZARRO
(a Rocco e svisando la sua voce)
È all'ordine ogni cosa?
ROCCO
Non si tratta
che d'aprir la cisterna.
DON PIZZARRO
Son contento.
Fa' ritirar quel giovane.
ROCCO
(a Leonora)
Su, presto,
allontanati.
LEONORA
(col più gran turbamento)
Chi? ~ io? ~ e voi? ~
ROCCO
Non debbo
le catene staccar dal prigioniero?
Presto, dico, allontanati.
(Leonora s'allontana sul fatto sino al fondo del teatro, e s'avvicina in seguito nell'ombra, dalla parte di Florestano, tenendo sempre attaccati gli occhi sull'uomo mascherato)
DON PIZZARRO
(accennando Rocco e Leonora)
(Sì, perché tutto resti ignoto al mondo,
pria che termini il giorno,
farò perir costoro.)
ROCCO
(a don Pizzarro)
(Gli ho a levar le catene?)
DON PIZZARRO
No, no ~ bisogna prima... ~
(Il tempo stringe. ~
Io morto qui lo stendo
sull'istante. ~)
(al momento in cui Pizzarro s'avanza per colpir Florestano Leonora gettando un acuto grido si lancia a lui, e lo copre colla sua persona. Rocco resta immobile per l'eccessivo stupore)
LEONORA
Fermate. Io lo difendo
ei non morrà, lo giuro.
DON PIZZARRO
Giovane audace insano! ~
LEONORA
Voi lo tentate invano! ~
DON PIZZARRO
Qual tua pietade è questa! ~
ROCCO
Perduta ho già la testa. ~
DON PIZZARRO
(in furia)
Ebbene! ~
LEONORA
(con nobile franchezza)
Attenti a me.
LEONORA
Quell'orfanello abietto
che in me vi sta presente,
è donna tutta ardente
di coniugale affetto. ~
DON PIZZARRO, FLORESTANO, ROCCO
Donna! ~
LEONORA
Di Florestano
ecco la sposa in me.
FLORESTANO
(come fuori di sé)
Tu! ~ sposa! ~
DON PIZZARRO
Qual evento!
ROCCO
Io sogno in tal momento!
LEONORA
(a Rocco rapidamente)
Deh voi non tollerate
che dello sposo mio
ora si versi l sangue
da un cor tiranno e rio.
Scendere il cielo in questo
carcer mi fe' tremendo
onde impedir l'eccesso
d'un attentato orrendo:
il cielo a mio sostegno
vi scelse e lo vedete:
deh fido a' suoi decreti,
deh voi corrispondete.
Salvate il caro sposo,
salvate l'innocenza;
trionfo luminoso
abbia per voi la fé.
DON PIZZARRO
(lanciandosi tra Rocco e Leonora e separandoli a forza)
E che! obliar potresti
dover, fortuna e vita?
Mira chi offenderesti:
vedi chi innanzi è a te.
(si leva la maschera)
ROCCO
Ohimè! ~ 'l governatore! ~
FLORESTANO, LEONORA
Pizzarro! ~
DON PIZZARRO
Sì, son io.
FLORESTANO
Barbaro traditore!
DON PIZZARRO
Meco quei folli audaci
t'impongo separar.
Vien. ~
(segue contrasto etc.)
LEONORA
Fermati. ~
ROCCO
Lasciate. ~
FLORESTANO
E non poss'io?
ROCCO
Fermate.
DON PIZZARRO
Vien. ~
(s'avanza contro Florestano, Leonora cava sul fatto dal seno una pistola a due colpi, e presentandola al petto di don Pizzarro)
LEONORA
Scostati, o sei morto! ~
Insieme
DON PIZZARRO
O rabbia!... indegni... io fremo...
mi sento lacerar.
FLORESTANO, LEONORA
Smania tiranno e fremi,
ma non ti puoi sfogar.
ROCCO
(O che briccone è questo!
Mi fa trasecolar.)
DON PIZZARRO
(per avventarsi contro Florestano. In questo odesi suonare la tromba. Don Pizzarro si ferma sospeso, e si concentra in sé stesso)
Io voglio quella vita! ~
LEONORA, FLORESTANO
Ah qual suon! qual nuovo affanno! ~
DON PIZZARRO
(Il ministro! ~ Ciel tiranno! ~
Insieme
ROCCO
(Il ministro ei certo ha detto! ~)
DON PIZZARRO
(Ah qual ombra di spavento
or mi viene a tormentar!)
FLORESTANO, LEONORA
(Ciel proteggi un casto affetto,
e dà fine al mio penar.)
ROCCO
(Venne già il castigamatti!
Or del ben tentiam di far.)
DON PIZZARRO
(agitatissimo)
(Al ministro tosto andiamo. ~
Queste vesti a lui celiamo. ~)
Insieme
DON PIZZARRO
(a Rocco in furore)
Tu mi segui ~ torneremo. ~
Io vi voglio sterminar!
LEONORA
(afferrando Rocco)
Deh fermate ~ oh dio! ~ sentite. ~
Ah crudel! ~ mi fai mancar! ~
ROCCO
(tentando sbarazzarsi di lei)
Eh lasciatemi ~ finite ~
il dovere s'ha da far.
FLORESTANO
(agitando le catene)
Ed io sono fra catene!
Quante morti ho da provar.
Leonora cade appiè di Rocco, il quale coglie questo momento per toglierle la pistola che ha in mano. Ella vi fa resistenza mandando delle acute grida, ma Rocco si svincola da lei e parte con don Pizzarro che ha veduto torle la pistola.
Leonora e Florestano.
LEONORA
(col maggior abbattimento)
Ed io potei lasciarmi
rapir quell'arma! - In un momento solo
tutto il frutto perdei
e de' travagli miei,
e della mia costanza! ~
Perir dobbiamo ~ non v'è più speranza.
(cade in oppressione sulle ruine della cisterna. Florestano si lancia verso di lei; ma la sua catena lo tiene indietro)
FLORESTANO
Ah Leonora! ~ Leonora! ~
Vani sforzi! ~ ella muore, ed io non posso
darle soccorso ~ barbara catena! ~
Leonora! ~
LEONORA
(fuori di sé)
Chi mi chiama? ~
FLORESTANO
Florestano, il tuo sposo. ~
LEONORA
(rinvenendo a poco a poco)
Come dolce
m'è questa voce!
FLORESTANO
O di virtù perfetto
raro esempio! ~ Leonora! ~
LEONORA
(alzandosi ed appoggiandosi lungo la muraglia)
Chi mi chiama?
FLORESTANO
Florestano ~ il tuo sposo ~
LEONORA
Chi! Florestano? chi? ~ lo sposo mio? ~
(ella lo scorge, manda un grido, si rialza con impeto, ma ricade spossata, e gli si trascina fra le braccia)
FLORESTANO
Ah! sei tu veramente
ch'io stringo fra le braccia e sul mio core?
O soave momento!
Tu un secolo compensi di tormento!
Ma dimmi ~ e per qual mezzo? ~
LEONORA
Fu coniugale amore
che conoscer mi fece a prova
l'empio Pizzarro autor di tua sciagura.
(qui si vede Marcellina che scende precipitosamente la scala, portando una lanterna accesa)
LEONORA
Sesso mentii pertanto; qua ne venni
col nome di Fedele. ~
Detti, e Marcellina che apre la porta del fondo.
MARCELLINA
(con grido)
Fedele! ~
FLORESTANO
E chi ripete
un nome sì prezioso? ~
MARCELLINA
(entrando)
Ah povero Fedele
t'avevano chiuso in gabbia. ~
LEONORA
Che! ~ Marcellina! ~ Tu come potesti
qui penetrare? ~
MARCELLINA
Ti dirò. Vedendo
senza di te venire il padre mio,
temei che qui ti fosse nata al certo
qualche disgrazia.
LEONORA
E Rocco non t'ha detto
ch'io? ~
MARCELLINA
Non mi ha detto niente.
LEONORA
(piano a Florestano)
(Ignoto è ancora a questa l'esser mio.)
Sicché?
MARCELLINA
Sicché con arte gli rubai
le chiavi, mentre stava apparecchiandosi
il ministro a incontrar ch'è già venuto
da Siviglia. ~
FLORESTANO E LEONORA
(con grido di gioia)
Il ministro!
MARCELLINA
Egli, che vien a fare il protettore
di chi innocente fosse qui rinchiuso
FLORESTANO
Ah se basta innocenza a liberarmi
sulla salvezza mia contar potrei.
MARCELLINA
Ebben, forti, coraggio!
Ma vien, scappiamo, o mio Fedele. ~
LEONORA
Ascolta,
se vuoi essermi cara
più della vita mia, corri al ministro,
digli ch'è qui rinchiuso un innocente,
che gli permetta solo di parlare,
e poi farà di lui quanto gli pare.
MARCELLINA
Volentieri o mio carino,
vado, corro a precipizio,
ma déi farmi in pria il servizio
d'accertarmi del tuo cor.
LEONORA
Ah mia cara, il tempo vola ~
tutto dirti or non poss'io,
va', se vuoi l'affetto mio,
va', se brami un dolce amor.
MARCELLINA
Se lo voglio, se lo bramo? ~
LEONORA
Dunque appaga il mio desire.
MARCELLINA
Dimmi in pria «io t'amo». ~
LEONORA
Io t'amo.
MARCELLINA
Vienmi appresso.
LEONORA
Son qua.
MARCELLINA
La tua mano. ~
LEONORA
Eccola a te.
Insieme
MARCELLINA
Che diletto o ciel per me!
LEONORA
Che tormento o ciel per me!
LEONORA
Ma fa tardi, e tardi assai
e quell'uom qui resta in guai
MARCELLINA
Ma se sei per lui smanioso
deh, m'abbraccia, o caro sposo.
LEONORA
Lo farò ma a tempo e loco.
MARCELLINA
Io son tutta fiamme, e foco.
Insieme
MARCELLINA
Deh, fa' presto, o mio diletto,
deh, mi vieni a consolar.
LEONORA
Deh, fa' presto, o mia diletta,
va' e ti vengo a consolar.
(Marcellina parte)
Florestano e Leonora.
FLORESTANO
E che quella ragazza. ~
LEONORA
Ell'è ingannata
dal mentito mio sesso;
ma di ciò che convien si parli adesso.
FLORESTANO
Possibile ~ vaneggio? ~ intesi il vero? ~
il ministro! ~ Ah! s'ei fosse! ~
LEONORA
Dolce sposo,
tenero amico mio, veglia nel cielo
un nume protettor dell'innocenza.
FLORESTANO
Ma Pizzarro è un nemico,
che mi fa palpitar.
(odesi strepito in lontananza)
Senti! ~ da lungi
qual incerto rumore! ~
LEONORA
Tutto, o cielo, a piombar mi vien sul core.
FLORESTANO, LEONORA
Momento barbaro,
funesto orror!
Di speme e palpito
mi trema il cor.
LEONORA
(ascoltando)
Parmi sentire ~
(per andare alla porta di fondo)
andar vogl'io. ~
FLORESTANO
E puoi lasciarmi
sposa, ben mio? ~
LEONORA
Mi dée pria l'anima
uscir dal petto
che da te sciogliermi,
sposo diletto.
È per vedere ~
è per sapere. ~
(lo strepito va avvicinandosi)
Senti lo strepito? ~
Come s'appressa? ~
Tutta trasportami
speme e timor.
FLORESTANO
Ah meco restati,
sia che si voglia:
se t'ho vicina,
contento è 'l cor.
FLORESTANO, LEONORA
Momento barbaro,
funesto orror!
Venga la morte
non ho timor.
(restano abbracciati. Col più gran strepito s'apre la porta di fondo, e il teatro si riempie delle seguenti persone)
Li precedenti. Don Fernando accompagnato dal suo Séguito. Pizzarro circondato da molte Guardie. Rocco, Marcellina, e Giachino, Prigionieri e Guardie che portano delle torce.
ROCCO
Signore ~ eccoli là! ~
Signor ~ per carità! ~
L'opera mia compite;
non state a ritardar.
FLORESTANO
Che veggo! Don Fernando!
Io giungo qui a mirarvi!
DON FERNANDO
Io stesso che a involarvi
m'affretto al rio tormento;
sì, sposi, in tal momento
vi vo' felicitar.
LEONORA
(al trasporto)
Io! ~ Lui! ~ Signor! ~ Voi! ~ Come? ~
Ah son fuor di me! ~
DON FERNANDO
(accennando Rocco, Leonora e Florestano che stupiscono)
La vostra ria vicenda
palese or ei mi fe'.
ROCCO
Io finsi per salvarvi
cedere al suo furore
se tolsi a voi quest'arma
(mostra la pistola)
lo feci per timore
che contro i vostri giorni
poteste qui attentar.
DON FERNANDO
(a Rocco)
Dall'innocente vittima
i ferri ormai staccate ~
ma no; le chiavi datemi
(Rocco stacca dal suo mazzo alcune chiavi e le dà a Fernando)
a lei sian consegnate.
(a Leonora)
Voi donna impareggiabile,
che di virtù splendete,
di vostra man dovete
lo sposo liberar.
(Leonora prende con precipitazione le chiavi, e va a staccare le catene da Florestano, che le bacia le mani e la stringe fra le braccia)
MARCELLINA
(a parte finché Leonora scatena Florestano)
(Chi l'avria mai pensato!
Fedele trasformato!
Ohimè che brutta burla!
Che mal mi tenta far!)
ROCCO
(getta una borsa ai piè di Pizzarro)
Prendi: il contante è questo
che tu accettar m'hai fatto:
ei mi piacea, ma affatto
me 'l farai sempre odiar.
Insieme
LEONORA E FLORESTANO
(vivamente a Fernando)
Ah, com'è mio dovere,
mai vi saprò lodar!
DON FERNANDO
Compito ho 'l mio dovere:
giustizia venni a far.
DON PIZZARRO
(fremendo)
(Di smania, di veleno,
mi sento divorar.)
ROCCO E GIACHINO
(guardandolo con compiacenza)
(Briccon! Mangia il veleno!
potessi tu crepar.)
MARCELLINA
(Ohimè che brutta burla!
Non la mi può passar.)
DON FERNANDO
(severamente a Pizzarro)
Così oltraggiar osaste
la confidenza mia!
Gran pena a un'alma ria
dover m'astringe a dar.
(a Florestano)
Quant'è che siete in ceppi
in questi rei soggiorni?
FLORESTANO
No 'l so, che qui confusi
le notti con i giorni.
ROCCO
Signor a degna lode
di pura verità;
dirò ch'ei fu in catene
due anni e più son già.
DON FERNANDO
E ad altrettanto orrore
quell'empio cor condanno,
provi lo stesso affanno. ~
FLORESTANO E LEONORA
Pietà per lui, pietà.
DON FERNANDO
Me 'l vieta il mio dovere.
Olà! Tosto eseguite.
(le guardie incatenano Pizzarro, alla catena di Florestano e lo fanno entrare nel carcere)
DON PIZZARRO
(Straziami, o furor mio,
toglimi al mio rossore.)
LEONORA
(dolcemente a Marcellina)
Ragazza bella, ah s'io
pria t'ingannai, perdona.
MARCELLINA
(mortificata)
Io non vi voglio più! ~
Ma dove mai trovar
un altro bel Fedele
da farmi innamorar?
GIACHINO
Se vuole contentarsi
d'un de' suoi fidi amanti
che brama a lei sposarsi,
Giachino si fa avanti.
LEONORA
Qualunque sia 'l suo sposo,
la dote a lei darò;
e amica di buon core
(abbracciandola)
ognora le sarò.
ROCCO E MARCELLINA
Siam grati a tanto amore ~
DON FERNANDO
Abbandoniamo questi
soggiorni dell'orrore,
ne' quai fu alfin punita
la barbara empietà.
FLORESTANO
Voi che al zelo di Leonora,
sagge donne, or plauso fate,
imitarla ognor tentate
per goder felicità.
TUTTI
Imitarla ognor tentate
per goder felicità.
LEONORA
Di virtude il bel sentiero
aspro è alquanto, questo è vero;
ma se un poco non si pena,
non s'ottien felicità.
TUTTI
Ma se un poco non si pena,
non s'ottien felicità.
TUTTI
Quando prima suon di morte
echeggiava qui d'intorno,
suon di gioia in sì bel giorno
s'oda ovunque ad echeggiar.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 30/06/2018
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)