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Scena prima |
Il teatro rappresenta un cortile attorniato di fabbriche, le finestre delle quali hanno l'inferriata. Da ciascun lato della scena evvi un arco chiuso da un'inferriata e che conduce in differenti abitazioni. L'arco alla dritta dello spettatore guida nelle prigioni segrete; quello alla sinistra in un secondo cortile. Nel fondo gran porta d'ingresso incavata in una grossa muraglia, merlata in cima al disopra della quale si scorgono le cime di molti alberi. A canto di questa porta v'è il casotto del sottoguardiano. All'alzar del sipario, Marcellina stira della biancheria vicina alla quinta la più vicina all'orchestra, alla sinistra dell'udienza. A canto a lei evvi un picciolo fornello ov'ella riscalda i suoi ferri. Giachino si sta al suo casotto. Egli apre la porta a più persone che battono durante il seguente monologo, e gli consegnano dei pacchetti ch'egli ripone nel casotto stesso. |
Q
Marcellina, Giachino
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MARCELLINA
Fedele mio diletto
fa' presto a ritornar.
Ah! quel che per te sento
potessi palesar?
Ma dirlo una zitella
non può che per metà.
Ah! venga quel momento,
e tutto ti dirà.
Oh quante cose belle
con te ben mio farà.
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Ma se Fedele non ritorna ancora
ciò non m'ha da inquietar. Avea da fare
un milione di cose.
Oh sia pur che si voglia, oggi mio padre
deve fissar con lui
il giorno di mie nozze. Oh che bel giorno
sarà quello per me! Fedele sempre
qui porta-chiavi, ed io
di questi prigionier la lavandara! ~
Quanto guadagneremo!
Oh come ben gli affari insiem faremo!
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GIACHINO |
Se finor non ho aperto
questa mattina almen duecento volte
io non sono Giachino.
(a Marcellina)
Finalmente
si può parlarsi? ~
(vien battuto)
Ancora! ~
Egli è impossibile
di abbandonar un sol momento questo
maledetto casotto. È un impossibile!
(va ad aprire)
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MARCELLINA |
(Egli dell'amor suo viene a parlarmi.
Stiam sulle nostre.)
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GIACHINO |
(alla persona che ha battuto e chiudendole in faccia la porta)
Or or gliela darò;
sì, sì gliela darò.
(a Marcellina)
Spero che adesso,
giacché le seccature sono andate,
che potrò Marcellina. ~
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MARCELLINA |
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GIACHINO |
Mia cara, mia bella,
vo' teco parlar.
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MARCELLINA |
(lavorando sempre)
Ebben, che volete?
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GIACHINO |
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MARCELLINA |
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GIACHINO |
Vo' farti sapere
che scotto, e sospiro,
che avvampo e deliro
per te qui. ~
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MARCELLINA |
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GIACHINO |
Andiamo alle corte:
ti vo' per consorte. ~
M'intendi? ti è questo
un chiaro parlar?
Or dunque. ~
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MARCELLINA |
Un momento.
Spieghiamoci bene.
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GIACHINO |
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| (è battuto alla porta del fondo) | |
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MARCELLINA |
Battono,
aprirvi conviene.
| |
GIACHINO
(Che bile mi sento!
Si viene a seccarmi,
mentr'era al momento
di farla cascar.)
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Insieme
MARCELLINA
(Che noia mi sento!
Ei viene a seccarmi
ed ogni momento
m'arriva a inquietar.)
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| (Marcellina segue frattanto che Giachino va ad aprire) | |
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MARCELLINA |
(Io farmi sua sposa?
No; al solo Fedele
costante amorosa
mi voglio serbar.)
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GIACHINO |
(ritornando dopo aver aperta e rinchiusa la porta)
Oh a noi ritorniamo.
Ognor t'amerò. ~
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MARCELLINA |
Ma d'altri consorte
io mai non sarò.
Se non che di quello,
che sappia piacermi.
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GIACHINO |
Oh s'altro non c'è,
piacerti saprò. ~
(con sogghigno)
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MARCELLINA |
È questa una cosa
difficile un poco.
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GIACHINO (vivamente) |
Per me è facilissima,
poiché a tempo e loco
farò tai giochetti
con te, caro bene,
che a forza tu. ~
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| |
| (si batte di nuovo) | |
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MARCELLINA |
Battono.
Aprir vi conviene.
| |
GIACHINO
(Che bile mi sento!
Si viene a seccarmi,
mentr'era al momento
di farla cascar.)
|
Insieme
MARCELLINA
(Che noia mi sento!
Ei viene a seccarmi
ed ogni momento
m'arriva a inquietar.)
|
| |
| |
MARCELLINA |
(che ha terminato di stirare)
(Bisogna che alla schietta
io gli dia 'l suo congedo.) Pian pianino. ~
(a Giachino che ritorna correndo)
Sentitemi Giachino.
Son troppo veritiera
per non aver più a lungo a lusingarvi
non pensate giammai con me sposarvi.
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GIACHINO |
Ah! per bacco v'intendo.
Da che il signor Fedele è qua venuto
ogni merito ho già con voi perduto.
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MARCELLINA |
Ebbene, è vero: io l'amo.
| |
GIACHINO |
E non vi vergognate?
Un giovane raccolto a quella porta
(accenna quella del fondo)
da vostro padre sol per carità;
ch'egli stesso non sa
chi sia, cui appartenga,
può scavalcarmi giù dal costro core?
| |
MARCELLINA |
La colpa è sol di quel briccone d'Amore.
È ver, Fedele è un orfano meschino;
ei stesso no 'l nasconde. Tutto ciò
però impedir non può
ch'egli non sia ben presto mio marito.
| |
GIACHINO |
Credete voi ch'io sia per tollerarlo! ~
Ehi, che non segua ciò in presenza mia ~
ne farei qualche grande stramberia.
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|
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Scena seconda |
Li detti. Rocco entra per l'arco alla dritta, e ch'egli si chiude dietro. |
<- Rocco
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ROCCO |
Che vuol dire? cosa fate?
Fra voi sempre taroccate! ~
Tu hai gli occhi rossi rossi, ~
(a Marcellina)
tu sei tutto in convulsione. ~
(a Giachino)
Che significa la cosa?
Su parlate; la ragione
vo' saper di questo qua.
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MARCELLINA |
Egli ~ è lui che ognor mi stuzzica. ~
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ROCCO |
Cospettone! che le hai fatto? ~
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GIACHINO |
Anzi è lei che tira indietro. ~
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ROCCO |
Tira indietro? fa benissimo. ~
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MARCELLINA |
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GIACHINO |
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ROCCO |
Vi capisco, in conclusione
siete razze belle e buone.
La smorfiosa! ~ Il riservato! ~
(a Giachino)
Che tu sii ben bastonato!
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ROCCO
Oh tenervi gli occhi addosso
saprò bene come va.
Ad un uom del mio calibro
neanche il diamine la fa.
GIACHINO
V'assicuro o padron mio,
non c'è male in verità.
|
Insieme
MARCELLINA
V'assicuro o padre mio,
non c'è male in verità.
|
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| |
MARCELLINA |
Ma lasciatemi dire o padre mio.
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ROCCO |
Di' pur su quel che vuoi.
| |
MARCELLINA |
Sappiate ch'egli vuol ch'io l'ami, e sposi.
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GIACHINO |
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ROCCO |
(a Giachino ironicamente)
Benone!
(a Marcellina)
Tu che rispondi alla proposizione?
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MARCELLINA |
Che impossibile è a me far l'una, e l'altra
di queste cose. ~
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GIACHINO |
E io sono irremovibile
a volerle ambedue;
poiché intendo, e pretendo. ~
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ROCCO (a Giachino con ironia) |
Tu intendi ~ tu pretendi! ~
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GIACHINO |
Certamente.
Poiché ~ voi ben sapete o mastro Rocco ~
anzi ~ come diceva. ~
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ROCCO |
Orsù finiscila. ~
Oh sì che non avrò che una figliuola;
l'avrò tutta stampata
d'una taglia perfetta;
mi sarò data pena in allevarla,
e sana a conservarla
fino ai venti anni con ogni rigore,
e tutto questo qua per quel signore!
(fissa Giachino ridendo)
(a Marcellina)
Non tornò ancor Fedele?
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MARCELLINA |
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| |
| (vien battuto alla porta del fondo) | |
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GIACHINO |
(correndo ad aprirla)
Son qua. Vengo.
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ROCCO |
Dal fabbro
sarà stato costretto ad aspettare
finché sien state le catene in punto.
Ma mi lusingo ch'egli... ~
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MARCELLINA |
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Scena terza |
Li detti. Eleonora. Ell'è vestita con un abito di lana. Un picciolo gilè rosso, calzoni simili all'abito, stivaletti, larga cintura di cuoio nero, chiusa da gran fibbia di rame; i suoi capelli sono raccolti sotto una rete. Ell'ha sulle spalle una gerla carica di provvisioni; porta altresì sul braccio varie catene ch'ella, entrando, ripone vicino al casotto del sottoguardiano; porta pure sopra d'un fianco una cassetta di latta attaccata ad una coreggia al traverso. |
<- Leonora
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MARCELLINA |
| |
ROCCO |
Siam qui ~ siamo ad assisterti. ~
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| |
| (l'aiuta con sua figlia a scaricare la gerla, che vien riposta vicino all'arcata alla sinistra dello spettatore) | |
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GIACHINO |
(Oh! a quel signor dovevasi
la porta spalancar!)
(parte)
| Giachino ->
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|
LEONORA
O qual soave incanto
è sì pietoso amore!
Ah! grato ognora il core
vi giuro di serbar.
Per voi del mio tormento
l'aspro tenore oblio.
Sì, un raggio di contento
m'invita a respirar.
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ROCCO |
Mio povero Fedele siedi almeno
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LEONORA |
Nascondermi non posso;
sono un po' stanco. Diamine! Credeva
che non finisser mai
d'accomodare queste
maledette catene.
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ROCCO |
Quanto importan le spese?
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LEONORA |
Dodici piastre incirca. Eccovi il conto.
| |
ROCCO (esaminando il conto) |
Buono! ~ eccellente! ~ bravo! ~
Nei pochi mesi che per me tu spendi
ho guadagnato più che in dodici anni
che fo questo mestiere.
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LEONORA |
Io faccio ~ il meglio
che possibil mi sia.
| |
ROCCO |
Tanto mi piace
il tuo zelo, il tuo core,
che di farti mio genero ho deciso.
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MARCELLINA |
| |
ROCCO |
Il giorno dopo
che don Pizzarro qui governatore
sarà partito per Siviglia.
| |
MARCELLINA (a Leonora) |
| |
LEONORA (affettando gioia) |
Lo sento sì. (Come sortir da
questo nuovo imbarazzo?
| |
ROCCO |
Oh qua, figliuoli miei.
Voi vi amate, è egli ver? ~ ma ciò non basta
per fare un matrimonio fortunato.
Ci vuole inoltre... ~
(fa il gesto d'uno che vada contando denari)
| |
LEONORA |
Eppure
il coniugale amore va sopra tutto.
Oh l'amor coniugale ~ egli dev'essere
il primiero tesoro,
ch'esista sulla terra. Un'altra cosa
non men di quel preziosa
vi sarebbe per me, ma, a quanto vedo
conseguirla non posso.
| |
ROCCO |
| |
LEONORA |
La vostra confidenza. E perché mai
non posso accompagnarvi nelle segrete
prigioni?
| |
ROCCO |
Tu sai ben ch'io tengo gli ordini
più risoluti onde nessuno arrivi
alle prigioni di stato.
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LEONORA |
E che? potreste
aver dubbio di me?
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ROCCO |
Che diamin dici?
Solo durar non posso a tai fatiche;
e benché sia severo
questo governator, pur converrà
ch'ei mi permetta di condurti meco
nelle segrete carceri.
(Leonora lascia sfuggirsi un gran movimento di gioia)
Ve n'è una per altro ove proibito
mi sarà di condurti.
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LEONORA |
È forse quella in cui
soggiorna il prigionier del qual talvolta
voi ci parlate?
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ROCCO |
| |
LEONORA |
Io credo ~ ch'egli
sia da gran tempo ivi rinchiuso.
| |
ROCCO |
| |
LEONORA |
(con impeto)
Due anni! ~
(riprendendosi)
Ah certo
dir conviene ch'ei sia gran delinquente ~
| |
ROCCO |
O ch'egli abbia un nemico assai potente.
Ciò all'incirca vuol dir la stessa cosa.
| |
MARCELLINA |
| |
ROCCO |
Più e più volte
me l'ha voluto dire.
| |
LEONORA |
| |
ROCCO |
Ma io
che non amo tener segreti in corpo,
non volli sentir niente. Egli per altro
a lungo ancora non mi presserà,
che a finirla gran tempo non starà.
| |
LEONORA |
| |
ROCCO |
(in aria di mistero)
Da don Pizzarro
sono dati degli ordini
di lasciarlo morir presto di fame.
| |
LEONORA |
| |
ROCCO |
Certo; e 'l cibo giornaliero
da qualche dì gli è già diminuito,
la di lui situazione è assai terribile!
| |
MARCELLINA |
Ah! non vi conducete il mio Fedele!
Egli ne patiria. ~
| |
LEONORA |
Perché? Va bene
avvezzarsi a ogni cosa ~ ed anzi io bramo
far veder ch'ho spirito, e vigore.
| |
ROCCO |
Mi sorprende figliuolo un sì gran core.
(battendole sulle spalle)
Tu farai de' progressi, e sono io
che te lo dico. A noi. Ciò fa decidermi
a domandare qui al governatore ~
ma a proposito ei vien. ~
| |
|
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Scena quarta |
Li suddetti. Don Pizzarro e Guardie. |
<- Don Pizzarro, guardie
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| |
| (egli entra per l'arcata a sinistra dello spettatore) | |
| |
DON PIZZARRO (al capo delle guardie) |
Tre sentinelle
tosto sul terrapieno: dodici uomini
all'ingresso del ponte levatoio
notte e giorno; altrettanti
dalla parte del parco, e soprattutto
voglio innanzi ciascun, che del castello
s'appressasse alle mura. Andate.
| |
| |
| (le guardie partono) | guardie ->
|
| |
(a Rocco) |
Or dimmi, vi sono novità?
| |
ROCCO |
| |
DON PIZZARRO |
| |
ROCCO |
| |
| |
| (gli consegna varie lettere, che Leonora cava dalla cassettina di latta) | |
| |
DON PIZZARRO |
(prende le lettere ch'egli esamina)
E sempre o commissioni, o dei rimproveri.
Più non la finirei
se volessi badare a questo e a quello.
(fermandosi sopra una lettera)
Ma che vedo! ~ leggiamo.
Riconoscer mi sembra un tal carattere.
| |
| |
| (egli apre la lettera e legge sul davanti del teatro, dopo aver fatto cenno a Rocco, che si ritiri, porti nel tempo stesso la gerla di Leonora nell'arcata vicina. Marcellina lo aiuta a ciò fare unitamente a Leonora, che ha gli occhi fissi sopra Pizzarro, finch'ella entra nella quinta) | Rocco, Leonora, Marcellina ->
|
| |
DON PIZZARRO |
(legge)
V'avverto che il ministro reso istrutto
che tra i prigionieri di stato,
a' quai voi comandate,
più vittime vi sono
d'arbitrario poter, parte dimani
per andarle egli stesso a visitare,
e la vostra condotta a esaminare.
(rimette la lettera)
Cielo! E s'egli scoprisse che in catene
quel Florestano ho qui ch'ei crede morto!
Quel Florestan che dello stato innanzi
seppe un dì smascherarmi,
e di cui vo' a ogni costo vendicarmi!
(pausa)
Oggi ei deve arrivar. Solo un momento
a perder non mi resta
Capitano ascoltate.
(al Capitano delle guardie che attraversa in questo momento il fondo del teatro alla testa de' suoi soldati)
Sulla torre montate
con un fedel trombetta. Allor che voi
vediate una vettura di lontano
scortata dalle guardie
da Siviglia venir; tosto il segnale
colla tromba mi date.
Risponderà la vostra testa. Andate.
(il Capitano parte colle guardie che avea lasciate in fondo al teatro)
| |
| |
|
Quai pensieri, quai dubbi ho d'intorno!
Qual partito mai prender degg'io,
onde i dì Florestano in tal giorno
in segreto abbia qui a terminar!
| |
| |
| (egli resta concentrato in sé stesso. Tornano in scena Rocco e Leonora) | <- Rocco, Leonora
|
| |
LEONORA (piano a Rocco) |
(Or ch'è solo chiedete il permesso
ch'io vi segua alle carceri appresso.)
| |
ROCCO |
(Ah non vedi che batte la luna?
Far un buco nell'acqua ho paura.)
| |
DON PIZZARRO |
(Io non trovo che questo partito.)
| |
LEONORA |
(È La strada di certo sicura.
Egli è zelo che in me parla solo)
| |
ROCCO |
(Oh lo vedo, che degno figliuolo!
Or ti voglio a ragion soddisfar)
(s'incammina verso Pizzarro)
| |
DON PIZZARRO |
(Sì, egli è l'unico ~)
(scoprendolo)
Rocco. ~
| |
ROCCO |
| |
DON PIZZARRO |
Meco vien; t'ho gran che a confidare.
| |
ROCCO (sorpreso altamente) |
| |
DON PIZZARRO |
| |
DON PIZZARRO
(Non si tema: coraggio, vendetta;
il gran colpo convien azzardar.)
LEONORA
(Ah che pensa quell'alma tiranna!
Egli a forza m'astringe a tremar.)
|
Insieme
ROCCO
(Son confuso! che diamine vuole!
Un pochetto mi fa astrolabiar.)
|
| |
| |
| (Pizzarro sorte per l'arcata aperta e Rocco lo segue) | Don Pizzarro, Rocco ->
|
|
|
Scena quinta |
Leonora sola. |
|
| |
|
Esecrabil Pizzarro! dove vai? ~
che mediti? ~ che pensi? ~ Tu dal seno
mi strappasti lo sposo,
e da te lo rivoglio uomo spietato!
Sposo, sposo adorato! ~
Io ti vedo ~ io t'intendo ~
in qual abisso orrendo
ora ti trovi mai! duolo tiranno!
Ah che mi manca il core in tanto affanno.
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| |
|
I tuoi gemiti dolenti
odo intorno, o sposo amato:
ma involarti a' tuoi tormenti
e morir vogl'io con te.
| |
| |
|
Si tenti del crudele i rei disegni
ora saper. Simulazion, ritegno,
ragion, prudenza, voi
sì le mie guide siete
a penetrar nelle prigion segrete.
Ma se tu avverso fato
toglier tentasti a me sì gran conforto,
che tanto mi costò di pene e guai,
vedrai, di che è capace in questo petto,
vivo e costante coniugale affetto.
| |
| |
|
Fiero aquilon furente;
gonfio torrente irato;
onda di mar fremente;
fulmin del ciel sdegnato,
possenti più non sono
d'un coniugal amor.
Ad onta dei perigli,
a fronte della morte,
verrò a strapparti, o sposo!
All'empie tue ritorte.
Ti stringerò al mio seno,
ed indivisi ognora
vedremo l'ultim'ora
senza mostrar timor.
(parte)
| (♦)
(♦)
Leonora ->
|
|
|
Scena sesta |
Marcellina, poi Giachino. |
<- Marcellina
|
| |
MARCELLINA |
Mio padre or parla col governatore!
Ah, che gli fa saper sicuramente
il nostro matrimonio.
Oh vedere potessi
il mio caro Fedele onde annunziargli
così lieta novella! ~
| |
| |
| (esce Giachino) | <- Giachino
|
| |
GIACHINO |
| |
MARCELLINA |
| |
GIACHINO |
Si potrebbe dirle
quattro sole parole?
| |
MARCELLINA |
| |
GIACHINO |
Ma come potrei fare
per farmi amar da te?
| |
MARCELLINA |
| |
GIACHINO |
| |
MARCELLINA |
| |
GIACHINO |
| |
MARCELLINA |
| |
GIACHINO |
Non potrò! ~ un uom mio pari! ~
Alla prova cospetto! ~
| |
MARCELLINA |
Ascolta dunque, e te lo dico schietto.
| |
| |
|
Corri da qualche astrologo,
e a forza d'arte magica
trasformati in Fedele,
e allora t'amerò
ma finch' hai quel tuo muso,
oibò non te ne tocca:
va', nettati la bocca;
sei proprio un buon da niente.
| |
| |
| (Giachino s'incollerisce) | |
| |
|
Non far il pretendente,
o in furia monterò.
(Ah se un dolce, e vivo affetto
in un'alma accende amor;
sempre fido al caro oggetto
vive in seno ardente il cor.)
(parte)
| Marcellina ->
|
|
|
Scena settima |
Giachino, poi Rocco, indi Leonora. |
|
| |
GIACHINO |
Ed io debbo soffrire
tanti insulti e strapazzi! Ah cospettone! ~
| |
| |
| (esce Rocco frettoloso) | <- Rocco
|
| |
ROCCO (a Giachino) |
Cerca Fedele, e fallo venir qua.
| |
GIACHINO |
| Giachino ->
|
| |
ROCCO |
Che comando
mi dà il governator! ~
| |
| |
| (esce Leonora) | <- Leonora
|
| |
ROCCO (ansiosamente) |
Vien qua Fedele;
mi bisogna parlarti.
| |
LEONORA |
E che! ~ Voi mi sembrate assai commosso! ~
| |
ROCCO |
| |
LEONORA |
Vi fu negato ch'io
possa venir con voi?
| |
ROCCO |
No. Mi riserbo
(sempre agitato, ed Leonora agitatissima ma cercando nascondersi)
a momento opportuno
di ciò al governatore di parlare.
| |
LEONORA |
E che dunque vi fa tanto agitare?
| |
ROCCO |
Va' a preparar due zappe;
una lanterna con un lume acceso,
e una fiasca di vino.
| |
LEONORA |
| |
ROCCO |
Se tu meco laggiù scender potrai
a suo tempo il saprai.
| |
LEONORA |
Ah! caro mastro Rocco
l'amistà che ho per voi ~ la gran premura
d'assistervi ~ il mio cor ~ dite svelate
ciò che imposto vi fu.
| |
ROCCO |
Da quell'incognito
di cui parlammo or ora io debbo andare.
Conviene che fra un'ora
egli sia. ~ Ma che mai vuoi tu sapere?
| |
LEONORA |
Ditelo a mio conforto.
Che gli avverrà fra un'ora?
| |
ROCCO |
| |
LEONORA |
| |
ROCCO |
| |
LEONORA |
| |
| |
ROCCO |
E traccia d'esistenza
qui per lui non dée restar.
| |
LEONORA |
Ma perché? che ha fatto mai
che si merta un tal rigore?
| |
ROCCO |
Disse a me 'l governatore
che lo vuol ragion di stato:
cosicché far gli ho promesso. ~
| |
LEONORA (con grido) |
L'assassin del disgraziato! ~
| |
ROCCO |
No, che intesi noi ci siamo
far così. ~
| |
LEONORA |
| |
ROCCO |
Di tre ore al primo suono... ~
| |
LEONORA |
(interrompendolo con ansietà)
Che vicine ormai ci sono. ~
| |
ROCCO |
Quando ognun va a passeggiare... ~
| |
LEONORA |
Ah! riguardo s'ha da usare! ~
| |
ROCCO |
Dammi tempo di parlar.
Scendo dove è incatenato
l'uom, del quale t'ho parlato.
Ivi stassi una cisterna
sotto un carcer già caduto.
Tosto ch'io sgombrata l'abbia
faccio un segno convenuto:
mascherato un uomo e lesto
viene allora e compie il resto. ~
| |
LEONORA |
Io vi sento; sì v'intendo. ~
| |
ROCCO |
Ebbi d'oro un bel borsone. ~
| |
LEONORA |
Gran regalo ~ sì; comprendo. ~
| |
ROCCO |
(fa vedere una borsa)
Ecco qui la tentazione. ~
| |
ROCCO
Or va' tutto a preparare,
poi mi vieni ad avvisar.
(Oh che impresa! che comando!
Mi fa proprio disperar.)
|
Insieme
LEONORA
Vado tutto a preparare,
poi vi vengo ad avvisar.
(Fuor del sen mi balza il core!
Non mi posso superar.)
|
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| |
| (Leonora parte) | Leonora ->
|
|
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Scena ottava |
Rocco, poi Don Pizzarro, indi Leonora. |
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| |
ROCCO |
Vedete quanto zelo e quanto core
in quel giovin per me! Come mia figlia
ha con lui da star ben! Questo può dirsi
un raro matrimonio? Ma che diamine
pensa il governatore! ~
| |
| <- Don Pizzarro
|
DON PIZZARRO |
A che ti stai
ozioso qui? Tu sai,
che al suonar di tre ore
tutto deve esser pronto.
| |
ROCCO |
Non temete. Ho mandato
un mio garzon fidato
il tutto a preparare:
anzi, se permettete,
vorrei chiedere a voi certo permesso. ~
| |
DON PIZZARRO |
Chiedi pur. Se potrò,
sicuro esser tu déi, t'appagherò.
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| |
|
ROCCO
Signor mio con sessant'anni
che già porto sulla groppa
sento ohimè ~ vari malanni ~
la fatica invero è troppa. ~
Ah, se voi mi permettete
(piano a Pizzarro e accostandosegli)
di condurre un mio servente
colà giù per assistente
per quel che, che voi sapete ~
oh, davver che assai più presto
(forte e staccandosegli)
voi servito resterete:
poiché 'l giovane è ripieno
di bravura e fedeltà.
| |
| |
DON PIZZARRO |
E con me t'impegni a tanto?
| |
ROCCO |
Lo ripeto, e me ne vanto.
| |
DON PIZZARRO |
Pria di darti un tal permesso,
vo' veder questo servente.
| |
ROCCO |
Ve 'l conduco immantinente.
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| (esce Leonora) | <- Leonora
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ROCCO |
| |
DON PIZZARRO |
| |
ROCCO |
È un orfanello
che ramingo e poverello
qui da me fu un dì raccolto
sol per atto di pietà. ~
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LEONORA |
Ed al suo pietoso amore
tanto grata è l'alma mia,
che per lui con forte core
io la vita ancor daria.
Venga pure il gran cimento,
e da me la prova avrà.
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ROCCO |
(a Pizzarro)
Lo sentite signor mio?
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DON PIZZARRO |
(a Rocco)
Mi compiace il sentimento
(a Leonora)
e di scendere hai coraggio?
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LEONORA (con veemenza) |
Ne sospiro anzi 'l momento!
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DON PIZZARRO (sorpreso) |
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LEONORA (riprendendosi) |
Egli è genio ~ che l'amico
abbia meno da soffrire.
Il dovere me 'l comanda
e bramare il cor me 'l fa.
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ROCCO (a Pizzarro)
O che core! che figliuolo!
il migliore non si dà.
LEONORA
(Ah mio core non tradirmi:
ciel mi reggi per pietà.)
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Insieme
DON PIZZARRO (a Rocco)
M'interessa ~ mi sorprende!
servo uguale non si dà.
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DON PIZZARRO |
Ma laggiù non c'è che orrore.
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LEONORA |
Saria colpa in me 'l timore.
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DON PIZZARRO |
Dar castigo al delinquente
è dover di chi vi scende.
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LEONORA (con impeto) |
Ah potessi immantinente
ad un reo funesto oggetto
di mia man passare il petto!
Non avrei di lui pietà.
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DON PIZZARRO |
Scendi pure, io n'ho piacere,
ma rammenta il tuo dovere.
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LEONORA |
Il dovere, al ciel lo giuro,
sol da me si compirà.
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ROCCO (a Pizzarro)
O che core! che figliuolo!
il migliore non si dà.
LEONORA
(Ah mio core non tradirmi:
ciel mi reggi per pietà.)
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Insieme
DON PIZZARRO (a Rocco)
M'interessa ~ mi sorprende!
servo uguale non si dà.
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Scena nona |
Detti, Marcellina poi Giachino. |
<- Marcellina
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MARCELLINA |
Vi trovo a tempo
mio genitore.
Parlato avete
qui col signore
del matrimonio
che s'ha da far?
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DON PIZZARRO |
Che vuol tua figlia?
Di che favella?
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ROCCO |
È una gran voglia
ch'ha la zitella
di farsi sposa
al mio servente:
ma io che sonovi
buon dipendente
pria 'l vostro assenso
vengo a cercar.
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MARCELLINA |
(a Pizzarro in aria di raccomandarsi)
Deh signor mio! ~
(spingendo Leonora a Pizzarro)
Via ~ fatti avanti. ~
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LEONORA |
(imbarazzata)
Vi prego ~ anch'io. ~
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ROCCO |
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DON PIZZARRO |
Del matrimonio
sono contento.
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MARCELLINA |
Dunque facciamolo
qui sul momento.
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LEONORA |
No ~ che 'l dovere
pria s'ha da far.
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MARCELLINA |
E non ti pare
che sia dovere
una ragazza
di consolar.
Sei un ingrato! ~
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LEONORA |
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MARCELLINA (stendendo la mano) |
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LEONORA |
Per me ~ ma... ~ (Diamine!)
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ROCCO |
Eh via finiscila;
cos'hai addosso?
Fin questa sera
si può aspettar.
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DON PIZZARRO, ROCCO, LEONORA
Fin questa sera
si può aspettar.
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Insieme
MARCELLINA
Ma questa sera
mi vo' sposar.
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| (esce Giachino frettoloso) | <- Giachino
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GIACHINO |
Oh perdonatemi.
Ma pronto e lesto
a queste nozze
noto un protesto;
ed il signore
governatore
le mie ragioni
deve ascoltar.
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ROCCO |
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GIACHINO |
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MARCELLINA |
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GIACHINO |
Mi vo' sfogar ~ battono tre ore.
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DON PIZZARRO |
(con imponenza e gran moto ad ognuno di silenzio)
Olà! Non più rumori!
(a Rocco)
Tu servi al tuo mestiere.
(a Leonora)
Tu pensa al tuo dovere.
Risponderà la vita
di chi infedel sarà.
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DON PIZZARRO
(Perirai nemico indegno
né per te dovrò tremar.)
MARCELLINA
(Ah Fedele m'amò poco.
Mi comincio ad inquietar.)
ROCCO
(Stanno tutti brontolando
non li arrivo a indovinar.)
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Insieme
GIACHINO
(Che fatica star a segno!
Lunga assai non può andar.)
LEONORA
(D'impazienza son nel foco
il gran colpo vo' tentar.)
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TUTTI |
(Che tumulto ho in sen d'affetti.)
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LEONORA, MARCELLINA |
Rabbia sdegno amor timore,
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DON PIZZARRO |
Odio sdegno, e insiem timore
sol contrastan nel mio core
e mi fanno vacillar.
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