Scena unica |
Addio cielo fatto di onde piene di raggi di luna e di misteri! |
|||
Oh la suprema bontà che il Sole esprime al mondo coi suoi raggi! | ||||
La luce è l'idioma degli eterni. | ||||
Uditelo: | ||||
Son io! ~ son io, la vita! ~ son la beltà infinita, la luce ed il calor. Amate, o cose! ~ dico ~ sono il dio novo e antico, amate! ~ son l'amor. Per me gli augelli han canti ~ i fior profumi e incanti, l'albe il color di rose ~ e palpiti le cose. Ne' raggi miei fulgenti l'anime paurose ritemprano le genti. Son io, l'eterno incanto; ~ io che rasciugo il pianto e accheto ogni dolor, che, legge d'eguaglianza, ~ dono la gran speranza che avviva tutti i cor. Dei mondi io la cagione; ~ dei cieli io la ragione! Uguale io scendo ai re ~ sì come a te, mousmè! Pietà è l'essenza mia, eterna poesia, calore, luce, amor! | ||||
(la mousmè - che fantasiosamente sente il linguaggio caldo della luce e lo traduce in bontà, carezze, promesse, è Iris; è lei che infantilmente si impersona in quella - mousmè uguale ai re davanti al sole - è Iris, la figlia del Cieco, quella che accorre sul limitare della sua casetta) | ||||
Così sempre, chiamandola, il Sole la risveglia alla mattina. | <- Iris, Osaka, Kyoto | |||
Solo agli innocenti sorridono queste divine allucinazioni. - Le loro anime sono pure come la luce e la comprendono; - e se il Sole ha parole per lei, Iris ha pe 'l Sole tutto il tesoro delle piccole confidenze. - Onde il raggio del pianeta e il raggio dell'anima della mousmè confondono insieme cielo e terra; - la infinità dello spazio è vinta. | ||||
IRIS Ho fatto un triste sogno pauroso, un sogno tutto pieno di draghi, mostri, volanti chimere e di striscianti còlubri. S'era malata la mia amica bambola, ond'io ~ tutta piangente ~ l'avea posta in giardino a riposare entro un cespo di rose. Intorno a lei tacea tutto il giardino; non più canti di gigli, canzoni di gardenie e porporine né voli di libellule; ~ avevo detto ai fior ~ «Tacete, o fiori!» «Malata è la mia bambola!», quand'ecco in ciel vol di bianche cicogne fuggire spaventate!... Guardo! ~ Pieno è il giardin di mostri orribili che la mia bimba insidiano!... Accorro a sua difesa! ~ Prego! ~ Lagrimo! «Lasciatemi l'amica!...». Ma una fenice spiega in ruote e giri fantastici la coda che come serpe avvinghia la piccina... allarga l'ali... e fugge!... Ma, Sol, tu torni ed il sogno è bugia. Guarita è la mia bambola! | ||||
(e la piccola mousmè corre a prendere la bambola; ritorna e levando la bambola alto verso il sole ed agitandole le manine di legno, esclama:) | ||||
|
||||
UNA VOCE |
Con chi parli? | |||
IRIS |
O padre mio, col Sole! | |||
Iris, i mostri non abitano soltanto il mondo infantile dei sogni! | Iris -> | |||
Mentre tu accorri al tuo vecchio e cieco padre dietro il gruppo dei pallidi e sottili bambou, due mostri, più maligni di quelli del tuo sogno, hanno ascoltato le tue parole e con occhi avidi hanno contemplato la bianca bellezza del tuo viso. | ||||
Già i loro desideri ti sono intorno; - e sono desideri di mostri; benché uno, il giovane, bello e in ricche, aggraziate vesti, appaia buono come il sorriso e l'altro, colla sua faccia strana e buffona, comunichi una allegrezza bonaria, quella che tanto sa ingannare i fanciulli e gli esseri miti. | ||||
OSAKA |
||||
KYOTO |
||||
OSAKA |
La voglio! | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
Non farle male! | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
Che se!... Bada!... | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
Sta ben! | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
È ver: ho voce acuta; imita il suono, il bisbigliar d'augelli e il chiacchierare d'irrequiete fanciulle. La mia voce vibra nell'aria, desta gli echi ai monti e vola alta nel ciel come cicogna o falco. | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
E la fanciulla? | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
Andiamo! | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
Cauti? Ignoti? | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
Già mi diverto e godo già! | |||
OSAKA, KYOTO |
La vita è così bella... | |||
(e l'annoiato giovane signore e l'astuto taïkomati si allontanano ridendo) | Osaka, Kyoto -> | |||
Tremulo vecchio, lasciati condurre dalla tua Iris! - Essa ti guida amorosa alla carezza vivificatrice del Sole. Il Sole ha ne' raggi caldi il vigore del sangue della giovinezza. | <- Iris, Il cieco | |||
IL CIECO |
||||
IRIS |
Qui, padre. | |||
IL CIECO |
Sì. | |||
(e Iris fa sedere il vecchio padre sulla soglia della casetta, verso il giardino) | ||||
IL CIECO |
Oh, il buon raggio! ~ M'avviva! Or dammi il mio rosario. ~ Vuò pregare! | |||
IRIS |
Ecco il rosario! | |||
IL CIECO |
E tu hai pregato? | |||
IRIS |
Sì. Innaffierò i miei fiori, intanto. ~ | |||
IL CIECO |
Io prego. | |||
Oh, il lieto coro di vivaci Mousmè! - le ceste di giunchi o a braccio o in equilibrio su le teste - se ne vengono dal villaggio a lavare giù nel ruscello! | <- mousmè | |||
LE MOUSMÈ È il plenilunio; ~ al rio! L'acqua è limpida e tiepida. Sciuga il bucato al sole e la lavanda è in fiore. È il plenilunio! Fra loti ed iridi ~ felci e ninfee e nenufari ~ gelsominee scorre la rapida onda fuggente; carezza il piè delle Mousmè. Viene il suo bacio ~ dalla sorgente! Bacio di rio ~ bacio di dio! Contorci! Attorta! Acqua corrente ~ da lungi porta tutti i profumi; l'odor del muschio ~ côlto dall'onde fra zolle e dumi di cento sponde. | ||||
L'acuto gorgheggio delle voci giovanili si eleva alto, alto e bianco come i gigli sui flessibili e sottili steli. E quale contrasto col biascicar del rosario che fa il Cieco e colle parole che la piccola Iris sussurra ai suoi fiori! | ||||
| (♦) | |||
Per la strada che, flessibile come un ramo di volubile, segue tortuosa le capricciose sinuosità di una riviera nel disegno bianco dei pruni selvatici in fiore che la fiancheggiano, si avvicinano i suoni tremuli di sàmisen, rimbombanti di gongs, chiassosi di tamburelli e striduli di koliû a fiato. | ||||
IRIS |
||||
LE MOUSMÈ |
Son sàmisen, tamburi e risonanti cymbali e gongs! | |||
IL CIECO |
Lontano? | |||
IRIS |
S'avvicina! | |||
IL CIECO |
Iris, chi son?... Li vedi?... Guarda! | |||
IRIS |
Guardo! | |||
LE MOUSMÈ |
Son commedianti! ~ Sono guèchas! | |||
IRIS |
Vengono! | |||
ALCUNE MOUSMÈ |
Ritardiamo il ritorno? | |||
LE ALTRE |
Col bucato più tardi torneremo! ~ Rimaniamo! ~ | |||
IRIS |
Oh, padre... | |||
IL CIECO |
Di'! | |||
IRIS |
È il teatro dei pupi! | |||
IL CIECO |
Stammi presso, fanciulla! | |||
IRIS |
Sto alla siepe; guardo soltanto! | |||
IL CIECO |
Sono vagabondi! | |||
IRIS |
Obbedirò! (Dietro alle biancospine mi metto!) | |||
E le spensierate Mousmè, lasciate le ceste del bucato, guardano commentando l'avvicinarsi dei Commedianti burattinai. | ||||
LE MOUSMÈ |
Ecco le guèchas! Tutte a veli!... È numerosa assai la compagnia! Veh! quattro guèchas!... Sono due gli attori! Son quattro i suonatori!... Eccoli!... Vengono!... | |||
(Osaka e Kyoto, camuffati da istrioni girovaghi, sbucano dalla via entro al cerchio fatto loro dalle curiose mousmè con un codazzo di suonatori, guèchas e saltimbanchi al suono di sàmisen, gongs, tamburelli, ecc.) | <- Osaka, Kyoto, suonatori, guèchas, Una guècha, saltimbanchi | |||
Iris, ritta alla siepe, guarda. | ||||
KYOTO |
||||
MOUSMÈ |
Sì che ne abbiamo; ~ e sono belle e buone! | |||
IRIS |
(Come la mia, no, non ve n'ha; sto certa!) | |||
MOUSMÈ |
È un teatro di lusso! | |||
IL CIECO |
Iris! | |||
IRIS |
Sto qua! | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
(Non temer!) | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
(Io la ricordo! Non ne fallo un ette!) | |||
LE MOUSMÈ |
Poniamci tutte intorno. | |||
(le mousmè seggono davanti al teatro, formando così circolo, durante i preparativi). | ||||
KYOTO |
||||
OSAKA |
(Guarda con occhi larghi come foglie di loto e di nelumbo! Sta alla siepe...) | |||
KYOTO |
||||
LE MOUSMÈ |
Facciam silenzio! ~ Già danno principio! | |||
(Kyoto fa preparare il teatro dei pupi. - Vi si mettono avanti, accosciati a terra, i suonatori; dietro ai paraventi tre guèchas attendono il loro turno, quello della danza - e, dietro il teatro, Kyoto toglie fuori da una cassetta i pupi: Dhia (una pupa tutta bianca); Jor (un pupo fantastico tutto orpelli; il padre (un mostro terrorizzante); e Kyoto consegna i tre pupi ai tre istrioni che li devono far muovere; poi colloca la guècha cantante dietro il paravento a sinistra del teatrino, e con Osakasi nasconde dietro il paravento a destra, da dove possono spiare i movimenti d'Iris, pure eseguendo le loro rispettive parti) | ||||
(Kyoto fa cenno di introdurre in scena Dhia e dar principio così alla rappresentazione:) | ||||
La rappresentazione. | ||||
UNA GUÈCHA (un gran sospiro) Ognor qui sola! Unque mai mi consola!... Morte rapì mia madre... ridotta è mia famiglia a un collerico padre che non ama la figlia! ~ (un gemito) Ho vesti brutte e lacere... (altro gemito) scarne braccia e sottili... (terzo gemito) gote pallide e grame... son malata ed ho fame e sono le mie lacrime mie gemme e miei monili!... (un singhiozzo) Chi ascolta i miei dolori?... (lamento) Non ho amiche né fiori! (sospiro, gemito, singhiozzo e lamento) | ||||
| ||||
(intanto Kyoto - imitando la voce rauca di un vecchio catarroso - fa le più pazze grida del mondo, picchiando forte sul legno del teatro a dare l'idea dell'avvicinarsi del vecchio iracondo ed inumano genitore) | ||||
| ||||
UNA GUÈCHA |
Ah, padre mio!... | |||
KYOTO |
||||
(grandi strida) | ||||
UNA GUÈCHA |
No, padre, no, non vendermi! | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
(La piccina si muove!... Forza al dialogo!) | |||
UNA GUÈCHA |
(Dhia cade ai piedi del pupo padre) Per la luce del sole e delle stelle, tienmi ancora con te!... Che vuoi ch'io faccia? ~ (lunghi singhiozzi) | |||
OSAKA |
(Ha gli occhi tutti rossi!) | |||
| ||||
Già il dramma è penetrato nelle ingenue anime delle Mousmè; il viso di cera imbiaccata di Dhia ha già strappato spasimi e lacrimuccie; - ecco ora il ceffo di quel pupazzo padre e la voce rauca di Kyoto che le fanno erompere in piccoli gridi di protesta, di rivolta, di sdegno! | ||||
LE MOUSMÈ |
Vecchio lercio!... Furfante!... Muso da vecchia arpìa!... È sordo alle sue tante lacrime disperate!... Pigliamolo a sassate!... (minacciano coi pugni il tiranno padre, urlando:) Orco! Vampiro! Via!... (lanciano piccoli sassi) | |||
UNA GUÈCHA |
(grido straziante e disperato) Uccidimi, piuttosto! | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
(Si scalda il nostro pubblico!) | |||
KYOTO |
||||
UNA GUÈCHA |
(altro grido straziante e disperato) Morire!... Sì... Finire!... | |||
OSAKA |
(ride) (Quasi, quasi t'uccidono davvero il pupo padre!) | |||
UNA GUÈCHA |
(accento d'esaltazione) Deh, prendimi con te, genio del bene! Portami teco dove non si soffre!... | |||
IRIS | ||||
KYOTO |
||||
OSAKA |
(Dolcissimo!) | |||
OSAKA Apri la tua finestra! ~ Jor son io che vengo al tuo chiamar, povera Dhia! Apri la tua finestra al raggio mio! Apri il tuo cor a mia calda malìa! Jor ha ascoltata, o Dhia, la tua preghiera! Apri l'anima tua, fanciulla, al sole! Apri l'anima tua a mie parole! Apri il tuo cuore a me, fanciulla, e spera! Tu vuoi morir? ~ Morire io ti farò, ma ti farò morir dal sol baciata, poscia al paese eterno ti trarrò ove, o fanciulla, tu sarai amata! | (♦) | |||
Potere misterioso del fantastico e della melodia! - la voce del falso Jor si eleva alta come il sole e si espande ovunque come l'aria. Le mousmè palpitano a pieni cuori a quell'armonia e vi vivono ora! | ||||
E Iris, la mite, la buona Iris crede a quella falsa dolcezza! - Tacitamente essa ha abbandonato la siepe del suo giardino per accostarsi al teatro, e nel momento in cui Jor, il figlio del sole, apparirà alla infelice Dhia, essa sarà già fuori dalla siepe, lontana dal cieco Padre. | ||||
KYOTO |
||||
IRIS | ||||
KYOTO |
||||
UNA GUÈCHA |
||||
(il pupo di Dhia, abbandonato, cade come cosa morta) | ||||
IRIS |
No, tu non muori, Dhia! Tu ascendi all'alte nuvole di rose e di vïole. Con Jor tu ascendi, o bambola, al paese del sole e della poesia! | |||
Il Cieco crolla sdegnosamente il capo; il dramma non inganna la sua esperienza, ma l'armonia suo malgrado lo vince benché egli non lo voglia... non lo voglia!... | ||||
OSAKA |
(appare improvviso) Or muori, dunque!... (Jor invoca sulla morta pupa le danze celesti) Danzatrici alate, intorno a lei che a me ne vien, danzate! (a Dhia) Ti coprirò di zaffiri e topazi!... Vieni agli amori degli eterni spazi! | |||
E infatti - (e ciò riempie di estremo stupore quel pubblico di mousmè) - il pupo Jor riesce ad avvinghiare il pupo Dhia e, così abbracciato, portarlo con sé a... Nirvana! Allora le tre Guèchas, improvvisamente, escono davanti al teatro a danzare. La loro apparizione e la loro danza completano l'effetto della rappresentazione. Oh, strane Danzatrici! Oh, strane danze! Portano sul viso bizzarre maschere e le vesti, a veli, quando sono agitate dai movimenti delle diverse danze, le fanno rassembrare a misteriosi esseri fantastici avvolti dentro a nuvole. Una ha la maschera della bellezza e la nuvola che la intornia è fatta di luce mite e soavissima; un'altra ha la maschera della morte, la terza quella di un vampiro e le nuvole di veli che le avvolgono sono di colori tetri e funerei. Kyoto gira intorno a raccogliere le offerte e così riesce scaltramente a distrarre l'attenzione: la povera Iris a un tratto rimane isolata dal gruppo delle Mousmè; e un pronto giro di danza e un alto e vertiginoso volo dei veli della bellezza, della morte, del vampiro la nascondono... Alcuni fra i Saltimbanchi rapidi s'impossessano della Fanciulla; una mano sulla bocca le strozza un grido! E la danza finisce; e in un batter d'occhio il teatrino è smontato, i pupi rinchiusi, i paraventi piegati, e la comitiva già s'avvia! | ||||
KYOTO |
||||
LE MOUSMÈ |
Andiamo?... È tardi! È tardi!... Andiamo! Andiamo! | |||
KYOTO |
||||
OSAKA |
(Il colpo è fatto!) | |||
Mentre le Mousmè ripassano il ponte per ritornare al villaggio, Kyoto rapidamente depone un foglio scritto, tenuto disteso da rios d'oro e mommès, sulla soglia della piccola casetta di Iris, con tanta abilità da non risvegliare il sensibilissimo udito del Cieco, e raggiunge correndo la comitiva che si allontana. | ||||
Come lugubre visione e teatro, e Guèchas, e pupi si dileguano col suono dei sàmisen, cymbali e tamburelli e gongs! | mousmè, Osaka, Kyoto, suonatori, guèchas, Una guècha, saltimbanchi, Iris -> | |||
Iris, ove sei?... O fiori del piccolo giardino, ov'è ora la vostra Iris?... | ||||
Iris è svenuta; essa giace ora rivolta nel tetro velo del vampiro, e intorno la morte e la bellezza vigilano ad eludere gli sguardi dei passanti. | ||||
Oh, come risuona triste la voce del cieco che parla discutendo e sbugiardando il dramma falso di Jor e Dhia rivolgendosi alla Fanciulla mentre si affievoliscono lontano, lontano, i suoni dei sàmisen, cymbali, tamburelli e gongs. | ||||
IL CIECO Questo dramma è menzogna... tutto!... tutto! Malvagio intento e talento malvagio! Iris, tu che ne dici?... Non rispondi?... Comprendo; sei commossa! (e il vecchio bonariamente sorride) No, non credervi! Tu sei sì buona che ogni pianto breccia fa nel tuo cuore... (stende il tremulo braccio nel vuoto...) Andiamo; dammi il braccio! Perché non credo ai gemiti di Dhia?... (sorride ancora) Ebben vi credo!... (e stende ancora nel vuoto il braccio) Vieni! Dammi il braccio!... Una carezza al vecchio cieco!... Iris!... Iris!... Iris!... Ancor non mi rispondi?... Iris! Iris! Iris! Mia figlia!... Vita!... Ah, non c'è più!... | ||||
E sono allora grida strazianti e terribili - spaventose! | ||||
|
Iris!... Mia Iris!... Iris!... | |||
E il Vecchio cerca intorno a sé; cammina, incespica, cade! Si rialza, chiama a gran voce! E quella notte implacata negli occhi suoi accresce tutto l'orrore di quel silenzio!... E il Vecchio si agita e cammina! Vuole entrare nella sua casa e se ne allontana! - Urta nella siepe di biancospine, vi si punge il volto e le mani e disperatamente allora piangendo si abbandona a terra chiamando a grandi grida: Iris!... Iris!... | ||||
(così lo rinvengono alcuni merciaioli ambulanti che passano per andare alla città, e lo rialzano compassionati) | <- mercaioli, Un merciaiolo | |||
MERCIAIOLI |
||||
IL CIECO |
Iris!... Mia figlia!... In casa!... Là!... Cercatela!... | |||
(alcuni entrano nella casa, ed appariscono poi alla finestra spalancata) | ||||
MERCIAIOLI |
È vuota la tua casa!... Iris non c'è! | |||
IL CIECO |
Chiamatela a gran gridi!... Per pietà!... | |||
(vanno verso il fondo del giardino chiamando ad alta voce) | ||||
MERCIAIOLI |
Iris!... Iris!... (ascoltano) Neppur l'eco risponde! | |||
IL CIECO |
(si mette a piangere dirottamente, balbettando:) Mia figlia!... Così buona!... La mia Vita!... Pupilla de' miei occhi! | |||
UN MERCIAIOLO |
(che era entrato in casa, nell'uscirne vede e raccoglie il foglio e il denaro lasciato da Kyoto sulla soglia) Tu la piangi?... Non piangerla!... | |||
IL CIECO |
Che dici?... Ohimè, che dici?... | |||
UN MERCIAIOLO |
Qui sulla soglia t'ha lasciato un foglio e del denaro! | |||
IL CIECO |
Iris?... | |||
MERCIAIOLI |
È al Yoshiwara!... | |||
Il Cieco tocca e ritocca, uscendo in gridi soffocati, il foglio ed il denaro - e i larghi occhi bianchi, senza luce e vita, che egli ruota intorno, sembrano guardare... Sono i guizzi della luce entro alle gocce delle lacrime sue! e allora le anime di quei Merciaioli sono invase da un gran senso di pietà. | ||||
IL CIECO |
La casa!... Il mio giardino!... Quel che tengo a chi di voi mi guida al Yoshiwara! Or voglio là... là... schiaffeggiarla!... Voglio sputarle in fronte, voglio, ~ e maledirla!... (ma le lagrime troncano le imprecazioni e in mezzo ad un gran pianto balbetta:) Iris!... Mia vita!... (poi, quasi vergognoso di quell'affetto che gli trabocca dall'anima, ripete minaccioso) E poscia... poscia... poscia... | |||
(pietosamente i merciaioli lo sorreggono e l'accompagnano barcollante, inebetito, quasi un fantasma, verso la città) | ||||
Oh, suprema e profonda la pietà che a noi ne viene da un dolore vero che sgorga da un'anima umana! | ||||
La casetta di Iris; il giardino colla siepe di biancospine; una macchia di bambou sullo sfondo del villaggio; il ruscello e, nell'estremo fondo, il Fousiyama.
(Osaka e Kyoto sono nascosti nella macchia di bambou)
Vieni e saluta il sole! / Con chi parli?
È lei! è lei! / È la figlia del cieco.
Voglio posare ove è più caldo il sole!
Giù per la via ne viene un gaio suono!...
(Osaka e Kyoto camuffati da girovaghi)
Io son Danjuro il padre dei fantocci
(la rappresentazione)
È questa poesia gran ciurmatrice!
Or, guèchas, quando termina il duetto
(tre guèchas mascherate danzano; alcuni fra i saltimbanchi rapidi s'impossessano di Iris)
Grazie, mousmè! Arrivederci!...
Cieco, a che gridi disperatamente?