Solevano gli antichi Sciti in disponersi a qualche guerriera azione offerire sacrifici a quel ferro, che doveva essere ministro delle loro vittorie, quasi che più da quello, che dalla fortezza del braccio ne dipendesse l'acquisto. Non cos'io altezza serenissima pretendo di fare in presentarle questo dramma non mio, troppo di debolezza vi riconosco (per quello ch'è stato d'uopo riporvi per accomodarlo all'uso moderno) per non affidarmi in esso, ma bensì procurarle forte difesa con l'autorevole braccio dell'alta protezione di v. a. s. A questo devesi il sacrificio per renderselo favorevole, già ch'egli solo può assicurarlo dalla censura e fargli godere quel vantaggio, che forse non ardirebbe mai di sperare. Avrebbe bene di che avermene a grado l'autore (se mai vivo egli fosse) se con la difesa, un fregio così luminoso vedesse alla sua opera aggiunto, quale si è quello del glorioso nome di v. a. s. E dove mai avrebbe potuto rinvenire fuori di v. a. s. un soggetto, a cui oltre la grandezza del sangue passato omai per le vene de' primi sovrani del mondo, e di cui l'Italia tutta s'onora, si accoppiasse il distintivo ancora di tante virtù che vi e più acclamato lo rendono. Già veggo in voi comprovato, che come il nascere grande si attribuisce a fortuna, così il meritare di esserlo, dipende dalla sola virtù. Stendasi adunque, principe serenissimo, un luminoso raggio di vostra gloria sopra questo componimento, sì che tutto splendore egli ne divenga, e quando di ciò degno ei non vi sembri, goda almeno sicuro il ricovero sotto la maestosa ombra delle generose vostre aquile e con lui non meno lo goda chi e per sua gloria, e per ossequioso rispetto profondamente s'inchina.
Di vostra altezza serenissima
devotiss. obbligatiss. ed umiliss. serv.
N. N.