Atto terzo

 

Scena prima

Cortile con due scale, che conducono alla reggia.
Oronte, ed Arpago con scettro, e corona che discendono dalla reggia, con séguito, e poi Statira.

 Q 

Oronte

<- Arpago, seguito

 

ORONTE

Col splendor del sacro alloro  

della Persia il Giove io sono.

ARPAGO

Sovra insegne inteste d'oro,

pien di glorie io giungo al trono.

 

ORONTE

Ma che miro?  

ARPAGO

Che osservo?

(si guardano alquanto, e poi)

ORONTE

Tu rapisti lo scettro?

ARPAGO

Tu il diadema usurpasti?

ORONTE

Son compagno a Statira, e ciò ti basti.

Insieme

ARPAGO

Di Statira son sposo, e ciò ti basti.

 

<- Statira

STATIRA

(Or che Alinda è lontana

d'imeneo si raggruppi

il legame tenace.)

(prende Oronte per mano)

ORONTE

Lascia Arpago lo scettro, e vanne in pace.

STATIRA

No no Arpago ti ferma il dio di Tespo

fra le mitre di Saba,

arde per noi l'inestinguibil face.

(prende per mano Arpago)

ARPAGO

Lascia Oronte lo scettro, e vanne in pace.

STATIRA

Non parta Oronte.

ARPAGO

E come,

vuoi tu, che un soglio solo,

duo regi accoglia?

ORONTE

E ch'una sola sposa,

abbia in un tempo due legami eterni?

STATIRA

(Oh che ignoranti!) Io seguo

l'opinion de' filosofi moderni.

ORONTE

Nel mio volto t'affissa.

ARPAGO

Osserva pur la militar presenza.

ORONTE

Il mio cor che ti priega.

ARPAGO

L'alma mia che mercede umil ti chiede.

STATIRA

Già che non v'accordate,

vili, importuni, andate.

(strappa ad ambo lo scettro, e lo getta a terra)

ORONTE

Già della mia speranza il nobil frutto

ecco atterra riman sperso, e distrutto.

(parte Oronte)

Oronte ->

 

ARPAGO

Ah Statira...

STATIRA

Ed ancora

da qui non parti?

ARPAGO

Almeno...

STATIRA

No no più non ti voglio a me vicino.

ARPAGO

O sorte avversa, o mio crudel destino.

 

Ubbidisco amate stelle  

tutte raggi, e tutte ardori

per accendere il mio cor:

se sdegnate ch'io v'adori,

o lasciate d'esser belle

o mostrate men rigor.

 

Arpago, seguito ->

 

Scena seconda

Niceno, Flora, Statira, ed Argene in disparte.

<- Niceno, Flora, Argene

 

ARGENE

Cauti e fidi eseguite.  

NICENO

Or lo vedrai;

(ubbidirò ad Argene

per giovare al mio amore).

(a Statira)

È tempo di contenti.

FLORA

E d'allegrezza.

NICENO

Si placò Dario, ed oggi

al tuo bel sen congiunto

vuol celebrar gli alti sponsali.

STATIRA

(È giunto

il sospirato giorno.)

NICENO

È giunto sì.

ARGENE

(Ma no 'l vorresti ancora.)

(Statira sentendo la voce guarda)

FLORA

Deh ti ricorda ancor della tua Flora.

STATIRA

Ma dov'è?

NICENO

Acciò non turbi

le nozze Oronte, e Arpago, ei brama or ora

che ti guidiam fuor delle mura.

ARGENE

(E andrai

colà a gioir.)

FLORA

Andrem dove verdeggia

sulla falda d'un colle un orto ameno.

STATIRA

Vi sarà Dario poi?

NICENO

Colà ci attende.

 
(si volge Statira sentendo altra voce, ma nascondendosi Argene, dice)

ARGENE

Gl'indugi ormai troncate.

STATIRA

Dite, con quante lingue oggi parlate?

NICENO

Or vieni.

STATIRA

E dove mai?

FLORA

A trovar Dario.

STATIRA

Ah sì nell'orto ameno.

ARGENE

(La torva gelosia mi rode il seno.)

 

Niceno, Statira, Flora ->

 

Scena terza

Argene, poi Dario.

 

ARGENE

Pura alfin s'è partita, io già ordinai  

che smarriscano il calle, e che sul Tigri

alle fere digiune

l'espongano tra boschi, in questa forma

avrò il regno, avrò Dario, eccolo appunto.

 

<- Dario

DARIO

Argene, al vento sparse

abbian le preci.

ARGENE

Oprar di più non so.

DARIO

Ucciderò i rivali,

e me ancor disperato ucciderò.

ARGENE

Se degno io ti rassembro

cambio per la germana,

amor prometto, e fede,

immutabile, e certa.

DARIO

(Cieli che strana offerta!)

ARGENE

Che rispondi? Ammutisci?

Sarai tu la mia fiamma,

degli amorosi sguardi

l'unica meta: (ed egli pur si tace

e schernita io rimango, e vilipesa

vo' abbandonar l'impresa.)

(s'incammina per lasciarlo)

DARIO

(Fingere è d'uopo.) Ascolta

per la corona solo amo Statira.

ARGENE

Se ciò non fosse?

DARIO

Forse.

ARGENE

Non l'ameresti?

DARIO

No.

ARGENE

Lungi cor mio Statira,

n'andò da queste mura.

DARIO

(O dio!) Ma come, e dove?

ARGENE

No 'l so; so ben che cesse,

alla minor germana,

ha sue ragioni in prima,

onde teco sul trono,

orme di fasto imprima.

In traccia del mio ben vo disperato

s'anche avessi a incontrar l'ultimo fato.

 

Dario ->

 

Scena quarta

Alinda, Oronte, e suddetta.

<- Alinda, Oronte

 

ORONTE

Lasciami.  

ALINDA

E ancor mi fuggi?

ORONTE

(Io schernito!)

ALINDA

Che parli?

ORONTE

(Lo scettro infranto, e la speranza...)

ALINDA

O cieli!

ARGENE

Oronte.

ORONTE

Inclita donna.

ARGENE

Fuggì Dario, e Statira.

ORONTE

Inaspettato avviso.

ARGENE

La plebe aduna, e meco in questo giorno,

che a Statira succedo,

premi l'augusto soglio.

(Perder con Dario il regno ancor non voglio.)

ALINDA

E co' regi, e col volgo, e fin nell'urna

compagna io gli sarò.

ORONTE

(Sempre costei

temeraria sconvolge i casi miei.)

 

ALINDA E ARGENE

Se speri di baciar  

quegli occhi che tiranni,

il seno mi piagar,

bella t'inganni.

 

ARGENE

Ogni ragion ti cedo,

sotto l'ombra degl'astri,

di lauro inghirlandata,

dia teco Alinda ai popoli soggetti,

le nuove leggi, e il tributo aspetti.

ORONTE

Il genio la ricusa.

ARGENE

Olà, così t'impongo.

ALINDA

O magnanima, o giusta.

ARGENE

(piano ad Oronte)

Viva coppia sì bella, e Giuno tosto

maturi i parti ai cari amanti, e fidi.

(poi ad Alinda)

Se vuoi regnar con questa superba uccidi.

 

Se pensi, ch'io baciar  

voglia quei rai tiranni,

che il seno ti piagar,

bella t'inganni.

(parte Argene)

Argene ->

 

Scena quinta

Alinda, ed Oronte.

 

ALINDA

Intendesti?  

ORONTE

Ho già inteso.

ALINDA

Eseguirai,

quanto Argene t'impone?

ORONTE

Io lo farei;

ma il ricusa il cor mio.

ALINDA

Barbaro core;

la mia fede che puote,

impietosire Argene,

fino a cedere il mio,

le ragion del suo amore avrà men forza

presso di te, che d'una mia rivale?

ORONTE

(Quanto affretta il suo fato!)

ALINDA

Deh per quella a te un tempo

sì cara rimembranza

de' dolci affetti miei; per questa un tempo

fedeltà non odiosa, e alfin per questi

amorosi sospiri

ti caglia del mio amor; le tenerezze

d'un'alma che t'adora

più non odiar; e se queste non ponno

imprimer nel tuo sen ombra d'amore,

abbi pietade almeno.

ORONTE

Ho pietade di te più che non pensi.

(Ma tiranna si fa pietà che nuoce.)

ALINDA

Ma quando eseguirai

il comando ch'avesti?

ORONTE

Forse più presto, o dèi, che non vorresti.

 

ALINDA

Amorosa la mia speme  

del tuo amor più non teme,

e già certo è il suo gioir.

Brilla 'l cor tutto contento,

che sparito è 'l suo tormento

ed ha fine il suo martir.

Alinda ->

 

Scena sesta

Oronte solo.

 

 

Misera, e non s'avvede  

che allor che crede il ben, incontra il male,

deve morir, e mora.

N'ho pietà, perché è fida.

Ma se questa mi spiace, io non l'ascolto.

Ai rimorsi del cor dia pace un regno

de' rivali il trionfo, ed il mio impegno.

 

Crudeltà, che m'è pietosa,    

e pietà, che m'è crudele

son tiranni del mio cor.

Se son fido ho trono, e sposa,

se pietoso ho un cor fedele,

ma la fede è mio dolor.

S

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Oronte ->

 

Scena settima

Statira, Niceno, e Flora.

<- Statira, Niceno, Flora

 

STATIRA

Son stanca; è l'orto ameno  

quinci lontano?

FLORA

Hai corsa

del non lungo cammin non poca parte.

Or qui riposa, e per gli torti calli

alle tenere membra

non far più violenza.

NICENO
(a Flora)

Lasciar sola Statira in mezzo ai boschi

preda ai leoni, agli orsi,

è troppa crudeltà; vanne alla reggia.

Che fin che avrò respiro,

sulle dilette piagge,

io le sarò fido custode a lato.

FLORA

(Oh che vecchio onorato:

io parto sì, ma a te lo raccomando.)

(parte)

Flora ->

 

Scena ottava

Statira, e Niceno.

 

NICENO

(Solo io rimasi, ardire.)  

STATIRA

Oh che lena io ripresi! A Dario andianne.

NICENO

Qui meco in queste selve,

condur tu devi i giorni.

STATIRA

Le reine tradisci?

NICENO

Tu reina? Vaneggi,

ho sopra te l'impero; al manto d'oro

succederan spoglie servili; il piede

sparso di loto, e scalzo,

sull'agghiacciate zolle

il verno calcherà; solo io comando,

né Dario...

STATIRA

Deh Niceno...

(qui Niceno si ferma tutto tremante vedendo Dario, e vuol fuggire, ma lo trattiene)

 

Scena nona

Dario che sopravviene, e suddetti.

<- Dario

 

DARIO

Tu più non sei reina; il gran Niceno  

ha sovra te l'impero; al manto d'oro

succederan spoglie servili... all'empio

tu la pena prescrivi.

STATIRA

Perfido, traditore.

DARIO

Ch'io ne sarò l'esecutor.

NICENO

Rammenta,

che bambino t'accolsi;

che primo a' tuoi vagiti,

io risposi coi baci,

e che primo ti sciolsi

dalle fasce tenaci.

STATIRA

Sebben no 'l merti, usar voglio pietade.

NICENO

(L'eloquenza de' saggi

sempre alfin persuade.)

STATIRA

Passagli il sen col ferro,

e a quel tronco l'affiggi.

NICENO

O dispietata!

STATIRA

Ma guarda che non mora.

DARIO

E come posso

ferire il petto, e assicurar la vita?

STATIRA

Nella selva romita,

viva dunque ramingo, io son contenta.

 

Niceno ->

 

Scena decima

Dario, e Statira.

 

DARIO

Trovai Flora colà per la boscaglia,  

secreti mi svelò d'alto momento

e per salire al trono,

resta che tu cortese,

ai lunghi corrispondi affetti miei.

STATIRA

Io già vi corrispondo,

se il mio liberator tu solo sei.

 

DARIO

Pur t'abbraccio.  

STATIRA

Pur t'annodo.

DARIO

Caro laccio.

STATIRA

Dolce nodo...

DARIO

Che ristora l'alma mia.

Insieme

STATIRA

Che consola l'alma mia.

 

DARIO

Tu sei solo il mio riposo.

STATIRA

Tu il mio bene, il vago sposo.

DARIO

Per te ha fin la doglia mia.

(partono)

Dario, Statira ->

 
 

Scena undicesima

Piazza.
Argene, e Popolo.

 Q 

Argene, popolo, guardie

 

ARGENE

Sola, o popoli, io resto, e la maggiore  

quindi son io: la misera germana

d'un avverso destin scopo allo sdegno

morì: ora s'adempie

l'oracolo; è ben giusto

che mi cinga le chiome il sacro alloro,

la regina ora sono,

prendo il famoso scettro, e ascendo al trono.

 

Scena dodicesima

Alinda, e detta.

<- Alinda

 

ALINDA

Vergine altera.  

ARGENE

(E non l'uccise Oronte?)

Già sei regina, e ti vedrai ben tosto,

sotto l'inclite piante,

gli stendardi, e le palme,

dell'Asia supplicante.

ALINDA

O prosperi successi.

ARGENE

Colei tosto annodate.

ALINDA

Che fate? Argene, Argene, ohimè che fate!

 

A me ceppi, a me catene,    

dimmi almeno il mio delitto,

e contenta vo' morir.

Col piacer del caro bene,

lusingasti il core afflitto,

per accrescermi il martir.

S

 

Scena tredicesima

Arpago, e detti.

<- Arpago

 

ARPAGO

E quai moti improvvisi?  

ARGENE

Questo ancor s'imprigioni.

ARPAGO

A me nodi servili? Al più possente

guerrier dell'oriente?

 

Scena quattordicesima

Dario che sopravviene con Statira, e suddetti.

<- Dario, Statira, Oronte

 

DARIO

Salva, o persi, è Statira.  

ARGENE

(O rea sciagura!)

ORONTE

(O strano evento!)

DARIO

Ma come fra catene

sono Alinda, ed Arpago?

ARPAGO

Fu barbaro comando

d'Argene, che innocente

mi fe' stringer fra ceppi.

ALINDA

Io pur mi vedo,

cinta d'aspre ritorte,

né trovo in me delitto.

DARIO

Ambo sian sciolti.

ARGENE

(O crudele destin!)

ORONTE

(Che sarà mai?)

DARIO

Argene troppo fiera, ed empia troppo

tu sei, ma furon vani

tuoi perversi attentati:

ecco salva Statira,

l'innocente germana, che esponesti

con barbaro coraggio agli orsi, ingrata

io fui, che la serbai,

ogni altro ella deluse, e a me solo

è consorte.

STATIRA

Il confermo.

DARIO

Apollo ubbidisca, e Argene intanto

che la suora innocente, e i numi offese,

cinta vivrà d'asprissima catena.

ARGENE

(Ah che unita all'error sempre è la pena.)

 

Ferri, ceppi, sangue, morte    

non paventa l'alma forte,

che vien meco il mio furor.

So ch'io sono invendicata,

e che fui meno spietata,

è mia pena, e mio dolor.

S

(parte con guardie)

Argene, guardie ->

 

Scena ultima

Dario, Statira, Alinda, Oronte, Arpago.

 

ARPAGO

Meritato castigo.  

ORONTE
(ad Arpago)

Cedere alfin conviene.

ARPAGO

Egli è ben giusto.

ORONTE

Signore i miei trascorsi

dona a un folle desio che le pretese

svegliò in me di regnar su questo trono;

e da Alinda m'impetra

pietà, pace, e perdono.

DARIO

Principessa, d'Oronte

stringi la destra; e al dolce nome, e caro

di consorte, e di sposa

ceda il suo sdegno.

ALINDA

Io cedo

che s'egli fu crudel, pur m'innamora

e ad onta l'ira mia l'adoro ancora.

STATIRA

Son pur sposa ancor'io.

ARPAGO

Sposa, e reina,

con Dario, or mio signore,

su quel trono t'affidi, e in testimonio

di mia fé, a questo impero

l'omaggio del mio core umile accetta.

ORONTE
(a Dario)

Godi pure a ragione, e trono, e sposa.

DARIO

Grazie vi rendo amici,

e priego pure a voi giorni felici.

ORONTE

Or s'alzi al nuovo impero,

nell'applauso comun voce festiva:

viva Dario.

POPOLO

Viva viva.

 

CORO

Rinforzi la gioia  

il suon delle trombe,

del Nilo risponda

sin l'ultima sponda

e il cielo rimbombe.

Rinforzi la gioia

il suon delle trombe,

del Nilo risponda

sin l'ultima sponda

e il cielo rimbombe.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Cortile con due scale, che conducono alla reggia.

Oronte
 
Oronte
<- Arpago, seguito

Ma che miro? / Che osservo?

Oronte, Arpago, seguito
<- Statira

Arpago, seguito, Statira
Oronte ->

Statira
Arpago, seguito ->
Statira
<- Niceno, Flora, Argene

(Argene in disparte)

Cauti e fidi eseguite / Or lo vedrai

Argene
Niceno, Statira, Flora ->

Pura alfin s'è partita, io già ordinai

Argene
<- Dario

Argene
Dario ->
Argene
<- Alinda, Oronte

Lasciami / E ancor mi fuggi?

Alinda e Argene
Se speri di baciar

Alinda, Oronte
Argene ->

Intendesti? / Ho già inteso

Oronte
Alinda ->

Misera, e non s'avvede

Oronte ->
<- Statira, Niceno, Flora

Son stanca; è l'orto ameno

Statira, Niceno
Flora ->

Solo io rimasi, ardire

Statira, Niceno
<- Dario

Tu più non sei reina; il gran Niceno

Statira, Dario
Niceno ->

Trovai Flora colà per la boscaglia

Dario e Statira
Pur t'abbraccio
Dario, Statira ->

Piazza.

Argene, popolo, guardie
 

Sola, o popoli, io resto, e la maggiore

Argene, popolo, guardie
<- Alinda

Vergine altera / E non l'uccise Oronte?

Argene, popolo, guardie, Alinda
<- Arpago

E quai moti improvvisi?

Argene, popolo, guardie, Alinda, Arpago
<- Dario, Statira, Oronte

Salva, o persi, è Statira

popolo, Alinda, Arpago, Dario, Statira, Oronte
Argene, guardie ->

Meritato castigo

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena ultima
Stanza reale con due letti da riposo. Cortile con baldacchino a parte, ove è posta la statua di Ciro con la corona. Appartamento di Niceno con globi, libri, strumenti chimici, matematici, e da musica. Appartamenti d'Argene. Luogo spazioso ove i Persiani sogliono radunarsi nell'adorazione del sole; padiglione in disparte. Camera d'Argene con padiglione. Cortile con due scale, che conducono alla reggia. Piazza.
Atto primo Atto secondo

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