Scena prima |
Ritiro delizioso ne' giardini reali. |
(♦) (nessuno) <- Tomiri, Ifigenia | ||
IFIGENIA |
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TOMIRI |
Amica! Pur ti riveggo. | |||
IFIGENIA |
E il sarmate? | |||
TOMIRI |
A momenti si dispone a partire. | |||
IFIGENIA |
E tu che fai? | |||
TOMIRI |
Mi lagno ahimè!... | |||
IFIGENIA |
D'inutili lamenti tempo questo ti sembra? Ah più di tanto se intraprender non sai, tu spargi al vento e le querele, e il pianto. Non ti perder così. Ne' casi estremi necessario è l'ardire. Inerme, e sola del tiranno in poter s'io qui rimango, per te, per me che far potrò? Deh pensa al periglio comun. Dal tuo letargo destati per pietà. Sudditi, amici raccogli, aduna: mille destre, e mille s'armino in tua difesa. | |||
TOMIRI |
Già l'impresa tentai; ma spazio all'opra maggior bisogna. | |||
IFIGENIA |
Eh ben: lusinghe adopra: il sarmate s'arresti. | |||
TOMIRI |
Tanta viltà potresti da me sperare, e mi conosci? Ah pria che un barbaro orgoglioso, ch'è l'odio mio... | |||
IFIGENIA |
Non ostentarlo almeno in faccia a lui. Non veggo come costar ti possa pena sì grande il simular. Quest'arte ignorar non dovresti. E pur la prima ch'oggi fra noi s'apprenda, è alternare a vicenda amore, e sdegno, sforzo è legger d'un femminile ingegno. | |||
TOMIRI |
Cento fra lor contrarie forme, è vero, prender può facilmente un labbro, un volto, se da un laccio è il cor libero, e sciolto ma non costa sì poco un interno celar verace affetto. E l'amoroso foco tanto più presto agli occhi altrui si scopre, quanto chi avvampa, più l'asconde, e copre. Che mai non dice un mal sicuro sguardo, un soverchio riguardo, un van ritegno? Segno che s'ama è spesso anche il disprezzo istesso. Infin non giova né il parlar, né il tacer; che o parli, o taccia, del più cauto amator gli arcani apprende chi ben d'amor tutti i misteri intende. | |||
IFIGENIA |
Ma l'incolto monarca... | |||
TOMIRI |
Il men gentile ai sospetti è il più pronto. Allor che a lui chiederò d'arrestarsi, ei nel sembiante mi leggerà che son d'un altro amante. Eccolo appunto. | |||
IFIGENIA |
I detti miei seconda: io per te parlerò. | |||
Scena seconda |
Merodate, e dette. |
<- Merodate | ||
MERODATE |
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IFIGENIA |
Già vuoi spiegar le vele? | |||
TOMIRI |
L'usurpato soglio pria Toante mi renda. | |||
MERODATE |
No. Più non si sospenda. Acquisto tale la perdita non vale. Allor che puoi nel mio petto destar fiamma gentile, (con aria, e contegno grave) il compenso d'un regno è abietto, e vile. Vieni. | |||
IFIGENIA |
E vorrai che del tiranno esposta io qui rimanga al temerario amore? Della sua destra l'odioso laccio come fuggir potrei? | |||
MERODATE |
Come?... (un istante di pausa) Correndo al folle amante in braccio. | |||
IFIGENIA |
Io? | |||
MERODATE |
Sì. Ma sol per trapassargli il core. (a Tomiri, applaudendosi del suo ripiego) Non ti piace l'idea? Così risparmia un carnefice a noi, che venga a vendicare i torti tuoi. | |||
TOMIRI |
(ironicamente) Generoso è il pensier, sublime, e degno d'un'anima gentile, (contraffacendo il grave contegno di Merodate) in confronto di cui per me d'un regno esser dovria l'acquisto abietto, e vile. | |||
IFIGENIA |
Odi: se resti, i dritti suoi la Scizia prenderà l'armi a sostener. | |||
MERODATE |
Vediamo. Insin che sorga la novella aurora, per compiacervi, io resterò. Ma quando alla speme l'evento non corrisponda, allora e l'una, e l'altra meco venir potrete. (a Ifigenia) Tu, la reggia, invece del tempio, abiterai: e forse un dì, chissà? (con aria importante) Forse potrai se' miei reali affetti all'onor aspirar. | |||
IFIGENIA |
Ma tu non ami la principessa? | |||
MERODATE |
Sì; ma non per questo è già mia sposa. | |||
IFIGENIA |
La promessa fede così dunque tu serbi? | |||
TOMIRI |
(ironicamente) Che cos'è questa fé? Dov'è quel forte, ch'ama costante ognor sino alla morte? | |||
MERODATE |
Sentisti? In seno ogni amorosa fiamma si scema amando, e si consuma: e solo beltà novella ravvivar d'un core può il già spirante, intiepidito ardore. Fede in amor non v'è: o fido è sol quell'amator sagace, che porge spesso, variando oggetto, nuovo alimento al suo sopito affetto. | |||
MERODATE |
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IFIGENIA E TOMIRI |
Ogni incostante così la chiama; ma chi ben'ama ~ cangiar non sa. | |||
MERODATE |
(a Ifigenia) Doversi accender sol d'una bella? (a Tomiri) Sempre l'istessa trovar amabile? (Che deplorabile stupidità!) (compiangendole, e parte) | Merodate -> | ||
IFIGENIA |
Qual aura lieve... | |||
TOMIRI |
Qual onda instabile... | |||
IFIGENIA |
Con questa fingere... | |||
TOMIRI |
Mentir con quella... | |||
IFIGENIA |
Che affetto insano! | |||
TOMIRI |
Che genio strano! | |||
IFIGENIA E TOMIRI |
Che detestabile malvagità! Sì, chi ben ama sol d'una è amante. Sempre è costante, ~ cangiar non sa. (partono da diversi lati) | Ifigenia, Tomiri -> | ||
Scena terza |
Sotterraneo del tempio di Diana, che rappresenta un cavernoso, e profondo speco. È questo illuminato soltanto dalla squallida, incerta luce dell'accese lampade, che tengono sospese in aria le misteriose sfingi, situate all'intorno per ornamento terribile della tenebrosa spelonca. Sacro tripode nel mezzo innanzi al fatal simulacro della dèa triforme, trasportato quivi per compire il crudel sacrifizio. Scala da un lato, per chi s'ascende al tempio. Oscuro vestibolo dall'altro, ove si conservan l'armi, e le spoglie de' miseri, che furon già barbaramente sacrificati. |
Toante, ministri <- Ifigenia, Pilade, Oreste, guardie | ||
TOANTE | ||||
CORO DEI SACRI MINISTRI |
Diva terribile! Nume tremendo! (prostrandosi innanzi al nume) | |||
TOANTE |
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PILADE |
(inoltrandosi) Eccola. | |||
IFIGENIA |
Ah taci. | |||
TOANTE |
Qual di loro scegliesti? | |||
IFIGENIA |
(accenna a Oreste) I lacci a questo tolgansi; e all'ara innanzi venga sciolto a prostrarsi. | |||
PILADE |
Ah no. | |||
TOANTE |
(ai sacri ministri, che tolgono le catene a Oreste) Ministri, il cenno pronti eseguite. | |||
PILADE |
Almen... | |||
TOANTE |
Non più. | |||
ORESTE |
(a Pilade) Deh lascia che 'l mio destin s'adempia. Eccomi a piè dell'ara. (s'inginocchia innanzi all'ara) | |||
PILADE |
Oh dio! | |||
IFIGENIA |
(ai sacri ministri, che coprono la vittima di bianco ammanto, e le cingono la fronte della sacra benda) Le tempia cingansi a lui della funerea benda. | |||
CORO |
Nume terribile! Diva tremenda! | |||
PILADE |
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TOANTE |
Il sacro rito quest'audace non turbi. | |||
PILADE |
A pro di lui più non torno a pregar. Morirgli appresso chiedo sol che da voi mi sia concesso. | |||
IFIGENIA |
Non l'otterrai. D'un innocente il sangue io versar non saprei. Se lui condanno, non servo d'un tiranno alla legge inumana. Un reo punisco d'un enorme attentato: un empio sveno per man di cui tradita spirò chi diede a Ifigenia la vita. | |||
ORESTE |
(restando inginocchiato ai piè dell'ara) Uccidimi, crudel. Del viver mio non rammentarmi, oh dio! sul punto estremo le tragiche vicende d'infausta famiglia. | |||
IFIGENIA |
Appagato sarai. Ma pria ravvisa di colei ch'uccidesti in me la figlia. | |||
PILADE |
La figlia! | |||
ORESTE |
Eh sogna. | |||
TOANTE |
Io non comprendo. | |||
IFIGENIA |
Appieno mi spiegherò. | |||
PILADE |
Tu sei?... | |||
IFIGENIA |
Misera! Io sono la greca Ifigenia: da Clitennestra in Aulide serbata a punir di sua morte lo scellerato autore. | |||
PILADE |
Io gelo! | |||
TOANTE |
Oh sorte! | |||
ORESTE |
Chi mi sostien? Mancar mi sento. (sviene fra le braccia de' sacri ministri) | |||
PILADE |
Ah sappi... | |||
IFIGENIA |
T'accheta. Al patrio lido un dì potrai tu libero tornar. Senti: ah se mai ritrovi Oreste, il caro l'amato mio german, lui che già tanto ho invan finora e sospirato e pianto. Tutta de' casi miei tu la serie dolente narragli per pietà: di' che presente fosti allor che da me fu vendicata (prende la sacra scure) la comun genitrice su questo capo reo... (in atto di ferir Oreste) | |||
PILADE |
(le arresta il braccio) Ferma, infelice. | |||
TOANTE |
Che ardire! | |||
IFIGENIA |
(con accompagnamento d'istrumenti sino al punto del riconoscimento d'Oreste) Ahimè! La mano perché vacilla? In ogni fibra io sento scorrermi un gelo inusitato e nuovo! Che sarà, giusti dèi! Che smania io provo? Tu tremi, Ifigenia? Ma donde nasce quest'incognita pena? | |||
PILADE |
Ah il german riconosci, e poi lo svena. | |||
IFIGENIA |
Il germano!... Ah dov'è?... Barbari, e voi agli occhi miei celarlo come finor poteste? (sorpresa dall'inaspettato annuncio, non riconosce subito in Oreste il germano, ma volgesi attorno agitata e commossa, cercandolo sul volto di tutti gli astanti) Oreste, Oreste, ah vieni fra le mie braccia. | |||
ORESTE |
(si leva, lasciando sulle braccia de' sacri ministri il sacro ammanto e la benda) Io torno a respirar. Lasciatemi. | |||
IFIGENIA |
(fissando attentamente Oreste) Che avvenne! Quel pallore improvviso che mai vuol dirmi? Forse... | |||
ORESTE |
(non potendo frenare il tenero suo turbamento, si commuove e piange) Oh dèi! | |||
IFIGENIA |
Che miro! (contemplando fissamente Oreste) Da quel ciglio, che tanto fiero parea, perché prorompe il pianto? Che lacrime son queste? | |||
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(corrono con impetuoso trasporto di tenerezza ad abbracciarsi) | ||||
PILADE |
Così tenera scena a ciglio asciutto ah mirar chi potria? | |||
IFIGENIA |
Per un istante lascia, ohimè! Ch'io respiri. Opprime un cuore l'eccesso del piacer. | |||
TOANTE |
(accennando Oreste) Quest'impostore ascoltar tu non déi. S'appressi all'ara: compisci il sacrifizio. | |||
IFIGENIA |
Empio! E pretendi che nel fraterno sangue?... | |||
PILADE |
Ah pria si versi tutto il mio dalle vene. | |||
TOANTE |
Olà. (alle guardie, che con violenza costringono Pilade a seguitarle) Dinanzi mi si tolga costui. Nel più profondo carcere un'altra volta sia condotto da voi. | |||
PILADE | Pilade, guardie -> | |||
Scena quarta |
Oreste, Ifigenia, e Toante. |
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IFIGENIA |
(guardando fissamente Oreste nel volto) Sì: tutte, a poco a poco sul tuo volto rinvengo, e l'orme e i segni delle tue fanciullesche, a me note sembianze. È ver tu sei il mio diletto Oreste, ma in qual momento, o dèi, voi me 'l rendeste? Ah se è ver che di noi cura prendete, da un ingiusto tiranno i giorni suoi, santi numi del ciel, voi difendete. | |||
TOANTE |
E pur così crudele non son qual credi. Ascolta: da te sola dipende la vita di costui. Salvo lo vuoi? Vieni. Libero è già, se non ricusi il proposto imeneo. | |||
ORESTE |
(con alto disprezzo) La mia germana d'Agamennone la figlia a te consorte! | |||
TOANTE |
(a Oreste) Sì. (a Ifigenia) Decidi. A tal prova chiaro vedrò se Oreste, o un impostore egli è, che teco unito a' miei danni congiura. Che risolvi? | |||
IFIGENIA |
Eh rammenta che a Tomiri giurasti, che devi a lei serbar la fé. | |||
TOANTE |
Tomiri già il lido abbandonò per cenno mio. | |||
IFIGENIA |
(Fiero colpo fatal! Speranze, addio.) | |||
TOANTE |
Non indugiar. Ti lascio breve spazio alla scelta. Pensaci. Al tempio ascendo. Ivi or ora pretendo meco vederti in sacro nodo avvinta: o del fraterno sangue aspersa, e tinta. (parte da quel lato, onde s'ascende al tempio) | Toante -> | ||
Scena quinta |
Oreste, e Ifigenia. |
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IFIGENIA |
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(i sacri ministri si ritirano nell'oscuro vestibolo) | ministri -> | |||
ORESTE |
Sol un istante puoi dubbiosa ondeggiar? L'ombre onorate degli avi nostri il vergognoso nodo troppo arrossir farebbe. Eh ch'a' miei pari un supplizio è la vita, allor che costa il conservarla una viltà. | |||
IFIGENIA |
Ma credi che al par di te fiamme di gloria in seno Ifigenia non senta? | |||
ORESTE |
Dubitarne io non so. Ma la tua morte necessaria non è. La mia domanda una madre implacata. | |||
IFIGENIA |
Ed è pur vero che l'uccidesti? | |||
ORESTE |
Sì. Ma parricida innocente son io. Peccò la mano, che non veduta lei ferì; ma il core non approvò l'involontario errore. Da rimorsi crudeli anzi trafitto, per consiglio de' numi il mio delitto qui venni ad espiar. (additando la stanza di Diana) Quel simulacro mi fu imposto rapir. L'arcane voci dell'oracolo adesso comprendo appieno. Ecco per me dal tempio già l'imago rimossa. Ecco il promesso fin de' furori miei. Colla mia morte tutto s'adempie... | |||
IFIGENIA |
No: vivrai. Già sento un nume, che m'ispira. Al tempio io corro. | |||
ORESTE |
Là che pensi tentar? | |||
IFIGENIA |
La tua salvezza vuo' che giuri il tiranno. Allor di sposa fede a lui giurerò. (impugna uno stilo) Ma un breve acciaro deluderlo saprà. Con questo a Dite un varco io m'aprirò. E pria che l'empio appaghi la sacrilega voglia, lascerò esangue l'incorrotta spoglia. Di vendicarmi poi tua la cura sarà. | |||
ORESTE |
Fatale errore! A risorger chi muore vendicato non torna. | |||
IFIGENIA |
Sì. Ma il dolor che resta in parte affrena del ricevuto oltraggio. | |||
ORESTE |
Ecco l'inganno. Dell'offensor la pena mai non compensa dell'offeso il danno. Cangia, cangia pensiero. A me quel ferro porgi. (se le accosta per toglierle il ferro dalle mani) | |||
IFIGENIA |
(in atto di ferirsi) Resta, o m'uccido sugli occhi tuoi. | |||
ORESTE |
Deh almeno... | |||
IFIGENIA |
(in atto di ferirsi) Non appressarti, o ch'io mi passo il seno. | |||
ORESTE |
(smanioso) Dunque... | |||
IFIGENIA |
Rimanti. I passi miei ti vieto di seguitare. Accresca pietoso al viver tuo quei giorni il cielo, che a me scema il rigor d'avverso fato. Vivi, amato germano. Io sol ti chiedo che m'ami ancorch'estinta. Ah rammentando della mia morte un giorno la dolorosa istoria, molle di pianto il ciglio, forse dirai tal volta, almen lo spero: povera Ifigenia m'amò davvero! | |||
mi basta se dice: per me l'infelice la vita perdé! Se il ciglio ti bagna qualche umida stilla, a morte tranquilla già vado per te. (con molta smania, vedendo Oreste che piange) Ah il pianto!... Lo vedo sì, m'ami; lo credo. Di più non ti chiedo; non pianger per me. (s'incammina verso la scala per cui s'ascende al tempio) | ||||
Scena sesta |
Tomiri col nudo acciaro nella destra e collo scudo sul braccio sinistro, e detti. |
<- Tomiri | ||
ORESTE |
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IFIGENIA |
(s'arresta vedendo venir Tomiri) Tomiri! Tu qui? Ma non partisti? | |||
TOMIRI |
Assai giovato m'ha che Toante il creda. Ecco delusa la vigilanza sua. Del trono aperte ecco per me le vie. Già la sua regina mi saluta ciascun; tutto s'aduna già il popolo per me. | |||
IFIGENIA |
Giungi opportuna sappi che il mio germano m'ha reso il ciel. | |||
TOMIRI |
M'è noto, e la tua mano so che della tua vita esser prezzo dovria. Per cento bocche e cento già sino a me la fama sollecita ne giunse. In tuo soccorso io però qui ne venni. Al mar potrete sicuri andar per questo incognito sentier. L'istessa nave che a me servir dovea, di nuovo in Grecia vi condurrà. Propizio il vento e l'onda bramo al vostro cammino. Ecco a' tuoi cenni de' miei fidi una scorta. Andate. Io corro il Sarmate a osservar. Potrebbe a danno dell'infido Toante profittar dei tumulti. Ah per l'ingrato palpitar non dovrei. Ma un primo amore, oh dèi! come scordar si può? Deh compiangete qualche volta pietosi il caso mio. Fausto vi scorga il cielo. Amica, addio. (parte per l'incognito sentiero a cui si passa dall'oscuro vestibolo) | Tomiri -> | ||
Scena settima |
Oreste e Ifigenia. |
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ORESTE |
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IFIGENIA |
In un con gli altri seguaci suoi dai lacci a scioglierlo me n' vado. Uniti al mare il simulacro poi trasporterem con noi per un momento solo tu qui m'attendi. Tornerò di volo. (parte per l'istessa strada che tenne Tomiri) | Ifigenia -> | ||
Scena ottava |
Oreste solo. |
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Oreste -> | ||||
Scena nona |
Veduta interna di vasto e splendidissimo tempio consacrato a Diana. Ara magnifica nel mezzo, senza la statua del nume. |
Toante, custodi | ||
TOANTE |
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CORO DEI SACRI MINISTRI | <- ministri | |||
TOANTE |
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TOMIRI |
(trattenendolo) Olà. T'arresta. | <- Tomiri | ||
TOANTE |
Come! Fra noi tu ancor soggiorni? E armata osasti?... | |||
TOMIRI |
Anima ingrata, sol per difesa tua l'acciaro impugno. | |||
TOANTE |
Per mia difesa? E il nume chi m'involò? | |||
TOMIRI |
No 'l so. Ma Ifigenia potrebbe... | |||
TOANTE |
Ifigenia! | |||
TOMIRI |
Sì. La sua fuga, per salvar la tua gloria, io stesso preparai. Col suo germano forse le vele al vento già dispiegò dal lido. | |||
TOANTE |
Oh tradimento! (ai reali custodi) Accorrete, miei fidi: la coppia rea veloci seguite, raggiungete, assalite, arrestate; e ricondurla se non si può fra lacci a queste sponde, si sommerga nell'onde la fuggitiva prora, e con essa perisca il nume ancora. | |||
TOMIRI |
Inutile furor. (accennando i custodi reali, che si arrestano) Da queste soglie de' tuoi custodi un solo vivo non sortirà. Circonda il tempio del sarmate crudele un furibondo stuol, ch'arder minaccia la sacra mole prigioniero a lui se non ti rendi. | |||
TOANTE |
Eh che gli sdegno sui non mi fanno tremar. (s'incammina) D'Ifigenia la contumace fuga io stesso impedirò. | |||
TOMIRI |
(l'arresta) Ferma. Ti perdi, se ostinato ricusi il mio soccorso. Ignora Merodate del tempio la sotterranea via. Questa difende una schiera de' miei. Vieni, che al trono già la Scizia in tumulto esultando mi chiama. I torti miei, l'ingiurie a vendicar m'invita, è vero, il popolar favore; ma come?... Oh dèi! No, non me 'l soffre il core. Della vita e del regno tu spogliar mi volesti. Il reo disegno m'è noto. Eppure io voglio conservarti pietosa e vita e soglio. La fé, gli affetti tuoi rendimi. | |||
TOANTE |
E allor ch'io perdo tutto per tua cagion, mi chiedi amore? Ah parlami di stragi e di furore. | |||
TOMIRI |
Torna, torna in te stesso. | |||
TOANTE |
Non è più tempo. | |||
TOMIRI |
Troppo tardi mai de' falli suoi l'uom non si pente. E il cielo... | |||
TOANTE |
Che ciel? Che numi? Dagl'insulti altrui voi stessi a garantir se inetti siete, a sgomentarmi, o imbelli dèi, vi sfido. Vano è il vostro poter di voi mi rido. | |||
TOMIRI |
Ah paventa, infelice. Tanta empietà mi fa terror. | |||
Scena decima |
Merodate dal fondo della scena e detti. |
<- Merodate | ||
MERODATE |
||||
TOMIRI |
Ahimè! Che tardi? I miei consigli ascolta: altra speme non hai. Renditi. | |||
MERODATE |
Eh lascia omai di pensar a colui al talamo genial meco t'affretta. Quelle fiamme saran la tua vendetta. (additando l'incendio ch'incomincia nel fondo del teatro) | |||
TOMIRI |
Salvati. O ciel! Non miri il fumo, le faville? | |||
MERODATE |
Andiam, Tomiri. | |||
|
||||
TOMIRI |
(a Toante) T'affretto al soglio, ti guido al regno. | |||
TOANTE |
(Ardo di sdegno, fremo, deliro.) | |||
TOMIRI |
(a Toante) Guarda. | |||
TOANTE |
(volgendosi altrove) Non miro. | |||
MERODATE |
(a Tomiri) Che aspetti? | |||
TOANTE |
(a Tomiri) Eh parti. | |||
TOMIRI |
(a Toante) Abbandonarti, crudel, non so. | |||
TOANTE |
(a Tomiri) Non voglio amarti; terror non ho. | |||
MERODATE |
(a Tomiri, minacciando Toante) Vuoi vendicarti? L'ucciderò. | |||
TOANTE |
(a Merodate) Empio!... | |||
TOMIRI |
(a Merodate che fa mostra d'impugnar il brando) Ah che fai? | |||
MERODATE |
La testa troncargli io vuò. | |||
TOMIRI |
(volgendosi tutta verso Merodate in difesa di Toante) T'arresta. Io lo difenderò. | |||
MERODATE |
(con meraviglia) Tu!... Ma non sei?... | |||
TOMIRI |
Ti basti. | |||
TOANTE |
(minaccioso) Venga: con me contrasti. | |||
TOMIRI |
(volgendosi verso Toante) Io non lo soffrirò. | |||
MERODATE |
(a Tomiri) Lascia?... | |||
TOMIRI |
(a Merodate con disprezzo ed autorità) E partir non vuoi? Torna ne' regni tuoi. | |||
MERODATE |
(con meraviglia) Come!... | |||
TOMIRI |
(con intolleranza) Non più. | |||
MERODATE |
Ma senti... | |||
TOMIRI |
Vanne. | |||
MERODATE |
E degg'io? | |||
TOMIRI |
Deh parti. | |||
MERODATE |
(con importunità) Partir! Perché? | |||
TOMIRI |
Perché!... (con invettiva furiosa) Perché m'è insoffribile l'aspetto terribile d'un mostro, d'un barbaro, che amar non si può. | |||
MERODATE |
(con altrettanto sdegno) Sì?... Oltraggiami, offendimi: io parto, ma attendimi: quel fasto a confondere, superba, verrò. (parte cruccioso e minacciando) | Merodate -> | ||
TOANTE |
Vil, tu fuggi? (verso Merodate) Ferma... | |||
TOMIRI |
Ah senti. | |||
TOANTE |
Vuò seguirlo. (incamminandosi) | |||
TOMIRI |
Ahimè! Che tenti? (lo trattiene, e gli addita il fuoco, che va crescendo) Cresce il fuoco. | |||
TOANTE |
Io non lo temo. | |||
TOMIRI |
Per te, infido, io tremo, ~ io gelo. | |||
TOANTE |
Empio cielo! ~ Ingiusti dèi! | |||
TOMIRI |
Taci, inquo. I passi miei pronto segui; o corro al trono; e ti lascio in abbandono nella tua funesta sorte colla morte ~ a contrastar. | |||
(parte e discende nel sotterraneo, seguita dagli Sciti, e da' sacri ministri, che s'affrettano a salvarsi dall'incendio) | Tomiri, ministri, custodi -> | |||
Scena ultima |
Toante solo. |
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(in atto di seguir l'orme di Merodate) Andrò... (s'arresta pensoso) Ma senza aita, che mai tentar?... Ma solo all'inimico stuolo come oppormi potrò?... Cedere alfine a Tomiri m'è forza. (incamminandosi per seguitar Tomiri) Vadasi... (si pente, e nuovamente si arresta) E Ifigenia ho da perder così?... Chi vide mai destin del mio più fiero, e più spietato? Sorte rea! Crudo fato! Astri tiranni! Ed io respiro ancora in tanti affanni?... ma fra miei dubbi, o stolto, combattuto, agitato, smarrito, irresoluto, mi confondo, mi perdo... E Ifigenia?... Che angoscia è questa!... E Ifigenia, l'ingrata s'allontana, e mi sfugge... Ah non fia vero. Raggiungerla saprò... (in atto di partire. Vede le fiamme inoltrarsi e si ferma) Folle! Che spero? (guarda d'intorno, e si trova solo) Sudditi, amici, sacerdoti... ognuno partì, m'abbandonò! La fiamma intanto stridendo a me d'intorno (crescono le fiamme, ed incendiano tutto il tempio) minacciosa s'avanza. Ahimè! che giorno! Che spavento! Che orrore!... il suol vacilla... mi trema il piè... La vista m'ingombra il fumo... Ed anelando, il petto con pena il fiato è ad alternar costretto. Misero! Del mio scempio il momento fatal già s'avvicina: già crolla il tempio; e sopra me rovina! Ah coraggio. D'ardire facciam l'ultime prove. Fuggasi... (tenta fuggir; ma le fiamme l'impediscono) Oh ciel!... Ma dove?... (tenta in tre parti uno scampo; ma sempre spaventato ritorna indietro) | |||
|
Pietà!... Soccorso?... Eh lo presume invano un barbaro inumano, un traditore, un sacrilego, un empio, che gl'innocenti afflisse, che offese i numi, e profanato ha il tempio. Ah poiché non mi resta più che sperar, del morir mio s'affretti a dispetto del ciel l'ora funesta; che chi reprobo visse, meraviglia non è, non è stupore, se disperato alfin perisce, e muore. | |||
(nel proferir quest'ultimi accenti, furioso corre sull'ara, e dalla sommità della medesima gettandosi disperato nel fuoco, rimane oppresso, e sepolto sotto gli avanzi della distrutta mole, che al suono d'una terribile, e spaventosa sinfonia precipitosamente cadendo, presenta all'inorridito sguardo de' spettatori un ammasso enorme di fumanti rovine, con una parte di selva incendiata, ed ancora ardente da un lato; e prospetto di marina spiaggia in lontananza) | Toante -> | |||
Ritiro delizioso ne' giardini reali.
Sotterraneo del tempio di Diana, che rappresenta un cavernoso, e profondo speco; è questo illuminato soltanto dalla squallida, incerta luce dell'accese lampade, che tengono sospese in aria le misteriose sfingi, situate all'intorno per ornamento terribile della tenebrosa spelonca; sacro tripode nel mezzo innanzi al fatal simulacro della dea triforme, trasportato quivi per compire il crudel sacrifizio; scala da un lato, per chi s'ascende al tempio; oscuro vestibolo dall'altro, ove si conservan l'armi, e le spoglie de' miseri, che furon già barbaramente sacrificati.
La vittima s'avanzi / Eccola / Ah taci
Si sospenda: sentite / Il sacro rito
Oh decreto fatal! Sacri ministri
E mi lasci così? Senti ah / Tomiri!
Ma Pilade, l'amico? / In un con gli altri
Qual cangiamento inaspettato! Oh come
Veduta interna di vasto e splendidissimo tempio consacrato a Diana; ara magnifica nel mezzo, senza la statua del nume.
E Ifigenia non vien? Custodi, andate
Ahimè! Che intesi Qual tremenda è questa
Pietà! Soccorso? Eh lo presume invano
(Toante furioso corre sull'ara e rimane sepolto sotto gli avanzi della distrutta mole, che cadendo, presenta un ammasso enorme di fumanti rovine, con una parte di selva incendiata, ed ancora ardente da un lato; e prospetto di marina spiaggia in lontananza)