Atto terzo

 

Scena prima

Ritiro delizioso ne' giardini reali.
Tomiri, ed Ifigenia da diversi lati.

Immagine d'epoca ()

 Q 

(nessuno)

<- Tomiri, Ifigenia

 

IFIGENIA

Ah principessa!  

TOMIRI

Amica!

Pur ti riveggo.

IFIGENIA

E il sarmate?

TOMIRI

A momenti

si dispone a partire.

IFIGENIA

E tu che fai?

TOMIRI

Mi lagno ahimè!...

IFIGENIA

D'inutili lamenti

tempo questo ti sembra? Ah più di tanto

se intraprender non sai,

tu spargi al vento e le querele, e il pianto.

Non ti perder così. Ne' casi estremi

necessario è l'ardire. Inerme, e sola

del tiranno in poter s'io qui rimango,

per te, per me che far potrò? Deh pensa

al periglio comun. Dal tuo letargo

destati per pietà. Sudditi, amici

raccogli, aduna: mille destre, e mille

s'armino in tua difesa.

TOMIRI

Già l'impresa tentai; ma spazio all'opra

maggior bisogna.

IFIGENIA

Eh ben: lusinghe adopra:

il sarmate s'arresti.

TOMIRI

Tanta viltà potresti

da me sperare, e mi conosci? Ah pria

che un barbaro orgoglioso,

ch'è l'odio mio...

IFIGENIA

Non ostentarlo almeno

in faccia a lui. Non veggo

come costar ti possa

pena sì grande il simular. Quest'arte

ignorar non dovresti. E pur la prima

ch'oggi fra noi s'apprenda,

è alternare a vicenda amore, e sdegno,

sforzo è legger d'un femminile ingegno.

TOMIRI

Cento fra lor contrarie forme, è vero,

prender può facilmente un labbro, un volto,

se da un laccio è il cor libero, e sciolto

ma non costa sì poco

un interno celar verace affetto.

E l'amoroso foco

tanto più presto agli occhi altrui si scopre,

quanto chi avvampa, più l'asconde, e copre.

Che mai non dice un mal sicuro sguardo,

un soverchio riguardo, un van ritegno?

Segno che s'ama è spesso

anche il disprezzo istesso. Infin non giova

né il parlar, né il tacer; che o parli, o taccia,

del più cauto amator gli arcani apprende

chi ben d'amor tutti i misteri intende.

IFIGENIA

Ma l'incolto monarca...

TOMIRI

Il men gentile

ai sospetti è il più pronto. Allor che a lui

chiederò d'arrestarsi, ei nel sembiante

mi leggerà che son d'un altro amante.

Eccolo appunto.

IFIGENIA

I detti miei seconda:

io per te parlerò.

 

Scena seconda

Merodate, e dette.

<- Merodate

 

MERODATE

Tranquilla è l'onda,  

sereno il ciel. Tomiri, al mar.

IFIGENIA

Già vuoi

spiegar le vele?

TOMIRI

L'usurpato soglio

pria Toante mi renda.

MERODATE

No. Più non si sospenda. Acquisto tale

la perdita non vale. Allor che puoi

nel mio petto destar fiamma gentile,

(con aria, e contegno grave)

il compenso d'un regno è abietto, e vile.

Vieni.

IFIGENIA

E vorrai che del tiranno esposta

io qui rimanga al temerario amore?

Della sua destra l'odioso laccio

come fuggir potrei?

MERODATE

Come?...

(un istante di pausa)

Correndo al folle amante in braccio.

IFIGENIA

Io?

MERODATE

Sì. Ma sol per trapassargli il core.

(a Tomiri, applaudendosi del suo ripiego)

Non ti piace l'idea? Così risparmia

un carnefice a noi,

che venga a vendicare i torti tuoi.

TOMIRI

(ironicamente)

Generoso è il pensier, sublime, e degno

d'un'anima gentile,

(contraffacendo il grave contegno di Merodate)

in confronto di cui per me d'un regno

esser dovria l'acquisto abietto, e vile.

IFIGENIA

Odi: se resti, i dritti suoi la Scizia

prenderà l'armi a sostener.

MERODATE

Vediamo.

Insin che sorga la novella aurora,

per compiacervi, io resterò. Ma quando

alla speme l'evento

non corrisponda, allora

e l'una, e l'altra meco

venir potrete.

(a Ifigenia)

Tu, la reggia, invece

del tempio, abiterai:

e forse un dì, chissà?

(con aria importante)

Forse potrai

se' miei reali affetti

all'onor aspirar.

IFIGENIA

Ma tu non ami

la principessa?

MERODATE

Sì; ma non per questo

è già mia sposa.

IFIGENIA

La promessa fede

così dunque tu serbi?

TOMIRI

(ironicamente)

Che cos'è questa fé? Dov'è quel forte,

ch'ama costante ognor sino alla morte?

MERODATE

Sentisti? In seno ogni amorosa fiamma

si scema amando, e si consuma: e solo

beltà novella ravvivar d'un core

può il già spirante, intiepidito ardore.

Fede in amor non v'è:

o fido è sol quell'amator sagace,

che porge spesso, variando oggetto,

nuovo alimento al suo sopito affetto.

 

MERODATE

Di mente aborto vana, e leggera  

è una chimera ~ la fedeltà.

IFIGENIA E TOMIRI

Ogni incostante così la chiama;

ma chi ben'ama ~ cangiar non sa.

MERODATE

(a Ifigenia)

Doversi accender sol d'una bella?

(a Tomiri)

Sempre l'istessa trovar amabile?

(Che deplorabile stupidità!)

(compiangendole, e parte)

Merodate ->

 

IFIGENIA

Qual aura lieve...

TOMIRI

Qual onda instabile...

IFIGENIA

Con questa fingere...

TOMIRI

Mentir con quella...

IFIGENIA

Che affetto insano!

TOMIRI

Che genio strano!

IFIGENIA E TOMIRI

Che detestabile malvagità!

Sì, chi ben ama sol d'una è amante.

Sempre è costante, ~ cangiar non sa.

(partono da diversi lati)

Ifigenia, Tomiri ->

 
 

Scena terza

Sotterraneo del tempio di Diana, che rappresenta un cavernoso, e profondo speco. È questo illuminato soltanto dalla squallida, incerta luce dell'accese lampade, che tengono sospese in aria le misteriose sfingi, situate all'intorno per ornamento terribile della tenebrosa spelonca. Sacro tripode nel mezzo innanzi al fatal simulacro della dèa triforme, trasportato quivi per compire il crudel sacrifizio. Scala da un lato, per chi s'ascende al tempio. Oscuro vestibolo dall'altro, ove si conservan l'armi, e le spoglie de' miseri, che furon già barbaramente sacrificati.
Toante con funerea face nella destra. I sacri Ministri si vedono schierati al comparir della scena intorno all'ara del nume; e sostengono sopra bacili d'oro gli strumenti del sacrifizio.
Pilade, e Oreste preceduti da Ifigenia, lentamente s'avanzano tra i reali custodi nel tempo che cantasi il coro.

 Q 

Toante, ministri

<- Ifigenia, Pilade, Oreste, guardie

 

TOANTE

Con face lugubre    

di luce torbida

sul sacro tripode

la fiamma accendo.

(accende il fuoco sull'ara)

Diva terribile!

Nume tremendo!

S

 

CORO DEI SACRI MINISTRI

Diva terribile!

Nume tremendo!

(prostrandosi innanzi al nume)

 

TOANTE

La vittima s'avanzi.  

PILADE

(inoltrandosi)

Eccola.

IFIGENIA

Ah taci.

TOANTE

Qual di loro scegliesti?

IFIGENIA

(accenna a Oreste)

I lacci a questo

tolgansi; e all'ara innanzi

venga sciolto a prostrarsi.

PILADE

Ah no.

TOANTE

(ai sacri ministri, che tolgono le catene a Oreste)

Ministri, il cenno

pronti eseguite.

PILADE

Almen...

TOANTE

Non più.

ORESTE

(a Pilade)

Deh lascia

che 'l mio destin s'adempia.

Eccomi a piè dell'ara.

(s'inginocchia innanzi all'ara)

PILADE

Oh dio!

IFIGENIA

(ai sacri ministri, che coprono la vittima di bianco ammanto, e le cingono la fronte della sacra benda)

Le tempia

cingansi a lui della funerea benda.

 

CORO

Nume terribile!

Diva tremenda!

 

PILADE

Si sospenda: sentite...  

TOANTE

Il sacro rito

quest'audace non turbi.

PILADE

A pro di lui

più non torno a pregar. Morirgli appresso

chiedo sol che da voi mi sia concesso.

IFIGENIA

Non l'otterrai. D'un innocente il sangue

io versar non saprei. Se lui condanno,

non servo d'un tiranno

alla legge inumana. Un reo punisco

d'un enorme attentato: un empio sveno

per man di cui tradita

spirò chi diede a Ifigenia la vita.

ORESTE

(restando inginocchiato ai piè dell'ara)

Uccidimi, crudel. Del viver mio

non rammentarmi, oh dio! sul punto estremo

le tragiche vicende

d'infausta famiglia.

IFIGENIA

Appagato sarai. Ma pria ravvisa

di colei ch'uccidesti in me la figlia.

PILADE

La figlia!

ORESTE

Eh sogna.

TOANTE

Io non comprendo.

IFIGENIA

Appieno

mi spiegherò.

PILADE

Tu sei?...

IFIGENIA

Misera! Io sono

la greca Ifigenia: da Clitennestra

in Aulide serbata

a punir di sua morte

lo scellerato autore.

PILADE

Io gelo!

TOANTE

Oh sorte!

ORESTE

Chi mi sostien? Mancar mi sento.

(sviene fra le braccia de' sacri ministri)

PILADE

Ah sappi...

IFIGENIA

T'accheta. Al patrio lido un dì potrai

tu libero tornar. Senti: ah se mai

ritrovi Oreste, il caro

l'amato mio german, lui che già tanto

ho invan finora e sospirato e pianto.

Tutta de' casi miei

tu la serie dolente

narragli per pietà: di' che presente

fosti allor che da me fu vendicata (prende la sacra scure)

la comun genitrice

su questo capo reo...

(in atto di ferir Oreste)

PILADE

(le arresta il braccio)

Ferma, infelice.

TOANTE

Che ardire!

IFIGENIA

(con accompagnamento d'istrumenti sino al punto del riconoscimento d'Oreste)

Ahimè! La mano

perché vacilla? In ogni fibra io sento

scorrermi un gelo inusitato e nuovo!

Che sarà, giusti dèi! Che smania io provo?

Tu tremi, Ifigenia? Ma donde nasce

quest'incognita pena?

PILADE

Ah il german riconosci, e poi lo svena.

IFIGENIA

Il germano!... Ah dov'è?... Barbari, e voi

agli occhi miei celarlo

come finor poteste?

(sorpresa dall'inaspettato annuncio, non riconosce subito in Oreste il germano, ma volgesi attorno agitata e commossa, cercandolo sul volto di tutti gli astanti)

Oreste, Oreste, ah vieni

fra le mie braccia.

ORESTE

(si leva, lasciando sulle braccia de' sacri ministri il sacro ammanto e la benda)

Io torno

a respirar. Lasciatemi.

IFIGENIA

(fissando attentamente Oreste)

Che avvenne!

Quel pallore improvviso

che mai vuol dirmi? Forse...

ORESTE

(non potendo frenare il tenero suo turbamento, si commuove e piange)

Oh dèi!

IFIGENIA

Che miro!

(contemplando fissamente Oreste)

Da quel ciglio, che tanto

fiero parea, perché prorompe il pianto?

Che lacrime son queste?

IFIGENIA

Stelle! Ah tu sei lo sventurato Oreste.

Insieme

ORESTE

Numi! Ah son io lo sventurato Oreste.

(corrono con impetuoso trasporto di tenerezza ad abbracciarsi)
 

PILADE

Così tenera scena a ciglio asciutto

ah mirar chi potria?

IFIGENIA

Per un istante

lascia, ohimè! Ch'io respiri. Opprime un cuore

l'eccesso del piacer.

TOANTE

(accennando Oreste)

Quest'impostore

ascoltar tu non déi. S'appressi all'ara:

compisci il sacrifizio.

IFIGENIA

Empio! E pretendi

che nel fraterno sangue?...

PILADE

Ah pria si versi

tutto il mio dalle vene.

TOANTE

Olà.

(alle guardie, che con violenza costringono Pilade a seguitarle)

Dinanzi

mi si tolga costui. Nel più profondo

carcere un'altra volta

sia condotto da voi.

 

PILADE

E vuoi?... Crudel... Perché?...  

Amico, ahimè! ~ dovrò

lasciarti... Ah no. ~ Così?...

Ah quante volte oh dio!

Misero in un sol dì ~

morir degg'io!

(parte, condotto via a forza dalle guardie)

Pilade, guardie ->

 

Scena quarta

Oreste, Ifigenia, e Toante.

 

IFIGENIA

(guardando fissamente Oreste nel volto)  

Sì: tutte, a poco a poco

sul tuo volto rinvengo, e l'orme e i segni

delle tue fanciullesche,

a me note sembianze. È ver tu sei

il mio diletto Oreste,

ma in qual momento, o dèi, voi

me 'l rendeste?

Ah se è ver che di noi cura prendete,

da un ingiusto tiranno i giorni suoi,

santi numi del ciel, voi difendete.

TOANTE

E pur così crudele

non son qual credi. Ascolta:

da te sola dipende

la vita di costui. Salvo lo vuoi?

Vieni. Libero è già, se non ricusi

il proposto imeneo.

ORESTE

(con alto disprezzo)

La mia germana

d'Agamennone la figlia a te consorte!

TOANTE

(a Oreste)

Sì.

(a Ifigenia)

Decidi. A tal prova

chiaro vedrò se Oreste,

o un impostore egli è, che teco unito

a' miei danni congiura.

Che risolvi?

IFIGENIA

Eh rammenta

che a Tomiri giurasti,

che devi a lei serbar la fé.

TOANTE

Tomiri

già il lido abbandonò per cenno mio.

IFIGENIA

(Fiero colpo fatal! Speranze, addio.)

TOANTE

Non indugiar. Ti lascio

breve spazio alla scelta.

Pensaci. Al tempio ascendo.

Ivi or ora pretendo

meco vederti in sacro nodo avvinta:

o del fraterno sangue aspersa, e tinta.

(parte da quel lato, onde s'ascende al tempio)

Toante ->

 

Scena quinta

Oreste, e Ifigenia.

 

IFIGENIA

Oh decreto fatal! Sacri ministri,  

lasciatemi con lui.

(i sacri ministri si ritirano nell'oscuro vestibolo)

ministri ->

 

ORESTE

Sol un istante

puoi dubbiosa ondeggiar? L'ombre onorate

degli avi nostri il vergognoso nodo

troppo arrossir farebbe. Eh ch'a' miei pari

un supplizio è la vita, allor che costa

il conservarla una viltà.

IFIGENIA

Ma credi

che al par di te fiamme di gloria in seno

Ifigenia non senta?

ORESTE

Dubitarne io non so. Ma la tua morte

necessaria non è. La mia domanda

una madre implacata.

IFIGENIA

Ed è pur vero

che l'uccidesti?

ORESTE

Sì. Ma parricida

innocente son io. Peccò la mano,

che non veduta lei ferì; ma il core

non approvò l'involontario errore.

Da rimorsi crudeli anzi trafitto,

per consiglio de' numi il mio delitto

qui venni ad espiar.

(additando la stanza di Diana)

Quel simulacro

mi fu imposto rapir. L'arcane voci

dell'oracolo adesso

comprendo appieno. Ecco per me dal tempio

già l'imago rimossa. Ecco il promesso

fin de' furori miei. Colla mia morte

tutto s'adempie...

IFIGENIA

No: vivrai. Già sento

un nume, che m'ispira. Al tempio io corro.

ORESTE

Là che pensi tentar?

IFIGENIA

La tua salvezza

vuo' che giuri il tiranno. Allor di sposa

fede a lui giurerò.

(impugna uno stilo)

Ma un breve acciaro

deluderlo saprà. Con questo a Dite

un varco io m'aprirò.

E pria che l'empio appaghi

la sacrilega voglia,

lascerò esangue l'incorrotta spoglia.

Di vendicarmi poi

tua la cura sarà.

ORESTE

Fatale errore!

A risorger chi muore

vendicato non torna.

IFIGENIA

Sì. Ma il dolor che resta in parte affrena

del ricevuto oltraggio.

ORESTE

Ecco l'inganno.

Dell'offensor la pena

mai non compensa dell'offeso il danno.

Cangia, cangia pensiero. A me quel ferro

porgi.

(se le accosta per toglierle il ferro dalle mani)

IFIGENIA

(in atto di ferirsi)

Resta, o m'uccido

sugli occhi tuoi.

ORESTE

Deh almeno...

IFIGENIA

(in atto di ferirsi)

Non appressarti, o ch'io mi passo il seno.

ORESTE

(smanioso)

Dunque...

IFIGENIA

Rimanti. I passi miei ti vieto

di seguitare. Accresca

pietoso al viver tuo quei giorni il cielo,

che a me scema il rigor d'avverso fato.

Vivi, amato germano. Io sol ti chiedo

che m'ami ancorch'estinta. Ah rammentando

della mia morte un giorno

la dolorosa istoria,

molle di pianto il ciglio,

forse dirai tal volta, almen lo spero:

povera Ifigenia m'amò davvero!

 

Se il labbro si lagna,  

mi basta se dice:

per me l'infelice

la vita perdé!

Se il ciglio ti bagna

qualche umida stilla,

a morte tranquilla

già vado per te.

(con molta smania, vedendo Oreste che piange)

Ah il pianto!... Lo vedo

sì, m'ami; lo credo.

Di più non ti chiedo;

non pianger per me.

(s'incammina verso la scala per cui s'ascende al tempio)

 

Scena sesta

Tomiri col nudo acciaro nella destra e collo scudo sul braccio sinistro, e detti.

<- Tomiri

 

ORESTE

(smanioso verso Ifigenia)  

E mi lasci così? Senti ah...

IFIGENIA

(s'arresta vedendo venir Tomiri)

Tomiri!

Tu qui? Ma non partisti?

TOMIRI

Assai giovato

m'ha che Toante il creda. Ecco delusa

la vigilanza sua. Del trono aperte

ecco per me le vie. Già la sua regina

mi saluta ciascun; tutto s'aduna

già il popolo per me.

IFIGENIA

Giungi opportuna

sappi che il mio germano

m'ha reso il ciel.

TOMIRI

M'è noto, e la tua mano

so che della tua vita

esser prezzo dovria.

Per cento bocche e cento

già sino a me la fama

sollecita ne giunse. In tuo soccorso

io però qui ne venni. Al mar potrete

sicuri andar per questo

incognito sentier. L'istessa nave

che a me servir dovea, di nuovo in Grecia

vi condurrà. Propizio il vento e l'onda

bramo al vostro cammino. Ecco a' tuoi cenni

de' miei fidi una scorta. Andate. Io corro

il Sarmate a osservar. Potrebbe a danno

dell'infido Toante

profittar dei tumulti. Ah per l'ingrato

palpitar non dovrei.

Ma un primo amore, oh dèi!

come scordar si può? Deh compiangete

qualche volta pietosi il caso mio.

Fausto vi scorga il cielo. Amica, addio.

(parte per l'incognito sentiero a cui si passa dall'oscuro vestibolo)

Tomiri ->

 

Scena settima

Oreste e Ifigenia.

 

ORESTE

Ma Pilade, l'amico?...  

IFIGENIA

In un con gli altri

seguaci suoi dai lacci

a scioglierlo me n' vado. Uniti al mare

il simulacro poi

trasporterem con noi

per un momento solo tu qui m'attendi. Tornerò di volo.

(parte per l'istessa strada che tenne Tomiri)

Ifigenia ->

 

Scena ottava

Oreste solo.

 

 

Qual cangiamento inaspettato! Oh come  

provvido il ciel conduce

con mirabil catena

di or lieti, ora funesti,

non preveduti eventi,

il destin de' viventi!

Folle è chi si dispera

nelle sventure estreme.

Nasce e muore con noi la nostra speme.

 

Tornò la mia speranza    

nel seno a germogliar.

Vinto ha la mia costanza

già corro a trionfar.

L'alma di nuovo è calma;

comincio a respirar.

(si ritira nell'oscuro vestibolo)

S

Sfondo schermo () ()

Oreste ->

 
 

Scena nona

Veduta interna di vasto e splendidissimo tempio consacrato a Diana. Ara magnifica nel mezzo, senza la statua del nume.
Toante con i suoi custodi reali; indi i sacri ministri, che ascendono dal sotterraneo del tempio; poi Tomiri da un'altra parte alla testa d'una schiera d'armati.

 Q 

Toante, custodi

 

TOANTE

(ai custodi reali, che s'incamminano, indi si arrestano)  

E Ifigenia non vien? Custodi, andate

ad affrettarla... Qual rumor?... Fermate.

 

CORO DEI SACRI MINISTRI

(si sente incominciar di lontano il coro; indi si veggono venir i sacri ministri cantando smaniosi e spaventati)  

Che sorte! Che fato!

Fu il nume involato,

tradito fu il re!

Che giorno è mai questo!

Che annuncio funesto,

Toante per te!

<- ministri

 

TOANTE

Ahimè! Che intesi Qual tremenda è questa  

impensata sventura!

S'impedisca, s'accorra...

(in atto di partire)

TOMIRI

(trattenendolo)

Olà. T'arresta.

<- Tomiri

TOANTE

Come! Fra noi tu ancor soggiorni? E armata

osasti?...

TOMIRI

Anima ingrata,

sol per difesa tua l'acciaro impugno.

TOANTE

Per mia difesa? E il nume

chi m'involò?

TOMIRI

No 'l so. Ma Ifigenia

potrebbe...

TOANTE

Ifigenia!

TOMIRI

Sì. La sua fuga,

per salvar la tua gloria,

io stesso preparai. Col suo germano

forse le vele al vento

già dispiegò dal lido.

TOANTE

Oh tradimento!

(ai reali custodi)

Accorrete, miei fidi:

la coppia rea veloci

seguite, raggiungete,

assalite, arrestate; e ricondurla

se non si può fra lacci a queste sponde,

si sommerga nell'onde

la fuggitiva prora,

e con essa perisca il nume ancora.

TOMIRI

Inutile furor.

(accennando i custodi reali, che si arrestano)

Da queste soglie

de' tuoi custodi un solo

vivo non sortirà. Circonda il tempio

del sarmate crudele

un furibondo stuol, ch'arder minaccia

la sacra mole

prigioniero a lui

se non ti rendi.

TOANTE

Eh che gli sdegno sui

non mi fanno tremar.

(s'incammina)

D'Ifigenia

la contumace fuga

io stesso impedirò.

TOMIRI

(l'arresta)

Ferma. Ti perdi,

se ostinato ricusi

il mio soccorso. Ignora

Merodate del tempio

la sotterranea via. Questa difende

una schiera de' miei. Vieni, che al trono

già la Scizia in tumulto

esultando mi chiama. I torti miei,

l'ingiurie a vendicar m'invita, è vero,

il popolar favore;

ma come?... Oh dèi! No, non me 'l soffre il core.

Della vita e del regno

tu spogliar mi volesti. Il reo disegno

m'è noto. Eppure io voglio

conservarti pietosa e vita e soglio.

La fé, gli affetti tuoi

rendimi.

TOANTE

E allor ch'io perdo

tutto per tua cagion, mi chiedi amore?

Ah parlami di stragi e di furore.

TOMIRI

Torna, torna in te stesso.

TOANTE

Non è più tempo.

TOMIRI

Troppo tardi mai

de' falli suoi l'uom non si pente. E il cielo...

TOANTE

Che ciel? Che numi? Dagl'insulti altrui

voi stessi a garantir se inetti siete,

a sgomentarmi, o imbelli dèi, vi sfido.

Vano è il vostro poter di voi mi rido.

TOMIRI

Ah paventa, infelice.

Tanta empietà mi fa terror.

 

Scena decima

Merodate dal fondo della scena e detti.

<- Merodate

 

MERODATE

Che dice?  

Che fa Toante? Supplice al mio piede

ancor non viene ad implorar mercede?

TOMIRI

Ahimè! Che tardi? I miei consigli ascolta:

altra speme non hai.

Renditi.

MERODATE

Eh lascia omai

di pensar a colui

al talamo genial meco t'affretta.

Quelle fiamme saran la tua vendetta.

(additando l'incendio ch'incomincia nel fondo del teatro)

TOMIRI

Salvati. O ciel! Non miri

il fumo, le faville?

MERODATE

Andiam, Tomiri.

 

 

Al regio letto  

condur ti voglio.

TOMIRI

(a Toante)

T'affretto al soglio,

ti guido al regno.

TOANTE

(Ardo di sdegno,

fremo, deliro.)

TOMIRI

(a Toante)

Guarda.

TOANTE

(volgendosi altrove)

Non miro.

MERODATE

(a Tomiri)

Che aspetti?

TOANTE

(a Tomiri)

Eh parti.

TOMIRI

(a Toante)

Abbandonarti,

crudel, non so.

TOANTE

(a Tomiri)

Non voglio amarti;

terror non ho.

MERODATE

(a Tomiri, minacciando Toante)

Vuoi vendicarti?

L'ucciderò.

TOANTE

(a Merodate)

Empio!...

TOMIRI

(a Merodate che fa mostra d'impugnar il brando)

Ah che fai?

MERODATE

La testa

troncargli io vuò.

TOMIRI

(volgendosi tutta verso Merodate in difesa di Toante) T'arresta.

Io lo difenderò.

MERODATE

(con meraviglia)

Tu!... Ma non sei?...

TOMIRI

Ti basti.

TOANTE

(minaccioso)

Venga: con me contrasti.

TOMIRI

(volgendosi verso Toante)

Io non lo soffrirò.

MERODATE

(a Tomiri)

Lascia?...

TOMIRI

(a Merodate con disprezzo ed autorità)

E partir non vuoi?

Torna ne' regni tuoi.

MERODATE

(con meraviglia)

Come!...

TOMIRI

(con intolleranza)

Non più.

MERODATE

Ma senti...

TOMIRI

Vanne.

MERODATE

E degg'io?

TOMIRI

Deh parti.

MERODATE

(con importunità)

Partir! Perché?

TOMIRI

Perché!...

(con invettiva furiosa)

Perché m'è insoffribile

l'aspetto terribile

d'un mostro, d'un barbaro,

che amar non si può.

MERODATE

(con altrettanto sdegno)

Sì?... Oltraggiami, offendimi:

io parto, ma attendimi:

quel fasto a confondere,

superba, verrò.

(parte cruccioso e minacciando)

Merodate ->

 

TOANTE

Vil, tu fuggi?

(verso Merodate)

Ferma...

TOMIRI

Ah senti.

TOANTE

Vuò seguirlo.

(incamminandosi)

TOMIRI

Ahimè! Che tenti?

(lo trattiene, e gli addita il fuoco, che va crescendo)

Cresce il fuoco.

TOANTE

Io non lo temo.

TOMIRI

Per te, infido, io tremo, ~ io gelo.

TOANTE

Empio cielo! ~ Ingiusti dèi!

TOMIRI

Taci, inquo. I passi miei

pronto segui; o corro al trono;

e ti lascio in abbandono

nella tua funesta sorte

colla morte ~ a contrastar.

 
(parte e discende nel sotterraneo, seguita dagli Sciti, e da' sacri ministri, che s'affrettano a salvarsi dall'incendio)

Tomiri, ministri, custodi ->

 

Scena ultima

Toante solo.

 

 

(in atto di seguir l'orme di Merodate)  

Andrò...

(s'arresta pensoso)

Ma senza aita,

che mai tentar?... Ma solo

all'inimico stuolo

come oppormi potrò?... Cedere alfine

a Tomiri m'è forza.

(incamminandosi per seguitar Tomiri)

Vadasi...

(si pente, e nuovamente si arresta)

E Ifigenia

ho da perder così?... Chi vide mai

destin del mio più fiero, e più spietato?

Sorte rea! Crudo fato! Astri tiranni!

Ed io respiro ancora in tanti affanni?...

ma fra miei dubbi, o stolto,

combattuto, agitato,

smarrito, irresoluto,

mi confondo, mi perdo... E Ifigenia?...

Che angoscia è questa!... E Ifigenia, l'ingrata

s'allontana, e mi sfugge... Ah non fia vero.

Raggiungerla saprò...

(in atto di partire. Vede le fiamme inoltrarsi e si ferma)

Folle! Che spero?

(guarda d'intorno, e si trova solo)

Sudditi, amici, sacerdoti... ognuno

partì, m'abbandonò! La fiamma intanto

stridendo a me d'intorno

(crescono le fiamme, ed incendiano tutto il tempio)

minacciosa s'avanza. Ahimè! che giorno!

Che spavento! Che orrore!... il suol vacilla...

mi trema il piè... La vista

m'ingombra il fumo... Ed anelando, il petto

con pena il fiato è ad alternar costretto.

Misero! Del mio scempio

il momento fatal già s'avvicina:

già crolla il tempio; e sopra me rovina!

Ah coraggio. D'ardire

facciam l'ultime prove.

Fuggasi...

(tenta fuggir; ma le fiamme l'impediscono)

Oh ciel!... Ma dove?...

(tenta in tre parti uno scampo; ma sempre spaventato ritorna indietro)

 

Qua... la fiamma!... Là...  

il fumo!... Che inciampo!

Sì: uno scampo; ~ o una morte si tenti...

Ah mi perdo fra tanti spaventi!

E a pietade non v'è chi si muova?

Non si trova ~ soccorso per me?...

 

 

Pietà!... Soccorso?... Eh lo presume invano  

un barbaro inumano, un traditore,

un sacrilego, un empio,

che gl'innocenti afflisse,

che offese i numi, e profanato ha il tempio.

Ah poiché non mi resta

più che sperar, del morir mio s'affretti

a dispetto del ciel l'ora funesta;

che chi reprobo visse,

meraviglia non è, non è stupore,

se disperato alfin perisce, e muore.

 
(nel proferir quest'ultimi accenti, furioso corre sull'ara, e dalla sommità della medesima gettandosi disperato nel fuoco, rimane oppresso, e sepolto sotto gli avanzi della distrutta mole, che al suono d'una terribile, e spaventosa sinfonia precipitosamente cadendo, presenta all'inorridito sguardo de' spettatori un ammasso enorme di fumanti rovine, con una parte di selva incendiata, ed ancora ardente da un lato; e prospetto di marina spiaggia in lontananza)

Toante ->

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Ritiro delizioso ne' giardini reali.

 
<- Tomiri, Ifigenia

Ah principessa! / Amica!

Tomiri, Ifigenia
<- Merodate

Tranquilla è l'onda

Merodate, Ifigenia e Tomiri
Di mente aborto vana, e leggera
Tomiri, Ifigenia
Merodate ->
 
Ifigenia, Tomiri ->

Sotterraneo del tempio di Diana, che rappresenta un cavernoso, e profondo speco; è questo illuminato soltanto dalla squallida, incerta luce dell'accese lampade, che tengono sospese in aria le misteriose sfingi, situate all'intorno per ornamento terribile della tenebrosa spelonca; sacro tripode nel mezzo innanzi al fatal simulacro della dea triforme, trasportato quivi per compire il crudel sacrifizio; scala da un lato, per chi s'ascende al tempio; oscuro vestibolo dall'altro, ove si conservan l'armi, e le spoglie de' miseri, che furon già barbaramente sacrificati.

Toante, ministri
 
Toante, ministri
<- Ifigenia, Pilade, Oreste, guardie
Toante, Coro
Con face lugubre

La vittima s'avanzi / Eccola / Ah taci

 

Si sospenda: sentite / Il sacro rito

Toante, ministri, Ifigenia, Oreste
Pilade, guardie ->

Sì: tutte, a poco a poco

ministri, Ifigenia, Oreste
Toante ->

Oh decreto fatal! Sacri ministri

Ifigenia, Oreste
ministri ->

Ifigenia, Oreste
<- Tomiri

E mi lasci così? Senti ah / Tomiri!

Ifigenia, Oreste
Tomiri ->

Ma Pilade, l'amico? / In un con gli altri

Oreste
Ifigenia ->

Qual cangiamento inaspettato! Oh come

Oreste ->

Veduta interna di vasto e splendidissimo tempio consacrato a Diana; ara magnifica nel mezzo, senza la statua del nume.

Toante, custodi
 

E Ifigenia non vien? Custodi, andate

Toante, custodi
<- ministri

Ahimè! Che intesi Qual tremenda è questa

Toante, custodi, ministri
<- Tomiri

Toante, custodi, ministri, Tomiri
<- Merodate

Che dice? Che fa Toante?

Merodate, Tomiri, Toante
Al regio letto
Toante, custodi, ministri, Tomiri
Merodate ->
 
Toante
Tomiri, ministri, custodi ->

Andrò. Ma senza aita

Pietà! Soccorso? Eh lo presume invano

(Toante furioso corre sull'ara e rimane sepolto sotto gli avanzi della distrutta mole, che cadendo, presenta un ammasso enorme di fumanti rovine, con una parte di selva incendiata, ed ancora ardente da un lato; e prospetto di marina spiaggia in lontananza)

Toante ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena ultima
Bosco sacro a Diana; facciata del tempio della dèa sulla destra; spiaggia di mare in prospetto con... Piccole terme nella reggia con fontane, giochi d'acque, e grotteschi. Vasto anfiteatro contiguo alla reggia; palco reale con trono sulla destra; serragli di fiere in prospetto;... Cortile nella reggia. Cabinetto. Magnifica sala regia splendidamente adorna d'illuminazione... Cupo, ed orridissimo fondo di torre, chiuso da una cataratta, che aprendosi, serve di scala per discendervi;... Ritiro delizioso ne' giardini reali. Sotterraneo del tempio di Diana, che rappresenta un cavernoso, e profondo speco; è questo illuminato... Veduta interna di vasto e splendidissimo tempio consacrato a Diana; ara magnifica nel mezzo, senza la statua...
Atto primo Atto secondo

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