Scena prima |
Bosco sacro a Diana. Facciata del tempio della dèa sulla destra. Spiaggia di mare in prospetto con dirupati pericolosi scogli a sinistra. Vedesi elevata nella sommità dello scosceso sasso un'alta impenetrabil torre, che difende il lido, e scopre di lontano i legni, che vengono per approdare al medesimo. |
(♦) (nessuno) <- greci, Pilade <- sciti <- Ifigenia | ||
IFIGENIA |
(agli sciti) E voi fermate l'incaute piante. (accennando gli prigionieri) La vil turba inerme nella vicina torre vadasi a custodir. Sol questo audace meco rimanga. Udiste? Sacra a Diana è questa foresta inaccessibile. Non lice a lui ritrarne il piè, ch'orme profane qui temerario impresse. Il nume offeso pria convien che si plachi. | |||
(partono gli sciti, conducendo gl'incatenati greci verso la vicina torre) | sciti, greci -> | |||
PILADE |
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IFIGENIA |
Io quella sono, che di tua vita il filo troncar dovrebbe. A me così del regno la legge impone. Altro alla tua salvezza scampo non vidi, che sottrarti all'ire di quel popol feroce. Al mio disegno del violato bosco il pretesto giovò. | |||
PILADE |
Stelle! E pur queste di Tieste non sono le ree contrade! | |||
IFIGENIA |
Ah trema. Misero, tu non sai qual ti sovrasti terribile sventura! Odi. Tu premi della Scizia crudele le barbariche arene. Il soglio avito alla real Tomiri oggi ne usurpa l'inumano Toante. | |||
PILADE |
E che degg'io da lui temere? | |||
IFIGENIA |
In questo tempio nefando, il cenno è suo, si svena chiunque ai nostri approda lidi esecrandi. | |||
PILADE |
E al detestabil rito chi s'opponga non v'è? | |||
IFIGENIA |
Per me soppresso fu fin dal dì che scelta al grado eccelso del sacerdozio io fui. | |||
PILADE |
Perché vuoi dunque ch'ora io paventi? | |||
IFIGENIA |
Nuovamente accese del tiranno i furori un greco insano. | |||
PILADE |
Un greco? | |||
IFIGENIA |
Sì. | |||
PILADE |
Né sai com'ei s'appelli? | |||
IFIGENIA |
No. La patria, gli avi, col nome suo persiste ostinato a tacer. | |||
PILADE |
Ma l'ire antiche come ha questi potuto un'altra volta nel tiranno svegliar? | |||
IFIGENIA |
Congiunta crede a un fatal simulacro della triforme dèa l'usurpator de' giorni suoi la sorte. Pegno così geloso il forsennato greco vantarsi osò che a noi rapir volea. | |||
PILADE |
(Numi, che intesi! Oh troppo incauto amico!) E di costui che avvenne? Qual supplizio?... | |||
IFIGENIA |
Fra poco di fameliche belve fiero pasto sarà. | |||
PILADE |
(Misero, oh dio!) Né spettator poss'io dello scempio crudel?... | |||
IFIGENIA |
Scitico ammanto può solo agli occhi altrui nasconderti. M'attendi; te 'l prometto l'avrai. Ma se t'è caro il viver tuo, ritorna pronto a celarti in questo inospite recinto. Alla tua fuga poi propizio il cielo qualche via ne aprirà. | |||
PILADE |
Quanto mai deggio al tuo bel core. | |||
IFIGENIA |
Familiare affetto è la pietà de' miseri nel petto. | |||
PILADE |
Tu misera! Ma come? | |||
IFIGENIA |
Anch'io straniera abito questa terra. Esposta anch'io d'un malvagio qui sono alle voglie proterve... Ah che in pensarci mi sento inorridire. A me destina l'aborrito Toante, per colmo d'empietà, delle sue nozze il sacrilego laccio. E in tanti affanni com'esser non potrei di te pietosa? Per l'altrui periglio ah facilmente a palpitare impara chi gl'insulti provò di sorte avara. | |||
Ifigenia -> | ||||
Scena seconda |
Pilade solo. |
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Oh tradite speranze! Il caso atroce preveder chi potea? Così la fede de' creduli mortali dunque in ciel si delude? Oh male intesi oracoli fallaci! Ecco la calma, menzognere deità, che al caro amico qui prometteste! Ecco qual fine avranno le tue smanie funeste, Oreste sventurato! Ah l'infelice in che v'offese, o dèi? La destra ultrice del parricida acciaro un vostro cenno a lui già non armò? Non dirigeste voi stessi il colpo? Sol d'Egisto il seno ei trafigger pensò. Non osservata Clitennestra s'oppose: e per salvare altrui, sé stessa espose. Ma folle ahimè! Di che mi lagno? Io solo, Oreste amato, io fui cagion di tue sciagure. All'onde in seno perché rimasi, sconsigliato? Ah teco dovea la spiaggia ignota venirne ad esplorar. Forse... ma il fallo emenderò. Nel tuo cimento estremo, non dubitar, m'avrai compagno. E quando il ciel mi neghi di salvarmi il vanto, fedele almen saprò spirarti accanto. | |||
Pilade -> | ||||
Scena terza |
Piccole terme nella reggia con fontane, giochi d'acque, e grotteschi. |
(nessuno) <- Ifigenia, Tomiri | ||
IFIGENIA |
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TOMIRI |
Decisa è dunque già del reo la sorte? | |||
IFIGENIA |
Or ora nell'arena fatal convien ch'ei mora. | |||
TOMIRI |
E Toante?... | |||
IFIGENIA |
E Toante nell'ira sua costante, non ristette ch'è degno di pietà chi delira, e non di sdegno. | |||
TOMIRI |
Né simular fallace il contumace greco potrebbe i suoi deliri? | |||
IFIGENIA |
Io la sua frode scorger saprò. Condotto qui a momenti ei sarà. | |||
TOMIRI |
Né della patria forse troppo seduce te l'amore a suo pro? | |||
IFIGENIA |
La patria ognuno sia scita, o pur sia greco, se reprobo non è, comune ha meco. | |||
TOMIRI |
Pur della Grecia in grembo so che nascesti. | |||
IFIGENIA |
È ver. Ciascun l'ignora. A te sola è palese. E sovvenirti perciò dovresti... | |||
TOMIRI |
Sì: mi torna in mente d'Aulide il sacrifizio: e so qual fola accreditar convenne per involarti alle commosse squadre. | |||
IFIGENIA |
Pietosa madre, in vita Clitennestra serbarmi così cercò. Ma... | |||
TOMIRI |
In breve di sì tenera cura il dolce frutto raccor potrà. Già prende novella forma il tuo destino. Ignota ai genitori, e al mondo ognor fra noi non resterai. L'instabile fortuna cangiò per te d'aspetto. Oggi son io dell'ire sue l'oggetto. | |||
IFIGENIA |
Forse, chi sa?... | |||
TOMIRI |
Non giova lusingarmi di più. Toante infido vuol che in barbaro lido soglio straniero a mendicare io vada. Il sarmate s'attende, che sua sposa mi chiede. A lui l'ingrato la mia destra assicura. E ardisce intanto l'usurpato mio trono (con ironia amara) a beltà più felice offrire in dono. | |||
IFIGENIA |
Quest'amara favella... | |||
TOMIRI |
In che t'offendo? Non è tua colpa, il veggo, se quel vezzoso ciglio (con ironia amara) l'altrui pace così mette in periglio. | |||
IFIGENIA |
(con risentimento) Principessa, agli oltraggi sappi ch'usa io non son. | |||
TOMIRI |
(con derisione acerba) Ma tempo ancora per me non è di tributarti omaggi. | |||
IFIGENIA |
Questi non chiedo: e quegli meritar non credei. | |||
TOMIRI |
Un geloso timor... | |||
IFIGENIA |
La gelosia... | |||
TOMIRI |
È specie di follia. | |||
Tomiri -> | ||||
Scena quarta |
Ifigenia, indi Oreste fra le Guardie. |
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IFIGENIA |
Quei trasporti perdono. Ogni aura, ogni ombra fa gli amanti tremare, e pur ciascuno di sé presume. E pur chi s'innamora meritar da chi adora ingiusto crede eterne prove di costanza, e fede. Una beltà, che alletta, e che seduce perciò sovente incolpa dell'altrui leggerezza. E cercando alla colpa d'un infedel così pretesto, e scusa, il reo difende, e l'innocente accusa... (guardando verso la scena) Ma già il Greco s'appressa. Oh qual tumulto improvviso d'affetti a me nell'alma sento destarsi! Oh come incerto ei muove le dubbiose piante! Che sguardi! Qual sembiante! | |||
ORESTE |
(viene muovendo incerto i vacillanti passi, e guardando smanioso d'intorno) È questo il loco del mio supplizio? È pronto empi ministri, ancora il ferro, il foco? Che si tarda? Ecco il petto. Si finisca una volta... (incontrandosi con Ifigenia, spaventato fa qualche passo indietro) Ahimè che aspetto! La madre!... Ove m'ascondo? | <- Oreste, guardie | ||
IFIGENIA |
A me dinnanzi perché fuggir Di che paventi? In viso guardami. Non temer. | |||
ORESTE |
(guardandola sempre bieco senza fissarla in volto, e senza accostarsele) Sì, ti ravviso, ombra implacata. Ah lascia di venirmi d'intorno. Parti. Che vuoi? Non funestarmi il giorno. | |||
IFIGENIA |
Tu deliri, infelice. | |||
ORESTE |
Ancora di stragi sazia forse non sei? Svenami: appaga, barbara, il tuo furore. Vieni, vieni, crudel; strappami il cuore. | |||
IFIGENIA |
Misero, questo seno tu non miri... | |||
ORESTE |
(volgendo altrove inorridito lo sguardo) T'intendo. Agli occhi miei oh dèi! mostrar vorresti aperta ancora, ancor di sangue immonda l'aspra ferita... Ah no: ferma; che troppo, troppo per mio tormento, la tragedia funesta io mi rammento. | |||
IFIGENIA |
Ifigenia -> | |||
Scena quinta |
Oreste solo. |
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(con accompagnamento d'istrumenti sino al fine) | ||||
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Grazie ai numi, partì... Ma come oh dio! Ma qual rimasi?... E dove ora son io? Che lamenti?... Quai voci terribili, e feroci? (dopo essersi guardato stupido d'intorno com'uomo, che sognando, improvvisamente si desti) All'aer nero, che m'ingombra, e circonda... alla barca, al nocchiero, riconosco di Lete alfin la sponda. Sì: di morte io già sono nel tenebroso regno. Ascolto il suono de' queruli ululati, de' tremendi latrati: e fremer sento alla mia vista cento larve, e cento. (ritirandosi spaventato come chi venga improvvisamente assalito) Misero ahimè! Scuotendo le nere faci, e le viperee chiome, ecco le Furie ultrici! Barbare, e quando, o ciel! Quando sarete paghe di tormentarmi? Ah m'uccidete: o per pietà lasciate che un momento io respiri (s'abbandona sopra un sedile) nel pelago crudel de' miei martiri. Ma stolto, a chi ragiono?... Io chiudo in seno i carnefici miei. Rimorsi atroci, vi sento sì, vi sento... Ah madre! Ah fiera rimembranza molesta! (si leva in piedi pieno d'agitazione) Chi mi soccorre, oh dio! Che smania è questa! | |||
nell'alma vi sento. Che fiero tormento! Che abisso d'affanni! Che eccesso inumano d'insano ~ dolor! (nuovamente vinto dalla stanchezza, abbandonasi sopra un altro sedile) Se manca la spene, m'uccidan le pene; che in mezzo ai rigori di barbara sorte, sollievo è la morte d'un misero cor. (parte) | Oreste -> | |||
Scena sesta |
Vasto anfiteatro contiguo alla reggia. Palco reale con trono sulla destra. Serragli di fiere in prospetto. Cancelli nel fondo, che congiungono le due estremità dell'anfiteatro. A questo si scende da un'elevata collina circondata, ed adorna di magnifiche fabbriche. Dalla sommità della medesima s'inoltra Merodate, re de' Sarmati sopra fastoso carro tirato da quattro domite fiere. È preceduto da una marcia di militari istrumenti: dalle sue Guardie, e da molti Schiavi mori, che vengono conducendo in catene belve, Nani, e Giganti; nuziali doni, che alla real Tomiri destina il genio incolto del settentrionale stravagante monarca. Molti Paggi mori splendidamente vestiti circondano il carro. Altri Guerrieri sarmati lo seguono; e la curiosa turba della popolar moltitudine disordinatamente l'accompagna. Toante, ed Ifigenia scortati da' reali custodi vengon ad incontrarlo nell'anfiteatro. |
(nessuno) <- guardie, schiavi mori, Merodate, giganti, nani, paggi mori, guerrieri sarmati, Toante, Ifigenia, custodi reali | ||
MERODATE |
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TOANTE |
(Che orgoglio!) | |||
MERODATE |
Venga. Sieda al mio piè. S'avvezzi al soglio. | |||
IFIGENIA |
(Che strano fasto!) | |||
TOANTE |
(additando la reggia a destra del teatro) La real donzella dalla reggia vicina qui a momenti sarà. Permetti intanto che d'ospite sì degno in questo giorno vada lieto, e superbo il mio soggiorno. | |||
MERODATE | ||||
CORO DI GUERRIERI SARMATI (con l'istesso accompagnamento de' loro militari istrumenti) Pace al mondo, a noi riposo generoso ~ il re donò. Fra il diletto, ed il piacer, per un dì goder si può. Lieto viva il nostro re, che ~ la pace, a noi donò. Per un dì goder si può. | ||||
schiavi mori, giganti, nani, paggi mori, guerrieri sarmati -> | ||||
Scena settima |
Mentre cantasi il coro, si ritira il carro di Merodate: Tomiri venendo colle sue guardie dal fondo dell'anfiteatro, s'arresta ad osservar con ironica ammirazione lo strano corteggio, ed i mostruosi doni del sarmate regnante. |
<- Tomiri, guardie di Tomiri | ||
MERODATE |
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TOMIRI |
(con ironica ammirazione) Ne' mostruosi doni appunto adesso il donatore io contemplavo espresso. | |||
MERODATE |
(a Toante, dopo aver dato uno sguardo bieco, e sprezzante a Tomiri) Con chi parla costei? | |||
TOMIRI |
(senza avvicinarlesi) Il sarmate sei tu? | |||
MERODATE |
(a Toante, dopo aver guardato Tomiri senza avvicinarlesi) Questa è la sposa? | |||
TOANTE |
Sì. | |||
IFIGENIA |
(a Merodate) Qual ti sembra? | |||
MERODATE |
Aspetta... (dopo aver curiosamente considerata Tomiri da capo a piedi) Aspra, e orgogliosa. | |||
TOANTE |
Quell'aria bellicosa forse t'incresce? | |||
MERODATE |
No 'l so dir. | |||
IFIGENIA |
Ma pure?... | |||
MERODATE |
(ad Ifigenia con aria importante) Un non so che nel volto vagheggio a te, che molto più piace agli occhi miei. | |||
TOMIRI |
(con ironia, guardando l'uno, e l'altra) Degna è d'invidia inver parti con lei. (con asprezza a Merodate) Altrove pur contenta (ironicamente ad Ifigenia) l'illustre avventuriera porti il piè vagabondo: di sua presenza onori un altro mondo. | |||
IFIGENIA |
(Torna agl'insulti. Or si punisca.) (a Tomiri, affettando mistero) È nota più che ad ogni altro, a te qual mi ritiene sulle scitiche arene alta cagion. | |||
TOANTE |
Fra noi sacra interprete è questa de' voleri del ciel. | |||
MERODATE |
Vano costume. Ha in me solo il suo nume il felice mio regno. | |||
TOMIRI |
(con ironia, accennando prima Merodate, indi Ifigenia) Del nume invero il sacerdote è degno! | |||
TOANTE |
(Si tronchino le asprezze.) Signor, trascorre l'ora alle feste prescritta. Andiam. Vedrai come lieta la Scizia oggi ti onora. | |||
MERODATE |
Si vada. (s'incammina gravemente) | |||
TOANTE |
(a Tomiri) E tu, più saggia, o principessa di meritar procura gli affetti suoi. | |||
MERODATE |
(tornando lentamente indietro) M'ama. Lo so, lo veggo. (a Tomiri) Ma importuno m'offende, se gelosa ti rende, l'istesso amor. Fra mille beltà rivali a chi te sola elegge, brami tu di piacer? Senti la legge. | |||
Gli attori vanno ad occupar il palco reale, si sgombra l'anfiteatro, e si riempion le logge di spettatori. Dando quindi le trombe l'usato segno, sortono due schiere di lottatori: e colle sempre variate figure de' loro destri, e vigorosi combattimenti danno principio alle feste prescritte per onorar la venuta di Merodate. | <- spettatori, lottatori | |||
Scena ottava |
Gli attori della scena precedente, indi Pilade, e Oreste. |
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TOANTE |
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ORESTE |
<- Oreste, guardie sarmate, Pilade | |||
PILADE |
(da una delle logge gli getta l'armi, ind balza egli stesso nell'arena) Difendi i giorni tuoi. Pilade è teco. | |||
ORESTE |
Pilade è meco? Ad assalirmi or venga il ciel, l'inferno, se non basta il mondo. Se Pilade è con me, non mi confondo. (raccoglie l'armi) | |||
TOANTE |
Si disarmin gli audaci. | |||
(al cenno di Toante si tornano a chiuder i serragli, de' quali s'erano aperti a metà i cancelli; e le guardie escono ad assalir Pilade, e Oreste. Attaccati dalle guardie reali, intrepidamente si difendono; ed incalzati gagliardamente dalla moltitudine, combattendo si disviano a destra verso la reggia) | ||||
PILADE |
Ecco il cimento. | |||
ORESTE |
Se Pilade è con me, non mi sgomento. | |||
Pilade, Oreste, guardie -> | ||||
Scena nona |
Cortile nella reggia. |
Pilade, guardie, Oreste <- Toante, sciti | ||
ORESTE |
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TOANTE |
(alle guardie, che incatenan Pilade, e Oreste) Avvinto fra duri lacci, in carcere distinto l'uno, e l'altro si serbi. | |||
ORESTE |
Al tuo furore una vittima basti. Il reo son io. Brami il sangue, o tiranno? Eccoti il mio. | |||
TOANTE |
Perfido... | |||
PILADE |
Ah no: m'ascolta. Io fui, che il trassi meco all'audace impresa: io la sua fuga tentai coll'armi: io solo d'ogni eccesso son reo, son delinquente. | |||
ORESTE |
Barbaro re, t'inganni. Egli è innocente. Amicizia lo sprona a offrir la sua, per salvar la mia vita. I giorni tuoi assicurar se vuoi, sol di mia morte il cenno affretta. Ah se le mie ritorte io potessi spezzar, quel core iniquo a trafigger verrei nel tempio, innanzi all'are, in braccio ai dèi. | |||
TOANTE |
Scellerato... | |||
PILADE |
A quell'ire non ti fidar; che di pietà son figlie. Di me solo paventa. Io non t'insulto con simulati sdegni. Di me ti guarda. | |||
TOANTE |
Ah questo è troppo, indegni! Se la morte bramate, saprò, saprò appagarvi. Empi, tremate. (minacciando or l'uno, or l'altro) | |||
Toante -> | ||||
Scena decima |
Pilade, e Oreste fra le Guardie, che con violenza a separarli gli affrettano. |
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ORESTE |
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PILADE |
Sventurato Oreste... | |||
PILADE E ORESTE |
Separarci dobbiam! | |||
ORESTE |
Dunque la vita per me tu perdi? | |||
PILADE |
Oh dèi! Contento io morirei, se almen potessi il tuo sangue serbar, versando il mio. | |||
| ||||
(si abbracciano teneramente) | ||||
ORESTE |
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PILADE |
Oh che addio fatale è questo! | |||
ORESTE |
(alle guardie, che con violenza gli affrettano a separarli) Ah restate un sol momento, mostri rei di crudeltà. | |||
PILADE |
(alle guardie come sopra) Sì, fermate: il mio tormento in voi desti almen pietà. | |||
| ||||
(s'abbraccian di nuovo) | ||||
ORESTE E PILADE (a forza svelti, e divisi, partono smaniosi, ora volgendosi uno verso l'altro in atto d'abbracciarsi; ed ora prorompendo in invettive contro le guardie, che li dividono) Degli affanni ~ miei tiranni non vi muove il fiero eccesso? Oh che barbara empietà! | ||||
Oreste, Pilade, guardie -> |
Bosco sacro a Diana; facciata del tempio della dèa sulla destra; spiaggia di mare in prospetto con dirupati pericolosi scogli a sinistra; vedesi elevata nella sommità dello scosceso sasso un'alta impenetrabil torre, che difende il lido; cielo ingombro d'oscurissime nuvole, pioggia, grandine, tuoni, baleni, e fulmini; il mare è agitato, e sconvolto dal contrasto d'impetuosi venti, che scuotono, piegano, ed abbattono gli alberi della vicina selva.
(comparisce una lacera, e sdrucita nave, dal furor della procella è trasportata a infrangersi contro gli scogli; si calman l'onde, il cielo si rasserena)
(s'attacca sulla spiaggia un ostinato, e fiero combattimento)
Stranier, cedi al tuo fato. E voi fermate
Oh tradite speranze! Il caso atroce
Piccole terme nella reggia con fontane, giochi d'acque, e grotteschi.
Quei trasporti perdono. Ogni aura, ogni ombra
Grazie ai numi, partì... Ma come oh dio!
Vasto anfiteatro contiguo alla reggia; palco reale con trono sulla destra; serragli di fiere in prospetto; cancelli nel fondo, che congiungono le due estremità dell'anfiteatro; a questo si scende da un'elevata collina circondata, ed adorna di magnifiche fabbriche.
(s'inoltra Merodate sopra fastoso carro tirato da quattro domite fiere; vengono condotti in catene belve, nani, e giganti)
(vigorosi combattimenti)
Il reo s'esponga: e dalle ferree gabbie
(combattimento fra le guardie che assalgono Oreste e Pilade)
Cortile nella reggia.
Stelle inimiche! L'infedele acciaro
Pilade amato / Sventurato Oreste