Atto terzo

 

Scena prima

Sala reale con apparato di convito nuziale.
Eurillo, incaricato da Almaro della cura, e direzione della festa.

 Q 

Eurillo

 

 

Servi, lacchè, trabanti,  

fabri, operari oh là!

Questa gente dov'è?

Nulla senza di me

in corte non si fa,

qui non applica alcun a ciò che deve;

un gioca, l'altro beve.

Io solo penso a l'util del padrone:

grido, travaglio, sudo,

e poi tutti mi trattan da buffone!

Almaro mi conosce

fedele e diligente, e vuol ch'io sia

in casi d'allegria

supremo direttor ed intendente;

ma non arriva a' gradi del governo

chi la fatica teme,

il riposo, e 'l favor non vanno insieme.

 

Per aver fortuna in corte  

convien esser animal:

vigilar al par d'un gallo,

favellar da pappagallo,

e trottar com'un caval.

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Scena seconda

Henrico, Eurillo.

<- Henrico

 

HENRICO

Che superbo apparecchio è questo amico?  

EURILLO

Tu sei ben forastiero! ancor non sai

ch'essendo morto Henrico,

oggi si fan le nozze

di Metilda, e d'Almaro?

Io sol tutto preparo,

e vado ad ordinar machine, fuochi,

opere, serenate, ed altri giochi.

HENRICO

Su, che fate speranze ingannate?

Su, che dite mie glorie tradite?

Vendicate l'amor, e l'onor.

Nel mio petto s'estingua l'affetto,

più non v'arda che sdegno, e furor.

Dunque mi preservaste

ne l'onde, ne le guerre, e ne' deserti

da' perigli mortali

per riservarmi, o stelle, a più gran mali?

Che poteva di peggio

architettar l'inferno?

Così mi tratta il fato?

Così m'hanno ingannato

di Metilda la fé, d'Almaro il zelo?

E lo tolleri o cielo?

Ma sin che giunga il tempo

di scoprirmi, e sturbar questi imenei,

fia meglio moderar gl'impeti miei.

Eurillo ->

 

Scena terza

Metilda, Almaro, Idalba, Ircano. Henrico in disparte.

<- Metilda, Almaro, Idalba, Ircano

 

METILDA

Odiosi apparecchi,  

pompe calamitose,

nozze precipitate

quanto mi contristate!

Per mia pace, e mia gloria

vorrei che si cangiasse in funerale

la festa maritale,

e fosser per unirmi al mio consorte

le faci d'Imeneo, faci di morte.

ALMARO

Vieni bella Metilda,

rasserena le ciglia,

né lugubre memoria

intorbidi quel viso,

ch'è de le mie delizie il paradiso.

 

Non si parli più di morti,  

non si pensi ch'a goder;

troppo son rapidi e corti

i momenti del piacer.

 
(andando Metilda e Almaro a porsi a tavola)

IDALBA

Trionfa l'infedele.  

IRCANO

Fuggi la vista sua.

IDALBA

Partir non posso.

IRCANO

L'onor te lo comanda.

IDALBA

Amor mi frena.

IRCANO

Tiranna servitù!

Insieme

IDALBA

Dura catena!

 

IRCANO

Tu dovresti sprezzar chi ti disprezza.

IDALBA

Vorrei sprezzarlo, e pur convien ch'io l'ami.

IRCANO

Tiranna passion!

Insieme

IDALBA

Duri legami!

 
(Henrico va a porsi dietro la sedia di Metilda)

ALMARO

Metilda in tua salute

vuoterò questa coppa.

Ma d'altra sete acceso

molto più bramerei

rinfrescar ne' tuoi baci i labri miei.

(mentre vuol bere Henrico lascia cadere un anello ne la tazza di Metilda)

METILDA

Al incontro io vorrei

per ritornar al mio marito in seno

che quant'assaggerò fosse veleno.

Ch'anello è quel che miro

in fondo de la tazza?

Lo riconosco o cieli,

è l'anello d'Henrico!

Gemma de la mia fede

sigillo, e rimembranza,

tu rimproveri a me quest'incostanza:

qual caso, qual mistero

qui lo fece cader? Ma più riguardo

quell'ignoto guerriero

a l'aria, al portamento

più sembra a gli occhi miei...

(levandosi impetuosamente da tavola correndo ad abbracciar Henrico)

No, no che non m'inganno, Henrico sei!

METILDA

Sin or m'afflissi a torto.

Io ti riveggio al fine.

Insieme

HENRICO

Sin or m'offesi a torto.

Adorato mio ben, dolce conforto.

 

ALMARO

E qual fantasma errante

le mie nozze funesta?

HENRICO

Almaro cessa

cessa di vaneggiar, e far l'amante;

io sono Henrico, e non fantasma errante.

ALMARO

Signor sorpreso, attonito, confuso

a l'improvviso fatal arrivo,

non so se sogno, o vivo.

Ti credei morto, e la duchessa amai

e tu scusar mi déi:

se conosci, ed adori i pregi suoi

saran discolpe mie gli esempi tuoi.

Ma posso assicurarti

ch'in questo cor mai non entrò disegno

di te, di me, di sì bell'alma indegno.

HENRICO

Basta Almaro; t'abbraccio,

e più che mai mi ti dichiaro amico.

ALMARO

A questo tratto io riconosco Henrico.

Ma tu perdona ancora

generosa Metilda,

perdona a questo cor, s'alzò l'affetto

a quanto ha fatto il ciel di più perfetto.

METILDA

Non voglio ricordarmi

che de' servigi illustri,

ch'hai resi a questo stato:

e potrà Bardevico

farne fede ad Henrico.

HENRICO

Al fin de l'opra

ch'hai sì ben cominciata

pria che finisca il dì corriamo Almaro.

(rivolto a Metilda)

Se parto a pena giunto

soffri caro mio ben, che per poch'ore

ceda al dover l'amore.

METILDA

Ite, vincete

acciò ch'onor richiede,

ch'ordina la ragione

un generoso amor mai non s'oppone.

D'un'anima grande

la gloria è l'amor;

più belle ghirlande

de' mirti han gli allor.

 

HENRICO E ALMARO

Non si pensi più ch'a la gloria  

gli altri affetti son vanità:

sol in seno de la vittoria

sta la vera felicità.

Henrico, Metilda, Almaro ->

 

Scena quarta

Idalba, Ircano.

 

IDALBA

Speranze già morte  

fioritemi in sen.

Voi siete risorte

in men d'un balen;

mi mostra la sorte

il viso seren.

 

IDALBA

Il ritorno d'Henrico  

m'ha fatto ritornare all'improvviso

nel cor la gioia, e su le labra il riso!

Vedesti Ircano mai

nascer dal fosco sen d'atra procella

serenità più bella?

IRCANO

Tu t'ingolfi da nuovo

ne le Sirti, e nei scogli;

e rinovando vai,

se rinovi la speme, i tuoi cordogli.

IDALBA

Se sin or ondeggiò nel pianto assorto

quest'affannato core,

lascia che speri or che rimira il porto.

IRCANO

A torto spera, e si rallegra invano;

per lei sarebbe il disperar più sano.

 

La speranza è un falso ben,  

che lusinga ed assassina;

par al senso medicina,

ed all'anima è velen.

Idalba, Ircano ->

 

Scena quinta

Errea.

<- Errea

 

 

Mori infelice Errea,  

va' co' demoni tuoi

nel baratro profondo,

già che per le tue colpe

t'aborre il ciel, e ti detesta il mondo.

La corte ch'adulò la tua fortuna,

sincera a' tuoi delitti,

di mille morti ti dichiara rea.

Mori infelice Errea.

Tu tradisti Metilda

a cui porgesti il latte:

parricida nutrice, ingrata serva,

vendesti avaramente

padrona liberal, figlia innocente;

ne le lor crudeltà, ne' loro incanti

non fer peggio di te Circe, e Medea.

 

Maledetta sia l'avarizia,  

del mio cor malia fatal;

rea cagion d'ogni ingiustizia,

instromento d'ogni mal.

Errea ->

 

Scena sesta

Metilda.

<- Metilda

 

 

Più non ho da dolermi,  

più non so che bramar numi pietosi.

Vi lodo, e benedico,

basta per me che sia ritornato Henrico,

è tempo di gustar delizie, e gioie.

Voglio dimenticarmi

timor, pianti, sospiri, affanni, e noie,

per riparar i mali,

che sin or machinò fato nemico,

basta ch'al fin sia ritornato Henrico.

Assai piansi, e m'afflissi,

or son contenta, e lieta

e d'ogni mio desir tocco la meta;

per tranquillar i moti,

per consolar i voti

d'un animo pudico,

basta ch'al fin sia ritornato Henrico.

 

Io respiro  

al ritorno del mio ben:

la vita, e 'l giubilo mi torna in sen;

io respiro,

l'atre nubi al fin spariro;

al ritorno del mio ben

risplende a l'anima lieto seren.

 

Metilda ->

 

Scena settima

Bardevico assediata.
Eurillo armato.

 Q 

Eurillo

 

 

Le nozze di Metilda,  

i sospiri d'Almaro,

i sudori d'Eurillo in fumo andaro.

Quante fatiche, e spese

son buttate via!

Così vanno l'imprese

di teste assai più sagge de la mia.

Un uomo sol che vien di Palestina

tutto ha posto in ruina.

Addio nozze, e conviti,

buffoni, e parassiti: in questa terra

sol si pensa a la guerra. Anch'io che fui

ruffian, scalco, intendente,

son guerrier al presente.

 

È la guerra un bel mestier  

quando si ha tavola franca:

vada ben o vada mal,

sin che sto col general

non mi manca

né buon vin, né buon quartier.

Eurillo ->

 

Scena ottava

Idalba, Ircano.

<- Idalba, Ircano

 

IDALBA

Son risoluta  

di vincer, o morir;

di vincer un ingrato

o nel morirgli a lato

dar fine al mio martir.

 

IRCANO

Signora ti scongiuro!  

Per quanto devi al padre,

a la tua gloria, ed a l'inutil merto

del mio lungo servir, muta, deh muta...

 

IDALBA

Son risoluta

di vincer, o morir.

 

IRCANO

Se vedessi com'io

il precipizio ov'a cader tu vai

IDALBA

Predica quanto puoi, di' quanto sai,

tu non mi piegherai.

IRCANO

Ch'imperioso umor!

IDALBA

Indiscreto censor, genio severo!

IRCANO

Che dirà 'l padre, e che dirà l'impero?

IDALBA

Diran quel che vorranno.

IRCANO

Ti perderai.

IDALBA

Mio danno:

persa già son se non racquisto Almaro.

IRCANO

A femminil follia non v'è riparo.

 

Quanto son precipitose  

ne' lor impeti le dame!

Si potria più facilmente

fermar fulmine, e torrente,

che dar legge a le lor brame.

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Scena nona

Henrico, Almaro, ed i suddetti.

<- Henrico, Almaro

 

HENRICO

Chi rifiuta la clemenza  

provi l'armi del rigor,

se l'irrita l'insolenza

la bontà divien furor.

 

ALMARO

D'ogni parte è ristretta,  

e per sottrarsi a l'ultima ruina

la temeraria plebe in van s'ostina.

HENRICO

Si pentirà d'aver offeso Henrico,

e la posterità

a pena un dì saprà

che qui vi fu Bardevico.

 

<- soldati all'assalto

Al sangue, al fuoco;  

a le vendette, a l'armi.

Ne la perfida città

sesso, età non si risparmi.

 
Intanto con varie macchine si va scuotendo ed aprendo la muraglia, e quelli di dentro si difendono gettando pietre.
 

 

Venite anime audaci  

sa punir questo ferro i contumaci.

 
Qui dopo varie ingiurie fanno gli assediati una sortita, e si comincia la mischia.

<- soldati assediati

Almaro vien circondato, e quasi preso. Idalba lo soccorre, e lo libera.
 

IDALBA

Veggo Almaro in periglio,

voglio salvarlo.

IRCANO

Io ti secondo.

IDALBA

Mori

o lascia il mio signor.

ALMARO

Merina de la vita

io ti son debitor.

 

soldati assediati ->

IDALBA

L'alma darei

per meritar d'esser da te gradita.

HENRICO

Respinta è la canaglia,

si sforzi la muraglia.

ALMARO

La breccia ancor...

HENRICO

Io m'aprirò la strada

e farò che tutt'arda, e tutto cada.

 
Qui vanno i Principi alle mura, e le sforzano: Henrico v'entra seguìto dall'esercito vittorioso.

Henrico, Almaro, Idalba, Ircano, soldati all'assalto ->

 
 

Scena decima

Porta della città di Luneburgo ornata a guisa d'arco trionfale.
Errea.

 Q 

Errea

 

 

Fuggo ma non so dove  

da l'ira di Metilda:

l'offesa sua bontà, la colpa mia

mi sta nel cor impressa;

vorrei fuggir me stessa,

celarmi al ciel, al sol. Ma meco porto

furie persecutrici

ed i misfatti miei son miei supplici...

 

Per punir un grave eccesso  

il rimorso de l'interno

ha 'l flagello sempre in man,

e nel mondo, e ne l'inferno,

ogni reo serve a sé stesso

di carnefice, e tiran.

 

Scena undicesima

Eurillo, Errea.

<- Eurillo

 

EURILLO

Vittoria, vittoria  

è preso Bardevico:

devo avvisar Metilda, acciò che venga

ad incontrar il trionfante Henrico.

Così lieta novella ogn'un ricrea;

e tu sei mesta Errea?

In testa senza dubbio hai qualche amore?

ERREA

Altre cure ho nel cuore.

EURILLO

La faccia hai squallida

la guancia pallida

senza cinabro, e nei;

tu pati a punto, vecchia come sei.

ERREA

Serba li scherzi a miglior tempo Eurillo,

io persi ogni mio brillo al or che persi

la grazia di Metilda.

Prega in mio nome Almaro

che m'ottenga il perdono,

per ben servirlo in questa pena io sono.

EURILLO

Io ne terrò memoria.

Vittoria, vittoria.

Per aver parte a la gloria

io mi armai come guerrier

e tornai come corrier;

se restavo nel conflitto

da me mai

non saprebbe alcun di voi

il valor de gli altri eroi.

Venni, vidi, e mi salvai

per poterne far l'istoria.

Errea, Eurillo ->

 

Scena dodicesima

Ircano.

<- Ircano

 

 

Idalba ne l'assalto  

sparì da gl'occhi miei,

e la cerco sin ora inutilmente;

temo qualche accidente,

o dio quanti dolori

costano a me mal consigliata figlia

questi tuoi fissi, e pertinaci amori!

Se nel volubil sesso

si biasma l'incostanza,

biasmo in te la costanza,

e 'l mio maggior disgusto

è che t'ostini in un capriccio ingiusto.

 

Han le donne fantasie  

frenesie,

che fan gli uomini impazzir;

esse fanno le follie

e poi tocca a noi soffrir.

 

Scena tredicesima

Idalba, ed Ircano.

<- Idalba

 

IDALBA

Ne la mischia confusa io ti perdei,  

e ti cercavo Ircano.

IRCANO

Al fin mi trovi, e ne ringrazio i dèi.

Stavo con gran timor.

IDALBA

Omai s'accheti

l'inquieto tuo zelo.

IRCANO

A te dia pace, a me riposo il cielo.

IDALBA

Con opportuna aita

permise ch'io salvassi

ad Almaro la vita;

così la mia speranza è stabilita.

Ei sciolto da Metilda

e per obligo novo a me legato,

quando gli scoprirò ch'io son Idalba,

non ardirà due volte esser ingrato.

IRCANO

Scoprirti in un paese

al tuo padre nemico?

IDALBA

Ciò non ti turbi; è generoso Henrico,

né corrompe la guerra alma cortese.

IRCANO

Quest'esempio non ha da Federico.

IDALBA

Deh non mi contradire.

Aiuterà fortuna un giusto ardire.

 

Animosa tolleranza  

sforza, e vince aspro destin.

Cor che s'arma di costanza

ai rigor del dio bambin

sa trovar un lieto fin.

 

Scena quattordicesima

Henrico, Almaro, Metilda in carro trionfale e i sopradetti.

<- Henrico, Almaro, Metilda

 

ALMARO

Se giace Bardevico  

fra le ceneri, e 'l sangue

la colpa è de' ribelli, e non d'Henrico.

HENRICO

Le stragi de' vassalli

altro non sono al fine

che perdite, e ruine,

sfortunati trofei, palme funeste,

e non convien farne trionfi, e feste.

METILDA

Del giubilo che vedi,

degli applausi ch'ascolti è sol motivo

il tuo felice arrivo.

HENRICO

Metilda il rivederti

è mia delizia, e gloria:

basta sol che ti parli, e che ti miri,

diventano trionfi i miei martiri.

(qui smontano dal carro)

ALMARO

In così lieto giorno

deh soffri ch'anco Errea si racconsoli.

Per lei perdon ti chiedo,

io, che l'autore de le sue colpe sono.

METILDA

Che venga; in tuo riguardo io le perdono.

ERREA

Signora il pianto mio

ti mostra assai...

METILDA

Ciò basti.

Spero che a l'avvenir fida sarai.

ALMARO

Ecco la bella schiava

a cui devo la vita.

Tu liberato m'hai

e libera sarai.

IDALBA

Amo le mie catene;

non cerco libertà.

(a parte)

Tu mi devi pietà per altre pene.

ALMARO

Lidauro a me la vendi,

n'avrai quanto pretendi.

IRCANO

Signor prezzo non ha.

ALMARO

Per ogni via

vorrei che fosse mia.

IDALBA

Scoprimi Ircano, è tempo.

IRCANO

È più tua che non credi,

sotto spoglie servili Idalba vedi.

ALMARO

La principessa Idalba?

METILDA

Ch'ascolto!

HENRICO

O caso strano!

IDALBA

Io son Idalba, e quest'è 'l saggio Ircano,

che dal padre per ajo a me fu dato.

EURILLO

E questo mai non me l'avrei sognato.

ALMARO

Io non so che pensar.

IDALBA

Pensa incostante

ch'Idalba se non era a te promessa

non saria schiava, e peregrina errante:

se Metilda ingannò, tradì sé stessa,

lo fece per amor d'un falso amante.

Questa man per punir la rotta fede

ti doveva tor la vita, e te la diede.

METILDA

Raro esempio d'amore!

HENRICO

Mi commove a pietà.

ERREA

Mi fende il core.

EURILLO

Così fiera è costei, che fa spavento.

ALMARO

Ti feci torto Idalba, e me ne pento;

permetti ch'in emenda

la mia fé ti rinnovi, e 'l cor ti renda.

IDALBA

Io son contenta Almaro:

altro non posso dirti.

Eccesso di piacer m'occupa i spirti.

ALMARO

Per sigillar quest'amorose paci

serviran più de le parole i baci.

METILDA

Tra le felicità ch'il ciel comparte

in sì prospero giorno, anco a la gloria

di conoscer Idalba,

e di vederla lieta io prendo parte.

HENRICO

Augusta principessa

quanto devo a la sorte

ch'ordinò le tue nozze in questa corte!

IDALBA

L'onor che qui ricevo

de l'aspre mie vicende

più dolce, e glorioso il fin mi rende.

Per eternar de l'amicizia il nodo

con cui gli animi nostri il ciel qui stringe

vorrei poter un giorno esser capace

di stabilir col genitor la pace.

ALMARO

D'uno a pena ero sciolto

che m'ha l'amor in altro laccio involto.

IRCANO

Meglio che la prudenza

regge il nostro destin la provvidenza.

ERREA

Ogn'un qui s'accompagna a noi siam soli.

EURILLO

Cerca pur compagnia che ti consoli.

Si dia fine ad ogni pena.

 

HENRICO

Giunta è l'ora del gioir.  

 

METILDA

Stella lieta, aura serena

sgombra i nembi de' sospir.

ALMARO E IDALBA

L'imeneo che c'incatena

in due cor spira un desir.

TUTTI

Amor ch'apre un'altra scena

in piacer cangia i martir.

 
Qui col ballo delle Amazzoni e degli Eroi si termina la festa e l'opera.
 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Sala reale con apparato di convito nuziale.

Eurillo
 

Servi, lacchè, trabanti

Eurillo
<- Henrico

Che superbo apparecchio è questo amico?

Henrico
Eurillo ->
Henrico
<- Metilda, Almaro, Idalba, Ircano

(Henrico in disparte)

Odiosi apparecchi

Trionfa l'infedele

Idalba, Ircano
Henrico, Metilda, Almaro ->

Il ritorno d'Henrico

Idalba, Ircano ->
<- Errea

Mori infelice Errea

Errea ->
<- Metilda

Più non ho da dolermi

Metilda
Io respiro
Metilda ->

Bardevico assediata.

Eurillo
 

Le nozze di Metilda

Eurillo ->
<- Idalba, Ircano

Signora ti scongiuro!

 

Idalba, Ircano
<- Henrico, Almaro

D'ogni parte è ristretta

Idalba, Ircano, Henrico, Almaro
<- soldati all'assalto

(scene dell'assedio)

Venite anime audaci

Idalba, Ircano, Henrico, Almaro, soldati all'assalto
<- soldati assediati

(scene di combattimento)

Idalba, Ircano, Henrico, Almaro, soldati all'assalto
soldati assediati ->

(Henrico e i suoi sforzano le mura ed entrano nella città)

Henrico, Almaro, Idalba, Ircano, soldati all'assalto ->

Porta della città di Luneburgo.

Errea
 

Fuggo ma non so dove

Errea
<- Eurillo

Vittoria, vittoria

Errea, Eurillo ->
<- Ircano

Idalba ne l'assalto

Ircano
<- Idalba

Ne la mischia confusa io ti perdei

(carro trionfale)

Ircano, Idalba
<- Henrico, Almaro, Metilda

Se giace Bardevico

(ballo delle amazzoni e degli eroi)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima
Spiaggia del Mediterraneo con mare tempestoso. Atrio del palazzo ducale in Luneburgo. Giardino reale. Deserto con alberi e nido di grifone. Anticamera di Metilda. Squallida, e tenebrosa prigione. Ritorna la prima scena dell'anticamera. Monte Calcario. Sala reale con apparato di convito nuziale. Bardevico assediata. Porta della città di Luneburgo.
Atto primo Atto secondo

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