Atto secondo

 

Scena prima

Luogo remoto della città.
Gilberto, Everardo.

Immagine d'epoca ()

Bozzetti

 Q 

Gilberto, Everardo

 

GILBERTO

Credi, signor, la colpa  

no di Romeo non fu. Teobaldo audace

la sua morte cercò.

EVERARDO

Nelle mie soglie

si spiega insano ardir? Sangue si sparge

d'un amico fedele?

GILBERTO

Egli fu il primo,

ei ricusò la vita.

EVERARDO

Ah ben m'avveggo,

che facile è il tuo cor. Credi, Gilberto,

debolezza diviene

la soverchia bontà.

GILBERTO

Bramo, tu 'l sai

in ogni alma la pace.

EVERARDO

Sì, la pace,

credi pur, seguirà.

GILBERTO

Signor, che dici?

EVERARDO

Io non t'adombro il vero.

GILBERTO

Oh quale è il mio contento!

(Ma non m'appaga un simulato accento.)

 

Sparga le gioie alfine,  

scenda la dolce calma:

le stragi, e le ruine

cedano a pace e amor.

L'inaspettato evento

farà felice ogni alma;

più brillerà il contento,

poiché cessò l'orror.

(parte)

Gilberto ->

 

Scena seconda

Everardo, poi Romeo.

 

EVERARDO

Va' pur. Stolto se 'l credi! Avrò la pace  

allor ch'estinto innanzi

io mi vegga Romeo... Che miro! Ei viene?

 

<- Romeo

 

Audace! A' passi suoi vegliar conviene.

ROMEO

Ah staccarmi non posso

dall'adorate soglie! Io miro ovunque

gran perigli per me! ma non ho meco

il mio braccio, il mio cor? Ah come mai

dividermi da lei, che tanto adoro,

che ognor sospiro, e chiamo!

Ma chi vedo? Everardo! Altrove andiamo.

EVERARDO

Ferma audace, ove vai? Brami di sangue

le mie soglie macchiar?

ROMEO

Oh dio, che dici?

Pace io bramo, o signor: qualunque prova

chiedimi pur.

EVERARDO

Vuoi che a un nemico io creda,

che uccise un mio fedel?

ROMEO

Ah del suo fato

colpa non ho; ei volle, ei stesso

il suo crudo destin.

EVERARDO

Che dici? Estinto

l'infelice non cadde? Alta vendetta

chiede, e l'avrà.

ROMEO

Deh la ragion trattenga

quel tuo cieco furor. Credi ch'io bramo

col mio sangue la pace: altro non chiedo

dal cielo, e dal tuo cor; quel fiero sdegno

deh per pietà sospendi,

e d'un servo, e d'un figlio i voti intendi.

EVERARDO

Tu mio figlio? Che sento! (Ah miei sospetti

avverati vi siete.) Agli occhi miei

t'invola, o traditore.

ROMEO

Ma perché, sommi dèi, tanto rigore!

 

 

Giusto ciel! del mio tormento  

dunque, oh dio! non v'è pietà.

EVERARDO

Cresce in petto il mio tormento:

lacerando or più mi va.

ROMEO

Deh mi ascolta...

EVERARDO

Vanne indegno.

ROMEO

Per pietà...

EVERARDO

Scostati ingrato.

EVERARDO E ROMEO

Ah che l'alma in questo stato

vacillando in sen mi va.

 
(parte Everardo)

Everardo ->

 

Scena terza

Romeo, poi Gilberto.

 

ROMEO

Numi, che affanno è il mio!  

Che mai risolverò?

 

<- Gilberto

GILBERTO

Romeo...

ROMEO

Deh vieni:

ogni dimora, sappi,

perigliosa è al mio amor.

GILBERTO

Tutto disposi

di tue brame a seconda, odi: Giulietta

in questa notte istessa

tua consorte sarà.

ROMEO

Come!... Che dici?...

Creder lo posso? Ah come?

GILBERTO

Del giardino

nella rimota parte,

che il fiume bagna, vieni; ivi del cielo

col pietoso favor sposo sarai.

ROMEO

Ah qual conviensi mai

degna mercé...

GILBERTO

T'affretta: già s'imbruna

la notte amica.

ROMEO

Oh cieli! S'io non moro

di palpito, e piacer, opra è d'amore,

che vuol felicitar questo mio core.

(parte)

Romeo ->

 

Scena quarta

Gilberto, poi Matilde.

 

GILBERTO

Voi sì grand'opra, o numi,  

voi reggete pietosi!

 

<- Matilde

MATILDE

Ah Gilberto fedele,

ov'è Romeo?

GILBERTO

Seco parlai poc'anzi:

a Giulietta or ne vado.

MATILDE

Ella impaziente

di vederti sospira.

GILBERTO

Non paventi: fra poco

lieta sarà. Deh un fortunato evento

fate che segua, o numi, al gran cimento.

(parte)

Gilberto ->

 

Scena quinta

Matilde sola.

 

 

Oh come per l'amica  

mi trema il cor nel seno!

Ah succeda all'orror il bel sereno.

 

Ah donate, o sommi dèi,  

dolce calma a un fido core:

secondate i voti miei:

abbia fine il suo dolor.

Dopo il barbaro tormento

un felice amico evento

tolga l'ombre delle pene,

e consoli il suo bel cor.

(parte)

Matilde ->

 
 

Scena sesta

Giardino.
Notte con luna che illumina.
Romeo, Gilberto, e séguito di Montecchii.

Bozzetti

 Q 

Romeo, Gilberto, Montecchii

 

GILBERTO

Fermati qui, m'attendi: a te fra poco  

con Giulietta ritorno.

Non ti tradisca il cor: un sol momento

strugger potrebbe il fortunato evento.

(parte)

Gilberto ->

 

ROMEO

Ti sia compagno amore

nell'ardua impresa. Andate,

e a mia difesa o fidi miei vegliate.

 

CORO
Montecchii

Fra l'ombre tacite,  

fra questi orrori,

fa' cor, consolati,

lungi il timor.

D'un padre barbaro

dai rei furori

saprà difenderti

nostro valor.

(si ritirano i Montecchii)

Montecchii ->

 

ROMEO

Qual sarà il mio contento  

nel chiamarla la mia sposa! Ah mai sì lenti

a scorrer non mi parvero i momenti!

Vieni il mio ben, consola

il tuo fedel... Eccola... ah no... m'inganna

il mormorar dell'aura,

il mover delle fronde.

S'agita a un tempo l'alma, e si confonde.

Nume eterno del ciel, che dal ciel miri

d'un'anima dolente

le lagrime, le angosce, ed i sospiri,

me non sdegnar piangente

umile innanzi a te chieder mercede

a un puro affetto, a una costante fede.

 

Ciel pietoso, ciel clemente  

che sommesso il cor t'adora,

da te chiede, da te implora

qualche raggio di pietà.

Per quest'anima dolente,

lo domanda il pianto mio,

deh seconda il mio desio,

colla mia felicità.

Non negarmi un tanto dono,

se pietoso ciel tu sei:

tu consola i voti miei,

da' la pace a questo cor.

 
 

 

Ma qual muto rumor!... fra quelle piante  

parmi veder... Ah certo è l'idol mio.

Deh non tradirmi amore!

Spera, e palpita, oh dio! questo mio core.

 

Scena settima

Giulietta, Gilberto, e detto.

<- Giulietta, Gilberto

 

GIULIETTA

Romeo...  

ROMEO

Giulietta...

GIULIETTA

Mio bene...

ROMEO

Mia vita...

GILBERTO

Non si perdan gl'istanti:

unite, o fidi amanti,

co' le destre quell'alme.

GIULIETTA E ROMEO

Sia testimone il ciel d'un puro amore:

ecco la destra. E con la destra il core.

(dandosi la mano)

GILBERTO

Su voi dal ciel discenda

quanta delizia mai

è degno premio a un innocente affetto.

GIULIETTA

Ebbra son dal piacere.

ROMEO

Io dal diletto.

GILBERTO

Basti così: più lunga

dimora esser potria fatal: potrebbe

il destino tradirvi; a voi presente

esser deve il periglio:

separarvi convien per mio consiglio.

GIULIETTA

Dunque per or degg'io

dividermi da te?

ROMEO

Come lasciarti?

GIULIETTA

Come partir se l'alma mia tu sei?

ROMEO

Ma che vi feci mai barbari dèi!

GILBERTO

Coraggio.

GIULIETTA

Ebben si vada, or che dobbiamo

lasciarci o caro: il destin nostro il vuole.

Pensa qual tu mi sei, qual ti son io,

e un tal pensier consoli

il tuo bel cor, come consola il mio.

ROMEO

Ah, che la fiera angoscia

mi viete favellar!

GIULIETTA

Vedrai, che il cielo

del nostro amor, dei nostri

barbari casi avrà pietà: vedrai...

Ah, che mi stringe il cor l'affanno mio!

Consorte...

ROMEO

Sposa...

GIULIETTA E ROMEO

Oh duol di morte! Addio.

 

GIULIETTA

Qual improvviso tremito!  

Sposo... mio ben... deh reggimi...

Oh quai funeste immagini

di lutto, e di terror!

Addio, ti lascio il cor.

Ma che sarà di me,

lungi, ben mio, da te?

Destin tiranno!

Barbaro affanno!

Lo sposo rendimi

pietoso amor.

Ma che sarà di me?

Addio... ti lascio il cor.

(parte)

Giulietta ->

 

Scena ottava

Romeo, e Gilberto.

 

ROMEO

Ciel tiranno, e perché così m'involi  

la mia sposa, il mio ben?

GILBERTO

Tempo è Romeo

di salvarti, e fuggir.

ROMEO

Come?

GILBERTO

Everardo

vuole il tuo sangue: tutto

seppi poc'anzi.

ROMEO

O giusto ciel, che intendo!

Ebben: venga; avrò core...

GILBERTO

Ah se qui resti, perdi

e la sposa, e la vita: e se tu parti

il furor cederà.

ROMEO

E Giulietta?

GILBERTO

A lei vicino

io veglierò. L'alba già spunta,

a Mantova ti cela:

lasciami oprar; tutto saprai ma parti.

ROMEO

Misero me! Si vada: a te la sposa

affido: ah de' suoi giorni

abbi cura, o fedel: dille ch'io parto,

perché lo vuole il tuo parer, la sorte;

ma che togliermi a lei può sol la morte.

(parte)

Romeo ->

 

GILBERTO

O di pace, e amistà soave affetto

quanto mi costi mai!

Ma resisti, mio cor: tu vincerai.

(parte)

Gilberto ->

 
 

Scena nona

Gabinetto, come nell'atto primo, che viene illuminato da candele sopra di un tavolo.
Giulietta, poi Matilde.

 Q 

Giulietta

 

GIULIETTA

Quanto rapidi foste  

o momenti di gioia; e quanto tarde

a fuggirmi sarete,

ore di duol!

 

<- Matilde

 

Matilde e qual t'ingombra,

affannoso dolor?

MATILDE

Giulietta... ah... il padre...

GIULIETTA

Che avvenne?

MATILDE

Ei sospettò che ami Romeo:

avvampa di furor; toglier ti vuole,

al giorno, ed a me stessa.

GIULIETTA

Ah corri, e guida

Gilberto a me: perduta io son, se tardo

mi giunge il suo consiglio.

MATILDE

Come fuggir potrai sì rio periglio!

(parte)

Matilde ->

 

Scena decima

Giulietta, poi Gilberto.

 

GIULIETTA

Ah Romeo dove sei? Perché da queste  

soglie così funeste

teco non m'involai!

 

<- Gilberto

GIULIETTA

Gilberto, sappi...

GILBERTO

Tutto m'è noto appien.

GIULIETTA

Che far degg'io

misera!

GILBERTO

Non smarrirti. Hai tu coraggio

per condurti a Romeo

di tentar alta impresa?

GIULIETTA

La richiesta è al mio cor, credi, un'offesa.

 
(Gilberto cava un'ampolla)
 

GILBERTO

Ecco un raro liquor: virtù rinchiude  

di far che chi ne beve

estinto sembri; ma alla luce ei torna,

consunto il suo vigor.

GIULIETTA

Ebben?

GILBERTO

Se il bevi

a trarti dalla tomba

con Romeo ne verrò.

GIULIETTA

Saprà lo sposo...

GILBERTO

Tutto fra pochi istanti

a lui farò palese.

GIULIETTA

E allor ch'ei venga

e di tomba mi tragga?

GILBERTO

Tu con lui fuggirai.

GIULIETTA

Scampo miglior non hai?

GILBERTO

Altro al periglio tuo non ho sollievo.

GIULIETTA

Dammi il liquor: a te mi affido: io bevo.

(Giulietta beve)

GILBERTO

Eccoti il padre: tutto

concedi, non temere.

 

Scena undicesima

Everardo, Matilde, Coro di Cappellii, e detti

<- Everardo, Matilde, Cappellii

 

EVERARDO

Perfida figlia!  

Così tradisci con indegno affetto

dei Cappellii l'onor?

GIULIETTA

Padre...

EVERARDO

Tal nome

non proferir; degna non sei del vanto

d'avermi genitor.

GIULIETTA

Deh per pietade...

EVERARDO

Non ascolto pietà. Pena al delitto

qual merti avrai: rinchiusa

d'inaccessibil torre

nel profondo ti voglio; e nel momento

seguimi...

GIULIETTA

Pronta sono... Oh dio, che sento!

 
(Giulietta va mancando a poco a poco, sostenuta da Matilde, e Gilberto, finché cade sopra una sedia, in modo, che sembra morta)
 

EVERARDO

Finge?... È ver ciò che miro? Ah tu Gilberto

dimmi...

GILBERTO

Freddo sudor tutta l'inonda.

EVERARDO

Figlia... misero me!...

MATILDE

Soccorso, aita:

no più speme non v'è, perde la vita.

GIULIETTA

Padre... tu vedi... io moro.

A chi di morte è in seno

dona il perdono almeno:

dona la tua pietà.

(rimane come morta)

MATILDE

Oh sommi dèi!

GILBERTO

Perì la sventurata.

EVERARDO

Che più resta per me sorte spietata!

Figlia... figlia... non m'ode...

Barbaro genitor, ah di sua morte

l'emoia cagion tu sei! Vittima cadde

del tuo insano furor. O numi, o numi,

piombi dell'ira vostra

il fulmine, e m'uccida. Apriti o terra:

fuggitemi o mortali: io sono un empio,

io merito dal cielo orrido scempio.

 
(Giulietta è portata altrove)

Matilde, Giulietta, Gilberto ->

 

Misero che farò?

Più figlia, o dio, non ho.

Figlia... ben mio... rispondi...

Che affanno! che terror!

De' tuoi lamenti il sonno

freddo mi rende il core,

m'opprime il mio dolore,

l'alma mi fa gelar.

Ahi che già l'ombra freme,

m'accusa di sua sorte:

ebbe da te la morte

barbaro genitor.

Che giorno, oh dio, che spasimi

che abisso di dolor!

 

CORO

Che caso orribile!  

La figlia esanime,

il padre misero

queste nostr'anime

dolenti fa.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Luogo remoto della città.

Gilberto, Everardo
 

Credi, signor, la colpa

Everardo
Gilberto ->

Va' pur. Stolto se 'l credi!

Everardo
<- Romeo

Romeo
Everardo ->

Numi, che affanno è il mio!

Romeo
<- Gilberto

Gilberto
Romeo ->

Voi sì grand'opra, o numi

Gilberto
<- Matilde

Matilde
Gilberto ->

Oh come per l'amica

Matilde ->

Giardino; notte con luna che illumina.

Romeo, Gilberto, Montecchii
 

Fermati qui, m'attendi

Romeo, Montecchii
Gilberto ->

Romeo
Montecchii ->

Qual sarà il mio contento

Ma qual muto rumor!

Romeo
<- Giulietta, Gilberto

Romeo / Giulietta

Romeo, Gilberto
Giulietta ->

Ciel tiranno, e perché così m'involi

Gilberto
Romeo ->

Gilberto ->

Gabinetto, come nell'atto primo, illuminato da candele sopra di un tavolo.

Giulietta
 

Quanto rapidi foste

Giulietta
<- Matilde

Giulietta
Matilde ->

Ah Romeo dove sei?

Giulietta
<- Gilberto

(Gilberto cava un'ampolla)

Ecco un raro liquor

Giulietta, Gilberto
<- Everardo, Matilde, Cappellii

(Giulietta nella tomba)

Perfida figlia!

Everardo, Cappellii
Matilde, Giulietta, Gilberto ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima
Luogo magnifico destinato a festa nuziale. Gabinetto. Cortili del palazzo Cappellio. Recinto appartato del palazzo de' Cappellii. Luogo remoto della città. Giardino; notte con luna che illumina. Gabinetto, come nell'atto primo, illuminato da candele sopra di un tavolo. Luogo funebre con lampade accese, ove stanno le tombe de' Cappellii.
Atto primo Atto terzo

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