GIULIETTA, E ROMEO
Tragedia per musica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Giuseppe Maria FOPPA.
Musica di Niccolò Antonio ZINGARELLI.
Prima esecuzione: 30 gennaio 1796, Milano.
Personaggi:
EVERARDO Cappellio |
tenore |
GIULIETTA sua figlia |
mezzosoprano |
ROMEO Montecchio |
soprano |
GILBERTO amico delle due fazioni |
soprano |
MATILDE confidente di Giulietta |
soprano |
TEOBALDO della fazione de' Cappellii promesso sposo a Giulietta |
tenore |
Coro di Cappellii e di Montecchii.
Il luogo della scena è in Verona.
Altezze reali
Offerisco umilmente alle aa. vv. rr. anche questo secondo spettacolo, che ho disposto in modo da sperare, che mi possa meritare nella mia condotta sempre più l'alta benigna protezione delle vv. aa. rr., e la sodisfazione di quel pubblico al vostro governo fortunatamente affidato. In tale fiducia io ho di nuovo l'onore di potermi con tutta la venerazione umilmente rassegnare delle aa. vv. rr.
Milano, li 30 gennaio 1796.
Umilissimo, divotissimo, obbligatissimo servitore
Gaetano Maldonati
[Argomento]
È così noto il funesto avvenimento di Giulietta, e Romeo, l'una della fazione dei Cappellii, e l'altro de' Montecchi di Verona, che bastano pochi cenni a richiamare le circostanze più interessanti.
Vedutisi i detti due giovani in una festa data dal padre di Giulietta s'invaghirono l'una dell'altro, e mercé le premure d'un amico delle due fazioni, che bramava la pace comune, si sposarono segretamente. Accadde in quel tempo una zuffa, nella quale restò per man di Romeo morto Teobaldo promesso sposo a Giulietta, quindi fu quegli costretto a ritirarsi a Mantova. Intanto veniva ella sollecitata ad altre nozze con uno della sua fazione, perlocché ricorse all'amico, da cui datole un liquore, che avea la forza di far credere estinto chi ne prendea, fu tale creduta dalla città, e tale ancor da Romeo, cui pervennero le triste novelle, prima, che gli arrivasse un messo dell'amico con un foglio, che gli palesava il segreto. Se ne venne egli a Verona sull'imbrunir della notte, e si uccise con un veleno a canto alla tomba dell'amata Giulietta, che, rinvenendo, e vedendosi morto a lato lo sposo, ristretti in sé gli spiriti, appresso a lui estinta rimase. Ciò è tratto dalle Storie di Verona di Girolamo Dalla Corte nel tomo II cap. 10, e questo fatto ha servito ad una tragedia inglese di Sakespear, e ad una francese di Ducis, come serve ora per melodramma, che dall'autore per verosimiglianza del tempo è stato diviso in quattro giornate, e che da noi per conservare l'uso del teatro è stato ridotto in tre atti.
Luogo magnifico destinato a festa nuziale.
Coro di Cappellii, Giulietta, Matilde, poi Coro di Montecchii, e Romeo con Gilberto; in fine Everardo, con Teobaldo.
Danza di Cappellii.
CORO
Cappellii
Vieni o gentil donzella,
godi de' plausi il suono:
tutto per te s'abbella,
per te riceve onor.
GIULIETTA
A tanto affetto o cari
grato il mio cor si chiama:
eguale è in me la brama
di palesarvi amor.
CORO
Cappellii
Per farti appien felice
scende festoso imene,
e amabili catene
t'appresta un dolce ardor.
Mentre si schierano da una parte i Cappellii, sortono dall'altra i Montecchii con Romeo, e Gilberto.
UNO DE' MONTECCHII
(a Romeo)
Ferma incauto, ove t'inoltri?
Ah paventa: il piede arresta.
ROMEO
Qual follia! Chi vieta il passo?
UNO DE' MONTECCHII
Del nemico festa è questa.
ROMEO
Pura ho l'alma, ho il cor sincero,
né conosco un vil timor.
(in semicircolo cadauna fazione dalla sua parte)
ROMEO
Che vago sembiante!
Che luci vezzose!
Qual provo all'istante
soave stupor!
Un tenero moto
mi nasce nel petto;
un dolce diletto
mi sento nel cor.
GIULIETTA
(Qual oggetto eterni dèi!)
ROMEO
(Ah mi volge i suoi bei lumi!)
MATILDE
(a Giulietta)
Or che pensi?
GIULIETTA
No 'l saprei.
GILBERTO
(a Romeo)
Che t'arresta?
ROMEO
Un dolce incanto.
Insieme
GIULIETTA
(Io lo miro, e un foco intanto
mi serpeggia intorno al cor.)
ROMEO
(Io la miro, e un foco intanto
mi serpeggia intorno al cor.)
CORO
Cappellii
(Qual sorpresa in lei si desta!)
CORO
Montecchii
(Perché stupido si tace.)
GIULIETTA
(Un nemico m'incatena!)
CORI
Smania, freme, duolsi, e geme.
ROMEO
(Chi m'è avversa oh cieli adoro!)
Insieme
GIULIETTA
(Ah d'amor per lui già moro:
perde oh dio la calma il cor.)
ROMEO
(Ah d'amor per lei già moro:
perde oh dio la calma il cor.)
CORO
Rende incerto il mio pensiere
la sorpresa e lo stupor.
Un suono di trombe, e timpalli annunciano l'arrivo di Everardo con Teobaldo.
EVERARDO
Figlia fuor dell'usato oh come splende
questo al tuo nascer sacro, e alle tue nozze
felicissimo dì! Come la pompa
spiega i trionfi tuoi! Come la gioia
brilla in fronte a ciascun! Mira Teobaldo,
che più d'altri n'esulta: egli sospira
il fortunato istante,
che in pegno avrà la tua bell'alma amante.
ROMEO
(Oh dio che intendo mai!)
GIULIETTA
Padre i tuoi cenni
son leggi all'alma mia.
EVERARDO
Su dunque unite
coi cor le destre, e i voti miei compite.
TEOBALDO
O gioia estrema!
ROMEO
(Oh pena ria!)
GIULIETTA
Qual gelo
mi stringe il cor!
EVERARDO
Tu impallidisci? Oh quanto
più bella agli occhi suoi
ti rende quel pallor! Ti rassicura,
gioie t'appresta amore, e bei contenti.
ROMEO
(E a me l'empio destino aspri tormenti.)
EVERARDO
Fa' cor, t'appressa.
TEOBALDO
Amata sposa, ah vieni;
rendimi omai felice.
GIULIETTA
(Che mai risolverò?)
EVERARDO
Figlia rispondi.
GIULIETTA
Aita o ciel!
TEOBALDO
Ti turbi?
EVERARDO
Ti confondi?
GIULIETTA
Smarrita... sconsigliata...
a voi spiegar vorrei...
ma il cor... gli affetti miei...
ah che non so parlar.
EVERARDO
Che intendo!
TEOBALDO
Ciel tiranno!
EVERARDO
Ditemi voi l'affanno.
(verso i coristi, e scopre Romeo)
(Romeo!)
ROMEO
(Scoperto io sono.)
GIULIETTA
Padre.
EVERARDO
Ubbidisci omai.
GIULIETTA
Chiedo un istante in dono.
EVERARDO
Parti: compresi assai.
Insieme
GIULIETTA
Quel suo severo ciglio
l'alma mi fa gelar.
EVERARDO
O mio furor consiglio;
non so che deggio far.
Insieme
GIULIETTA
Deh pietà d'un'alma amante
tu che il sen m'accendi amor.
EVERARDO
Il sospetto in tale istante
mi tormenta, e strazia il cor.
(partono tutti da opposte parti, fuorché i seguenti)
Everardo, Teobaldo, e Gilberto.
EVERARDO
Che deggio dubitar della mia figlia!
Quel turbamento, i tronchi detti, i voti
differiti, e sospesi
pensar mi fan.
TEOBALDO
Per qual cagion, signore,
la figlia tua, la sposa mia sul punto
di fé giurarmi si confonde, e parte?
E mi lascia così?
EVERARDO
Ah non vorrei...
Gilberto amico, io d'amistà ti chiedo
prova maggior, ch'altra mai fosse.
GILBERTO
Parla.
EVERARDO
Teco Romeo di tai nozze alla pompa
vidi testé; qual mai
ragion lo trasse?
GILBERTO
Della festa il grido,
il giubilo comune,
pubblico il luogo, e forse
ve lo condusse ancor desio di pace.
EVERARDO
Un impossibil spera.
GILBERTO
Gli odi eterni saran?
EVERARDO
Sì, tra Cappellii,
e Montecchii... un sospetto
mi tormenta...
GILBERTO
E che mai?
EVERARDO
Nella mia figlia
fissò i lumi sovente: ella confusa
era contro l'usato.
Se giungessi a scoprir... estremo allora
il mio furor sarebbe.
GILBERTO
(Riserbarsi conviene ad altro istante.)
Ei ti rispetta; essa t'è figlia amante:
che pensi mai? che temi?
EVERARDO
Tutto devo temer. Vo della figlia
ad esplorare i sensi:
se sian falsi, o fondati i dubbi miei
intender lo saprò meglio da lei.
(parte)
Gilberto, e Teobaldo.
TEOBALDO
Vedi quanto infelice
io vado a divenir, quando credea
di posseder quel bene,
che cotanto bramai!
GILBERTO
Della tua sorte
non hai ragion di disperar finora.
Al comando del padre
non ricusò Giulietta
di sommessa ubbidir. Chi sa qual sia
la cagion, che destò nel sen di lei
quel tumulto improvviso!
TEOBALDO
Intanto, oh dèi!
mille sospetti ho in sen, e il padre anco
accrebbe in me il timor.
GILBERTO
Soglion gli amanti
sempre temer così; ma in un momento
fuggono i dubbi, e torna ognun contento.
Veduto avrai talora
la nube opposta al sole,
come nell'aria suole
in un balen sparir.
Alla tua sposa accanto
ogni sospetto, ogni ombra,
ch'or la tua mente ingombra,
così vedrai svanir.
(parte)
TEOBALDO
Non ho calma però, se quest'arcano
non giungo a disvelar. Facile è troppo
ingannato restar quel che si fida:
all'erta, o dubbi miei, siatemi guida.
(parte)
Gabinetto.
Giulietta, e Matilde.
GIULIETTA
Ed è vero, o vaneggio? Io del mio core
perdei la pace, un mio nemico adoro?
Vieni, mia fida, ah vieni;
sfogo esige il mio cor.
MATILDE
Che mai t'invola
il sereno dell'alma?
GIULIETTA
Un fato avverso,
che a penar mi condanna.
MATILDE
Oggetto dunque
è Teobaldo per te...
GIULIETTA
D'odio.
MATILDE
Ma pensa...
Gilberto, e dette.
GILBERTO
Permetti, che l'amico...
GIULIETTA
Oh quanto, oh quanto
sospirato ne vieni!
GILBERTO
Io mai ti vidi
agitata così. Sembra, che in vece
di delizia, e contento
t'appressi l'imeneo...
GIULIETTA
Doglia e tormento.
GILBERTO
E perché mai? Ragiona: a lunga prova
tu conosci il mio cor.
GIULIETTA
Oh dio!
GILBERTO
Ti spiega.
Son caro al padre tuo: posso...
GIULIETTA
Non puoi
farmi men sventurata.
GILBERTO
Eppur mi nasce
speme di consolarti.
GIULIETTA
Indarno il speri.
GILBERTO
Lascia almen ch'io lo tenti.
GIULIETTA
Oh vane cure
di fedele amistà!
GILBERTO
Solo ti chiedo
d'aver compagno all'opra
un mio fido.
GIULIETTA
Un tuo fido... E chi fia mai?
GILBERTO
Lo concedi?
GIULIETTA
Il consento.
GILBERTO
Or lo vedrai.
(parte)
Giulietta, e Matilde.
GIULIETTA
Chi sarà giusti dèi! Qual mi combatte
fier tumulto d'affetti!
MATILDE
Spera: il cuor di Gilberto
saprà torglierti omai l'empio martirio.
GIULIETTA
(osservando dentro la scena)
Ah Matilde!
MATILDE
Che avvenne?
GIULIETTA
Oh dèi!
MATILDE
Che miro!
Romeo sotto l'insegna de' Cappellii, Gilberto, e dette.
ROMEO
Lascia che un cor tremante...
GIULIETTA
Ah Matilde!... Ah Gilberto!...
ROMEO
Ella mi fugge.
GILBERTO
Non disperar.
GIULIETTA
Ma qui che vuoi? che tenti?
Tu Romeo!... tu Montecchio!... il padre mio...
l'odio che tra noi regna!... in questo giorno,
che altrui sposa esser deggio!... Ah se ti scopre...
Ah se ti vede...
ROMEO
Non temer: io venni
per la segreta via, ove lasciai
scorta di fidi miei: l'ora, le vesti
mi rendono sicuro.
GIULIETTA
(a Gilberto con rimprovero)
E tu?...
GILBERTO
Sopita
fra Cappellii, e Montecchii
brami la nemistà?
GIULIETTA
Tu stesso il sai.
GILBERTO
Ebben, la somma impresa
or dipende da te.
ROMEO
(Tremo!)
GIULIETTA
Tu il mezzo
additami.
GILBERTO
Di te lo sposo sia
Romeo.
GIULIETTA
Stelle! Che intendo!
(s'abbandona sopra Matilde)
ROMEO
Ella m'odia. Oh destin!
GIULIETTA
Ingiusto! E come
puoi tu crederti odioso agli occhi miei?
ROMEO
Deh concedi ch'io possa a' piedi tuoi
dirti solo una volta idolo mio,
mia speranza, mia vita;
e poi, qualunque sia,
sarà dolce per me la sorte mia.
GIULIETTA
Numi!... Sorgi... Deliro...
Qual improvviso palpito!... Sostienmi
dolce amica.
MATILDE
Fa' cor.
GILBERTO
Pensa, che puoi
gran cose oprar; che la città sospira
questa pace sì bella. Opra de' numi
fu il vostro amor.
GIULIETTA
E come in me l'affetto
per lui scoprir tu puoi?
ROMEO
Non parlano abbastanza i lumi tuoi?
GIULIETTA
Ma il genitor...
GILBERTO
Non sai,
che tutto in me confida? Ei stesso un giorno
grato sarammi: io di Romeo le brame,
io fomentai; palese il grande evento
io farò al padre. L'amistà, la pace
d'un segreto imeneo frutti saranno.
MATILDE
Risolvi omai.
GILBERTO
Ti piega.
GIULIETTA
Oh dèi che affanno!
ROMEO
Deh per pietà rimira
un infelice amante:
vedilo palpitante
in forse di sua vita,
che dal tuo labbro il suo destino attende.
GIULIETTA
In cimento sì rio chi mi difende?
ROMEO
Io stesso, io stesso.
GIULIETTA
Tu?
ROMEO
Sì mio tesoro.
GIULIETTA
Che risolvo?
GILBERTO
A che stai?
MATILDE
Perché t'arresti?
GIULIETTA
Numi...
ROMEO
Ti voglion mia: sei mia.
GIULIETTA
Vincesti.
ROMEO
Alma dell'alma mia;
mio solo nume amato;
a te mi unisce il fato,
né so che più bramar.
Oh quanti affetti, oh quanti
mi fanno giubilar!
Gioia, delizia, calma...
ah che non sa quest'alma
i moti suoi spiegar!
(parte)
GIULIETTA
Che m'avvenne? Ove son?
GILBERTO
Ti rasserena:
fingi col genitor, e a me la cura
lascia dell'avvenir; vivi sicura.
(parte)
Giulietta, Matilde, poi Everardo.
GIULIETTA
Deh quale io sento di contrari affetti
agitazion nel sen! Dover di figlia,
brame d'amante cor, speme di pace
mi straziano a vicenda.
MATILDE
Ah ricomponi
l'agitato tuo spirito, or che se n' viene
il padre tuo.
EVERARDO
Parti Matilde.
GIULIETTA
(Oh dio!)
EVERARDO
Con Giulietta restar solo vogl'io.
MATILDE
Parto: ma nel partire
lascio in sen del genitore
la dolente afflitta figlia.
Trovi in te d'un padre il core:
senta sol che ti consiglia
con l'amore la pietà.
(parte)
Everardo, e Giulietta.
GIULIETTA
(Io tremo ahimè!)
EVERARDO
Dimmi: perché sospese
le tue nozze bramasti?
GIULIETTA
Un improvviso
fiero dolor...
EVERARDO
Qual duolo
ti può l'alma ingombrar?
GIULIETTA
Padre...
EVERARDO
Mi brami
padre?
GIULIETTA
Chiederlo puoi?
EVERARDO
Dunque le nozze
seguan fra pochi istanti.
GIULIETTA
Oh ciel!
EVERARDO
Ricusi?
Dubiti ancor? E qual follia t'assale?
E che deggio pensar? Odi: ti leggo
nel profondo del cor. Pronta ubbidisci,
o più padre non son.
GIULIETTA
Ah per pietade
d'una misera figlia
ti commova il dolor, che la divora...
(Non so che dir.)
EVERARDO
Né ti risolvi ancora?
GIULIETTA
Adora i cenni tuoi
questo mio cor fedele:
sposa sarò se vuoi,
non dubitar di me.
Ma un sguardo sereno
ti chiedo d'amor;
pietoso nel seno
deh calma il furor.
(parte)
Everardo solo.
Più dubitar mi fan questi suoi detti.
O miei fieri sospetti
voi mi turbate il cor. L'empio nemico
sedur potria la figlia
con esecrando amor?... Ah che mi sento
all'idea d'un oltraggio
tutto avvampare il core,
e la voce odo sol del mio furore.
Là dai regni dell'ombre, e di morte
a me intorno t'aggiri o vendetta;
e mi additi qual barbara sorte
si conviene ad un perfido cor.
Cada pur... Ma che sento? qual voce
a un'insana pietà mi consiglia?
non t'ascolto: è il mio cor più feroce:
pera estinto quel reo traditor.
(parte)
Cortili del palazzo Cappellio.
Teobaldo col Coro de' Cappellii, e Combattenti della sua fazione.
TEOBALDO
Miei fidi un rio sospetto
m'agita il cor. Temo che occulto ardito
qui s'aggiri Romeo: di lui cercate
per ogni parte, e allora
che da voi si ritrovi, alto furore
piombi sopra l'audace, e traditore.
(i combattenti partono)
Le stigie furie
le fiere eumenidi
sommo v'apprestino
alto furor.
CORO
Cappellii
Da fiero fulmine
percosso, esanime
cadrà tua vittima
quel traditor.
(strepito d'armi)
TEOBALDO
Stelle! Che fia, che sento!
Non fu vano il sospetto: ecco il cimento.
(cava la spada)
I suddetti, e Romeo co' suoi Montecchii, ch'esce combattendo contro i Cappellii.
ROMEO
Indegni!...
(Teobaldo si frappone, e le due fazioni si mettono da ambe le parti in spalliera)
TEOBALDO
Olà fermate. Qual desire
ti guida in questi alberghi?
ROMEO
Pace, amistà.
TEOBALDO
O piuttosto
qualche trama...
ROMEO
Tu menti. L'alma mia
no, non conosce inganni;
a voi tutti li lascia o cor tiranni.
TEOBALDO
E ardisci insultarmi?
ROMEO
Io non ti temo.
TEOBALDO
Nessun si mova: io sol di tanto orgoglio,
io punirlo saprò.
ROMEO
Di spaventarmi
credi; ma assai t'inganni: all'armi.
TEOBALDO
All'armi.
(si battono, Romeo disarma Teobaldo)
ROMEO
Sei vinto.
TEOBALDO
Oh ingiusta sorte.
ROMEO
Io di tua vita
l'arbitro son: di trapassarti il core
sarebbe il mio poter; ma vil non sono.
Rimani pur sicuro: io ti perdono.
TEOBALDO
Perdono a me! A me perdon! Ti vanti
perché brando non ho, che se l'avessi...
ROMEO
E che faresti ingrato?
TEOBALDO
Un audace tacer forse farei.
ROMEO
No, ad arrossir di nuovo io ti vedrei.
Modera l'ire tue; comprendi omai
ch'io non ti temo,
che pentir ti può far nuovo cimento
e che le minacce io non pavento.
Prendi, l'acciar ti rendo,
calma il furor nel seno;
ma ti rammenta almeno
il vincitor qual è.
(Oh ciel! Se non poss'io
seguir l'amato bene
affetti del cor mio
seguitelo per me.)
Nel rammentar ch'io sono
chi ti diè vita in dono
avrai rossor di te.
(parte col suo séguito)
Teobaldo solo.
O strano avvenimento! Io dunque vinto,
avvilito sarò! Tutto a mio danno
congiurerà? Pietà nel mio rivale,
infedeltà in Giulietta!...
Oh pietà, che m'irrita! Oh cor fallace!
Vendetta sol desio.
Teobaldo di viltà non è capace.
(parte con tutti i Cappellii per raggiungere Romeo)
Recinto appartato, con basse volte, in un'estremità del palazzo de' Cappellii. Porta segreta che mette alla strada.
Romeo coi seguaci, indi Teobaldo pure con Séguito.
ROMEO
Da queste infauste soglie
fidi sortiamo ormai;
fra il dovere, e l'affetto
quanto dubbioso in sen palpita il core!
Oh sventurato amore!
Oh barbaro dover! Barbare pene!
E così abbandonar potrò il mio bene?
(in atto di sortire con dubbi passi)
TEOBALDO
Romeo.
ROMEO
Che vuoi?
TEOBALDO
Vo' che dell'odio mio,
vo' che del mio furore
provi ancora il potere.
ROMEO
Che dici? Ad esser saggio
io ti consiglio, e ad ammirar il core
d'un vincitor.
TEOBALDO
Vani pretesti: temi,
ed un vil ti palesi.
ROMEO
Io vile? Indegno!
Osi ancor cimentarmi?
Ebben morte t'attendi: all'armi.
TEOBALDO
All'armi.
(si battono. e Romeo ferisce mortalmente Teobaldo, che viene sostenuto dai suoi)
CORO
Oh dio! Qual tristo evento!
TEOBALDO
Vendetta... Oh ciel... io moro.
CORO
Ai fulmini, al cimento
all'armi, ed al furor.
(segue combattimento: Teobaldo viene portato altrove. Romeo si disperde)
I suddetti, Gilberto, poi Everardo, Giulietta con Matilde.
GILBERTO
Fermate: cessate,
e qual furor reo
la pugna destò?
CORO
Cappellii
Vogliamo vendetta
ché il fiero Romeo
Teobaldo svenò.
CORO
Montecchii
Facciamo difesa,
se il forte Romeo
Teobaldo svenò.
ROMEO
Un aggressor ingiusto
tentai salvare invano:
se cadde per mia mano
la colpa solo egli ha.
GILBERTO
Oh caso, in cui di pace,
speme a svanir se n' va.
GIULIETTA
Oh dèi qual tristo evento
persegue me infelice!
La sorte a me predice
nuove sciagure ancor.
EVERARDO
Fermate olà fermate.
GIULIETTA
Padre.
GILBERTO
Signor.
EVERARDO
Che fia?
GIULIETTA E GILBERTO
Tant'è la pena mia
che favellar non so.
CORO
Or sappi, che quel perfido
l'amico tuo svenò!
EVERARDO
E tanto osasti indegno?
Svenar chi scelsi in figlio?
Trema del tuo periglio,
trema del mio furor.
GIULIETTA E ROMEO
Cielo clemente, e grande,
tu che mi doni amore,
modera il tuo rigore,
abbi di me pietà.
EVERARDO
L'ira che il sen m'accende
straziando il cor mi va.
GILBERTO
(ai Cappellii)
No ancor sì fiero sdegno
in voi si placherà?
CORO
No.
TUTTI
Quanti sul cor mi piombano
oggetti di spavento!
Larve tremende orribili
mi fanno palpitar.
E fino a quando, o dèi
dovremo paventar.
CORO
L'ira de' numi, o rei,
avete a paventar.
GIULIETTA
Padre, quel tuo furore...
EVERARDO
Mi lascia, o figlia ingrata.
ROMEO
Modera il tuo rigore.
EVERARDO
No, non avrai perdono.
Respiro sol vendetta,
per te non v'è pietà!
CORO GENERALE
Quanti sul cor mi piombano
oggetti di spavento!
Larve tremende orribili
mi fanno palpitar.
E fino a quando, o dèi
dovremo paventar.
Luogo remoto della città.
Gilberto, Everardo.
GILBERTO
Credi, signor, la colpa
no di Romeo non fu. Teobaldo audace
la sua morte cercò.
EVERARDO
Nelle mie soglie
si spiega insano ardir? Sangue si sparge
d'un amico fedele?
GILBERTO
Egli fu il primo,
ei ricusò la vita.
EVERARDO
Ah ben m'avveggo,
che facile è il tuo cor. Credi, Gilberto,
debolezza diviene
la soverchia bontà.
GILBERTO
Bramo, tu 'l sai
in ogni alma la pace.
EVERARDO
Sì, la pace,
credi pur, seguirà.
GILBERTO
Signor, che dici?
EVERARDO
Io non t'adombro il vero.
GILBERTO
Oh quale è il mio contento!
(Ma non m'appaga un simulato accento.)
Sparga le gioie alfine,
scenda la dolce calma:
le stragi, e le ruine
cedano a pace e amor.
L'inaspettato evento
farà felice ogni alma;
più brillerà il contento,
poiché cessò l'orror.
(parte)
Everardo, poi Romeo.
EVERARDO
Va' pur. Stolto se 'l credi! Avrò la pace
allor ch'estinto innanzi
io mi vegga Romeo... Che miro! Ei viene?
Audace! A' passi suoi vegliar conviene.
ROMEO
Ah staccarmi non posso
dall'adorate soglie! Io miro ovunque
gran perigli per me! ma non ho meco
il mio braccio, il mio cor? Ah come mai
dividermi da lei, che tanto adoro,
che ognor sospiro, e chiamo!
Ma chi vedo? Everardo! Altrove andiamo.
EVERARDO
Ferma audace, ove vai? Brami di sangue
le mie soglie macchiar?
ROMEO
Oh dio, che dici?
Pace io bramo, o signor: qualunque prova
chiedimi pur.
EVERARDO
Vuoi che a un nemico io creda,
che uccise un mio fedel?
ROMEO
Ah del suo fato
colpa non ho; ei volle, ei stesso
il suo crudo destin.
EVERARDO
Che dici? Estinto
l'infelice non cadde? Alta vendetta
chiede, e l'avrà.
ROMEO
Deh la ragion trattenga
quel tuo cieco furor. Credi ch'io bramo
col mio sangue la pace: altro non chiedo
dal cielo, e dal tuo cor; quel fiero sdegno
deh per pietà sospendi,
e d'un servo, e d'un figlio i voti intendi.
EVERARDO
Tu mio figlio? Che sento! (Ah miei sospetti
avverati vi siete.) Agli occhi miei
t'invola, o traditore.
ROMEO
Ma perché, sommi dèi, tanto rigore!
Giusto ciel! del mio tormento
dunque, oh dio! non v'è pietà.
EVERARDO
Cresce in petto il mio tormento:
lacerando or più mi va.
ROMEO
Deh mi ascolta...
EVERARDO
Vanne indegno.
ROMEO
Per pietà...
EVERARDO
Scostati ingrato.
EVERARDO E ROMEO
Ah che l'alma in questo stato
vacillando in sen mi va.
(parte Everardo)
Romeo, poi Gilberto.
ROMEO
Numi, che affanno è il mio!
Che mai risolverò?
GILBERTO
Romeo...
ROMEO
Deh vieni:
ogni dimora, sappi,
perigliosa è al mio amor.
GILBERTO
Tutto disposi
di tue brame a seconda, odi: Giulietta
in questa notte istessa
tua consorte sarà.
ROMEO
Come!... Che dici?...
Creder lo posso? Ah come?
GILBERTO
Del giardino
nella rimota parte,
che il fiume bagna, vieni; ivi del cielo
col pietoso favor sposo sarai.
ROMEO
Ah qual conviensi mai
degna mercé...
GILBERTO
T'affretta: già s'imbruna
la notte amica.
ROMEO
Oh cieli! S'io non moro
di palpito, e piacer, opra è d'amore,
che vuol felicitar questo mio core.
(parte)
Gilberto, poi Matilde.
GILBERTO
Voi sì grand'opra, o numi,
voi reggete pietosi!
MATILDE
Ah Gilberto fedele,
ov'è Romeo?
GILBERTO
Seco parlai poc'anzi:
a Giulietta or ne vado.
MATILDE
Ella impaziente
di vederti sospira.
GILBERTO
Non paventi: fra poco
lieta sarà. Deh un fortunato evento
fate che segua, o numi, al gran cimento.
(parte)
Matilde sola.
Oh come per l'amica
mi trema il cor nel seno!
Ah succeda all'orror il bel sereno.
Ah donate, o sommi dèi,
dolce calma a un fido core:
secondate i voti miei:
abbia fine il suo dolor.
Dopo il barbaro tormento
un felice amico evento
tolga l'ombre delle pene,
e consoli il suo bel cor.
(parte)
Giardino.
Notte con luna che illumina.
Romeo, Gilberto, e séguito di Montecchii.
GILBERTO
Fermati qui, m'attendi: a te fra poco
con Giulietta ritorno.
Non ti tradisca il cor: un sol momento
strugger potrebbe il fortunato evento.
(parte)
ROMEO
Ti sia compagno amore
nell'ardua impresa. Andate,
e a mia difesa o fidi miei vegliate.
CORO
Montecchii
Fra l'ombre tacite,
fra questi orrori,
fa' cor, consolati,
lungi il timor.
D'un padre barbaro
dai rei furori
saprà difenderti
nostro valor.
(si ritirano i Montecchii)
ROMEO
Qual sarà il mio contento
nel chiamarla la mia sposa! Ah mai sì lenti
a scorrer non mi parvero i momenti!
Vieni il mio ben, consola
il tuo fedel... Eccola... ah no... m'inganna
il mormorar dell'aura,
il mover delle fronde.
S'agita a un tempo l'alma, e si confonde.
Nume eterno del ciel, che dal ciel miri
d'un'anima dolente
le lagrime, le angosce, ed i sospiri,
me non sdegnar piangente
umile innanzi a te chieder mercede
a un puro affetto, a una costante fede.
Ciel pietoso, ciel clemente
che sommesso il cor t'adora,
da te chiede, da te implora
qualche raggio di pietà.
Per quest'anima dolente,
lo domanda il pianto mio,
deh seconda il mio desio,
colla mia felicità.
Non negarmi un tanto dono,
se pietoso ciel tu sei:
tu consola i voti miei,
da' la pace a questo cor.
Ma qual muto rumor!... fra quelle piante
parmi veder... Ah certo è l'idol mio.
Deh non tradirmi amore!
Spera, e palpita, oh dio! questo mio core.
Giulietta, Gilberto, e detto.
GIULIETTA
Romeo...
ROMEO
Giulietta...
GIULIETTA
Mio bene...
ROMEO
Mia vita...
GILBERTO
Non si perdan gl'istanti:
unite, o fidi amanti,
co' le destre quell'alme.
GIULIETTA E ROMEO
Sia testimone il ciel d'un puro amore:
ecco la destra. E con la destra il core.
(dandosi la mano)
GILBERTO
Su voi dal ciel discenda
quanta delizia mai
è degno premio a un innocente affetto.
GIULIETTA
Ebbra son dal piacere.
ROMEO
Io dal diletto.
GILBERTO
Basti così: più lunga
dimora esser potria fatal: potrebbe
il destino tradirvi; a voi presente
esser deve il periglio:
separarvi convien per mio consiglio.
GIULIETTA
Dunque per or degg'io
dividermi da te?
ROMEO
Come lasciarti?
GIULIETTA
Come partir se l'alma mia tu sei?
ROMEO
Ma che vi feci mai barbari dèi!
GILBERTO
Coraggio.
GIULIETTA
Ebben si vada, or che dobbiamo
lasciarci o caro: il destin nostro il vuole.
Pensa qual tu mi sei, qual ti son io,
e un tal pensier consoli
il tuo bel cor, come consola il mio.
ROMEO
Ah, che la fiera angoscia
mi viete favellar!
GIULIETTA
Vedrai, che il cielo
del nostro amor, dei nostri
barbari casi avrà pietà: vedrai...
Ah, che mi stringe il cor l'affanno mio!
Consorte...
ROMEO
Sposa...
GIULIETTA E ROMEO
Oh duol di morte! Addio.
GIULIETTA
Qual improvviso tremito!
Sposo... mio ben... deh reggimi...
Oh quai funeste immagini
di lutto, e di terror!
Addio, ti lascio il cor.
Ma che sarà di me,
lungi, ben mio, da te?
Destin tiranno!
Barbaro affanno!
Lo sposo rendimi
pietoso amor.
Ma che sarà di me?
Addio... ti lascio il cor.
(parte)
Romeo, e Gilberto.
ROMEO
Ciel tiranno, e perché così m'involi
la mia sposa, il mio ben?
GILBERTO
Tempo è Romeo
di salvarti, e fuggir.
ROMEO
Come?
GILBERTO
Everardo
vuole il tuo sangue: tutto
seppi poc'anzi.
ROMEO
O giusto ciel, che intendo!
Ebben: venga; avrò core...
GILBERTO
Ah se qui resti, perdi
e la sposa, e la vita: e se tu parti
il furor cederà.
ROMEO
E Giulietta?
GILBERTO
A lei vicino
io veglierò. L'alba già spunta,
a Mantova ti cela:
lasciami oprar; tutto saprai ma parti.
ROMEO
Misero me! Si vada: a te la sposa
affido: ah de' suoi giorni
abbi cura, o fedel: dille ch'io parto,
perché lo vuole il tuo parer, la sorte;
ma che togliermi a lei può sol la morte.
(parte)
GILBERTO
O di pace, e amistà soave affetto
quanto mi costi mai!
Ma resisti, mio cor: tu vincerai.
(parte)
Gabinetto, come nell'atto primo, che viene illuminato da candele sopra di un tavolo.
Giulietta, poi Matilde.
GIULIETTA
Quanto rapidi foste
o momenti di gioia; e quanto tarde
a fuggirmi sarete,
ore di duol!
Matilde e qual t'ingombra,
affannoso dolor?
MATILDE
Giulietta... ah... il padre...
GIULIETTA
Che avvenne?
MATILDE
Ei sospettò che ami Romeo:
avvampa di furor; toglier ti vuole,
al giorno, ed a me stessa.
GIULIETTA
Ah corri, e guida
Gilberto a me: perduta io son, se tardo
mi giunge il suo consiglio.
MATILDE
Come fuggir potrai sì rio periglio!
(parte)
Giulietta, poi Gilberto.
GIULIETTA
Ah Romeo dove sei? Perché da queste
soglie così funeste
teco non m'involai!
GIULIETTA
Gilberto, sappi...
GILBERTO
Tutto m'è noto appien.
GIULIETTA
Che far degg'io
misera!
GILBERTO
Non smarrirti. Hai tu coraggio
per condurti a Romeo
di tentar alta impresa?
GIULIETTA
La richiesta è al mio cor, credi, un'offesa.
(Gilberto cava un'ampolla)
GILBERTO
Ecco un raro liquor: virtù rinchiude
di far che chi ne beve
estinto sembri; ma alla luce ei torna,
consunto il suo vigor.
GIULIETTA
Ebben?
GILBERTO
Se il bevi
a trarti dalla tomba
con Romeo ne verrò.
GIULIETTA
Saprà lo sposo...
GILBERTO
Tutto fra pochi istanti
a lui farò palese.
GIULIETTA
E allor ch'ei venga
e di tomba mi tragga?
GILBERTO
Tu con lui fuggirai.
GIULIETTA
Scampo miglior non hai?
GILBERTO
Altro al periglio tuo non ho sollievo.
GIULIETTA
Dammi il liquor: a te mi affido: io bevo.
(Giulietta beve)
GILBERTO
Eccoti il padre: tutto
concedi, non temere.
Everardo, Matilde, Coro di Cappellii, e detti
EVERARDO
Perfida figlia!
Così tradisci con indegno affetto
dei Cappellii l'onor?
GIULIETTA
Padre...
EVERARDO
Tal nome
non proferir; degna non sei del vanto
d'avermi genitor.
GIULIETTA
Deh per pietade...
EVERARDO
Non ascolto pietà. Pena al delitto
qual merti avrai: rinchiusa
d'inaccessibil torre
nel profondo ti voglio; e nel momento
seguimi...
GIULIETTA
Pronta sono... Oh dio, che sento!
(Giulietta va mancando a poco a poco, sostenuta da Matilde, e Gilberto, finché cade sopra una sedia, in modo, che sembra morta)
EVERARDO
Finge?... È ver ciò che miro? Ah tu Gilberto
dimmi...
GILBERTO
Freddo sudor tutta l'inonda.
EVERARDO
Figlia... misero me!...
MATILDE
Soccorso, aita:
no più speme non v'è, perde la vita.
GIULIETTA
Padre... tu vedi... io moro.
A chi di morte è in seno
dona il perdono almeno:
dona la tua pietà.
(rimane come morta)
MATILDE
Oh sommi dèi!
GILBERTO
Perì la sventurata.
EVERARDO
Che più resta per me sorte spietata!
Figlia... figlia... non m'ode...
Barbaro genitor, ah di sua morte
l'emoia cagion tu sei! Vittima cadde
del tuo insano furor. O numi, o numi,
piombi dell'ira vostra
il fulmine, e m'uccida. Apriti o terra:
fuggitemi o mortali: io sono un empio,
io merito dal cielo orrido scempio.
(Giulietta è portata altrove)
Misero che farò?
Più figlia, o dio, non ho.
Figlia... ben mio... rispondi...
Che affanno! che terror!
De' tuoi lamenti il sonno
freddo mi rende il core,
m'opprime il mio dolore,
l'alma mi fa gelar.
Ahi che già l'ombra freme,
m'accusa di sua sorte:
ebbe da te la morte
barbaro genitor.
Che giorno, oh dio, che spasimi
che abisso di dolor!
CORO
Che caso orribile!
La figlia esanime,
il padre misero
queste nostr'anime
dolenti fa.
Luogo funebre con lampade accese, ove stanno le tombe de' Cappellii. Quella di Giulietta con iscrizione sarà in discreta eminenza con gradini a' piedi, onde poterla aprire, e far ch'ella n'esca a suo tempo.
Romeo, e Coro di Montecchii; Giulietta nella tomba.
ROMEO
Ecco il luogo: ecco l'urna. Ahi vista atroce!
ove beltà, ed amore,
ove innocenza, e fede
hanno tomba feral. Tributo amici
di lagrime, e d'affanno
s'offra alla spoglia sua. Quel freddo sasso
innanzi a me schiudete:
indi o fedeli miei meco piangete.
(viene aperta la tomba, e si vede Giulietta)
Oh dio!
CORO
Lugubri gemiti
sol qui risuonino,
di meste lagrime,
quest'urna spargasi,
tributo misero
del nostro cor.
ROMEO
O mia Giulietta...
CORO
O inesorabile
morte tiranna!
ROMEO
Io l'ho perduta!
CORO
Ombra adorabile
deh accogli i spasimi
del nostro barbaro
fiero dolor.
ROMEO
Non più compagni: andate;
solo restar desio, meco non bramo
che il mio dolor crudel: mi dà conforto
solo il barbaro affanno:
ogni altro oggetto a me divien tiranno.
(il Coro si ritira)
ROMEO
O mia Giulietta! O sposa!
Mai più ti rivedrò? Pensier funesto!
O Giulietta infelice!
Ma di te mille volte
più misero Romeo! Tu almen non vedi
le sue smanie crudeli; ed ei ti mira
spoglia esangue dinanzi... o dolce sposa,
anima mia, mia speme,
t'ho perduta per sempre! oh dio che affanni!
che duol! che angoscie estreme!
Gela e avvampa il mio cor... palpita, e freme.
Idolo del mio cor
deh vedi il pianto mio,
i gemiti, il dolor
del tuo fedel.
Ma che vale il mio duol? Mia bella speme,
io ti sento; mi chiami
a seguirti fra l'ombre: ebben m'aspetta,
ti seguirò. Se a te compagno in vita
non mi volle la sorte,
teco m'unisca almen pietosa morte.
(cava un'ampolla, e beve, e getta l'ampolla)
Tranquillo io son: fra poco
teco sarò mia vita; accogli intanto
mia speme, anima mia
questo ch'io verso per te ultimo pianto.
Ombra adorata aspetta
teco sarò indiviso,
nel fortunato eliso
avrà contento il cor.
Là tra i fedeli amanti
ci appresta amor diletti,
godremo i dolci istanti
de' più innocenti affetti;
e l'eco a noi d'intorno
risuonerà d'amor.
(Giulietta gradatamente va rinvenendo)
ROMEO
Odiosa mi si rende
questa mia vita: ah già mi sento
serpeggiar nelle vene
un freddo gel di morte... ah sì; vicino,
vicino a te fra pochi istanti
anima mia sarò: cara consorte...
GIULIETTA
Romeo, Romeo...
ROMEO
Qual voce!
Eterni dèi!
GIULIETTA
Romeo!...
ROMEO
Ah chi mi chiama!
GIULIETTA
La tua Giulietta.
ROMEO
Dove son?... Deliro?
Sei tu?
GIULIETTA
Sì, caro sposo.
Deh m'assisti... Deh vieni.
ROMEO
Ah come mai
in vita tu ritorni?
GIULIETTA
E che? No 'l sai?
Fu simulata la mia morte.
ROMEO
Spiegati.
GIULIETTA
A te Gilberto amico
tutto non palesò?
ROMEO
Non mi fu nota
che la tua morte. Io venni
disperato alla tomba: e il mio dolore...
GIULIETTA
A che ti trasse mai?
ROMEO
Ah non ho core.
GIULIETTA
Ahimè già vengo meno:
deh mi palesa almeno
del tuo destin l'orror.
ROMEO
Sappi, che un rio veleno
già mi serpeggia in seno,
opra del mio furor.
GIULIETTA E ROMEO
Ah che m'opprime l'anima
il barbaro tormento:
la pena ch'io mi sento
più non mi può straziar.
ROMEO
Che duol!... che fier tormento...
mi sento già mancar.
GIULIETTA
Ma che facesti barbaro!
A tanto mal, riparo
non si saprà trovar?
ROMEO
Solo mi puoi compiangere
idolo... amato... e caro;
le forze... più non reggono...
vedimi... oh dio... spirar.
(muore)
GIULIETTA
Romeo!... se n' muore... oh ciel, soccorso, aiuto.
Gilberto, e detti.
GILBERTO
Eccomi pronto a te.
GIULIETTA
Dagli occhi miei
vanne imprudente amico: ecco qual frutto
dai tuoi consigli ebbe il mio amor: vedi
qual d'essi vittima se n' giace.
GILBERTO
Come!
Romeo qui! Romeo morto! Che fu?...
GIULIETTA
Il grido
della mia morte il trasse alla mia tomba,
e disdegnando senza me la vita
alla sua col velen diede l'uscita.
GILBERTO
Oh come inette, e vane
rende il destin fatal le cose umane!
Volle ei dunque, che pria del messo mio
la fama andasse a lui della tua morte
per la perfidia empir empir la vostra sorte.
GIULIETTA
Ma che faccio qui mai? Perché mi perdo
fra inutili querele? Un ferro, un ferro
io voglio adesso per aprirmi il petto,
e seguir disperata il caro oggetto.
(tenta di prendere la spada a Gilberto)
GILBERTO
Deh ferma... non tentar... genti correte.
GIULIETTA
Tu mi trattieni invan: ciò che il furore
non potrà far, lo farà in me il dolore.
Everardo, Matilde, Coro, e detti.
EVERARDO
Qual grida, ohimè, qual voce!
Che vedo! Oh ciel! Tu vivi ancor, mia figlia?
GILBERTO
Deh! per pietà si salvi
dal furor disperato, ond'ella è in preda.
EVERARDO
Giulietta...
MATILDE
O dolce amica
vieni tra queste braccia.
EVERARDO
Ma qual spoglia
esangue io vedo? Romeo?
GIULIETTA
Sì è desso:
miralo pur, padre crudele, e sappi
ch'egli morì per me mio sposo, e amante,
e ch'io lo vo' seguir fida, e costante.
EVERARDO
Quali eventi son questi?
GILBERTO
In altro tempo
tutto poi da me saprai: cerchiamo adesso
di salvare costei da un fiero eccesso.
MATILDE E CORO
Giovane afflitta, e misera,
possa il tuo cor ricevere
quel che ti viene a porgere
sollievo il nostro amor.
EVERARDO
Figlia sgraziata incauta,
vedi a qual tristo fato
amor sì sconsigliato
te riducendo va.
E in modo non usato
fai che m'alterni in petto
sdegno, rimorso, pena,
ira, furor, pietà.
GIULIETTA
Sprezzo le accuse, e l'onte:
m'è grato il mio destino,
or che al mio ben vicino...
sento morirmi anch'io...
Amici... mondo... addio...
m'uccide il mio dolor.
(cade svenuta su le sue donzelle)
CORO
L'eccesso del duolo
gli spirti le tolse,
più vita non ha.
EVERARDO
In quali m'involse
sventure il rigore:
m'è il vivere molesto,
e pena mi fa.
TUTTI
Che esempio funesto
un odio ci dà!
Fine del libretto.
Generazione pagina: 05/02/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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