Atto secondo

 

Scena prima

Parco.
Gildippe, e Edvige.

 Q 

Gildippe, Edvige

 

GILDIPPE

Illustre principessa,  

tale io sento pietà d'un tradimento,

che a l'amor suo sovrasta,

ch'io non saprei tacerlo.

EDVIGE

E che?

GILDIPPE

Può Ricimero

recar l'idolatrie del regal cuore

d'Ernelinda al sembiante,

in onta ancor di quanto

alla tua fiamma ei deve.

EDVIGE

Ah me 'l dicea

quella molle pietà, con cui disciolse

la catena dal piè di Rodoaldo,

quegli attoniti sguardi...

GILDIPPE

Appunto, e guari

non è, ch'egli tentò l'ardua costanza

de la vergine oppressa.

Agitiam questa fiamma

mie ben nate speranze.

EDVIGE

E donde il sai?

GILDIPPE

Un guerrier; che raccolse

di Ricimero i detti, a me recolli:

ma soffrirai, ch'ei vanti

questo incendio infedel? e degnerai

ancor quel cor rubello

de l'alto onor de' tuoi reali affetti?

 

Scaccia dal cor  

l'ardor,

che ti tormenta:

se in quell'alma crudel

d'un amor fedel

la face è spenta.

 

Gildippe ->

EDVIGE

Se noi temiam, che ci abbandoni un cuore,  

l'altro si custodisca:

del principe Edelberto

lusinghiamo l'amore; ecco che appunto

qui volge il piè.

 

Scena seconda

Edelberto, Edvige.

<- Edelberto

 

EDELBERTO

Bella Edvige, è questi  

l'illustre dì, che di Norvegia al soglio

rende l'onor del tuo real incarco;

s'io 'l vegga con piacer, te 'l dica il guardo,

che da begli occhi tuoi nel cuor mi scese;

ciò, che ho di pena, è ch'io non ebbi in sorte

spargere del mio sangue

le trionfali vie, per cui vi ascendi.

EDVIGE

S'io vedessi Edelberto

costarmi del tuo sangue il mio trionfo,

detesterei la stessa mia grandezza;

ha nella tua salvezza

più di parte il cuor mio, che tu non pensi.

EDELBERTO

Se ciò sperar mi lice, o miei beati

amorosi sospiri.

EDVIGE

Credilo o prence, e credi,

che se il paterno impero

lasciato avesse in libertà il mio nodo,

malgrado a quanto a Ricimero io debba,

io d'esso non sarei,

combattuto da te, facile acquisto.

EDELBERTO

Questa d'un puro amor bella mercede

le mie speranze, ed i miei voti adempie.

EDVIGE

Ricimero qui giunge?

Vanne lieto Edelberto, e ti sovvenga,

che sprezzare il tuo foco io non saprei,

che mio campion, e cavalier tu sei.

 

EDELBERTO

Tanto è bianca la mia fede,  

quanto i gigli del tuo sen;

tutto puro è quell'affetto,

che mi fe' nascere in petto

uno sguardo tuo seren.

Edvige, Edelberto ->

 

Scena terza

Ricimero, Vitige, poi Edvige.

<- Ricimero, Vitige

 

RICIMERO

No Vitige, Ernelinda  

gonfia del suo dolor, e del suo sdegno,

piegar non sa l'alma superba ai voti

d'un amore in cui vede

la man, che le balzò dal trono il padre.

Ne le pene d'amor è il miglior bene

la lontananza; al soglio

de la Dania ti rendi, ove ti aspetta

il real genitor per ribaciarti

sul crine invitto i trionfali allori.

VITIGE

Ed io potrei signor trar lunge il piede

da questa reggia, in cui

il sol de gli occhi miei sparge il suo lume?

RICIMERO

Principe, ov'è quel cuore...

 

<- Edvige

EDVIGE

Alma sì molle  

non ha già Ricimero in questo giorno,

in cui gli fuma ancora

il sangue ostil su i marziali allori.

Dimani poi favellerà d'amori.

Non è così?

RICIMERO

(Noioso arrivo.) E forse

questo debole affetto

m'esce dal cuore, in cui la gloria ingombra

tutta la vastità de' miei pensieri.

EDVIGE

Su via siegui la legge,

ch'ella ti detta; a le mie chiome innesta

il norvegico serto,

scosso di capo a Rodoaldo oppresso,

col piacer del grand'atto

al tuo cielo ritorna, e me qui lascia

regnar su le nemiche ampie ruine;

non mancano gli sposi a le reine.

RICIMERO

De' miei vassalli il sangue

di questo regno è il prezzo, ed io non cedo

sì di leggieri un trono,

sovra di cui piantai le nostre insegne.

EDVIGE

Questo detta la gloria? eh di' infedele,

che tu riserbi di Norvegia il trono

ad Ernelinda in dono.

VITIGE

(Che sento mai!)

EDVIGE

Ah ingrato,

questa è la fé giurata al mio gran padre?

queste le nozze mie? questo il mio regno?

Ernelinda, o crudele, entro al tuo cuore

d'Edvige trionfa.

VITIGE

E ciò sia vero?

RICIMERO

Del mio cuore io non rendo

ragione altrui; di Grimoaldo l'ombra

su le vie degli Elisi

la mia fé non rammembra, o non l'apprezza;

ed è legge dei re la lor grandezza.

 

EDVIGE

Mi vuoi tradir il sento,  

anima senza fé;

il bell'incendio hai spento,

crudel, che ardea per me.

Edvige ->

 

Scena quarta

Vitige, Ricimero poi Ernelinda, che si trattiene in disparte.

 

VITIGE

Che intendo o Ricimero? A l'or ch'io t'apro  

con questa mano alla vittoria il varco,

a svellermi tu pensi

Ernelinda di braccio, il cuor dal petto?

RICIMERO

E che? Nel mio trionfo

de la spoglia miglior pretendi il dono?

VITIGE

Non cederò Ernelinda,

se col fulmine in pugno

la chiedesse il tonante.

 

<- Ernelinda

ERNELINDA

(Per me qui si contende?)  

RICIMERO

Ed otterralla

con lo scettro a la destra

un vincitor monarca.

VITIGE

Un ferro ho al fianco,

che sua ragion sostiene

contro l'ingiusta autorità de' scettri.

RICIMERO

A Ricimero?

VITIGE

Sì.

ERNELINDA

Gli sdegni, e l'onte

abbian fine tra voi. Principi io debbo,

malgrado a la presente mia fortuna,

dispor de le mie nozze.

VITIGE

Bella Ernelinda; empié già il sol sei volte

col suo splendor tutte del ciel le vie,

da che la fiamma illustre

del sereno tuo volto il cor mi accese.

ERNELINDA

È vero.

RICIMERO

Al primo raggio

de' sereni occhi tuoi svenai gli affetti,

che al volto di Edvige eran già sacri.

ERNELINDA

Grande olocausto.

VITIGE

Dal vincitor diseredata, al trono

de la Dania ti appello.

ERNELINDA

Somma fortuna.

RICIMERO

Io t'offro

di Norvegia lo scettro

la libertà del padre, ed il mio soglio.

ERNELINDA

Offerte generose.

VITIGE

I miei sospiri?

ERNELINDA

Io vidi.

RICIMERO

I miei voti?

ERNELINDA

Li ascolto.

VITIGE

Tante lacrime sparse.

RICIMERO

Le regie mie preghiere?

ERNELINDA

Egualmente gradite.

VITIGE

E che risolvi?

RICIMERO

A cui ti doni?

ERNELINDA

Udite.

So quanto ad ambi io debba

per sì teneri affetti;

in prezzo di mie nozze

due corone tu m'offri, e tu il tuo soglio,

ma rifiuto il tuo nodo. Il tuo non voglio.

 

Se ancor non m'intendete,  

ancora ve 'l dirò,

no, non vi voglio;

(a Ricimero)

puoi piangere, e pregar

languire, e sospirar,

per ambi io sempre avrò

petto di scoglio.

Ernelinda ->

 

Scena quinta

Ricimero, e Vitige.

 

RICIMERO

Vitige.  

VITIGE

Ricimero.

RICIMERO

È quegli il cuore

ch'io ti svelgo dal petto?

VITIGE

Quella, che ottener crede

con lo scettro a la destra

il goto vincitor.

RICIMERO

Ma questo scettro

saprà fiaccar il suo feroce orgoglio.

VITIGE

I suoi colpi non teme un cuor di scoglio.

 

RICIMERO

Non bacerai quel labbro.  

VITIGE

Non stringerai quel sen.

RICIMERO

Di vincer mi do vanto...

VITIGE

Io placherò col pianto...

RICIMERO E VITIGE

...l'idolo mio seren.

Ricimero ->

 

Scena sesta

Vitige.

 

 

Tutto dunque congiura  

contro il tuo foco o mesto mio cupido?

E dan fomento a l'aspre mie querele

un'amante spietata, un re infedele?

 

Quella beltà,  

che ha tanta crudeltà,

non lascerò

costante d'adorar;

l'infedeltà

d'un re che m'ingannò,

non speri no

l'incendio mio smorzar.

 

Vitige ->

 

Scena settima

Bagni.
Gildippe e Rodoaldo.

 Q 

Gildippe, Rodoaldo

 

GILDIPPE

Signor, ne le sciagure  

virtù risplende, e la fortezza ha in uso

con rimproveri illustri

gli oltraggi vendicar de la fortuna;

tu con essa sostieni

le tue cadute, e nel servaggio ostenta

un cuor reale, un'anima d'eroe.

RODOALDO

È vinto Rodoaldo,

non il suo cuor: non ha ragion sovr'esso

l'inclemenza degli astri.

GILDIPPE

Già con men torvo aspetto

guardan essi il tuo sangue; a Ricimero

già penetrò nel cuore un lampo egregio

de la bella Ernelinda; (ah troppo è vero).

Il suo talamo ei le offre, ed il tuo regno.

RODOALDO

Che dici tu? cotanto

han per me d'odio i cieli?

GILDIPPE

Strozzerà questo nodo

gli antichi vostri sdegni, e dissipato

de l'eccelso imeneo da l'ampia face

di cieca sorte, e ria

ne andrà l'opaco velo. (Ah no non sia.)

 

Al suon de' molli baci  

lo sdegno languirà;

e l'amorose faci

il ciel stabilirà.

Gildippe ->

 

Scena ottava

Ricimero e Rodoaldo.

<- Ricimero, servo

 
Un Servo che porta sovra un bacile la corona di Norvegia.
 

RICIMERO

Rodoaldo conosci  

questa reale insegna?

RODOALDO

Conosco un bene infausto

di lubrica fortuna.

RICIMERO

A le tue chiome

da cui cadé la rendo.

RODOALDO

Illustre dono

a chi non sa, ch'assai d'essa è più degno,

chi più sa rifiutarla.

RICIMERO

Senti; fra amore, e sdegno

mezzo non v'è ne' grandi; entrambi io ti offro

ma nel grado maggior: o regno, o morte.

RODOALDO

A qual patto si sceglie?

RICIMERO

Se d'Ernelinda a la mia destra annodi

la bianca man col titolo di sposa,

ti rendo al soglio, e suocero t'abbraccio;

ma se gonfio di sdegno aborri il nodo,

da la falce feral d'Atropo atroce

trucidato cadrai.

RODOALDO

Venga Ernelinda, ed io

favellerò qual debbo.

RICIMERO

Ella si appelli.

Se durassero gli odi eternamente

che lascerian le guerre?

Breve giro di lustri

divorerebbe i regni:

la stessa parca, ed anelante, e stanco

sul vuoto mondo adagerebbe il fianco.

 

Scena nona

Ernelinda, Vitige che si trattiene in disparte e detti.

<- Ernelinda, Vitige

 

ERNELINDA

Del regal padre al cenno  

ecco Ernelinda.

VITIGE

(Io sieguo

l'orme de la mia luce.)

RODOALDO

Figlia, pria ch'io favelli,

sai qual tu debba ubbidienza al mio

risoluto voler?

ERNELINDA

Legge più sacra

non ebbi mai.

RODOALDO

Su questa destra, in cui

l'orma ancor v'è d'un grande scettro, giura

inviolabile fede al mio comando.

ERNELINDA

La giuro, e con un bacio umile, e pio

sigillo il giuramento.

VITIGE

(Io tremo.)

RODOALDO

Or senti.

I tuoi sponsali eccelsi

Ricimero mi chiede, inorridisce

a l'insana richiesta il cuor di padre.

Quella destra, ch'ei t'offre,

dal petto d'Alarico, a te germano,

ed a me figlio (o rimembranza atroce)

strappò l'alma innocente;

ad aborrir t'impegno

le tede abominate; e se non hai

cuor per cader pria d'annodarlo esangue,

a la fonte onde uscì rendi quel sangue.

RICIMERO

Tanto dunque o superbo

me presente si ardisce?

RODOALDO

Ricimero il tuo dono al piè ti getto,

il premo, e lo calpesto.

Atto regal di Rodoaldo è questo.

(getta a terra la corona ch'era sopra il bacile)

RICIMERO

Olà soldati,

Rodoaldo si sveni.

VITIGE

Ah ciò non sia.  

(impugnata la spada si mette alla difesa di Rodoaldo)

Per questo petto o furie

si passa al regio sen di Rodoaldo.

ERNELINDA

O cieli.

RICIMERO

E che? Tant'oltre

puoi osar o fellon? ambi svenati

cadano a questo piè.

(Ernelinda si pone davanti a Rodoaldo e Vitige)

ERNELINDA

Pria d'Ernelinda

non cadranno o crudele

io farò loro scudo

del collo inerme, e del mio seno ignudo.

RICIMERO

Così sprezzato io son? costei si svelga

da protervi rubelli.

ERNELINDA

O stelle, o numi.

RICIMERO

Vendica rozzamente una sol morte

le offese dei monarchi;

con l'orribil corteggio de' tormenti

verrà ad ambi la parca.

Entro a carcere orrendo

attenda ciascun d'essi

lo sfogo de' miei sdegni:

già freme la vendetta, e già prepara

la bipenne fatal nemesi, e l'ara.

 

Dal tuo rigor o barbara,  

apprendo crudeltà;

vedrem chi inesorabile

meglio di noi sarà.

Fogli partitura

Ricimero, servo ->

 

Scena decima

Ernelinda, Rodoaldo e Vitige.

 

RODOALDO

Vitige, io ti negai  

d'Ernelinda le nozze, in onta ancora

de la grandezza mia, quando ti vidi

a Ricimero in amistà congiunto;

or ch'è comun fra noi l'odio di lui,

d'Ernelinda le nozze

di Ricimero a l'inimico io dono.

VITIGE

Né m'inganni signor? o fortunate

mie fatali sciagure.

RODOALDO

Ernelinda tu piangi?

ERNELINDA

Signor, di debolezza

puoi tu accusarmi, a l'or che un nuovo aggiungi

titolo di giustizia al pianto mio?

VITIGE

Invidiar potresti o mia diletta,

questo estremo piacer a l'amor mio

di morire tuo sposo? ah non è degna

de le lacrime tue questa fortuna.

RODOALDO

Parto Ernelinda, e se mai fosse il giorno

di mia vita infelice ultimo questi,

te del mio cuor erede

con questo amplesso, e de' miei sdegni io chiamo

se basta la mia morte a l'ire eterne;

custodisci o Vitige

questa, ch'io t'abbandono,

vergine desolata;

il carattere prendi

seco di regal padre, ed amoroso

in mia vece lo innesta a quel di sposo.

 

Se avessi più d'un core,  

ad ambi il lascerei.

Erede del mio amore,

figlia, mio ben tu sei.

Rodoaldo ->

 

Scena undicesima

Ernelinda e Vitige.

 

VITIGE

Ernelinda mio ben, deh non funesti  

le mie prime fortune il tuo bel pianto.

ERNELINDA

Potrei negarlo o caro,

a l'agonie del padre, e del marito?

VITIGE

Rodoaldo vivrà; sovra lo sdegno

di Ricimero avrà la palma amore.

Basterà l'olocausto di Vitige

a la sua gelosia.

ERNELINDA

Crudele, e questa perdita non basta

a farmi scaturir tutte da gli occhi

le fonti del mio pianto?

Non sai caro, non sai, con quanta pena

io soffrissi ne l'alma

quella fiera virtù, che mi volea,

per il paterno impero

nemica di Vitige;

ed ora che il sovrano

voler di Rodoaldo a te mi unisce,

senza un'angoscia estrema

potrei recarti o caro

mesti baci di sposa in sul feretro?

VITIGE

Chi sa, che l'amorosa

stella per noi men torbida non splenda?

Ma quando ancora inesorabil fato

la mia morte risolva,

che beate agonie le mie saranno,

se a me verrà la parca

col soave piacer di morir tuo,

e lascerà la libertà a quest'alma

di ribaciar sul fulgido tuo viso

un raggio di beltà del paradiso?

 

Di', se senti sul bel volto  

lieve un'aura palpitarti,

di Vitige un bacio è questi.

Dal mio fral genio disciolto

verrò sì, bella, a recarti

lieti baci, e non funesti.

Vitige ->

 

Scena dodicesima

Ernelinda.

 

 

Pupille, inaridisca il vostro pianto;  

serviamo a questo primo

comando di Vitige; al nostro sangue

concediam questo fasto

di soffrir con costanza i mali estremi;

varian su la virtù gli astri l'aspetto,

e la più ria fortuna

un intrepido cuor mette in rispetto.

 

Il cielo non avrà  

mai tanta crudeltà,

quant'io costanza;

se ben perduto ho il regno,

un cuor, che n'è ben degno

ancor mi avanza.

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Scena tredicesima

Camera.
Edvige, e Ricimero.

 Q 

Edvige, Ricimero

 

EDVIGE

Debbo creder io dunque o Ricimero,  

che il fascino d'un volto

in cattiva bellezza oggi trionfi

nel tuo cuore infedel de l'amor mio?

RICIMERO

Il volto d'Ernelinda, io te 'l confesso,

malgrado a ciò, ch'io ti dovea sorprese

la rocca del mio core;

soffrilo in pace; al fine

non mancano mai sposi a le reine.

EDVIGE

Sul crin dunque mi ferma

la paterna corona; a questa impresa

armasti in guerra i gelidi Trioni,

al fin s'è vinto, e a me si è vinto; io chiedo

ciò che dal mio gran padre ebbi in retaggio.

RICIMERO

Al genio del mio soglio, a l'ombre illustri

de' miei vassalli io debbo

la sudata conquista.

EDVIGE

Ed io diseredata, e vilipesa

avvezzerò negletta

la regal destra a la conocchia, e al fuso?

T'inganni o Ricimero,

guarda una volta ancor, che al marte scando

per vendicar una regal donzella

contro un re traditor non manca un'asta.

E che di marziali eroici ardori

le destre più feroci arman gli amori.

 

Non è sì debole  

questa bellezza,

ch'ella disperi

vittorie, e palme;

contro chi perfido

la fugge, e sprezza,

trovar non speri

più cori ed alme.

Edvige ->

 

Scena quattordicesima

Ricimero poi Ernelinda che sopravviene.

 

RICIMERO

E là, venga Ernelinda  

a quel core di smalto

porta schernito amor l'ultimo assalto.

Ernelinda.

 

<- Ernelinda

ERNELINDA

Tiranno.

RICIMERO

Pende su le cervici

di Rodoaldo, e di Vitige, il giusto

fulmine del mio sdegno: amore ancora

il colpo ne sospende;

tanto ei solo però non ha di forza,

che basti a disarmarlo; egli richiede

il soccorso del tuo. La bianca mano

stendi al mio nodo, e la fatal saetta

cade a vuoto di pugno a la vendetta.

ERNELINDA

Difenderò due vite a me sì care

con quanto egli è, se il chiedi, il sangue mio;

ma non ricompro un padre, ed uno sposo

a prezzo di viltà, di tradimento.

RICIMERO

E che? Questa ch'io t'offro,

è forse rozza man di vil bifolco?

Sai pur ch'ella sostiene

la gloria di due scettri.

ERNELINDA

Sì, ma fuma ella ancora

d'Alarico la strage.

RICIMERO

Inaridita

dal corso di due lustri.

ERNELINDA

Viva ancor me la addita

il paterno comando.

RICIMERO

E s'ella cresce

negli scempi vicini?

ERNELINDA

Impegna il cielo

con titolo maggior a vendicarmi.

RICIMERO

Ite dunque o ministri;

si svellano a Vitige

gli occhi superbi, onde Ernelinda accese

questo foco rubello;

si strappi a Rodoaldo

l'altiera lingua, onde il comando uscìo

di questo odio protervo,

su coppa di furor tazza di sangue

si rechi ad Ernelinda, entrambi i cuori

veda, a mensa di sdegno

dov'ella beva l'un, gli altri divori.

ERNELINDA

Ah ferma o Ricimero; ascolta i voti

de le lacrime mie; ne' petti augusti

rispetta quel carattere sublime,

che pien d'onor la tua grand'alma adorna.

Questo pianto ti basti.

RICIMERO

Nel tuo pianto Ernelinda,

qualche parte s'estingua

dell'ira mia; la mia vendetta adempia

una vittima sola; or tu la scegli,

e qual d'essi recar la rea cervice

debba su l'ara atroce,

su quel foglio fatal tu stessa scrivi.

ERNELINDA

(Orribile pietà.) La destra infausta

pria mi tronca, o tiran.

RICIMERO

Se ciò ricusi,

mi caderanno al piè svenati entrambi.

ERNELINDA

Svenali sì crudel, ma in questo cuore,

in cui furono impressi

da la natura l'un, l'altro da amore.

RICIMERO

Olà si tarda ancora? itene o fidi

trucidate i felloni, e qui recate

d'ambi il cor palpitante, e semivivo.

Itene a volo.

ERNELINDA

Ah no; ferma, ch'io scrivo.

Mora. Ma chi? tolgan gli dèi, che imprima

al genitor fatali

portentosi caratteri la figlia.

Mora dunque. Ma chi? L'idolo mio?

Ah prima inaridisci

funesta man. Se v'è clemenza in cielo

perché non cade un fulmine, e risolve

la reggia in fumo, e Ricimero in polve?

RICIMERO

Questi inutili sdegni

stimolan le due parche.

ERNELINDA

Sì Ricimero,

già segno di caratteri funesti

l'orribil foglio. Ah fiera man che tenti?

Ricimero pietà.

RICIMERO

Chi altrui la niega,

ottenerla non speri.

ERNELINDA

Strappami prima il cuor.

RICIMERO

Vuò che il dolore

questo uffizio mi usurpi.

ERNELINDA

Ah carnefice ingiusto,

sì scriverò; ma intingerò nel sangue

de l'Idra, o ne le spume

di Cerbero crudel la penna infame;

sì scriverò; ma recherò quel foglio

tutta furor di Radamanto al trono

per chiamar contro te l'inferno in lega;

lo spiegherò in vessillo

di vendetta a le furie ebra, baccante

irriterò per lacerarti il cuore

quanti mostri ha Cocito, e il peggior d'essi

ch'è l'insano dolor, che mi divora.

Scrivo sì traditor.

(scrive)

Vitige mora.

RICIMERO

Morrà Vitige, e di cotanto orgoglio

doverò il mio trionfo a questo foglio.

(parte)

Ricimero ->

 

ERNELINDA

Empia mano, tu scrivesti,  

né scoppiasti ingrato cor;

e soffrire tu potesti

que' caratteri funesti

o mio debole dolor?

Fogli partitura

Ernelinda ->

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Parco.

Gildippe, Edvige
 

Illustre principessa

Edvige
Gildippe ->

Se noi temiam; che ci abbandoni un cuore

Edvige
<- Edelberto

Bella Edvige, è questi

Edvige, Edelberto ->
<- Ricimero, Vitige

No Vitige, Ernelinda

Ricimero, Vitige
<- Edvige

Alma sì molle

Ricimero, Vitige
Edvige ->

Che intendo o Ricimero?

Ricimero, Vitige
<- Ernelinda

Per me qui si contende?

Ricimero, Vitige
Ernelinda ->

Vitige / Ricimero

Ricimero e Vitige
Non bacerai quel labbro
Vitige
Ricimero ->

Tutto dunque congiura

Vitige ->

Bagni.

Gildippe, Rodoaldo
 

Signor, ne le sciagure

Rodoaldo
Gildippe ->
Rodoaldo
<- Ricimero, servo

Rodoaldo conosci

Rodoaldo, Ricimero, servo
<- Ernelinda, Vitige

(Vitige si trattiene in disparte)

Del regal padre al cenno

(Vitige si mostra)

Ah ciò non sia

Rodoaldo, Ernelinda, Vitige
Ricimero, servo ->

Vitige, io ti negai

Ernelinda, Vitige
Rodoaldo ->

Ernelinda mio ben, deh non funesti

Ernelinda
Vitige ->

Pupille, inaridisca il vostro pianto

Camera.

Edvige, Ricimero
 

Debbo creder io dunque o Ricimero

Ricimero
Edvige ->

E là, venga Ernelinda

Ricimero
<- Ernelinda

Ernelinda
Ricimero ->
Ernelinda ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima
Cortil regio. Padiglioni in veduta della città. Gran sala. Parco. Bagni. Camera. Prigione orribile. Lago ghiacciato nella corte. Gran piazza.
Atto primo Atto terzo

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