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Scena prima |
Carcere oscuro. Diversi cancelli, e ferrate porte all'intorno, che introducono a varie più interne, separate prigioni. Egisto, ed Isseo. |
Q
Egisto, Isseo
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Recitativo | |
EGISTO |
Sulla sorte d'Asterio irresoluto
pende ancora il senato. Ai giorni sui
del prigionier di Cipro esser funesta
la salvezza potria. Non men di lui
la sua sposa è in periglio.
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ISSEO |
E chi del soglio
osar può in lei di condannar l'erede?
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EGISTO |
Chi a Semele giurato ha ossequio, e fede.
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ISSEO |
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EGISTO |
Alla ragion prevale
spesso la forza; e a questa
sol potrebbe una fuga
sottrarla.
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ISSEO |
| |
EGISTO |
Seco
parlane. A te condurre
qui la farò. Vedila. Il mio soccorso
t'offro al suo scampo. A lei
di seguirti proponi.
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ISSEO |
Ch'oggi Europa uno sposo
in tal rischio abbandoni?
Ah quell'anima bella
troppo mal tu conosci!
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EGISTO |
E tu supponi
che amare a questo segno
possa Europa un indegno,
che di rapirla osò?
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ISSEO |
Delle sue pari
a regolar gli affetti
so che basta il dover: e so che questo
chi ci offese ad amar consiglia spesso.
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EGISTO |
Eh che in altrui sol ama ognun sé stesso.
Quindi credilo, eterni
mai gli amori non sono. Il più costante
si cangia in un istante. Amica fonte
più non cura chi ha spenti
ne' trasparenti suoi limpidi untori
di smoderata sete i primi ardori
so che talun si vanta
d'amar sino alla tomba:
non ignoro che v'è più d'un che giura
che negli elisi ancora
serberà la sua fede intatta ognora.
Ma più del suo poter chi a te promette,
dì che un labbro ha mendace.
Dì che in seno racchiude un cor fallace.
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[VIII. Aria] | N
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Vantar di salda fede
il cor nel petto armato
è il reo costume usato
di chi promette amor.
Finge costanza è vero.
Ma il labbro è menzognero;
ma non ha lacci al piede:
non ha catene al cor.
(parte)
| (♦)
(♦)
Egisto ->
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Scena seconda |
Isseo; indi Europa, che scortata dalle Guardie, viene da uno de' cancelli delle separate, più interne prigioni. |
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Recitativo | |
ISSEO |
Giustificar sé stesso ogn'infedele
pensa così. Necessità vorrebbe
che l'incostanza in lui
ciascun credesse. Al suo fallir compagni
accumular procura;
e dal suo cor gli affetti altrui misura.
Ma vien Europa.
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| (vedendo venir Europa, che a passi gravi, e lenti, pensierosa e mesta si avanza) | |
|
Oh come in petto, adesso,
povero cor, mi balzi a lei dappresso!
| |
| <- Europa, guardie
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EUROPA |
(con gravità, e sostenutezza)
Fra questi orrori, o prence,
a che vieni? Che chiedi?
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ISSEO |
E in me già estinto
credi quel primo ardor?...
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EUROPA |
Cangia favella:
o qui teco io non resto.
(volgendosi, per tornare alla sua prigione)
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ISSEO |
(arrestandola)
Sentimi. E così presto
la rimembranza, oh dio!
Come perdesti, o ingrata?...
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EUROPA |
In tal momento
che sposa, e madre io son sol mi rammento.
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ISSEO |
E se lo sposo, e il figlio a conservarti
venuto io fossi?
| |
EUROPA |
Ed in qual guisa, oh stelle!
Di Semele sottrarci
speri all'ire, al furor?
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ISSEO |
Libero a lei
se tu il trono abbandoni.
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EUROPA |
Eh s'abbia pure
l'ambiziosa donna e scettro, e soglio:
sposo, e figlio a me salvi: altro non voglio.
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ISSEO |
Non dubitar. Salvi gli avrai. Ma il regno...
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EUROPA |
Di Semele sarà. Cederne a lei
tutti prometto, e giuro i dritti miei.
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ISSEO |
| |
EUROPA |
Tu seco
(con tuono equivoco fra l'amarezza dell'ironia, e del geloso rincrescimento)
in dolce nodo unito...
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ISSEO |
Assai diverso
è dal tuo questo cor. Se a nuova face
tu accender ti potesti: io morirei
pria che stender la mano ad altro laccio.
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EUROPA |
(con decisa passione d'una tenerezza smaniosa)
Fu il mio sforzo maggior quand'io potei
viver da te divisa a un altro in braccio.
| |
ISSEO |
(sorpreso, e con agitazione)
Ah che ascolto! E sia ver!... dunque.
| |
EUROPA |
Ti basti:
altro non domandar. Troppo già disse
l'incauto labbro. Ah s'è pur ver ch'un giorno
io fui la tua speranza,
rispetta, o prence, adesso
la mia debol virtù. Non fu mia scelta
l'abbandonarti. Era già scritto in cielo
il nostro fato. A conservare illesa
e la fama, e l'onore, altro riparo
per me in Creta non v'era,
che perderti, per sempre.
| |
ISSEO |
| |
EUROPA |
Lassa! Che far poteva? Eterna fede
al rapitor convenne,
mio malgrado, giurar.
| |
ISSEO |
(con amarezza gelosa)
Ma i tuoi legami
dolci amor poi ti rese?
| |
EUROPA |
(sospirosa)
Ah se sapessi
come sta questo cor... Ma che ti giova
penetrarne gli arcani? Ad imitarlo
più tosto attendi. E per salvarci, in dono
porgi a Semele ancora,
se sia d'uopo, la destra. Un grand'esempio
hai da me di costanza,
(piangendo)
se col pianto sul ciglio,
questo Europa ti dà crudel consiglio...
| |
ISSEO |
Ah non più. Ciò, che brami,
tutto farò. Destarsi
d'un emulo valore
fiamme ignote già sento intorno al core.
Sì: questa man, che tua
esser più, oh dio! non può, se tu l'imponi,
questa a Semele, oh ciel! per te si doni.
| |
EUROPA |
Il glorioso impulso
deh seconda, se m'ami. Addio: ti lascio,
e ti lascio per sempre!
| |
ISSEO (smanioso) |
Ah quanta, oh dèi!
Quanta beltà, quanta virtù perdei!
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| |
[IX. Duetto] | N
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|
(con tenera, ed affettuosa espressione)
Perder l'oggetto amato
non sa qual pena sia
questa dell'alma mia
chi non intende appien.
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| |
| (quasi a guisa di recitativo istrumentato) | |
EUROPA |
| |
ISSEO |
| |
EUROPA |
| |
| (tornando al tenero affettuoso motivo musicale della prima strofa, ma con maggior moto, ed agitazione) | |
| |
|
ISSEO
Pria che l'avverso fato
me dal mio ben divida;
ah del dolor m'uccida
il fiero eccesso almen.
| |
| |
| (con un canto interrotto) | |
EUROPA |
| |
ISSEO |
| |
EUROPA |
Gli affetti contumaci
meglio a frenare impara.
| |
ISSEO |
Quanto virtù sì rara,
quanto mi costa, oh dio!
| |
| |
| (con espressione agitata, viva, e smaniosa) | |
ISSEO
Per mio ~ tormento
lo sento ~ adesso,
che a te dappresso
pace non trovo,
che mille smanie
provo ~ nel sen.
(parte)
|
Insieme
EUROPA
Lo so. Ma parti.
Che rio ~ tormento!
Ah che in lasciarti,
prence, mi sento
anch'io ~ già l'anima
sveller dal sen!
|
| Isseo ->
|
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Scena terza |
Europa sola. |
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[X. Recitativo e aria] | N
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(attentamente prima guardando, per assicurarsi che Isseo sia partito)
Numi, respiro! Alfin partì, lasciommi.
A sprigionare i trattenuti a forza
teneri affetti miei
più non si tardi: e il pianto,
per mio sollievo intanto,
della virtù più austera
senza rischio, e periglio,
libero torni ad inondarmi il ciglio.
| |
| |
|
(con passi d'agilità)
Ah lo sento ~ il suo tormento
disacerba in parte almeno,
quando un cor può senza freno
palpitare in libertà.
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| | |
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Scena quarta |
Elegante gabinetto nella reggia. Semele sola, sedendo appoggiata ad un tavolino. |
Q
Semele
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| |
[XI.] | N
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(con moto lento, ed interrotto)
Fra mille pensieri
quest'alma gelosa,
se tema, se speri,
incerta, dubbiosa
comprender non sa.
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|
Scena quinta |
Isseo, e detta. |
|
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Recitativo | |
SEMELE |
Ma vien l'infido. Ah tutto
forse già sa.
| |
| <- Isseo
|
ISSEO |
| |
SEMELE |
Giungi, o prence, opportuno. Al suo destino
sappi che in abbandono il re di Creta
lasciai.
| |
ISSEO |
| |
SEMELE |
Deciso
ha il senato ch'ei mora: e vuol che priva
di libertà, nasconda
per sempre agli occhi altrui
tutto Europa il rossor de' falli sui.
| |
ISSEO |
| |
SEMELE (con rimprovero amaro) |
So che scompone
i tuoi disegni. Egisto a me palesi
di già tutti li fe'. Ma trasferita
ho già dell'armi a lui
l'autorità suprema.
Di nostre leggi adesso in van chi adori,
co' la fuga, ai rigori
sottrar potrai. Già esecutor fedele
di tua giusta condanna
Egisto...
| |
ISSEO |
Egisto! Ah il traditor t'inganna.
Una fuga egli stesso anzi propose.
Ma libero dispose il soglio Europa
ceder più tosto a te, per mio consiglio;
pur che tu salvi a lei lo sposo, e il figlio.
| |
SEMELE (con gran maraviglia) |
| |
ISSEO |
Se intera fede
non presti ai detti miei, pria che da' lacci
si sciolgano i prigioni,
di questa man disponi. A te consorte,
io t'assicuro, io ti difendo il trono.
| |
SEMELE |
(Da Egisto forse ah che tradita io sono!)
Corri, o prence...
| |
ISSEO (confuso, e con impazienza) |
| |
SEMELE |
Infin che il vero
palese a me si renda,
d'Asterio il crudo scempio
fa' che almen si sospenda. In suo soccorso
vola. Chi sa?
(agitata)
Di Nemesi nel tempio
forse già l'infelice
ridotto all'ore estreme...
| |
ISSEO |
(smanioso, ed in atto di partir precipitosamente)
Ah si salvi, o con lui si mora insieme.
| |
| |
[XII.] | N
|
SEMELE |
Vanne. Ma in ogni evento
pensa...
| |
ISSEO |
Sentir non voglio.
Già più la reggia, il soglio
sicuro in tal momento
dal mio furor non è.
| |
| Isseo ->
|
|
SEMELE
Quell'ira, oh ciel! tu fai
s'io meritai ~
(volgendosi, e vedendo che Isseo s'è di già allontanato corre inutilmente per trattenerlo)
...ma che!
Fermati... Oh stelle!... Ascolta...
Stolta! ~ con chi ragiono?...
Mi lascia in abbandono,
fugge il crudel da me.
Ah se così tremar,
misera! ognor degg'io;
venga, deh venga, oh dio!
La morte a terminar ~
l'affanno mio.
(parte)
| Semele ->
|
| |
| | |
|
|
Scena sesta |
Tempio della Vendetta. Ara nel mezzo, col simulacro di Nemesi. In varie nicchie laterali veggonsi rappresentate a chiaroscuro ferrugginoso diverse figure simboliche, onde il soggiorno della tremenda deità vien distintamente caratterizzato. Scala praticabile di prospetto nel fondo. Presso di essa si scorge parte d'un oscuro vestibolo, in cui si deve sacrificare innanzi alla tomba d'Agenore la vittima destinata a placarne l'ombra sdegnosa. Egisto, Europa, il Fanciullo, le Donzelle cretensi, con alcune Guardie fenicie. Il Gran sacerdote di Nemesi, co' la schiera de' sacri Ministri, che circondan l'ara del tremendo nume. Asterio fra un'altra squadra di Guardie fenicie discende dalla scala, per cui si vien dalla reggia. |
Q
Egisto, Europa, fanciullo, donzelle, guardie, gran sacerdote, ministri
<- Asterio, altre guardie
|
| |
Recitativo | |
| (ad Egisto, che se le appressa per discioglier le catene di lei) | |
EUROPA |
Perfido! I lacci miei
lasciami.
| |
EGISTO |
A questo segno
sprezzi la mia pietà?
| |
EUROPA |
(respingendo Egisto con impeto)
Scostati, o indegno;
né ti vantar pietoso,
barbaro, allor ch'uccidi a me lo sposo.
| |
EGISTO |
Ma la tua libertà però ti rendo,
se a fuggir ti risolvi.
| |
EUROPA |
Io qui pretendo,
ad onta del destin con me spietato,
l'alma esalar del fido sposo a lato.
| |
| |
[XIII. Recitativo accompagnato e Aria] | N
|
ASTERIO |
No: vivi, o cara; e lascia
che 'l mio fato s'adempia.
| |
EUROPA |
| |
ASTERIO |
Sì, voglio
che, fuggendo, assicuri
a te uno scampo,
(accennando il figlio)
e a questo
dell'infausto amor mio pegno funesto.
Chi sa? Con gli anni suoi
della comun vendetta
già forse il gran momento in ciel s'affretta.
Deh voi rendete, o numi,
il presagio verace;
e appien contento io chiudo i lumi in pace.
| |
EUROPA |
| |
ASTERIO |
Deh se non vuoi
che a Lete ognor d'intorno
ombra mesta io m'aggiri,
il tuo pianto raffrena, i tuoi sospiri.
| |
EUROPA |
Vorrei... ma oh dèi!... Non posso...
| |
ASTERIO (alle donzelle cretensi) |
Il suo dolore
voi per me consolate. Al vostro amore
la genitrice, e il figlio,
(prendendo il figlio per mano)
morendo, io raccomando. Il ciel pietoso
alfin con noi placato,
pargoletto infelice,
prenda cura di te. Degno ti renda
dell'origine tua; ma più felice
di chi vita ti diè. Lasciate intanto
che per l'ultima volta
possa stringervi al seno.
(abbraccia da una parte il figlio, e dall'altra Europa)
Sposa... Figlio... Ah d'affanno io vengo meno.
| |
| |
|
(co' la più patetica, e dolorosa passione)
Del morir l'angoscie adesso,
tutte io provo a voi dappresso.
Sventurato!... Ah quest'amplesso
sarà l'ultimo per me.
Lascia, oh dio! ~ figlio infelice,
(torna ad abbracciare il fanciullo)
lascia ch'io ~ ti stringa al seno.
(accennando in atto flebile Europa, che piange)
La dolente genitrice
mi ritrovi almeno ~ in te.
(con molta smania)
Ah dov'è quel cor di sasso,
che non pianga al pianto mio?
(volgendosi con tenerezza alla sposa)
Sposa, addio... ~
(torna con maggior impeto alla smania di prima)
Più amaro passo,
duol più barbaro non v'è.
| |
| (s'incammina verso l'oscuro vestibolo, e lascia Europa svenuta fra le braccia delle sue seguaci) | Asterio, guardie ->
|
| |
[XIV. Coro] | N
|
| |
Coro de' Sacerdoti di Nemesi, che al sacrificio accompagnan la vittima. | |
|
(incamminandosi a lenti passi verso il vestibolo)
Sul mesto tumulo
esangue appena
cadrà la vittima,
che a te si svena;
varcando placida
l'onda fatale,
riposa, e placati,
ombra reale.
| |
| (entran nel vestibolo, donde s'ode rumor d'armi) | gran sacerdote, ministri ->
|
|
|
Scena settima |
Egisto, il Fanciullo, porzion delle Guardie fenicie; ed Europa svenuta fra le braccia delle Donzelle di Creta. |
|
| |
[XV. Recitativo accompagnato] | N
|
EGISTO |
Qual rumore!
(alle guardie fenicie)
Si accorra... Il contumace
se v'è chi tenti audace
d'involare al suo fato;
o il folle ardir s'affreni,
o il figlio accanto al genitor si sveni.
| |
| (entra nel vestibolo seguitato dal resto delle guardie fenicie, conducendo per mano il fanciullo) | Egisto, fanciullo, altre guardie ->
|
|
|
Scena ottava |
Europa sostenuta dalle sue Donzelle seguaci; ed un Coro di combattenti, che non veduti si ascoltano. |
|
| |
EUROPA |
(tornando in sé stessa)
Numi! L'egre pupille
all'odiosa luce un'altra volta
perché schiuder mi fate?...
(guardando smaniosa intorno)
Ah dove, oh dèi!
Il fanciullo dov'è?... Ma voi tacete!
Dite... Ah no: sospendete.
Misera! I mali miei
tutti già intendo: e veggo
alla pietà, ch'espressa
a voi leggo sul ciglio,
che più sposo non ho, non ho più figlio.
| |
| |
[XVI. Coro] | N
|
Coro di combattenti, che non veduti, in lontananza si ascoltano. | |
| |
UNA PARTE DEL CORO (ferocemente) |
Stragi, o ritorte:
catene, o morte.
| |
ALTRA PARTE DEL CORO (flebilmente) |
Fatale inciampo!
Crudel periglio!
| |
TUTTO IL CORO (combinando i due caratteri d'espressione diversa) |
Pietà, consiglio,
scampo non v'è.
| |
| |
CORO delle donzelle seguaci d'Europa |
Che accenti feroci!
Che voci ~ funeste!
| |
| |
EUROPA (con agitazione) |
Ah sì: ~ di chi muore
le grida son queste!
Che fiero tenore
di barbara sorte!
Già spira il consorte!
Già, il figlio perì!
Ah si vada...
| |
DONZELLE |
(trattenendo l'attrice)
No: t'arresta.
| |
EUROPA |
Qual orrore in me si desta!
(si arresta quasi stupida)
Chi ritiene i passi miei?
Sento, oh dèi! ~ che per le vene
freddo viene ~ il sangue al cor...
(tornando alla prima sua smania)
Ah il corso finisca
d'un viver penoso!
Ah meco pietoso
il sen mi ferisca
quel ferro spietato,
che ha il figlio svenato,
che il padre ferì!
| |
| |
DONZELLE una porzione del coro |
| |
altra porzione del coro |
| |
EUROPA |
| |
DONZELLE una porzione del coro |
| |
altra porzione del coro |
| |
EUROPA |
| |
EUROPA
Già muore lo sposo!
Già il figlio perì!
(entra precipitosa nel vestibolo)
|
Insieme
TUTTE LE DONZELLE A CORO
Già spira il consorte!
Già il figlio perì!
(sieguono Europa)
|
| |
| Europa, donzelle ->
|
| | |
|
|
Scena nona |
Vasto cortile, che da un lato corrisponde alla reggia, e dall'altro al vestibolo, per cui si passa nel tempio della Vendetta. Fiero, ed ostinato combattimento fra i Seguaci d'Egisto, ed i Soldati cretensi nuovamente giunti alle spiagge di Tiro, e da Isseo guidati alla difesa d'Asterio. Alla durata della pugna serve di misura quella del Coro. |
Q
seguaci d'Egisto, soldati cretensi (I), soldati cretensi (II)
|
| |
AGGRESSORI |
| |
ASSALITI |
| |
AGGRESSORI |
| |
ASSALITI |
| |
AGGRESSORI
In tal periglio
pietà, consiglio
per voi non v'è.
|
Insieme
ASSALITI
Cresce il periglio!
Manca il consiglio;
pietà non v'è!
|
| seguaci d'Egisto, soldati cretensi (II) ->
|
|
|
Scena decima |
Isseo, ed Egisto. Compariscono entrambi sulla scena battendosi, nello stesso momento, che dalle Schiere guidate da Isseo vengono inseguiti i Soldati di Egisto già messi in fuga. |
<- Isseo, Egisto
|
| |
[XVII. Recitativo accompagnato] | N
|
ISSEO |
(verso quella porzione de' suoi guerrieri, che non ha inseguiti i fuggitivi,
e che s'avanza per attaccar Egisto)
Cessin gli oltraggi alfin.
(ad Egisto, perché si dia per vinto)
Renditi: e vivi.
| |
EGISTO |
Superbo! Ancor non cedo;
che l'istesso perdono
è un supplizio per me quand'è tuo dono.
(attaccando impetuosamente Isseo)
Difenditi, se puoi, da' miei furori.
| |
ISSEO |
Già che viver non vuoi,
(battendosi con Egisto, a cui porta infine un colpo, che lo rovescia estinto fra le scene)
perfido, mori.
| Egisto ->
|
|
|
Scena undicesima |
Semele affannosa, ed Isseo. |
<- Semele
|
| |
Recitativo | |
SEMELE |
Prence, illeso pur torno
a rivederti. E il traditor Egisto?
| |
ISSEO |
(mostrando l'acciaro, che poi cinge nuovamente al fianco)
Da quest'acciar trafitto
cadde l'indegno al suol. Difesa il cielo
ha la causa miglior. Giunse improviso
de' suoi dispersi legni al re di Creta
il potente soccorso. Alle nuov'armi
io delle nostre accrebbi
una schiera fedel. Già è salva Europa
collo sposo, e col figlio: e in lei le turbe
riconoscon del regno
la legittima erede.
| |
SEMELE |
| |
ISSEO |
Non paventar. La data fede
serbarti a te dovrà. Ben mi rammento
ch'io questa man, ch'Europa,
di tua pietade in prezzo,
il foglio a te promise. A lei mentr'io
sollecito m'invio,
(additando i suoi guerrieri)
teco questa rimanga,
per sicurezza tua,
scorta fedel. Fra poco
di più fauste novelle
presago il cor mi dice
che a te ritornerò, nunzio felice.
(parte, lasciando una squadra de' suoi guerrieri in difesa di Semele)
| Isseo ->
|
|
|
Scena dodicesima |
Semele, colle Guardie a lei lasciate da Isseo. |
|
| |
SEMELE |
Par che di nuovo il cielo
per me si rassereni. E pur fidarmi
appieno ancor non oso. Incerto è troppo
il destin de' viventi.
Or lieti, or tristi eventi
volge l'instabil ruota.
Quanti pietà ci fanno,
che invidia un dì forse destar potranno!
Stolto è ben chi dà fede
alla sorte incostante.
Ma è assai più folle ancora
chi sempre teme, chi dispera ognora.
| |
| |
[XVIII. Aria] | N
|
|
Quando più irato freme,
quando minaccia il mar ~
stragi funeste;
tornar d'amica speme
può un raggio a balenar ~
fra le tempeste.
(parte)
| (♦)
(♦)
Semele, soldati cretensi (I) ->
|
| |
| | |
|
|
Scena ultima |
Interna terrena parte della magnifica reggia di Tiro. Trono a destra. A suon di festosa marcia di militari strumenti, preceduti da Isseo, e dalla Cavalleria fenicia, accompagnati da' Grandi del regno, e dalle Donzelle di Creta, s'avanzan sovra eccelsa maestosa quadriga Asterio, Europa, e 'l Fanciullo, con séguito di numerose Squadre fenicie, e di Guerrieri cretensi. Appena discesi dal carro, vien loro incontro Semele scortata dalle Guardie reali. Grandi del regno di Fenicia, e Donzelle di Creta. |
Q
<- Isseo, cavalleria fenicia, grandi del regno, donzelle, Asterio, Europa, fanciullo, soldati fenici, guerrieri cretensi
<- Semele, guardie reali
|
| |
[XIX. Coro] | N
|
Coro. | |
| |
TUTTI |
A regnar su questa fede
torni al fin la vera erede.
| |
DONZELLE CRETENSI
Ed in mezzo a' suoi contenti
del destin più non rammenti
il rigor, la crudeltà.
|
Insieme
GRANDI DEL REGNO
Ed in mezzo a' suoi contenti
più l'offese non rammenti
della nostra infedeltà.
|
| |
| |
|
ASTERIO (rondò)
Chi a scordar gli oltraggi apprende
degli dèi qual sia comprende
la più gran felicità.
Che sia ver l'intendo adesso,
che felice a voi d'appresso
questo cor godendo sta.
| |
| |
EUROPA |
(additando Isseo)
Quella man, che noi difese,
che a me rese ~ il soglio mio;
se a mia voglia dar poss'io,
oggi a Semele sarà.
| |
ISSEO |
(porgendo la mano a Semele)
Non la sdegni: e a lei la dono.
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ASTERIO |
(levandosi di capo la corona, per cingerne la fronte ad Isseo)
Io vi aggiungo il serto, e il trono.
| |
| |
| (a tre con piccioli passi d'agilità) | |
SEMELE
Se sperarla io posso in dono
che bramar più il cor non ha.
ISSEO
Chi sa dare un soglio in dono,
d'ogni eroe maggior si fa.
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Insieme
EUROPA
Compensato io trovo il dono,
se appagarti appien potrà.
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| |
| |
ISSEO
Che agli dèi già egual si rese
chi a scordar gli oltraggi apprese
nella sua felicità.
EUROPA
Ed in mezzo al mio contento
del destin più non rammento
il rigor, la crudeltà.
|
Insieme
SEMELE
Ed in mezzo al mio contento
sol con pena or mi rammento
la passata crudeltà.
|
| |
| |
Tutti replicano a coro gli ultimi cinque versi detti da Isseo, | |
mentre sulla stessa musica vengon replicati da Asterio i tre primi versi del suo rondò. | |
| |