Prologo

 

Scena unica

Fingesi la scena.
Il monte della Virtù, nelle cui cime si rimira il tempio della Gloria.
L'Ambizione, l'Ignoranza, la Virtù, la Gloria.

 Q 

Ambizione, Ignoranza

 

AMBIZIONE

Terminato è 'l viaggio,  

ecco il monte sorella.

IGNORANZA

Ohimè com'impedita

e da tronchi, e da sterpi è la salita?

Quei macigni pendenti,

quell'erte rupi ruinose, orrende,

promettono i sepolcri a chi v'ascende.

Sciagurata la brama,

che di salire della gloria al tempio,

qui, dalle regge ov'alberghiam, mi trasse:

e tu perché mi fosti

mal saggia Ambizione

d'impresa disperata, e guida, e sprone?

AMBIZIONE

Ben tu sei l'ignoranza.

E che credevi forse,

che si salisse qui come te n' vai

per le cittadi in carro d'oro assisa,

con la fortuna a lato? Il piè calloso

convien di fare, ha' da sudar la fronte

pria ch'al tempio si giunga, e varchi il monte.

IGNORANZA

Non avrò cor giammai

di calcar questa via così scoscesa,

e avvezza alle mollizie, io non potrei

orma stampar, benché volessi, in lei.

AMBIZIONE

T'avviliscono i lussi.

Al delubro immortale

ti condurrò sull'ale.

IGNORANZA

Sì sì, non si ritardi, a voli, a voli.

Ma giunte all'erta, e come

m'introdurrò nel tempio? Io ravvisata

sarò da' suoi custodi, onde pavento

di repulse, e di sferze.

AMBIZIONE

Oh s'io non erro

ecco de' tuoi timori, ecco i rimedi.

È la Virtù colei,

che se ne viene al monte?

IGNORANZA

È dessa.

AMBIZIONE

Io voglio

che sien le spoglie sue prede di noi,

onde di lor tu poi

vestita, agevolmente ingannerai

le custodie del tempio, ed entrerai.

IGNORANZA

Avveduto ritrovo

che non ci vegga.

AMBIZIONE

Insino,

che s'avvicini, ascose

starem noi dietro a queste querce annose.

 

<- Virtù

VIRTÙ

Son pur tutta bellezza    

non caduca, ma eterna,

e il mondo non mi mira, e non m'apprezza,

io, che l'alme sollevo, e al ciel le mando

me n' vo negletta per le selve errando.

Di porpora adornato

in trono il Vizio siede,

riverito dal senso, e adorato,

ed io, che beni sempiterni arreco,

ho da pascermi appena, o secol cieco.

Chi m'incontra, e mi vede

sì povera, e mendica

non vuol seguirmi, e al mio dir non crede,

se n' ride allor che da mia bocca intende,

che la felicità da me dipende.

S

Sfondo schermo () ()

 

IGNORANZA

Non gridar, taci.  

VIRTÙ

Ohimè.

IGNORANZA

Taci ti dico.

AMBIZIONE

Spogliati.

VIRTÙ

Che volete

voi far di queste vesti,

non son come vedete

già di gemme fregiate, e carche d'ori,

tanto, prede mendiche, allettan voi,

che possedete in corte ampi tesori?

AMBIZIONE

Troppo garrula sei.

IGNORANZA

A forza di percosse

resti nuda costei.

VIRTÙ

Ah povera virtude, e chi t'oltraggia?

AMBIZIONE

Prendi cotesto sole.

IGNORANZA

Lascia questa d'alloro

verdeggiante corona.

AMBIZIONE

Eccola nuda.

IGNORANZA

Partiti via di qui, partiti, fuggi.

AMBIZIONE

Raddoppia l'onte.

VIRTÙ

O depravata età,

in cui dall'Ignoranza è discacciata

la Virtù dal su' albergo, e ignuda va:

o depravata età.

AMBIZIONE

Al vestirti, agli inganni,

quest'effige febea

cingiti al seno, affrettati.

IGNORANZA

Non vedi,

se pigra io sono? appresta pure i vanni.

AMBIZIONE

Con la tua destra la mia destra afferra.

IGNORANZA

Stringimi sì, che non trabocchi a terra.

 

AMBIZIONE, IGNORANZA

Al tempio della Gloria  

l'Ignoranza se n' vola

d'Ambizïon su l'ali,

da Virtù mascherata, oggi o mortali.

 

<- Gloria

GLORIA

Precipitate, indegne  

di rimirare il sol, precipitate

da quest'aeree region beate.

Note, note a me siete, o fraudolenti,

ite a franger, cadenti,

quelle selci, e il Tonante,

come fece a Encelado, vi danni

tra dirupi sepolte a viver gl'anni:

sol ricetti del monte

sono le sacre sommitadi apriche

d'anime illustri, e di virtude amiche.

 

Di voi veneti eroi,  

le cui virtù sublimi

volan dal freddo Borea, a' caldi Eoi,

di voi nido è il tempio, in lui vivrete,

ad onta di Saturno, immortalati

a' secoli venturi, o fortunati.

Voi spettatrici belle,

questa notte vedrete

di gloria onusto il vostro sesso imbelle,

e in un comprenderete,

che non solo egli puote

debellare amoroso

con l'armi del bel viso i cori, e l'alme,

ma col ferro apprestarsi ancor le palme.

 

Fine (Prologo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Il monte della Virtù, nelle cui cime si rimira il tempio della Gloria.

Ambizione, Ignoranza
 

Terminato è 'l viaggio

Ambizione, Ignoranza
<- Virtù

Non gridar, taci / Ohimé / Taci ti dico

Ambizione, Ignoranza
Al tempio della Gloria
Ambizione, Ignoranza, Virtù
<- Gloria

Precipitate, indegne

 
Scena unica
Il monte della Virtù, nelle cui cime si rimira il tempio della Gloria. Si figura la scena alpestre, e sassosa, divisa dall'Arasse, fiume. Città d'Artassata. Deserto tra l'Armenia, e l'Assiria. Cortile del palazzo supremo d'Artassata, alloggiamento d'Artabano. Reggia di Marte. Giardino. Altro cortile del palazzo supremo d'Artassata. Stanze reali. Appartamenti d'Artabano. Varie prospettive di villaggi e di cittadi armene.
Atto primo Atto secondo Atto terzo

• • •

Testo PDF Ridotto