A voi, che per lunga felicità di religioso governo meritate esser gli arbitri della terra, offerisce la mia musa di Divisione del mondo. In questo presentatovi dramma ubbidisco all'impulso di riverito comando, e risveglio insieme dal loro antico letargo i numi della favolosa gentilità. De' vestigi d'un adombrato dominio è gran simulacro la pianta. Che vi stabilisce nel regno. Vedrete nel risorto triumvirato de' coronati figli di Rhea, simboleggiata con tre potenze in un trono, l'adorata immagine del vostro aristocratico impero. E chi non ravvisa nella maestà della vostra fronte, ove continuo risplendono vigilanti lumi di provvidenza, lo stellato soglio d'un Giove? E gli oceani inesausti della facondia dove più signoreggiano, che nel vostro petto, circoscritto esemplare della vasta signoria d'un Nettuno? Dove inoltre (ma con misterioso padronaggio in voi trasferite) più internano le radici le preziose giurisdizioni d'un dio del centro, che nella profondità di quel senno, che vi costituisce custodi eterni de' tesori della sapienza? Tanto ha voluto rappresentarvi in queste veraci espressioni il mio tributario spirito, per maggiormente qualificare sotto la tutela eccelsa del vostro inchinato nome le umili oblazioni del mio povero, ma divoto ingegno. Raccoglietele dunque, o generosi con quella serenità di sembiante, che mi promette l'augusta munificenza del real genio, a cui, per vivere o per degli astri, nacquer le sorti gloriose del vostro immortal diadema. E senza più mi consacro, generosissimi eroi.
Venezia 4 Febbraio 1675
Vostro eterno umiliss. servitore.
Giulio Cesare Corradi