Atto secondo

 

Scena prima

Grottesca agghiacciata nel ciel di Saturno.
Giunone, ed Apollo.

 Q 

Giunone, Apollo

 

GIUNONE

O gran nume del giorno,  

l'orme de' tuoi splendori

va tracciando 'l mio piede.

APOLLO

Da me Giuno, che chiede?

GIUNONE

Dimmi s'a Giove in seno

nelle tue stanze or Citerea soggiorna.

APOLLO

Troppo m'offendi, o diva!

Arde lungi dal sol fiamma lasciva.

GIUNONE

Ah ben so che Ciprigna

teco, o Febo, s'annida.

APOLLO

Erra, o Giuno 'l tuo cor: partì l'infida.

Ma ne' gelati alberghi

miro Cinzia che giunge,

scusami se ti lascio,

seco di favellar desio mi punge.

GIUNONE

L'ombra de' miei sospetti

ancor non si dilegua,

ma fra dubbio e pensiero,

tormentata in amor spero, e dispero.

 

La speranza è una sirena,  

che con voce allettatrice

mi fa lieta, ed infelice,

mi dà gioia, e mi dà pena.

La speranza è una sirena.

La speranza è una gran maga,

che con arte lusinghiera

or è infida ed or sincera,

or mi sana ed or m'impiaga!

La speranza è una gran maga.

Giunone ->

 

Scena seconda

Cinzia, che si scuote dalla forza di Apollo.

<- Cinzia

 

CINZIA

Lasciami.  

APOLLO

Invan resisti

al mio giusto voler.

CINZIA

Legge tiranna

l'anima mia non soffre.

APOLLO

Sposa sei di Nettuno.

CINZIA

Non lo decreta il cielo.

APOLLO

Lo prescrive il dover.

CINZIA

(Ragion perversa!)

A miei desiri è la fortuna avversa.

APOLLO

Cessa da tuoi deliri, ama quel nume

al cui petto convien, che pur t'annodi;

dona tregua al martir, t'accheta, e godi.

 
(si ritirano)
 

Scena terza

Nettuno, e li suddetti.

<- Nettuno

 

NETTUNO

Care soglie gradite,  

deh scoprite

del mio fulgido sol l'orme adorate.

Palesate che miro! (O strano incontro!)

APOLLO

Gran germano di Giove: ecco la diva

che t'offre al cor un godimento eterno.

NETTUNO

Cinzia (finger m'è d'uopo) al sen t'accolgo.

CINZIA

(Dalla reggia del ciel passo all'inferno.)

 

APOLLO

Su su lieti a festeggiar.  

Il piacer v'annidi in braccio,

più bel nodo, o più bel laccio

Imeneo non può formar.

Su su lieti a festeggiar.

 

CINZIA

Vuol il destin, ch'io non lo possa amar.

Insieme

NETTUNO

Vuol il destin, ch'io non la possa amar.

 

APOLLO

Il gioir v'esulti 'n seno,

mentre giorno più sereno

Febo in ciel non sa recar.

Su su lieti a festeggiar.

Apollo ->

 

Scena quarta

Nettuno, e Cinzia.

 

NETTUNO

Cinzia, perché sospesa?  

CINZIA

Nettun, perché confuso?

NETTUNO

Chi ti conturba?

CINZIA

Il fato.

Chi t'affligge?

NETTUNO

La sorte.

CINZIA

Soffro pene d'inferno.

NETTUNO

Provo strazii di morte.

CINZIA

Palesami il tuo duolo.

NETTUNO

Non celarmi il tuo affanno.

CINZIA

Ahi mi cruccia in amor destin tiranno.

NETTUNO

Sdegni forse mie nozze!

CINZIA

Forse quest'alma aborri?

NETTUNO

Non odio il tuo sembiante.

CINZIA

Non disprezzo tua fé.

CINZIA

Sei vezzoso e gentil, ma non per me.

Insieme

NETTUNO

Sei vezzosa e gentil, ma non per me.

 

Scena quinta

Plutone, e li suddetti.

<- Plutone

 

PLUTONE

Di quest'orbe a calcar le vie gelate  

giunge, o Nettun, del nostro cor la fiamma.

NETTUNO

Ciprigna? (E che risolvo!)

CINZIA

(Amor che veggio!)

(verso Nettuno)

Già che lieto Imeneo

non porge al nostro sen laccio gradito,

e ch'una fé discorde

tra noiose catene ognor tormenta,

cedimi al bel, ch'adoro, e son contenta.

NETTUNO

Scoprimi chi t'accese.

CINZIA

Pluto è l'idol mio.

NETTUNO

Ti consegno al suo cor.

CINZIA

Pago è 'l desio.

PLUTONE

Nettun, grazie ti rendo,

sai pur, che di Ciprigna

quest'alma è prigioniera,

non è del foco mio Cinzia la sfera.

CINZIA

Crudel, dunque il mio affetto

nel tuo rigido sen loco non trova?

PLUTONE

Non ho più cor: se voglio amar non giova.

 

CINZIA

Forse un dì pregherete  

che di voi mi riderò.

Sarò sorda alle querele,

né costante, né fedele,

vostr'amor io gradirò.

Forse un dì pregherete

che di voi mi riderò.

Sarò cieca a vostri pianti;

quanto più sarete amanti,

tanto più v'aborrirò.

Forse un dì mi pregherete

che di voi mi riderò.

Cinzia ->

 

NETTUNO

Pur alfine partì.  

PLUTONE

Da me pur s'involò. Mira colei

che con un raggio de' suoi splendori

cangia un orbe di gelo in ciel d'ardori.

NETTUNO

Meco in disparte a contemplarla vieni.

PLUTONE

Che bel seno di latte!

NETTUNO

Che bei lumi sereni!

 
(si ritirano in disparte)
 

Scena sesta

Venere, e poi Saturno.

<- Venere

 

VENERE

Voglio aver più d'un amante.  

Arder bramo a più d'un foco,

un sol volto al genio è poco,

un sol cor non è bastante.

Voglio aver più d'un amante.

 

<- Saturno

SATURNO

Ancor, ancor Ciprigna  

dalla tua mente è la ragion sbandita?

Casta riedi al consorte,

o tra ceppi di gelo

imprigionata, e avvinta,

farò, ch'in ciel rimanga

degl'ardori tuoi l'impura fiamma estinta.

VENERE

D'affumicato fabbro

soffrir non posso i rugginosi baci,

troppo noioso.

SATURNO

Taci.

Contro sacro imeneo

l'opra non solo, anco il pensier fa reo.

VENERE

Di quel zoppo difforme

stringermi al seno, e condurmi 'n braccio?

Piuttosto andrò delle catene al laccio.

PLUTONE

Con soccorso opportuno

l'amata diva al genitor s'involi.

NETTUNO E PLUTONE

Furto sì bello il nostro cor consoli.

(la rapiscono su gli occhi del padre)

VENERE

Temerari!

SATURNO

Fermate!

 

Scena settima

Marte, e suddetti.

<- Marte

 

MARTE

Olà, chi tenta  

le rapine nel ciel? Numi, cedete.

(l'invola ai fratelli)

NETTUNO E PLUTONE

Tu m'involi il mio ben.

SATURNO

Partite, indegni.

MARTE

Ma s'offeso son io, ti fuggo iniqua.

(abbandona Venere, e parte)

NETTUNO E PLUTONE

Nel mio petto t'annida.

VENERE

(seguendo Marte)

Marte, non mi lasciar.

MARTE

Seguimi infida.

Marte, Venere ->

 

SATURNO

Quai successi rimiro!  

NETTUNO

Tanto ardir?

PLUTONE

Tanto orgoglio?

NETTUNO

Vendicarmi vogl'io.

NETTUNO E PLUTONE

Battaglia avrà delle battaglie il dio.

SATURNO

Figli, saggio consiglio

nell'impero del cor i sensi accheti:

tropp'audace è l'impresa.

NETTUNO E PLUTONE

Non conosce ragion un'alma offesa.

 

NETTUNO

Crudi pensieri armatevi,  

rinvigorite il cor.

D'ogni pietà spogliatevi,

vibrate ira e furor.

Crudi pensieri armatevi,

rinvigorite il cor.

 

PLUTONE

Fiamme di sdegno unitevi,

voglio rigor in sen.

In questo cor nutritevi,

giacché pugnar convien.

Fiamme di sdegno unitevi,

voglio rigor in sen.

Nettuno, Plutone ->

 

Scena ottava

Giove, e Saturno.

<- Giove

 

GIOVE

Nell'agghiacciate stanze  

l'impuro ardor di Citerea non miro,

al suo consorte, o padre,

forse tornò: la tua prudenza ammiro.

SATURNO

Quanto Giove t'inganni!

Dal mio ciel fuggitiva

fatta è preda d'altrui la dea lasciva.

GIOVE

Come! Preda d'altrui! Narrami, e quando?

SATURNO

Conduco a questi alberghi

la sfrenata bellezza.

Dolcemente l'esorto

far ritorno a Vulcan: m'ascolta e ride;

al foco dei suoi lumi

arde Pluto e Nettuno Ognun rapace

al mio braccio l'invola. Ira di Marte

quinci ad ambo le toglie.

Sgrido le accese voglie,

chi riprendo non m'ode: onta e furore

sveglia in ciascun rivalità d'amore.

Figli senza rispetto,

nume senza decoro,

diva senza onestà, padre schernito,

mi sconvolgono i sensi,

né fu giammai possente

per far saldo riparo

a un torrente di mali età cadente.

GIOVE

Dell'anima agitata

le potenze confuse

abbino tregua, o padre,

e se varia la sorte

anco per noi si vede,

l'inchioderò sulla sua rota il piede.

 

SATURNO

Credi pur, che non è stabile  

il seren della fortuna.

Nel suo cielo il riso è labile,

nel suo mar tempeste aduna.

Credi pur, che non è stabile

il seren della fortuna.

Saturno ->

 

Scena nona

Giove.

 

 

Armatevi nel cor pensieri offesi.  

Nella magion terrena

esuli caccerò Marte e Ciprigna,

Pluto nel tetro abisso

seppellirà del cor la fiamma impura

e Nettun rilegato

del salso mar infra l'algose sponde,

darà tomba al suo foco in mezz'all'onde.

Troppo noiosi agl'occhi miei son resi.

Armatevi nel cor pensieri offesi.

 

D'ogni mal cagione è Amore.  

Col dardo

d'un guardo

ti punge nel seno,

ma d'atro veleno

s'infetta il tuo core.

D'ogni mal cagione è Amore.

Il riso

d'un viso

t'invita a godere;

lo credi piacere,

ma è tutto dolore.

D'ogni mal cagion è Amore.

Sfondo schermo () ()

Giove ->

 
 

Scena decima

Galleria nel ciel di Mercurio.
Giunone, e poi Mercurio.

 Q 

Giunone

 

GIUNONE

Resto in dubbio di gioire,  

di penare ancor non so!

Al mio duol, al mio martire

chiedo ognor se pace avrò.

Un pensier mi dice sì,

l'altro poi risponde no.

Resto in dubbio di gioire,

di penare ancor non so!

 

<- Mercurio

MERCURIO

Qual di luce divina  

fulgido raggio il mio ricetto adorna!

GIUNONE

Cilenio, in te soggiorna

la pace del cor mio.

MERCURIO

Chiedi, ch'io t'offro

quanto da me dipende:

ogni cenno, che dai legge si rende.

GIUNONE

Nella reggia di Marte, ove Ciprigna

pompe di sue lascivie al ciel dispiega

vanne, ammonisci, e prega,

dille, che senza indugio

al consorte ritorni, e se ricusa

d'ubbidir l'impudica

avrà Giuno nemica.

MERCURIO

Già parto.

 

Scena undicesima

Marte, e li suddetti.

<- Marte

 

MARTE

Arresta il piè. Troppo superbi  

sono, o diva, i tuoi sensi.

GIUNONE

Nume guerrier, che pensi?

MERCURIO

Deggio ubbidir.

MARTE

Non voglio.

GIUNONE

Temerario è l'orgoglio.

MARTE

Pertinace è l'ardire.

GIUNONE

Tu sfidi 'l cor a prepararsi all'ire.

MERCURIO

Deh, placate il furor.

MARTE

Giuno s'accheti

verso l'amata diva.

GIUNONE

E pur dall'Etra

n'andrà lungi colei;

bramo tregua al mio duol, pace agli dèi.

 

È possibile mio core  

che non goda un dì seren?

Tormento geloso

l'amato riposo

m'invola dal sen.

È possibile mio core

che non goda un dì seren?

È possibile mio core,

che non possa un dì gioir?

Geloso sospetto,

l'amato diletto

mi cangia in martir.

È possibile mio core,

che non possa un dì gioir?

Giunone ->

 

Scena dodicesima

Marte, e Mercurio.

 

MARTE

E che, forse al tonante  

le gioie sue l'idolo mio comparte?

MERCURIO

Non già.

MARTE

Perché di sdegno

Giuno armata si vede?

MERCURIO

Cieco furor da gelosia procede.

(parte)

Mercurio ->

 

MARTE

Chi m'invola Ciprigna, agl'astri, al cielo  

tenta rapir la luce.

Invan Febo riluce.

Ove 'l mio sol risplende:

ciò, che Giuno desia Marte contende.

 

Al mio core  

chi d'amore

mai spezzar può le catene?

In difesa del mio bene

forte scudo ognor sarò;

ch'io non l'ami? O questo no.

 

Scena tredicesima

Venere, e Marte.

<- Venere

 

VENERE

Fortunata Ciprigna! Al sen di Marte  

pur ti ridona amore.

MARTE

(Finger vogl'io.) Non ti conosce il core.

VENERE

O Ciel! Tu non ravvisi

colei ch'a te si piega?

MARTE

Sì: mia nemica è la beltà, che prega.

VENERE

Tu nemica m'appelli?

MARTE

Tu spietata m'inganni e ancor favelli?

VENERE

Piansi l'error...

MARTE

Nel pianto

fosti corretta almeno.

VENERE

D'ogni suo fallo ha pentimento il seno.

 

Perdono cor mio,  

ti voglio adorar.

Bellezza tradita

quest'alma è pentita

di farti penar.

Perdono cor mio,

ti voglio adorar.

 

MARTE

Volgi nella mia reggia, o diva, il piede.

 

VENERE

Amato tesoro,

non darmi martoro,

non farti bramar.

Perdono cor mio,

ti voglio adorar.

Venere ->

 

Scena quattordicesima

Marte.

 

 

Ah che troppo lusinga  

d'un bel volto gentil il labbro, il crine!

Ma i vezzi suoi son tradimenti alfine.

 

Belle, col dir di sì  

troppo sapete fingere.

Vantate cor costante,

ma poi più d'un amante

al sen volete stringere.

Belle, col dir di sì

troppo sapete fingere.

È pazzo chi vi crede,

a dar sicura fede

chi mai vi può costringere?

Belle, col dir di sì

troppo sapete fingere.

Marte ->

 

Scena quindicesima

Amore, e Cinzia.

<- Amore

 

AMORE

Vittoria Cupido!  

Tra l'ire e furori

a guerre maggiori

i numi disfido.

Vittoria Cupido!

 

<- Cinzia

 

Ecco Cinzia.  

CINZIA

Che miro!

AMORE

Questa, che all'orbe in seno

spande tremoli argenti,

per mia sola cagion vive in tormenti.

CINZIA

Tu Cupido sull'Etra?

Tosto a Giove ti svelo.

AMORE

Fermati, dove vai?

CINZIA

Porgi catene, e le catene avrai.

AMORE

Contro l'arcier de' cori

bella sei troppo ardita.

CINZIA

Mi condanni ad amar, né son gradita.

AMORE

Bianca diva sospendi

di scoprirmi al tonante

e spera di goder se sei costante.

 

Questo strale  

ch'è fatale

sa ferir e può sanar.

Martire, e diletto,

piacere, e dispetto

prova ognor chi vuol'amar.

Questo strale

ch'è fatale

sa ferir e può sanar.

Amore ->

 

Scena sedicesima

Apollo, e Cinzia.

<- Apollo

 

APOLLO

E qual nube di duolo,  

adorata germana,

t'offusca i vaghi rai?

Dove le gioie son, fuggano i guai.

CINZIA

Dove le gioie son, Febo t'inganni.

Questo petto racchiude

ogni pena più ria:

non conosce gioir l'anima mia.

APOLLO

Forse grato diletto

non ti porge Imeneo?

CINZIA

Per me spenta è sua face.

APOLLO

Come?

CINZIA

Sì, sì, Nettuno

APOLLO

(Qualche menzogna accusa.)

CINZIA

Sprezza le nozze, e la mia fé ricusa.

APOLLO

Mendace; ah del tuo core

son bugiardi pretesti.

CINZIA

Il ver Cinzia t'espone.

APOLLO

Non più: riedi al consorte.

CINZIA

(Crudo destin, se puoi, dammi la morte.)

 

Questo cor non è più mio.  

Se dicessi

che volessi

nel mio sen cangiar'amore,

si risveglia il prim'ardore

e mi niega ogni desio.

Questo cor non è più mio.

Se tentassi,

se bramassi

di voler mutar affetto,

son costretta a mio dispetto,

d'ubbidir al cieco dio.

Questo cor non è più mio.

Cinzia ->

 

Scena diciassettesima

Apollo.

 

 

Dietro l'orme di Pluto  

stolta germana

il tuo furor ti guida.

Ma punir ti saprò. Sull'Etra intanto,

seminando di rai lume fecondo,

Febo si porta ad illustrar il mondo.

 

Gran follia l'innamorarsi.  

È servire ad un bel volto;

pazzia d'un cor ch'è sciolto

il voler incatenarsi.

Gran follia l'innamorarsi.

Chi non ama è fuor di pene.

Né si fa d'amor ribelle,

tante in ciel non son le stelle

quante inventa amor catene.

Chi non ama è fuor di pene.

Apollo ->

 
 

Scena diciottesima

Armeria nel cielo di Marte.
Venere.

 Q 

Venere

 

Son pur care le gioie al mio petto,  

son pur crude le pene al mio cor.

Se gradito dall'alma è il diletto,

è nemico del seno il dolor.

Son pur care le gioie al mio petto,

son pur crude le pene al mio cor.

 

 

Quanto, quanto di Marte  

la tardanza mi punge!

Fuggono l'ore ed il mio sol non giunge.

Ma qual di dolce oblio

improvviso sopor mie luci ingombra!

Già che queste pupille

l'adorato splendor mirar non ponno,

per non vegliar penando,

mi consegno al riposo in grembo al sonno.

(qui s'asside in una parte della scena a dormire)

 

Occhi miei sì, sì dormite.  

Raddolcite i vostri guai,

e chiudendo i mesti rai,

il dolor nel cor sopite.

Occhi miei sì, sì dormite.

 

Scena diciannovesima

Giove, Venere addormita, e Giunone in disparte.

<- Giove, Giunone

 

GIOVE

Ecco l'impura diva. Omai nel petto  

si risvegli 'l furore

parta, fugga dal ciel. Fermati o core,

quanto è bella costei!

GIUNONE

Giuno, che miri!

GIOVE

Ma se vezzi e sospiri

per trionfar de' numi

sono della beltà rigide forme,

parta, fugga dal ciel. Ferma che dorme!

GIUNONE

Parta! Ferma! Che tenta

l'agitato consorte!

GIOVE

Portentose bellezze.

GIUNONE

Intesi, o sorte!

VENERE
(sognando)

Vago nume, amato bene.

GIOVE

Sogna!

GIUNONE

Mio cor che fai?

VENERE

Troppo lunghe son le pene.

GIUNONE

Voglio scoprirmi, no.

GIOVE

Vinto Giove vedrò?

VENERE

Troppo tardo è il mio contento.

GIOVE

Son legato, mi sciolgo.

GIUNONE

O ciel che sento!

GIOVE

Ah che quel biondo crine

labirinto è dell'alme.

GIUNONE

Ancor sospeso

su quel volto si rende!

GIOVE

Miro spenta la luce eppur m'accende.

GIUNONE

Voi, che battendo l'ali aure leggere,

tutte dell'ampio ciel le vie scorrete,

rapidamente chete

involate costei!

 
Due Aure portano Venere a volo per l'aria.

<- due aure

due aure, Venere ->

 

GIOVE

Chi rapisce 'l mio ben? Ferma. Ove sei?  

 

GIUNONE

Chi rapisce il tuo ben? Contro Ciprigna

così movi lo sdegno?

Parta, fugga dal ciel, poi ferma. Ah indegno.

Sì, sì dalla tua mente

il mio nome scancella. A questi lumi

togli l'odiato aspetto,

violator delle leggi,

distruttor della fede. Al basso mondo

fama darò del temerario eccesso,

acciò scorga il mortale

che sai reggere altrui, ma non te stesso.

GIOVE

Odi, frena il rigor.

GIUNONE

Lasciami infido.

 

Se giusto è Cupido  

vendetta farà.

Sprezzarmi costante,

tradirmi fedele,

son tutte querele

d'offesa beltà.

Se giusto è Cupido

vendetta farà.

Se retto è il mio fato

vendetta farà.

Rapirmi le gioie,

rubarmi i contenti,

son tutti lamenti

d'offesa beltà.

Se retto è il mio fato

vendetta farà.

Giunone ->

 

Scena ventesima

Giove.

 

 

Giove che pensi? A quale  

cieco abisso d'errori Amor ti guida?

Chi corregge è lascivo?

Chi punisce vien reo?

Ah che sol di Cupido

questi fur tradimenti: e forse occulta

tien sull'Etra sua forza;

ma s'accese l'ardor, l'ardor s'ammorza.

 

Amor fa quanto sai,  

deluso ti vedrò.

L'ardore

del mio core

in gel si ricangiò.

Amor fa quanto sai,

deluso ti vedrò.

Cieco, bendato dio

di te mi riderò.

Lo strale

ch'è fatale

per me già si spezzò.

Cieco, bendato dio

di te mi riderò.

Giove ->

 

Scena ventunesima

Amore, Marte, e Mercurio.

<- Amore, Marte, Mercurio

 

AMORE

Involata alle sfere...  

MARTE

Al mio seno rapita...

AMORE

È la madre d'Amore?

MARTE

È la dèa mia gradita?

MERCURIO

Tanto Giuno m'espose.

AMORE

A che Marte t'accingi?

MARTE

Che risolvi, Cupido?

MERCURIO

A voi s'aspetta

Venere rintracciar e far vendetta.

AMORE

S'abbandoni le sfere.

MARTE

Si discenda dal polo.

AMORE E MARTE

Vedrà Giuno, vedrà

se vendicarsi sa di sdegno acceso.

MARTE

Un Marte irato...

AMORE

Ed un Cupido offeso.

MERCURIO

Un campo di battaglia il ciel s'è reso.

 

MARTE

Un pensiero di cruda vendetta  

mi raddoppia le furie nel cor.

Questa destra, ch'all'ira s'affretta

è ministra di cieco furor.

Un pensiero di cruda vendetta

mi raddoppia le furie nel cor.

Grave offesa di gioia rapita,

mi risveglia lo sdegno nel sen.

Già feroce quest'alma schernita

s'arma d'odio, di rabbia, e velen.

Grave offesa di gioia rapita,

mi risveglia lo sdegno nel sen.

Marte, Amore ->

 

Scena ventiduesima

Saturno, Nettuno, Pluto, Mercurio.

<- Saturno, Nettuno, Plutone

 

SATURNO

Dove, dove mal cauti  

ciec'audacia vi guida?

MERCURIO

Giunge novo furor: convien ch'io rida.

NETTUNO E PLUTONE

Lasciami genitor.

SATURNO

Né vi raffrena

il paterno comando? A vostri sdegni

non è l'affetto mio salda catena?

PLUTONE

Mantice all'ira mia

è di Marte l'ingiuria.

SATURNO

Sordi siete a mie voci?

NETTUNO

Son un aspe crudel.

PLUTONE

Sono una furia.

 
Qui si vede calar grandissima macchina, che arriva dall'altezza della gloria sino al pavimento della scena formando maestosa scala di nuvole per la quale discende Giove corteggiato da moltitudine di Numi, e Dive celesti.
 

Scena ventitreesima

Giove, Saturno, Nettuno, Pluto, Mercurio.

<- Giove, numi, dive celesti

 

GIOVE

Olà germani audaci,  

bramo pace sull'Etra.

MERCURIO

Ecco il tonante.

SATURNO

Se la pace tu vuoi resti diviso

il retaggio paterno.

NETTUNO

S'eseguisca...

PLUTONE

Sì sì.

GIOVE

Reggo le sfere,

regga il mare Nettun,

Pluto l'inferno.

NETTUNO

Al mio trono...

PLUTONE

Al mio scettro...

NETTUNO E PLUTONE

Cedi unita Ciprigna.

GIOVE

(O memoria funesta.)

Fu rapita dal ciel in ciel non resta.

 

NETTUNO

Tra l'onde mobili  

del regno instabile...

PLUTONE

Tra le caligini

del nero baratro...

NETTUNO E PLUTONE

Discenderò.

NETTUNO

Ma s'il mio bene

non stringo al cor...

PLUTONE

Ma se mie pene

non sana amor...

NETTUNO

Agli astri...

PLUTONE

Ai numi...

NETTUNO E PLUTONE

Al ciel guerra farò.

Nettuno, Plutone ->

 

Scena ventiquattresima

Mercurio, Giove, Saturno.

 

MERCURIO

Ogni petto, ogni core  

arde per Citerea.

GIOVE

Beltà più degna

plachi l'ira agl'amanti.

SATURNO

Or che da numi

Giove è reso temuto,

tu esibirai prudente

Teti in moglie a Nettuno, io Cinzia a Pluto.

GIOVE

Saggio consiglio, andiam.

MERCURIO

Vanne, o tonante

fa' che splenda sull'Etra un dì giocondo.

SATURNO

Un Giove sol può regolare il mondo.

 

Sia pur crudo iniquo il fato  

placa alfine il suo rigor.

Fiero è sì, ma cangia stato,

fisso ancor, varia tenor.

Sia pur crudo iniquo il fato

placa alfine il suo rigor.

 

GIOVE

Benché sia la sorte errante,

mi promette un dì seren.

Quella dèa che par vagante

ferma in cielo ancor divien.

Benché sia la sorte errante,

mi promette un dì seren.

Saturno, Giove ->

 

Scena venticinquesima

Mercurio.

 

 

Porti pur il destin la guerra altrove,  

pace mi basta ove il suo regno ha Giove.

 

In ciel non sorgono,  

più non si scorgono

di litigi ombre funeste:

le tempeste

sono placate;

lieti, o numi, festeggiate.

Mercurio ->

 
Segue il ballo di Numi, e di Dèe.
 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Grottesca agghiacciata nel ciel di Saturno.

Giunone, Apollo
 

O gran nume del giorno

Apollo
Giunone ->
Apollo
<- Cinzia

Lasciami / Invan resisti

Apollo, Cinzia
<- Nettuno

Care soglie gradite

Apollo, Cinzia e Nettuno
Su su lieti a festeggiar
Cinzia, Nettuno
Apollo ->

Cinzia, perché sospesa?

Cinzia, Nettuno
<- Plutone

Di quest'orbe a calcar le vie gelate

Nettuno, Plutone
Cinzia ->

Pur alfine partì

(Plutone e Nettuno si ritirano in disparte)

Nettuno, Plutone
<- Venere
Nettuno, Plutone, Venere
<- Saturno

Ancor, ancor Ciprigna

Nettuno, Plutone, Venere, Saturno
<- Marte

Olà, chi tenta

Nettuno, Plutone, Saturno
Marte, Venere ->

Quai successi rimiro!

Nettuno e Plutone
Crudi pensieri armatevi
Saturno
Nettuno, Plutone ->
Saturno
<- Giove

Nell'agghiacciate stanze

Giove
Saturno ->

Armatevi nel cor pensieri offesi

Giove ->

Galleria nel ciel di Mercurio.

Giunone
 
Giunone
<- Mercurio

Qual di luce divina

Giunone, Mercurio
<- Marte

Arresta il piè. Troppo superbi

Mercurio, Marte
Giunone ->

E che, forse al tonante

Marte
Mercurio ->

Chi m'invola Ciprigna, agl'astri, al cielo

Marte
<- Venere

Fortunata Ciprigna! Al sen di Marte

 
Marte
Venere ->

Ah che troppo lusinga

Marte ->
<- Amore
Amore
<- Cinzia

Ecco Cinzia / Che miro!

Cinzia
Amore ->
Cinzia
<- Apollo

E qual nube di duolo

Apollo
Cinzia ->

Dietro l'orme di Pluto

Apollo ->

Armeria nel cielo di Marte.

Venere
 

Quanto, quanto di Marte

(Venere si addormenta)

Venere
<- Giove, Giunone

(Giunone in disparte)

Ecco l'impura diva. Omai nel petto

Venere, Giove, Giunone
<- due aure

(le due aure portano Venere per l'aria)

Giove, Giunone
due aure, Venere ->

Chi rapisce 'l mio ben? Ferma. Ove sei?

(Giunone si rivela)

Giove
Giunone ->

Giove che pensi? A quale

Giove ->
<- Amore, Marte, Mercurio

Involata alle sfere

Mercurio
Marte, Amore ->
Mercurio
<- Saturno, Nettuno, Plutone

Dove, dove mal cauti

(qui si vede calar grandissima macchina, che arriva dall'altezza della gloria sino al pavimento della scena formando maestosa scala di nuvole)

Mercurio, Saturno, Nettuno, Plutone
<- Giove, numi, dive celesti

Olà germani audaci

Nettuno e Plutone
Tra l'onde mobili
Mercurio, Saturno, Giove, numi, dive celesti
Nettuno, Plutone ->

Ogni petto, ogni core

Mercurio, numi, dive celesti
Saturno, Giove ->

Porti pur il destin la guerra altrove,

numi, dive celesti
Mercurio ->

(ballo di numi, e di dee)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima Scena ventiquattresima Scena venticinquesima
Proscenio occupato da nuvole, quali dopo vari moti formano un leone coronato nel mezzo; indi a poco a poco... Qui sparisce il monte. Sparendo in questo mentre a poco a poco la nuvola insieme con le macchine si scopre la reggia maestosa... Giardino nel ciel di Venere. Palazzo trasparente nel ciel d'Apollo. Grottesca agghiacciata nel ciel di Saturno. Galleria nel ciel di Mercurio. Armeria nel cielo di Marte. Marittima. Infernale di fiamme trasparente ripiena d'orridi mostri con faci accese nelle mani. Reggia nel ciel di Cinzia.
Atto primo Atto terzo

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