Atto secondo

 

Scena prima

Cortile in casa di don Poppone.
La Contessa ed il Conte.

 Q 

Contessa, Conte

 

CONTE

Strepiti, precipizi? adagio un poco.  

Vuol la mia convenienza

che, pria della partenza,

sappiasi la cagione

del trattamento vil di don Poppone.

CONTESSA

Eh, che siam conosciuti;

un pazzo non offende,

e l'oro, si suol dir, macchia non prende.

CONTE

Ma l'affronto richiede...

CONTESSA

Non è questo

che vi trattien, ma vi conosce in cera.

Evvi l'avventuriera.

Dorina ho qui veduta,

e d'accordo con voi sarà venuta.

CONTE

Ma voi pensate mal...

CONTESSA

Non parlo invano.

Don Poppone il mezzano

fa in casa sua così?

Don Poppone è un villan...

CONTE

Zitto, gli è qui.

 

Scena seconda

Don Poppone e detti.

<- Poppone

 

POPPONE

Che rumore è mai questo?  

CONTESSA

In casa vostra

non mi credeva mai

veder quel che ho veduto.

POPPONE

Avete visto?

CONTESSA

Siete assai ben provvisto:

non vi mancherà certo argento ed oro.

POPPONE

Mi lusingo ancor io d'un bel tesoro.

CONTE
(a don Poppone)

Non le state a badar.

CONTESSA

E mio marito

volete far a parte

di sì bella fortuna?

POPPONE

In verità,

ho intenzione di far seco a metà.

CONTESSA

Bravissimo davvero!

Codesto è un bel mestiero;

ma non vi riuscirà, lo giuro al cielo,

ch'io scoprirò di queste trame il velo.

POPPONE

Non fate, per pietà!

CONTESSA

Col mio consorte

perché voler dividere

delle vostre fatiche il tristo frutto?

POPPONE

La metà non gli basta? E che? vuol tutto?

CONTESSA

Quel ch'ei voglia non so, ma so ben io

che non lo soffro al certo,

e che il disegno rio sarà scoperto.

POPPONE

Voi mi volete rovinar...

CONTESSA

Tacete.

POPPONE

Ma per pietade...

CONTESSA

Un perfido voi siete.

 

Chi son io pensate prima,  

traditor della mia pace.

Ah, da voi sì poca stima

dell'onor dunque si fa?

Che viltà! ~ che rio costume!

Qualche nume, qualche stella,

l'alma fella ~ punirà.

Sposo ingrato, amico indegno,

state certi che 'l mio sdegno

sue vendette far saprà.

(parte)

Contessa ->

 

Scena terza

Il Conte e don Poppone.

 

POPPONE

Che diavolo ha con me quella ragazza?  

Ditemi il ver: la poverina è pazza?

CONTE

Tutta la sua pazzia

sta nella gelosia.

POPPONE

Di chi è gelosa?

CONTE

Di quella forestiera

ch'è alloggiata da voi. Crede ch'io l'ami;

crede che voi l'abbiate

qui introdotta da me; crede...

POPPONE

Pian, piano.

Crede dunque...

CONTE

Che a me fate il mezzano.

POPPONE

Or capisco la sua bestialità.

CONTE

E crede che vogliam far a metà.

POPPONE

Io dicea del tesoro.

CONTE

Ed ella intese

che voleste un tesor chiamar Dorina.

POPPONE

Io m'intesi il tesor della cantina.

CONTE

Eccoci qui; vi pare

che consista nel ber tutto il decoro?

POPPONE

Non vi parlo del vin; parlo dell'oro.

CONTE

L'oro nella cantina?

POPPONE

No 'l sapete?

Qua venuti non siete

per aiutarmi a far la scavazione?

Falco m'ha detto pure

che in ciò siete eccellenti,

e che, circa ai tesor, fate portenti.

CONTE

(Vuò secondar per iscoprire il vero.)

In fatti il mio mestiero

è di cavar tesori.

POPPONE

E per nascondervi

fingete nobiltà.

CONTE

Certo.

POPPONE

Va bene;

ma assicurar conviene

della vostra signora il dubbio strano,

che si crede ch'io far voglia il mezzano.

Perché per dirla schietta, padron mio,

la grazia di madama la vogl'io.

CONTE

Siete di lei amante?

POPPONE

Ch'io l'ami non dirò con grande amore;

ma mi ha fatto l'onore

di dirmi tante cose

dolcissime, amorose,

che quantunque da ciò fossi lontano,

di lei mi fece innamorar pian piano.

CONTE

Anch'io, per dir il vero,

ho per lei della stima; evvi per altro

uno non so s'io dica

di lei amante o sposo,

che m'inquieta non poco, ed è geloso.

POPPONE

All'incontro con me quel galantuomo

facilita a tal segno

che dimostra per me tutto l'impegno.

CONTE

Non so che dire; invidio il vostro stato.

Siete assai fortunato.

POPPONE

Altro non manca,

per rendermi contento,

che caviamo il tesor.

CONTE

Per me son qui.

(Mi consiglia l'amor finger così.)

 

(Un tenero affetto  

mi serpe nel petto.

Che in mezzo al desire

languire ~ mi fa.)

Di me disponete,

che prove averete

di mia fedeltà.

(Già sento ~ che amore

fra speme e timore

tormento ~ mi dà.)

(parte)

Conte ->

 

Scena quarta

Don Poppone, poi Falco.

 

POPPONE

A me doppia fortuna  

in questo dì s'appressa:

avrò il ricco tesoro e la contessa.

 

<- Falco

FALCO

E ben, sono venuti  

quei del tesoro?

POPPONE

Sì, sono arrivati,

ed ambo in casa mia sono alloggiati.

FALCO

Che ve ne par?

POPPONE

Volevano

negar la scienza loro.

FALCO

Fanno per mantenerla con decoro.

POPPONE

Si voleano spacciare

l'uno per cavalier, l'altro per dama.

FALCO

Fan per accreditar la loro fama.

POPPONE

Ma io con buona grazia

mostrai d'essere istrutto,

e l'uomo alfin m'ha confessato tutto.

FALCO

Li avete regalati?

POPPONE

Non ancora;

farlo destino allora

ch'avrò veduto l'opra sua valente.

FALCO

Signor mio caro, non farete niente.

Quando abbiate di loro

fede, concetto e stima,

io vi consiglio regalarli in prima.

POPPONE

Perché?

FALCO

Perché in tal guisa,

vedendo che voi siete

uom generoso e onesto,

faran le cose più polito e presto.

POPPONE

Cosa gli potrei dar?

FALCO

Potreste dare

un anel di diamanti alla signora,

e all'uom di genio avaro

una borsa con dentro del denaro.

POPPONE

Un anello? una borsa?

L'anello eccolo qui.

La borsa ora non l'ho.

FALCO

Convien trovarla.

POPPONE

A ritrovarla andrò.

(parte)

Poppone ->

 

Scena quinta

Falco, poi Dorina.

<- Dorina

 

DORINA
(affettando gravità)

Eh, ehm, un passo in là.  

Un po' più di rispetto e civiltà.

FALCO

Che vuol dire?

DORINA

Vuol dir ch'io son chi sono.

FALCO

Oh, questa sì è bellissima!

DORINA

E mi viene un pochin dell'illustrissima.

FALCO

Buono! da quando in qua

questa gran nobiltà?

DORINA

Dall'ora istessa

che mi faceste diventar contessa.

FALCO

Io?

DORINA

Chi dunque ha piantato

a don Poppone, con astuzie pronte,

ch'io son contessa, e che Giannino è conte?

FALCO

E per tali vi crede?

DORINA

Avrebbe forse

d'aver difficoltà?

Vi par che nobiltà non abbia in volto?

So favellare anch'io con labbro sciolto.

So dire e comandare,

e volere e mandare,

e passeggiare altera,

e minacciar severa,

difendere, proteggere,

decidere, correggere

e so come si fa,

e so anch'io sostener la gravità.

FALCO

Adagio, adagio un poco.

DORINA

Si può saper com'è?

FALCO

Qui v'è un imbroglio.

Don Poppone senz'altro ha equivocato;

vi crede il conte e la contessa Nastri.

DORINA

Egli mi creda nastro,

o fettuccia, o cordella, o stringa, o spago,

quest'accidente è vago; e fin che dura,

da dama voglio far la mia figura.

FALCO

Ci perderete poi.

DORINA

Perché?

FALCO

So io

che, per consiglio mio,

regalarvi doveva;

ora non lo farà

per soggezione della nobiltà.

DORINA

Per un regalo poi,

se avesse tal idea,

gli rinunzio il damato e la contea.

FALCO

Procurate d'averlo

con la vostra prudenza, e con bell'arte.

DORINA

A voi la vostra parte

riserbata sarà.

FALCO

Da voi non voglio

altro, Dorina amata,

per parte mia che una benigna occhiata.

 

Se con quell'occhio moro  

voi mi guardate un po',

sarà per me un tesoro

che più bramar non so.

Se poi quel labbro dice:

«Di te pietade avrò»,

sarò, mio ben, felice,

di gioia morirò.

Ma non crediate già...

mi piace l'onestà;

son uom che si contenta

di quel che aver si può.

(parte)

Sfondo schermo () ()

Falco ->

 

Scena sesta

Dorina, poi Giannino.

 

DORINA

Confessar poi conviene  

che Falco è un uom dabbene,

che in lui non v'è malizia,

e che fa quel che fa per amicizia.

 

<- Giannino

GIANNINO

E quando si conclude?  

E quando si va via?

Io non posso più star, Dorina mia.

DORINA

Il signor don Poppone

ha preparato, lo sepp'io testé,

un regalo per voi, uno per me.

GIANNINO

Pigliam quel che si puole,

ch'io più impazzir non voglio:

il tesor, la contea... quest'è un imbroglio.

 

Scena settima

Don Poppone e detti.

<- Poppone

 

POPPONE

Eccomi di ritorno;  

compatite di grazia,

se vi trattai finor con malagrazia.

DORINA

Per verità, signore,

mi pare un poco strana

la privazione della sua presenza.

GIANNINO

Ma se vuol tornar via, gli diam licenza.

POPPONE

Garbato cavaliere, in verità,

amante qual son io di libertà.

DORINA

Che avete nelle mani?

POPPONE

Niente, niente:

una piccola borsa

con un po' di denaro.

GIANNINO

E per che fare?

POPPONE

Così, per impiegare

in un certo negozio.

DORINA

Affé, scommetto

che far volete un qualche regaletto.

POPPONE

Brava, brava, contessa!

L'avete indovinata.

DORINA

Esser dée regalata

una femmina forse?

GIANNINO

E un uomo ancora?

POPPONE

L'anello a una signora

di dare ho destinato,

e ad un uom questa borsa ho preparato.

DORINA

(Buono!)

GIANNINO

(Buono davvero!)

DORINA

E può sapersi

chi sia colei che quest'anello avrà?

GIANNINO

Si può sapere a chi la borsa va?

POPPONE

Va la borsa e l'anello a due persone

di bassa condizione.

DORINA

In verità,

quell'anello sarebbe il caso mio.

GIANNINO

Mi degnerei di quella borsa anch'io.

POPPONE

Eh, so ben che scherzate.

A un conte, a una contessa,

non mancano denari e pietre belle,

né si degnan di queste bagattelle.

DORINA

Se volete provar...

GIANNINO

Su via, provate.

POPPONE

Che caro cavalier! So che scherzate.

 

Scena ottava

Il Conte, la Contessa e detti.

<- Conte, Contessa

 

CONTE

Signor, la sposa mia  

vuol senz'altro andar via.

CONTESSA

Voglio partire;

ve 'l son per civiltà venuta a dire.

POPPONE

Fermatevi, signora;

deh, non partite ancora.

Preparato ho per voi qualche cosetta.

(alla Contessa)

A voi l'anello,

(al Conte)

e a voi questa borsetta.

CONTE

A me denaro? A me tal villania?

Chi credete ch'io sia?

Mi renderete conto,

uomo incivil, del replicato affronto.

(parte)

Conte ->

 

CONTESSA

Signor, mi maraviglio.  

Chiamomi offesa anch'io:

un anello non si offre a una par mio.

(parte)

Contessa ->

 

Scena nona

Don Poppone, Dorina, Giannino.

 

DORINA

Chi son questi superbi?  

POPPONE

Gente vile.

GIANNINO

Non san la civiltà.

DORINA

Ricusar i regali? oh che viltà!

Chi è nato ben, gradisce.

GIANNINO

Se un amico offerisce,

si accetta la finezza.

DORINA

Un regalo così non si disprezza.

POPPONE

Sdegnarvi non vorrei;

per altro offerirei...

DORINA

No, non mi sdegno:

accettare dell'amicizia un pegno.

POPPONE
(a Dorina)

L'anello?...

DORINA

(prende l'anello)

Obbligatissima.

POPPONE
(a Giannino)

La borsa?...

GIANNINO

(prende la borsa)

Obbligatissimo.

POPPONE

Cavaliere umanissimo!

Dama di cor gentile ed amorevole!

DORINA

Io son grata, signore.

GIANNINO

Io son degnevole.

 

M'han lasciato in testamento  

gli avi miei del cinquecento

accettar per civiltà

tutto quel che venirà.

Venga poco, venga assai,

ricusar non soglio mai;

e vorrei, se fossi donna,

di mio nonno e di mia nonna

eseguir la volontà.

(parte)

Giannino ->

 

Scena decima

Don Poppone e Dorina.

 

POPPONE

Gli antenati del conte  

han fatto testamento

rispettabile certo ai giorni nostri;

così avessero fatto ancora i vostri.

DORINA

Ma vivere soggetta

degg'io, seguendo delle nozze il rito,

sotto le leggi anch'io di mio marito.

POPPONE

Dunque, per obbedire

agli antenati suoi,

tutto quel che vi dan, prendete voi?

DORINA

Tutto non so. V'è un certo codicillo

che permette talora il dir di no.

POPPONE

Per esempio, se io

vi donassi un tesor?

DORINA

L'accetterei.

POPPONE

E se v'offrissi il cuor?

DORINA

Ci penserei.

Dirò, come diceva

in Venezia, sua patria, una ragazza:

«Del vostro cuor cossa voleu che fazza

E poi su tal proposito,

con quella veneziana sua grazietta,

gli cantava così la canzonetta:

 

Sior omo generoso  

el cuor vu me offerì?

Cossa m'importa a mi

de sto regalo?

Co no gh'avè de meggio

con mi per farve onor,

tolè sto mio conseggio,

no stè a parlar d'amor;

tegnivelo, godevelo,

salvevelo, pettevelo,

sior generoso, el cuor.

El cuor val un tesoro,

lo so che me dirè,

ma pochi ghe ne xe

che sia sinceri.

No sta in to le parole

el merito maggior;

ghe xe delle cariole

che gh'à un bell'esterior;

tegnivelo, godevelo,

salvevelo, pettevelo,

che mi no credo al cuor.

La xe una bella prova

per dir che se vol ben,

quando che zo se vien

coi regaletti.

La xe una cossa equivoca

sto dir: «ve porto amor»;

ma penetra le viscere

dell'oro el bel splendor.

Tegnivelo, godevelo,

salvevelo, pettevelo,

che no ve vedo el cuor.

No l'è certo interesse

quello che parla in mi;

me fa pensar cussì

l'usanza sola.

Se a vu no se ve crede,

no, no ve fè stupor,

che se cognosce e vede

dall'opere l'amor.

Tegnivelo, godevelo,

salvevelo, pettevelo,

senza le prove el cuor.

(parte)

Dorina ->

 

Scena undicesima

Don Poppone, poi Ghiandina.

 

POPPONE

La testa non so più dove ch'io l'abbia.  

Cento cose contrarie

ritrovo ogni momento,

e deluso restare alfin pavento.

Questa mi diè speranza;

ora cambia linguaggio... I due stranieri,

venuti per cavar meco il tesoro,

ricusano gli anei, ricusan l'oro;

e intanto il tempo perdo

e l'amore s'avanza... Ecco Ghiandina;

e lei, la poverina,

lasciata in abbandono?...

Oh davvero, davver, confuso io sono.

 

<- Ghiandina

GHIANDINA

Signor padron, mi dia  

la mia buona licenza; io vado via.

POPPONE

Come! perché?

GHIANDINA

Perché s'è ritrovata

un'altra innamorata;

ed io, signor, non ve ne abbiate a male,

io non voglio servire una rivale.

POPPONE

Chi v'ha detto?...

GHIANDINA

So io quel che ragiono;

sorda e cieca non sono.

In fatti, lo confesso da me stessa,

devo ceder il loco alla contessa.

POPPONE

Ma... non è ver...

GHIANDINA

Eh, sì signor, ch'è vero.

Ho veduto, ho sentito;

so dei teneri affetti,

e so che le faceste i regaletti.

POPPONE

(Come lo sa?)

GHIANDINA

Però mi maraviglio

veder da voi cambiata

una fanciulla in una maritata.

POPPONE

(Ha ragione costei.)

GHIANDINA

Già ve l'ho detto,

e ve lo torno a dire:

datemi la licenza; io vuò partire.

POPPONE

No, Ghiandina, restate:

se voi m'abbandonate, io morirò.

GHIANDINA

Certo non resterò

se voi più non mi amate,

se voi non licenziate

una rivale che mi dà tormento.

POPPONE

Vado in questo momento

a licenziarla; a far che vada via.

Non vi vuò disgustar, Ghiandina mia.

 

Idol mio, non posso star.  

Io mi sento intenerir

quando penso a quel bel volto

che m'ha colto ~ in mezzo al cor.

Luci belle, ~ vaghe stelle,

bei rubini ~ porporini,

latte e rose, ~ cento cose

vorrei dire, e non so dir.

Idol mio... oh che bellezza!

Io mi sento intenerir.

(parte)

Poppone ->

 

Scena dodicesima

Ghiandina sola.

 

 

Pur mi lusingo, e spero  

ch'egli mi dica il vero.

Un uomo innamorato

qualche volta si scorda il primo amore;

ma torna poi dove ha fissato il core.

 

Donne belle, che bramate  

sian fedeli i vostri amanti,

se vi sembrano incostanti,

non li state a tormentar.

Con le buone procurate

di ridurli al primo foco;

li vedrete a poco a poco

nella rete ritornar.

(parte)

Ghiandina ->

 
 

Scena tredicesima

Cantina oscura.
Falco con lume, poi Don Poppone, poi Dorina e Giannino travestiti da spiriti.

Bozzetti

 Q 

<- Falco

 

FALCO
(parla verso la scena)

Ritiratevi pur con questo lume  

là in quell'interno loco,

ché don Poppone qui verrà fra poco.

Per dir la verità,

non ci sto volentieri nemmen io;

ma vuol l'impegno mio

che s'approfitti un po' dell'occasione,

della credulità di don Poppone.

Là dentro v'è il bisogno

d'abiti e d'altre cose necessarie.

Eccolo con il lume,

e seco ha gli strumenti.

Or ora il pazzo vederà i portenti.

 
(don Poppone con lume in mano, una zappa e una vanga)

<- Poppone

 

POPPONE

Siete qui?  

FALCO

Sì, signor.

POPPONE

Ma dove sono

i nostri operatori?

FALCO

Zitto, son qui di fuori:

saranno in nostro aiuto.

Questo foglio m'han dato,

in cui sta lo scongiuro registrato.

POPPONE

Eran meco sdegnati.

Come si son placati?

FALCO

In grazia mia;

poi, cavato il tesoro, andranno via.

POPPONE

Han per offesa avuto

il regal della borsa e dell'anello.

FALCO

Dell'anel, della borsa,

voi che n'avete fatto?

POPPONE

Li regalai sul fatto

al conte e alla contessa,

che trovaronsi là per accidente.

FALCO

(Niuno m'ha detto niente.

Ancor non so capire

chi per conte e contessa intenda dire.)

POPPONE

E ben, che s'ha da fare?

Ecco, per iscavare

portati ho gl'istrumenti.

FALCO

Avete ori ed argenti?

POPPONE

E questi ancora

portati ho meco.

FALCO

Principiamo or ora.

Dite come dich'io.

POPPONE

Mi raccomando a voi.

FALCO

L'impegno è mio.

 

 

Spirti erranti.    

S

POPPONE

Spirti erranti...

FALCO

Del regno di Dite.

POPPONE

Del regno di Dite...

FALCO

Qua comparite.

(don Poppone non replica)

 

Conviene seguir.

POPPONE

Un po' di paura

mi sento venir.

FALCO

Coraggio.

POPPONE

Coraggio.

POPPONE E FALCO

Conviene soffrir.

FALCO

Qua comparite.

POPPONE

Qua comparite...

FALCO

Al mio cospetto.

POPPONE

Al mio cospetto...

FALCO

Con orrido aspetto.

POPPONE

Con orrido... ohimè!

FALCO

Tremate?

POPPONE

No, no.

FALCO

Coraggio.

POPPONE

Coraggio.

Timore non ho.

(dentro la grotta si sente strepito di catene)

FALCO

Sentite le catene?

Lo spirito se n' viene.

POPPONE

(tremando)

Ti-ti-mor non ho.

FALCO

Coraggio.

POPPONE

Coraggio.

POPPONE E FALCO

Timore non ho.

FALCO

Il diavolo s'appressa.

POPPONE

Che non s'accosti qua.

FALCO

E vi è la diavolessa.

POPPONE

Sì brutta non sarà.

 
(escono Dorina e Giannino travestiti)

<- Dorina, Giannino

FALCO

Cava, cava, don Poppone.  

POPPONE

Oh che brutto diavolone!

FALCO

Cava, cava la cantina.

POPPONE

Oh che bella diavolina!

FALCO

Principiate a lavorar.

POPPONE

Questo qui no 'l vuò mirar.

FALCO

Via, cavate, ~ seguitate

la lezion che s'ha da far.

(don Poppone cava la terra)

TUTTI

Farfarello,

Gambastorta,

porta, porta

il mio tesoro.

(mentre don Poppone batte la zappa)

DORINA E GIANNINO

Oro, oro.

FALCO

Ai spirti dell'oro

conviene offerir.

POPPONE

Dell'oro... gnor sì...

piuttosto di qui.

(lo dà a Dorina)

FALCO

Cavate, battete.

GIANNINO

Monete, monete.

(battendo don Poppone)

POPPONE

Oh misero me!

DORINA

Porgetele a me.

FALCO

Cavate il tesoro.

GIANNINO

Dell'oro, dell'oro.

(battendolo come sopra)

POPPONE

Non più, per pietà.

DORINA

Porgetelo qua.

FALCO

Seguite a cavar.

POPPONE

Non posso durar.

GIANNINO

Dell'oro per me.

(come sopra)

POPPONE

Se più non ce n'è!

DORINA, GIANNINO E FALCO

Se l'oro è finito,

l'incanto compito

per ora sarà.

POPPONE

Ma dov'è il tesoro?

DORINA, GIANNINO E FALCO

Vedetelo qua.

(spengono il lume)

POPPONE

Ohimei, ohimei!

Falco, ove sei?

DORINA, GIANNINO E FALCO

Gambastorta, Farfarello,

via conduci il pazzarello.

POPPONE

Falco, Falco.

DORINA, GIANNINO E FALCO

Via di qua lo strascinate.

POPPONE

Falco, Falco, per pietà.

DORINA, GIANNINO E FALCO

Se non dice «evviva l'orco»,

bastonato come un porco

don Poppone si vedrà.

POPPONE

Viva l'orco.

TUTTI

Viva l'orco, e l'orca anch'essa;

e la bella diavolessa

il tesor si goderà.

Diavoli qua.

Diavoli là.

La diavolessa contenta se n' va.

(partono)

Dorina, Giannino, Falco, Poppone ->

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Cortile in casa di don Poppone.

Contessa, Conte
 

Strepiti, precipizi? adagio un poco

Contessa, Conte
<- Poppone

Che rumore è mai questo?

Conte, Poppone
Contessa ->

Che diavolo ha con me quella ragazza?

Poppone
Conte ->

A me doppia fortuna

Poppone
<- Falco

E ben, sono venuti

Falco
Poppone ->
Falco
<- Dorina

Eh, ehm, un passo in là

Dorina
Falco ->

Confessar poi conviene

Dorina
<- Giannino

E quando si conclude?

Dorina, Giannino
<- Poppone

Eccomi di ritorno

Dorina, Giannino, Poppone
<- Conte, Contessa

Signor, la sposa mia

Dorina, Giannino, Poppone, Contessa
Conte ->

Signor, mi maraviglio

Dorina, Giannino, Poppone
Contessa ->

Chi son questi superbi?

Dorina, Poppone
Giannino ->

Gli antenati del conte

Poppone
Dorina ->

La testa non so più dove ch'io l'abbia

Poppone
<- Ghiandina

Signor padron, mi dia

Ghiandina
Poppone ->

Ghiandina

Ghiandina ->

Cantina oscura.

<- Falco

Ritiratevi pur con questo lume

Falco
<- Poppone

Siete qui? / Sì, signor / Ma dove sono

Falco e Poppone
Spirti erranti

(si sente strepito di catene)

 
Falco, Poppone
<- Dorina, Giannino

(Dorina e Giannino travestiti)

Falco, Poppone, Dorina e Giannino
Cava, cava, don Poppone
Dorina, Giannino, Falco, Poppone ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima
Camera nobile di locanda. Camera in casa di Poppone. Cortile in casa di don Poppone. Cantina oscura. Camera. Sala terrena.
Atto primo Atto terzo

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