Atto secondo

 

Scena prima

Strada.
Don Giovanni, Arlechino.

 Q 

Don Giovanni, Arlechino

 

DON GIOVANNI

Ah destino crudele  

a qual periglio mai tu mi guidasti!

Oh donne all'uom funeste

per la vostra beltà!

Reso omicida già mi sono per voi:

Donn'Anna irata vendetta chiederà,

vorrà vedermi oppresso il re sdegnato;

crudo perverso amor! Barbaro fato!

ARLECHINO

L'avete fatta bella,

oh che rumor! che caso! che spavento!

DON GIOVANNI

Perciò, tu ti sgomenti!

Risoluzion ci vuole,

vanne al mio albergo;

e se qualcun colà di me cercasse

rispondi che partito

all'istante son io.

ARLECHINO

Senza pranzare?

DON GIOVANNI

No: il mio pranzo colà fa' preparare.

ARLECHINO

Ottimamente.

DON GIOVANNI

Indi ritorna a me, che qualche tempo

vuò nell'atrio celarmi

immune a' delinquenti.

ARLECHINO

Io per me vi direi, signor padrone,

dopo aver fatto una buona mangiata,

di battere ben presto ritirata.

DON GIOVANNI

Lascia far partirem, ma è necessario

qualche tempo aspettar: vanne di volo,

non mi lasciar colà gran tempo.

(parte)

Don Giovanni ->

 

ARLECHINO

Va', torna, resta,  

non mi ricordo niente

di quello che m'ha detto:

sono scarso un pochino d'intelletto.

(parte)

Arlechino ->

 
 

Scena seconda

Appartamenti di Don Alfonso.
Donn'Isabella, e Don Alfonso.

 Q 

Donn'Isabella, Don Alfonso

 

DONN'ISABELLA

Signor, Donn'Isabella unico germe  

de' duchi d'Altomonte a voi s'inchina,

e il favor vostro in suo soccorso implora.

DON ALFONSO

Già tutto m'è palese o mia signora,

cura s'avrà di voi,

l'empio punito fra momenti sarà,

ad ogni costo il monarca sdegnato

vuole che paghi il fio

dell'enorme delitto

perché al Commendator ha il sen trafitto.

DONN'ISABELLA

Di tutto è ben capace

un mostro di perfidia:

di quanto che a mio pro farete ognora

vi renderà mercede il cielo ancora.

DON ALFONSO

Olà, del reo si cerchi

da per tutte le parti; il re l'impone

che brama dare al mondo un giusto esempio

come punisca un traditore, un empio.

(parte)

Don Alfonso ->

 
 

Scena terza

Atrio con vari mausolei fra' quali la statua del Commendatore.
Don Giovanni, indi Donn'Anna.

 Q 

Don Giovanni

 

DON GIOVANNI

Sì questo luogo  

mi servirà d'asilo, e quest'orrori

mi celeranno almeno

dalle ricerche altrui: ma più non posso

in piedi sostenermi;

almen per poco miei funesti pensieri

in pace mi lasciate,

e tregua a questo core un poco date.

 

<- Donn'Anna

DONN'ANNA

Giacché non m'è vietato

che le lacrime mie versare possa

su quell'illustre, e venerato avello,

ombra del padre mio... stelle che miro!

Qui Don Giovanni! Ah non a caso i numi

me 'l fecer ritrovare,

e come quel crudele

può ritrovar riposo!

Come il rimorso non trafigge il core

a questo mostro d'averno traditore!

Con questo ferro passerà il fellone

dal letargo alla morte...

Ma sarà grata

vittima così indegna al padre mio?

L'uccido? o no? ohimè che far degg'io?

 

Ombra del padre amato  

dimmi, che vuoi da me?

Vuoi l'empio trucidato

vedere alli tuoi piè?

Parla! t'intendo appieno,

all'omicida il seno

a trapassare andrò.

 

DON GIOVANNI

Ferma, che fai!  

Estinto tu mi brami? ecco il mio seno,

meglio l'ira saziar così potrai.

Ecco il petto, ecco il sen, che tardi omai?

Morrò senza lo sfregio

d'una pubblica pena: ma rammenta

che la fiamma d'amor cieco mi rese,

e in quelli tuoi begl'occhi amor m'accese.

A un disperato per le tue ripulse

chi poteva porger freno, o consiglio:

venne in mal punto allora il padre armato,

e senza udir discolpe

al cimento m'indusse; io provocato

colpi vibrai dal mio voler non retti.

Fra le tenebre il ferro chi diriger potea?

Ah Donn'Anna pietà: ti sia a cuore

d'un sventurato amante, e vita, e onore.

DONN'ANNA

Perfido. L'onor tuo a me chiedi?

E il mio chi mai difendere potrà

dall'ombra indegna?

DON GIOVANNI

Risarcir si potrebbe

s'a te la destra...

DONN'ANNA

Scellerato! a tanto

così meco t'avanzi; e ancor ti soffro!

DON GIOVANNI

Al genitore oh cara il crudo sdegno

sacrificar tu déi,

non il sangue d'un reo che pietà chiede,

del pentimento mio ti faccian fede

queste lacrime mie dal duol spremute.

DONN'ANNA

Al re tu déi,

non di femmina vil gittarti a i piedi.

DON GIOVANNI

Da' labbri tuoi il mio destin dipende,

deh pronuncia crudel la mia sentenza,

condannami tu stessa.

DONN'ANNA

Sorgi ti dico. (Ahimè qual dolce incanto,

è per me di costui la smania, e il pianto)

DON GIOVANNI

(comincia a impietosire)

Rivolgi a me uno sguardo,

per un momento soffri i mesti lumi,

d'un che languisce, e more solo per te.

DONN'ANNA

Un sguardo vuoi da me?

Forse tu speri con mentiti sospiri

d'ottenerne perdono?

(Ah che in mirarlo

in atto umil con sì bel pianto agl'occhi

si calma il mio furore.)

DON GIOVANNI

Ah Donn'Anna pietà.

DONN'ANNA

Perfido cuore!

Volgiti a quella imago,

chiedi a quella pietà,

a quella spetta darti morte, o perdono.

DON GIOVANNI

Ah Donn'Anna pietade del mio errore.

DONN'ANNA

Non merita pietade un traditore.

(parte)

Donn'Anna ->

 

Scena quarta

Don Giovanni, Arlechino.

<- Arlechino

 

DON GIOVANNI

Perfide stelle finito ho di sperar!  

ARLECHINO

È preparato...

DON GIOVANNI

È la pietade terminata per me.

Un fulmine non v'è? v'è una saetta?

ARLECHINO

Andiamo sior padron ch'il cuoco aspetta.

DON GIOVANNI

E perché da quel marmo

Commendator non vieni a subissarmi;

forse meno crudele

della figlia tu sei?

L'amoroso trasporto

forse perdoni a un infelice amante?

Per contrassegno almeno

d'un benigno perdono a me favella.

ARLECHINO

Oh questa sì ch'è bella.

DON GIOVANNI

Colà t'appressa, e da mia parte dille

che meco a pranzo il bramo.

ARLECHINO

Chi bramate con voi?

DON GIOVANNI

Il Commendator.

ARLECHINO

La statua?

DON GIOVANNI

Sì.

ARLECHINO

Eh via!

(Per certo il mio padron dato ha in pazzia.)

DON GIOVANNI

Vanne, non replicare.

ARLECHINO

E cosa gl'ho da dir? come ho da fare?

DON GIOVANNI

Menco ciarle fa' presto.

ARLECHINO

Signor Commendatore stimatissimo,

padrone colendissimo.

Il mio padron v'invita a desinare,

verrete sì o no?

Sì! oh poveretto me!

DON GIOVANNI

Che cosa è stato?

ARLECHINO

Con il capo l'invito ha già accettato.

DON GIOVANNI

Dille che dal suo labbro

intendere io bramo.

ARLECHINO

Caro padron scusate,

non m'accosto più là se m'accoppate.

DON GIOVANNI

Commendatore, d'amistade in segno

alla mensa t'invito;

dal labbro tuo sapere ora lo vuò,

rispondi se t'aggrada?

COMMENDATORE

Sì verrò.

ARLECHINO

Ah mamma mia!

DON GIOVANNI

Zitto: all'albergo torna,

e fa' che raddoppiata

tosto la mensa sia,

a ognun celato

fa' che sia il convitato:

io fra momenti colà mi porterò.

Hai tu capito?

ARLECHINO

Con tante cose sono già stordito.

(parte)

Arlechino ->

 

Scena quinta

Don Giovanni solo.

 

 

Don Giovanni che fai?  

A qual funesto passo

ti trasporta l'ardir! osi alla mensa

passar il tempo in riso,

e questo da te ucciso

brami teco a mangiar! sogno? vaneggio?

Ah che quel più non sono,

ch'una volta già fui;

sono un serpente, un demone, una furia.

Oh dio il suol traballa,

e una tetra caligine

offusca gl'occhi miei,

immagini d'orrore

mi van girando intorno;

ah che del mio morir è giunto il giorno!

 

Par che dal cielo un fulmine  

sul capo mi precipiti,

turba di neri spiriti

qua parmi di veder.

Di qua Donn'Isabella

mi sgrida e mi minaccia.

Elisa si martella,

Donn'Anna mi rinfaccia

la sua tradita fé.

Di là il Commendatore

mi mostra il sen trafitto.

Astrea col suo rigore

rimprovera il delitto.

Ah che nel mio cervello

ho un foco, un Mongibello,

un aspide, un serpente,

che con l'acuto dente

va lacerando il cor.

(parte)

Don Giovanni ->

 
 

Scena sesta

Camera nella locanda.
Arlechino, e Corallina.

 Q 

Arlechino, Corallina

 

ARLECHINO

Ebbene Corallina  

il pranzo sarà lesto?

CORALLINA

Fra una mezz'oretta

all'ordine sarà.

ARLECHINO

Bada che non vi sia nessun disordine.

CORALLINA

Magnifico sarà non dubitare.

ARLECHINO

(Mi voglio con costei un po' spiegare.)

Parlare ti dovrei...

CORALLINA

Per parte di chi?

ARLECHINO

D'un galantuomo.

CORALLINA

Costui chi è? è bello, spiritoso?

ARLECHINO

Oh l'è un bell'omo,

ballotto, spiritoso, traccagnotto,

che veste a tutta moda,

civile, creanzato,

bello di viso, e nel parlar garbato.

CORALLINA

Non lo conosco.

ARLECHINO

E pur lui vi conosce,

è innamorato cotto.

CORALLINA

Oh mi burlate!

ARLECHINO

E se sperar potesse

grata corrispondenza,

a voi si scoprirebbe.

CORALLINA

Dirò: se mi piacesse

io forte l'amerei.

ARLECHINO

Oh cosa dice lei!

Lo vuol vedere adesso?

CORALLINA

Volentier lo vedrò.

ARLECHINO

Aspetti un pochettin, lo chiamerò.

CORALLINA

(Ingannata mi son, di lui non parla.)

Che istoria è questa mai!

ARLECHINO

Ha visto?

CORALLINA

Chi?

ARLECHINO

Quel che per lei sospira.

CORALLINA

(Costui certo delira.)

Io non vidi che voi.

ARLECHINO

Ma...

CORALLINA

Siete voi quello?

ARLECHINO

Son io...

CORALLINA

Perché prima d'adesso

non avete parlato?

ARLECHINO

Sono un po' vergognoso.

CORALLINA

(Oh quanto mai è grazioso!)

ARLECHINO

E così cosa dite?

CORALLINA

Dico...

ARLECHINO

Via su parlate.

CORALLINA

Anch'io son vergognosa.

ARLECHINO

Oh che gran bella cosa.

CORALLINA

In verità che mi date nel genio.

ARLECHINO

Siete fanciulla?

CORALLINA

Certo.

ARLECHINO

Ed io son putto ancora.

CORALLINA

Non mi son maritata,

perché non ho trovato

chi nel genio mi dia.

ARLECHINO

Posso sperar d'urtar la simpatia?

CORALLINA

In verità... basta... non vuò parlare.

ARLECHINO

Dunque... cosa farò?

CORALLINA

Si può sperare.

 

In quel tuo visetto  

leggiadro furbetto

ci veggo un so che.

Intendi carino,

mio caro Arlechino

tu sai che cos'è.

 
(partono insieme)

Arlechino, Corallina ->

 
 

Scena settima

Appartamenti di Don Alfonso.
Donn'Anna, e Don Alfonso, indi Donn'Isabella.

 Q 

Donn'Anna, Don Alfonso

 

DONN'ANNA

Ah signor se pietade in voi s'annida  

castigate e punite l'omicida.

DON ALFONSO

Figlia, che con tal nome io vuò chiamarvi,

per quel tenero amor, ch'a voi mi lega,

vendicata sarete.

DONN'ANNA

Ah non lo spero.

DON ALFONSO

Per ogni dove dalle guardie del re

è il reo cercato.

DONN'ANNA

Lo vidi or or ne' mausolei celato,

che prendeva riposo.

DON ALFONSO

Ne' mausolei l'indegno!

E tanto osò quel scellerato core?

DONN'ANNA

Volea l'iniquo

procurar di placarmi

inventando più scuse al suo delitto.

Ma se n' fugge il ribaldo se tardate.

DON ALFONSO

Di ciò non dubitate.

DONN'ANNA

Vado frattanto

a sfogar da me sola il rio dolore.

Oh perdita crudel! ah genitore!

(parte)

Donn'Anna ->

 

<- Donn'Isabella

DON ALFONSO

Donn'Isabella io spero  

di vendicarvi tosto.

DONN'ISABELLA

E sarà vero? oh ciel!

DON ALFONSO

Ve l'assicuro.

In luogo immune è l'empio rifugiato.

DONN'ISABELLA

E come dunque arrestarlo credete?

DON ALFONSO

La cura a me lasciate, e lo vedrete.

No, non andrà alla patria in lacci avvinto.

Colà dovrà morire: all'atrio intorno

vegli un stuolo di guardie notte, e giorno.

Fame l'ucciderà se non un ferro,

e non vi sia ch'alimentarlo ardisca;

e se ardisse qualcuno mai per sorte

contraddir al comando, è reo di morte.

 

Talora la clemenza  

giova d'appresso al trono,

ed il negar perdono

tal volta è crudeltà.

Ma a quello ch'ostinato

del fallo suo non si pente,

è l'essere clemente

un segno di viltà.

(parte)

Sfondo schermo () ()

Don Alfonso ->

 

Scena ottava

Donn'Isabella sola.

 

 

Mora l'infido, sì mora... ma oh dèi!  

Par che vacilli in ria tempesta il core.

Del mio funesto amore

la crudel rimembranza

già mi ritorna in mente.

Vorrei vederlo estinto, salvo pure lo bramo,

e sento nel mio sen ch'ancor io l'amo.

Misera me che dissi!

S'asconda nel mio seno

l'aborrita mia fiamma,

e sol s'accenda il core

d'odio, vendetta, e d'un crudel furore.

Ah sì, vedrammi estinta

il mio destin, non avvilita mai;

andrò sola raminga,

fuggitiva infelice. In tanti affanni

ah che più mi serbate astri tiranni!

 

Mi sento nel seno  

dal duolo tiranno

che pieno d'affanno

mi palpita il cor.

(parte)

Donn'Isabella ->

 
 

Scena nona

Sala con tavola magnificamente addobbata.
Don Giovanni, e Arlechino.

 Q 

Don Giovanni, Arlechino

 

ARLECHINO

Signor padrone è in tavola.  

DON GIOVANNI

Ah più che penso

scacciar dalla mia mente

i funesti pensieri,

più s'affacciano al cor lugubri, neri.

ARLECHINO

La minestra patisce.

DON GIOVANNI

Il mangiare m'annoia,

disperato son io,

la morte, è il mio sollievo.

ARLECHINO

Un bel morir tutta la vita onora,

ma un bel mangiar salva la vita ancora.

DON GIOVANNI

Divertimi Arlechino,

solleva il tuo padrone.

ARLECHINO

Non faccio già il buffone.

DON GIOVANNI

Canta.

ARLECHINO

Prima di mangiare

è difficil che possa ben cantare.

DON GIOVANNI

Canta e poi mangerai.

ARLECHINO

Cosa devo cantar?

DON GIOVANNI

Quel che tu vuoi.

ARLECHINO

Qual cosa canterò.

DON GIOVANNI

Sì come puoi.

ARLECHINO

«Padre, figlia. Siface.

Adorato mio re. Cara Mandane.

Ah genitor t'accheta.

Numi! stelle! comete!

Marzia, Fulvia, Ezio, Berenice.

E lei, signor Siface che ne dice?

È morto e più non vive il gran Catone»...

Io non ne so di più signor padrone.

DON GIOVANNI

T'accheta ché son stanco

di soffrirti di più.

Si porti in tavola.

ARLECHINO

Subitamente.

DON GIOVANNI

È folle chi dà mente

a i spiriti, alle larve,

sebbene pur mi parve

che favellasse a me: con queste orecchie

sentii le sue parole...

Eh, talvolta succede

ch'a noi la fantasia sa travedere.

 

Scena decima

Arlechino, Tiburzio, Corallina, e Don Giovanni.

<- Corallina, Tiburzio

 

CORALLINA

È all'ordine signor.  

TIBURZIO

Vada a sedere.

DON GIOVANNI

Arlechino?

ARLECHINO

Signore.

DON GIOVANNI

Da ber: almen potessi

nel dolce umor di Bacco

ammorzar la passion, e il fier cordoglio;

un brindisi qui adesso fare io voglio.

Alto signor che d'una illustre fonte,

che al mondo diede i più sublimi eroi,

la tua origin traesti,

in te ben si ravvisa,

degl'eccelsi avi tuoi

in un sol tutti i pregi,

le doti, le virtudi, e i merti egregi.

Regna, vivi felice

di Nestore l'età; propizio il cielo

arrida alli tuoi voti.

E la sonora fama

ne' regni dell'occaso, e dell'aurora

di «Niccolò» ripeta il nome ognora.

ARLECHINO

Adesso tocca a me. Care ragazze

del povero Arlechino scusate l'ignoranza

ch'un brindisi farà, ma alla sua usanza.

 

Euch bleibe ich stets ergeben,  

Mädgchen die schön und hertzig seyd

ihr solt leben, ihr solt schweben

in Anmuth und Zufriedenheit.

 

DON GIOVANNI

Spiritoso davver.  

Ma il tempo passa, più differir non vuò,

oltrepassata è l'ora,

ed il Commendator non giunge ancora?

Ah sempre più confermo l'opinione,

che fu sogno, chimera, ed illusione.

 
Finale.
 

DON GIOVANNI

Venga il restante in tavola  

ché voglio sortir subito.

(Mentre assai forte dubito

d'esser sorpreso qua.)

ARLECHINO

Animo Corallina

portate da mangiar.

CORALLINA

Prendete 'sta gallina.

TIBURZIO

La salsa eccola qua.

ARLECHINO

Ecco signor padrone

la madre d'un cappone.

DON GIOVANNI

Trinciala come va.

ARLECHINO

La trincio alla mia usanza,

che meglio assai mi par.

TIBURZIO

Eccovi qui il bodino.

ARLECHINO

Cos'è questo bodino?

Odora, e par polenta...

No che non è polenta,

ma si somiglia un poco,

oh ch'eccellente cuoco

degno d'addottorar.

DON GIOVANNI

Ardisci tu animale

mangiar prima di me!

ARLECHINO

Potrebbe farvi male

se non l'assaggio affé.

TIBURZIO

Prendete ecco l'arrosto.

E questo è il fricandò.

ARLECHINO

Arrosto, e fracastoro.

CORALLINA

Eccoti i maccheroni.

ARLECHINO

Oh cari vengo meno...

Oh come sono buoni,

mi sento liquefar.

 

DON GIOVANNI

Pare che sia battuto,

guardate voi chi è.

ARLECHINO

Cari aspettate un poco.

TIBURZIO

Nessuno abbiam veduto.

CORALLINA

Nessuna là non c'è.

DON GIOVANNI

Può darsi, avrò sbagliato.

Un piatto?

ARLECHINO

È preparato?

DON GIOVANNI

Resta tu qui per or.

TIBURZIO

Mi par da lontano

sentir qualche rumor.

CORALLINA

S'avanza piano piano,

ohimè che batticuor.

DON GIOVANNI

No che non m'ingannai,

qualcuno vuol passar.

ARLECHINO

Oh cosa dite mai.

DON GIOVANNI

Tornate un po' a guardar.

 

TIBURZIO

Me infelice ch'ho veduto.

CORALLINA

Una larva! aiuto! Aiuto!

TIBURZIO

Un demonio che cammina.

CORALLINA E TIBURZIO

Che scompiglio! che ruina!

siam perduti in verità.

ARLECHINO

Sior padron?

DON GIOVANNI

Che cosa è stato?

 

ARLECHINO

Presto presto ch'è arrivato  

quel signore molinaro

tutto quanto incipriato,

voglio dir quel del cavallo,

quel che sopra il piedestallo

ch'è di marmo, l'iscrizione,

col cimiero, e col bastone

tutto quanto intirizzito,

per la cena, per l'invito,

vuol passare vuol entrare...

Ah m'ha fatto spiritare,

e più fiato in sen non ho.

 

DON GIOVANNI

Sciocchi, vili quanti siete,  

ritiratevi, e vedrete

se lo vado a far passar.

Prendi il lume.

ARLECHINO

Per che fare?

DON GIOVANNI

Devi andarlo ad incontrare.

ARLECHINO

Oh mi scusi non son buono.

DON GIOVANNI

Prendi il lume, o ti bastono.

ARLECHINO

Lei mi vuol troppo onorar.

TIBURZIO

(Ecco che s'avvicina.

Andiamoci a salvar.)

CORALLINA

Andiamcene in cantina

ben presto a rinserrar.

 
(si ritirano)

Tiburzio, Corallina ->

 

Scena undicesima

Commendatore, Don Giovanni, e Arlechino.

<- Commendatore

 

DON GIOVANNI

Siedi Commendatore.  

COMMENDATORE

Io siedo.

DON GIOVANNI

Scusa ti chiedo

s'annoiato dal lungo aspettare

la mensa cominciai...

Ma tu non mangi!

Quanto di raro

di cibi, e di liquori

può provvedere Castiglia è a te presente,

domanda ciò che vuoi.

COMMENDATORE

Non voglio niente.

DON GIOVANNI

Dunque tu sdegni un simile convito?

COMMENDATORE

Sono pago ora:

m'invitasti alla mensa, io non mancai,

t'invito a cenar meco, tu verrai?

DON GIOVANNI

A cenar teco, e dove?

COMMENDATORE

Vieni da me ché ti sarà palese.

DON GIOVANNI

(Che fo? vado... ma oh dio!...

vada lungi il timore.)

Te 'l prometto verrò.

COMMENDATORE

Teco il servo conduci.

DON GIOVANNI

Il condurrò.

ARLECHINO

Eh eh signor padron...

DON GIOVANNI

Taci importuno.

ARLECHINO

Ditegli da mia parte che digiuno.

Commendatore, Don Giovanni ->

 

Scena dodicesima

Tiburzio, Corallina, Arlechino, indi Don Giovanni.

<- Corallina, Tiburzio

 

CORALLINA

È partito?  

TIBURZIO

Se n'è andato?

CORALLINA E TIBURZIO

Posso appena prender fiato

ché m'ha fatto spiritar.

CORALLINA

Parmi ancor vederlo adesso.

TIBURZIO

A me pur sembra lo stesso.

CORALLINA E TIBURZIO

Ah fuggiamo via di qua.

 

<- Don Giovanni

DON GIOVANNI

È già vano ogni timore,  

perché mai di qua partir?

CORALLINA E TIBURZIO

Per pietade mio signore

non ci fate intimorir.

ARLECHINO

Esco fuori, son sicuro,

se n'è andato a far squartar?

DON GIOVANNI

Non temete ve lo giuro

non v'è più da paventar.

CORALLINA, ARLECHINO, TIBURZIO E DON GIOVANNI

Vada lungi ogni timore,

cominciamo a respirar.

 

TUTTI

Allegramente  

qui s'ha da stare,

né più si deve

qui paventare,

con trombe, e flauti,

tamburri, e nacchere,

fagotti, e timpani,

in festa, e in giubilo

qui s'ha da star.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Strada.

Don Giovanni, Arlechino
 

Ah destino crudele

Arlechino
Don Giovanni ->

Va', torna, resta

Arlechino ->

Appartamenti di Don Alfonso.

Donn'Isabella, Don Alfonso
 

Signor, Donn'Isabella unico germe

Donn'Isabella
Don Alfonso ->

Atrio con vari mausolei fra' quali la statua del Commendatore.

Don Giovanni
 

Sì questo luogo

Don Giovanni
<- Donn'Anna

Ferma, che fai!

Don Giovanni
Donn'Anna ->
Don Giovanni
<- Arlechino

Perfide stelle finito ho di sperar

Don Giovanni
Arlechino ->

Don Giovanni che fai?

Don Giovanni ->

Camera nella locanda.

Arlechino, Corallina
 

Ebbene Corallina

Arlechino, Corallina ->

Appartamenti di Don Alfonso.

Donn'Anna, Don Alfonso
 

Ah signor se pietade in voi s'annida

Don Alfonso
Donn'Anna ->
Don Alfonso
<- Donn'Isabella

Donn'Isabella io spero

Donn'Isabella
Don Alfonso ->

Mora l'infido, sì mora... ma oh dèi!

Donn'Isabella
Mi sento nel seno
Donn'Isabella ->

Sala con tavola magnificamente addobbata.

Don Giovanni, Arlechino
 

Signor padrone è in tavola

Don Giovanni, Arlechino
<- Corallina, Tiburzio

È all'ordine signor

Spiritoso davver

Don Giovanni, Arlechino, Tiburzio e Corallina
Sciocchi, vili quanti siete
Don Giovanni, Arlechino
Tiburzio, Corallina ->
Don Giovanni, Arlechino
<- Commendatore

Siedi Commendatore

Arlechino
Commendatore, Don Giovanni ->
Arlechino
<- Corallina, Tiburzio
Corallina e Tiburzio
È partito? / Se n'è andato?
Arlechino, Corallina, Tiburzio
<- Don Giovanni
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima
Spiaggia di mare deserta con alcune capanne pescarecce. Appartamenti di Donn'Anna. Appartamenti di Don Alfonso. Strada con veduta della casa del Commendatore; notte. Appartamenti di Donn'Anna; notte. Magnifico giardino del Commendatore con cancellate che servono di fortezza al palazzo,... Strada. Appartamenti di Don Alfonso. Atrio con vari mausolei fra' quali la statua del Commendatore. Camera nella locanda. Appartamenti di Don Alfonso. Sala con tavola magnificamente addobbata. Atrio magnifico come nell'atto secondo. Appartamenti di Don Alfonso. Infernale.
Atto primo Atto terzo

• • •

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