IL CONVITATO DI PIETRA
Dramma tragicomico per musica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Nunziato PORTA.
Musica di Vincenzo RIGHINI.
Prima esecuzione: anno 1776, Praga.
Personaggi:
DON GIOVANNI |
tenore |
ELISA |
soprano |
CORALLINA |
soprano |
DON ALFONSO |
basso |
OMBRINO |
baritono |
TIBURZIO |
basso |
ARLECHINO |
tenore |
DONN'ANNA |
soprano |
LISETTA |
mezzosoprano |
DONN'ISABELLA |
mezzosoprano |
Il COMMENDATORE |
tenore |
Coro di Pescatori, Servitori, Furie.
La scena è in Castiglia.
Mutazioni di scene
ATTO PRIMO
- Spiaggia di mare deserta con alcune capanne pescarecce; due sassi avanti, un piccolo battello che si deve rompere, mare in burrasca.
- Appartamenti di Donn'Anna.
- Appartamenti di Don Alfonso.
- Cortile.
- Appartamenti di Donn'Anna.
- Magnifico giardino del commendatore con cancellate che servono di fortezza al palazzo, la porta del quale dovrà esser praticabile; avanti le dette cancellate seguita ancora lo stesso giardino con diversi sedili erbosi, e due urne, o siano vasi.
ATTO SECONDO
- Cortile.
- Appartamenti di Don Alfonso.
- Atrio magnifico eretto per collocarvi la statua equestre del commendatore, quale si vedrà a cavallo sovra un magnifico, e grande piedestallo nel mezzo del quale a caratteri trasparenti saranno incise le seguenti parole:
«Di colui che mi trasse a morte ria: dal ciel n'attendo la vendetta mia.»
- Camera di locanda.
- Appartamenti di Don Alfonso.
- Magnifica sala con mensa imbandita.
ATTO TERZO
- Atrio magnifico come nell'atto secondo, che a suo tempo si trasmuta nella stanza nera con due tavolini, con tappeto nero sovra uno de' quali vi saranno due serpenti, ed altri mostri.
- Appartamenti di Don Alfonso.
- Infernale.
Spiaggia di mare deserta con alcune capanne pescarecce.
Molti Pescatori e Pescatrici intenti a pescare, e a tirare una grossa rete al lido.
CORO
Tira... tira... Ecco che viene,
sono già le reti piene.
Che fortuna se si piglia
un'ombrina, o qualche triglia,
regalarla vo' al mio ben.
(nel tempo del suddetto coro il mare comincia a turbarsi ed il giorno si va oscurando)
Tira... tira... il mar vien grosso!
Vedi un lampo!
Senti un tuono!
Lasciam tutto in abbandono
e si fugga via di qua.
Nel tempo sopradetto il temporale si va avanzando in maniera tale che li detti Pescatori vengono costretti ad abbandonare la pesca e ritirarsi nelle loro capanne.
Indi si vedono sovra un piccolo battello Don Giovanni, e Arlechino, i quali vengono dall'onde spinti con forza ad uno scoglio poco lontano dal lido, per il quale urto resta fracassato il battello, e li suddetti rimangono quasi sommersi.
Elisa che tutto ha visto dalla finestra sorte dalla capanna frettolosamente per darle soccorso, indi Ombrino con Pescatori e Pescatrici.
ELISA
Pescatori dove siete
soccorriamo l'infelice,
che del mare fra gli orrori,
fra li vortici sonori
la sua vita perde già.
OMBRINO
DON GIOVANNI
Soccorso... ohimè che moro!
Insieme
OMBRINO
ELISA
Già l'impeto dell'onde
gli vieta a queste sponde
potersi approssimar.
DON GIOVANNI
Già l'impeto dell'onde
mi vieta a queste sponde
potervi ora approdar.
ELISA
Cieli! chi mai sarà?... uom d'alto affare
mi rassembra all'aspetto.
OMBRINO
ELISA
Puote appena il meschin muovere il passo.
ARLECHINO
Aiuto!
OMBRINO
ELISA
Forse sarà qualch'altro sventurato,
dall'impeto dell'onde qui gettato.
(tirano fuori Arlechino involto in una rete)
OMBRINO
ELISA
Coraggio galantuomo.
OMBRINO
ELISA
Lasciate di nuotare,
non v'è dubbio v'abbiate ad affogare.
OMBRINO
ELISA
Sedete.
OMBRINO
ARLECHINO
Un cavaliere.
OMBRINO
ARLECHINO
Veston tutti così ne' miei paesi.
ELISA
Conoscerebbe forse quest'altro sventurato?
ARLECHINO
(Oh diavolo! Il padron!)
OMBRINO
ARLECHINO
Quest'è il nostro fratello mascolino.
ELISA
Fratello!
ARLECHINO
Sì signora fratello.
OMBRINO
ARLECHINO
Sono brunetto un poco
per una voglia ch'ebbe la mia madre
di ber la cioccolata.
E sul viso la macchia è a me restata.
DON GIOVANNI
Infelice ove son?
OMBRINO
DON GIOVANNI
E chi v'ha mai informato?
ELISA
Il fratel vostro qui da noi salvato.
DON GIOVANNI
Arlechino?
ARLECHINO
Signor?
DON GIOVANNI
Quest'è il mio servo.
OMBRINO
DON GIOVANNI
Quest'è un buffone.
ARLECHINO
Ma come sior padrone?
Mi fate sputrefare
non vi volle nemen prendere il mare!
ELISA
Signore v'offerisco
tutto quello che posso.
DON GIOVANNI
Son grato al vostro amore.
ARLECHINO
Vi ringrazio ancor io di tutto core,
ma intanto si potrebbe riposare.
DON GIOVANNI
Precedimi.
ELISA
Conducilo tu Ombrino
entro la mia capanna.
ARLECHINO
Non sempre la fortuna fu tiranna.
(parte con Ombrino)
Don Giovanni ed Elisa.
DON GIOVANNI
(Atta costei mi sembra a compensare
tutto quel che mi tolse a un tratto il mare.)
ELISA
Che parlate fra voi?
Forse sdegnate i miei poveri doni?
DON GIOVANNI
Ah no gl'apprezzo o cara, ma vorrei...
ELISA
Cosa signor?
DON GIOVANNI
Quel vostro core...
ELISA
Eh non è tempo di parlar d'amore.
DON GIOVANNI
Al primo balenar de' vostri sguardi,
io rimasi ferito.
ELISA
Se creder vi potessi...
DON GIOVANNI
A voi prometto un'eterna costanza.
ELISA
Impunemente.
Manchereste di fede a un'infelice.
DON GIOVANNI
Non sa tradir chi ha nobil sangue in seno.
ELISA
Siete voi cavaliero?
DON GIOVANNI
Io nacqui tale, e tale morirò.
ELISA
Il nome vostro?
DON GIOVANNI
Don Giovanni Tenorio.
ELISA
I vostri passi
dove or sono indirizzati?
DON GIOVANNI
Per inchinarmi al trono
del vostro re ch'alla Castiglia impera.
ELISA
Ah Don Giovanni!
Se non temessi
rimanere delusa...
DON GIOVANNI
Io non saprei
come meglio accertarvi. ~ Ecco la mano.
ELISA
Giurate.
DON GIOVANNI
Giuro al nume ch'al cielo, e al mondo impera.
Voi sarete mia sposa.
ELISA
E se mancate?
DON GIOVANNI
Cada un fulmin dal ciel, e l'alma infida
precipiti agli abissi.
ELISA
Ora vi credo, ecco la destra mia.
DON GIOVANNI
(Amor pietoso quanto ti deggio mai!)
ELISA
Che pensate tra voi?
DON GIOVANNI
Vo meditando le mie felicità.
ELISA
S'un cuor fedele
potrà farvi felice, in me l'avrete.
(Ama donna ciascuna
più dell'amante suo la sua fortuna.)
Amor tristarello
vuol darmi martello
col farmi penar.
Non voglio penare
mio dolce visetto
vi vuò sempre amare
e dentro il mio petto
scolpito v'avrò.
M'avete capito?
M'avete sentito?
Quell'occhio, quel viso,
la mano, quel piede,
quel dolce sorriso,
l'affetto, la fede,
quell'occhio, quel ciglio,
quel labro vermiglio,
carino ben mio
son tutti per me.
(parte con Don Giovanni)
Appartamenti di Donn'Anna.
Donn'Anna, Don Alfonso, indi il Commendatore.
DONN'ANNA
Sento un affanno in seno,
che sospirar mi fa.
Nel petto il cor vien meno,
numi che mai sarà?
DON ALFONSO
State lieta Donn'Anna, ch'a momenti
il genitor s'appressa.
DONN'ANNA
Signor talvolta il nostro cuor presago
è co' palpiti suoi di sue sventure.
DON ALFONSO
Tempo or non è di meditar sciagure.
COMMENDATORE
Figlia ti stringo al seno...
Oh come lieto quivi voi rimiro!
Signor de' siciliani il fiero orgoglio...
DON ALFONSO
Lo so fiaccaste, e ad impetrar perdono
de' lor commessi errori
in Castiglia verranno i promotori.
Il nostro re desia che pertanto
pensiate a custodirvi
per sicurezza della sua corona.
COMMENDATORE
Questa è troppa bontà.
DON ALFONSO
Ei v'amò sempre,
ed or s'accresce in lui vieppiù l'amore,
perché s'aumenta in voi merto, e valore.
Per eternare il vostro nome
del tempo edace ad onta
equestre statua erigere vi fece,
e rese immune
l'atrio onorato dall'illustre marmo.
A vostra figlia scelse
uno sposo real
degno di voi, di lei,
la dote ei stesso le farà,
solo per me vi chiede
il paterno volere.
COMMENDATORE
Puote il sovran disporre a suo piacere;
Donn'Anna udiste?
Della regia bontà del signor nostro
che vi par? Rispondete?
DONN'ANNA
Io lieta incontro il reale favore,
può sempre il re disporre del mio core.
COMMENDATORE
Chi fia lo sposo?
DON ALFONSO
Il duca Ottavio
del sovrano nipote
vostro sposo sarà. Ma impallidite!
Fissate a terra i lumi!
COMMENDATORE
Simula per modestia, e il lieto annunzio
ch'altrui fora cagion di vano orgoglio,
rende il suo cor per riverenza umile.
DON ALFONSO
Con voi se n' resti; il suo desire al padre
può la figlia spiegar senza rossore.
DONN'ANNA
Per me parlò abbastanza il genitore.
COMMENDATORE
Signore al mio sovrano
favellate per me, disporre ei puote
come del sangue mio del mio volere.
DON ALFONSO
Tutto il sovran saprà con suo piacere.
(parte)
Commendatore, e Donn'Anna.
COMMENDATORE
E che s'oppone alla vostra letizia?
DONN'ANNA
Ah non so dirlo...
COMMENDATORE
Aprite il vostro interno.
DONN'ANNA
Staccarmi non saprei dal fianco vostro
senza un aspro dolore.
COMMENDATORE
Conosco amata figlia il vostro amore,
ma è necessario
al destin inchinar umil la fronte.
DONN'ANNA
Il destin nostro
da noi stessi facciamo;
non è tiranno il cielo, e de' mortali
non usa mai l'arbitrio violentare.
COMMENDATORE
Col genitor non s'ha da contrastare:
del duca Ottavio
la sposa voi sarete.
Se il vostro cor non acconsente al nodo,
il padre vostro faravvi acconsentir;
se in fiero sdegno, e in odio aspro, e spietato,
non vorrete veder l'amor cangiato.
Tutta dal mio volere
la sorte tua dipende,
e chi meco contende
più figlia mia non è.
(parte)
DONN'ANNA
Faccia mio padre tutto quello che può.
Faccia il re stesso tutto quello che sa,
non vuò, né il dico invano,
all'odiato imeneo porger la mano.
(parte)
Appartamenti di Don Alfonso.
Don Alfonso solo con foglio in mano.
Don Giovanni Tenorio, il cui sfrenato
perfido cuor di mille colpe è reo,
s'involò dalla patria, e seco il cuore
l'empio portò d'una donzella illustre.
Donn'Isabella unica figlia, e cara
del duca d'Altomonte è quella
che tradita rimase:
or l'infelice sola siegue l'indegno,
che sperando trovar scampo al delitto,
ver Castiglia fuggì.
S'ambi in poter del vostro re son giunti
dateci pronto avviso.
L'infelice donzella abbiate a cuore,
fra' lacci a noi spedite il traditore.
Come in un nobil petto
può darsi un cor sì fiero,
e come un cavaliero
di fede può mancar!
La vilipesa dama,
ch'è per amor fuggita,
da me restituita
al genitor sarà.
Tremi però l'indegno,
vigliacco, mancatore,
né speri il traditore
di ritrovar pietà.
(parte)
Strada con veduta della casa del Commendatore.
Notte.
Arlechino, indi Don Giovanni.
ARLECHINO
Chi vuol passar il tempo senza pene,
le donne come i fiaschi amar conviene;
il fiasco per il vin da noi s'apprezza,
e la donna a cagion della bellezza,
ma poi finito quel, finita questa,
di più bramar per noi già più non resta.
Che bella discrezione
è quella del padrone,
voler che fermo stia
a far la sentinella
fintanto che non viene, oh questa è bella!
Il moccolo è finito,
e più non ci si vede,
me n'anderò bel bello...
E se il padrone viene, e non mi trova?
Bisognerà ch'aspetti ~ mi ricordo che disse
«Aspettami colà fino ch'io vengo,
e se qualcuno volesse contrastare
uccidilo»: mi voglio ora provare.
Per esempio se il nemico
mi tirasse una stoccata?
Ecco qua. L'ho riparata
senz'avermi a incomodar.
DON GIOVANNI
Chi va là!
ARLECHINO
(Quest'è il padrone,
zitto zitto voglio star.)
DON GIOVANNI
Se non parli mascalzone
qui svenato hai da restar.
Fuori il ferro ah... ah... eh... ih... ah...
e non cedi! Il braccio mio
più resistere non sa.
ARLECHINO
(Che grand'omo che son io
un eguale non si dà.)
DON GIOVANNI
(Costui invero ha gran valore,
e invincibile mi par.)
ARLECHINO
Sono il vostro servitore
che vi stava ad aspettar.
Insieme
DON GIOVANNI
Ed osasti o vil poltrone,
di volermi trucidar.
ARLECHINO
Lei mi scusi mio padrone
che l'ho fatto per burlar.
DON GIOVANNI
Orsù della tua fede
vuò fare esperimento,
ascolta ben.
ARLECHINO
Parlate che ci sento.
DON GIOVANNI
Entra costì.
ARLECHINO
All'oscuro!
DON GIOVANNI
Non paventar, le scale
tu salirai bel bello,
e quando giunto
nella sala maggiore tu sarai,
se vegliano li servi osserverai;
da lungi, e di soppiatto
seguirò i passi tuoi,
un cenno sol mi basta,
una parola sola
che al lato tuo sarò.
Intendesti, Arlechino?
ARLECHINO
Signore no.
DON GIOVANNI
Non mi fare inquietare.
ARLECHINO
E se venisse qualche bastonata?
DON GIOVANNI
Non v'è dubbio: cammina.
ARLECHINO
Oh sorte ingrata!
(entra)
DON GIOVANNI
Occasione più bella
sperar mai non potea
per vagheggiar di nuovo
di Donna Anna i bei lumi.
Il genitor austero
allor che fui in Castiglia un'altra volta
m'impediva sovente
il ragionar con lei:
la sua modestia era scopo a' miei sguardi,
argine a' miei desiri.
Ora ch'assente è il genitor severo
ridurla all'amor mio io non dispero.
ARLECHINO
Eh! Eh!
DON GIOVANNI
Sei tu? Il cenno è questo.
ARLECHINO
Non si sente nessuno.
DON GIOVANNI
Eccomi lesto.
(entra)
Appartamenti di Donn'Anna.
Notte.
Donn'Anna, e Lisetta.
DONN'ANNA
Lasciami in pace.
LISETTA
E perché mai signora?
DONN'ANNA
Ho una smania nel sen che mi divora,
vanne tu a riposar, lasciami sola.
LISETTA
E non volete che vi venga a spogliar?
DONN'ANNA
Da me stessa il farò.
Non so trovar più pace,
qualcosa di funesto
presagisce il mio core.
LISETTA
Eh lasciate signora ogni timore.
DONN'ANNA
Dammi il lume Lisetta,
di te per ora più bisogno non ho,
puoi andare a riposar.
(parte)
LISETTA
Obbedirò.
Arlechino, e detta.
LISETTA
Povera mia padrona!
Oh quanto mi dispiace.
Perduta ha la sua pace,
che sì che l'indovino,
la tormenta un pochin qualche amorino.
ARLECHINO
No che non c'è nessuno.
LISETTA
Aiuto!
DON GIOVANNI
Ignorantaccio non parlare.
LISETTA
Oh poveretta me, gente è qui in sala!
chi saranno? ah potessi
qualcheduno chiamar: certo una voce
mi parve di sentir in quel cantone;
inganna qualche volta l'apprensione.
Mi sento venir meno,
mi sento inorridir.
Mi batte il cor nel seno,
mi sento già languir.
Pian pianino me ne vo;
ah trovassi almen la porta,
per farla un po' più corta
io di qua me n'anderò.
(parte)
Magnifico giardino del Commendatore con cancellate che servono di fortezza al palazzo, diversi sedili erbosi, e due urne. Luna che risplende.
Don Giovanni, indi Arlechino.
DON GIOVANNI
No non m'inganno ~ è questo
di Donn'Anna l'adorato soggiorno;
che più si tarda?
Si rapisca, e si fugga.
A qual periglio mai
mi trascina l'amore!
Riflettere che giova?
Amor mi sprona, amor m'assisterà.
Tutto è in silenzio,
coraggio non mi manca;
del bene che mi porge or la fortuna,
abusarmi non vuò. Più miglior tempo
di questo non si trova,
del mio spirto or vuò far l'ultima prova.
Sento in seno un certo moto,
ch'a tremar già mi condanna,
questa pena oh dio m'affanna,
ma non cede il mio valor.
Qual orror! Pavento, e tremo...
Eh son vile a questo segno.
Fra l'amore, e fra lo sdegno
lacerarsi sento il cor.
(parte)
ARLECHINO
Giudizio sior padrone se non foss'io
che con la mia prudenza
regolassi quel strano amor bestiale,
sarebbe di già andato allo spedale...
Oh che fracasso,
la quaglia è nella rete:
se posso vo bel bello
far per l'istessa strada il ritornello.
(parte)
Donn'Anna, Don Giovanni, indi il Commendatore.
DONN'ANNA
Lasciami traditore,
con quale ardire penetrasti fin qui?
DON GIOVANNI
Taci.
DONN'ANNA
Non lo sperare.
DON GIOVANNI
Vieni tosto con me.
DONN'ANNA
Dove, in qual parte?
DON GIOVANNI
Ragion non rendo a te del voler mio.
DONN'ANNA
Padre?... Servi?... Lisetta?...
Un lume! Oh dio!
DON GIOVANNI
E il padre, e i servi,
e i numi stessi or tu li chiami invano,
seguimi.
DONN'ANNA
Non voglio.
DON GIOVANNI
Con questo ferro...
DONN'ANNA
Che violenze son queste! Ah scellerato!
DON GIOVANNI
(Sono scoperto.) Vieni.
DONN'ANNA
Ah padre amato!
COMMENDATORE
Don Giovanni! voi qui! figlia ch'avvenne?
DONN'ANNA
Ah padre è questi un empio, un traditore,
col ferro in mano
giunsemi a minacciare.
COMMENDATORE
Uscite indegno fuor di queste soglie.
DON GIOVANNI
(Pronto riparo adoperar conviene.)
DONN'ANNA
I servi desterò: stelle! ove sono?
(parte)
COMMENDATORE
Malnato cavalier, onta simile
vuol vendetta, vuol sangue...
Ohimè! spengesti il lume!
Fra le tenebre ancora
saprò passarti il core: vieni pure.
DON GIOVANNI
Son teco.
Si battono.
COMMENDATORE
Ah son ferito.
Torna barbaro torna... Ah non mi reggo...
Vieni vieni, ritorna a me d'appresso.
DON GIOVANNI
Chi è cagion del suo mal pianga sé stesso.
COMMENDATORE
Dalle squarciate vene
scorre in più parti il sangue,
il piè non mi sostiene.
Cado... vacillo esangue...
Figlia... più non m'ascolta!
Servi?... li chiamo invano.
Ah che crudele martoro:
barbaro... figlia... io moro.
(cade morto)
Donn'Anna sola, indi Arlechino.
DONN'ANNA
Eccomi o genitor... Cieli! che miro!
Non respira! è già morto! Ah dov'è l'empio
barbaro feritor; crudo spietato
che ti fé l'infelice? Ah padre amato
questo tenero pianto il primo ufficio
sia della mia pietà ~ ma da me attendi
la più giusta vendetta.
Su questa mano invitta
l'infelice tua figlia a te lo giura.
Ah padre! amato padre! oh che sciagura!
Odio, furor, dispetto
dolor, rimorso e sdegno,
vengon nel punto estremo
tutti a squarciarmi il petto.
Ardo, deliro, e fremo,
ho cento smanie al cor,
venite o servi,
a vendicar venite
il caro genitor.
(s'incammina verso il palazzo)
ARLECHINO
Salva, salva. Meschin che brutto caso!
Spero d'esser sicuro in questo vaso.
Donn'Anna, Lisetta, Servi e Serve del Commendatore con torce, ed armi, che sortono dal palazzo e s'avanzano.
LISETTA
Chi è successo?
TUTTI
Ch'è accaduto?
DONN'ANNA
Deh venite soccorrete.
TUTTI
Giusto ciel cos'ho veduto!
Non ho forza da parlar.
Sento che il sangue s'agita
e per le vene circola
un fuoco, un certo gelo,
e un tenebroso velo
toglie la luce al dì!
Ah non ho più ritegno,
predomina lo sdegno.
M'accende già il furor.
DON GIOVANNI
E sento in tal momento
già lacerarmi il cor.
ARLECHINO
E ticche, ticche, tocche
mi va facendo il cor.
Strada.
Don Giovanni, Arlechino.
DON GIOVANNI
Ah destino crudele
a qual periglio mai tu mi guidasti!
Oh donne all'uom funeste
per la vostra beltà!
Reso omicida già mi sono per voi:
Donn'Anna irata vendetta chiederà,
vorrà vedermi oppresso il re sdegnato;
crudo perverso amor! Barbaro fato!
ARLECHINO
L'avete fatta bella,
oh che rumor! che caso! che spavento!
DON GIOVANNI
Perciò, tu ti sgomenti!
Risoluzion ci vuole,
vanne al mio albergo;
e se qualcun colà di me cercasse
rispondi che partito
all'istante son io.
ARLECHINO
Senza pranzare?
DON GIOVANNI
No: il mio pranzo colà fa' preparare.
ARLECHINO
Ottimamente.
DON GIOVANNI
Indi ritorna a me, che qualche tempo
vuò nell'atrio celarmi
immune a' delinquenti.
ARLECHINO
Io per me vi direi, signor padrone,
dopo aver fatto una buona mangiata,
di battere ben presto ritirata.
DON GIOVANNI
Lascia far partirem, ma è necessario
qualche tempo aspettar: vanne di volo,
non mi lasciar colà gran tempo.
(parte)
ARLECHINO
Va', torna, resta,
non mi ricordo niente
di quello che m'ha detto:
sono scarso un pochino d'intelletto.
(parte)
Appartamenti di Don Alfonso.
Donn'Isabella, e Don Alfonso.
DONN'ISABELLA
Signor, Donn'Isabella unico germe
de' duchi d'Altomonte a voi s'inchina,
e il favor vostro in suo soccorso implora.
DON ALFONSO
Già tutto m'è palese o mia signora,
cura s'avrà di voi,
l'empio punito fra momenti sarà,
ad ogni costo il monarca sdegnato
vuole che paghi il fio
dell'enorme delitto
perché al Commendator ha il sen trafitto.
DONN'ISABELLA
Di tutto è ben capace
un mostro di perfidia:
di quanto che a mio pro farete ognora
vi renderà mercede il cielo ancora.
DON ALFONSO
Olà, del reo si cerchi
da per tutte le parti; il re l'impone
che brama dare al mondo un giusto esempio
come punisca un traditore, un empio.
(parte)
Atrio con vari mausolei fra' quali la statua del Commendatore.
Don Giovanni, indi Donn'Anna.
DON GIOVANNI
Sì questo luogo
mi servirà d'asilo, e quest'orrori
mi celeranno almeno
dalle ricerche altrui: ma più non posso
in piedi sostenermi;
almen per poco miei funesti pensieri
in pace mi lasciate,
e tregua a questo core un poco date.
DONN'ANNA
Giacché non m'è vietato
che le lacrime mie versare possa
su quell'illustre, e venerato avello,
ombra del padre mio... stelle che miro!
Qui Don Giovanni! Ah non a caso i numi
me 'l fecer ritrovare,
e come quel crudele
può ritrovar riposo!
Come il rimorso non trafigge il core
a questo mostro d'averno traditore!
Con questo ferro passerà il fellone
dal letargo alla morte...
Ma sarà grata
vittima così indegna al padre mio?
L'uccido? o no? ohimè che far degg'io?
Ombra del padre amato
dimmi, che vuoi da me?
Vuoi l'empio trucidato
vedere alli tuoi piè?
Parla! t'intendo appieno,
all'omicida il seno
a trapassare andrò.
DON GIOVANNI
Ferma, che fai!
Estinto tu mi brami? ecco il mio seno,
meglio l'ira saziar così potrai.
Ecco il petto, ecco il sen, che tardi omai?
Morrò senza lo sfregio
d'una pubblica pena: ma rammenta
che la fiamma d'amor cieco mi rese,
e in quelli tuoi begl'occhi amor m'accese.
A un disperato per le tue ripulse
chi poteva porger freno, o consiglio:
venne in mal punto allora il padre armato,
e senza udir discolpe
al cimento m'indusse; io provocato
colpi vibrai dal mio voler non retti.
Fra le tenebre il ferro chi diriger potea?
Ah Donn'Anna pietà: ti sia a cuore
d'un sventurato amante, e vita, e onore.
DONN'ANNA
Perfido. L'onor tuo a me chiedi?
E il mio chi mai difendere potrà
dall'ombra indegna?
DON GIOVANNI
Risarcir si potrebbe
s'a te la destra...
DONN'ANNA
Scellerato! a tanto
così meco t'avanzi; e ancor ti soffro!
DON GIOVANNI
Al genitore oh cara il crudo sdegno
sacrificar tu déi,
non il sangue d'un reo che pietà chiede,
del pentimento mio ti faccian fede
queste lacrime mie dal duol spremute.
DONN'ANNA
Al re tu déi,
non di femmina vil gittarti a i piedi.
DON GIOVANNI
Da' labbri tuoi il mio destin dipende,
deh pronuncia crudel la mia sentenza,
condannami tu stessa.
DONN'ANNA
Sorgi ti dico. (Ahimè qual dolce incanto,
è per me di costui la smania, e il pianto)
DON GIOVANNI
(comincia a impietosire)
Rivolgi a me uno sguardo,
per un momento soffri i mesti lumi,
d'un che languisce, e more solo per te.
DONN'ANNA
Un sguardo vuoi da me?
Forse tu speri con mentiti sospiri
d'ottenerne perdono?
(Ah che in mirarlo
in atto umil con sì bel pianto agl'occhi
si calma il mio furore.)
DON GIOVANNI
Ah Donn'Anna pietà.
DONN'ANNA
Perfido cuore!
Volgiti a quella imago,
chiedi a quella pietà,
a quella spetta darti morte, o perdono.
DON GIOVANNI
Ah Donn'Anna pietade del mio errore.
DONN'ANNA
Non merita pietade un traditore.
(parte)
Don Giovanni, Arlechino.
DON GIOVANNI
Perfide stelle finito ho di sperar!
ARLECHINO
È preparato...
DON GIOVANNI
È la pietade terminata per me.
Un fulmine non v'è? v'è una saetta?
ARLECHINO
Andiamo sior padron ch'il cuoco aspetta.
DON GIOVANNI
E perché da quel marmo
Commendator non vieni a subissarmi;
forse meno crudele
della figlia tu sei?
L'amoroso trasporto
forse perdoni a un infelice amante?
Per contrassegno almeno
d'un benigno perdono a me favella.
ARLECHINO
Oh questa sì ch'è bella.
DON GIOVANNI
Colà t'appressa, e da mia parte dille
che meco a pranzo il bramo.
ARLECHINO
Chi bramate con voi?
DON GIOVANNI
Il Commendator.
ARLECHINO
La statua?
DON GIOVANNI
Sì.
ARLECHINO
Eh via!
(Per certo il mio padron dato ha in pazzia.)
DON GIOVANNI
Vanne, non replicare.
ARLECHINO
E cosa gl'ho da dir? come ho da fare?
DON GIOVANNI
Menco ciarle fa' presto.
ARLECHINO
Signor Commendatore stimatissimo,
padrone colendissimo.
Il mio padron v'invita a desinare,
verrete sì o no?
Sì! oh poveretto me!
DON GIOVANNI
Che cosa è stato?
ARLECHINO
Con il capo l'invito ha già accettato.
DON GIOVANNI
Dille che dal suo labbro
intendere io bramo.
ARLECHINO
Caro padron scusate,
non m'accosto più là se m'accoppate.
DON GIOVANNI
Commendatore, d'amistade in segno
alla mensa t'invito;
dal labbro tuo sapere ora lo vuò,
rispondi se t'aggrada?
COMMENDATORE
Sì verrò.
ARLECHINO
Ah mamma mia!
DON GIOVANNI
Zitto: all'albergo torna,
e fa' che raddoppiata
tosto la mensa sia,
a ognun celato
fa' che sia il convitato:
io fra momenti colà mi porterò.
Hai tu capito?
ARLECHINO
Con tante cose sono già stordito.
(parte)
Don Giovanni solo.
Don Giovanni che fai?
A qual funesto passo
ti trasporta l'ardir! osi alla mensa
passar il tempo in riso,
e questo da te ucciso
brami teco a mangiar! sogno? vaneggio?
Ah che quel più non sono,
ch'una volta già fui;
sono un serpente, un demone, una furia.
Oh dio il suol traballa,
e una tetra caligine
offusca gl'occhi miei,
immagini d'orrore
mi van girando intorno;
ah che del mio morir è giunto il giorno!
Par che dal cielo un fulmine
sul capo mi precipiti,
turba di neri spiriti
qua parmi di veder.
Di qua Donn'Isabella
mi sgrida e mi minaccia.
Elisa si martella,
Donn'Anna mi rinfaccia
la sua tradita fé.
Di là il Commendatore
mi mostra il sen trafitto.
Astrea col suo rigore
rimprovera il delitto.
Ah che nel mio cervello
ho un foco, un Mongibello,
un aspide, un serpente,
che con l'acuto dente
va lacerando il cor.
(parte)
Camera nella locanda.
Arlechino, e Corallina.
ARLECHINO
Ebbene Corallina
il pranzo sarà lesto?
CORALLINA
Fra una mezz'oretta
all'ordine sarà.
ARLECHINO
Bada che non vi sia nessun disordine.
CORALLINA
Magnifico sarà non dubitare.
ARLECHINO
(Mi voglio con costei un po' spiegare.)
Parlare ti dovrei...
CORALLINA
Per parte di chi?
ARLECHINO
D'un galantuomo.
CORALLINA
Costui chi è? è bello, spiritoso?
ARLECHINO
Oh l'è un bell'omo,
ballotto, spiritoso, traccagnotto,
che veste a tutta moda,
civile, creanzato,
bello di viso, e nel parlar garbato.
CORALLINA
Non lo conosco.
ARLECHINO
E pur lui vi conosce,
è innamorato cotto.
CORALLINA
Oh mi burlate!
ARLECHINO
E se sperar potesse
grata corrispondenza,
a voi si scoprirebbe.
CORALLINA
Dirò: se mi piacesse
io forte l'amerei.
ARLECHINO
Oh cosa dice lei!
Lo vuol vedere adesso?
CORALLINA
Volentier lo vedrò.
ARLECHINO
Aspetti un pochettin, lo chiamerò.
CORALLINA
(Ingannata mi son, di lui non parla.)
Che istoria è questa mai!
ARLECHINO
Ha visto?
CORALLINA
Chi?
ARLECHINO
Quel che per lei sospira.
CORALLINA
(Costui certo delira.)
Io non vidi che voi.
ARLECHINO
Ma...
CORALLINA
Siete voi quello?
ARLECHINO
Son io...
CORALLINA
Perché prima d'adesso
non avete parlato?
ARLECHINO
Sono un po' vergognoso.
CORALLINA
(Oh quanto mai è grazioso!)
ARLECHINO
E così cosa dite?
CORALLINA
Dico...
ARLECHINO
Via su parlate.
CORALLINA
Anch'io son vergognosa.
ARLECHINO
Oh che gran bella cosa.
CORALLINA
In verità che mi date nel genio.
ARLECHINO
Siete fanciulla?
CORALLINA
Certo.
ARLECHINO
Ed io son putto ancora.
CORALLINA
Non mi son maritata,
perché non ho trovato
chi nel genio mi dia.
ARLECHINO
Posso sperar d'urtar la simpatia?
CORALLINA
In verità... basta... non vuò parlare.
ARLECHINO
Dunque... cosa farò?
CORALLINA
Si può sperare.
In quel tuo visetto
leggiadro furbetto
ci veggo un so che.
Intendi carino,
mio caro Arlechino
tu sai che cos'è.
(partono insieme)
Appartamenti di Don Alfonso.
Donn'Anna, e Don Alfonso, indi Donn'Isabella.
DONN'ANNA
Ah signor se pietade in voi s'annida
castigate e punite l'omicida.
DON ALFONSO
Figlia, che con tal nome io vuò chiamarvi,
per quel tenero amor, ch'a voi mi lega,
vendicata sarete.
DONN'ANNA
Ah non lo spero.
DON ALFONSO
Per ogni dove dalle guardie del re
è il reo cercato.
DONN'ANNA
Lo vidi or or ne' mausolei celato,
che prendeva riposo.
DON ALFONSO
Ne' mausolei l'indegno!
E tanto osò quel scellerato core?
DONN'ANNA
Volea l'iniquo
procurar di placarmi
inventando più scuse al suo delitto.
Ma se n' fugge il ribaldo se tardate.
DON ALFONSO
Di ciò non dubitate.
DONN'ANNA
Vado frattanto
a sfogar da me sola il rio dolore.
Oh perdita crudel! ah genitore!
(parte)
DON ALFONSO
Donn'Isabella io spero
di vendicarvi tosto.
DONN'ISABELLA
E sarà vero? oh ciel!
DON ALFONSO
Ve l'assicuro.
In luogo immune è l'empio rifugiato.
DONN'ISABELLA
E come dunque arrestarlo credete?
DON ALFONSO
La cura a me lasciate, e lo vedrete.
No, non andrà alla patria in lacci avvinto.
Colà dovrà morire: all'atrio intorno
vegli un stuolo di guardie notte, e giorno.
Fame l'ucciderà se non un ferro,
e non vi sia ch'alimentarlo ardisca;
e se ardisse qualcuno mai per sorte
contraddir al comando, è reo di morte.
Talora la clemenza
giova d'appresso al trono,
ed il negar perdono
tal volta è crudeltà.
Ma a quello ch'ostinato
del fallo suo non si pente,
è l'essere clemente
un segno di viltà.
(parte)
Donn'Isabella sola.
Mora l'infido, sì mora... ma oh dèi!
Par che vacilli in ria tempesta il core.
Del mio funesto amore
la crudel rimembranza
già mi ritorna in mente.
Vorrei vederlo estinto, salvo pure lo bramo,
e sento nel mio sen ch'ancor io l'amo.
Misera me che dissi!
S'asconda nel mio seno
l'aborrita mia fiamma,
e sol s'accenda il core
d'odio, vendetta, e d'un crudel furore.
Ah sì, vedrammi estinta
il mio destin, non avvilita mai;
andrò sola raminga,
fuggitiva infelice. In tanti affanni
ah che più mi serbate astri tiranni!
Mi sento nel seno
dal duolo tiranno
che pieno d'affanno
mi palpita il cor.
(parte)
Sala con tavola magnificamente addobbata.
Don Giovanni, e Arlechino.
ARLECHINO
Signor padrone è in tavola.
DON GIOVANNI
Ah più che penso
scacciar dalla mia mente
i funesti pensieri,
più s'affacciano al cor lugubri, neri.
ARLECHINO
La minestra patisce.
DON GIOVANNI
Il mangiare m'annoia,
disperato son io,
la morte, è il mio sollievo.
ARLECHINO
Un bel morir tutta la vita onora,
ma un bel mangiar salva la vita ancora.
DON GIOVANNI
Divertimi Arlechino,
solleva il tuo padrone.
ARLECHINO
Non faccio già il buffone.
DON GIOVANNI
Canta.
ARLECHINO
Prima di mangiare
è difficil che possa ben cantare.
DON GIOVANNI
Canta e poi mangerai.
ARLECHINO
Cosa devo cantar?
DON GIOVANNI
Quel che tu vuoi.
ARLECHINO
Qual cosa canterò.
DON GIOVANNI
Sì come puoi.
ARLECHINO
«Padre, figlia. Siface.
Adorato mio re. Cara Mandane.
Ah genitor t'accheta.
Numi! stelle! comete!
Marzia, Fulvia, Ezio, Berenice.
E lei, signor Siface che ne dice?
È morto e più non vive il gran Catone»...
Io non ne so di più signor padrone.
DON GIOVANNI
T'accheta ché son stanco
di soffrirti di più.
Si porti in tavola.
ARLECHINO
Subitamente.
DON GIOVANNI
È folle chi dà mente
a i spiriti, alle larve,
sebbene pur mi parve
che favellasse a me: con queste orecchie
sentii le sue parole...
Eh, talvolta succede
ch'a noi la fantasia sa travedere.
Arlechino, Tiburzio, Corallina, e Don Giovanni.
CORALLINA
È all'ordine signor.
TIBURZIO
Vada a sedere.
DON GIOVANNI
Arlechino?
ARLECHINO
Signore.
DON GIOVANNI
Da ber: almen potessi
nel dolce umor di Bacco
ammorzar la passion, e il fier cordoglio;
un brindisi qui adesso fare io voglio.
Alto signor che d'una illustre fonte,
che al mondo diede i più sublimi eroi,
la tua origin traesti,
in te ben si ravvisa,
degl'eccelsi avi tuoi
in un sol tutti i pregi,
le doti, le virtudi, e i merti egregi.
Regna, vivi felice
di Nestore l'età; propizio il cielo
arrida alli tuoi voti.
E la sonora fama
ne' regni dell'occaso, e dell'aurora
di «Niccolò» ripeta il nome ognora.
ARLECHINO
Adesso tocca a me. Care ragazze
del povero Arlechino scusate l'ignoranza
ch'un brindisi farà, ma alla sua usanza.
Euch bleibe ich stets ergeben,
Mädgchen die schön und hertzig seyd
ihr solt leben, ihr solt schweben
in Anmuth und Zufriedenheit.
DON GIOVANNI
Spiritoso davver.
Ma il tempo passa, più differir non vuò,
oltrepassata è l'ora,
ed il Commendator non giunge ancora?
Ah sempre più confermo l'opinione,
che fu sogno, chimera, ed illusione.
Finale.
DON GIOVANNI
Venga il restante in tavola
ché voglio sortir subito.
(Mentre assai forte dubito
d'esser sorpreso qua.)
ARLECHINO
Animo Corallina
portate da mangiar.
CORALLINA
Prendete 'sta gallina.
TIBURZIO
La salsa eccola qua.
ARLECHINO
Ecco signor padrone
la madre d'un cappone.
DON GIOVANNI
Trinciala come va.
ARLECHINO
La trincio alla mia usanza,
che meglio assai mi par.
TIBURZIO
Eccovi qui il bodino.
ARLECHINO
Cos'è questo bodino?
Odora, e par polenta...
No che non è polenta,
ma si somiglia un poco,
oh ch'eccellente cuoco
degno d'addottorar.
DON GIOVANNI
Ardisci tu animale
mangiar prima di me!
ARLECHINO
Potrebbe farvi male
se non l'assaggio affé.
TIBURZIO
Prendete ecco l'arrosto.
E questo è il fricandò.
ARLECHINO
Arrosto, e fracastoro.
CORALLINA
Eccoti i maccheroni.
ARLECHINO
Oh cari vengo meno...
Oh come sono buoni,
mi sento liquefar.
DON GIOVANNI
Pare che sia battuto,
guardate voi chi è.
ARLECHINO
Cari aspettate un poco.
TIBURZIO
Nessuno abbiam veduto.
CORALLINA
Nessuna là non c'è.
DON GIOVANNI
Può darsi, avrò sbagliato.
Un piatto?
ARLECHINO
È preparato?
DON GIOVANNI
Resta tu qui per or.
TIBURZIO
Mi par da lontano
sentir qualche rumor.
CORALLINA
S'avanza piano piano,
ohimè che batticuor.
DON GIOVANNI
No che non m'ingannai,
qualcuno vuol passar.
ARLECHINO
Oh cosa dite mai.
DON GIOVANNI
Tornate un po' a guardar.
TIBURZIO
Me infelice ch'ho veduto.
CORALLINA
Una larva! aiuto! Aiuto!
TIBURZIO
Un demonio che cammina.
CORALLINA E TIBURZIO
Che scompiglio! che ruina!
siam perduti in verità.
ARLECHINO
Sior padron?
DON GIOVANNI
Che cosa è stato?
ARLECHINO
Presto presto ch'è arrivato
quel signore molinaro
tutto quanto incipriato,
voglio dir quel del cavallo,
quel che sopra il piedestallo
ch'è di marmo, l'iscrizione,
col cimiero, e col bastone
tutto quanto intirizzito,
per la cena, per l'invito,
vuol passare vuol entrare...
Ah m'ha fatto spiritare,
e più fiato in sen non ho.
DON GIOVANNI
Sciocchi, vili quanti siete,
ritiratevi, e vedrete
se lo vado a far passar.
Prendi il lume.
ARLECHINO
Per che fare?
DON GIOVANNI
Devi andarlo ad incontrare.
ARLECHINO
Oh mi scusi non son buono.
DON GIOVANNI
Prendi il lume, o ti bastono.
ARLECHINO
Lei mi vuol troppo onorar.
TIBURZIO
(Ecco che s'avvicina.
Andiamoci a salvar.)
CORALLINA
Andiamcene in cantina
ben presto a rinserrar.
(si ritirano)
Commendatore, Don Giovanni, e Arlechino.
DON GIOVANNI
Siedi Commendatore.
COMMENDATORE
Io siedo.
DON GIOVANNI
Scusa ti chiedo
s'annoiato dal lungo aspettare
la mensa cominciai...
Ma tu non mangi!
Quanto di raro
di cibi, e di liquori
può provvedere Castiglia è a te presente,
domanda ciò che vuoi.
COMMENDATORE
Non voglio niente.
DON GIOVANNI
Dunque tu sdegni un simile convito?
COMMENDATORE
Sono pago ora:
m'invitasti alla mensa, io non mancai,
t'invito a cenar meco, tu verrai?
DON GIOVANNI
A cenar teco, e dove?
COMMENDATORE
Vieni da me ché ti sarà palese.
DON GIOVANNI
(Che fo? vado... ma oh dio!...
vada lungi il timore.)
Te 'l prometto verrò.
COMMENDATORE
Teco il servo conduci.
DON GIOVANNI
Il condurrò.
ARLECHINO
Eh eh signor padron...
DON GIOVANNI
Taci importuno.
ARLECHINO
Ditegli da mia parte che digiuno.
Tiburzio, Corallina, Arlechino, indi Don Giovanni.
CORALLINA
È partito?
TIBURZIO
Se n'è andato?
CORALLINA E TIBURZIO
Posso appena prender fiato
ché m'ha fatto spiritar.
CORALLINA
Parmi ancor vederlo adesso.
TIBURZIO
A me pur sembra lo stesso.
CORALLINA E TIBURZIO
Ah fuggiamo via di qua.
DON GIOVANNI
È già vano ogni timore,
perché mai di qua partir?
CORALLINA E TIBURZIO
Per pietade mio signore
non ci fate intimorir.
ARLECHINO
Esco fuori, son sicuro,
se n'è andato a far squartar?
DON GIOVANNI
Non temete ve lo giuro
non v'è più da paventar.
CORALLINA, ARLECHINO, TIBURZIO E DON GIOVANNI
Vada lungi ogni timore,
cominciamo a respirar.
TUTTI
Allegramente
qui s'ha da stare,
né più si deve
qui paventare,
con trombe, e flauti,
tamburri, e nacchere,
fagotti, e timpani,
in festa, e in giubilo
qui s'ha da star.
Atrio magnifico come nell'atto secondo, che si trasmuta in una stanza nera con due tavolini.
Don Giovanni, il Commendatore, e Arlechino.
DON GIOVANNI
Eccomi a mantenerti
la parola già data...
Qual luogo è questo mai?
Nere gramaglie!
Apparati di lutto!
E questa mensa ti par degna di me?
COMMENDATORE
Sì questa mensa ben si conviene a te, approssimati.
DON GIOVANNI
Perché?
COMMENDATORE
Ti bramo a me vicino.
DON GIOVANNI
Ed a che fare?
COMMENDATORE
A sedere, a mangiare.
DON GIOVANNI
Sì che verrò.
Prendi qua la mia spada, ed il cappello.
ARLECHINO
Non v'accostate là padron mio bello.
DON GIOVANNI
Eccomi a te dappresso...
Quai cibi sono questi?
Rospi, serpenti, aspidi!
E chi credi ch'io sia,
forse d'Averno la crudel megera,
o il trifauce custode dell'abisso?
COMMENDATORE
Mangia s'hai cuore.
Impallidisci, e tremi?
DON GIOVANNI
Su questo volto
mai non si vide a comparir timore.
T'inganni se mai credi...
COMMENDATORE
Mangia s'hai cuore.
DON GIOVANNI
Per fare a te vedere
che timore non ho
rospi, serpenti, cicute io mangerò.
ARLECHINO
Badate sior padrone
che vi faranno dell'indigestione.
COMMENDATORE
Ascolta Don Giovanni.
DON GIOVANNI
Cosa dirmi tu vuoi?
COMMENDATORE
I tuoi enormi delitti
è stanco il cielo di soffrire di più,
in te stesso ritorna.
Da' numi implora un benigno perdono,
pentiti.
DON GIOVANNI
No. Io così vil non sono.
COMMENDATORE
Volgi agli dèi
con umil cor le calde preci, e i voti
e il perdon verrà.
DON GIOVANNI
Son nomi ignoti
i numi a me: già per lunga stagione
perduto ho l'uso
di favellar con essi.
COMMENDATORE
Pentiti.
DON GIOVANNI
Ch'io mi penta?
COMMENDATORE
L'ultima volta è questa che te 'l dico,
pentiti.
DON GIOVANNI
Ch'io mi penta!
COMMENDATORE
Il ciel per me ti parla.
DON GIOVANNI
Se fia vero che in cielo
sovra l'uomo mortal vi fia potere,
s'è giustizia lassù,
nelle viscere sue m'asconda il suolo.
COMMENDATORE
Precipita all'abisso anima rea.
DON GIOVANNI
Oh questo in verità non lo credea.
(fugge)
Appartamenti di Don Alfonso.
Don Alfonso, Donn'Anna, indi Arlechino.
DON ALFONSO
Vane finora
son state le ricerche,
dall'atrio già l'indegno fuggì.
Forse ch'ascoso
si sarà in qualche bosco,
ma a lungo non potrà restar celato,
troppo il reo dalle guardie è ricercato.
DONN'ANNA
Voglia il ciel che si trovi.
DON ALFONSO
O presto, o tardi l'empio si troverà.
Troppo al re cale
aver in mano l'omicida indegno...
DONN'ANNA
Ma qual rumor io sento!
ARLECHINO
Oh che caso! o che nuova! o che spavento!
DON ALFONSO
Che rechi?
ARLECHINO
Il mio padrone...
DON ALFONSO
Palesa, ove è celato?
ARLECHINO
Il diavolo signor se l'è portato.
DONN'ANNA
Possibile sarà!
DON ALFONSO
E pensi tu buffone
con tai fole salvare il tuo padrone?
Olà sia custodito.
ARLECHINO
Per carità sentite.
DONN'ANNA
Sentiamo.
DON ALFONSO
Ebben favella.
ARLECHINO
Quel signor del cimiero,
cioè che sta a cavallo...
perché... come... quando... allora che venne...
non mangiò niente...
con li serpenti per via della mano...
pentiti, e lui non voleva,
insomma andiede giù,
né mai più si vedrà ritornar su.
DON ALFONSO
Da' detti di costui
niente si può capire.
DONN'ANNA
Un qualche caso strano
sembra che sia successo!
ARLECHINO
Troppo chiaro ho parlato,
ma se non intendete
chiamate Corallina, e lo saprete.
DON ALFONSO
Chi è costei?
ARLECHINO
Quella che in casa alloggiò il mio padrone.
DON ALFONSO
Venga dunque costei, e tu ritirati,
ma no 'l fate sortir da questo loco.
ARLECHINO
Ma io sono innocente.
DON ALFONSO
Lo vedremo.
ARLECHINO
Oh poveretto me io sudo, io tremo.
(parte)
DON ALFONSO
Il prestar fede a' detti di costui
or prudenza non è: forse al confronto
facile pur sarà scoprir l'arcano.
Donn'Anna per un poco m'allontano.
(parte)
Donn'Anna sola.
Se fosse ver che il cielo
punito avesse l'indegno traditore
tornerebbe la quiete a questo core,
dopo tante sciagure,
dopo tanti disastri
necessaria è la calma
per tornare la quiete, e pace all'alma.
Geme la tortorella
nel caro nido amato,
se sente là sul prato
il serpe a sibilar.
Ma poi s'altrove il mira
volger l'acuto dente,
nuovo piacer risente,
e torna a respirar.
(parte)
Corallina e Arlechino indi Don Alfonso.
ARLECHINO
Corallina sei qua?
CORALLINA
Qua fui chiamata
dal ministro del re
che saper volle il fatto della cena:
tutto a lui raccontai.
Don Giovanni dov'è?
ARLECHINO
Lontano assai il diavol l'ha portato.
CORALLINA
D'esser sua sposa pur m'ha lusingato,
ed io da pazza
prestai fede a' suoi detti, or che farò?
ARLECHINO
In questa lista te pur scriverò.
CORALLINA
Hai ragion di burlarmi:
il ministro s'appressa.
DON ALFONSO
È ver purtroppo quello che narrasti:
Donn'Anna non è qua?
ARLECHINO
Noi non l'abbiam veduta.
DON ALFONSO
Vadasi a lei il tutto a raccontar.
Alla sua patria torni Donn'Isabella,
la giustizia del ciel ha prevenuto
il tardo colpo di giustizia umana;
il terribile caso omai c'insegni,
che l'uom muore qual visse, e il giusto cielo
dimostra adesso a noi con quest'esempi
come punisca i dissoluti, e gl'empi.
(partono)
Infernale.
Don Giovanni solo.
CORO DI FURIE
Fra nere furie orribili
per sempre hai da penar.
DON GIOVANNI
Spietati dèi dell'Erebo
mi sento lacerar!
CORO DI FURIE
Fra nere furie orribili
per sempre hai da penar.
DON GIOVANNI
Chi dunque mi condanna?
CORO DI FURIE
Sovvengati Donn'Anna.
DON GIOVANNI
Che smania! che dolore!
CORO DI FURIE
Molto il Commendatore
soffrì per tua cagion.
DON GIOVANNI
Ah sorte iniqua, e fella!
CORO DI FURIE
Sovvengati Isabella.
DON GIOVANNI
Pietà d'un infelice.
CORO DI FURIE
Tu con la pescatrice
usasti crudeltà.
DON GIOVANNI
Ma quando cesseranno
tanti tormenti, e guai?
CORO DI FURIE
Non cesseranno mai.
Per sempre hai da penar.
DON GIOVANNI
Ahi che pena! che dolore.
Oh che affanno, che bruciore.
Più non posso sopportar.
CORO DI FURIE
Fra nere furie orribili
per sempre hai da penar.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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