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Il convitato di pietra

IL CONVITATO DI PIETRA

Dramma tragicomico per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Nunziato PORTA.
Musica di Vincenzo RIGHINI.

Prima esecuzione: anno 1776, Praga.


Personaggi:

DON GIOVANNI

tenore

ELISA

soprano

CORALLINA

soprano

DON ALFONSO

basso

OMBRINO

baritono

TIBURZIO

basso

ARLECHINO

tenore

DONN'ANNA

soprano

LISETTA

mezzosoprano

DONN'ISABELLA

mezzosoprano

Il COMMENDATORE

tenore


Coro di Pescatori, Servitori, Furie.

La scena è in Castiglia.

Mutazioni di scene

ATTO PRIMO

- Spiaggia di mare deserta con alcune capanne pescarecce; due sassi avanti, un piccolo battello che si deve rompere, mare in burrasca.

- Appartamenti di Donn'Anna.

- Appartamenti di Don Alfonso.

- Cortile.

- Appartamenti di Donn'Anna.

- Magnifico giardino del commendatore con cancellate che servono di fortezza al palazzo, la porta del quale dovrà esser praticabile; avanti le dette cancellate seguita ancora lo stesso giardino con diversi sedili erbosi, e due urne, o siano vasi.

ATTO SECONDO

- Cortile.

- Appartamenti di Don Alfonso.

- Atrio magnifico eretto per collocarvi la statua equestre del commendatore, quale si vedrà a cavallo sovra un magnifico, e grande piedestallo nel mezzo del quale a caratteri trasparenti saranno incise le seguenti parole:

«Di colui che mi trasse a morte ria: dal ciel n'attendo la vendetta mia.»

- Camera di locanda.

- Appartamenti di Don Alfonso.

- Magnifica sala con mensa imbandita.

ATTO TERZO

- Atrio magnifico come nell'atto secondo, che a suo tempo si trasmuta nella stanza nera con due tavolini, con tappeto nero sovra uno de' quali vi saranno due serpenti, ed altri mostri.

- Appartamenti di Don Alfonso.

- Infernale.

Atto primo
Scena prima

Spiaggia di mare deserta con alcune capanne pescarecce.
Molti Pescatori e Pescatrici intenti a pescare, e a tirare una grossa rete al lido.

CORO

Tira... tira... Ecco che viene,

sono già le reti piene.

Che fortuna se si piglia

un'ombrina, o qualche triglia,

regalarla vo' al mio ben.

(nel tempo del suddetto coro il mare comincia a turbarsi ed il giorno si va oscurando)

Tira... tira... il mar vien grosso!

Vedi un lampo!

Senti un tuono!

Lasciam tutto in abbandono

e si fugga via di qua.

Nel tempo sopradetto il temporale si va avanzando in maniera tale che li detti Pescatori vengono costretti ad abbandonare la pesca e ritirarsi nelle loro capanne.

Indi si vedono sovra un piccolo battello Don Giovanni, e Arlechino, i quali vengono dall'onde spinti con forza ad uno scoglio poco lontano dal lido, per il quale urto resta fracassato il battello, e li suddetti rimangono quasi sommersi.

Elisa che tutto ha visto dalla finestra sorte dalla capanna frettolosamente per darle soccorso, indi Ombrino con Pescatori e Pescatrici.

ELISA

Pescatori dove siete

soccorriamo l'infelice,

che del mare fra gli orrori,

fra li vortici sonori

la sua vita perde già.

OMBRINO

Presto presto buona gente

una fune od un battello

ché si perde il meschinello

se di lui non s'ha pietà.

DON GIOVANNI

Soccorso... ohimè che moro!

Insieme

OMBRINO

Già l'impeto dell'onde

gli vieta a queste sponde

potersi approssimar.

ELISA

Già l'impeto dell'onde

gli vieta a queste sponde

potersi approssimar.

DON GIOVANNI

Già l'impeto dell'onde

mi vieta a queste sponde

potervi ora approdar.

ELISA

Cieli! chi mai sarà?... uom d'alto affare

mi rassembra all'aspetto.

OMBRINO

Facciamol riposar su questo sasso.

ELISA

Puote appena il meschin muovere il passo.

ARLECHINO

Aiuto!

OMBRINO

Un'altra voce

mi parve di sentire.

ELISA

Forse sarà qualch'altro sventurato,

dall'impeto dell'onde qui gettato.

(tirano fuori Arlechino involto in una rete)

OMBRINO

Ad aiutarlo andiamo.

ELISA

Coraggio galantuomo.

OMBRINO

Prendete un po' di fiato.

ELISA

Lasciate di nuotare,

non v'è dubbio v'abbiate ad affogare.

OMBRINO

Riposate.

ELISA

Sedete.

OMBRINO

Diteci almen, chi siete?

ARLECHINO

Un cavaliere.

OMBRINO

In questi arnesi!

ARLECHINO

Veston tutti così ne' miei paesi.

ELISA

Conoscerebbe forse quest'altro sventurato?

ARLECHINO

(Oh diavolo! Il padron!)

OMBRINO

Che cosa è stato?

ARLECHINO

Quest'è il nostro fratello mascolino.

ELISA

Fratello!

ARLECHINO

Sì signora fratello.

OMBRINO

Ma se voi siete brutto, e questo è bello?

ARLECHINO

Sono brunetto un poco

per una voglia ch'ebbe la mia madre

di ber la cioccolata.

E sul viso la macchia è a me restata.

DON GIOVANNI

Infelice ove son?

OMBRINO

I vostri casi

a noi già son palesi.

DON GIOVANNI

E chi v'ha mai informato?

ELISA

Il fratel vostro qui da noi salvato.

DON GIOVANNI

Arlechino?

ARLECHINO

Signor?

DON GIOVANNI

Quest'è il mio servo.

OMBRINO

Ma se costui ci disse

esser vostro germano!

DON GIOVANNI

Quest'è un buffone.

ARLECHINO

Ma come sior padrone?

Mi fate sputrefare

non vi volle nemen prendere il mare!

ELISA

Signore v'offerisco

tutto quello che posso.

DON GIOVANNI

Son grato al vostro amore.

ARLECHINO

Vi ringrazio ancor io di tutto core,

ma intanto si potrebbe riposare.

DON GIOVANNI

Precedimi.

ELISA

Conducilo tu Ombrino

entro la mia capanna.

ARLECHINO

Non sempre la fortuna fu tiranna.

(parte con Ombrino)

Scena seconda

Don Giovanni ed Elisa.

DON GIOVANNI

(Atta costei mi sembra a compensare

tutto quel che mi tolse a un tratto il mare.)

ELISA

Che parlate fra voi?

Forse sdegnate i miei poveri doni?

DON GIOVANNI

Ah no gl'apprezzo o cara, ma vorrei...

ELISA

Cosa signor?

DON GIOVANNI

Quel vostro core...

ELISA

Eh non è tempo di parlar d'amore.

DON GIOVANNI

Al primo balenar de' vostri sguardi,

io rimasi ferito.

ELISA

Se creder vi potessi...

DON GIOVANNI

A voi prometto un'eterna costanza.

ELISA

Impunemente.

Manchereste di fede a un'infelice.

DON GIOVANNI

Non sa tradir chi ha nobil sangue in seno.

ELISA

Siete voi cavaliero?

DON GIOVANNI

Io nacqui tale, e tale morirò.

ELISA

Il nome vostro?

DON GIOVANNI

Don Giovanni Tenorio.

ELISA

I vostri passi

dove or sono indirizzati?

DON GIOVANNI

Per inchinarmi al trono

del vostro re ch'alla Castiglia impera.

ELISA

Ah Don Giovanni!

Se non temessi

rimanere delusa...

DON GIOVANNI

Io non saprei

come meglio accertarvi. ~ Ecco la mano.

ELISA

Giurate.

DON GIOVANNI

Giuro al nume ch'al cielo, e al mondo impera.

Voi sarete mia sposa.

ELISA

E se mancate?

DON GIOVANNI

Cada un fulmin dal ciel, e l'alma infida

precipiti agli abissi.

ELISA

Ora vi credo, ecco la destra mia.

DON GIOVANNI

(Amor pietoso quanto ti deggio mai!)

ELISA

Che pensate tra voi?

DON GIOVANNI

Vo meditando le mie felicità.

ELISA

S'un cuor fedele

potrà farvi felice, in me l'avrete.

(Ama donna ciascuna

più dell'amante suo la sua fortuna.)

Amor tristarello

vuol darmi martello

col farmi penar.

Non voglio penare

mio dolce visetto

vi vuò sempre amare

e dentro il mio petto

scolpito v'avrò.

M'avete capito?

M'avete sentito?

Quell'occhio, quel viso,

la mano, quel piede,

quel dolce sorriso,

l'affetto, la fede,

quell'occhio, quel ciglio,

quel labro vermiglio,

carino ben mio

son tutti per me.

(parte con Don Giovanni)

Scena terza

Appartamenti di Donn'Anna.
Donn'Anna, Don Alfonso, indi il Commendatore.

DONN'ANNA

Sento un affanno in seno,

che sospirar mi fa.

Nel petto il cor vien meno,

numi che mai sarà?

DON ALFONSO

State lieta Donn'Anna, ch'a momenti

il genitor s'appressa.

DONN'ANNA

Signor talvolta il nostro cuor presago

è co' palpiti suoi di sue sventure.

DON ALFONSO

Tempo or non è di meditar sciagure.

COMMENDATORE

Figlia ti stringo al seno...

Oh come lieto quivi voi rimiro!

Signor de' siciliani il fiero orgoglio...

DON ALFONSO

Lo so fiaccaste, e ad impetrar perdono

de' lor commessi errori

in Castiglia verranno i promotori.

Il nostro re desia che pertanto

pensiate a custodirvi

per sicurezza della sua corona.

COMMENDATORE

Questa è troppa bontà.

DON ALFONSO

Ei v'amò sempre,

ed or s'accresce in lui vieppiù l'amore,

perché s'aumenta in voi merto, e valore.

Per eternare il vostro nome

del tempo edace ad onta

equestre statua erigere vi fece,

e rese immune

l'atrio onorato dall'illustre marmo.

A vostra figlia scelse

uno sposo real

degno di voi, di lei,

la dote ei stesso le farà,

solo per me vi chiede

il paterno volere.

COMMENDATORE

Puote il sovran disporre a suo piacere;

Donn'Anna udiste?

Della regia bontà del signor nostro

che vi par? Rispondete?

DONN'ANNA

Io lieta incontro il reale favore,

può sempre il re disporre del mio core.

COMMENDATORE

Chi fia lo sposo?

DON ALFONSO

Il duca Ottavio

del sovrano nipote

vostro sposo sarà. Ma impallidite!

Fissate a terra i lumi!

COMMENDATORE

Simula per modestia, e il lieto annunzio

ch'altrui fora cagion di vano orgoglio,

rende il suo cor per riverenza umile.

DON ALFONSO

Con voi se n' resti; il suo desire al padre

può la figlia spiegar senza rossore.

DONN'ANNA

Per me parlò abbastanza il genitore.

COMMENDATORE

Signore al mio sovrano

favellate per me, disporre ei puote

come del sangue mio del mio volere.

DON ALFONSO

Tutto il sovran saprà con suo piacere.

(parte)

Scena quarta

Commendatore, e Donn'Anna.

COMMENDATORE

E che s'oppone alla vostra letizia?

DONN'ANNA

Ah non so dirlo...

COMMENDATORE

Aprite il vostro interno.

DONN'ANNA

Staccarmi non saprei dal fianco vostro

senza un aspro dolore.

COMMENDATORE

Conosco amata figlia il vostro amore,

ma è necessario

al destin inchinar umil la fronte.

DONN'ANNA

Il destin nostro

da noi stessi facciamo;

non è tiranno il cielo, e de' mortali

non usa mai l'arbitrio violentare.

COMMENDATORE

Col genitor non s'ha da contrastare:

del duca Ottavio

la sposa voi sarete.

Se il vostro cor non acconsente al nodo,

il padre vostro faravvi acconsentir;

se in fiero sdegno, e in odio aspro, e spietato,

non vorrete veder l'amor cangiato.

Tutta dal mio volere

la sorte tua dipende,

e chi meco contende

più figlia mia non è.

(parte)

DONN'ANNA

Faccia mio padre tutto quello che può.

Faccia il re stesso tutto quello che sa,

non vuò, né il dico invano,

all'odiato imeneo porger la mano.

(parte)

Scena quinta

Appartamenti di Don Alfonso.
Don Alfonso solo con foglio in mano.

Don Giovanni Tenorio, il cui sfrenato

perfido cuor di mille colpe è reo,

s'involò dalla patria, e seco il cuore

l'empio portò d'una donzella illustre.

Donn'Isabella unica figlia, e cara

del duca d'Altomonte è quella

che tradita rimase:

or l'infelice sola siegue l'indegno,

che sperando trovar scampo al delitto,

ver Castiglia fuggì.

S'ambi in poter del vostro re son giunti

dateci pronto avviso.

L'infelice donzella abbiate a cuore,

fra' lacci a noi spedite il traditore.

Come in un nobil petto

può darsi un cor sì fiero,

e come un cavaliero

di fede può mancar!

La vilipesa dama,

ch'è per amor fuggita,

da me restituita

al genitor sarà.

Tremi però l'indegno,

vigliacco, mancatore,

né speri il traditore

di ritrovar pietà.

(parte)

Scena sesta

Strada con veduta della casa del Commendatore.
Notte.
Arlechino, indi Don Giovanni.

ARLECHINO

Chi vuol passar il tempo senza pene,

le donne come i fiaschi amar conviene;

il fiasco per il vin da noi s'apprezza,

e la donna a cagion della bellezza,

ma poi finito quel, finita questa,

di più bramar per noi già più non resta.

Che bella discrezione

è quella del padrone,

voler che fermo stia

a far la sentinella

fintanto che non viene, oh questa è bella!

Il moccolo è finito,

e più non ci si vede,

me n'anderò bel bello...

E se il padrone viene, e non mi trova?

Bisognerà ch'aspetti ~ mi ricordo che disse

«Aspettami colà fino ch'io vengo,

e se qualcuno volesse contrastare

uccidilo»: mi voglio ora provare.

Per esempio se il nemico

mi tirasse una stoccata?

Ecco qua. L'ho riparata

senz'avermi a incomodar.

DON GIOVANNI

Chi va là!

ARLECHINO

(Quest'è il padrone,

zitto zitto voglio star.)

DON GIOVANNI

Se non parli mascalzone

qui svenato hai da restar.

Fuori il ferro ah... ah... eh... ih... ah...

e non cedi! Il braccio mio

più resistere non sa.

ARLECHINO

(Che grand'omo che son io

un eguale non si dà.)

DON GIOVANNI

(Costui invero ha gran valore,

e invincibile mi par.)

ARLECHINO

Sono il vostro servitore

che vi stava ad aspettar.

Insieme

DON GIOVANNI

Ed osasti o vil poltrone,

di volermi trucidar.

ARLECHINO

Lei mi scusi mio padrone

che l'ho fatto per burlar.

DON GIOVANNI

Orsù della tua fede

vuò fare esperimento,

ascolta ben.

ARLECHINO

Parlate che ci sento.

DON GIOVANNI

Entra costì.

ARLECHINO

All'oscuro!

DON GIOVANNI

Non paventar, le scale

tu salirai bel bello,

e quando giunto

nella sala maggiore tu sarai,

se vegliano li servi osserverai;

da lungi, e di soppiatto

seguirò i passi tuoi,

un cenno sol mi basta,

una parola sola

che al lato tuo sarò.

Intendesti, Arlechino?

ARLECHINO

Signore no.

DON GIOVANNI

Non mi fare inquietare.

ARLECHINO

E se venisse qualche bastonata?

DON GIOVANNI

Non v'è dubbio: cammina.

ARLECHINO

Oh sorte ingrata!

(entra)

DON GIOVANNI

Occasione più bella

sperar mai non potea

per vagheggiar di nuovo

di Donna Anna i bei lumi.

Il genitor austero

allor che fui in Castiglia un'altra volta

m'impediva sovente

il ragionar con lei:

la sua modestia era scopo a' miei sguardi,

argine a' miei desiri.

Ora ch'assente è il genitor severo

ridurla all'amor mio io non dispero.

ARLECHINO

Eh! Eh!

DON GIOVANNI

Sei tu? Il cenno è questo.

ARLECHINO

Non si sente nessuno.

DON GIOVANNI

Eccomi lesto.

(entra)

Scena settima

Appartamenti di Donn'Anna.
Notte.
Donn'Anna, e Lisetta.

DONN'ANNA

Lasciami in pace.

LISETTA

E perché mai signora?

DONN'ANNA

Ho una smania nel sen che mi divora,

vanne tu a riposar, lasciami sola.

LISETTA

E non volete che vi venga a spogliar?

DONN'ANNA

Da me stessa il farò.

Non so trovar più pace,

qualcosa di funesto

presagisce il mio core.

LISETTA

Eh lasciate signora ogni timore.

DONN'ANNA

Dammi il lume Lisetta,

di te per ora più bisogno non ho,

puoi andare a riposar.

(parte)

LISETTA

Obbedirò.

Scena ottava

Arlechino, e detta.

LISETTA

Povera mia padrona!

Oh quanto mi dispiace.

Perduta ha la sua pace,

che sì che l'indovino,

la tormenta un pochin qualche amorino.

ARLECHINO

No che non c'è nessuno.

LISETTA

Aiuto!

DON GIOVANNI

Ignorantaccio non parlare.

LISETTA

Oh poveretta me, gente è qui in sala!

chi saranno? ah potessi

qualcheduno chiamar: certo una voce

mi parve di sentir in quel cantone;

inganna qualche volta l'apprensione.

Mi sento venir meno,

mi sento inorridir.

Mi batte il cor nel seno,

mi sento già languir.

Pian pianino me ne vo;

ah trovassi almen la porta,

per farla un po' più corta

io di qua me n'anderò.

(parte)

Scena nona

Magnifico giardino del Commendatore con cancellate che servono di fortezza al palazzo, diversi sedili erbosi, e due urne. Luna che risplende.
Don Giovanni, indi Arlechino.

DON GIOVANNI

No non m'inganno ~ è questo

di Donn'Anna l'adorato soggiorno;

che più si tarda?

Si rapisca, e si fugga.

A qual periglio mai

mi trascina l'amore!

Riflettere che giova?

Amor mi sprona, amor m'assisterà.

Tutto è in silenzio,

coraggio non mi manca;

del bene che mi porge or la fortuna,

abusarmi non vuò. Più miglior tempo

di questo non si trova,

del mio spirto or vuò far l'ultima prova.

Sento in seno un certo moto,

ch'a tremar già mi condanna,

questa pena oh dio m'affanna,

ma non cede il mio valor.

Qual orror! Pavento, e tremo...

Eh son vile a questo segno.

Fra l'amore, e fra lo sdegno

lacerarsi sento il cor.

(parte)

ARLECHINO

Giudizio sior padrone se non foss'io

che con la mia prudenza

regolassi quel strano amor bestiale,

sarebbe di già andato allo spedale...

Oh che fracasso,

la quaglia è nella rete:

se posso vo bel bello

far per l'istessa strada il ritornello.

(parte)

Scena decima

Donn'Anna, Don Giovanni, indi il Commendatore.

DONN'ANNA

Lasciami traditore,

con quale ardire penetrasti fin qui?

DON GIOVANNI

Taci.

DONN'ANNA

Non lo sperare.

DON GIOVANNI

Vieni tosto con me.

DONN'ANNA

Dove, in qual parte?

DON GIOVANNI

Ragion non rendo a te del voler mio.

DONN'ANNA

Padre?... Servi?... Lisetta?...

Un lume! Oh dio!

DON GIOVANNI

E il padre, e i servi,

e i numi stessi or tu li chiami invano,

seguimi.

DONN'ANNA

Non voglio.

DON GIOVANNI

Con questo ferro...

DONN'ANNA

Che violenze son queste! Ah scellerato!

DON GIOVANNI

(Sono scoperto.) Vieni.

DONN'ANNA

Ah padre amato!

COMMENDATORE

Don Giovanni! voi qui! figlia ch'avvenne?

DONN'ANNA

Ah padre è questi un empio, un traditore,

col ferro in mano

giunsemi a minacciare.

COMMENDATORE

Uscite indegno fuor di queste soglie.

DON GIOVANNI

(Pronto riparo adoperar conviene.)

DONN'ANNA

I servi desterò: stelle! ove sono?

(parte)

COMMENDATORE

Malnato cavalier, onta simile

vuol vendetta, vuol sangue...

Ohimè! spengesti il lume!

Fra le tenebre ancora

saprò passarti il core: vieni pure.

DON GIOVANNI

Son teco.

Si battono.

COMMENDATORE

Ah son ferito.

Torna barbaro torna... Ah non mi reggo...

Vieni vieni, ritorna a me d'appresso.

DON GIOVANNI

Chi è cagion del suo mal pianga sé stesso.

COMMENDATORE

Dalle squarciate vene

scorre in più parti il sangue,

il piè non mi sostiene.

Cado... vacillo esangue...

Figlia... più non m'ascolta!

Servi?... li chiamo invano.

Ah che crudele martoro:

barbaro... figlia... io moro.

(cade morto)

Scena undicesima

Donn'Anna sola, indi Arlechino.

DONN'ANNA

Eccomi o genitor... Cieli! che miro!

Non respira! è già morto! Ah dov'è l'empio

barbaro feritor; crudo spietato

che ti fé l'infelice? Ah padre amato

questo tenero pianto il primo ufficio

sia della mia pietà ~ ma da me attendi

la più giusta vendetta.

Su questa mano invitta

l'infelice tua figlia a te lo giura.

Ah padre! amato padre! oh che sciagura!

Odio, furor, dispetto

dolor, rimorso e sdegno,

vengon nel punto estremo

tutti a squarciarmi il petto.

Ardo, deliro, e fremo,

ho cento smanie al cor,

venite o servi,

a vendicar venite

il caro genitor.

(s'incammina verso il palazzo)

ARLECHINO

Salva, salva. Meschin che brutto caso!

Spero d'esser sicuro in questo vaso.

Scena dodicesima

Donn'Anna, Lisetta, Servi e Serve del Commendatore con torce, ed armi, che sortono dal palazzo e s'avanzano.

LISETTA

Chi è successo?

TUTTI

Ch'è accaduto?

DONN'ANNA

Deh venite soccorrete.

TUTTI

Giusto ciel cos'ho veduto!

Non ho forza da parlar.

Sento che il sangue s'agita

e per le vene circola

un fuoco, un certo gelo,

e un tenebroso velo

toglie la luce al dì!

Ah non ho più ritegno,

predomina lo sdegno.

M'accende già il furor.

DON GIOVANNI

E sento in tal momento

già lacerarmi il cor.

ARLECHINO

E ticche, ticche, tocche

mi va facendo il cor.

Atto secondo
Scena prima

Strada.
Don Giovanni, Arlechino.

DON GIOVANNI

Ah destino crudele

a qual periglio mai tu mi guidasti!

Oh donne all'uom funeste

per la vostra beltà!

Reso omicida già mi sono per voi:

Donn'Anna irata vendetta chiederà,

vorrà vedermi oppresso il re sdegnato;

crudo perverso amor! Barbaro fato!

ARLECHINO

L'avete fatta bella,

oh che rumor! che caso! che spavento!

DON GIOVANNI

Perciò, tu ti sgomenti!

Risoluzion ci vuole,

vanne al mio albergo;

e se qualcun colà di me cercasse

rispondi che partito

all'istante son io.

ARLECHINO

Senza pranzare?

DON GIOVANNI

No: il mio pranzo colà fa' preparare.

ARLECHINO

Ottimamente.

DON GIOVANNI

Indi ritorna a me, che qualche tempo

vuò nell'atrio celarmi

immune a' delinquenti.

ARLECHINO

Io per me vi direi, signor padrone,

dopo aver fatto una buona mangiata,

di battere ben presto ritirata.

DON GIOVANNI

Lascia far partirem, ma è necessario

qualche tempo aspettar: vanne di volo,

non mi lasciar colà gran tempo.

(parte)

ARLECHINO

Va', torna, resta,

non mi ricordo niente

di quello che m'ha detto:

sono scarso un pochino d'intelletto.

(parte)

Scena seconda

Appartamenti di Don Alfonso.
Donn'Isabella, e Don Alfonso.

DONN'ISABELLA

Signor, Donn'Isabella unico germe

de' duchi d'Altomonte a voi s'inchina,

e il favor vostro in suo soccorso implora.

DON ALFONSO

Già tutto m'è palese o mia signora,

cura s'avrà di voi,

l'empio punito fra momenti sarà,

ad ogni costo il monarca sdegnato

vuole che paghi il fio

dell'enorme delitto

perché al Commendator ha il sen trafitto.

DONN'ISABELLA

Di tutto è ben capace

un mostro di perfidia:

di quanto che a mio pro farete ognora

vi renderà mercede il cielo ancora.

DON ALFONSO

Olà, del reo si cerchi

da per tutte le parti; il re l'impone

che brama dare al mondo un giusto esempio

come punisca un traditore, un empio.

(parte)

Scena terza

Atrio con vari mausolei fra' quali la statua del Commendatore.
Don Giovanni, indi Donn'Anna.

DON GIOVANNI

Sì questo luogo

mi servirà d'asilo, e quest'orrori

mi celeranno almeno

dalle ricerche altrui: ma più non posso

in piedi sostenermi;

almen per poco miei funesti pensieri

in pace mi lasciate,

e tregua a questo core un poco date.

DONN'ANNA

Giacché non m'è vietato

che le lacrime mie versare possa

su quell'illustre, e venerato avello,

ombra del padre mio... stelle che miro!

Qui Don Giovanni! Ah non a caso i numi

me 'l fecer ritrovare,

e come quel crudele

può ritrovar riposo!

Come il rimorso non trafigge il core

a questo mostro d'averno traditore!

Con questo ferro passerà il fellone

dal letargo alla morte...

Ma sarà grata

vittima così indegna al padre mio?

L'uccido? o no? ohimè che far degg'io?

Ombra del padre amato

dimmi, che vuoi da me?

Vuoi l'empio trucidato

vedere alli tuoi piè?

Parla! t'intendo appieno,

all'omicida il seno

a trapassare andrò.

DON GIOVANNI

Ferma, che fai!

Estinto tu mi brami? ecco il mio seno,

meglio l'ira saziar così potrai.

Ecco il petto, ecco il sen, che tardi omai?

Morrò senza lo sfregio

d'una pubblica pena: ma rammenta

che la fiamma d'amor cieco mi rese,

e in quelli tuoi begl'occhi amor m'accese.

A un disperato per le tue ripulse

chi poteva porger freno, o consiglio:

venne in mal punto allora il padre armato,

e senza udir discolpe

al cimento m'indusse; io provocato

colpi vibrai dal mio voler non retti.

Fra le tenebre il ferro chi diriger potea?

Ah Donn'Anna pietà: ti sia a cuore

d'un sventurato amante, e vita, e onore.

DONN'ANNA

Perfido. L'onor tuo a me chiedi?

E il mio chi mai difendere potrà

dall'ombra indegna?

DON GIOVANNI

Risarcir si potrebbe

s'a te la destra...

DONN'ANNA

Scellerato! a tanto

così meco t'avanzi; e ancor ti soffro!

DON GIOVANNI

Al genitore oh cara il crudo sdegno

sacrificar tu déi,

non il sangue d'un reo che pietà chiede,

del pentimento mio ti faccian fede

queste lacrime mie dal duol spremute.

DONN'ANNA

Al re tu déi,

non di femmina vil gittarti a i piedi.

DON GIOVANNI

Da' labbri tuoi il mio destin dipende,

deh pronuncia crudel la mia sentenza,

condannami tu stessa.

DONN'ANNA

Sorgi ti dico. (Ahimè qual dolce incanto,

è per me di costui la smania, e il pianto)

DON GIOVANNI

(comincia a impietosire)

Rivolgi a me uno sguardo,

per un momento soffri i mesti lumi,

d'un che languisce, e more solo per te.

DONN'ANNA

Un sguardo vuoi da me?

Forse tu speri con mentiti sospiri

d'ottenerne perdono?

(Ah che in mirarlo

in atto umil con sì bel pianto agl'occhi

si calma il mio furore.)

DON GIOVANNI

Ah Donn'Anna pietà.

DONN'ANNA

Perfido cuore!

Volgiti a quella imago,

chiedi a quella pietà,

a quella spetta darti morte, o perdono.

DON GIOVANNI

Ah Donn'Anna pietade del mio errore.

DONN'ANNA

Non merita pietade un traditore.

(parte)

Scena quarta

Don Giovanni, Arlechino.

DON GIOVANNI

Perfide stelle finito ho di sperar!

ARLECHINO

È preparato...

DON GIOVANNI

È la pietade terminata per me.

Un fulmine non v'è? v'è una saetta?

ARLECHINO

Andiamo sior padron ch'il cuoco aspetta.

DON GIOVANNI

E perché da quel marmo

Commendator non vieni a subissarmi;

forse meno crudele

della figlia tu sei?

L'amoroso trasporto

forse perdoni a un infelice amante?

Per contrassegno almeno

d'un benigno perdono a me favella.

ARLECHINO

Oh questa sì ch'è bella.

DON GIOVANNI

Colà t'appressa, e da mia parte dille

che meco a pranzo il bramo.

ARLECHINO

Chi bramate con voi?

DON GIOVANNI

Il Commendator.

ARLECHINO

La statua?

DON GIOVANNI

Sì.

ARLECHINO

Eh via!

(Per certo il mio padron dato ha in pazzia.)

DON GIOVANNI

Vanne, non replicare.

ARLECHINO

E cosa gl'ho da dir? come ho da fare?

DON GIOVANNI

Menco ciarle fa' presto.

ARLECHINO

Signor Commendatore stimatissimo,

padrone colendissimo.

Il mio padron v'invita a desinare,

verrete sì o no?

Sì! oh poveretto me!

DON GIOVANNI

Che cosa è stato?

ARLECHINO

Con il capo l'invito ha già accettato.

DON GIOVANNI

Dille che dal suo labbro

intendere io bramo.

ARLECHINO

Caro padron scusate,

non m'accosto più là se m'accoppate.

DON GIOVANNI

Commendatore, d'amistade in segno

alla mensa t'invito;

dal labbro tuo sapere ora lo vuò,

rispondi se t'aggrada?

COMMENDATORE

Sì verrò.

ARLECHINO

Ah mamma mia!

DON GIOVANNI

Zitto: all'albergo torna,

e fa' che raddoppiata

tosto la mensa sia,

a ognun celato

fa' che sia il convitato:

io fra momenti colà mi porterò.

Hai tu capito?

ARLECHINO

Con tante cose sono già stordito.

(parte)

Scena quinta

Don Giovanni solo.

Don Giovanni che fai?

A qual funesto passo

ti trasporta l'ardir! osi alla mensa

passar il tempo in riso,

e questo da te ucciso

brami teco a mangiar! sogno? vaneggio?

Ah che quel più non sono,

ch'una volta già fui;

sono un serpente, un demone, una furia.

Oh dio il suol traballa,

e una tetra caligine

offusca gl'occhi miei,

immagini d'orrore

mi van girando intorno;

ah che del mio morir è giunto il giorno!

Par che dal cielo un fulmine

sul capo mi precipiti,

turba di neri spiriti

qua parmi di veder.

Di qua Donn'Isabella

mi sgrida e mi minaccia.

Elisa si martella,

Donn'Anna mi rinfaccia

la sua tradita fé.

Di là il Commendatore

mi mostra il sen trafitto.

Astrea col suo rigore

rimprovera il delitto.

Ah che nel mio cervello

ho un foco, un Mongibello,

un aspide, un serpente,

che con l'acuto dente

va lacerando il cor.

(parte)

Scena sesta

Camera nella locanda.
Arlechino, e Corallina.

ARLECHINO

Ebbene Corallina

il pranzo sarà lesto?

CORALLINA

Fra una mezz'oretta

all'ordine sarà.

ARLECHINO

Bada che non vi sia nessun disordine.

CORALLINA

Magnifico sarà non dubitare.

ARLECHINO

(Mi voglio con costei un po' spiegare.)

Parlare ti dovrei...

CORALLINA

Per parte di chi?

ARLECHINO

D'un galantuomo.

CORALLINA

Costui chi è? è bello, spiritoso?

ARLECHINO

Oh l'è un bell'omo,

ballotto, spiritoso, traccagnotto,

che veste a tutta moda,

civile, creanzato,

bello di viso, e nel parlar garbato.

CORALLINA

Non lo conosco.

ARLECHINO

E pur lui vi conosce,

è innamorato cotto.

CORALLINA

Oh mi burlate!

ARLECHINO

E se sperar potesse

grata corrispondenza,

a voi si scoprirebbe.

CORALLINA

Dirò: se mi piacesse

io forte l'amerei.

ARLECHINO

Oh cosa dice lei!

Lo vuol vedere adesso?

CORALLINA

Volentier lo vedrò.

ARLECHINO

Aspetti un pochettin, lo chiamerò.

CORALLINA

(Ingannata mi son, di lui non parla.)

Che istoria è questa mai!

ARLECHINO

Ha visto?

CORALLINA

Chi?

ARLECHINO

Quel che per lei sospira.

CORALLINA

(Costui certo delira.)

Io non vidi che voi.

ARLECHINO

Ma...

CORALLINA

Siete voi quello?

ARLECHINO

Son io...

CORALLINA

Perché prima d'adesso

non avete parlato?

ARLECHINO

Sono un po' vergognoso.

CORALLINA

(Oh quanto mai è grazioso!)

ARLECHINO

E così cosa dite?

CORALLINA

Dico...

ARLECHINO

Via su parlate.

CORALLINA

Anch'io son vergognosa.

ARLECHINO

Oh che gran bella cosa.

CORALLINA

In verità che mi date nel genio.

ARLECHINO

Siete fanciulla?

CORALLINA

Certo.

ARLECHINO

Ed io son putto ancora.

CORALLINA

Non mi son maritata,

perché non ho trovato

chi nel genio mi dia.

ARLECHINO

Posso sperar d'urtar la simpatia?

CORALLINA

In verità... basta... non vuò parlare.

ARLECHINO

Dunque... cosa farò?

CORALLINA

Si può sperare.

In quel tuo visetto

leggiadro furbetto

ci veggo un so che.

Intendi carino,

mio caro Arlechino

tu sai che cos'è.

(partono insieme)

Scena settima

Appartamenti di Don Alfonso.
Donn'Anna, e Don Alfonso, indi Donn'Isabella.

DONN'ANNA

Ah signor se pietade in voi s'annida

castigate e punite l'omicida.

DON ALFONSO

Figlia, che con tal nome io vuò chiamarvi,

per quel tenero amor, ch'a voi mi lega,

vendicata sarete.

DONN'ANNA

Ah non lo spero.

DON ALFONSO

Per ogni dove dalle guardie del re

è il reo cercato.

DONN'ANNA

Lo vidi or or ne' mausolei celato,

che prendeva riposo.

DON ALFONSO

Ne' mausolei l'indegno!

E tanto osò quel scellerato core?

DONN'ANNA

Volea l'iniquo

procurar di placarmi

inventando più scuse al suo delitto.

Ma se n' fugge il ribaldo se tardate.

DON ALFONSO

Di ciò non dubitate.

DONN'ANNA

Vado frattanto

a sfogar da me sola il rio dolore.

Oh perdita crudel! ah genitore!

(parte)

DON ALFONSO

Donn'Isabella io spero

di vendicarvi tosto.

DONN'ISABELLA

E sarà vero? oh ciel!

DON ALFONSO

Ve l'assicuro.

In luogo immune è l'empio rifugiato.

DONN'ISABELLA

E come dunque arrestarlo credete?

DON ALFONSO

La cura a me lasciate, e lo vedrete.

No, non andrà alla patria in lacci avvinto.

Colà dovrà morire: all'atrio intorno

vegli un stuolo di guardie notte, e giorno.

Fame l'ucciderà se non un ferro,

e non vi sia ch'alimentarlo ardisca;

e se ardisse qualcuno mai per sorte

contraddir al comando, è reo di morte.

Talora la clemenza

giova d'appresso al trono,

ed il negar perdono

tal volta è crudeltà.

Ma a quello ch'ostinato

del fallo suo non si pente,

è l'essere clemente

un segno di viltà.

(parte)

Scena ottava

Donn'Isabella sola.

Mora l'infido, sì mora... ma oh dèi!

Par che vacilli in ria tempesta il core.

Del mio funesto amore

la crudel rimembranza

già mi ritorna in mente.

Vorrei vederlo estinto, salvo pure lo bramo,

e sento nel mio sen ch'ancor io l'amo.

Misera me che dissi!

S'asconda nel mio seno

l'aborrita mia fiamma,

e sol s'accenda il core

d'odio, vendetta, e d'un crudel furore.

Ah sì, vedrammi estinta

il mio destin, non avvilita mai;

andrò sola raminga,

fuggitiva infelice. In tanti affanni

ah che più mi serbate astri tiranni!

Mi sento nel seno

dal duolo tiranno

che pieno d'affanno

mi palpita il cor.

(parte)

Scena nona

Sala con tavola magnificamente addobbata.
Don Giovanni, e Arlechino.

ARLECHINO

Signor padrone è in tavola.

DON GIOVANNI

Ah più che penso

scacciar dalla mia mente

i funesti pensieri,

più s'affacciano al cor lugubri, neri.

ARLECHINO

La minestra patisce.

DON GIOVANNI

Il mangiare m'annoia,

disperato son io,

la morte, è il mio sollievo.

ARLECHINO

Un bel morir tutta la vita onora,

ma un bel mangiar salva la vita ancora.

DON GIOVANNI

Divertimi Arlechino,

solleva il tuo padrone.

ARLECHINO

Non faccio già il buffone.

DON GIOVANNI

Canta.

ARLECHINO

Prima di mangiare

è difficil che possa ben cantare.

DON GIOVANNI

Canta e poi mangerai.

ARLECHINO

Cosa devo cantar?

DON GIOVANNI

Quel che tu vuoi.

ARLECHINO

Qual cosa canterò.

DON GIOVANNI

Sì come puoi.

ARLECHINO

«Padre, figlia. Siface.

Adorato mio re. Cara Mandane.

Ah genitor t'accheta.

Numi! stelle! comete!

Marzia, Fulvia, Ezio, Berenice.

E lei, signor Siface che ne dice?

È morto e più non vive il gran Catone»...

Io non ne so di più signor padrone.

DON GIOVANNI

T'accheta ché son stanco

di soffrirti di più.

Si porti in tavola.

ARLECHINO

Subitamente.

DON GIOVANNI

È folle chi dà mente

a i spiriti, alle larve,

sebbene pur mi parve

che favellasse a me: con queste orecchie

sentii le sue parole...

Eh, talvolta succede

ch'a noi la fantasia sa travedere.

Scena decima

Arlechino, Tiburzio, Corallina, e Don Giovanni.

CORALLINA

È all'ordine signor.

TIBURZIO

Vada a sedere.

DON GIOVANNI

Arlechino?

ARLECHINO

Signore.

DON GIOVANNI

Da ber: almen potessi

nel dolce umor di Bacco

ammorzar la passion, e il fier cordoglio;

un brindisi qui adesso fare io voglio.

Alto signor che d'una illustre fonte,

che al mondo diede i più sublimi eroi,

la tua origin traesti,

in te ben si ravvisa,

degl'eccelsi avi tuoi

in un sol tutti i pregi,

le doti, le virtudi, e i merti egregi.

Regna, vivi felice

di Nestore l'età; propizio il cielo

arrida alli tuoi voti.

E la sonora fama

ne' regni dell'occaso, e dell'aurora

di «Niccolò» ripeta il nome ognora.

ARLECHINO

Adesso tocca a me. Care ragazze

del povero Arlechino scusate l'ignoranza

ch'un brindisi farà, ma alla sua usanza.

Euch bleibe ich stets ergeben,

Mädgchen die schön und hertzig seyd

ihr solt leben, ihr solt schweben

in Anmuth und Zufriedenheit.

DON GIOVANNI

Spiritoso davver.

Ma il tempo passa, più differir non vuò,

oltrepassata è l'ora,

ed il Commendator non giunge ancora?

Ah sempre più confermo l'opinione,

che fu sogno, chimera, ed illusione.

Finale.

DON GIOVANNI

Venga il restante in tavola

ché voglio sortir subito.

(Mentre assai forte dubito

d'esser sorpreso qua.)

ARLECHINO

Animo Corallina

portate da mangiar.

CORALLINA

Prendete 'sta gallina.

TIBURZIO

La salsa eccola qua.

ARLECHINO

Ecco signor padrone

la madre d'un cappone.

DON GIOVANNI

Trinciala come va.

ARLECHINO

La trincio alla mia usanza,

che meglio assai mi par.

TIBURZIO

Eccovi qui il bodino.

ARLECHINO

Cos'è questo bodino?

Odora, e par polenta...

No che non è polenta,

ma si somiglia un poco,

oh ch'eccellente cuoco

degno d'addottorar.

DON GIOVANNI

Ardisci tu animale

mangiar prima di me!

ARLECHINO

Potrebbe farvi male

se non l'assaggio affé.

TIBURZIO

Prendete ecco l'arrosto.

E questo è il fricandò.

ARLECHINO

Arrosto, e fracastoro.

CORALLINA

Eccoti i maccheroni.

ARLECHINO

Oh cari vengo meno...

Oh come sono buoni,

mi sento liquefar.

DON GIOVANNI

Pare che sia battuto,

guardate voi chi è.

ARLECHINO

Cari aspettate un poco.

TIBURZIO

Nessuno abbiam veduto.

CORALLINA

Nessuna là non c'è.

DON GIOVANNI

Può darsi, avrò sbagliato.

Un piatto?

ARLECHINO

È preparato?

DON GIOVANNI

Resta tu qui per or.

TIBURZIO

Mi par da lontano

sentir qualche rumor.

CORALLINA

S'avanza piano piano,

ohimè che batticuor.

DON GIOVANNI

No che non m'ingannai,

qualcuno vuol passar.

ARLECHINO

Oh cosa dite mai.

DON GIOVANNI

Tornate un po' a guardar.

TIBURZIO

Me infelice ch'ho veduto.

CORALLINA

Una larva! aiuto! Aiuto!

TIBURZIO

Un demonio che cammina.

CORALLINA E TIBURZIO

Che scompiglio! che ruina!

siam perduti in verità.

ARLECHINO

Sior padron?

DON GIOVANNI

Che cosa è stato?

ARLECHINO

Presto presto ch'è arrivato

quel signore molinaro

tutto quanto incipriato,

voglio dir quel del cavallo,

quel che sopra il piedestallo

ch'è di marmo, l'iscrizione,

col cimiero, e col bastone

tutto quanto intirizzito,

per la cena, per l'invito,

vuol passare vuol entrare...

Ah m'ha fatto spiritare,

e più fiato in sen non ho.

DON GIOVANNI

Sciocchi, vili quanti siete,

ritiratevi, e vedrete

se lo vado a far passar.

Prendi il lume.

ARLECHINO

Per che fare?

DON GIOVANNI

Devi andarlo ad incontrare.

ARLECHINO

Oh mi scusi non son buono.

DON GIOVANNI

Prendi il lume, o ti bastono.

ARLECHINO

Lei mi vuol troppo onorar.

TIBURZIO

(Ecco che s'avvicina.

Andiamoci a salvar.)

CORALLINA

Andiamcene in cantina

ben presto a rinserrar.

(si ritirano)

Scena undicesima

Commendatore, Don Giovanni, e Arlechino.

DON GIOVANNI

Siedi Commendatore.

COMMENDATORE

Io siedo.

DON GIOVANNI

Scusa ti chiedo

s'annoiato dal lungo aspettare

la mensa cominciai...

Ma tu non mangi!

Quanto di raro

di cibi, e di liquori

può provvedere Castiglia è a te presente,

domanda ciò che vuoi.

COMMENDATORE

Non voglio niente.

DON GIOVANNI

Dunque tu sdegni un simile convito?

COMMENDATORE

Sono pago ora:

m'invitasti alla mensa, io non mancai,

t'invito a cenar meco, tu verrai?

DON GIOVANNI

A cenar teco, e dove?

COMMENDATORE

Vieni da me ché ti sarà palese.

DON GIOVANNI

(Che fo? vado... ma oh dio!...

vada lungi il timore.)

Te 'l prometto verrò.

COMMENDATORE

Teco il servo conduci.

DON GIOVANNI

Il condurrò.

ARLECHINO

Eh eh signor padron...

DON GIOVANNI

Taci importuno.

ARLECHINO

Ditegli da mia parte che digiuno.

Scena dodicesima

Tiburzio, Corallina, Arlechino, indi Don Giovanni.

CORALLINA

È partito?

TIBURZIO

Se n'è andato?

CORALLINA E TIBURZIO

Posso appena prender fiato

ché m'ha fatto spiritar.

CORALLINA

Parmi ancor vederlo adesso.

TIBURZIO

A me pur sembra lo stesso.

CORALLINA E TIBURZIO

Ah fuggiamo via di qua.

DON GIOVANNI

È già vano ogni timore,

perché mai di qua partir?

CORALLINA E TIBURZIO

Per pietade mio signore

non ci fate intimorir.

ARLECHINO

Esco fuori, son sicuro,

se n'è andato a far squartar?

DON GIOVANNI

Non temete ve lo giuro

non v'è più da paventar.

CORALLINA, ARLECHINO, TIBURZIO E DON GIOVANNI

Vada lungi ogni timore,

cominciamo a respirar.

TUTTI

Allegramente

qui s'ha da stare,

né più si deve

qui paventare,

con trombe, e flauti,

tamburri, e nacchere,

fagotti, e timpani,

in festa, e in giubilo

qui s'ha da star.

Atto terzo
Scena prima

Atrio magnifico come nell'atto secondo, che si trasmuta in una stanza nera con due tavolini.
Don Giovanni, il Commendatore, e Arlechino.

DON GIOVANNI

Eccomi a mantenerti

la parola già data...

Qual luogo è questo mai?

Nere gramaglie!

Apparati di lutto!

E questa mensa ti par degna di me?

COMMENDATORE

Sì questa mensa ben si conviene a te, approssimati.

DON GIOVANNI

Perché?

COMMENDATORE

Ti bramo a me vicino.

DON GIOVANNI

Ed a che fare?

COMMENDATORE

A sedere, a mangiare.

DON GIOVANNI

Sì che verrò.

Prendi qua la mia spada, ed il cappello.

ARLECHINO

Non v'accostate là padron mio bello.

DON GIOVANNI

Eccomi a te dappresso...

Quai cibi sono questi?

Rospi, serpenti, aspidi!

E chi credi ch'io sia,

forse d'Averno la crudel megera,

o il trifauce custode dell'abisso?

COMMENDATORE

Mangia s'hai cuore.

Impallidisci, e tremi?

DON GIOVANNI

Su questo volto

mai non si vide a comparir timore.

T'inganni se mai credi...

COMMENDATORE

Mangia s'hai cuore.

DON GIOVANNI

Per fare a te vedere

che timore non ho

rospi, serpenti, cicute io mangerò.

ARLECHINO

Badate sior padrone

che vi faranno dell'indigestione.

COMMENDATORE

Ascolta Don Giovanni.

DON GIOVANNI

Cosa dirmi tu vuoi?

COMMENDATORE

I tuoi enormi delitti

è stanco il cielo di soffrire di più,

in te stesso ritorna.

Da' numi implora un benigno perdono,

pentiti.

DON GIOVANNI

No. Io così vil non sono.

COMMENDATORE

Volgi agli dèi

con umil cor le calde preci, e i voti

e il perdon verrà.

DON GIOVANNI

Son nomi ignoti

i numi a me: già per lunga stagione

perduto ho l'uso

di favellar con essi.

COMMENDATORE

Pentiti.

DON GIOVANNI

Ch'io mi penta?

COMMENDATORE

L'ultima volta è questa che te 'l dico,

pentiti.

DON GIOVANNI

Ch'io mi penta!

COMMENDATORE

Il ciel per me ti parla.

DON GIOVANNI

Se fia vero che in cielo

sovra l'uomo mortal vi fia potere,

s'è giustizia lassù,

nelle viscere sue m'asconda il suolo.

COMMENDATORE

Precipita all'abisso anima rea.

DON GIOVANNI

Oh questo in verità non lo credea.

(fugge)

Scena seconda

Appartamenti di Don Alfonso.
Don Alfonso, Donn'Anna, indi Arlechino.

DON ALFONSO

Vane finora

son state le ricerche,

dall'atrio già l'indegno fuggì.

Forse ch'ascoso

si sarà in qualche bosco,

ma a lungo non potrà restar celato,

troppo il reo dalle guardie è ricercato.

DONN'ANNA

Voglia il ciel che si trovi.

DON ALFONSO

O presto, o tardi l'empio si troverà.

Troppo al re cale

aver in mano l'omicida indegno...

DONN'ANNA

Ma qual rumor io sento!

ARLECHINO

Oh che caso! o che nuova! o che spavento!

DON ALFONSO

Che rechi?

ARLECHINO

Il mio padrone...

DON ALFONSO

Palesa, ove è celato?

ARLECHINO

Il diavolo signor se l'è portato.

DONN'ANNA

Possibile sarà!

DON ALFONSO

E pensi tu buffone

con tai fole salvare il tuo padrone?

Olà sia custodito.

ARLECHINO

Per carità sentite.

DONN'ANNA

Sentiamo.

DON ALFONSO

Ebben favella.

ARLECHINO

Quel signor del cimiero,

cioè che sta a cavallo...

perché... come... quando... allora che venne...

non mangiò niente...

con li serpenti per via della mano...

pentiti, e lui non voleva,

insomma andiede giù,

né mai più si vedrà ritornar su.

DON ALFONSO

Da' detti di costui

niente si può capire.

DONN'ANNA

Un qualche caso strano

sembra che sia successo!

ARLECHINO

Troppo chiaro ho parlato,

ma se non intendete

chiamate Corallina, e lo saprete.

DON ALFONSO

Chi è costei?

ARLECHINO

Quella che in casa alloggiò il mio padrone.

DON ALFONSO

Venga dunque costei, e tu ritirati,

ma no 'l fate sortir da questo loco.

ARLECHINO

Ma io sono innocente.

DON ALFONSO

Lo vedremo.

ARLECHINO

Oh poveretto me io sudo, io tremo.

(parte)

DON ALFONSO

Il prestar fede a' detti di costui

or prudenza non è: forse al confronto

facile pur sarà scoprir l'arcano.

Donn'Anna per un poco m'allontano.

(parte)

Scena terza

Donn'Anna sola.

Se fosse ver che il cielo

punito avesse l'indegno traditore

tornerebbe la quiete a questo core,

dopo tante sciagure,

dopo tanti disastri

necessaria è la calma

per tornare la quiete, e pace all'alma.

Geme la tortorella

nel caro nido amato,

se sente là sul prato

il serpe a sibilar.

Ma poi s'altrove il mira

volger l'acuto dente,

nuovo piacer risente,

e torna a respirar.

(parte)

Scena quarta

Corallina e Arlechino indi Don Alfonso.

ARLECHINO

Corallina sei qua?

CORALLINA

Qua fui chiamata

dal ministro del re

che saper volle il fatto della cena:

tutto a lui raccontai.

Don Giovanni dov'è?

ARLECHINO

Lontano assai il diavol l'ha portato.

CORALLINA

D'esser sua sposa pur m'ha lusingato,

ed io da pazza

prestai fede a' suoi detti, or che farò?

ARLECHINO

In questa lista te pur scriverò.

CORALLINA

Hai ragion di burlarmi:

il ministro s'appressa.

DON ALFONSO

È ver purtroppo quello che narrasti:

Donn'Anna non è qua?

ARLECHINO

Noi non l'abbiam veduta.

DON ALFONSO

Vadasi a lei il tutto a raccontar.

Alla sua patria torni Donn'Isabella,

la giustizia del ciel ha prevenuto

il tardo colpo di giustizia umana;

il terribile caso omai c'insegni,

che l'uom muore qual visse, e il giusto cielo

dimostra adesso a noi con quest'esempi

come punisca i dissoluti, e gl'empi.

(partono)

Scena ultima

Infernale.
Don Giovanni solo.

CORO DI FURIE

Fra nere furie orribili

per sempre hai da penar.

DON GIOVANNI

Spietati dèi dell'Erebo

mi sento lacerar!

CORO DI FURIE

Fra nere furie orribili

per sempre hai da penar.

DON GIOVANNI

Chi dunque mi condanna?

CORO DI FURIE

Sovvengati Donn'Anna.

DON GIOVANNI

Che smania! che dolore!

CORO DI FURIE

Molto il Commendatore

soffrì per tua cagion.

DON GIOVANNI

Ah sorte iniqua, e fella!

CORO DI FURIE

Sovvengati Isabella.

DON GIOVANNI

Pietà d'un infelice.

CORO DI FURIE

Tu con la pescatrice

usasti crudeltà.

DON GIOVANNI

Ma quando cesseranno

tanti tormenti, e guai?

CORO DI FURIE

Non cesseranno mai.

Per sempre hai da penar.

DON GIOVANNI

Ahi che pena! che dolore.

Oh che affanno, che bruciore.

Più non posso sopportar.

CORO DI FURIE

Fra nere furie orribili

per sempre hai da penar.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena ultima